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Autore: Keeper of Memories    25/09/2020    9 recensioni
"Entrambi si trovano lì, in una sala antica, dove il tempo si è fatto beffe delle elaborate decorazioni murarie e delle statue solenni, rovinando e sgretolando ogni cosa.
Sono fianco a fianco, le spade laser sguainate mentre osservano la luce emanare dal pozzo ai loro piedi, che quasi sembra chiamarli con la sua luce pulsante.
Dietro il pozzo, due troni in pietra.
Due troni per due persone.
Due troni per una diade.
Due troni per loro.
Per un breve istante i loro occhi si incontrarono."
Tempo fa incappai nello script iniziale di episodio IX e quasi subito decisi di trasformare quel capolavoro mai nato in una storia.
!Attenzione!
Se cercate un lieto fine per la vostra coppia preferita, passate oltre. Questa non è la fanfiction che state cercando.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kuat, Luna del pianeta Kuat
 
Gli stormtrooper fecero fuoco sul misterioso tusken, ma nemmeno un colpo dei loro blaster andò a segno. Nessuno probabilmente aveva spiegato loro che un blaster era totalmente inutile contro una spada laser, forse perché jedi e sith sembravano ormai una leggenda lontana, una storia che si racconta ai bambini prima di metterli a letto.
Tuttavia, il tusken sembrava ben consapevole delle capacità della sua arma. Con un balzo ridusse rapidamente la distanza che lo separava dai primi due soldati, che in un battito di ciglia caddero a terra, le corazze squarciate all’altezza del petto. Durante quello scatto però, la maschera del tusken cadde, rivelando il volto di una donna adulta, i capelli color nocciola raccolti dietro la testa, il viso roseo, gli occhi schietti. Ripresi dalla sorpresa, gli altri stormtrooper concentrarono di nuovo il fuoco sul nemico, invano.
Rey roteò la spada, mandando a terra i primi tre stormtrooper, sfruttando al meglio l’ampio raggio d’azione che l’arma a doppia lama le offriva. Gli ultimi due non fecero una fine migliore, spinti con la Forza contro una delle innumerevoli pile di casse non lontane da lì, sotto le quali rimasero senza dare cenni di vita.
«Cosa diavolo ci fai qui?!» gridò Finn.
«Un grazie è sufficiente» rispose lei con un mezzo sorriso.
«Non dovevi venire qui» ribadì Poe, raggiungendo Rey seguito a ruota da Rose.
«Preferivi morire?»
«Rey, è importante che tu non muoia. Noi siamo solo noi, ma tu sei l’unica che può sconfiggere…»
«Tutti voi siete importanti» lo interruppe con tono serio, mentre uno per uno guardava negli occhi i suoi amici.
«Ne parleremo dopo, dobbiamo andarcene da qui!» disse Rose. Altri stormtrooper infatti erano arrivati a dare supporto, molti altri, tutti fermi e con le armi puntate su di loro a una decina di metri di distanza. Uno di loro mosse qualche passo in avanti.
«Arrendetevi, feccia…» iniziò, ma non finì mai quella frase. Un bambino, un twi’lek dalla pelle color cobalto, si buttò su di lui, in un goffo tentativo di ostacolarne l’avanzata.
«Jedi! Jedi!» gridava sovrastando il frastuono della folla, un grido di guerra, una miccia che si accende, un segnale.
All’unisono, gli abitanti dell’insediamento si gettarono sugli stormtrooper, civili delle razze più disparate armati di pugni e di qualche attrezzo di fortuna, la fiamma della speranza accesa nei loro occhi mentre quella parola, “jedi”, si levava nell’aria, sopra il rumore dei blaster e degli ordini concitati dei comandanti.
«Rey! Dobbiamo andare!»
Rey stava fissando quel piccolo Twi’lek, quasi non si accorse delle parole di Finn. Voleva restare con loro e combattere, era stanca di restare nascosta in un pianeta sperduto a sentire la Forza che tremava, riempiendosi della disperazione di miliardi di innocenti.
Poe si avvicinò e la prese per un braccio. «Non qui. Non ora.»
Rey annuì appena. Poe aveva ragione e lo sapeva, dovevano andare o tutto sarebbe stato perduto. Con riluttanza e con il cuore pesante seguì i suoi amici all’interno del condotto.
Finn stava coprendo i suoi compagni mentre rientravano ed era ormai pronto a seguirli, quando uno stormtrooper a terra gli afferrò la caviglia con forza. D’istinto gli puntò il blaster contro, pronto a far a fuoco, ma qualcosa lo bloccò. Il casco dello stormtrooper era rotto, squarciato sulla parte frontale, rivelando gli occhi color ghiaccio di qualcuno che conosceva molto bene, qualcuno che lo aveva riconosciuto e lo stava fissando con genuino stupore.
Con uno strattone, Finn si liberò dalla presa e seguì i suoi compagni, turbato.
 
«Ci siamo quasi!» In testa al gruppo, Rose entrò nell’ascensore della manutenzione, seguita dagli altri.
«BB8, cambio di piano! Stiamo venendo da te» disse Poe al commlink, ricevendo una sequenza di bip sorpresi. «Aspetta cosa? Okay, ti veniamo a prendere.»
«Quindi?» Rose lanciò un’occhiata preoccupata a Poe.
«BB8 è su un guscio di salvataggio, diretto al punto di rendez-vous. Ci serve un’altra nave.»
Le porte dell’ascensore si aprirono su un lungo corridoio, dove delle ampie finestre a vetro permettevano di ammirare le immense navi del Primo Ordine. Gli occhi di Poe erano fissati su una in particolare.
«Non puoi essere serio» osservò Rey, non appena capì cosa l’amico stesse guardando.
«Quello è uno Star Dreadnought classe Eclipse!» sbottò Finn «Non puoi far volare-»
«Oh no, io posso far volare qualunque cosa» rispose, avvicinandosi a Rose, già intenta ad hackerare il turboascensore.
«Ci siamo» annunciò Rose dopo pochi minuti, le porte dell’ascensore aperte davanti a loro «Non farmene pentire.»
 
Le porte del turboascensore si aprirono, facendo uscire quattro ribelli scompigliati e leggermente nauseati dal viaggio. Davanti a loro, oltre un corridoio a vetri, lo Star Dreadnought occupava l’intero panorama in tutta la sua corazzata magnificenza.
«Disciassette chilometri e mezzo, cinquecentocinquanta cannoni laser, cinquecento turbolaser, settantacinque cannoni a ioni. Abbastanza spazio per seicento caccia TIE, novantacinque bombardieri e cento camminatori AT-AT, oltre ad un trasporto massimo di centocinquantamila uomini» snocciolò Finn a memoria, gli occhi puntati sulla nave.
«Poe, sei sicuro?» chiese Rey, guardando di sottecchi il ribelle.
«No. Ma se ce la facciamo sarà un bel colpo, no?»
«Su Raxus Prime abbiamo avuto maggiori probabilità di successo» osservò Rose con uno sbuffo.
«Rose, ti prego, non dirmi le probabilità. Andiamo» disse, salendo sul trasporto che portava equipaggio e addetti ai lavori all'interno dello Star Dreadnaught.
 
Un giovane ufficiale entrò a passo di marcia al centro di comando dell’anello orbitale.
«Cosa sta succedendo là sotto?» chiese l’Ammiraglio Vonn, non appena gli fu sufficientemente vicino.
«Signore!» rispose questo, mettendosi sull’attenti «L’ultimo jedi è con loro, signore!»
A quelle parole, l’Ammiraglio Vonn sbiancò, ogni briciolo di sicurezza sparito assieme al colorito sul suo volto.
«Allertate immediatamente i Cavalieri di Ren. Subito!» sbottò, faticando a mantenere il suo solito contegno davanti al suo sottoposto, che uscì immediatamente con aria trafelata.
Vonn prese a camminare avanti e indietro, pensieroso. Chiamare i Cavalieri di Ren era un rischio, ma non poteva fare altrimenti, un jedi non poteva essere eliminato da semplici troopers. D’altro canto, se l’ultimo jedi fosse fuggito e Cavalieri di Ren fossero stati presenti…
Si fermò davanti alla finestra del centro di comando, da cui poteva ammirare buona parte parco navale in costruzione della Kuat Drive Yards. Era solo un minuscolo ingranaggio, realizzò, un ingranaggio di quella grande macchina che era il Primo Ordine, così minuscolo da poter essere facilmente sostituito alla prima incrinatura. Un ingranaggio che stava invecchiando, così come testimoniavano i capelli grigi e il volto scavato della persona che gli restituiva quello sguardo gelido nel riflesso del vetro.
Qualcosa in quel momento attirò il suo sguardo, dei movimenti ai bordi del suo campo visivo. Fu allora che vide i ribelli e la jedi salire su un trasporto, diretti verso uno dei più recenti Star Dreadnought. In pochi secondi, le loro intenzioni gli furono chiare.
«Quante persone sono rimaste a bordo di quella nave?» chiese al tecnico più vicino.
«Solo l’equipaggio sul ponte, signore! Il resto è in congedo.»
 
Circa sessanta persone, staff tecnico principalmente, si trovavano sul ponte dello Star Dreadnought, tutti impegnati nelle operazioni di routine finché un colpo di blaster rimbombò aldilà della porta d’accesso, catturando la loro attenzione. La porta si aprì.
«Chi è il capo qui?» esordì Poe, entrando con passo sicuro.
«I-Io…» rispose un ufficiale piuttosto giovane, muovendo qualche passo incerto verso i nuovi arrivati.
«Fantastico. Sono il nuovo pilota. Dove si siede il pilota?»
L’ufficiale non ebbe modo di rispondere che una spazientita Rey s’interpose tra lui e Poe.
«Devi impostare la rotta per il Sistema Nirauan» gli disse, passandogli rapidamente una mano davanti al volto.
«Impostate la rotta per il Sistema Nirauan!» ordinò l’ufficiale a gran voce e tutti i membri dell’equipaggio, che fino a pochi attimi prima stavano fissando preoccupati i nuovi arrivati, si sedettero rapidamente alle loro postazioni.
«Come… tutti loro?» osservò Poe incredulo.
«Sono seguaci provetti del Primo Ordine, con anni di indottrinamento alle spalle. Non è stato così difficile.»
«Capisco» rispose dubbioso, decidendo di tornare a fare quello che sapeva far meglio, ai comandi della nave.
«Mmmm… I motori sono freddi» osservò Rose.
«Possiamo fare comunque il salto nell’Iperspazio se surriscaldiamo la trasmissione dei cannoni laser» propose Rey.
«Ma certo, così sverserà nel sistema di propulsione!» esclamò Poe, negli occhi la luce di chi ha sentito la notizia migliore della giornata.
«Non so cosa abbiate detto, ma avrò bisogno di istruzioni molto precise» disse Finn, sedendosi ad una console.
«Okay, gli scudi sono alzati» annunciò Rose dalla sua postazione al navicomputer «inizio il calcolo per il salto nell’iperspazio.»
«Su, andiamo!» disse Poe, prendendo il posto del pilota.
«Non mettermi fretta! Se sbaglio qui, finiamo tutti nel nucleo di una stella!»
Motori accesi, l’Eclipse si stacco dalla banchina ma non senza graffi e striature provocati da qualunque struttura di manutenzione la nave fosse attaccata. Nonostante i cigolii preoccupanti e i cannoni laser montati sull’anello che avevano iniziato a fare fuoco, il pilota non perse la concentrazione.
«Qualcuno però dovrà spiegarmi chi è il genio che ha installato una cloche a controllo invertito» sbuffò Poe, provando i comandi.
«Poe, non abbiamo molto tempo!» disse Finn, che aveva appena steso con il calcio del blaster un tecnico tornato in sè. In quell’istante l’Eclipse fece retromarcia, scivolando all’interno dell’anello orbitale in uno schianto che fece vibrare ogni centimetro cubo della nave.
«Maledizione Poe, lo vedi quel grosso spazio nero?» sbottò Rey, indicando lo spazio davanti a loro «È là che dobbiamo andare!»
«Ci sto provando! È tutto al contrario!» rispose Poe con lo stesso tono, mentre l’Eclipse lentamente scivolava verso il pianeta.
«… io posso far volare qualunque cosa!» disse Finn, facendo il verso all’amico.
Dopo alcuni attimi di puro terrore Poe riprese il controllo sulla traiettoria della nave, riuscendo a dirigerla verso lo spazio con successo.
«Ok ci siamo» disse Poe, totalmente concentrato sui comandi «ma dov’è BB8?»







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Note finali:
Eccoci al secondo capitolo! Ho dovuto cambiare molti dialoghi e modificare delle scene che sarebbero state perfette al cinema ma qui, non molto.

Nel caso vi steste chiedendo quanto è grande uno Star Dreadnought classe Eclipse, ecco a voi un confronto con il più noto Star Destroyer Imperiale

Che la forza sia con voi!
   
 
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