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Autore: Nirvana_04    30/08/2020    6 recensioni
Reduci di una guerra non ancora finita, sopravvissuti di una generazione di ribaldi e avventurieri. Spiriti smarriti, anime rotte, corpi su cui la vita ha tatuato dolori e volti di fantasmi.
Una raccolta ricamata su solitudini e cicatrici.
1. Avanzi ~ Vorresti parlare, ma nel silenzio riconosci l’unica voce che ti è rimasta
2. Abbastanza ~ Lily è il veleno nei suoi respiri
3. Parlami nei sogni ~ Al ritmo di quei ricordi, tu danzi
4. Perdono, perdona ~ dieci macchie saltellano nell'aria
5. Resta sulla pelle ~ abbiamo rubato attimi di felicità al mondo
6. Rubare il silenzio ~ la paura… ha reso sordo il mondo
7. In fondo alla scatola ~ c’è la polvere che riveste ogni cosa
8. Inseguendo la tua assenza ~ Magari non mi ha riconosciuto
9. Mentre la neve cade ~ Non esiste più un posto dove nascondersi
10. Mi scorderò dei fiori d'angelo ~ «E tu dov’eri? Per chi combattevi?»
11. Infine, l'estate ~ Tu ricordi
12. In altrettanti modi ~ Brinderemo assieme, un giorno
13. Quell'abbraccio, alla fine del mondo ~ Va tutto bene, papà
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Abbastanza
 






Silente indossa il fallimento come una vecchia, comoda vestaglia usurata dagli anni – Ariana è l’ombra dei suoi successi.
Lo avverte incombente, il suono di una nave piena di scheletri che si arena sullo scoglio della sua mente, e geme. È una pressione ai polsi, bocche che articolano mute, mani che strisciano sulla carne, e graffiano. Vengono a prenderlo, per tirarlo giù nell’abisso...
Aprire gli occhi è un sollievo, o quasi.
«Perché?»
Il furore nella voce di Severus non può ferirlo – è Ariana il nome della sua eterna agonia.
Volevo rivederla, riportarla indietro. «Io… sono stato uno sciocco.» Un povero, vecchio sciocco. «Terribilmente tentato…»
«Tentato da cosa?»
Dalla redenzione… Ma è solo un’altra bugia. Ho peccato di presunzione. Ho pensato… di essere quello giusto stavolta, quello capace. Il prescelto.
Ma non ha ancora imparato, Silente, lui che ha lottato tutta una vita contro i presagi, e ha perso – sulla nave, i fantasmi abbondano. Ha sognato di avere delle ali, ali di vetro finissimo, su cui la luce si sarebbe infranta e avrebbe ammaliato – Ariana è stata trafitta da quelle schegge di gloria.
«Se solo mi avessi mandato a chiamare prima…» L’accusa di tradimento stride tra i denti del suo giovane amico – una pedina camuffata da alfiere. Se levasse via le mani dagli occhi, il turbamento dietro lo sdegno potrebbe commuoverlo.
Né può avere pietà dell’impotenza di cui chiede perdono, dolore tramortito dalla colpa, la sua – Ariana è la ferita infetta che Severus non può guarire.
Di Severus percepisce l’offesa, preludio dell’ignoranza in cui lo abbandona. Vorrebbe la verità, Severus, ma Silente della verità ha imparato ad avere paura, e abbraccia l’incertezza come ultima àncora per rimanere saldo ai suoi doveri – per il bene superiore, ancora.
E pure sapere non cambia le cose. Sapere vuol dire soltanto portare in capo una corona di spine – e Ariana è la spina più penetrante, la più grande e la più dolorosa.
Volevo sollevarti, Ariana, levare via le ombre dal tuo mondo – strappare i lacci che tarpavano le ali della sua grandezza. Invece è volato alto… il più grande mago di tutti i tempi… mentre le persone a lui più care – torri di carta sulla sua scacchiera – sono scorse sotto di lui, su binari che lui non vede.
Solleva la mano e la osserva, Silente, con meraviglia – è un’amara soddisfazione. Un’impronta, finalmente, della sua mortalità. Adesso non potrà più illudersi.
La vittoria così come la saggezza richiedono un prezzo – ed è stata Ariana la prima a pagarlo.
È diventato quasi un gioco, per Silente, un rimorso assurdo. Un vecchio vizio, il suo. Ci gioca da quand’era bambino, e per lui ha il sapore della merenda che preparava sua madre – segreti e bugie.
Sorride, Silente, perché ormai gli rimane davvero poco da sacrificare. Sta per volare lontano, e Severus dovrà imparare a bastarsi da solo – Ariana è la misura della sua assenza.
È egoista, lo sa bene, e fa male restare solo. Potrebbe chiedere perdono.
«Sono fortunato, molto fortunato ad avere te, Severus.»
Ma non sarà mai abbastanza.
 
 


 
Severus veste una vita intera di lutti – Lily è il profumo della sua paura.
La percepisce sfuggire, la carezza dei suoi occhi, primavera che muore scontrandosi contro la luce del giorno, e svanisce. È una pallida impronta tatuata dietro le palpebre, macchia limpida che lacera il petto, mani che si tendono senza mai toccare. Notti insonni, giorni vuoti, senza pietà.
Chiudere gli occhi è un sollievo, o quasi.
«Mi hai dato la tua parola, Severus
Il ricordo delle parole di Silente gli trapassa la mente – ma è Lily la nota che striscia sulle corde del suo cuore, e sanguina.
Volevo proteggere… morire anche, per te. Ma l’amore e il rimorso e la solitudine sono debolezze, e le debolezze sono appigli a cui si aggrappano i visionari.
«Severus…»
Non voglio… Ma è solo un inutile tergiversare. Qualsiasi cosa. Anche l’anima… pur di salvare l’ultima scintilla che resta di te.
Ma non ha ancora capito, Severus, lui che ha vissuto tutta una vita nella menzogna, e ha rinunciato – nei sogni, lei gli sorride. Si è illuso di essere morto con lei, si è lasciato graffiare dal suo ricordo, invocando il suo nome sottovoce, per paura che sparisse – Lily è il veleno nei suoi respiri.
«Severus… ti prego…» La supplica gli cola addosso come cera, si fondono le maschere, brucia la pelle e fa male – un amico mascherato da carceriere. Se levasse via le mani dalle orecchie, l’affetto dietro la pena potrebbe farlo fuggire.
Né deve esitare davanti alla consapevolezza di essere vivo dopotutto, amarezza uccisa dal disgusto – Lily è la carezza che asciuga le sue lacrime e paralizza le emozioni.
Di Silente fiuta la paura, effetto involontario del dolore. Lo rassicurerebbe, Silente, se potesse gli direbbe che va tutto bene, è così che deve andare, ma Severus della consolazione non sa che farsene, ed è con rabbia che spinge via il suo unico ostacolo – mani sporche di sangue, di nuovo.
E pure laverà il sangue con altro sangue. Perché espiare non sempre vuole dire salvare se stessi– è Lily il suo dolce peccato.
Volevo lasciarmi andare, Lily, nulla aveva più senso se tu non eri più in questo mondo – lui non aveva senso. Invece ha continuato a fare un passo, e poi un altro… il traditore... rubando altri battiti al mondo, sfiorando altre vite – incidenti sulla sua strada – e scoprendo che poteva ancora piangere per qualcuno.
Leva la bacchetta e la punta, Severus, con precisione – è un’estenuante battaglia. Una cicatrice, dopotutto, della sua mediocrità. Adesso non potrà più nasconderlo.
La vendetta così come la cosa giusta richiedono un sacrificio – ed è perdendo Lily che lo ha imparato.
È diventata quasi un’abitudine, per Severus, un rimpianto assurdo. Un vecchio vizio, il suo. Una persona coraggiosa si sarebbe ribellata, sarebbe morta per salvarlo, ma i coraggiosi sono stupidi. Il risentimento è uno sfregio nell’angolo più remoto delle labbra. Il dolore, un sapore amaro che gl’intorpidisce la lingua.
Stringe i denti, Severus, ormai gli resta ben poco da perdere. È già solo
, e Silente verrà pianto da altri – Lily è la misura del suo tradimento.
È disperato, e Silente lo ha reso un infame. Lo avrebbe odiato per questo.
«Avada Kedavra!»
E non sarebbe stato comunque abbastanza.

 


 

N.d.A.

Ci sono tante cose che avrei da dire su queste due flash, tanti di quei significati che sto provando a far passare in questa raccolta...
Iniziamo col dare un senso a questa raccolta, che come avrete capito sarà piuttosto disomogenea e che difficilmente tratterà di coppie nell'accezione più romantica. Ho scelto un titolo particolare, con ovvie allusioni a "L'infinito" di Giacomo Leopardi. Quel "naufragar" sostituito nel titolo da "morir" echeggia comunque all'interno dei singoli capitoli (infatti troverete riferimenti al mare, ai relitti, alle tempeste e all'andare alla deriva). Tornando al titolo, i "reietti" di questa raccolta saranno diversi e ognuno in un modo diverso. Si parla di uomini e donne che convivono con dei fantasmi, che scendono a patti con cicatrici e colpe, e se li trascinano dietro. Sono personaggi speculari e "reversi" l'uno rispetto all'altro, che condividono qualcosa eppure la vivono in maniera differente, complementare se vogliamo. Sono personaggi soli che trovano nella solitudine dell'altro una silenziosa consolazione, o semplicemente la consapevolezza di non essere gli unici a soffrire ("e morir m'è docle").
Allo stesso modo, anche i capitoli e i loro titoli avranno una funzione analoga, di questo gioco di scritte che si riflettono e quindi poi si leggono al contrario. Partono dalla stessa origine, ma si muovono in direzioni opposte. Ho cercato, quindi, uno stile, una forma e un lessico che giocassero continuamente su questo doppio binario.
Arrivando a questo particolare capitolo, voglio porre il punto su alcune scelte e alcuni passaggi.
Stavolta siamo nel sesto libro (anche se la scena del POV di Silente viene raccontata attraverso un ricordo di Piton nel settimo libro) e i due POV si svolgono in due scene separate: la prima è quando Severus cura Silente dalla maledizione liberata dall'anello; la seconda segue e dilata quei pochi istanti in cui, nella torre di astronomia, Severus si appresta a mantenere fede alla promessa fatta a Silente, uccidendolo. Ho voluto enfatizzare con questo cambio di scena e di persona narrante il diverso rapporto che c'è tra Silente e Severus rispetto a quello tra Sirius e Remus. Infatti, nel primo capitolo, le drabble erano narrate in seconda persona e mostravano due punti di vista dello stesso momento. Questo per accentuare il legame profondo tra i due personaggi, un'amicizia storica che in qualche modo ha fatto sì che uno conoscesse molto bene l'altro. Al contrario, le due flash di Silente e Severus, scritte in terza persona per enfatizzare la distanza tra loro, mostrano due scene differenti, per accentuare i segreti e le incomprensioni che corrono tra i due. Se Sirius e Remus condividono la loro colpa anche se la vivono in maniera differente, Silente e Severus la celano tra di loro.
La "nave e i suoi fantasmi" che metaforicamente si arena nella mente di Silente ha un'accezione anche ironica, visto che da lì a qualche mese Silente verrà indebolito mortalmente sull'isolotto all'interno della grotta, circondato dagli inferi.
Mentre la frase "su binari che lui non vede" fa riferimento alla scelta del settimo libro in cui Harry incontra Silente nell'anticamera dell'aldilà ed è Harry a dirgli che si trovano alla stazione di King's Cross.
Saranno forse invisibili ai più, ma nella seconda flash ci sono ispirazioni e rivisitazioni tratte sia da "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" di Cesare Pavese, sia "Sono già solo" dei Modà.

Infine tutti i dialoghi sono stati tratti dai libri della Rowling. L'unica licenza che mi sono presa riguarda la sequenza delle ultime due battute della prima flash, che ho invertito di ordine.
Il resto lo lascio a vostra interpretazione, nella speranza che questo secondo capitolo non sia un completo disastro.
 
   
 
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