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Autore: Chiara PuroLuce    12/09/2020    12 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Cretinascemastupida. Ma… pe… perché me la prendo tanto. So… son… ono pateticaaa» disse singhiozzando e poi soffiandosi per l’ennesima volta il naso.

«No, no, amica mia, sei solo… innamorata persa» le rispose porgendole una tazza di tè fumante.

«Non lo amo più, ma ti pare? Ci parliamo solo lo stretto necessario e mai con toni calmi. Poi lui… lui esce con… con le…» annusò il contenuto e poi ne bevve un sorso «altre, Amy, e… e…» storse il naso e fece una smorfia.

«E?» la incalzò «Si è risentito quando hai sminuito il vostro bacio? Si è incavolato quando ha creduto che stasera avessi appuntamento con il tuo… tesoro immaginario? Anche se lo sono, un tesoro, lo ammetto… ma del sesso sbagliato» ridacchiò.

«No! Cioè, sì, lo sei e che cavolo. Sei stata l’unico mio raggio di luce di questo ultimo decennio e…»

«Non è esatto, decennio intendo. Per la precisione sono dodici anni, un mese e cinque giorni!»

«Le ore non le sai?» le chiese una Patty interdetta «Hai tenuto il conto, Amy?»

«Ovvio, se reputo qualcosa importante per me, tengo il conto, sì.»

«Ma che dolce che sei, grazie!» nuove lacrime scesero sul suo volto «Almeno per qualcuno lo sono.»

Si asciugò il volto e cercò di sorridere.
 
«Devo smetterla di piangere, ridere e parlare allo stesso tempo. Devo essere orrenda ora e tu sei gentile a non farmelo notare. Ma che dico, tu sei sempre gentile.»

«Lo so e… credimi, sei importante anche per Holly» le disse l’amica dopo averla abbracciata brevemente.

«No. Le sue amichette lo sono, per lui. Il calcio lo è, per lui. I suoi amici lo sono, per lui. Io… io non sono altro che una fastidiosa e dolorante scheggia nel suo piede.»

Amy scoppiò a ridere e lei la guardò con gli occhi sbarrati.
 
«In realtà non è esatta questa affermazione. La scheggia è fastidiosa fino a che non viene assorbita dal corpo, specie se di legno. Si potrebbe anche togliere se particolarmente appuntita o se è messa in una posizione cruciale per la camminata, tale da causare dolore e infezione e… che c’è? Perché mi guardi così?»

«La vicinanza di Julian e dei suoi studi di medicina, vedo che ti ha influenzata. Fatto sta che io sono e resto una scheggia e lui mi odia.»

«Non mi hai più detto a cosa ti riferivi con quel… e… dopo avere bevuto la mia tisana calmante» le disse lei cambiando saggiamente argomento.

Tisana calmante? Ma stava scherzando? Avrebbe resuscitato anche un morto quella brodaglia ambrata.
 
«E… e questo intruglio puzzolente fa schifo, ma con cosa l’hai fatto, con del fieno marcito? Ha un odore rivoltante e disgustoso. Con che coraggio lo chiami tisana calmante

«La tizia del negozio biologico che frequento da anni, mi ha garantito la sua efficacia sui nervi. Quindi ora smetti di fare la piattola e bevi.»

«Ah, già, dimenticavo il tuo amore infinito per gli intrugli biologici. Dovevo immaginarlo che questo fosse uno di quelli, il che spiega la puzza che emana. Ti ringrazio per il pensiero, ma passo» le disse poi appoggiando la tazzina ben lontana da lei sul tavolino davanti.

«Bevi!» le impose lei, riprendendola e porgendogliela con sguardo truce.

«Ti preferivo quando ancora non ti avevo corrotto con il mio dispotismo» le disse lei, ma poi cedette e bevve più in fretta che poté. «Ti nomino mia erede universale, nel caso dovessi morire in seguito all’avere ingerito tale intruglio. Con il compito extra di andare da Oliver e tirargli un calcio in culo da parte mia. Bello potente e ben assestato, possibilmente.»

«Sarà fatto, e con molto piacere anche. Al costo di scandalizzare tutti, Julian per primo, che mi crede ancora timida e ingenua.»

Patty sorrise alla sua amica e si ritenne fortunata ad averla trovata. È vero, il loro inizio era stato burrascoso, ma poi si erano avvicinate quasi per caso. Dopo tutto quel tempo, ancora nessuno sapeva della loro amicizia. All’inizio le aveva chiesto di tenerla nascosta per non rovinare la sua immagine da dura, ma poi… era filato tutto liscio. Aveva faticato a convincere Amy, a non parlarne neanche con Julian, ma poi dopo un paio di mesi, l’amica si era trovata d’accordo con lei e così nessuno – ma proprio nessuno – sapeva del loro segreto.
Chissà come avrebbero reagito nello scoprirlo, perché presto o tardi sarebbe saltato fuori ne era sicura. Il segreto era durato molto di più di quello che entrambe avevano creduto.
Il suo litigio con Holly era iniziato proprio per quel motivo e lei non aveva mai fatto nulla per chiarire la situazione. Che la ritenesse pure insensibile, invidiosa e menefreghista, come le aveva rinfacciato in svariate occasioni.

 
«Sei insensibile Patty, non ti rendi conto neanche che Amy soffre a causa del tuo atteggiamento.» «Forse è l’invidia che ti fa agire così con lei, perché sai che è migliore di te e anche più carina.» «A te importa solo di te stessa, sei una stupida menefreghista senza cuore.»

Lei gli aveva sempre risposto per le rime e ora erano arrivati a un punto di non ritorno.
Holly. Doveva dimenticarlo. Punto. Lui e il bacio.
Sorrise ad Amy, prese il dvd che aveva portato e le disse vedendola sbiancare...

 
«Cosa abbiamo qua? Uh, niente meno che Hitchcock. Ottima scelta, per una che odia l’horror. Lui è il maestro indiscusso e questo si dà il caso che sia il mio preferito» le disse sventolandole La finestra sul cortile sotto il naso «un film perfetto per iniziare a conoscere il grande Alfred.»

Sentì Amy borbottare qualcosa sul suo dannato impulso che l’aveva spinta a comprarlo e, ridendo, si diresse al lettore dvd per iniziare la visione.
 
 
 


No, lei e i film horror non andavano d’accordo. Fossero anche di questo genio del coccolone istantaneo, come lo aveva definito dopo mezz’ora di visione, facendo ridere Patty a crepapelle. Bene, almeno una missione era compiuta, risollevarle il morale.
Quando aveva visto una Patty piangente e tremante sulla porta di casa, la frase che stava dicendo le si era bloccata a metà e aveva agito d’istinto, l’aveva abbracciata.
L’amica aveva pianto parecchio e Amy aveva faticato non poco a riportarla alla calma, soprattutto per capire cosa le stesse dicendo, perché tradurre frasi interrotte dal pianto e dagli urli, non era semplice.
Non l’aveva mai vista ridotta così, nemmeno quando le aveva confessato di avere visto Holly in giro con altre ragazze, in svariate occasioni. Cretino.
Ma quella sera… quella sera era stata diversa. Patty era crollata.
Motivo? La richiesta che Holly le aveva fatto. Una richiesta assurda. Ma quanto sapeva essere insensibile quel ragazzo? Eppure, non lo era mai stato in vita sua, con nessuno. Il fatto che si comportasse così solo con la sua amica… le dava da pensare.
Ovviamente Patty lo aveva aiutato, ma lo aveva anche saggiamente umiliato attuando la sua vendetta. Poi, però, i nervi avevano ceduto e, appena varcata la porta di casa, le aveva confessato di essere crollata e avere fatto una strage. Il salone era irriconoscibile. Patty per il fine settimana era a casa da sola e, tra un singhiozzo e l’atro, l’aveva invitata a rimanere. Per fortuna portava sempre un ricambio doppio con sé e l’amica lo sapeva. Avrebbero sistemato il giorno dopo. Si congratulò con se stessa per avere intuito dalla sua voce al telefono, che era tesa e sconvolta e aveva provveduto a portarle la tisana.
Patty diceva, giurava e spergiurava, di non amarlo più, ma non era così e lo sapeva anche lei, dentro la sua anima. Perché Holly non le aveva occupato solo il cuore, ma anche il suo essere e lei non se ne era ancora resa conto.

 
«Ho deciso che la settimana prossima parto sul serio per Tokyo. Ho bisogno di staccare da tutto e tutti» l’informò di punto in bianco.

Amy non ne era sorpresa. Sapeva del legame che univa Patty alla sua prozia, l’aveva visto e adorato. Quella donnina sarebbe mancata terribilmente a entrambe.
 
«Fai bene. Cambiare aria è la soluzione migliore. E sai che ti dico?»

«Avanti, spara.»

«Che per tutto il periodo che ti tratterrai a Tokyo, non ti mollerò un secondo. È vero che la conosci bene, ma mai come me che ci sono cresciuta e ci vivo.»

«E sai che ti dico io? Che l’appartamento di zia è grande, troppo per me e che mi servirebbe una coinquilina. Conosci nessuno tu, per caso?» le propose strizzandole l’occhio.

«Non stai scherzando, vero?» s’informò quella, strillando di gioia.

«Amy. Sono secoli che parli di volere andartene da casa e Julian è un babbeo se ancora non ti ha proposto di convivere, dopo tutti gli anni che stai con lui e quello che hai fatto per lui. Quindi, te lo chiedo io, ufficialmente, proprio ora. Amy, te la senti di mollare tutto per affrontare questa nuova avventura insieme a me? Shibuya è una zona fantastica, piena di vita, di gioia e di colori… e non sarai tanto distante da casa tua. E poi, e questo è l’aspetto più importante, vivrai con me!»

Lei tacque per un po’, ancora frastornata da quella proposta, ma poi le fece un ampio sorriso.
 
«Affare fatto, migliore amica coinquilina. Ci divertiremo come matte!»

D’istinto l’abbracciò per l’ennesima volta quella sera e poi iniziarono a fare mille e più progetti per l’appartamento.
 
«Zia mi ha lasciato anche una somma considerevole, sai? A quanto pare era ricchissima – e chi se lo immaginava – e voleva vedermi spiccare il volo senza troppe preoccupazioni economiche. Mi aiuterai a spenderne un po’ per rimodernare casa, vero? Che so, pitturare le pareti, buttarne giù una per fare un grande open space, comprare mobili nuovi e moderni, cambiare i sanitari, il divano… ma senza intaccare il suo spirito libero.»

«Sarà meraviglioso, e sarà come un tirocinio per me, senza strafare però. Meglio non spendere tanto e contenere i costi.»

«Oh, non preoccuparti per questo» le mormorò una cifra all’orecchio che le fece venire la tachicardia «come ti ho detto poco fa, era ricchissima!»

«Ma… ma lo sai che potresti comprarti tutto il palazzo e non intaccare minimamente il capitale? Senza contare che potrai incassare gli affitti e...»

«Zia, era una zitella furba e parsimoniosa. Zia, era la padrona del palazzo da una quarantina d’anni, lo so perché me l’ha detto in varie occasioni» le rivelò Patty.

«Zia, era un genio!» aggiunse lei battendo le mani.

Stavano ancora festeggiando quando il suo cellulare prese a squillare con insistenza.
 
«Julian? Strano, non chiama spesso quando è in ritiro» disse guardando lo schermo.

«Dai rispondi, io vado di là» fece per alzarsi, ma lei la bloccò.

«No, resta. Non mi dà fastidio e poi questa serata non ammette intrusioni. Me ne libero presto.»

Amy prese un bel respiro, mise il vivavoce con disappunto dell’amica e rispose.

«Pronto?»

«Pronto, Amy. Sono io.»

«Sì, lo so, ho visto la tua foto sul display. Come mai questa chiamata? Devo preoccuparmi? Lo sai che non ho potuto unirmi alle manager causa tesina in corso e che quindi sarei stata un pochino presa. Senti nostalgia di me?»

Amy stava studiando per diventare una arredatrice d’interni ed era quasi giunta al termine del percorso di studi.
 
«Sì, cara, mi ricordo benissimo che devi studiare e lo sai che senza di te mi sento perso. Ma non è per questo che chiamo» lo sentì sospirare e poi continuò «Dio, qui è successo un mezzo disastro oggi.»

Le ragazze drizzarono le antenne. Sapevano entrambe cosa stesse per dire il calciatore.

«Parla, amore, ti ascolto. Sono curiosa. Sei così allarmato perché, forse, si è azzoppata mezza Nazionale?»

La battuta fece ridacchiare Patty e sentì Julian zittirsi improvvisamente.

«Amy, chi c’è lì con te?»

Lei fece segno all’amica di zittirsi e quella si cucì un’immaginaria cerniera sulla bocca, sorridendole con gli occhi.
 
 
 


Amy non era sola. Ne era sicuro. Aveva sentito qualcuno ridere vicino a lei. Quella voce sembrava femminile e… e cavoli, dove l’aveva già sentita?

 
«Sì, sono con una mia amica di università che mi sta aiutando a studiare per la tesi di laurea. Sai che ho il colloquio tra un paio di settimane scarse, vero?»

Stava dicendo la verità? E in fondo poi che motivo aveva per mentirgli?
 
«Certo e vedrò di esserci, impegni con la Nazionale permettendo. Nel caso non riuscissi, sentiti obbligata a passare di qua. Potrei congratularmi con te in altri modi e non solo a voce.»

E di nuovo quella voce ridacchiò. Sentì Amy sussurrare un “Smettila”, pur con tono non troppo convinto e divertito.
 
«Ma sei in vivavoce?» chiese, improvvisamente allarmato e… imbarazzato.

«No, figurati. Allora, dimmi questa cosa disastrosa che è successa, così torniamo a studiare e… eh?» la sentì interrompersi e rispondere alla misteriosa amica «E tu hai fatto il budino al cioccolato e me lo dici solo adesso? Ma quando l’hai fatto? Stamattina presto? Certo che lo voglio, ho già le papille gustative in fibrillazione, e se non lo mangio entro i prossimi dieci minuti potrei non rispondere di me stessa, quindi, occhio» poi tornò a lui «scusa, scusa, Julian. Dimmi tutto.»

Ma con chi diamine stava parlando al telefono? Con una copia della sua fidanzata o era proprio lei?
 
«Se è un brutto momento, riattacco» propose.

«Ma che scherzi? No, caro, non ti sento da giorni e ora non mi scappi così. Smettila di farti desiderare e fammi capire bene cosa ti agita tanto.»

E fu così che lui le raccontò per filo e per segno quello che era successo tra Patty e Holly. Amy sentì tutto quasi senza fiatare, se si volevano prendere i vari “Che cosa?” “Ma scherzi, vero?” “Finalmente!” “Fantastica!” “Ben gli sta.” come commenti.
Vide Holly avvicinarsi a lui con fare pensieroso e si affrettò a chiudere la comunicazione, sicuramente era venuto a dirgli che il mister voleva vederli in ufficio essendo loro, rispettivamente, capitano e vice-allenatore, oltre che giocatore.

 
«Telefonatina romantica?» esordì quello.

«Sinceramente non lo so, Holly. Ma non credo che ti cruccerò anche con i miei problemi, ne hai di più grossi tu.»

«Io? Proprio no. Se ti riferisci a quello che è successo oggi, mi spiace, ma hai preso un abbaglio.»

«Tu dici? A me è sembrato che Patty, verso di te, abbia usato degli artigli ben più affilati di quelli che Mark solitamente usa in campo. Ammettilo, quel bacio sarà stato anche improvviso, ma ti è piaciuto molto e il fatto che lei l’abbia ridicolizzato… ahia, fa male, vero?»

«Sì, malissimo, dannazione» ammise quello, tirando un calcio a un sasso lì vicino che partì a razzo verso una meta ignota.

Julian rincarò la dose, voleva vedere fino a dove riusciva ad arrivare.
 
«E poi vogliamo parlare di quando ha annunciato le sue dimissioni e della faccia che hai fatto? O… o che so, della telefonata ricevuta? L’hai praticamente sottoposta a un terzo grado davanti a tutti. Sembravi un moderno Otello, lasciatelo dire.»

«Mi odia. Che posso farci? Niente. E poi tra un paio di giorni non la rivedrò per un bel po’ di tempo, se non per sempre, quindi… che senso ha cercare di chiarire con lei? Sta con un altro se non l’hai capito, quella telefonata è stata chiara, no? Inoltre, mi ha ridicolizzato di fronte alla tipa con cui avevo appuntamento stasera. Ci è andata giù talmente pesante che non mi stupirei se, da oggi, girasse la voce che sono un maniaco pervertito. Ci vediamo domani a colazione, per stasera niente riunione extra.»

Julian scoppiò a ridere, era impossibile anche solo pensare a lui in quei termini. Guardò l’amico andarsene con la testa china, riflessivo e cupo. Poteva dire quello che voleva, ma il suo atteggiamento urlava il contrario e, per dirla tutta, urlava il suo amore per Patty e il suo dolore per averla persa, ancora prima di dirglielo.
Holly lo preoccupava, ma ora era Amy a essere al centro dei suoi pensieri. Era stata strana al telefono, molto strana. Non gli aveva mai parlato di questa amica universitaria. Da dove era spuntata fuori? Sembrava molto in confidenza con lei, quindi non era una conoscenza recente. E poi l’aveva quasi liquidato al telefono. Perché? Cosa nascondeva?
Ormai il tarlo si era insidiato in lui e non avrebbe mollato fino a che non avesse scoperto la verità.
 
 


 
«Certo che come bugiarda sei pessima, Amy. Sono certa che ora Julian si starà facendo un sacco di domande sul tuo conto e quindi stai in guardia, intese?»

«Tu… tu dici che non ha creduto all’amica universitaria?» le rispose lei, tutta preoccupata, mentre attaccava a mangiare il tanto sospirato budino.

«Proprio no. Ma sta tranquilla, non è grave. Se le cose dovessero volgere a tuo sfavore… parlagli pure di me. Tanto al vostro matrimonio l’avrebbe scoperto di sicuro, visto che io sarò la prima damigella d’onore!»

«Cosa, cosa? Ehi, come corri. Quale matrimonio. Quello non ci pensa nemmeno a chiedermelo e, per quanto io lo desideri, so che non accadrà tanto presto. Almeno fino a che non si sarà laureato in chirurgia. E se poi volesse aspettare di terminare la specializzazione? Sono altri anni che si aggiungono ai due che gli mancano e… oh, povera me, morirò come tua zia!»

«Ricca? Stra ricca? Schifosamente ricca?» rispose lei, ridendo.

Vide Amy indirizzarle un’occhiataccia, ma poi addolcì lo sguardo e scoppiò a ridere di gusto.

«Già, proprio così» le rispose cercando di ricomporsi.

«Be’, vedila in questo modo, saremo coinquiline a vita e non ci faremo mancare nulla. Divertimenti, uomini bellissimi, viaggi…»

«Uomini… wow… hai usato il plurale. Quanto ne vorresti?» s’informò.

«Tutti quelli che mi colpiranno. Non perché uno di loro non mi ha mai voluta, io debba chiudere bottega prima ancora di averla aperta. In fondo lui lo fa già, no? Sembrano fatte tutte con lo stampino, le troiette con cui esce, ma il punto è che se ne frega e lo fa. Le cambia tanto velocemente quanto il rotolo di carta igienica nella casa di uno con la dissenteria. Mi sono spiegata?»

«Perfettamente. Ti fa male questa cosa, vero?»

Lei ci rifletté un po’ su. Faceva male? Forse all’inizio, ma ora… era irritante vederlo fare complimenti alle altre ragazze, e strappare loro un appuntamento. Quello che lei, con lui, non avrebbe avuto mai. Era irritante anche beccarlo in giro per Nankatzu con loro, magari mentre lei in tuta usciva dal supermercato.
Be’, lei sperava solo di essere riuscita a rovinargli la reputazione.
Saeko sembrava sinceramente sconvolta dalle sue parole e, quando le aveva sussurrato di mettere in guardia altre potenziali conquiste, l’aveva rassicurata che l’avrebbe fatto con enorme piacere. Certo, le aveva anche chiesto come mai a lei andasse bene così – ovvero che la baciasse ogni tanto nel magazzino e si approfittasse di lei – ma Patty aveva riso e le aveva detto che in realtà era lei a usare lui, ma che il cervello di Holly era talmente annebbiato dagli ormoni a palla, che non se ne accorgeva neanche. Quella sì, che era stata una mossa da maestro.
Magari fosse stato vero e invece…
Ora Holly avrebbe avuto la lezione che si meritava e non avrebbe mai più abbindolato nessuna ragazza. Saeko era un influencer, aveva scoperto parlandoci insieme, e Patty a stento aveva contenuto la gioia provata nel scoprirlo. Ora sì che poteva finalmente lasciarlo andare e guardarsi attorno. Il suo cuore ne avrebbe sofferto un pochino, ma era un piccolo prezzo da pagare per voltare pagina. E, la sua nuova vita, iniziava di lì a tre giorni, a Tokyo.

 
«Il passato è passato e deve rimanere tale, Amy. Ora voglio vivere il presente. Senza di lui.»
 
   
 
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