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Autore: Valerie    13/09/2020    2 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Buio come la notte



-Se solo avessi potuto vedere la sua faccia- continuava a ripeterle Eric riferendosi al povero Cedric.

Si trovavano all’ombra di un albero dalle piccole verdi foglie stropicciate ancora dal sonno invernale.

-Sembrava stesse per farmi la confessione più grave di tutte le ere del mondo- il ragazzo non poteva fare a meno di continuare a ridere tenendosi la pancia.

-Ti sembra una cosa su cui scherzare così? - lo ammonì Susan guardandolo biecamente, ma contenendo a stento un sorriso, posizionandosi meglio sul suo mantello steso a mo’ di telo sulla tenera erba primaverile.

-Oh, sì che lo è! – rispose fermamente suo fratello, riprendendo fiato a fatica e poggiandosi con la schiena al tronco dell’albero.

-Era davvero preoccupato per la reazione che avresti potuto avere- provò a spiegargli lei.

-Ced si preoccupa di molte cose- le disse Eric provando a tornare serio -È un amico onesto e leale e non mi aspettavo da lui un comportamento diverso da questo- continuò guardandola in viso -A te piace, io mi fido di lui. Credo questo basti- concluse poi.

Susan sorrise serena -Lo hai capito subito- disse d’un tratto fissando i propri occhi in quelli verdi e limpidi di suo fratello, semi nascosti dal ciuffo di capelli scuri che si stava facendo ostinatamente crescere.

-Che ti piaceva? - le chiese in modo retorico -Beh, solo un cieco poteva non accorgersene. Quel giorno a Diagon Alley sei diventata rossa come un peperone, non riuscivi ad articolare neanche mezza parola. Ti conosco come le mie tasche sorellina cara- ammiccò nella sua direzione – Vivian mi ha fatto capire che in realtà anche Cedric stava iniziando a ricambiare l’interessa per te- aggiunse.

-Vivian? – chiese incredula sua sorella.

Erano poche le volte in cui Susan e la fidanzata di suo fratello si erano ritrovate a parlare da sole. Non erano propense a grandi confidenze ma, nonostante tutto, provava per lei un grande affetto e una profonda simpatia.

-Sì, un giorno è tornata da Hogmsead, Cedric l’aveva accompagnata, e mi ha raccontato che lui ti aveva comprato un regalo per il compleanno. In quell’occasione mi disse che secondo lei sareste finiti insieme-

Susan non poté fare a meno di arrossire imbarazzata. L’idea che Eric e Vivian si fossero messi a tavolino a parlare di lei e Cedric in quel modo la fece vergognare non poco.

-Certo, è stato strano pesarlo. Confesso di essere stato anche un po’ geloso…- sospirò imbarazzato portando una mano dietro la nuca – Però non c’è un altro ragazzo con cui sarei contento tu stessi, cioè…se proprio deve esistere un fidanzato per te, allora ben venga che sia Cedric-

-Ah, quindi se fosse stato qualcun altro sarebbe stato un problema? – lo punzecchiò Susan divertita.

-Qualcun altro chi? – le chiese fintamente incuriosito – Esistono altri uomini al di fuori di me e Cedric? – colse la provocazione lui.

-Uomini? Oh, signor Sanders, forse si sta atteggiando un po’ troppo- lo sbeffeggiò lei.

-Atteggiarmi? Non troverai esemplari maschili migliori di noi! – le rispose con tutta la risolutezza di cui era capace.

Susan sorrise sincera. Era da un po’ che non le capitava di avere un momento così intimo con suo fratello. Stavano crescendo e quella singolare sintonia che li legava stava lentamente cambiando, quantomeno si stava ampliando, includendo altri affetti e modificando il loro modo di rapportarsi.

Si sentì improvvisamente nostalgica, guardò intensamente Eric e un nodo le strinse la gola.

-Va tutto bene? – le chiese il ragazzo vedendola scurirsi in volto all’improvviso.

Sue annuì appena mentre una leggera folata di vento le spettinava i capelli ondulati.

-Vuoi venire qui? – aggiunse Eric indicandole lo spazio fra le sue braccia, proprio come tante altre volte aveva fatto prima di allora.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, lanciandosi fra le braccia del fratello.

-Grazie- gli sussurrò poi.

-Di cosa? – le chiese curioso.

-Di essere il fratello meraviglioso che sei- aggiunse lei stringendoglisi ancora di più.
 


 
***
 



La scuola era finita troppo in fretta per i gusti di Susan. L’ultimo periodo era stato molto intenso, soprattutto per la grande mole di studio che aveva oppresso i poveri studenti.
Cedric, Eric e Vivian avevano affrontato i G.U.F.O., mentre Adia e Susan avevano avuto a che fare con la chiusura dell’ultimo trimestre.

La piccola dei fratelli Sanders aveva avuto non poche difficoltà a concentrarsi sullo svolgimento degli ultimi compiti in classe, presa com’era dall’euforia per la sua storia con Cedric che, nonostante dovesse studiare per i suoi esami, più di una volta le aveva dato una mano con i temi di Trasfigurazione e Pozioni.

Era passato un altro anno e Sue si sentiva piena e felice.

Villa Sanders l’aveva accolta con i colori e i profumi tipici dell’estate campagnola inglese. Dalla sommità della collina su cui era posta, la ragazza poteva ammirare gli sterminati campi di grano pronti per il raccolto. Il caldo colore dorato delle spighe rifletteva i raggi del sole dei primi di luglio e le cicale cantavano nascoste fra le siepi.

-Bambina mia, tuo padre ti cercava- la voce della sua vecchia governante le giunse alle orecchie facendola voltare appena. Susan si staccò quel tanto che bastava dal muretto su cui era poggiata per riuscire a vedere Leah mentre faceva levitare una cesta di bucato appena lavato.

-Vuoi che ti dia una mano? – le chiese istintivamente.

-Oh, no piccola, non ce n’è bisogno- le disse con aria bonaria la donna -Piuttosto, vai a sentire cos’ha da dirti tuo padre. Sembrava molto impaziente-

A quell’affermazione la curiosità di Sue tintinnò come un campanello portandola a muovere velocemente i passi verso casa.

Trovò suo padre seduto alla scrivania del suo studio, al secondo piano. Notò con rammarico che le tende erano tirate davanti alle finestre, impedendo al sole di penetrare completamente ed illuminare la stanza.

Ben consapevole, e altrettanto noncurante, della reazione che avrebbe potuto suscitare in lui, Susan esordì dicendo -La mamma aprirebbe le tende sbuffando se ti vedesse in questo momento-

Il signor Lionel si irrigidì vistosamente, pur mantenendo lo sguardo fisso sui fogli a cui sembrava voler continuare a dedicare tutta la sua attenzione.

-Mi hai mandata a chiamare? – continuò lei, non ricevendo alcuna risposta.

-Sì…- sospirò l’uomo sfilandosi gli occhiali che usava per leggere e posandoli sulla pila di fogli che aveva davanti -…
questa sera abbiamo ospiti a cena-

-Hai un incontro con i tuoi colleghi? – gli chiese vistosamente delusa lei.

Non era la prima volta che un folto gruppo di medici si ritrovasse a casa loro per noiosi convegni mascherati da cene galanti.

-Sì, saranno qui alcuni medici con le loro rispettive consorti. Ti chiedo di indossare degli abiti adeguati all’occasione, tesoro-

Susan fece spallucce -Come desideri, papà- disse amareggiata.

Aveva sperato in una qualche nuova decisamente più interessante, ma dovette ricredersi molto in fretta.

Il signor Sanders si alzò dalla sedia imbottita e rivestita di velluto blu su cui era seduto, per raggiungere sua figlia.
-Sappi che so già come farmi perdonare- le disse prendendole le spalle.

-Ti perdonerò solo se si dovesse trattare di una sorpresa che va oltre ogni mia previsione- rispose Sue alzando il naso con fare stizzoso.

-Credo di poter rispettare le tue aspettative- fece di rimando l’uomo infilando la mano destra nella tasca interna della sua giacca e tirando fuori quelli che avevano tutta l’aria di essere dei biglietti d’ingresso per qualche evento.

-Ho acquistato i biglietti per la finale della Coppa del Mondo di Quidditch. Possono bastare? – le disse porgendole i talloncini in questione -Ovviamente, tu ed Eric siete liberi di invitare chi vorrete- aggiunse infine.
 



 
***



 
 
Nell’arco di mezz’ora, Susan aveva scritto e spedito ben tre lettere. Una ad Adia, una a Cedric ed una a suo fratello, che in quel momento si trovava a Cardiff da Vivian. A tutti aveva scritto più o meno la stessa cosa, invitandoli al grande evento che si sarebbe tenuto a Londra di lì a qualche settimana.

La notizia l’aveva messa così di buon umore che prepararsi per la cena con i colleghi di suo padre non le sembrava più così terribile.

Certo, la mancanza di Eric si faceva sentire. Da sola sarebbe stato più difficile sopravvivere al tedio delle conversazioni piene di termini tecnici e professionali in cui si immergevano quei tipi rigidi e distaccati.

Solo uno di loro suscitava in Sue una spiccata simpatia, il dottor Cooper, un uomo sulla cinquantina inoltrata, amante della compagnia, della musica e del buon vino.

A quanto pareva, gli aveva appena raccontato Leah, il signor Cooper si era sposato solo qualche mese prima con una donna che aveva avuto ben sette mariti, tutti morti in circostanze misteriose. Dal secondo di questi sette mariti, la donna aveva avuto un figlio, Blaise.

Blaise Zabini. Susan si ricordava di lui, un ragazzo del terzo anno, giocatore della squadra di Quidditch di Serpeverde.
Ricordava di averlo visto spesso in compagnia di uno dei ragazzi più famosi fra i Serpeverde, Draco Malfoy.

Si chiese se anche Zabini fosse uno di quelli fissati con la storia dei Purosangue, mentre scendeva la scalinata che portava nell’ampio salone della villa, appositamente allestito per la cena.

Per l’occasione aveva deciso di indossare un abito lungo, di un verde scuro ed elegante, così come suo padre le aveva chiesto.

In realtà amava indossare abiti di quel genere. Crescendo si stava riscoprendo desiderosa di rimirarsi negli specchi, sempre un po’ insicura del proprio corpo e della propria bellezza.

Leah l’aveva aiutata a raccogliere i suoi boccoli in uno chignon morbido, permettendo a qualche ciocca di cadere liberamente sulle spalle scoperte.

Nel varcare la soglia del salone, Susan poté scorgere diverse figure, molte di quelle le erano note. Il dottor Williams e la sua vecchia moglie chiacchieravano amabilmente con il dottor Martin, responsabile del Reparto Ferite da Creature
Magiche.

-Sì, sono stato chiamato a presenziare ad un’operazione molto complicata in Giappone. Il soggetto in questione aveva subito una profonda ferita da un Kappa…- sentì dire la ragazza al primario del reparto. Il dottor Martin era rinomato per la sua elevata autostima e pressocché inesistente umiltà.

Poco più in là fece un cenno di saluto con il capo ad altri due medici, fino ad avvistare suo padre in fondo alla sala.

Davanti a lui il famoso, e già alquanto arrossato, dottor Cooper teneva in mano quello che Sue capì essere già il terzo o quarto calice di vino.

Accanto al collega di suo padre vi era una donna alta e slanciata. Il colore scuro della sua pelle assorbiva la calda luce delle candele. Indossava un vestito di raso blu che le fasciava i fianchi e la vita stretta, mettendo in risalto le curve sinuose del suo corpo.

I capelli color ebano erano raccolti in un’acconciatura complessa e intrecciata. Al collo indossava una collana di quelli che avevano tutta l’aria di essere diamanti, in perfetta pendant con i grandi orecchini posati sui lobi delle sue orecchie.

Susan rimase completamente affascinata dalla femminilità e dall’eleganza che quella donna ostentava semplicemente sorseggiando lo champagne nella flûte che teneva fra le dita.

-Oh, ecco mia figlia- suo padre la riportò alla realtà attirando la sua attenzione -Susan, vieni, ti presento la signora Cooper-

-È tua figlia Lionel? – chiese il dottor Cooper incredulo -È cresciuta moltissimo, è diventata una bellissima signorina! – esclamò con un’eccedenza di entusiasmo direttamente proporzionale al volume di alcol che aveva ingerito.

-Questi figli crescono come funghi e non ce ne accorgiamo neanche- disse il signor Sanders avvolgendo le spalle di Susan con il suo braccio.

-Signor Cooper- salutò lei l’uomo chinando leggermente il capo -Signora Cooper, è un piacere conoscerla- continuò poi verso la donna avvenente.

-Il piacere è tutto mio, mia cara- rispose l’altra, aprendole un sorriso contenuto ma apparentemente gentile.

-Susan, conosci Blaise? – le chiese d’un tratto il collega di suo padre voltandosi a cercare qualcuno.
Sue ne seguì lo sguardo, fino a scorgere, poco più in là, un ragazzo intento ad osservare alcuni quadri appesi alle pareti.

-In realtà non abbiamo mai avuto l’opportunità di presentarci- rispose semplicemente la ragazza.

-Blaise, figliolo- lo richiamò il dottor Cooper -Ti presento Susan Sanders, la figlia del mio carissimo collega-

Il ragazzo li raggiunse in pochi passi. Sue notò che fosse molto più alto di quanto avesse mai fatto caso. Indossava un completo nero dalle rifiniture damascate, con al collo un papillon bordeaux, annodato al colletto della camicia bianca.

-Enchanté mademoiselle- esordì allungando la propria mano, invitando Susan a fare altrettanto.

La ragazza rimase per un attimo frastornata da tutta quella classe ed eleganza. Solo dopo qualche secondo capì di essere rimasta in un imbarazzante ed immobile silenzio.

Allungò anche lei la mano che il ragazzo prese delicatamente fra le dita. Portandola alle labbra ne sfiorò delicatamente il dorso.

-Susan, che ne pensi di intrattenere il nostro giovane ospite- le disse suo padre, interrompendo il momento.

-Io…certo…- rispose in modo un po’ confuso lei.

-Fargli vedere la biblioteca mi sembra un’ottima idea- aggiunse il signor Sander -Il dottor Cooper mi raccontava che Blaise è un grande lettore-

-Oh, il signor Cooper è solo generoso di complimenti- controbatté sorridendo il ragazzo -Amo dilettarmi nella lettura nel tempo libero- aggiunse con quella che aveva tutta l’aria di essere modestia, ma che per Susan non stonava affatto.

-Posso contare sulla tua affabilità, tesoro? – le chiese ancora suo padre.

-Certo papà- rispose più prontamente quella volta Susan.

-Bene, vi farò venire a chiamare non appena ci staremo per mettere seduti- concluse l’uomo.
 
 
 
 
blaise
 
 



Spazio dell'autrice
 

Ed eccoci con quest’ultimo aggiornamento!
Innanzitutto, mi scuso per la brevità, ma mi serviva un capitolo di transizione come questo.
E quindi…abbiamo l’ingresso di un personaggio “nuovo” – e con nuovo intendo che non ha ancora mai fatto capolino all’interno della storyline di Seven Years-
Trovo Blaise molto affascinante, da sempre, e documentandomi su di lui ho scoperto dell’avvenenza di sua madre, questa donna molto bella che ha avuto addirittura sette mariti.
Trovo l’entrata in scena di Zabini calzante, anche perché servirà a controbilanciare l’entrata nella narrazione di un altro personaggio di cui non vi dico nulla, ma di cui, sicuramente, più di qualcuno capirà il riferimento.
Questo è tutto per il momento. Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie per leggere, come sempre, e se vi va lasciate un commento! È una cosa che mi aiuta a migliorare e a motivarmi!
Vi abbraccio tutti!
-Val-


P.S.
Ho una piccola sorpresa:
Vi presento Susan <3 


dav
   
 
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