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Autore: Mercurionos    17/08/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 16 – L’Eroe del Pianeta Brench, Parte 5 – Anno 1, 33 Brumaio/41 Nevoso

Solo dopo all’incirca mezza giornata di riposo, il principe dei saiyan si svegliò nel suo letto. Riordinando i propri ricordi comprese quanto era successo la sera precedente, perciò si precipitò al piano inferiore della casa in cerca della donna che incredibilmente aveva arrestato la sua trasformazione. Bonyu avrebbe di certo gradito una spiegazione riguardo al peculiare comportamento del ragazzo, ma Vegeta non la trovò da nessuna parte. Cominciò a guardarsi intorno, fino a quando venne raggiunto da una voce alle proprie spalle: “Vegeta, buongiorno!”

Vegeta si voltò di scatto compiendo qualche passo all’indietro, ancora visibilmente teso per gli eventi avvenuti qualche ora prima, e incrociò lo sguardo solare di Sauza. Il giovane chiuse la porta d’ingresso dietro di sé, trascinandola per il buco creato da Bonyu il giorno precedente. Portava sottobraccio uno scatolone bianco, che subito poggiò con delicatezza sul tavolo della cucina. Vegeta gli si avvicinò, mordicchiandosi nervosamente un angolo del labbro inferiore: “Sto cercando tua madre, è uscita?”
Il biondo rispose pacato, accennando un lieve sorriso: “No, no. Quando sono andato via era già sul campo di allenamento insieme a Mirk. Dovrebbero essere ancora lì.”
“Che campo di allenamento?” Vegeta sobbalzò, levando stupito la testa all’indietro.
“Sì, ne abbiamo due, dietro casa. Ieri non te li hanno fatti vedere?”

Sauza accompagnò il saiyan, sempre più confuso, attraverso il corridoio, percorrendolo del tutto. Appoggiò poi una mano sulla parete liscia, proprio sotto al foro che conduceva al primo piano, e si formarono delle fessure sulla superficie del muro, rivelando il contorno di una porta; questa si aprì slittando nella parete, cosicché i ragazzi poterono uscire dalla casa. Larghi ciascuno poco meno degli spiazzi adibiti ai club di combattimento, due spaziosi campi di terra rossiccia si estendevano per qualche decina di metri, separati soltanto da una striscia di erba incolta. Sotto il caldo sole del mattino inoltrato, Bonyu e Mirk si stavano sfidando sul terreno di destra. A dire il vero, più che un combattimento i movimenti di Mirk somigliavano ai deliri di un pazzo nel disperato tentativo di abbattere una parete di acciaio. Saldamente ancorata a terra, Bonyu stava parando un attacco dopo l’altro con l’impiego di un singolo dito, e nel mentre teneva la mano opposta ferma, nascosta dietro la schiena. Incurante della differenza di forza, Mirk continuava a piroettare a mezz’aria, lanciando ginocchiate, calci, gomitate, pugni, talvolta anche delle caccole sparate direttamente dal naso con impressionante precisione verso il volto della madre. Questa però continuò a bloccare ogni attacco senza mostrare alcun segno di stanchezza.

Dopo qualche altro attacco fallito, Mirk si accorse della presenza di Vegeta e si allontanò dalla madre. Senza distogliere lo sguardo dagli occhi della figlia, Bonyu parlò ad alta voce rivolgendosi al principe: “Ben svegliato, Vegeta!” Il ragazzo si infastidì leggermente: solo in rari casi i suoi interlocutori si erano permessi di dargli le spalle, gesto che facilmente li avrebbe condannati ad una punizione corporale, ma Vegeta si limitò a stringere i denti ringhiando silenzioso. Bonyu si voltò solo qualche istante più tardi: “Allora, hai dormito?”
“Sì.” Rispose secco Vegeta.
“Bene. Direi che escluderemo gli allenamenti notturni, d’ora in poi.”
“Ecco, per quanto riguarda ieri sera…”
“Non c’è bisogno di scusarsi, – lo interruppe prontamente la donna – anzi, sono impressionata che tu non sia morto. Ti avrei steso anche una volta trasformato completamente, ma preferirei non dovermi spingermi a tanto.”

Vegeta alzò di scatto il capo, incontrando le iridi dorate di Bonyu. Confuso, stupito e indispettito da quel comportamento, venne istantaneamente calmato dallo sguardo composto e fermo della donna. Continuò a fissarla negli occhi, per la prima volta conscio della propria inferiorità e al contempo capace di accettare il divario tra la propria forza e quella di Bonyu. Lei lo squadrò ancora per qualche attimo, poi sorrise soddisfatta: “Da oggi ti allenerai con Sauza. Quando sarai pronto potrai vedertela con il mio allenamento.”
Il saiyan inarcò un sopracciglio e, mosso d’istinto, guardò per un istante in direzione di Mirk, convinto che avrebbe dovuto misurarsi con la compagna. Bonyu interruppe nuovamente i pensieri disordinati del ragazzo, come se fosse stata in grado di leggerlo come un libro aperto: “Non credo te ne sia accorto, ma allenandoti soltanto insieme a Mirk non riuscirai a migliorare ancora. Lei ha quasi raggiunto il limite, mentre tu… Diciamo che puoi chiedere molto di più dal tuo corpo. Per questo ti allenerai con Sauza, al momento è il più forte di voi tre.”

Intento ad esaminarsi la mano, come se avesse voluto sondare i limiti del proprio potenziale combattivo osservando le pieghe del palmo, Vegeta si voltò verso il fratellastro di Mirk. Questi si limitò a sorridere tranquillo, nonché a tentare di sfuggire ai complimenti della madre: “Ah ah, mi sono allenato per molto più tempo con nostra madre, per questo non ho più bisogno di fortificarmi. Però, – disse incupendo lo sguardo e la voce, quasi con fare maligno – se sei ancora forte all’incirca come mia sorella, sono per davvero più forte di voi due.” Vegeta strinse gli occhi udendo quelle parole, come se si fosse sentito minacciato dall’ardita affermazione del ragazzo. Sauza si allontanò in direzione del campo di allenamento alla loro sinistra, in attesa del proprio avversario.

“Vegeta.”
Bonyu si era avvicinata di soppiatto al ragazzo, che raddrizzò rispettoso la schiena, e gli spiegò lo scopo del suo allenamento: “Ti batterai con Sauza fino a quando non lo avrai superato. Non puoi fare pause, eccetto per mangiare e per dormire. Ti allenerai ogni mattina e ogni pomeriggio, tutti i giorni, fino alla fine dell’addestramento.”
“Sarebbe a dire?” Chiese Vegeta.
“Sarebbe a dire fino a quando, dopo un’intera sessione di allenamento, non avrai ricevuto alcun danno.”
La testa di Vegeta tremò per un istante. Incredulo, il principe dei saiyan volle approfondire: “Tutto qua? Non devo ferirmi?” La risposta di Bonyu fu fulminea. La donna gettò una mano in avanti e premette l’indice sul naso di Vegeta, che si congelò sul posto.

“Sudore, terra, sporco, strappi, va bene tutto, ma non una singola goccia di sangue. Tra una sessione e l’altra puoi anche andare nella medical machine, non voglio mica spiegare a Freezer che sei morto per un motivo tanto idiota. E anche se vieni colpito, continuerai a combattere fino alla fine. Certo, non che Sauza si fermi, anche dopo averti ferito. Tutto chiaro?”
Vegeta agitò freneticamente la testa su e giù, senza dire una parola, e si diresse sul campo di sinistra in direzione di Sauza. Non appena si posizionò di fronte all’avversario, Bonyu schioccò le dita dalla distanza: ai quattro lati del terreno adibito all’allenamento di Vegeta comparirono traslucide pareti di energia, dello stesso tipo di quella impiegata la sera precedente contro Mirk. Vegeta alzò gli occhi al cielo e, notando la barriera semitrasparente apparsa sopra la propria testa, comprese di essere in trappola, ma Bonyu volle rassicurarlo un’ultima volta prima che il suo addestramento fosse cominciato: “Non fraintendere, ragazzo! Non lo faccio di certo per non farti fuggire, ma perché vorrei evitare di vedere la mia casa rasa al suolo. Ora cominciate!”

Il principe dei saiyan rilassò tutti i muscoli del corpo, sciogliendo le salde articolazioni con movimenti morbidi e sinuosi. Piegò il collo in direzione delle spalle, lasciando che le vertebre producessero quel suono grave e schioccante, ma che in fondo gli era sempre piaciuto. Agitò la testa, muovendo i capelli nero pece del cui colore tanto andava fiero, simbolo della purezza del suo sangue. Allargò le gambe sottili ma robuste, strisciando i piedi nella terra morbida, poi alzò finalmente il capo in sincronia con le braccia, assumendo la posa di combattimento tipica dei nobili saiyan. Solo allora si accorse di aver perso troppo tempo. Per una lunghissima frazione d’istante riuscì a vedere chiaramente il suo avversario ad una spanna dal proprio volto, il ragazzo biondo e tranquillo che in quel momento sfoggiò uno sguardo apatico e assente. Trascinati nell’aria immobile, i capelli color paglia di Sauza sibilarono sferzanti come una burrasca, agitati dalla violenza dell’improvviso attacco. La mano del ragazzo era proiettata in avanti, precisa e velocissima diretta al volto del saiyan, con le dita allineate, come se avesse voluto cavare gli occhi all’avversario con le unghie ben curate.

Preso alla sprovvista, Vegeta reagì d’impulso, piegandosi all’indietro. Si poggiò sulla punta delle dita e alzò di scatto le gambe, colpendo Sauza allo stomaco. Lui non accusò più di tanto il colpo e volò all’indietro controllando con eleganza l’atterraggio; Vegeta terminò il moto fluido del contrattacco, e con una capriola tornò in piedi. I suoi occhi danzarono attenti esaminando il corpo del rivale: siccome Sauza si era levato il maglione castano e i calzoni eleganti che aveva indossato anche il giorno precedente, Vegeta notò che questi non indossava una semplice maglia mammola, bensì una undersuit militare, identica alla propria se non per la tinta particolare. Il ragazzo di Brench esibiva una corporatura snella e slanciata, ma non per questo poco prestante, anzi. Vegeta comprese che, nonostante gli sforzi e il rigido allenamento, il suo avversario poteva vantare un fisico decisamente più robusto del suo. Ripensò ad un particolare che aveva notato nel primo attacco del ragazzo, e lanciò una rapida occhiata verso Mirk e sua madre, confermando i propri sospetti: entrambe indossavano i guanti, proprio come faceva lui, mentre Sauza ne era sprovvisto.

Vegeta aguzzò la vista e studiò a distanza le mani del proprio avversario: tremavano impercettibilmente, e ogni tanto i mignoli si agitavano frenetici uscendo dal ritmo disordinato delle altre dita. Poi notò un altro particolare interessante: nell’istante in cui Sauza appiattì le mani, allineandole con gli avambracci, le sue dita cominciarono a brillare, ricoperte da un denso e scoppiettante strato di energia. Vegeta alzò un’altra volta le braccia pronto ad intercettare l’imminente assalto, ma venne nuovamente costretto a muoversi d’istinto. Sauza aveva alzato con impressionante rapidità un braccio al cielo, scagliando una lama invisibile verso il saiyan: Vegeta riuscì a schivare per un pelo, percependo l’aria squarciata dall’attacco immateriale. L’assalto, però, non era ancora finito e Sauza cominciò ad agitare freneticamente le mani di fronte a sé, fendendo ancora e ancora lo spazio che lo separava dal saiyan. Per interi minuti Vegeta si limitò ad evitare i pericolosi attacchi eterei, fin quando non si accorse di essere stato spinto in un angolo del campo.

Sauza gli piombò addosso dall’alto. Le sue mani, ancora cosparse da sottili fiammelle di ki, si avvicinarono sempre di più al volto del principe che, incapace di contrattaccare, decise di fare affidamento sulla propria agilità e scansò un attacco dopo l’altro. Il brench però non desistette, e la sua offensiva divenne di attacco in attacco più pericolosa per il saiyan. Spinto nuovamente in un angolo, Vegeta si piegò in terra per evitare l’ennesimo attacco, ma venne colpito comunque: la mano di Sauza strisciò sopra i suoi capelli sibilando e una decina di fili neri caddero sul viso del saiyan. Vegeta si rialzò di scatto, colpendo il mento del rivale con la testa. Barcollarono entrambi per qualche istante, ma Vegeta fu il primo a riprendersi: “Galick Cannon!” L’attacco andò a segno; Sauza venne sbalzato lontano, dando a Vegeta il tempo di riprendersi. Nervoso, strinse in una mano i pochi capelli corvini che gli erano stati recisi, comprendendo a fondo la pericolosità della tecnica di Sauza il quale, in quel momento, non aveva idea di come contrastare. Poi i suoi occhi percepirono un movimento ai margini del suo campo visivo, ma fu troppo tardi, e gridò.

Non perdetevi assolutamente “L’Eroe del Pianeta Brench”, parte 6!
   
 
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