Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Severa Crouch    11/09/2020    1 recensioni
È una raccolta di one-shot legate alla mia long Kintsugi, nelle quali passo dal pov di Alexandra a quello di altri personaggi. Il filo conduttore della raccolta sono le canzoni indie italiane con cui sono in fissa ormai da anni.
1. Ma che ne sanno gli altri (Regulus/Alex)
2. Ed è bello così (Barty/Alex) - spoiler alert capitolo 47 Kintsugi
Dalla prima one-shot
“Mi farai finire nei guai, Alexandra Turner.”
“Siamo troppo astuti per finire nei guai, Regulus Black.”
Chiamarsi per nome e cognome era un gioco, la consapevolezza della quantità di regole che stavano violando. La prima era che non avrebbe mai dovuto esserci nulla tra loro due, perché una Turner non è all’altezza di un Black, così gli aveva detto Walburga quando lui aveva provato a lasciarsi sfuggire quanto si divertisse in compagnia della sua migliore amica. La seconda era che non ci si appartava senza un contratto di fidanzamento ufficiale. Ce ne erano altre che ritenevano non appropriato fare il bagno nudi, in un laghetto e in un orario troppo ravvicinato al pasto, ma al momento erano del tutto secondarie nella testa di Regulus.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Regulus Black, Rodolphus Lestrange
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Kintsugi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spoiler – alert!

Nota per i lettori di Kintsugi: se non avete letto il capitolo 47 rischiate uno spoiler!

Chi non segue la long dovrebbe riuscire a seguire lo stesso la one-shot.

 

Ed è bello così

Barty Crouch Jr – Alexandra Turner (OC)

 

 

 

Se domani tu per caso sparissi

E io non sapessi più con chi parlare dopo tre Gin

Cosa dovrei fare?

Non mi va di ricominciare

Non mi va di sentirmi male

(Questa nostra stupida canzone d’amore, Thegiornalisti)

 

 

 

Barty chiuse la porta del bagno e vi si appoggiò con la schiena.

Respira. Respira. Sei un idiota. Barty, sei un fottuto idiota.

Lanciò un pugno contro le piastrelle e l'intero cubicolo tremò.

“Tutto bene, Crouch?”

“Sparisci Travers!” urlò.

Barty guardò le mani tremanti, sentiva il respiro che gli si strozzava in gola. Allentò il nodo della cravatta alla ricerca di un po’ di aria per i suoi polmoni. Era come se fosse stato Schiantato. Anzi, era decisamente peggio.

Era inevitabile che finisse in quel modo, ed era tutta colpa sua. Non riusciva a credere di averla persa in un modo tanto idiota. Non riusciva a credere che i suoi piani fossero naufragati tutti. Regulus lo aveva avvisato, ma lui aveva creduto di avere più tempo. Tre settimane erano un’enormità di tempo, però, visto che lui e Alex passavano tutte le lezioni e i pasti insieme e lui non aveva avuto il coraggio di parlarle.

Con che coraggio poteva guardarsi allo specchio dopo essere rimasto fermo tanto a lungo e non aver avuto il coraggio di dirle una sola parola mentre giorno dopo giorno aveva visto il cuore di lei che si spezzava?

Era stato lui a spezzarle il cuore, con la sua stupida indifferenza. Aprì la bocca alla ricerca di aria, mentre le immagini delle ultime settimane si accavallavano nella sua mente. Non respirava. Sarebbe morto in quel maledetto bagno come quel fantasma che infestava il bagno delle ragazze.

Tremò al pensiero che avrebbe dovuto imparare a convivere con le conseguenze delle sue azioni. Era stato dannatamente bravo a fingere che tutto andasse bene, che quelle dita intrecciate in infermeria non non avessero significato assolutamente nulla.

Dannato idiota. Non era poi così diverso da suo padre, dopo tutto.

Scagliò un altro pugno contro la parete, il cubicolo tremò nuovamente e le lacrime iniziarono a premere per uscire.

Adesso era tardi.

Era troppo tardi.

L’aveva appena vista tra le braccia di quell’idiota di Avery. Aveva visto il modo in cui quel viscido si era avventato sulle labbra della sua Alex. No, di Alex, non della sua Alex. Non aveva alcun diritto su di lei dopo che si era comportato come un fottuto idiota.

Si lasciò cadere sul water e non riuscì a fermare le lacrime e i singhiozzi.

“Barty? Fammi entrare. Sono io.”

“Reg...” balbettò con la voce rotta dal pianto, incapace di continuare a parlare, con l’aria che gli mancava. Aprì la porta del suo cubicolo mentre era seduto sul copri water, incapace di reggersi in piedi, incrociò gli occhi di Regulus che lo fissavano incerti e preoccupati.

“Stai bene? Cosa è successo?”

Barty tirò su con il naso e si passò una mano per liberare la fronte dai capelli. Lo guardò senza riuscire a nascondere il dolore e, per una volta, non riuscì a fingere che tutto andasse bene.

“È finita, Reg,” esordì passandosi una mano sugli occhi nel vano tentativo di ricomporsi. “Ho rovinato tutto. Tempo scaduto. Game over. Ho perso. Avery ha preso il Boccino e la partita l’ha vinta lui.”

Regulus alzò un sopracciglio e sospirò. “Avevo notato che lui le ronzava intorno come un avvoltoio.” Gli diede una pacca sulla spalla.

“Alzati,” gli disse tendendogli una mano. Barty provò a rimettersi in piedi, anche se si sentiva completamente privo di forze. Regulus lo attirò a sé e lo abbracciò. “Coraggio. Alex è troppo in gamba per uno come Avery. Scommetti che dopo che le sarà passata la rabbia, lo manderà a quel paese?”

“Ho fatto un casino.”

Regulus annuì. “Già, ma temo che in parte sia anche colpa mia. È una situazione nuova per noi.”

“Avrei dovuto darti retta. La conosci meglio di me.”

“No, non la conosco meglio di te. Lo sai, toccava a te il primo passo ed è quello più difficile.”

Le mani di Regulus gli sollevarono il volto e un istante dopo le sue labbra premettero contro quelle di Barty. Regulus gli afferrò la nuca e lo fissò negli occhi. “Andrà tutto bene. Non è colpa tua. Siamo insieme in questo casino, intesi?”

Barty annuì. Deglutì e lo seguì in Sala Grande per la cena, anche se il pensiero di vederla seduta vicino a quelli del settimo anno, intenta a parlare con Severus e ridere imbarazzata alle battute penose di Avery gli toglieva ogni appetito.

 

*

C’erano stati altri attacchi di panico, ogni volta che qualcosa andava storto e Barty sentiva il mondo crollare. La sua certezza, quella sicurezza un po’ sbruffona che esibiva come una maschera svaniva all’improvviso e il mondo diventava un posto buio, pronto a divorarlo.

Si era sentito sprofondare quando era giunta la notizia della morte di Regulus. Il gufo di Alexandra lo aveva avvertito e quella notte non aveva chiuso occhio, divorato dalla paura che una cosa così grande e definitiva come la morte potesse portargli via tutto.

Non aveva paura di morire, Barty. No, lui aveva scelto di combattere quella guerra, aveva scelto la sua parte e aveva sposato la Causa dell’Oscuro Signore. Era entrato nella famiglia dei Mangiamorte, la sua vera famiglia.

Barty aveva messo in conto di morire per la Causa. Quello che non riusciva a immaginare, perché era impossibile che accadesse, era che sarebbe rimasto solo, di nuovo, mentre le persone che amava, quelle che aveva scelto, che lo apprezzavano, sarebbero scomparse una dopo l’altra.

Odiava quando qualcuno, chiunque, cercava di frapporre ostacoli tra lui e le persone che amava. Tra lui e l’Oscuro Signore, tra lui e la sua Alex, tra lui e Regulus.

La morte di Regulus non era contemplata e si era dovuto aggrappare ad Alexandra per non sprofondare negli abissi della tristezza. L’Oscuro Signore gli aveva teso una mano e dato uno scopo per continuare a vivere. Era stato onorato del Marchio Nero mentre Regulus moriva e quel segno gli aveva ricordato che non poteva lasciarsi andare, che l’avrebbero pagata cara, tutti coloro che lo avevano ostacolato: suo padre, i Turner, i Black.

 

*

 

Darlene Rowle, in Turner, era una grandissima stronza.

Una sgualdrina, a dirla tutta. Non aveva altre parole per definire la mamma della sua fidanzata. Tanto Alexandra era dolce e amorevole, quanto quella era una stronza. Da quando li aveva sorpresi a letto insieme, aveva provato ad accusarlo di tutto, persino della morte di Regulus.

Leggeva la sfiducia e il disprezzo della donna nel modo in cui lo guardava, come non lo perdesse di vista ogni volta che si trovassero nella stessa stanza. Il viso contratto in un sorriso ipocrita. E più quella stronza provava ad allontanarlo da Alexandra, adducendo a pretesti sempre diversi e fumosi (gli impegni al San Mungo, gli impedimenti del signor Crouch, altri impegni), più Barty avrebbe aumentato la sua recita di fidanzato amorevole, educato e perfetto.

No, Barty non avrebbe aspettato altro tempo, rischiando di perdere la sua Alex. Sì, la sua Alex, perché dopo che quel coglione di Avery si era levato dai piedi, Barty era riuscito a convincere suo padre a fare un contratto di fidanzamento con i Turner.

Non aveva previsto che quella sgualdrina della mamma di Alex si mettesse tra i piedi. Era saltato fuori che la Signora aveva passato la vita a farsi sbattere da Orion Black e ora doveva persino sopportare l’aria di superiorità morale con cui si atteggiava, e pontificava che fosse poco opportuno vivere insieme prima del matrimonio.

Era uscito da casa Turner furioso e aveva riconosciuto i segni di un attacco di panico: la vista si annebbiava, l’aria gli mancava e iniziava a tremare. Si era chiuso in camera sua, ignorando le domande di sua madre su come fosse andato il tè dai Turner e aveva iniziato a respirare: “Pensa, Barty, pensa.” Si ripeteva. “Non puoi lasciare che te la portino via. Non potete rimanere a lungo nelle vostre case.”

Non ci aveva pensato due volte: avevano bloccato l’appartamento sopra la gelateria di Florian e lui aveva mandato un gufo ai Lestrange, la loro vera famiglia.

 

 

Ma dentro casa quel vestito da sposa

Sei il finale migliore di tutti i film che possiamo guardare

Prima di andare a dormire

 

 

Le famiglie si aiutano e Barty ne aveva appena trovata una fantastica.

La famiglia dei Mangiamorte si era fatta in quattro per aiutarlo a realizzare il suo sogno e mai avrebbe immaginato che Bellatrix Lestrange raccogliesse fiori per il bouquet della sua sposa, che l’Oscuro Signore in persona officiasse il loro matrimonio, insieme ai riti di Mabon del 1981.

Era un onore immenso, che Barty avrebbe ripagato con la fedeltà assoluta e persino con la vita per la Causa.

Vicino il camino, nel salone dei Lestrange, osservò la sua Alex camminare verso di lui accompagnata da Bellatrix. Accanto a lui, Rodolphus gli sorrideva con un cenno di assenso.

Era perfetta e bellissima.

Era felice, nonostante l’assenza delle famiglie, del vestito da sposa, degli amici, e di tutte quelle stupidaggini con cui stavano riempiendo le loro teste da quando avevano annunciato di volersi sposare. Il matrimonio era quello: due persone che si amano e diventano una famiglia. Tutto il resto non contava. Tutto il resto erano cazzate.

Quando lei disse di sì e vennero uniti in matrimonio, Barty tirò un sospiro di sollievo. Non l’avrebbe persa, adesso. Sarebbero rimasti insieme per sempre. Sarebbero invecchiati insieme e avrebbero avuto tanti bambini, come sognava Regulus.

 

 

E se per caso mi dovessi svegliare

Colpito da un proiettile al cuore

Inseguito da strane cose

Mi basterebbe abbracciarti

Sotto le coperte o sul divano

Toccarti la mano e sentirti il respiro

Per restare bene e tornare a dormire

E ritornare a sognare

 

 

Doveva averlo imparato che le cose non vanno come uno le programma. Doveva essere stato maledetto per tutto quello che gli era capitato.

La felicità era durata poco più di un mese, prima che gli attacchi di panico tornassero e lui si trovasse in latitanza a combattere contro l’assenza d’aria e il vuoto che lo stava risucchiando, mentre Bellatrix si disperava e i Lestrange erano chiusi in un ostinato silenzio.

I sogni di Barty si erano popolati di mostri, di orribili creature che gli strappavano ogni cosa verso la quale mostrasse un po’ di attaccamento. Erano Inferi che divoravano Regulus, era suo padre che portava via la sua Alex, era un bambino che gli aveva strappato via il suo Maestro, il suo nuovo padre, quello degno di essere definito tale.

Erano continuati ad Azkaban, sotto l’effetto dei Dissennatori che amavano strappare la felicità e la speranza dai prigionieri e qualche volta si avventavano fino a strappare l’anima al povero malcapitato. Barty piangeva in quelle notti fino a non sentire più il respiro con il corpo che scosso da brividi e gli occhi che bruciavano per il pianto. Si era distrutto le mani a furia di tirare pugni contro le pareti e si disperava al pensiero di non riuscire più a ricordare il suono della risata della sua Alex.

La situazione era peggiorata quando suo padre l’aveva riportato nella casa che odiava più di Azkaban. Gli aveva strappato la mente, lo aveva privato dei pensieri e della possibilità di piangere. Il suo corpo rifiutava di collaborare, mentre il panico aumentava e lui boccheggiava alla ricerca d’aria.

Sarebbe morto nascosto in quella casa, pensava, quando la vide. Il giorno di Natale, mentre si guardava intorno smarrita e alzava lo sguardo verso il vischio all’ingresso, dove gli altri anni si baciavano.

Sotto il Mantello dell’Invisibilità, le lacrime gli rigavano il viso, mentre il suo corpo, ridotto a marionetta del volere di suo padre. Era immobile costretto a guardarla, senza nemmeno poterla abbracciare, obbligato a sentire in silenzio il racconto del suo dolore, gli inviti di suo padre a rifarsi una vita, il dolore di Alexandra che diceva: “Non ci riesco.”

Barty stringeva i pugni sulle ginocchia mentre una strana consapevolezza si faceva largo in lui e gli sembrava di tornare a riacquistare un po’ di lucidità.

Sarebbero dovuti passare 4.683 giorni dall’ultima notte in cui Barty aveva dormito con Alexandra perché tornasse a farlo. Quasi tredici anni di separazione forzata.

Fu il suo Maestro, ancora una volta, a liberarlo, come un padre che ama un figlio fedele. Era stato lui a regalargli la possibilità di tornare con la sua Alex, di amarla, di stringerla a sé e – finalmente – mettere a tacere gli incubi che continuavano a popolargli le notti.

Sussultava nel sonno e lei lo accoglieva tra le sue braccia e gli accarezzava la schiena, gli baciava la fronte mentre continuava a dormire. Barty si stringeva a lei, per sfuggire al ricordo dei Dissennatori e alla voce di suo padre che, ancora adesso, incessantemente, continuava a ripetergli di stare calmo.

Erano le sue braccia il porto sicuro a cui far ritorno, il posto lontano dall’orrore di Azkaban, pieno di calore e di accettazione. Il posto in cui si sentiva amato e tornava a provare quella sensazione di calore al petto che lo aveva sempre fatto bene e l’illusoria convinzione che tutto sarebbe andato bene.

Nemmeno la guerra avrebbe potuto fermare tutto quello che c’era tra loro. Barty lo comprese il 24 febbraio del 1995 dopo la seconda prova del Torneo Tremaghi, quando sulle sponde del Lago Nero vide la sua Alex con il ventre gonfio. Fu la prima volta in cui l’aria gli mancò per la gioia e dovette fare affidamento a tutte le sue risorse per non far saltare la copertura.

Corse da lei, l’indomani, approfittando di un paio di ore di un pomeriggio domenicale in cui a Hogwarts non succedeva praticamente nulla. La trovò felice di rivederlo, emozionata perché erano di nuovo insieme, e questa volta sarebbero diventati una famiglia.

Il loro amore era così forte e bello che stava germogliando. Nonostante la guerra, nonostante gli anni trascorsi separati, nessuno era riuscito a fermare i loro sentimenti, a impedir loro di sentire lo stomaco fare una capriola e il respiro sospendersi ogni volta che si vedevano. Erano cresciuti con la certezza che ognuno sarebbe stata la prosecuzione dell’altro, perché dove finivano le dita di Barty iniziavano quelle di Alexandra, ed era così dai tempi della scuola primaria.

Avevano provato a separarli, ma ogni volta loro trovavano il modo per tornare l’uno dall’altro, e adesso nessuno avrebbe potuto più separarli, perché ci sarebbe stato un bambino, il loro piccolo Orion, in cui loro due erano indissolubilmente uniti, qualsiasi cosa fosse successa.

Fu con questa consapevolezza che sorrise quando il Dissennatore superò il Ministro della Magia per avventarsi su di lui. L’Oscuro Signore era tornato, la missione era stata un trionfo e lui e la sua Alex erano uniti per sempre. Finalmente, non aveva più paura, non sarebbe più rimasto da solo.

 

 

 

 

 

 

 

Note

Mi rendo conto che è un Barty un po’ inedito rispetto agli standard di “cuore di ghiaccio”, ma ho cercato di scavare un po’ più a fondo in lui. Spero che non risulti troppo OOC.

Mi sono domandata cosa nascondesse tutta quella ossessione per il controllo, la passione per le recite (il figlio perfetto, il professor Moody, il miglior Mangiamorte) se non un desiderio incredibile di approvazione.

Mi sono anche domandata se le lacrime di Barty al processo fossero un crollo o una recita. Ad Harry sembrano sincere e secondo me sono un tentativo di strumentalizzare un suo crollo personale (ha 18 anni quando finisce ad Azkaban) cercando di ottenere un beneficio. Riesce solo a impietosire la madre, naturalmente.

Chi segue la long sa che Barty e Alexandra legano a sei anni, durante la scuola primaria del Ministero della Magia, quando lei ha uno scoppio di magia spontanea perché si arrabbia prendendo le difese di Barty (attaccato dai compagni di classe per via di alcune misure adottate dal signor Crouch). Lei sarà sempre molto protettiva nei confronti di Barty, pronta a scattare ogni volta che qualcuno prova a incrinare l’immagine di Barty. Proprio per lui romperà con la famiglia che non le perdonerà il matrimonio segreto.

“Tutto questo” (per citare i Thegiornalisti) è quell’amore assoluto e incondizionato di cui Barty sente di avere un gran bisogno e che lo manda in crisi ogni volta che qualcuno o qualcosa minaccia di portarglielo via, scatenando anche reazioni violente. Non è un Barty emotivamente maturo, ovviamente, visto che reagisce male, ma con quello che gli è successo sarebbe stato strano se avesse avuto uno sviluppo emotivo maturo. Riesce a camuffare molto bene queste sue insicurezze che esplodono di tanto in tanto nei momenti di maggiore crisi.

Non so, fatemi sapere cosa ne pensate.

Credevo di scrivere una cosa trash quando nella playlist è partita “Questa nostra stupida canzone d’amore” dei Thegiornalisti e io pensavo a Barty e Alex, e non mi sarei mai immaginata che avrebbe preso una piega così angst.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch