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Autore: Mercurionos    24/08/2020    2 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 16 – L’Eroe del Pianeta Brench, Parte 6 – Anno 1, 33 Brumaio/41 Nevoso
 
Il dolore lo attraversò da parte a parte, una coltellata fredda e micidiale. Era stato colpito al fianco dalla lama energetica di Sauza. Sanguinava. Vegeta restò per qualche istante immobile, rapito dal macabro spettacolo che il suo stesso corpo gli stava offrendo. La ferita non era profonda, ma lo era abbastanza da lasciar sgorgare un paio di densi rivoli di sangue, che iniziarono a scorrere lungo il bacino del saiyan fino ad incontrarne la coda. Il principe allibì al pensiero di subire danni alla coda. Si tranquillizzò in fretta, approfittando del breve momento di pausa concessogli dall’avversario; il suo respiro si fece lento e pesante; divincolò l’appendice, nascondendola dietro la schiena; continuò ad enfatizzare il proprio respiro.
 
Calmo e silenziosamente imbestialito esaminò il suo nemico. Sauza barcollava ondeggiando lentamente il bacino, come se fosse caduto in una profonda trance. I suoi occhi piccoli e lucenti, dallo sguardo affilato e penetrante, avrebbero atterrito senza alcuna difficoltà i soldati meno ardimentosi dell’esercito. Poi, con quel suo sottile risolino, incontrollato e sadicamente divertito, di certo il suo ricordo si sarebbe rapidamente trasformato in un incubo. Ma Vegeta aveva visto di peggio, e di certo non necessitava altri incubi su cui fondare la propria vita di odio, figuriamoci un biondino appena incontrato giusto un poco più forte di lui.
 
Quando si scagliò con meteorica lestezza su Sauza, Vegeta ricordò un particolare riguardo il suo discorso con Bonyu avvenuto la sera precedente: benché la donna avesse raccontato delle tristi origini di Mirk, nulla aveva detto dell’infanzia del fratello. Tutto ciò che sapeva Vegeta era che, come la sorella, Sauza era stato abbandonato in tenera età, nonostante mostrasse l’aspetto di un brench normale, se non di alta classe dati i suoi lineamenti eleganti. Vegeta comprese in fretta, quella mattina, che se Sauza non mostrava i segni dell’unione proibita sulla propria pelle, come era accaduto nel caso di Mirk, allora i sintomi della sua origine tanto disprezzata andavano ricercati nella sua mente. E il ghigno che quel giorno squarciava il volto di Sauza fu la conferma dei sospetti del principe.
 
Sauza parò quasi tutti gli attacchi dai quali venne bersagliato, e quelli che non riuscì a deflettere vennero incassati senza alcuna smorfia o lamentela. Il boato dei colpi di Vegeta riecheggiò per l’aria isolata dalle pareti energetiche erette da Bonyu, che di tanto in tanto lanciava un occhio sui due ragazzi: Vegeta si stava battendo bene, quasi con stile impeccabile, sebbene un po’ rozzo e alimentato dalla pura rabbia, ma il suo avversario era indubbiamente di un livello superiore, quasi irraggiungibile per il saiyan.
 
Il sole cominciò a calare dallo zenit e Bonyu interruppe l’allenamento mattutino facendo svanire le pareti di energia da lei stessa erette. Non appena sentì le parole della madre, Sauza si allontanò da Vegeta, chiuse gli occhi e si concentrò sul ritmo del proprio respiro: il suo sguardo tornò normale, pacato come lo era stato il giorno precedente, quindi accompagnò Vegeta alla medical machine, situata in un piccolo locale nel retro della villetta. Una volta guarito dalle ferite, il principe gettò in un cesto vicino all’apparecchiatura medica la tuta imbrattata di sangue, ma, prima ancora che Vegeta avesse potuto rivestirsi, Mirk entrò nella stanza: a quanto pareva Bonyu aveva detto alla figlia che la medical machine sarebbe stata ormai libera. Evidentemente si era sbagliata. Incurante delle giustificazioni della compagna, Vegeta scacciò l’intrusa a suon di esplosivi colpi di energia, poi si diresse nell’elegante sala da pranzo per mangiare. Poco dopo, l’allenamento era già ricominciato. Inspiegabilmente, la stessa scena si ripeté più volte nel corso delle giornate successive, e Bonyu continuò ad ignorare con un risolino le accuse della figlia.
 
Il sole calò, poi sorse di nuovo ancora e ancora, e i giorni passarono in fretta. Vegeta imparò a riconoscere i movimenti di Sauza, le minime vibrazioni del suo corpo che annunciavano l’arrivo di un determinato attacco; pian piano si abituò alla lama di energia del ragazzo, alla sua portata, alla sua rapidità, e lentamente cominciò ad apprezzare il brivido del pericolo rappresentato da quella tecnica assassina. Ogni allenamento terminava con la sconfitta del principe, tanto che dopo qualche giorno Vegeta fu costretto a portare in città le sue undersuit cosicché venissero riparate. Più le sue ferite si rimarginavano, guarite dalle acque miracolose della medical machine, più si convinceva che il giorno successivo non sarebbe stato raggiunto da nessun attacco. Il suo corpo si irrobustì parecchio, ma non quanto la sua mente: mai si era allenato così intensamente, infatti ogni sera si lasciava cadere nelle braccia di Morfeo senza opporre alcuna resistenza.
 
Giorno dopo giorno Sauza si dovette impegnare sempre di più per colpire Vegeta, ma, quando Bonyu concluse la loro ventottesima sessione di allenamento, non era ancora riuscito a mettere a segno un singolo colpo. Il ragazzo, sinceramente sorpreso dai progressi del suo avversario, si complimentò con Vegeta, ma il principe rispose soltanto con un sorriso bieco e compiaciuto. Anche Bonyu, durante la cena, volle elogiare l’impegno del ragazzo, che accettò silenzioso tutte le lodi dedicategli. Prima di coricarsi, Vegeta accese il teleschermo incastrato nella parete della sua stanza: fissò per qualche istante la data e l’ora lampeggianti nell’angolo dello schermo, poi cercò tra le applicazioni del dispositivo una calcolatrice. Poco dopo grugnì stizzito, scoprendo che aveva impiegato l’equivalente di oltre diciotto giorni per gli standard di Neo Freezer.
 
Per un istante pensò a Radish: “Non pensare che sarai il solo a migliorarti, durante l’inverno.” Nessun altro saiyan si era permesso un tono tanto arrogante dialogando con il principe, ma nella voce del ragazzo quel giorno squillava l’orgoglio di un vero guerriero, fiero membro della razza più forte dell’universo. In quel momento Radish si stava allenando con Pump. Quanto sarebbero migliorati? Avrebbero ottenuto qualcosa dai loro sforzi, o erano da sempre condannati ad appartenere alle classi inferiori della società saiyan? Un tremito attraversò la schiena di Vegeta, un brivido di pura rabbia, quel senso di inadeguatezza che solo poche volte aveva sentito spillare dal proprio cuore e comprese di essere un relitto, un ricordo di un passato che mai sarebbe tornato alla luce, l’erede di un futuro in cui ormai nessuno, nemmeno il principe, credeva più. Si addormentò pensando ai suoi compagni presi dall’allenamento, conscio di essere lui stesso il loro obiettivo, immaginò i movimenti rapidi e precisi di Pump, gli attacchi forti e assassini di Radish, i loro infiniti tentativi di emulare il principe, e finalmente si abbandonò ad un mondo di sogni che il mattino seguente non avrebbe ricordato.
 
Vegeta venne svegliato dalla voce roca e stanca ma ciò nonostante eccezionalmente allegra di Bonyu: “In piedi, signorino! Oggi comincia l’inferno!” Dopo una rapida e frugale colazione, Mirk e Vegeta uscirono sulla strada di fronte alla casa. Ancora leggermente assopito, il saiyan rivolse i propri dubbi alla compagna: “Non dovevamo cominciare con l’allenamento?”
“Sì, non so nemmeno io cosa voglia farci fare, esattamente…”
Fu Bonyu a rispondere agli interrogativi dei suoi pupilli: “A partire da oggi, ogni mattina facciamo un allenamento di velocità.”
Tentando di svegliarsi completamente, Vegeta scosse qualche volta la testa e guardò la donna mentre scendeva con fare divertito, al pari di una ragazzina all’inizio delle vacanze. In questo perlomeno Mirk somigliava alla madre. Entrambi però scoprirono presto che il fare allegro della donna celava un obiettivo alquanto sadico: “Dal momento che nessuno di voi ha ancora chiesto il cento percento dal proprio corpo, vi sveglierete e farete questo esercizio: dovete volare verso la capitale, raggiungere il palazzo del Ministero della Colazione, quello più alto della città, prendere la bandiera che il custode, che ho pagato per questa idiozia, lega ogni sera alla ringhiera del terrazzo sul tetto, poi tornare a casa per primi.”
 
Vegeta sospirò e notò come Mirk stesse facendo lo stesso: si erano aspettati una richiesta decisamente più assurda di una semplice gara, avendo passato gli ultimi giorni ad allenarsi secondo ritmi estenuanti. Bonyu però continuò a parlare: “Chi di voi due non mi porta la bandiera non mangerà il dolce.”
Mirk e Vegeta svanirono istantaneamente con un boato, lanciati in direzione della capitale. Anche le nuvole in cielo, impaurite dai vortici portati dai due guerrieri, si allontanarono frenetiche dalla loro traiettoria. Vegeta sentì tutto il suo corpo gemere sommessamente di dolore, permeato dall’energia che era riuscito a sprigionare in un solo istante; la sua sonnolenza era svanita, dissipata dallo sforzo del decollo improvviso; l’aria si spezzò ancora ed ancora quando oltrepassò il muro del suono, tuonando minacciosa verso il terreno.
 
Mirk fu la prima ad arrivare alla capitale di Brench: individuò in fretta il palazzo più alto, un colosso di vetro stagliato sul profilo della città attraversata dai raggi del sole mattutino, rallentò il suo slancio aereo frenando con il ki e strappò il fazzoletto di tessuto che era stato legato alla balaustra in cima all’edificio. La ragazza ebbe giusto il tempo di rimettersi in volo che Vegeta le si scagliò contro, allungando le mani come artigli rapaci nel disperato tentativo di sfilarle la bandiera. Mirk reagì svelta, piroettandosi lontano dalla traiettoria del ragazzo, poi immersa nel proprio ki si lanciò nella direzione da cui era arrivata. Vegeta lasciò che il proprio spirito scorresse libero, che impregnasse di energia ogni cellula del suo corpo ed esplose all’inseguimento di quella che ora sapeva di dover considerare una rivale. Il vento sferzava freddo sulla sua pelle scombussolando i suoi capelli già messi a soqquadro dal sonno, il saiyan sentì il proprio animo bruciare sempre più ardente nel proprio petto mentre inseguiva la ragazza, lasciando solo raffiche disordinate e scintille di energia sul proprio cammino.
 
Precipitandosi verso terra, Mirk raggiunse per prima la propria casa, atterrando sul vialetto di fronte all’abitazione con una lunga e rumorosa strisciata dei piedi. Vegeta la raggiunse qualche secondo dopo stanco e deluso in egual maniera. Dopo aver recuperato dalla figlia la prova della vittoria, Bonyu si avvicinò all’ansimante Vegeta: “Allora, hai capito a cosa ti serve questo?”
Vegeta non si curò nemmeno di raddrizzare la schiena, tanto si sentiva affaticato dalla gara, e rispose tenendo gli occhi fissi sui propri piedi: “Ho dato… tutto me stesso… Ho dato fondo… a tutta… la mia energia.”
“Esatto! – Esclamò contenta la donna – Hai visto, Mirk? L’ha capito subito! Però… mi sembra proprio che non sia abituato a tirare fuori tutto il suo potenziale. Dopo una corsetta del genere sembra quasi un cadavere.”
 
Note dell’Autore:
Vegeta si è allenato per poco meno di 150 ore con Sauza. Al termine dell’allenamento con il ragazzo non è ancora forte quanto lui, ma si è talmente abituato al suo stile di combattimento da non avere problemi ad evitare la maggior parte dei suoi attacchi. Per fortuna esiste lo Zenkai. Quando inizia l’allenamento di Bonyu su Neo Freezer è l’11 Nevoso, quindi mancano 31 giorni all’inizio del nuovo anno. Per noi sulla Terra sono circa 26 giorni.
Avete ragione.
Non importa a nessuno.
Chiedo scusa.
 
Vegeta che cucina.
Vegeta che vola.
L’allenamento è appena cominciato.
Non perdetevi assolutamente il seguito!
   
 
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