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Autore: Emmastory    15/09/2020    4 recensioni
Muovendosi lentamente, anche ad Eltaria il tempo ha continuato a scorrere, dettando legge nella selva, al villaggio e nelle vite dei suoi abitanti. Il freddo inverno ha fatto visita a sua volta, e solo pochi giorni dopo un lieto evento che cambierà le loro vite per sempre, in modi che solo il futuro potrà rivelare, la giovane fata Kaleia e Christopher, suo amato protettore, si preparano ad affrontare mano nella mano il resto della loro esistenza insieme, costellata per loro fortuna di visi amici in una comunità fiorente. Ad ogni modo, luci e ombre si impegnano in una lotta costante, mentre eventi inaspettati attendono un'occasione, sperando di poter dar vita, voce e volto al vero e proprio rovescio di una sempre aurea medaglia. Si può riscrivere il proprio destino? Cosa accadrà? Addentratevi di nuovo nella foresta, camminate assieme ai protagonisti e seguiteli in un nuovo viaggio fatto di novità, cambiamenti, e coraggiose scelte.
(Seguito di: Luce e ombra: Il Giardino segreto di Eltaria
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-IV-mod
 
 
Capitolo XIV 
 
L’amore alla maniera di entrambi i mondi  
 
Tranquillamente seduta in salotto, guardavo fuori dalla finestra, e quasi lo vedevo. Appena fuori spirava un vento che per una volta non era opera di mia sorella, e con in mano l’ennesima tazza di una tisana preparatami da Christopher, sorridevo debolmente. Dopo tanta agitazione, al bosco e in famiglia le cose stavano riprendendo il loro ordine naturale, se così poteva essere chiamato, e silenziosa come al solito, anche Willow osservava. Al contrario di me, comoda sulla poltrona accanto al divano, e muta come i pesci su cui, ne ero sicura, teneva gli occhi durante le sue ormai famose gite fuori porta, e probabilmente al fiume o alla grotta delle ninfe. Divertita da quel pensiero, ridacchiai appena, poi scossi la testa come per scacciarlo. “Tesoro?” udii poco dopo, una voce alle mie spalle che riconobbi subito. “Chris, dimmi.” Risposi, voltandomi a guardarlo. “Che ne dici, usciamo?” improvvisa e inaspettata, la sua proposta mi colse alla sprovvista, e senza volerlo, avvampai. “C-Cosa?” balbettai poco dopo, confusa e con il cuore a battermi impazzito nel petto. “Dai, Kia, non prendermi in giro, mi hai sentito. Usciamo?” ripetè, calmo e paziente anche mentre mi prendeva in giro. Tutt’altro che offesa, risi con lui, e dopo qualche secondo d’incertezza, mi decisi. “Certo, fammi prendere...” provai a dire, completando poi quella frase a gesti e indicando Cosmo, al momento sdraiato nella sua cuccia. “No, lascia stare il cane, andremo noi due, magari con i bambini, ti va?” replicò lui a quella vista, contrariamente a me già deciso sul da farsi. “Certo, Chris, e anche subito.” Concessi, felice alla sola idea. Ancora a casa con noi, Sky avrebbe potuto prendersi cura di loro, certo, ma ormai era accaduto tante, forse troppe volte di seguito, ed ero sicura che se gliel’avessi chiesto ancora si sarebbe rifiutata, o scherzando, chiesto di essere pagata. Sapevo bene che non l’avrebbe mai fatto, e pensandoci sorridevo, ma c’era da dire che mia sorella era a momenti uguale al vento che controllava, ovvero imprevedibile. Ricordavo ancora un giorno in cui, da piccole, avevo accidentalmente fatto appassire una delle piante di nostra madre usando troppo sole e troppa magia, e volendo proteggermi si era presa la colpa, salvo poi provare a comprare il mio silenzio con alcune delle mie caramelle gommose. Strano ma vero, un comportamento simile a quello dei bulli che per fortuna studiando con le anziane non avevamo mai incontrato, ma che allo stesso tempo, complice forse la giovane età, non mi ero sentita di condannare. Difatti, e prima che avessi potuto accettare, aveva cambiato idea, e non più decisa a togliermi le mie caramelle, era stata ben felice di cancellare quel patto. “Puoi tenerle, scherzavo. E poi Eliza non incolperebbe mai te.” Aveva detto quel giorno, a nove anni, poco prima di rincasare per seguire i cartoni animati. Contenta e grata di quel gesto, avevo sorriso, e rimasta fuori assieme a nostra madre per tentare di riparare a quel danno con le mie forze di pixie, l’avevo pregata di non punire neanche lei. Grazie al cielo aveva accettato, e a quel ricordo, sentii gli occhi bruciare e una lacrima minacciare di rotolarmi lievemente lungo la guancia. “Va tutto bene?” chiese allora Christopher, preoccupato. “Sì, sì, scusa, stavo... ricordando.” Fui svelta a rispondere, non volendo destare sospetti. “Era almeno una cosa bella?” tentò, sorridendo debolmente. Nel farlo, mi cinse un braccio attorno alle spalle, e lasciandolo fare, annuii. “Bene. Meglio così, non credi? Su, ora andiamo.” Disse poco dopo, allargando quel sorriso e incalzandomi leggermente. “Già, ma Chris, aspetta.” Lo pregai, sincera e decisa a parlargli. “Sì? Cosa c’è?” concesse allora lui, buono e paziente come al solito. “Niente, amore. Solo... hai detto che oggi è una giornata speciale per voi umani, o sbaglio?” provai a chiedere, ora più calma e sempre curiosa riguardo al suo mondo. “Non sbagli, infatti è per questo che volevo portarti fuori. Oggi è una giornata tutta dedicata all’amore, e a dirla tutta ha anche un nome, sai?” tranquillo e gentile, anche allora mi rispose con la sua solita calma, e sorridendo, cercai inconsciamente la sua mano. Un gesto automatico e forgiato dal tempo, nonché dal legame che condividevo con lui. “No, quale?” azzardai, più curiosa di prima. “San Valentino.” Disse soltanto, per poi guardarmi e ridursi al silenzio. “San chi?” all’improvviso, una voce ci distrasse. Alta, ma non per questo irritante, proveniva dal corridoio, o meglio, dalla camera degli ospiti. “Sky! Ci stavi spiando?” quasi urlai, indignata. Non che Chris stessimo discutendo di chissà quali affari importanti, ovvio, ma nonostante tutto, scoprire che era lì da chissà quanto tempo mi straniva, arrivando anche ad irritarmi. “No, piantina. È solo ora di colazione!” rispose lei, alzando ancora la voce per farsi sentire oltre la porta della stanza. Sospirando, mi imposi di mantenere la calma, e poco più tardi, eccola. Nel mezzo del corridoio, diretta verso di noi e verso il salotto, con le pantofole e i capelli argentati in disordine. “Buongiorno, e scusate, ragazzi.” Bofonchiò, sbadigliando sonoramente. “Buongiorno a te, figlia dell’aria. Noi due stavamo uscendo, pensi di farcela qui da sola?” le dissi, accennando a un lieve sorriso e sfiorandole una spalla mentre parlavo, prendendomi fintamente gioco di lei. “Sì, o almeno credo. Quanto sarà difficile leggere un libro di cucina?” osservò lei, con la voce e la lingua ancora impastate dal sonno. “Solo per far colazione? Sei seria?” scherzò Christopher, non riuscendo a trattenersi e quasi scoppiando a riderle in faccia. “E se anche lo fossi? Non so ancora cucinare così bene, ma dovrò pur imparare, non credi, protettore?” lo rimbeccò lei, nervosa e agitata. “Chris, ha ragione, e poi non sarà sola. Con lei ci sarà Midnight.” Intervenni a quel punto, non riuscendo a non difenderla. Nessuno le stava davvero facendo del male, Christopher voleva solo scherzare, e lo capivo, ma era pur sempre mia sorella, e a volte l’istinto fraterno prevaleva su quello materno. “E anche Cosmo. Sbaglio, bello?” non potei non aggiungere, comprendendola ma volendo comunque divertirmi. Felice di essere chiamato in causa, il diretto interessato drizzò le orecchie, poi abbaiò una volta sola. “Grazie, Kia. Ora sul serio, andate, non volevo rallentarvi.” Disse allora lei, cogliendomi di sorpresa. Fra noi due, anche a causa del nostro passato, lei era sempre stata quella più seria e meno incline agli scherzi, e memore di ciò avevo smorzato quell’atmosfera per lei tanto irritante, e come d’incanto, ecco che mi ringraziava, dimostrandosi, come d’altronde faceva sin da piccola, matura oltre che decisa. Annuendo, Chris ed io non la disturbammo oltre lasciandola ai suoi esperimenti culinari, e raggiunta insieme la camera da letto, ci preparammo a svegliare i piccoli. “Darius, Delia!” chiamai, con voce dolce e flebile. “Avanti, è ora di svegliarsi, tesori miei.” aggiunsi poco dopo, sporgendomi per guardare dentro le loro lanterne. Lenta, sfiorai con dita delicate le catenine d’oro che come al solito le tenevano ben chiuse, e come ogni volta, lentamente, queste si aprirono. Abituata ai miei doveri di madre, tornai in cucina per preparare i loro biberon di latte caldo, e a lavoro finito, tornai da loro. Scambiandomi con Christopher un’occhiata d’intesa, gliene passai uno, e ancora una volta, ci dividemmo quel compito. Volendo variare, lasciai che lui si occupasse di dar da mangiare a Delia, mentre io facevo lo stesso con il fratellino. Felici, i nostri piccoli non si fecero attendere, e malgrado si trattasse di poche gocce di latte, una quantità che aumentavamo man mano che crescevano sotto consiglio di Amelie e delle altre ninfe, specie ora che mancava così poco alla loro trasformazione, si agitarono subito nei loro piccoli nidi, che presto non sarebbero più bastati a contenerli. Silenziosa, non lo dicevo, o ne parlavo solo con Christopher, ma ormai non aspettavo altro. Sognavo il momento in cui li avrei davvero tenuti fra le braccia, in cui gli avrei mostrato la stanzetta già pronta e tutti i loro giochi, ma soprattutto, perché ero già pronta, non vedevo l’ora di vederli crescere. Ad ogni modo, era ancora mattina, gli scherzi di Sky ci avevano fatto perdere tempo, ma a giudicare dallo sguardo del mio Chris, accompagnato da un sorriso mentre afferrava entrambe le lanterne, ormai deciso a portare i piccoli con noi, non era tardi, e potevamo ancora salvare il nostro giorno insieme, o come mi aveva spiegato, il primo che passavamo insieme. Confusa, mi chiedevo perché non me ne avesse parlato prima dato che ormai stavamo insieme da circa tre anni, ma quando capitava, finivo per giustificarlo. Come protettore, teneva al mio benessere prima di tutto, e che senso avrebbe avuto spiegarmelo prima, se poi tediati da spiriti e difficoltà non avremmo potuto goderne appieno. Era così che scacciavo quel pensiero, e che ora, molto più calma, mi concentravo sul nostro avvenire. Ancora in pigiama, mi concessi il tempo necessario a fare una doccia e cambiarmi d’abito, e poi, finalmente pronta e con indosso il mio vestito bianco a fiori, mi sedetti sul divano, ingannando il tempo con un libro mentre anche Chris si preparava. Fu questione di una decina di minuti, e poi eccolo. Indossava una semplice maglietta e un paio di jeans, ed elegante o meno, per me era bellissimo. “Allora, andiamo?” chiese, cercando la mia mano con quella libera. Mantenendo il silenzio, mi limitai a sorridere e annuire, e finalmente, la porta di casa si aprì. Insieme, mano nella mano, ci incamminammo fra l’erba fino alla piazza principale, dove, sorpresa ma contenta, fui ben felice di scoprire che per l’occasione, tutta Eltaria sembrava aver messo in piedi un nuovo festival. Non certo Notteterna, e di sicuro lungo solo un giorno e non cinque, ma quelli erano dettagli, e per ora non importava. Così, con in mano la lanterna che custodiva mio figlio, e l’altra al sicuro in quella del mio amato, gli camminavo accanto, e guardandomi intorno, non riuscivo a smettere di sorridere. Lo amavo, lo amavo tantissimo, e in quel momento, l’intera comunità sembrava riflettere il nostro amore. Così passava il tempo, e più camminavo, più mi meravigliavo. Le bancarelle del festival estivo erano state rimesse in piedi, e se sui palloncini venduti ai bambini dall’elfo Duilin avevano tutti dei motivi a cuori disegnati sopra, e i pupazzi in premio a quella di Roderick lo gnomo sembravano stringere dei cuori o impugnare arco e frecce di Cupido, un dettaglio che trovavo adorabile, anche il fratello Boris cucinava torte alla fragola usando dei cuoricini di pasta di zucchero come decorazione, e facendo talvolta lo stesso anche con dei golosi pasticcini. Felicissima, sentii il cuore battere forte, e quando ci sedemmo a una panchina, non certo stanchi ma solo pronti ad avere un momento d’intimità, Chris ed io non ci lasciammo le mani, e anzi, ci baciammo, concentrando in quel contatto tutta la passione che ci univa. Attorno a noi, quell’idillio continuava, e non appena ci staccammo, ovviamente bisognosi di respiro, notai che perfino alcuni animali sembravano imitarci. Due scoiattoli dividevano una ghianda, una coppia d’uccelli faceva lo stesso con un rametto per costruire un nido, e ultimi, ma mai per importanza, due gatti camminavano vicini, facendo le fusa e tenendo le code intrecciate. Aguzzando la vista, riconobbi Willow, ma non la distrassi, lasciandole trascorrere del tempo con quello che riconobbi come suo compagno. Notandomi, lei parve strizzarmi l’occhio, e divertita, ricambiai. Troppo comoda per alzarmi da quella panchina, ma non abbastanza da non riuscire a cambiare idea, mi accoccolai al mio Christopher, e poco prima di chiudere gli occhi e ascoltare, in silenzio, il battito del suo cuore, finalmente notai altri visi conosciuti. Leara, sua sorella accompagnata dal misterioso ma gentile Danny, Aster, dolcemente stretta al suo amatissimo Carlos, perfino Sky, probabilmente uscita di casa dopo di noi e in compagnia del caro Noah, e sorprendentemente anche Marisa, che camminava invece assieme a un ragazzo che mai avevo visto. Poco più alto di lei, e anche lui mago almeno a giudicare dall’abbigliamento, o se proprio dovevo essere sincera, dal giovane Pyrados che se ne stava tranquillamente appollaiato sulla sua spalla, e che con il suo respiro infuocato ora scaldava una tazza di cioccolata che i due, strano ma vero, riuscivano a dividere bevendo da due cannucce. Contenta per lei, sorrisi debolmente, e poi, intrappolata nella mia personale bolla di calma e romanticismo, non prestai più attenzione a nulla, se non alla quasi totale assenza di differenze nella celebrazione dell’amore fra il nostro mondo, popolato da fate, elfi, gnomi e altre creature magiche, e l’altro, quello che apparteneva a Chris, Noah, e al resto degli umani, scoprendolo con gioia simile e ugualmente veritiero e profondo alla maniera di entrambi. 




Buongiorno, lettori miei! Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo, ma dopo l'ultimo ero parecchio indecisa, e in più mi è servito del tempo per organizzare il resto delle idee. Spero di non bloccarmi più per così tanto, e che le vicende del capitolo di oggi vi siano piaciute. Grazie a tutti del supporto, e a presto, con il prossimo,


Emmastory :)
   
 
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