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Autore: littlegiulyy    10/08/2020    1 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ciao a tutti! Come promesso, sono tornata dalle vacanze e ho aggiornato. 
Spero che il sesto capitolo mi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!

CAPITOLO 6 "Identity revealed"


“Bardack… tra qualche ora partiremo per Kapthos” annunciò Yoshi entrando nella stanza in cui solitamente discutevano ed organizzavano i loro piani. L'alieno si sitemò affianco al Saiyan e lo guardò per capire se avesse recepito il messaggio.
Il ragazzo annuì apparentemente disinteressato, ma dentro di lui il suo cuore fremeva per partire alla volta di quel pianeta roseo e riprendersi ciò che era suo. Aveva passato la sua vita a risolvere le cose con la lotta, mentre adesso si ritrovava a dover trattare con diplomazia se non voleva vedere la sua donna fare una brutta fine. Forse era questo che intendeva suo padre quando gli diceva di non legarsi a nessuno, che i legami sono una debolezza. Eppure, alla fine anche lui si era legato a sua madre, nonostante lo negasse anche a sè stesso. Dopotutto, nessun Saiyan avrebbe mai ammesso di avere una debolezza. 
L’idea che Kala fosse nelle mani dei Kapthosiani lo torturava ormai da mesi incessantemente, rischiando di farlo impazzire giorno dopo giorno. Era conosciuto per il suo notevole autocontrollo ed il suo sangue freddo, ma non avrebbe resistito un giorno di più sapendola lontana e prigioniera in condizioni di cui non era a conoscenza e che neanche voleva immaginare. Sapeva bene quanto le leggi dello spazio potessero essere distruttive, soprattutto nei confronti del sesso femminile.
Il suo sonno dopo mesi passati dal rapimento della sua compagna non era ancora regolare, e la mancanza di sonno gli rendeva ancora più difficile controllare i nervi a fior di pelle.
Non appena il Sovrano gli avrebbe riconsegnato Kala ed il denaro che gli aveva promesso, gli avrebbe consegnato la principessina terrestre, liberandosi di quella palla al piede che era la loro chiave per la libertà.
Non riusciva proprio a capire perchè il Sovrano di quel pianeta desiderasse proprio la Principessa dei Saiyan; probabilmente per aggiungere un trofeo alla sua raccolta di principesse/schiave che accoglieva nell’harem del suo palazzo reale, ma questo non era un suo problema. Non poteva negare che, quando aveva scoperto che esisteva a tutti gli effetti una principessa dei Sayan dopo mesi di ricerche, aveva esultato dentro di sè, consapevole di poter riportare a casa Kala.
Sapeva bene che suo padre, se fosse stato ancora vivo, gli avrebbe detto che non poteva disonorare il suo popolo barattando la loro principessa per una donna, neanche Saiyan per giunta; ma a lui non importava. Suo padre era morto molti anni prima, lui era rimasto da solo ed era cresciuto senza i rigidi crismi Saiyan, ma Kala era sempre rimasta al suo fianco e con lei aveva condiviso la maggior parte della sua vita. Non sarebbe stato un disonore per lui abbandonare quella ragazzina dai colori impensabili su Kapthos; dopotutto… una mezza terrestre non sarebbe mai stata la sua principessa e per lui non era altro che una sconosciuta trovata su un pianeta quasiasi della via Lattea. 
“Tra poco riavremo Kala con noi” lo rassicurò Yoshi al suo fianco, dandogli una veloce pacca sulla spalla. Si conoscevano da anni ormai, erano cresciuti insieme, e Yoshi sapeva riconoscere l'animo turbato di Bardack. 
Il Saiyan lo guardò per un istante, riportando la sua attenzione sulle coordinate spaziali sotto i loro occhi.
“Occhi aperti quando saremo su Kapthos…” disse solamente, guadagnandosi l’attenzione dell’amico.
“Credi che vogliano prenderci in giro?”
“Non credo… ma la prudenza non è mai abbastanza…” disse sotto voce “perché credi voglia la Principessa dei Sayan?” chiese poi all’alieno, voltandosi a guardarlo.
“Non ne ho idea” ammise Yoshi “spero solo che non ci crei problemi… quella ragazzina sembra tutto fuorché la Principessa del popolo della guerra” aggiunse scuotendo la testa.
“E’ debole, fragile, maldestra e si lamenta continuamente” commentò Bardack serrando le labbra “prima o poi mi farà saltare i nervi se non la sganciamo in fretta su Kapthos”
“Non possiamo perdere il controllo con lei… hai visto come l’hanno ridotta Gunder e Lyard”
Bardack ghignò sommessamente “e quella dovrebbe essere la mia principessa…” commentò sprezzante “mio padre si rivolterebbe nella fossa che gli hanno scavato se vedesse in mano a chi siamo finiti”
Le parole di suo padre gli tornarono in mente, ricordando benissimo ciò che gli aveva sempre raccontato sul Principe Vegeta. Il loro sovrano era dotato di una forza fuori dal normale, fin da quando era bambino. Si aspettava che anche la sua erede fosse così, ma dopotutto era anche una mezza terrestre, un ibrido…
Una voce melliflua lo distolse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
“Generale…” disse Alyne fermandosi sulla porta.
Il ragazzo guardò torvo l’aliena, invitandola tacitamente a parlare.
“Come avevate richiesto… ho preparato la ragazza per l’incontro con il Sovrano di Kapthos…”
“Benissimo, falla entrare, dobbiamo mettere in chiaro un paio di cose prima di partire” disse risoluto, riportando il suo sguardo sulle carte appoggiate sul tavolo “non dovrà giocare brutti scherzi o giuro che l’ammazzerò con le mie mani”
Continuava a fissare la firma del Re sul foglio, che sanciva il loro accordo di scambio.
Mancava così poco…
“Signori… la Principessa dei Saiyan” annunciò Alyne, spostandosi di lato per far passare la ragazza che si nascondeva alle sue spalle. L’aliena guardò la turchina dietro di lei, e si rese immediatamente conto che Bra non era per niente intenzionata ad entrare all’interno della sala. Si avvicinò quindi prendendola per un polso e le diede una spintarella all’interno senza lasciarle altra scelta.
“Non essere timida, sei bellissima” le disse sotto voce “una vera Principessa” aggiunse facendole l’occhiolino.
Bra la guardò confusa, sentendosi per la prima volta in vita sua totalmente a disagio agghindata in quel modo assurdo.
Facendo un bel respiro, entrò nella stanza.
In un attimo, gli sguardi di tutti i presenti furono calamitati dalla sua figura non appena varcò la soglia, facendo improvvisamente ammutolire l’intera stanza.
Yoshi, intento a discutere con Bardack degli ultimi preparativi, si interruppe improvvisamente, incollando il suo sguardo sulla ragazza davanti a loro. Il Saiyan, rendendosi conto un attimo dopo dello stupore del suo interlocutore, si voltò seguendo la direzione del suo sguardo e per un attimo restò spiazzato anche lui, sentendosi come se gli avessero tirato addosso una secchiata di acqua ghiacciata.
La ragazza in piedi davanti a loro, non aveva niente a che vedere con la ragazzina sporca di sangue e malridotta che aveva visto solo qualche ora prima. La ragazza in piedi davanti a loro, era probabilmente la ragazza più bella che i suoi occhi avessero mai visto; e di pianeti ne aveva girati a migliaia.
L’abito argentato fasciava perfettamente le sue forme prosperose e piene, avvolgendole il petto in un corpetto stretto e la gonna si allargava ampia arrivando a sfiorare leggera il pavimento. I capelli raccolti mettevano in risalto i suoi lineamenti dolci ed il suo naso leggermente all’insù, ma quello che lo colpì più di tutto furono i suoi occhi. Quel celeste che mai prima di allora aveva visto, spiccava nel suo volto, illuminando la sua figura e tutto ciò che stava intorno a lei. Osservò le sue labbra, piene e carnose dipinte di rosso, arricciarsi dubbiose , mentre i suoi occhi cristallini vagarono preoccupati per la stanza.
La ragazza che aveva visto solo qualche ora prima, sembrava essere scomparsa, lasciando spazio alla donna più bella che i suoi occhi avessero mai visto.
La sua pelle nivea sembrava  maledettamente liscia e per un istante il suo sguardo fu calamitato dal corpetto pieno e riempito alla perfezione dalle rotondità della ragazza.
“Allora comandante?  Ho fatto un bel lavoro?”
La voce maliziosa di Alyne raggiunse le sue orecchie, distogliendolo per l’ennesima volta dai suoi assurdi pensieri di cui si stupì lui stesso.
Deglutì svelto, cercando di mascherare la sua sorpresa e si schiarì la voce “può andare…” farfugliò imbarazzato, riportando all’istante gli occhi sui fogli ed appoggiando le mani sul tavolo. Avvertì distintamente lo sguardo azzurro della ragazza bruciare il suo corpo, ma non alzò la testa, sentendosi per la prima volta in vita sua in imbarazzo davanti ad una donna.
“Un ottimo lavoro direi…” commentò Yoshi al suo fianco, senza staccare invece gli occhi dalla ragazza “hai superato te stessa questa volta”
“La base era molto buona…” commentò divertita Alyne “non ci è voluto poi molto… l’avete ridotta piuttosto male sulla Terra, quando è arrivata qui era irriconoscibile”
“Sono stati Gunder e Lyard… sono due selvaggi, cosa ti aspettavi”
Bra alzò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente “nel caso non ve ne foste accorti sono qui… non serve che parliate come se io non ci fossi” commentò stizzita.
“Molto bene terrestre… visto che sei qui ne approfitterò per mettere in chiaro un paio di cose” disse Yoshi avvicinandosi a lei, ma Bra non arretrò neanche di un centimetro “quando saremo su Kapthos non dovrai fare passi falsi o sarà l’ultima cosa che farai” la minacciò con un ghigno.
“Non mi ucciderete, vi servo viva” replicò sicura di sé, trattenendo un sorriso soddisfatto quando vide il volto livido di rabbia dell’alieno davanti a lei.
“Viva, ma non illesa” precisò Yoshi guardandola torvo. La sua mano rossastra catturò rapida una ciocca di capelli azzurri sfuggita dall’acconciatura e si avvicinò a lei ulteriormente, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso.
Bra si ritrovò a pensare che, dopotutto, non era poi così alto, dato che poteva tenere i suoi occhi fissi in quelli dell’alieno. Un brivido di timore le percorse la spina dorsale, ma cercò di mascherare la sua preoccupazione e sostenne il suo sguardo con fierezza.
“E sarebbe un vero peccato rovinare una bellezza come la tua” disse a bassa voce l’alieno, sfiorando languidamente la sua spalla scoperta con la sua mano, arrivando poi ad afferrarle il mento con decisione.
Con uno scatto fulmineo, Bra schiaffeggiò la mano dell’uomo, indietreggiando di un passo e ristabilendo le distanze tra di loro.
“Non toccarmi senza il mio consenso” esclamò guardandolo disgustata.
Una risata divertita scappò all’alieno, che si avvicinò nuovamente a lei baldanzoso “altrimenti cosa fai?” la stuzzicò “mi prendi a pugni?” chiese ironico avvicinandosi ulteriormente.
“Yoshi smettila” lo richiamò Alyne, ma il ragazzo non sembrò sentire alcuna voce al di fuori della sua e continuò ad avvicinarsi alla turchina invadendo ampiamente il suo spazio intimo. Bra, con una spinta ben dosata, lo allontanò di colpo da lei, spintonandolo lontano dal suo corpo.
“Ti ho detto di starmi lontano” sbottò alzando la voce.
“Così è ancora più divertente… principessa” commentò scoppiando a ridere, ed in un millesimo di secondo le fu addosso afferrandola per la vita e trascinandola contro il muro.
La sua schiena magra e nuda impattò rovinosamente con la parete in muratura, facendola gemere di dolore. In un attimo, le braccia di Yoshi la intrappolarono tra il suo corpo ed il muro, impedendole ogni via di fuga e ridacchiò divertito. Si guardarono negli occhi per un istante, mentre il loro respiro soffiava irregolare l’uno contro il volto dell’altro, ed improvvisamente il ragazzo cessò di ridere.
Si studiarono a vicenda, sostenendo entrambi lo sguardo e senza mai abbassarlo.
Le mani di Yoshi tremarono impercettibilmente per un istante contro il muro, mentre gli occhi di Bra continuavano ad essere fissi nei suoi.
“I tuoi occhi sono dello stesso colore del mare di Howan” sussurrò lievemente il ragazzo, senza farsi sentire dalle persone intorno a loro. Bra lo guardò spiazzata, mentre una strana sensazione di leggerezza invase il suo stomaco. Cosa diavolo le prendeva?
“Non so cosa sia Howan” farfugliò confusa senza distogliere lo sguardo.
“Uno dei pianeti più belli che abbia mai visto” affermò il ragazzo a bassa voce, con un sussurrò che riuscì ad udire solo Bra. I loro occhi incatenati, si osservavano attentamente, improvvisamente interessati.
Poi, tutto d’un tratto, così com’era iniziata, l’atmosfera strana e frizzantina che si era creata tra di loro venne spezzata improvvisamente.
“Basta così” sentenziò duramente Bardack spostando Yoshi con un braccio, senza alcuna difficoltà.
Presa com’era dagli occhi di ghiaccio dell’alieno davanti a lei, Bra non si era neanche resa conto che il Saiyan si fosse avvicinato a loro.
Lo guardò il per un istante, sentendosi improvvisamente in imbarazzo per ciò che era appena successo ed evitando accuratamente di guardare l’altro alieno al suo fianco.
 Non poteva negare di aver notato Yoshi fin da quando erano entrati in camera sua ormai giorni fa, dopotutto, era innegabilmente un bel ragazzo e non era mai stata una santa.
“Vai a controllare che le navicelle siano pronte” ordinò Bardack a Yoshi, con un tono improvvisamente più indurito del solito. Yoshi annuì senza guardarla, e sparì fuori dalla stanza in fretta senza dire una parola sotto lo sguardo attento della turchina che, solo per un millesimo di secondo, sperò si girasse di nuovo per poter incrociare il suo sguardo; ma questo non avvenne.
Bra si voltò confusa Alyne poco distante da loro, ma l’aliena aveva lo sguardo basso.
Sembrava… triste si ritrovò a pensare Bra guardandola meglio. Avrebbe riconosciuto quello sguardo tra un milione; lo stesso sguardo che aveva avuto lei stessa numerose volte in passato osservando Goten gioire per una sua nuova conquista, che puntualmente non era lei.
Prima che potesse dire qualcosa, la voce di Bardack la riportò alla realtà, costringendo il suo sguardo su di lui.
“Tu vieni con me” disse perentorio e, senza aggiungere una parola, il Saiyan si incamminò verso la porta, fermandosi a qualche metro da lei non appena si accorse che la ragazza non lo stava seguendo.
“Sei sorda forse? Muoviti” disse scocciato. Con uno scatto sovrumano, l’afferrò senza delicatezza per un braccio prima che lei potesse anche solo accorgersi del suo avvicinamento e la trascinò fuori dalla stanza nel corridoio che aveva percorso poco prima con Alyne.
“Dove stiamo andando?” indagò preoccupata, fissando la schiena muscolosa del ragazzo davanti a lei.
Osservandolo meglio, notò uno strano simbolo tatuato sul suo braccio e, facendo ulteriore attenzione, notò svariati disegni tatuati sul suo corpo scolpito. Uno in particolare attirò la sua attenzione, proprio dietro al collo muscoloso, doveva essere un simbolo alieno, perché non lo aveva mai visto prima.
“Devo darti una cosa” disse frettoloso, tagliando il discorso.
Bra si lasciò trascinare dal ragazzo in mille corridoi diversi, perdendo il senso dell’orientamento definitivamente, finché non si fermarono davanti ad una parta. La turchina osservò la porta in legno chiusa davanti a loro, chiedendosi cosa ci fosse lì dentro; ma non dovette aspettare molto, perché Bardack aprì la porta e la spinse dentro senza troppa grazia e liberandola finalmente da quella morsa dolorosa sul braccio.
“Che modi…” commentò Bra massaggiandosi il polso, ma poi il suo sguardo fu calamitato dalla stanza in cui si trovava, comprendendo all’istante dove si trovasse.
Un letto matrimoniale addossato alla parete , ornato da lenzuola bianche, era totalmente sfatto, quasi qualcuno ci avesse fatto una lotta lì dentro. Numerose armature come quelle che indossava il ragazzo erano sparpagliate nella stanza disordinatamente, ma una in particolare attirò la sua attenzione.
Quella non era come le altre, quella davanti ai suoi occhi era una battle suite Saiyan, proprio come quella che suo padre ormai indossava solo in battaglia.
Si avvicinò immediatamente a quell’armatura sistemata, a differenza delle altre, ordinatamente su un piedistallo. La osservò attentamente, era logora e sporca, doveva sicuramente essere già stata usata.
Allungò la mano per sfiorare quel tessuto che conosceva bene al tatto, ma la voce di Bardack la bloccò.
“Non toccarla”
Ritirò la mano immediatamente, voltandosi verso il ragazzo confusa “perché mi hai portato in questa camera?” indagò sospettosa.
“Questa è la mia stanza” precisò il comandante, e Bra si ritrovò ad indietreggiare d’istinto preoccupata. Bardack alzò gli occhi al cielo, senza perdere il suo cipiglio duro “non preoccuparti, non ti toccherei neanche con un dito stanne certa” precisò distogliendo lo sguardo dalla figura della ragazza.
Bra si accigliò, sentendosi improvvisamente offesa da quella frase ma in un certo senso anche sollevata.
“Eppure per salvarmi la vita mi hai toccata” lo stuzzicò la ragazza, iniziando a camminare in tondo per analizzare la stanza in ogni suo dettaglio. Era ordinata, ma con pochi ornamenti e soprammobili; gli effetti personali del ragazzo dovevano essere davvero pochi lì dentro…
“Sono stato costretto, se no saresti morta…” disse solamente “e mi servi viva” aggiunse acido.
Bra si voltò di scatto verso di lui “per riavere Kale” sbottò d’istinto, rendendosi conto subito dopo di aver parlato troppo. Prima che potesse anche solo pensare qualcosa da dire per rimediare al suo errore, una morsa dolorosa intrappolò il suo collo rendendole difficile la respirazione.
“Tu cosa ne sai di Kale?” chiese a denti stretti il Saiyan, materializzandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Il suo fiato caldo ed agitato soffiò sulla sua pelle nivea, mentre il rilascio di cortisolo dentro di lei aumentò vertiginosamente a causa dell’adrenalina liberata.
Cercò di mantenere la calma, nonostante la sua situazione sfavorevole e la vicinanza con il Saiyan non le rendesse la cosa molto facile ed attuabile.
“Non pensi che sia mio diritto sapere perché tu hai deciso di rovinare la mia vita per rendere migliore la tua?” disse solamente la ragazza, guardandolo fisso negli occhi con una nota di rabbia malcelata.
Per un attimo ci lesse un velo di incertezza, ma sicuramente doveva esserselo immaginata.
“Sei una prigioniera, i prigionieri non hanno diritti”
“Si, ma sono anche una persona e come tale invece ho dei diritti, almeno sulla Terra… per le persone civili funziona così, ma dopottutto… sembrate solo dei selvaggi” precisò continuando a sostenere il suo sguardo cupo, e Bardack allentò leggermente la presa, preso in contropiede. Attese qualche minuto in silenzio e, proprio quando le stava per scappare un sorriso vittorioso, la voce del Saiyan spense ogni sua soddisfazione.
“Tuo padre, tuo fratello ed i tuoi amici… non farebbero di tutto per riaverti con loro?” le chiese serio il ragazzo, cercando di analizzare le sfumature azzurre delle iridi della ragazza.
Bra rimase in silenzio per un istante.
Sì, aveva ragione, avrebbero fatto di tutto per riportarla lì da loro, ma non avrebbero mai gettato in pasto qualcun altro al suo posto.
“Loro non scenderebbero a compromessi andando a discapito di qualcun altro” affermò decisa.
Un ghigno si dipinse sullo sguardo del ragazzo, mentre la sua mano si sistemò avvolgendo meglio il collo magro della ragazza. Un brivido percorse rapido la schiena di Bra non appena il calore della mano di Bardack venne registrato dal suo cervello.
Tipica caratteristica Saiyan.
La pelle calda.
Proprio come quella di Goten.

“Ne sei così sicura?” le chiese beffeggiandola con lo sguardo “dopotutto, se la figlia di uno dei mercenari più spietati dello spazio… venticinque anni passati sulla Terra giocando a fare il padre di famiglia non ne cancellano di certo trenta passati a sterminare intere popolazioni e pianeti…” aggiunse beffardo.
Lo sguardo di Bra si incupì improvvisamente, non appena si rese conto del fatto che nessuno le aveva mai sbattuto in faccia quella verità scomoda che spesso tendeva, o preferiva, dimenticare su suo padre.
“Non può cambiare il passato, ma non è più quella persona” rispose mascherando la sua incertezza.
Non che suo padre le avesse mai dato modo di dubitare di lui, era certa avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia ed i suoi amici e lo aveva dimostrato più volte in battaglia; tuttavia, un tarlo fastidioso si stava insinuando nella sua testa.
“Le persone non cambiano ragazzina” sussurrò il ragazzo quasi sulle sue labbra, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi celesti. Bra deglutì con il collo sollevato per la differenza di altezza, persa in quello sguardo cupo, mentre il suo cervello rifiutava le sue parole. Il profumo muschiato del ragazzo invase le sue narici, ed il suo cervello lo catalizzò come decisamente buono.
Bardack era serio, rigido e sempre di un autocontrollo quasi fastidioso, ma forse era proprio che gli donava un fascino che non aveva mai trovato in nessun altro ragazzo terrestre.
Il suo essere così Saiyan.
Si chiese per un istante se fosse a tutti gli effetti un Saiyan puro, ma ogni caratteristica sembrava uguale a quella di suo padre e Goku, gli unici Saiyan puri che conoscesse.
“Mi chiamo Bra” precisò stizzita dopo qualche attimo di silenzio.
Si osservarono attentamente, mentre la presa ferrea sul collo della ragazza non accennava ad allentarsi. Bra si ritrovò a pensare che, se non fosse stato per il suo sangue Saiyan, quella morsa intorno al suo collo sarebbe stata decisamente dolorosa e probabilmente il giorno seguente i segni sarebbero stati visibili.
“Non mi interessa come ti chiami” disse serio il ragazzo continuano a fronteggiarla sicuro di sé.
La turchina osservò le iridi totalmente nere del ragazzo, senza leggervi alcuna emozione. Il buio sembrava essersi originato nei suoi occhi ed il suo sguardo turchino cadde involontariamente sulle labbra un po’ più in basso. Analizzò attentamente ogni particolare del volto del ragazzo, per la prima volta così vicino a lei, inebriata dal suo profumo maschile e confusa dalle sue parole.
Aveva ragione, probabilmente anche i suoi amici avrebbero fatto di tutto per riportarla indietro. Poteva metterci la mano sul fuoco che non avrebbero agito nel medesimo modo? No, non poteva.
“E’ importante per te questa Kala?” gli chiese prendendolo ancora una  volta in contropiede. Non riusciva a capire neanche lei perché le interessasse così tanto saperlo, ma l’idea che un guerriero facesse tutto questo per una donna, la sua donna, era affascinante e tremendamente ammirevole. Se solo non fosse andato tutto a suo discapito, ovvio. Offuscata dalla situazione, aveva dimenticato per un istante di essere sull’orlo del baratro e, per quanto fosse degno di ammirazione il gesto che voleva compiere il ragazzo, non si sarebbe fatta scarificare come un agnello.
“Si, lo è” affermò sorprendendola il ragazzo.
Lo fissò stupita, metabolizzando la sua risposta che non credeva avrebbe ricevuto.
Forse era questo il vero amore, quello che lei non aveva ancora mai conosciuto?
“La ami?”
“Fatti gli affari tuoi, abbiamo già parlato abbastanza”
Bra portò le mani su quelle del ragazzo, invitandolo delicatamente a mollare la presa sul suo collo, mentre poteva sentire ancora distintamente il suo fiato caldo sulle labbra, e per un attimò giurò di aver sentito un tremolio sulle sue mani non appena lo aveva toccato.  Incredibilmente, Bardack si lasciò guidare dalle mani della ragazza e finalmente mollò la presa riportando le braccia lungo i fianchi.
La turchina si massaggiò piano il collo, attenta a non premere sulle zone dolenti.
“Allora dammi quello che devi darmi e fammi uscire da qui” disse risoluta, senza staccare il suo sguardo da quello del ragazzo.
Per un attimo, le sembrò di leggere un momento di esitazione nel suo sguardo scuro, ma pochi secondi dopo il Saiyan si allontanò rapidamente da lei.
Sospirò attenta a non farsi sentire, cercando di ristabilire il suo autocontrollo.
Era tutto così assurdo che non sapeva neanche da dove iniziare per mettere in ordine i suoi pensieri confusi. Quello che era certo era che avrebbe dovuto escogitare un piano entro breve, o sarebbe finita in mano al sovrano di Kapthos.
Vide il ragazzo frugare dentro un cassetto della scrivania; poi, con un oggetto che non riuscì a vedere subito, si avvicinò a lei. Quando fu a solo pochi passi da lei, si fermò e le porse ciò che aveva in mano.
Bra guardò la catenina che pendeva dalle mani di Bardack, cercando di capire cosa fosse.
Era una collana, questo era ovvio, ma perché la stava dando proprio a lei?
Senza distogliere lo sguardo dal medaglione, allungò il braccio e lo prese tra le sue mani, rigirandolo un paio di volte per osservarlo meglio. Il medaglione di forma circolare, aveva inciso un grande sole che occupava tutta la superficie del ciondolo. Una catena in oro permetteva di agganciarlo al collo e quando lo voltò, sul retro lesse una frase scritta in caratteri diversi da quelli che conosceva.
Una lingua aliena probabilmente.
Alzò lo sguardo interrogativa sul ragazzo davanti a lei, che nel frattempo la stava osservando in silenzio.
“Cos’è questo?” chiese alzando la collana.
“Il tuo certificato di autenticità”
Bra lo guardò senza capire “cosa vuol dire?”
“Quello dà la certezza che tu sia un membro della famiglia reale”
“Come può una collana dare la certezza che io sia la Principessa dei Saiyan?” chiese scettica rigirando il medaglione tra le sue mani. Sfiorò con l’unghia laccata le parole incise sul retro, per poi tornare ad analizzare attentamente il sole inciso sulla parte anteriore.
“Quella collana ce l’aveva al collo Re Vegeta, tuo nonno, quando è stato ucciso da Freezer. Il sole è il simbolo della casata regnante del pianeta Vegeta ed ogni sovrano ha un medaglione che attesta la sua discendenza reale” le spiegò serio il ragazzo guardandola, ma gli occhi di Bra erano incollati sul medaglione tra le sue mani ed un brivido percorse la sua schiena quando, ascoltando le parole di Bardack, si rese conto di avere tra le mani una collana indossata dal suo stesso nonno molti anni prima, quando ancora era in vita.
Il primo cimelio di famiglia che poteva vedere.
Perso nello spazio da ormai quasi sessant'anni. 
Nessuno le aveva mai parlato dei suoi nonni paterni, nessuno le aveva mai parlato del passato di suo padre dettagliatamente, tanto meno suo padre. C’erano certi argomenti offlimits, e non si potevano tirare fuori. Uno di questi, era proprio Re Vegeta ed il periodo che suo padre aveva passato come mercenario al servizio di Freezer; le poche cose che sapeva, le aveva sapute da sua madre.
“Questo medaglione era di mio… nonno?” chiese quasi  incredula.
“Si” confermò il Saiyan “e può essere indossato solo da chi ha sangue reale, quindi se lo indossi il Re di Kapthos avrà la certezza che tu sia chi dici di essere”
Le mani di Bra saettarono in alto e indossò la collana mettendola al collo. Si sistemò i capelli azzurri facendoli uscire dalla catenina ed osservò ancora una volta il medaglione sotto lo sguardo attento del ragazzo.
Aveva custodito per anni quel medaglione, e adesso vederlo al collo di quella ragazzina, per quanto non la considerasse la sua principessa, gli fece provare qualcosa dentro.
Lui non aveva mai visto il pianeta Vegeta, ma suo padre gli aveva inculcato il rispetto per la famiglia reale.
Era certo che quella fragile e bellissima ragazzina che aveva davanti a lui non sarebbe mai riuscita ad incarnare una vera Principessa dei Saiyan, ma il suo sangue era pur sempre reale e grazie a questo avrebbe potuto riavere Kala.
“Come fai ad avercelo?” chiese improvvisamente la ragazza riportando lo sguardo su di lui.
Bardack non era certo di voler rispondere, ma alla fine lo fece.
“Me l’ha dato molto tempo fa mio padre”
“E come faceva ad avercelo lui?”
“Gli è stato dato dal Re in persona poco prima che morisse”
“E perché il Re l’avrebbe dato proprio a lui?”
Bardack guardò serio la turchina davanti a lui, maledicendo per un attimo la sua fastidiosa curiosità. Odiava riportare la mente al passato, odiava ricordare suo padre e parlare delle sue origini.
“Quanto sei ficcanaso, adesso dobbiamo andare” disse freddo incamminandosi verso la porta, ma la voce di Bra lo fece fermare nuovamente.
“Questo medaglione è mio, o meglio, sarebbe spettato a mio padre suppongo… credo di avere il diritto di sapere perché l’hai avuto tu per così tanto tempo”
Si voltò nuovamente verso la ragazza poco distante da lui, ed i suoi occhi si persero per un millesimo di secondo sulle sue curve perfette. Era assurdo come la sua curiosità e l’insistenza con cui lo martoriava alla fine lo faceva cedere, nessuno ci era mai riuscito, ma quella ragazzina sembrava avere uno strano ascendente su di lui. E questo lo faceva incazzare ancora di più.
Strinse i pugni cercando di sfogare un po’ del suo nervosismo.
“Il Re aveva incaricato mio padre di consegnarlo a Vegeta, tuo padre, quando sarebbe stato pronto”
La mente di Bra elaborò in fretta le parole del ragazzo, ed improvvisamente, collegando numerose informazioni ricevute negli anni,  comprese chi fosse in realtà il Saiyan davanti a lei e tutto tornava perfettamente.
Ricordava bene un racconto di sua madre, di molto tempo prima.
Suo padre ed altri tre Saiyan si erano salvati dall’esplosione del pianeta Vegeta, con cui suo padre aveva condiviso quasi trent’anni della sua vita vagando per lo spazio. Il primo di loro ad essere giunto sulla Terra era il fratello di Goku… il figlio di Bardack.
No, non poteva essere...
“Tuo... tuo padre… era…” farfugliò Bra impacciata tirando i fili dei suoi ragionamenti, ma prima che potesse concludere la frase, Bardack confermò la sua teoria.
“Radish, il fratello di quello che voi chiamate Goku” 
  
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