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Autore: Piumadoro    09/09/2020    0 recensioni
"E la baciò..."
Siamo al quinto anno. I Malandrini stanno crescendo, la vita diventa più complicata e i sentimenti più profondi.
Quest'anno qualcosa cambierà.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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I Malandrini camminavano rapidi tra le strade semivuote di Londra, seguendo i signori Potter in completo silenzio. L’oscurità li avvolgeva mentre si recavano agli ingressi per i dipendenti, non avevano usato la linea diretta da casa Potter, il che dimostrava che il Ministero stava iniziando ad applicare delle restrizioni di sicurezza. Si recarono immediatamente all’ufficio di Protezione dei Babbani dove c’era un gran fermento, tra vari dipendenti e Auror James individuò subito dei capelli rossi.  

“Lily!” Star e Remus corsero incontro alla loro amica abbracciandola forte.  

“Cos’è successo?” Chiese la ragazza dagli occhi cobalto. 

Lily si asciugò rapidamente gli occhi. “Non ve l’hanno detto?” 

“No, tesoro... andate pure nel nostro ufficio, qui finiamo noi.” Assicurò loro Susan. 

I giovani si diressero verso la stanza indicata dalla signora Potter e chiusero la porta. Lily prese subito a camminare avanti e indietro. “Devono stare qui anche loro?” Chiese accennando a Sirius, Peter e James, mentre cercava di fermare le lacrime con la manica della maglia.  

“Oh... noi possiamo uscire.” Balbettò James alzandosi dalla scrivania su cui si era accomodato. 

“No, non fa niente.” Cambiò bruscamente idea lei. “Hanno attaccato. Ero a casa con i miei genitori e quegli schifosi ci hanno attaccato... ho provato a difenderli ma non ci sono riuscita... non ho potuto fare niente...” Il tono della giovane era rotto e brevi respiri affannati interrompevano spesso le sue frasi. 

Remus le posò una mano sulla spalla. “Lily... nessuno della nostra età avrebbe potuto fermarli...” 

“Voi si... vi ho visti all’esame di Difesa Contro le arti Oscure e... io ero inutile! Li hanno torturati!” Protestò la rossa. 

“Come stanno?” Si preoccupò Star. 

“Erano molti scossi, gli Auror li hanno portati via... non potrò più vederli forse... e l’ultima volta che li ho salutati avevano gli occhi pieni di terrore! E Tunia! Lei era fuori con il suo ragazzo e quando è tornata... tutto era sottosopra... e lei... ha gridato tanto e mi ha guardata come se fossi...” Un singhiozzo interruppe il racconto di Lily.  

Nessuno nella stanza si mosse, il silenzio era assordante. 

“Se hai bisogno di un posto dove stare...” Cominciò James gentile, ma Lily lo bloccò: “Non ho nessuna intenzione di venire a casa con te, Potter. Ho già scritto ad Alice...” 

“Ma certo, è giusto..." Replicò lui calmo. 

Star sospirò. “Andate a vedere quanto manca ad andare via da qui.” Ordinò a Sirius, James e Peter. I tre uscirono alla svelta dalla stanza e Remus tirò fuori dalla tasca una barretta di cioccolato porgendola alla rossa.  

“Mi avevi avvertito che poteva essere pericoloso per loro... avrei dovuto ascoltarti.” Lily afferrò il cioccolato ma si rivolse a Star. 

La mora scosse piano la testa. “Sarebbero venuti a casa tua comunque e se tu non fossi stata lì le cose sarebbero andate peggio, senza la tua Traccia forse gli Auror non sarebbero mai arrivati in tempo.”  

Gli occhi verdi della giovane si riempirono nuovamente di lacrime e solo allora Star notò che la manica della sua amica era completamente zuppa di sangue, osservò con più attenzione e vide che sotto i brandelli di stoffa strappata delle linee scavate sulla pelle candida di lei tracciavano lettere famigliari e crudeli.  

“C’era una donna con loro, vero?” Chiese la ragazza dagli occhi cobalto. Lily annuì. “Aveva i capelli scuri, e lo sguardo più malvagio del mondo?” Di nuovo la rossa fece un cenno di assenso. “Era la cugina di Sirius, Bellatrix.” 

“Come fai a saperlo?” Domandò Remus. Star non aveva mai staccato gli occhi dal braccio di Lily e il ragazzo seguì il suo sguardo alla ricerca di una risposta. 

“Ho visto cos’è capace di fare... lo puoi vedere anche sulla pelle di Sirius... sono cicatrici meno profonde delle tue, talmente sottili da essere quasi invisibili... le ho notate lo scorso inverno a Casa Black... Walburga chiede spesso a Bellatrix di punire chi sbaglia, a lei piace far soffrire le persone.” Spiegò la mora.  

Lily sbuffò e quando i suoi due amici la fissarono si esibì in un sorriso amaro. “Ho sempre pensato che Black fosse un privilegiato Purosangue annoiato che ha lasciato la sua famiglia solo perché non era bravo a rispettare le regole, ma... se quella era sua cugina... se lui ha dovuto passare la sua vita con persone come lei... io credo che... credo di capire finalmente perché il Cappello lo ha messo in Grifondoro. Non ci sono dubbi.” Grosse gocce solcarono le guance della ragazza.  

Qualcuno bussò dolcemente alla porta.  

“Lily, cara, siamo pronti ad andare; la tua amica ci sta aspettando.” Susan sorrise con la sua solita dolcezza che faceva sembrare anche quel luogo, piuttosto spoglio, accogliente. 

I tre si alzarono e si riunirono agli altri tre Malandrini ed Henry che aspettavano in corridoio. Presero un’auto e il viaggio passò in completo silenzio. Alice non abitava distante dal Ministero; la sua casa era piccola ma pulita e ordinata. La famiglia della ragazza accolse Lily a braccia aperte e Star e Alice salirono in camera con lei per aiutarla a sistemarsi anche se portava con sé solo uno zaino preparato in gran fretta. 

“Ti ringrazio, Alice.” Mormorò Lily sedendosi sul letto rifatto di fresco nella stanza degli ospiti.  

“E di che? Sono così felice che tu ora sia qui, al sicuro. E sono certa che gli Auror avranno trovato una sistemazione confortevole per i tuoi genitori, vedrai. Ancora non capisco perché tua sorella sia voluta restare, però.” 

La rossa sospirò pesantemente. “Tunia non ha fiducia nel Ministero della Magia, o in niente altro che sia di questo mondo, in realtà. Alla fine voleva andare a vivere con quel Veron da un po' quindi ha colto la palla al balzo per distaccarsi da me e da tutto questo il più possibile.”  

“Meglio così.” Affermò Alice sbrigativa. “Almeno non correrà dei rischi. Andrà tutto bene ora, devi solo riposare un po'.” La ragazza si sedette accanto alla sua amica e le circondò le spalle con un braccio. “So che sarà dura non vedere i tuoi genitori per un po', ma devi avere fede che Silente saprà gestire la situazione e tra qualche anno saremo pronti a combattere a nostra volta, vedrai, c’è solo bisogno di persone giovani che sappiano da che parte stare. Tra qualche anno li rivedrai.” 

“Tra qualche anno, si...” Ripeté Lily lasciandosi cullare lievemente; Alice aveva sempre un effetto calmante su chiunque. 

“Star... dobbiamo andare ora!” Chiamò Henry dal piano di sotto.  

“Lily, abbi cura di te. Non fare sciocchezze, ti prometto che se arriverai sana e salva ad Hogwarts l’anno prossimo io ti insegnerò alcune cose.” Gli occhi cobalto della giovane fiammeggiarono in direzione di quelli verdi. Star aveva ascoltato i pensieri di Lily per tutto il tempo; c’era rabbia e voglia di vendetta. Lily la fissò per qualche secondo soppesando quella promessa e poi annuì decisa. Sollevata, Star le posò una mano sul braccio come segno di affetto e poi raggiunse la sua famiglia al pianterreno.  

“Puoi farti un bagno se vuoi.” Alice le fece la proposta con il tono più normale e calmo che riuscì a sfoderare anche se vedere la sua amica così sconvolta e sanguinante le faceva male fin nelle viscere. 

Lily acconsentì e solo una volta sola, nella stanza dalle tenui piastrelle azzurrine, ricominciò a piangere. Poi prese a spogliarsi e allora notò che il braccio su cui Bellatrix le aveva inciso la parola “Sanguesporco” non le doleva più. Represse un conato di vomito e si preparò a guardare cosa era accaduto. La sorpresa fu grande nel vedere che le ferite si erano rimarginate perfettamente e al posto di quella scritta rivoltante ne era apparsa un’altra; lettere dorate dipinte con una grafia particolare ma familiare campeggiavano sulla sua pelle chiara. “Sopravvissuta”. Quello era il marchio che le aveva affidato Star, il suo modo per farle notare che nonostante tutto lei, a differenza di altri, era ancora viva, poteva ancora lottare. E Lily Evans avrebbe lottato, con ogni fibra del suo corpo avrebbe lottato contro il male che affliggeva il Mondo Magico, non avrebbe permesso mai più a nessuno di fare del male a degli innocenti sotto il suo sguardo. 

 

…................... 

 

Londra era ormai piena di persone indaffarate. I Potter e i Malandrini stavano tornando al Ministero per restituire l’auto, da lì i signori Potter li avrebbero riportati alla villa e poi sarebbero tornati al lavoro. All’andata Star era troppo concentrata su Lily per accorgersi che conosceva parzialmente alcune strade su cui stavano viaggiando. Cercò di capire perché provava un misto di sensazioni orrende e malinconiche quando percepì qualcosa che la fece agire senza pensare minimamente: aprì la portiera e si gettò dall’auto in corsa facendo prendere un colpo a tutti. Corse a perdifiato tra le vie, ignorando le urla dei suoi amici e famigliari che le chiedevano di tornare indietro, fino ad una piazzetta nella quale una piccola folla si stava radunando attorno ad un palco, su di esso un giovane uomo sorrideva sistemando il microfono, dietro di lui altri giovani prendevano posto e accordavano gli strumenti.  

“Benvenuti! Sono felice di vedervi qui anche quest’anno, prima dello spettacolo vi invito come al solito a chiudere gli occhi con me. Aspettiamo un Angelo, io non ho ancora trovato il mio quindi chiedo il vostro aiuto. Spero che arrivi un Angelo anche per voi.” Disse il giovane, gli occhi che brillavano nostalgici. Tutto il pubblico obbedì subito, alcuni si strinsero anche le mani, altri mormoravano qualcosa.  

Star rimase infondo alla piazza a fissare la folla, ma il suo sguardo tornava sempre sull’individuo con gli occhi chiusi davanti al microfono; il suo volto era rivolto verso l’alto ed emanava uno strano senso di pace. 

“Chiudi gli occhi e spera che arrivi un angelo per te.” Sussurrò Star, poi la band prese a suonare una canzone lenta ma in un certo modo ritmata. Il cantante aveva una voce stupenda; calda e dolce. 

Everybody needs a reason 
To make it through another day 
And everybody needs a reason 
Try and find another way 

I've been up, I've been down 
Seemed like one long, lonely ride 
Wish I'd been usin', time I could be usin' 
To learn about myself inside 
That's not a hard thing to do” 

Quando James e Sirius raggiunsero finalmente la loro amica la trovarono con gli occhi lucidi fissi sul giovane sul palco, non aveva pianto ma teneva una mano premuta sulla sua bocca ed era pallida con il viso chiazzato di rosso, talmente sconvolta che nemmeno il potere delle Deran poteva coprire i suoi sentimenti. Eppure Sirius non l’aveva mai vista così bella, così sé stessa, nonostante stesse chiaramente soffrendo molto.  

“Star, che succede? Va tutto bene?” James la prese delicatamente per il gomito cercando di risvegliarla da quella trance.  

“Michael...” Mormorò lei a tono talmente basso da essere appena percettibile sopra la musica.  

Everybody needs a reason 
Doesn't matter who they are 
And everybody needs a reason 
To make it to the shootin' star” 

“Star?” Sussurrò Sirius che aveva seguito lo sguardo della ragazza. “Quello è Michael?” 

“So many people don't understand 
Never live, but waiting to die 
wish I could reach them 
really want to teach them 
Something so good going on inside 

Maybe they don't like itmaybe they do 
This is the way; it's all coming true 
Everybody needs a reason 
Everybody needs to know 
Maybe things are changin' 
really don't know 
Knowing things is helping to grow 

Everybody needs a reason 
Everybody needs to know 
Everybody needs a reason 
Everybody needs to know 

La band smise di suonare e gli applausi partirono subito.  

“Si.” Rispose lei.  

James si voltò verso il palco. “Hei! È qui!”  

Il cantante che stava ringraziando il pubblico seguì l’urlo di James al quale si unì Sirius e individuò subito degli occhi cobalto inconfondibili e indimenticabili.  

“Vogliate scusarmi, è arrivato il mio Angelo.” Michael scese di corsa da palco e si mosse tra la folla con estrema rapidità, ma prima che potesse raggiungere Star un altro giovane uomo lo precedette abbracciandola. 

“Jack!” Si sorprese Star rispondendo all’abbraccio al quale poi si unì Michael. “Siete qui! Vi ho trovati!” 

James fece un passo indietro per lasciare a sua sorella lo spazio per salutare i suoi vecchi amici. Osservò attentamente i due ragazzi che sorridevano increduli e felici; Michael aveva i capelli castano chiari, mossi e lunghi fin quasi alle spalle, gli occhi chiari di un azzurro limpido, era alto come loro e aveva una corporatura piuttosto normale. Jack, invece, era più alto e più muscoloso anche se non di molto, i capelli quasi biondi e gli occhi verdi. 

“Non parla...” La voce di Sirius lo fece sobbalzare. 

“Chi?” Chiese James ancora un po' perso nei suoi pensieri.  

“Jack...” Rispose Sirius piano. “Non ha mai parlato.” 

James fissò il ragazzo per un po' a distanza, il giovane Black aveva ragione, non apriva nemmeno bocca eppure Star e Micheal sembravano non farci caso.  

“Quindi ora canti! E che pubblico!” Si entusiasmò star, la sua emozione era quasi palpabile.  

“Certo, Jack continuava a ripetermi che ero bravissimo, è tutto merito suo. Ora mi fa da manager.” Spiegò Michael.  

“Sei sempre stato la nostra forza Jack.” Si complimentò la ragazza. “Ma quindi da quanto canti, e soprattutto da quanto ti esibisci qui?” 

Bhe...” Micheal e Jack si scambiarono uno sguardo imbarazzato. “Da qualche anno ormai facciamo questo concerto cercando di trovarti, vedi, lo facciamo sempre lo stesso giorno, il giorno in cui ce ne siamo andati... sempre qui, a poca distanza dall’orfanotrofio...” 

James e Sirius non avevano mai visto Star così distrutta; il suo volto era devastato dai sensi di colpa e nemmeno sentiva quello che Michael le diceva per rincuorarla: “lo so, è colpa nostra, sapevamo che saresti stata il più distante possibile da qui, è che non sapevamo dove altro...” 

“No.” La ragazza si premette di nuovo la mano sulla bocca. “Tutto questo tempo... tutti questi anni a cercarvi e mi sarebbe bastato tornare qui... che stupida... ho fatto un errore gravissimo a non pensarci... mi dispiace ragazzi... mi dispiace davvero... io...” 

Jack e Michael la abbracciarono di slancio e proprio in quel momento i signori Potter li raggiunsero.  

“Siete impazziti tutti? Ci avete fatto prendere un colpo!” Si agitò Henry.  

James intercettò i suoi genitori e li portò qualche metro più in là facendo l’occhiolino a Star.  

“Quelli sono i miei genitori adesso.” Raccontò Star. “E lui era James, mio fratello, è stato lui a convincerli ad adottarmi dopo il primo anno di scuola. E questo è Sirius, vive con noi anche lui dopo qualche piccolo problema in famiglia.” 

Sirius si fece avanti e strinse la mano ai due vecchi compagni di avventure della sua amica.  

“Quindi sei andata in una scuola dopo che ce ne siamo andati, e come ci sei riuscita?” Le domandò Michael.  

“E’ una storia lunga, non posso raccontarvela qui e il vostro pubblico aspetta.” Star lanciò uno sguardo alla folla che veniva intrattenuta a malapena dal resto della band.  

“Va bene, suoneremo un’altra canzone ma tu non sparire. Jack, tienila d’occhio anche per me.” Michael sorrise e salì di nuovo sul palco. 

“Ora suoneremo una canzone molto particolare, non è nostra ma è molto importante per me e per le persone che vedete laggiù, vi prego di ballare, scatenatevi e lasciatevi andare.” Detto ciò Michael dette il via ai suoi compagni e iniziarono a suonare Rock Around the Clock. 

Star sorrise e strinse la mano di Jack poggiando la testa sulla sua spalla, poi i due presero a ballare e Sirius rimase in disparte a guardarli con una strana sensazione fredda e sgradevole che gli cresceva nello stomaco.  

“Invidioso?” Chiese James facendolo sobbalzare.  

“Si, ma non dovrei; è una vita che aspetta di rivederli... sono stati gli unici a volerle bene all’orfanotrofio...” Replicò Sirius 

“Già, ma comunque non riesci a farne a meno di chiederti se anche Star vede quanto sono cresciuti bene.” Ribatté James.  

“Ti odio.” Sbuffò il giovane dagli occhi grigi.  

Star si voltò verso di loro e sorrise. “Forza, venite anche voi!” Li invitò. 

James e Sirius si unirono ai due e Jack si stupì nel vedere che i Malandrini conoscevano gli stessi passi che lui aveva insegnato a Star anni prima. 

“E’ tutto a posto con mamma e papà?” Domandò lei a suo fratello.  

“Stanno sorvegliando i dintorni, appena finiamo dobbiamo tornare in auto con Remus e Peter, possono venire anche i tuoi amici.” Spiegò lui.  

Jack sorrise annuendo, la canzone finì e Michael ringraziò il pubblico, che si disperse in fretta, prima di tornare da loro. Il giovane biondo prese a gesticolare in modo strano e Michael lo fissò divertito. “Certo, certo, possiamo andare con loro.” Affermò poi.  

Il gruppo si avviò verso l’auto che ripartì appena salirono. 

Remus, Peter, questi sono Jack e Michael.” Li presentò Star.  

“I famosi Jack e Michael?” Fece Remus incredulo stringendo la mano ad entrambi. 

“Non è un po' troppo grande per com’era all’esterno, quest’auto?” Chiese Michael. 

“Si... ecco... la scuola che frequento è una scuola di magia.” Cercò di raccontare Star.  

Jack prese a gesticolare furiosamente.  

“Che dice?” Domandò Peter spiazzato da tutta quella storia. 

“Che sapeva che avevo qualcosa di speciale.” Rise Star. 

Dopo aver superato lo sconcerto iniziale toccò a Michael raccontare le loro avventure, si scoprì che la signora che li aveva adottati li aveva portati in giro per l’Europa per qualche anno e infine erano tornati in Inghilterra per stabilirsi. La signora aveva ormai una veneranda età e per questo Jack e Michael cercavano di non lasciarla mai sola troppo tempo. Arrivati a casa Potter, Rue preparò il thè per tutti, Henry e Susan non erano tornati in auto con loro e quindi i ragazzi poterono parlare liberamente ancora per un po'. Jack e Michael erano, ovviamente, affascianti da ogni cosa appartenente al mondo magico e Star poté riferì loro quanto era successo da quando si erano separati.  

“Credo che ora dobbiamo proprio andare.” Annunciò Michael.  

Star scattò in piedi. “Ci sentiremo ancora vero?” 

Jack le sorrise dolcemente e le passò un fogliettino.  

“Lì c’è il nostro indirizzo se vuoi scriverci o passare a trovarci, in quanto a te, sappiamo dove trovarti, prometto che non spariremo.” Michael la abbracciò stretta.  

I Malandrini salutarono i due e li accompagnarono alla porta. Il silenzio calò tra loro ma non era triste, forse appena malinconico. Lasciarono a Star il tempo d sedimentare tutte le emozioni provate quel giorno. I signori Potter rientrarono per cena e una volta riuniti tutti al tavolo cominciarono a mangiare senza dire nulla.  

“Che succede?” Domandò James stranito.  

“Succede che io e tua madre siamo preoccupati per Star...” Rispose Henry paziente.  

“Ho fatto qualcosa di male?” Chiese la ragazza. 

“No, tesoro... ma non sappiamo come aiutarti... non sappiamo se sia giusto cercare di tenerti al sicuro o se è meglio lasciarti libera... non capiamo come comportarci.” Spiegò Susan.  

“Capisco.” Star sospirò pesantemente. “Io credo di sapere come trovare lo zio di Sirius.” 

Tutti i presenti si immobilizzarono tranne il giovane Black che si sporse in avanti in attesa.  

“Io...” proseguì la ragazza. “...ho sentito delle forze il giorno del matrimonio, sono certa che se stessi in un luogo senza troppe protezioni potrei individuare le tracce magiche di Alphard, devo solo trovare un modo per distinguerle delle altre.” 

“Ne sei sicura?” Remus ruppe il silenzio preoccupato. 

“No, ma devo provarci.” Replicò lei. 

 

 

…...................... 

 

Un paio di giorni dopo era tutto pronto per l’esperimento di Star; Henry, Susan e i Malandrini si materializzarono in un campo di proprietà dalla famiglia Weasley, i quali erano stati amici dei Potter in passato. 

“Ok, non ci sono molte protezioni qui... senti qualcosa?” Le chiese Henry frettoloso. 

“Non pressarla, tesoro.” Susan afferrò con gentilezza il braccio del marito ma anche lei aveva uno sguardo teso.  

Star chiuse gli occhi e strinse il pugnale regalatole da Alphard cercando di concentrarsi; miriade di tracce magiche le si aprivano davanti e la conducevano in luoghi mai visti prima. La ragazza non era certa di quanto tempo fosse passato ma poi riconobbe qualcosa, era una traccia vecchia, appena percettibile, ma di sicuro era di Alphard 

“L’ho trovato.” Quando lei aprì gli occhi notò che i suoi amici e la sua famiglia si erano ormai seduti a terra o poggiati agli alberi nei dintorni, tutti le si fecero subito attorno tranne Sirius. Il giovane rimase con la schiena contro la corteccia di un faggio e la fissò semplicemente in attesa. “E’ qualcosa di flebile, ma credo di aver sentito la sua magia in Grecia.” Proseguì la ragazza.  

“Molto bene. Partiremo appena sarete di nuovo al sicuro.” Affermò Henry.  

I signori Potter li condussero alla villa al mare e rinforzarono gli incantesimi di protezione prima di dirigersi al Ministero per ottenere dei giorni di permesso. I Malandrini si radunarono attorno al tavolo da pranzo senza trovare il coraggio di aprire bocca. Dopo qualche minuto fu Peter a parlare per primo: “Forse dovremmo andare su a suonare qualcosa, è sempre molto divertente.” 

James sorrise appena. “Non è male come idea... forse ho qualcosa di tranquillo che potremmo provare a intonare in spiaggia.” 

“Salgo a aiutarti a prendere le chitarre.” Propose Remus 

“Io prendo i teli.” Star corse rapida su per le scale entusiasta di avere qualcosa da fare.  

Scesero insieme in spiaggia mentre il sole tramontava, stesero i teli e Sirius e James imbracciarono le chitarre.  

“Blue jean baby, L.A. lady, seamstress for the band 
Pretty eyedpirate smile, you'll marry a music man” 

Cominciò a cantare il giovane con gli occhi nocciola, a sorpresa Remus proseguì: 

“Ballerina, you must've seen her dancing in the sand 
And now she's in me, always with me, tiny dancer in my hand 

Star si alzò in piedi e cominciò ad abbozzare qualche passo. 

“Puoi insegnarmi?” Chiese Peter a Sirius indicando la chitarra. Il giovane Black gliela passò cercando di aiutarlo a posizionare le dita un po' tozze sulle corde. 

“Ci sei quasi...” Rise James. 

“Peter suona, quindi tu vieni con me.” Star tese la mano a Sirius, nuovamente il ragazzo si stupì di vedersi porre quel gesto da lei, ma si alzò comunque e la seguì.  

Jesus freaks out in the street 
Handing tickets out for God 
Turning back, she just laughs 
The boulevard is not that bad 
Piano man, he makes his stand 
In the auditorium 
Looking on, she sings the songs 
The words she knows, the tune she hums 

But oh, how it feels so real 
Lying here with no one near 
Only you, and you can hear me 
When I say softlyslowly 

Star prese le mani di Sirius guidandone una sulla propria vita e tenendo stretta l’altra; lui non poté fare a meno di stringerla appena a sé ripensando a quando suo zio gli aveva consigliato di non perderla. 

Hold me closertiny dancer 
Count the headlights on the highway 
Lay me down in sheets of linen 
You had a busy day today 
Hold me closertiny dancer 
Count the headlights on the highway 
Lay me down in sheets of linen 
You had a busy day today 

I Malandrini andarono a letto ognuno nella propria stanza ma nessuno di loro era davvero solo; avevano tutti i loro pensieri di cui occuparsi. James si chiese come si sentiva Lily in una casa nuova senza sapere cosa ne era dei suoi genitori, Sirius si interrogava su dove poteva essere suo zio e su se mai l’avrebbe rivisto, Peter si struggeva per lo stato d’animo dei suoi amici, Remus era a sua volta preoccupato per Lily, infine Star si domandava come stavano Jack e Michael e soprattutto se era davvero riuscita ad aiutare Sirius 

 

….......... 

 

Agosto scorreva senza pietà, per la luna piena i signori Potter avevano preparato una stanza in cui Star e Remus avrebbero potuto restare tranquilli senza paura di farsi del male o farne agli altri. Quello che i signori Potter non sapevano era che anche gli altri Malandrini fecero compagnia al lupo.  

Una mattina Sirius si alzò di buon’ora; convinto di essere l’unico sveglio si recò nel garage per sistemare la moto ma appena apri la porta Star si alzò in piedi da dietro il veicolo e il cuore del ragazzo fece una capriola. Lei indossava dei pantaloncini un po’ logori e una maglia dei Kinks tagliata corta che le lasciava scoperta la pancia piatta e sporca di olio da motore come le mani e gli indumenti. Era stupenda.  

“Oh… ciao.” Subito dopo averla salutata il ragazzo si schiarì la gola per evitare di parlare ancora con quel tono bizzarro.  

Lei sorrise. “Ti sei appena svegliato, eh?” 

“Si... tu invece?” Chiese Sirius girando attorno alla moto e affiancandola per osservare il suo lavoro. 

“Sono sveglia da qualche ora; mamma e papà sono passati a dirmi che non riescono ancora a trovare tuo zio... mi dispiace, forse ho sbagliato qualcosa.” Spiegò la ragazza. 

“Non ti preoccupare, almeno ci hai provato.” Lui sospirò e si sforzò di sembrare sereno. “Comunque mi stai davvero aiutando con questa moto, credo che allo zio farebbe piacere saperlo.” 

Bhe, è solo perché mi tiene occupata... dopo quello che è successo a Lily mi è difficile non pensare al fatto che potrei essere là fuori a combattere...” Star prese uno straccio e si pulì con gli occhi che fissavano il vuoto.  

“So che senti di doverti rendere utile... ma Silente non sa ancora abbastanza di questo mago oscuro... sono certo che potremmo tutti essere più utili quando concluderemo la nostra istruzione.” Replicò il giovane. 

Lei rise passandogli una chiave inglese. “Dici così solo perché tu e Remus non volete restare soli con James il prossimo anno.” 

“Si lo ammetto, e poi ci servi tu nei Malandrini per controbilanciare la presenza di Peter.” Scherzò Sirius, i due risero insieme. 

“Credo che sia quasi finita.” Decretò il ragazzo dopo qualche altro minuto di lavoro. “Andiamo a fare colazione?” 

Star annuì, tornarono in casa e vi trovarono Remus intento a sfornare dei biscotti al cioccolato.  

“Da quanto sei sveglio tu? Non ti ho visto!” Si stupì Sirius.  

“Non da molto, ho scoperto una ricetta molto veloce nei libri che abbiamo usato per il torneo.” Spiegò il ragazzo dagli occhi d’ambra.  

“Questo è per caso profumo di biscotti?” Peter scese rapido le scale seguito da James.  

“Solo tu potevi sentirli attraverso un piano e svariati muri.” Rise Star.  

I Cinque si sedettero sul tavolino in giardino e si dedicarono ad una pacifica colazione. Di lì a pochi giorni sarebbero arrivate le loro lettere per Hogwarts e presto avrebbero preso l’Espresso. Per quel motivo i ragazzi decisero di godersi la giornata avviando una partita di frisbee sulla spiaggia; il sole era caldo ma il vento fresco impediva loro di sentirsi male, la sabbia grossa sotto i piedi e gli schizzi d’acqua che ogni tanto i giovani si lanciavano contro l’un l’altro erano tutte sensazioni che i Malandrini cercarono di fissare nella loro memoria. Giunta la sera accesero un piccolo falò e si misero a mangiare cracker e marshmallow. 

“Giochiamo a obbligo o verità?” Propose Peter.  

“Obbligo o verità? Non penso ci siano dei segreti tra noi quindi non penso abbia molto senso.” Intervenne subito Sirius preoccupato.  

“Io invece credo che ci siano molte cose che non conosciamo di noi, potrebbe rivelarsi sorprendente.”  Insistette Remus con uno sguardo furbo. 

“Va bene, che sarà mai.” Acconsentì Star, l’atmosfera era talmente gioiosa che non aveva senso smettere di divertirsi.  

Il primo a cominciare fu Peter che fece una domanda a James, niente di nuovo venne fuori, almeno per i primi venti minuti, poi Remus fece una domanda a Sirius che lui gli perdonò solo perché aveva fatto di peggio giusto un paio di mesi prima: 

“Obbligo o verità: quando dirai a Star cosa provi?” 

L'aria sembrò raggelarsi all’improvviso; Star si voltò immediatamente verso di Sirius con uno sguardo interrogativo e il cuore in gola.  

Il ragazzo dagli occhi grigi si alzò di scatto. “Non so, magari quando saprò cosa è accaduto a mio zio?!” Sbottò risalendo in fretta verso la villa.  

La giovane cercò di raggiungerlo ma appena giunta alla villa non seppe più dove andare. Si fermò per riflettere per un secondo e poi senza altri indugi si recò in terrazza, lì rimase un attimo ad osservare il profilo di Sirius che si stagliava sul cielo trapunto di stelle. “So che sono l’ultima persona che vuoi vedere in questo momento...” 

“Star...” Lui si voltò a guardarla, il viso tirato da un evidente stanchezza.  

“No, lo so. Ascoltami: non voglio essere invadente, voglio solo sapere se sei arrabbiato con me per il fatto che... insomma... devo aver commesso un errore perché stanno cercando tuo zio dove ho detto io da giorni ma...” 

Sirius sospirò e si avvicinò alla sua amica. “Star...” il ragazzo le prese il viso tra le mani. “...quello che provo per te è...” Per Star fu un’attesa talmente lunga da farle credere che il tempo si fosse fermato, le dita di Sirius le accarezzavano dolcemente le guance e gli occhi grigi erano talmente profondi da annegarci dentro. In quella notte c’erano solo loro. “...è gratitudine... tu hai rischiato molto per me, sei andata contro i tuoi stessi genitori e io non ti ho mai davvero ringraziato come si deve per avermi aiutato... insomma... Remus crede che avrei dovuto fare qualcosa per te e ha ragione...” 

“Se non sei davvero arrabbiato credo che un abbraccio possa bastare.” Replicò lei.  

Il giovane sorrise e la strinse a sé, era da molto tempo che non abbracciava la sua amica così, i capelli di lei gli solleticavano le labbra, e il suo respiro gli scaldava il petto. Quel piccolo momento tra loro era qualcosa di talmente speciale che Sirius non l’avrebbe mai dimenticato. 

Star si si districò dolcemente dalle braccia del ragazzo. “Bhe, buona notte allora.” 

“Certo, dormi bene...”  

 

…...................... 

 

Susan odiava la Smaterializzazione; nonostante tutti gli anni passati a farlo quell’incantesimo la faceva sempre sentire estremamente scombussolata, quel giorno in particolare le ci volle una manciata buona di secondi per riprendere a respirare normalmente, anche se il peso sul petto che la opprimeva da ore non le passava. 

“Non è colpa tua.” Henry le strinse la mano cercando di sorriderle rincuorante. 

“Lo so... ma mi sento sempre come se avessi dovuto fare di più.” La donna sospirò e insieme al marito oltrepassò gli incantesimi di protezione attorno alla villa. 

Ad accoglierli fu Sirius con l’asciugamano legato in vita e il sorriso sulle labbra. “Scusatemi, ci stavamo lavando per preparare una cena gustosa e io ero quello meno indecente.” Disse rapido facendosi da parte e indicando con un gesto le sedie libere attorno al tavolo in sala da pranzo. “Vado a vestirmi e torno.” 

Quando Sirius rientrò nella stanza trovò tutti i suoi amici seduti attorno al tavolo con aria ansiosa. “Oh, siete qui per mio zio...” Comprese poi osservando i signori Potter. 

“Siediti.” Lo pregò Susan.  

Il ragazzo obbedì e il cuore prese immediatamente a battergli forte.  

“Non è affatto facile da dire, quindi cercherò di non girarci troppo attorno. Le tracce di Star erano esatte ma ci abbiamo messo molto tempo perché erano piuttosto vecchie, e il motivo per cui lo erano è che tuo zio non ha più usato la magia... Alphard...” Iniziò a raccontare Henry ma poi si fermò all’improvviso senza riuscire a trovare le parole giuste. 

“E’ morto.” Concluse Sirius con lo sguardo basso. 

“No...” Star scattò in piedi con la mano premuta sulla bocca. “Non può essere... mi dispiace.” Senza aggiungere altro salì di corsa le scale e si chiuse in camera. Rimase nella sua stanza, stesa a pancia in giù sul letto con il viso premuto sul cuscino, finché James non bussò piano. 

“Sorellina...?" Il ragazzo aprì delicatamente la porta, un mugugno fu l’unica risposta che ricevete così entrò e si sedette sul bordo del letto. “Vuoi parlarne?” Nessun suono. “Sai che non me ne andrò finché non mi dirai qualcosa.” 

La giovane sollevò un poco la testa. “È stato un errore cercarlo. Senza di me Sirius non avrebbe mai saputo e ora non starebbe soffrendo.” 

James sospirò pesantemente. “Lo avrebbe saputo comunque prima o poi, almeno non ha passato anni in ansia alla continua ricerca di una persona che se n’è andata da tempo.” 

“E’ sempre colpa mia. È stata colpa di un mio sbaglio anche quando hanno tagliato la lingua a Jack. Non faccio altro che errori.” Star si alzò a sedere stringendo forte un cuscino. 

“Che dici?” Sussurrò suo fratello accarezzandole un braccio. 

“Non me lo avete chiesto per gentilezza ma so che volete sapere perché Jack non parla. Beh... non può, non bene almeno, gli è stata tagliata la lingua perché io ho fatto uno stupido errore all’orfanotrofio e ora è come un pesce.” Si sfogò lei. 

L’immagine di un piccolo pesciolino argentato attraversò rapida la mente del ragazzo. “Star, se ti ha perdonato lui vuol dire che non era colpa tua e anche se lo è stata non ha importanza ora.” La rassicurò abbracciandola. Gli abbracci di James erano accoglienti e come al solito sembravano spazzare via ogni problema e ogni brutto pensiero. 

Un altro lieve bussare alla porta interruppe quel momento. “Star, posso chiederti un piacere?” Chiese Sirius infilando appena la testa nella stanza. La ragazza si allontanò un po' da James e annuì. “Ecco...tu conoscevi mio zio, e so che ti ha parlato e ti ha dato dei consigli... in più sei stata l’unica che è riuscita ad aiutarmi con la sua moto quindi... in suo onore... vieni a farti un giro con me?” 

“Non sei arrabbiato?” Domandò lei. 

Sirius ridacchiò, il viso ancora un po' teso. “Mi chiedo se smetterai mai di credere che io sia sempre arrabbiato, soprattutto con te.”  

“Scusa...” Mormorò la giovane sorridendo. 

“Quindi andiamo?” Ripeté lui.  

“Adesso? Sta calando il sole, non mi sembra ottimale per un primo giro.” Fece notare Star. 

“A me invece sembra un’ottima idea.” La incoraggiò James. “Farà bene ad entrambi.” 

“Ok... allora... va bene, ma gli incantesimi di protezione?” Ricordò loro la ragazza. 

“Per una sera non succederà nulla, poi sono al sicuro finché sono con te, no?” Sirius le sorrise e le porse la mano, non era certo che lei avrebbe accettato di mettere in pericolo la sua vita per un giretto, invece Star accettò. Scesero insieme a James in giardino e Remus e Peter si unirono a loro.  

“Fate attenzione.” Li avvertì Remus mentre si allacciavano il casco.  

“Ma sei sicuro che sai guidarla?” Chiese Peter.  

“In realtà no, ma il lato positivo è che la prima prova la farò con James visto che ha tanto insistito per essere il primo.” Spiegò Sirius 

“Ora non sono più molto sicuro di voler essere il primo.” Borbottò James. 

“Non c’è più tempo.” Sirius saltò in sella e porse il casco al suo amico. “Forza.” 

James sorrise e salì sulla moto con un sorriso spavaldo che sparì non appena Sirius partì facendo una curva piuttosto stretta infondo al giardino. Urla di gioia e di spavento si unirono a quelle di incitamento di Star, Remus e Peter. Dopo qualche giro James prese a ridere epoi lasciò il posto a Star, poi fu il turno di Peter al quale Sirius raccomandò di non urlare troppo, e alla fine convinsero a provare anche Remus che contro ogni aspettativa si divertì davvero molto.  

I giovani erano talmente sereni che si erano quasi scordati del fatto che Sirius e Star avrebbero dovuto infrangere le regole e uscire dalla villa, ma poi James lo ricordò a tutti.  

“Ok, solo un rapido giro attorno al vicinato.” Li pregò Remus.  

“Oppure sulla strada deserta dietro la villa che costeggia la scogliera.” Propose James.  

“Mi sembra un’idea decisamente migliore.” Acconsentì Sirius. “Pronta?”  

Star sorrise, si allacciò il casco e salì in moto. I due uscirono dalla proprietà e si infilarono subito nella stradina; il sole era quasi tramontato completamente e il vento portava con sé aria salata. Star si strinse a Sirius e respirò a fondo, anche il ragazzo stava respirando a pieni polmoni come se fossero finalmente liberi dai brutti pensieri.  

“Non hai fatto nessun errore." Affermò Sirius mentre passavano in un punto dove potevano vedere perfettamente il mare. “Non con me.” Il giovane staccò la mano dal manubrio e strinse quella di Star. “Grazie, invece... ”  

La ragazza teneva il palmo sul petto di lui, e sentire anche la mano calda del ragazzo sul dorso della sua era una sensazione incredibilmente strana e piacevole.  

“Siamo tornati.” Sussurrò Sirius, la sua amica aveva poggiato la testa sulla sua schiena e lui aveva come la sensazione che non stesse prestando attenzione alla strada e non voleva che le urla degli altri Malandrini la disturbassero.  

“Ti ringrazio.” Mormorò lei staccandosi appena.  

Rientrarono nel giardino e i loro amici li accolsero con sorrisi e parole gentili, rimasero fuori accanto alla moto parcheggiata in giardino per un po' e poi Remus tirò fuori da chissà dove una bottiglia di Whisky Incendiario e permise ai suoi amici di berne un bicchierino a testa dicendo che a zio Alphard avrebbe fatto piacere.  

“Credo faccia più piacere a noi che a lui questo tuo lato ribelle!” Rise Sirius. 

“Non farglielo notare troppo e bevi.” Lo rimproverò James. 

“Brucia tantissimo!” Si lamentò Peter con le lacrime agli occhi dopo aver preso un minuscolo sorso.  

“Quindi... quando faranno il funerale? Scusate ma... credo di essermi persa questa informazione.” Balbettò Star.  

Sirius guardò in basso per un secondo. “Abbiamo deciso dopodomani ma... forse sarà una cosa troppo ufficiale, troppo triste... a lui non piacerebbe.” Poi il ragazzo fece una cosa incredibile: rise, la tristezza che provava trasformò la risata in quasi un latrato ma andava bene lo stesso. “Credo che dovremmo andare a prendere le chitarre e suonare un po', apprezzerebbe molto di più tutto questo...” 

“Credo sia un’ottima idea.” James poggiò la mano sulla spalla del suo amico. 

Remus corse a prendere le chitarre insieme a Peter e Star frugò nei bauli dei suoi amici per radunare qualcosa di più importante: i coltelli a serramanico e il pugnale che Alphard aveva regalato loro. Sirius in realtà lo portava sempre con sé e lei dovette spiegargli ciò che voleva fare prima di ottenerlo. La ragazza accese delle candele e infilò la lama delle armi nella terra accanto alla moto.  

Sirius sorrise nel vederla così intenta a fare qualcosa per Alphard. Appena Remus e Peter tornarono si misero tutti a suonare e cantare solo canzoni allegre, alla fine della serata si versarono un altro bicchierino di Whisky e ne rovesciarono un po' a terra tra le lame lucenti e le fiammelle.  

“Sono certo che se n’è andato in pace sapendo che non sei più in casa.” Gli fece notare James.  

“Io so che è tranquillo perché sa che sono con voi, ha sempre creduto che foste gli amici giusti per me.” Replicò Sirius. “Mi mancherà molto.” 

“Non ti lascerà mai davvero, resterà con te, dentro di te...” Gli assicurò Star avvicinandosi a lui.  

I Malandrini si strinsero, spalla contro spalla, a guardare quella motocicletta nera sulla quale le luci delle candele si riflettevano in giochi di colore bizzarri.  

“Ad Alphard!” Brindarono tutti in coro; una stella particolare luccicò appena nel profondo blu del cielo notturno e i cinque salutarono a modo loro un Black dall’animo puro. 

 

 

********** 

 

Salve gente.... io ho pianto un sacco... spero anche voi (non perché voglio rendervi tristi ma perché spero di avervi trasmesso qualcosa). 

Prometto che il prossimo sarà più allegro e vi piacerà di sicuro, almeno spero. 

Ringrazio ancora tutti voi che leggete e commentate e mi scrivete su Instagram o Telegram o... bhe, grazie a tutti <3 

Ciao ciao 

  
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