Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: dreamlikeview    26/09/2020    3 recensioni
Non sapeva chi era. Fin da quando era tornato a Hogwarts, si era sentito smarrito, non aveva un’identità.
Non era buono, non era cattivo, quindi chi era esattamente Draco Malfoy?


Dopo la sconfitta di Voldemort, il Mondo Magico cerca di rialzarsi dalle sue ceneri, così come tutte le persone che hanno vissuto la guerra, sia da una fazione che dall'altra. Draco Malfoy, assolto da ogni accusa, si ritrova a vivere un vero e proprio inferno all'interno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Solo l'aiuto di Harry Potter, che a sua volta cerca di superare i suoi traumi, riuscirà a salvarlo.
Saranno in grado di aiutarsi a vicenda?
[Drarry, short-fic]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa.


WARNING!
Sono trattati temi particolari come bullismo, omofobia e altre merdate simili. Se sono argomenti a cui siete particolarmente sensibili, evitate di leggere. (c’è l’happy ending, ma si passa per un mare di angst, soprattutto nel primo capitolo e in parte del secondo)

_____________________________________

 

Out of Ashes

Capitolo 2: Impossible is coming true.




«Domani è domenica» esordì Harry, sedendosi accanto a Draco al tavolo dei Serpeverde, in Sala Grande, durante il pranzo. Gli occhi di tutti furono su di loro, ma al moro sembrava non importare «Ti va di fare qualcosa insieme?»
Il biondo alzò lo sguardo dal suo piatto, guardando l’altro ragazzo con un’espressione interrogativa. Non lo vedeva dalla sera precedente, a colazione neanche lo aveva visto… si era chiesto dove fosse sparito per tutta la mattinata, ma non aveva intenzione di porre domande. Dopotutto, non erano così intimi da raccontarsi tutto.
Era passato poco più di un mese da quando le cose erano cambiate per lui. Poco più di trenta giorni, durante i quali San Potter gli era stato accanto, alleggerendo un po’ il carico di problemi che gravavano sulle sue spalle. Essi non erano magicamente svaniti nel nulla, gli altri non avevano smesso di insultarlo, deriderlo, spintonarlo quando lo vedevano, ma le difficoltà quotidiane apparivano ai suoi occhi più tollerabili. Harry stava mantenendo bene la sua promessa e Draco si sentiva leggermente più sollevato. Le chiacchierate con lui gli facevano bene, anche se accettare completamente il suo aiuto, fidarsi di lui non era stato facile.
Un pomeriggio, però, lo stesso gruppo di Grifondoro-Corvonero, colpevole della precedente aggressione, aveva provato ad aggredirlo di nuovo, ma quella volta Harry aveva impedito che lo pestassero, intervenendo e frapponendosi tra loro e Draco, fronteggiando gli altri studenti. «Lasciate in pace Malfoy, vedetevela con me, se proprio volete fare a pugni con qualcuno» aveva detto, prima di portarlo via.
Sentendosi umiliato sia dalla quasi aggressione che dall’intervento di Potter, Draco si era liberato di lui ed era corso via, rifugiandosi nel bagno di Mirtilla Malcontenta, dove si era appoggiato al lavandino e aveva vomitato tutto quello che aveva mangiato a colazione, mentre un dolore terribile si dilatava nel suo petto, non era sua intenzione, non voleva che l’unico amico che aveva si inimicasse la sua stessa casa per aiutarlo. Harry lo aveva seguito nel bagno, quella volta, ed era stato come rivivere uno strano déjà-vu, solo che quella volta non c’erano stati incantesimi ostili, non c’era stato nessun Sectumsempra, non c’era stato niente di tutto quello, solo Harry che si avvicinava con lui a passo di carica e lo avvolgeva stretto tra le sue braccia, sussurrandogli con un tono dolce e morbido che era al sicuro, che non aveva niente da temere, che c’era lui a proteggerlo, che gli dispiaceva per quello che alcuni dei suoi compagni di casa avevano provato a fare, che non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male, mai. Draco si era aggrappato a lui, con tutta la disperazione che possedeva e si era lasciato stringere e aveva confessato. Non voleva che si inimicasse le persone per colpa sua, non voleva che restasse da solo, aveva già notato che si era allontanato dai suoi amici per stare con lui e… avrebbe dovuto sentirsi fiero e soddisfatto, avrebbe dovuto gioire di questo, invece si sentiva solo profondamente in colpa, se fosse stato il Draco di tre/quattro anni prima, sarebbe stato così fiero di se stesso, sarebbe stato soddisfatto di aver finalmente separato il magico trio, di aver ottenuto l’amicizia esclusiva di Harry Potter, ma… non era più quel Draco e sapere di averlo allontanato dai suoi amici secolari, lo distruggeva; tutto ciò che riusciva a pensare era di aver distrutto la vita di Harry, ancora una volta, quando lui voleva solo aiutarlo. Aveva cercato di sottrarsi al suo abbraccio, ma il moro lo aveva tenuto stretto così forte, con così tanta decisione che Draco si era sentito, suo malgrado, al sicuro ed era riuscito a calmarsi. Poi Harry si era aperto con lui, gli aveva spiegato come vivesse lui il dopo guerra, di come si fosse già allontanato dai suoi amici, perché aveva bisogno di ritrovare un equilibrio interiore per poter andare avanti e per potersi sentire di nuovo in sintonia con loro. Ci parlava ancora, erano ancora legati, ma… lui si sentiva distante, si sentiva il terzo incomodo tra di loro e non voleva turbare la loro relazione. Si era fatto da parte, ma non era colpa sua, lo aveva rassicurato. Tu non c’entri niente, anzi. Sento che tu sei la persona che più può capirmi. Entrambi abbiamo avuto un contatto vero con Voldemort, a differenza degli altri – gli aveva detto, sfiorandogli l’avambraccio, dove ancora il marchio nero era impresso, a quel gesto Draco tremò, ma esso riuscì a riempirgli il cuore di speranza.
Era stato così, più o meno, che si era lasciato andare e aveva davvero accettato l’amicizia di Harry Potter. A volte era ancora schivo nei suoi confronti, ma stava lavorando su se stesso, non era facile fidarsi totalmente di una persona, quando tutto il mondo intorno a sé sembrava ostile. Era difficile accettare che una persona, la più improbabile fra tante, decidesse di stargli accanto, ma si stava abituando gradualmente alla sua – fastidiosa, ingombrante, rassicurante – presenza.
«E cosa vorresti fare? Sentiamo».
«Presentarti qualcuno…» mormorò Harry con tono misterioso «Vediamoci domani alle dieci da Hagrid, okay?»
«Okay…» mormorò Draco, confuso.
«Ho gli allenamenti di Quidditch ora, ci vediamo dopo?» Draco annuì e un tenue sorriso si dipinse sulle sue labbra. Harry gli sorrise, poi uscì dalla Sala Grande, riunendosi a Weasley che lo aspettava all’uscita.
Non era poi così spiacevole essere suo amico. Non l’aveva mai davvero capito, fino a che non si erano avvicinati.
Così, il giorno dopo, alle dieci punto, Draco Malfoy si presentò alla capanna del mezzo-gigante e sbuffò, notando l’assenza di Potter, il quale sicuramente era in ritardo. Il solito maleducato che gli dava appuntamento e poi non si presentava in orario, tipico. Se già iniziavano così, Potter poteva anche dimenticarsi di ricevere la sua fiducia, tuttavia si fece coraggio e decise di bussare alla porta. Attese qualche istante e, quando la porta si aprì, i suoi occhi si spalancarono a dismisura, colmi di meraviglia: Potter era lì, davanti a lui con un sorriso sornione sul volto, un’espressione compiaciuta e… un cucciolo di snaso tra i capelli, cosa? Era vero o aveva le allucinazioni?
«Draco!» esclamò «Non credevo saresti venuto davvero» disse il moro, senza smettere di sorridere.
Draco lo guardò stranito, prima di aprire la bocca: «Potter, capisco che i tuoi capelli siano un nido per uccelli, ma… perché hai uno snaso tra i capelli?» chiese. Il moro alzò lo sguardo su di lui, perplesso, poi si toccò la testa e prese lo snaso con delicatezza e il sorriso divenne ancora più dolce e tenero. Era particolarmente bello quando sorrideva in quel modo… okay, stava davvero iniziando ad avere le allucinazioni.
«Pip, che diavolo ci fai sulla mia testa?» domandò, facendo il solletico sulla pancia della creatura «Non sono il tuo lettino!» esclamò, scuotendo la testa. Lo snaso lo guardò con un’aria dolcissima e Potter si imbronciò «Non farmi quello sguardo, non puoi venire con me!» Draco si stupì, era la cosa più buffa e adorabile a cui avesse mai preso parte: Harry Potter che parlava con uno snaso che gli faceva gli occhi dolci «E va bene!» esclamò, permettendogli di tornare sulla sua testa; lo snaso esultò e si arrampicò sul braccio di Harry, fino ad accoccolarsi in quel nido per gufi che il Grifondoro aveva al posto dei capelli. Il Serpeverde lo trovò adorabile e non riuscì ad evitarsi di ridacchiare di gusto. «Hagrid, noi andiamo, ci vediamo dopo!» annunciò «Porto Pip con me, non vuole lasciarmi andare!»
«Oh sì, tranquillo, è innamorato di te quello snaso!» esclamò allegramente il guardiacaccia «Ciao Malfoy!» lo salutò comparendo alle spalle di Potter, Draco gli rivolse un saluto quasi imbarazzato «Divertitevi!» augurò l’uomo «Non preoccupatevi, Beccuccio può essere un po’ permaloso, ma in realtà è simpaticone!» Il biondo si accigliò e guardò entrambi i presenti spaesato, chi diavolo era adesso Beccuccio? «Sono contento che tu abbia deciso di farci pace, Draco!»
Fare pace con chi? – pensò, non ebbe il tempo di chiederlo ad alta voce, che Potter lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso la riserva di creature magiche. Draco sbiancò, non gli piaceva non conoscere le situazioni in cui veniva trascinato.
«P-Potter? D-Dove andiamo?» chiese, senza riuscire a fermare il tremito della sua voce. Una strana sensazione lo stava pervadendo e non era una sensazione piacevole, gli sembrava una crudele trappola tessuta ai suoi danni. Che Potter lo avesse illuso per tutto quel tempo? Lo avrebbe condotto da un branco di Grifondoro assetati di vendetta?
«Tranquillo, non sto progettando di ucciderti» cercò di rassicurarlo l’altro con una battuta, che fece tremare Draco come una foglia.
«Non mi rassicura per niente» borbottò il biondo «Allora… lo snaso ti adora?» chiese cercando di cambiare discorso per sentirsi più tranquillo. Potter non gli aveva mai dato segnali di essere ostile, perché adesso si sentiva in quel modo con lui? Che avesse capito che non valeva la pena perdere tempo con lui e avesse deciso di fargliela pagare per il loro passato?
«È un cucciolo, ci ho giocato un paio di volte e si è affezionato» disse, allungando una mano verso la sua testa per accarezzare il piccolo animaletto, che emise un versetto allegro «Non mi dispiace, ultimamente mi tiene compagnia». 
Draco lo guardò di sottecchi e sorrise appena anche lui, sentendo un po’ della paura che provava svanire, ma la sensazione che si trattasse di una trappola non svanì. Avanzarono ancora un po’, fino a che Harry non si fermò di botto e Draco andò a sbattere contro la sua schiena, grugnì contrariato e lo guardò spaesato.
«Ma che diavolo…?»
«Ecco, siamo arrivati» disse, poi indicò davanti a sé «Questo è il mio posto preferito di tutta Hogwarts».
«La riserva? Cosa ci facciamo qui?» chiese.
«Devi incontrare qualcuno, te l’ho detto» affermò, poi lo condusse verso i recinti delle creature più grandi. Dopo qualche passo, in lontananza Draco scorse un ippogrifo e si immobilizzò, no. Non poteva averlo davvero portato . Sperò di sbagliarsi, che stessero andando altrove, ma quando Potter lo portò davanti a quella creatura, comprese di aver capito bene. Harry avanzò senza problemi verso l'ippogrifo, Draco lo vide fare un inchino ed essa abbassò il capo, permettendogli di avvicinarsi. Lo guardò ammaliato per un attimo, a tredici anni lo aveva invidiato e così si era comportato come suo solito e aveva sottovalutato la situazione, guadagnando un graffio sul braccio. Un’altra delle sue colpe: aver fatto condannare a morte un ippogrifo che lui aveva provocato. Perché Potter perdeva tempo anche con lui? Se la creatura gli avesse fatto di nuovo del male, l’avrebbe meritato ancora una volta.
«Ciao Fierobecco!» esclamò il ragazzo, accarezzando il folto piumaggio dell’ippogrifo «Cioè» si schiarì la voce «Alisecco, perdonami», il biondo osservando la scena si ritrovò a sorridere «Ascolta, ho bisogno che tu permetta a una persona di avvicinarsi a te, okay?» l’ippogrifo lo guardò «Dagli una possibilità, non è male come sembra, credimi» Fierobecco non diede segnali di rifiuto, così Harry si voltò versò Malfoy e sorrise «Forza, Draco! Inchinati e resta fermo».
«Cosa? No, non vengo lì! Scordatelo, Potter!» esclamò il biondo. Cosa voleva dimostrare? Perché non lo lasciava in pace? Voleva davvero vederlo morto? «Preferisco vivere» borbottò.
«Forza, abbi un po’ di coraggio, Malfoy!» esclamò. Draco scosse la testa e fece un passo indietro «Non ti succederà niente, io sarò qui con te» promise Harry, con un tono di voce più dolce. Il Serpeverde ponderò bene, prima di decidere. Deglutì diverse volte, poi fece un passo indietro, aveva paura. L’ippogrifo sicuramente lo avrebbe ucciso.
«Non voglio» replicò.
«Draco» disse Harry sospirando, facendo forza su se stesso per riuscire a continuare quel discorso «Io vedo uno psicologo ogni sabato mattina, sai la prima cosa che mi ha detto, quando gli ho parlato dei miei sensi di colpa?» il biondo scosse la testa «Mi ha detto che la prima cosa da fare, era imparare a perdonare me stesso, perché non ho fatto niente di male, ma che se proprio ne sentivo la necessità, potevo iniziare a chiedere scusa alle persone. E l’ho fatto, mi ha fatto stare meglio».
«Questo vale per te, Potter, tu sei un eroe, hai salvato il mondo» disse «Io ho ferito delle persone, ho fatto del male a innocenti e ho fatto altre cose di cui non vado fiero, non bastano delle scuse» dichiarò fermamente.
«Non lo saprai mai, se non ci provi» fece porgendo una mano verso di lui «Inizia a chiedere scusa a Fierobecco, non otterrai mai la pace, se non inizi dalle piccole cose. Avanti… fidati di me».
Draco si sentì colpito da quelle parole e deglutì di nuovo, prima di fare un passo avanti, nella direzione di Potter, accettando così la sua proposta. Forse aveva ragione, forse poteva trovare un po’ di pace in quel modo.
«D’accordo, che devo fare?»
«Inchinati e aspetta che si inchini anche lui» spiegò Harry con voce melliflua, Draco eseguì, si abbassò leggermente in avanti e attese; si ritrovò a pensare che con quella voce Potter avrebbe potuto convincerlo a fare di tutto. L’ippogrifo lo fissò con fare altezzoso, poi chinò lentamente la testa «Ecco, adesso avvicinati, senza fretta» lo istruì ancora con quel tono di voce. E chi ha fretta di morire? – pensò il Serpeverde, poi si avvicinò di qualche passo con il cuore che grondava paura e, sotto indicazione del moro, tese una mano verso la creatura. Sperava solo che il Grifondoro lo proteggesse, nel caso in cui l’animale lo attaccasse.
«Siamo certi che sia sicuro?» chiese il biondo, raggiungendolo. Harry annuì e gli guidò la mano verso il piumaggio dell’ippogrifo, che emise un verso contrariato e si agitò così tanto che Draco indietreggiò spaventato e ritrasse la mano «N-Non credo che voglia essere toccato da me» disse velocemente «Penso che mi odi davvero, dopo quello che ho fatto».
«Stai calmo, non avere paura, se non lo insulti, non ti farà niente, è un bravissimo ippogrifo» disse il Grifondoro, poi si voltò verso di la creatura e gli sorrise «Vero, Beccuccio? Lascerai che Draco si avvicini di nuovo?» chiese. Fierobecco emise uno sbuffo e protese il becco in avanti, invitando il biondo ad avvicinarsi. Il ragazzo prese un profondo respiro e avanzò di nuovo, poi allungò di nuovo la mano verso di lui e attese che fosse l’ippogrifo ad avvicinarsi, tenendo la testa bassa. Dopo qualche istante, esso appoggiò il becco contro il suo palmo e Draco si ritrovò ad alzare lo sguardo verso di lui, sembrava capire gli umani… e lui gli doveva delle scuse. Era felice che, alla fine, non fosse morto davvero come credeva.
«Ehi» fece guardandolo «Mi dispiace averti quasi fatto uccidere e averti insultato» disse «Avevo solo tredici anni ed ero uno stupido» spiegò piano, accarezzandolo delicatamente, sembrava che lo stesse ascoltando «Spero che tu possa perdonarmi». Seppe che la risposta era un sì, quando l’ippogrifo si lasciò accarezzare meglio e appoggiò la testa sulla sua spalla, Draco affondò le dita tra le sue piume con delicatezza, sentendo una strana sensazione di benessere farsi largo in lui. Forse aveva ragione Potter, le creature magiche sapevano davvero aiutare. Harry non riuscì ad evitarsi di sorridere davanti alla scena.
«Ti va di fare un giro?» chiese Harry, Draco lo guardò insospettito.
«Cosa? Un giro? Dove?» chiese spaesato.
«In cielo» rispose l’altro, Fierobecco abbassò il capo per permettere a loro due di salire sulla sua groppa e Draco semplicemente tremò, no, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, no. Lo snaso di Harry fece un salto e si piazzò sulla testa dell’ippogrifo. «Stai attento, Pip, mi raccomando».
«Potter, ma cosa? No!» Harry lo ignorò, lo afferrò per i fianchi e lo caricò sul dorso dell’animale, poi salì davanti a lui, Draco si aggrappò ai fianchi di Harry, per non cadere da lì «Che diavolo fai?»
«Rilassati» fece «Non tirargli le piume, non gli piace» poi si abbassò verso Fierobecco, gli fece una carezza sul muso e sorrise «Quando vuoi, Beccuccio». L’ippogrifo prese la rincorsa e poi… spiccò il volo. Istintivamente, il biondo serrò le braccia attorno ai fianchi dell’amico e sperò con tutto il cuore che l’altro non sentisse il suo cuore battere contro la sua schiena, sarebbe stato imbarazzante. Draco affondò il viso contro la spalla di Harry e trattenne il fiato, perché si era fidato di lui in quel modo? Perché non gli aveva detto di andare al diavolo e di lasciarlo in pace? Di lasciarlo vivere?
Stavano volando, Draco poteva sentire il vento freddo del mese di dicembre tra i capelli e sul viso, ma non osava aprire gli occhi, se li avesse aperti, sarebbe caduto o qualcosa del genere. Potter portò una sua mano sopra quelle del biondo unite sul suo stomaco e una strana sensazione di calore si espanse dentro di lui.
«Apri gli occhi» disse dolcemente «Tranquillo, non ti lascio cadere» lo rassicurò «Fidati di me».
Draco sentì una strana sensazione di calore espandersi nel suo petto e le sue guance andarono a fuoco. Ma perché era salito sul quel maledetto pollo con Potter? Cosa gli aveva suggerito il cervello? Beh, Potter lo aveva caricato lì senza neanche interpellarlo...
Quando aprì gli occhi, però, pensò che ne fosse valsa la pena. Lo spettacolo davanti ai suoi occhi era meraviglioso, stavano sorvolando il Lago Nero, ghiacciato e poteva vedere davanti a sé tutto il paesaggio innevato. Era un’esperienza mozzafiato e avrebbe ringraziato sempre Potter per avergli permesso di viverla, nonostante il freddo penetrante.
Quella mattina, Draco, lì, stretto a Potter sul dorso di un ippogrifo tra le nuvole, nonostante il freddo di quel mese, si sentì finalmente libero, come non si era mai sentito in vita sua.
 

 
Le vacanze di Natale erano passate in fretta, così com’erano arrivate. Era stato un periodo tranquillo, la maggior parte degli studenti era tornata a casa per trascorrere in famiglia le festività ed erano tornati tutti dopo Capodanno, Draco aveva passato quasi due settimane in pace, in compagnia di Harry che era rimasto per occuparsi delle creature magiche e lui gli aveva dato una mano, perché non aveva niente di meglio da fare. E non si vergognava di dire che avevano legato molto più di prima.
«Vieni a Hogsmeade con me questo weekend?» Potter sopraggiunse in biblioteca, mentre Draco era impegnato in un complesso problema di Aritmanzia. Il biondo sbuffò leggermente, ma un piccolo sorriso ferì le sue labbra, mentre alzava lo sguardo su di lui. Lo snaso di Harry era cresciuto, adesso non riusciva più a stare sulla testa, per questo si appollaiava sulla sua spalla. Nessuno era in grado si separarli, ormai.
«Ancora Hogsmeade? Ci provi sempre ad invitarmi e io ti do sempre la stessa risposta, no».
Piano piano, lo stava aiutando ad uscire dalla spirale di dolore, senso di colpa e leggero masochismo che si era generata attorno a lui. Non sapeva perché, ma quel ragazzo aveva il potere di salvare le vite, davvero. A volte, si incontravano sulla torre di Astronomia, quel posto che popolava ancora gli incubi di entrambi per cercare di scacciare i rispettivi demoni e parlavano. Parlavano della guerra, di Voldemort, delle stelle, delle creature magiche, della scuola, dei loro problemi scaturiti dall’influenza negativa che il mago oscuro aveva avuto sulle loro vite. Erano, in qualche modo, riusciti a farsi forza a vicenda. Potter aveva una capacità innata che Draco non capiva: non era invadente, non insisteva sugli argomenti, non lo forzava a parlare. Semplicemente, aspettava che Draco parlasse e rivelasse ciò che lo tormentava. A volte parlava, parlava così tanto che era difficile fermarlo, altre volte se ne stavano in silenzio ad osservare il cielo notturno, qualche volta Draco parlava. La prima volta che si era aperto con lui, era stato dopo il primo lungo mese di “amicizia”, dopo l’incontro con l’ippogrifo. Erano sulla torre, avevano appena finito una lezione con la professoressa Sinistra e loro si erano trattenuti lì. Draco gli aveva parlato dell’origine del suo nome. Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo ad ascoltarlo. Non aveva parlato moltissimo, ma gli aveva raccontato della tradizione della famiglia di sua madre, di come gli fossero sempre piaciuti il suo nome e il significato di quest’ultimo. Era stato un primo passo e a quello ne erano seguiti molti altri.
«Allora vieni con me alla capanna di Hagrid» propose Harry.
«Potter, abbiamo un test tra meno di due settimane, non credi che sia il caso di aprire i libri?» gli chiese il biondo, alzando lo sguardo su di lui. Il moro borbottò qualcosa tra i denti e si sedette davanti a lui, incrociando le braccia. Gli veniva naturale essere un po’ sarcastico con lui, lo faceva sentire un po’… più se stesso.
«Ma è per un buon motivo, non ti ho ancora dato il tuo regalo di Natale».
«Mi hai fatto un regalo di Natale?» chiese guardandolo sorpreso, l’altro annuì «E perché, di grazia, non me l’hai dato a Natale?» chiese «Lo sai che siamo a febbraio?»
«Perché non era ancora… pronto» asserì Harry «Puoi considerarlo un… regalo di San Valentino». Il Serpeverde, suo malgrado, arrossì. Non l’aveva detto sul serio, vero? Maledetto Potter.
Draco sbuffò una breve risata e lo guardò. Il Grifondoro se ne stava seduto tranquillamente di fronte a lui e sfogliava svogliatamente un libro di Difesa contro le Arti Oscure. Non poteva smettere di guardarlo, in tutta onestà, non capiva perché il moro avesse deciso di stargli accanto e di sopportarlo, ma gli era grato. Era l’unico amico che aveva e cercava sempre di tirarlo fuori dalla bolla di solitudine in cui tendeva a chiudersi. Era fortunato che Harry Potter avesse deciso di dare a lui una possibilità e di offrirgli il suo aiuto.
«D’accordo, ma prima devo finire questo problema di Aritmanzia e poi devo scrivere il tema di Storia della Magia sullo sciopero dei Gargoyle del 1911» affermò Draco «Non ne hai uno anche tu?»
Harry sbuffò alzando gli occhi al cielo «Che materia stupida, la storia».
«Solo perché non parlano ancora di te. Un giorno scriveranno una saga di libri sulle magiche imprese di San Potter, lo Sfregiato e i poveri bambini dovranno studiare le tue nobili gesta a Hogwarts» affermò leggermente divertito, era strano, ma con Potter riusciva a sentirsi… meglio e riusciva anche ad essere se stesso, era strano, ne ignorava il motivo, ma era una sensazione che non provava da fin troppo tempo. «E io sarò in prima fila a smentire tutto e a dire che hai avuto fortuna» aggiunse, con tono canzonatorio «Già immagino il primo… San Potter contro il cane a tre teste» disse Harry ridacchiò leggermente «Oppure… Lo Sfregiato e il professore folle» il moro annuì, poco convinto dal nome «Ci sono! Harry Potter e la pietra filosofale». L’altro rise annuendo, poi si alzò dal suo posto e aggirò il tavolo per avvicinarsi a lui e sederglisi accanto. Al biondo mancò il fiato per qualche secondo, la sua vicinanza a volte lo faceva sentire strano, senza alcun motivo.
«L’ultimo è più carino degli altri due, almeno non hai storpiato il mio nome… ma ancora non mi convince tanto, dovrai impegnarti di più, chissà magari lo scriverai tu!» esclamò con tono scherzoso, rubandogli il libro di Storia della Magia, alla ricerca di appunti decenti per poter scrivere il suo tema, quelli che aveva preso durante la lezione non erano molto utili, erano solo disegnini e scarabocchi.
«Mi potrei divertire a prenderti in giro, chissà» ribatté Draco, sorridendo «Ladro di libri, prendi il tuo!»
«Mh-mh» mormorò l’altro, ridacchiando tra sé e sé «Parliamo di cose serie adesso.  Mi dai una mano con il tema di Storia della Magia?» chiese «In cambio, ti passo gli appunti perfetti dell’ultima lezione di Difesa».
«Ci sto, ma prima fammi finire il problema di Aritmanzia». Harry annuì e appellò alcuni libri, mentre Madama Pince passava accanto a loro, intimandogli di fare silenzio. Il Grifondoro ridacchiò sommessamente, mentre Draco arrossiva e colpiva l’amico scherzosamente con un pugno sulla spalla, maledicendolo per renderlo complice delle sue effrazioni. Restarono a studiare in biblioteca per ore, il Serpeverde aiutò il moro con il tema di Storia della Magia, risero insieme degli “appunti” che Harry aveva preso durante la lezione della “materia inutile”, cercando di non farsi beccare di nuovo a parlare e poi il Grifondoro passò degli appunti di Difesa contro le Arti Oscure all’altro, quelli erano stranamente più ordinati. Avevano trattato le Maledictus, streghe colpite da una vera e propria maledizione del sangue, che inizialmente erano in grado di trasformarsi a proprio piacimento in animale esattamente come un Animagus, ma poi erano condannate a mantenere l’aspetto animale per sempre. Il professore di Difesa aveva detto loro che Nagini, il serpente di Voldemort, era stata una Maledictus.[1]
Tutti e due si erano immobilizzati a sentir pronunciare quel nome, Harry aveva sentito la cicatrice bruciare per un istante e, sotto al banco, aveva afferrato istintivamente la mano di Draco, l’aveva stretta fino a che il biondo non aveva ricambiato la sua presa e gli aveva delicatamente accarezzato il dorso per tranquillizzarlo, solo così era riuscito a calmarsi e a respirare di nuovo.
«È stato difficile per te, vero?» chiese Draco «Quando il professore ha nominato… Lui».
Harry annuì, incapace di mentire al biondo «Sì, è stato terribile, per un attimo mi è sembrato che la cicatrice bruciasse» affermò, con un sospiro «Lo so che è solo suggestione, ma… a volte temo che non sia davvero morto e che comparirà ancora una volta per… sai, renderci le vite un inferno sulla terra».
«Beh, se dovesse tornare, sai…» si indicò il braccio «Si attiverebbe di nuovo, lo saprei e ti avvertirei».
«Ce l’hai ancora?»
Draco annuì «È molto sbiadito, ma c’è ancora. Ed è costantemente lì, a fissarmi e… non sono mai riuscito a… eliminarlo».
«Che intendi?» gli chiese Harry guardandolo sospettosamente. Qualcosa nelle sue parole… lo aveva fatto rabbrividire, ma non capiva cosa. Qualcosa nel suo tono di voce gli aveva mandato vibrazioni negative, doveva approfondire la faccenda, a tempo debito. Maledizione.
«Niente» rispose Draco, fissando la sua pergamena, ecco che si chiude di nuovo a riccio, pensò Harry con un sospiro. «Dobbiamo andare a cena, è tardi» disse, cambiando argomento. Si era lasciato scappare troppo, non voleva che Potter sapesse del suo segreto. Non lo aveva mai rivelato a nessuno e nessuno doveva saperlo. Harry lo guardò perplesso per qualche istante e poi annuì iniziando a raccogliere anche le sue cose. Sapeva di non poter insistere troppo, doveva lasciare che Draco si aprisse con lui piano piano. Avevano già fatto passi da gigante, rispetto all’inizio. Doveva solo essere paziente e attendere che si fidasse completamente di lui, al punto da rivelargli ogni suo più intimo segreto.
«Troverò un modo per eliminarlo del tutto» affermò Harry, mettendo una mano sul suo braccio. Draco sentì una scossa elettrica attraversare la sua schiena «Te lo prometto».
Draco sbuffò appena e gettò la testa all’indietro, trattenendo una risata. Era assurdo, Potter faceva promesse su promesse a lui, non riusciva ancora a comprenderne il motivo, forse non lo avrebbe mai fatto.
«È una magia oscura molto molto avanzata… non puoi semplicemente cancellarlo» ribatté il biondo, incrociando le braccia al petto.  Harry lo guardò dispiaciuto, ma deciso a trovare un modo per poter cancellare quel marchio dal braccio di Draco.
«Ho sconfitto Voldemort e distrutto ben cinque horcrux. Uno, quando avevo solo dodici anni. Un brutto tatuaggio magico non sarà più difficile che distruggere il diario di Tom Riddle o gettarsi nel lago ghiacciato per recuperare la spada di Grifondoro e distruggere quel dannatissimo medaglione» affermò con sicurezza «O girare tutta l’Inghilterra per trovare gli horcrux… devo continuare, per caso?»
Il biondo sbuffò e scosse la testa. Lo conosceva abbastanza da poter affermare che avrebbe trovato il modo giusto per camuffare o eliminare il Marchio, se c’era una persona che poteva farlo, quello era proprio Harry Potter, che non si arrendeva mai davanti alle difficoltà.
«E va bene, se ne sei convinto…» borbottò l’altro, lasciandosi scappare un mezzo sorriso, Harry rispose al suo sorrisetto con un occhiolino, poi si alzò in piedi e lo guardò per qualche secondo, facendogli mancare il fiato.
«Andiamo a cena. Ne riparleremo quando avrò trovato l’incantesimo per toglierti quell’affare dal braccio» promise. Draco non riuscì a nascondere la speranza nei suoi occhi a quella notizia e annuì, alzandosi e seguendo l’altro fuori dalla biblioteca, mentre una sensazione diversa, nuova faceva capitolino nel suo cuore tormentato. Potter gli aveva donato fin troppa speranza in quel periodo e non era certo di meritarla, ma non riusciva ad evitare di sentirsi sollevato, quando lui era nei dintorni. Prima o poi, avrebbe fatto i conti con i sentimenti nascenti che provava per il suo eroe.
 

 
Draco raggiunse la capanna di Hagrid in perfetto orario, come suo solito. Dopo la lezione di Rune Antiche, aveva incrociato la Granger, le aveva fatto un cenno di saluto e lei aveva ricambiato con un mezzo sorriso, fuori ad attenderla c’era Weasley, aveva alzato la mano per salutare anche lui, ma quest’ultimo lo aveva superato senza neanche guardarlo. Poteva capirlo, in realtà, Harry passava la maggior parte del suo tempo libero in sua compagnia e, beh, tra lui e il rosso non era mai corso buon sangue, ma non si sarebbe mai permesso di mettersi in mezzo all’amicizia secolare del Golden trio; non voleva che la sua amicizia con Harry diventasse un problema con gli altri due Grifondoro. Per quanto sembrasse assurdo, Potter era il suo unico amico, avrebbe azzardato a dire migliore amico e non voleva perderlo. Trascorrere il tempo con lui in biblioteca o durante le lezioni in comune era la sua parte preferita della giornata, in realtà. Era ciò che gli permetteva di affrontare gli sguardi giudicanti, le frecciatine, gli insulti; ogni sera, dopo cena, quando rientrava nella Sala Comune si sentiva sempre inadeguato a stare lì, con tutti i suoi stessi compagni di casa che lo giudicavano, chi per la sua famiglia, chi per il suo orientamento sessuale, chi per il suo marchio nero. Draco odiava quel simbolo di oscurità e di malvagità che ancora macchiava la sua pelle. Aveva fatto un terribile errore a sedici anni e ne stava pagando ancora il prezzo, non lo aveva scelto, non lo aveva mai desiderato, gli era stato imposto sotto minaccia di tortura e di morte. Nessuno di loro poteva capire ciò che aveva vissuto durante quell’estate terribile. Nessuno poteva, tranne Harry che aveva vissuto per anni con la mente collegata a quella del mostro, lui per primo sapeva cosa significasse provare sulla propria pelle tanta oscurità.
Raggiunse la capanna di Hagrid e vide dalla finestra che Harry era dentro, impegnato in una fitta conversazione con il mezzo-gigante, che sorrideva compiaciuto. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma era certo che si trattava di qualcosa di bello, a giudicare dai loro sorrisi.
Bussò alla porta e il guardiacaccia gli rivolse un sorriso gentile, prima di invitarlo ad entrare.
«Draco!» esclamò Harry «Finalmente, credevo non venissi più» sembrava… dispiaciuto?
«La lezione di Rune Antiche, sai, alcuni di noi studiano e seguono lezioni… a differenza di altri» berciò, incrociando le braccia al petto. Harry rise davanti alla sua espressione e scosse la testa.
«Va bene, simpaticone, come vuoi».
 Lo snaso del moro, che era sul tavolo, fece uno salto verso di lui, si arrampicò sul suo braccio e si appollaiò sulla sua spalla e restò lì per alcuni minuti, in attesa di coccole.
«Uhm, Potter, perché il tuo snaso mi molesta?» chiese il biondo, accarezzando la testa dello snaso.
«Gli piaci» rispose il moro divertito «Ehi, Pip! Devo essere geloso, ora?» lo snaso fece un lungo salto e si fiondò sulla spalla del suo padrone, gli girò un po’ attorno, Harry cercò di guardarsi le spalle, ridendo e poi lo prese in braccio. «È un giocherellone, oggi ha cercato di rubare alcune cose… ehm…» fece imbarazzato «È ancora piccolo, ma sto cercando di insegnargli a non rubare ogni cosa che luccica».
«È la sua natura» fece Draco, scrollando le spalle, ridacchiò genuinamente, quando lo snaso saltò via dalla spalla di Harry e riprese a gironzolare per la capanna di Hagrid, beh lì potevano stare tranquilli, non c’erano oggetti preziosi da trovare.
«Stai bene?» gli chiese Harry, dolcemente. Draco annuì, sorridendo; sì, stava bene ed era tutto merito di Harry.
«Perché non ti siedi? Hagrid mi stava raccontando del piccolo drago che presto arriverà!» esclamò pimpante il Grifondoro.
«Hai detto d-drago?» chiese, titubante.
«Proprio così!» rispose Hagrid «La preside McGranitt ha acconsentito, Charlie arriverà dalla Romania in questi giorni con un uovo di drago. Ma sarà tutto legale, non come con Norberto» spiegò brevemente, Draco rimase con gli occhi spalancati e senza parole, Harry gli aveva parlato di quella storia, ma non credeva che la McGranitt acconsentisse davvero. «Prendi una tazza di tè? Sembra che tu ne abbia davvero bisogno». Il Serpeverde scosse la testa e guardò il suo amico con aria confusa. Il moro ridacchiò davanti alla sua buffissima espressione. Non era spaventato, solo stranito, ma l'idea di studiare un drago non gli dispiaceva.
«Hagrid desidera allevare un drago da tantissimo tempo» chiarì il Grifondoro, sorridendo «Anche io non vedo l’ora di vederlo, deve essere interessante avere a che fare con i draghi!»
«Ah… sì, eccitante» commentò sarcasticamente l’altro «Non bastavano gli ippogrifi, i thestral, e tutte quelle altre creature?» chiese. Harry scoppiò a ridere davanti alle sue domande, ma non sembrava spaventato, piuttosto era incuriosito.
«Beh, per tua fortuna, non sarà ancora argomento di studio per quest’anno» gli spiegò «Un peccato, vero?»
«Già» replicò Draco «Non sarebbe stato male, in effetti» replicò Draco sorridendo «I draghi sono creature particolarmente affascinanti».
«Bravo Draco!» esclamò Hagrid «Hai proprio ragione! Vieni a prendere il tè con noi!» lo invitò di nuovo, sorridendo. Draco si stupì, ma accettò l’invito. Restarono lì a parlare con Hagrid di draghi per un’abbondante ora. Poi Harry si ricordò del motivo per cui erano lì e mise una mano sul braccio di Draco, facendolo sussultare.
«Vieni con me, il tuo regalo è proprio qui fuori». Il biondo annuì e l’altro gli fece strada verso il giardino delle zucche di Hagrid, Pip li seguì immediatamente, senza perdere di vista Harry.
Ora che ci faceva caso, a distanza di qualche metro, si sentivano dei leggeri guaiti. Che diavolo di animali malefici voleva fargli conoscere Potter? E perché era così fissato? Non aveva pensato che forse a lui le creature magiche non piacevano e non avrebbero avuto lo stesso effetto terapeutico che avevano avuto su di lui? Maledetto San Potter.
«Ti ho raccontato, vero, che Hagrid ha adottato una femmina di crup incinta?» chiese, mentre raggiungevano un punto imprecisato del giardino, Draco annuì, ricordava vagamente qualcosa del genere, Potter parlava costantemente di quelle creature, non ricordava tutti i nuovi arrivati «Beh, ecco. I cuccioli di crup sono nati da un paio di mesi e… aspettano di essere adottati».
«E quindi…? Io cosa c’entro?»
«Potrei averne adottato uno per te» rivelò Harry. Draco non ebbe il tempo di spalancare gli occhi e di indignarsi che vide Potter indicare davanti a loro. Sbatté le palpebre e guardò nella direzione indicata dall’amico. Proprio davanti a loro, c’era un piccolo recinto di legno, al cui interno c’erano delle piccole palle di pelo che rotolavano. Draco si avvicinò lentamente al recinto e li osservò, erano adorabili.
«Ci ho messo un po’ a convincere la McGranitt, ma le ho fatto presente che se permette agli studenti di tenere gatti, gufi, rospi, kneazle, puffskein e snasi, come nel mio caso, non vedo perché non accettare anche i crup, voglio dire, guarda che carini che sono!» esclamò «Basta solo un po’ di addestramento, non sono pericolosi e tu sei perfettamente in grado di controllarne uno, ne sono sicuro» affermò con sicurezza.
«Potter, io non voglio un cucciolo di crup».
«Ti sfido» disse il moro, aprendo il recinto per entrare, invitandolo a fare lo stesso «Vieni con me e prova a giocare con questi piccoli tesori. Poi se non ti avranno suscitato alcuna emozione, potrai mandarmi al diavolo e non tornerò mai più sulla questione creature magiche, se invece ti diverti… beh, dovrai prenderti cura di uno di loro» Draco lo guardò accigliato per qualche momento, sbattendo le palpebre «Allora, ci stai?» chiese Harry, porgendogli la mano.
«Ci sto» rispose, afferrandogli la mano e stringendola con decisione. Il sorriso che gli rivolse il Grifondoro gli scaldò il cuore e parve illuminare, per un momento, l’oscurità che Draco aveva dentro al suo cuore.
Non appena varcò il recinto dei piccoli crup, insieme al moro, i cuccioli corsero verso di loro scodinzolando con le loro due codine. Oh Merlino, sono adorabili, pensò Draco. Vide Potter sedersi sul prato e prendere tra le braccia uno di quei piccoli cosini, mentre lo snaso si arrampicava sulla sua spalla e si aggrappava al suo collo, evidentemente geloso, un attimo dopo Draco vide il moro sorridere spontaneamente e il suo cuore mancò di un battito – Oh Merlino, è bellissimo – pensò.
I cuccioli abbaiavano gioiosamente, cercando attenzioni. Il Serpeverde imitò il suo amico e si sedette sull’erba; in tempo record venne investito dall’affetto e dall’allegria dei piccoli cuccioli, che cercavano in tutti i modi di giocare con lui. Ne accarezzò qualcuno, esitante, temendo che mordessero. Ridacchiò, quando uno di loro gli leccò la mano con cui lo stava accarezzando e stranamente non provò disgusto; mentre stava cercando di giocare con loro, improvvisamente alzò lo sguardo e lo vide: a qualche metro da lui, c’era un cucciolo di crup che se ne stava in disparte, appena nascosto dietro ad una delle enormi zucche, guardava verso gli altri cuccioli con aria triste e spaventata. Sembrava incredibilmente solo. Draco si alzò dal punto in cui era, sotto lo sguardo curioso di Harry, e raggiunse il piccolo crup.
«Ehi» mormorò abbassandosi sulle ginocchia, la creatura si fece indietro e guaì spaventato «Tranquillo, non ti faccio niente» sussurrò dolcemente, una dolcezza che lui non aveva mai posseduto in vita sua, che gli stava succedendo? «Lo so come ti senti, sai? Anche io non riesco a stare molto con gli altri» disse e, stupendosi di se stesso, allungò una mano verso il cucciolo «E ho paura di stare con loro, perché possono farmi del male, avevo paura anche quando ero piccolo come te…» disse piano, con dolcezza. Tese ancora la mano verso il crup e questo, sorprendentemente non si tirò indietro, ma non si avvicinò nemmeno «Non devi aver paura, posso proteggerti io» disse. Il cucciolo lo guardò per qualche istante, durante i quali Draco temette che potesse aggredirlo o morderlo, la sua mano era ancora tesa verso di lui e non voleva fare alcun gesto brusco, per non spaventarlo. Il crup fece un passetto in avanti, ma si bloccò non appena sopraggiunse Harry.
«Che fai?» chiese il moro «Oh guarda, un altro cucciolo! Non lo avevo visto!» Draco sobbalzò e istintivamente ritrasse la mano che porgeva al cucciolo. Dannatissimo Harry Potter che compariva alle spalle in quel modo.
«Shhh, Potter!» sibilò il biondo «Lo spaventi, lascialo in pace» gli disse «Sembra spaventato, non credo gli piacciano gli umani».
Il moro annuì pensieroso «Beh, allora, questi possono tornarti utili» disse Harry, prendendo qualcosa dalla tasca e porgendogliela, Draco accettò con curiosità e poi si accorse che erano dei bocconcini di carne per cuccioli di crup, così ne prese uno e lo porse al cucciolo, non appena il moro andò via.
«Vieni, guarda che ti do, non hai fame?» chiese dolcemente. Il crup lo guardò con sospetto, prima di avvicinarsi. Annusò il bocconcino che Draco teneva nella mano e poi lo assaggiò con gusto. «Ti piace? Ne vuoi un altro?» il cucciolo guaì di nuovo, ma stavolta fu un verso di gioia e saltellò intorno alla mano di Draco, scodinzolando e muovendo allegramente la sua codina biforcuta. Il ragazzo gli porse un altro dei bocconcini che Harry gli aveva ceduto e il cucciolo lo accettò, stavolta con meno sospetti. Il biondo si sedette sull’erba a gambe incrociate e iniziò a giocare con lui, il cucciolo scodinzolava, abbaiava e si rotolava nell’erba ogni volta che Draco allungava una mano verso di lui, mangiava con gioia i bocconcini quando il biondo glieli lanciava e poi, dopo un po’, si avvicinò a lui e si infilò tra le sue gambe, acciambellandosi vicino a lui per riposare. Draco sorrise dolcemente, accarezzandolo piano per non spaventarlo. Un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra e, sfortunatamente, si ritrovò a dare ragione a quell’idiota di Potter: era bastato un soffio e quel cucciolo gli era entrato nel cuore. Forse perché si somigliavano, entrambi non si sentivano a loro agio in pubblico, entrambi erano spaventati dal mondo…
«E va bene, dovrò dire a Potter che il suo regalo è stato veramente gradito».
«Parli di me?» chiese Harry, comparendo alle sue spalle di nuovo «Non ero io quello pazzo che parlava con gli animali?»
«Potter!» esclamò il biondo «La smetti di comparire alle mie spalle di soppiatto? Sei inquietante!»
Harry rise e si sedette accanto a lui, sull’erba. I cuccioli di crup erano quasi tutti addormentati; anche se erano cani magici, erano ancora piccoli e avevano bisogno di riposare molto.
«Allora? Immagino che il piccolo crup ti sia piaciuto».
«Ho… un feeling particolare con questo» disse piano, accarezzandolo «Penso che lo terrò».
«Allora hai perso!» esclamò Harry divertito, Draco arrossì e annuì, sorridendo appena «Te l’avevo detto che il cucciolo sarebbe stato un regalo che avresti apprezzato particolarmente».
«Cretino» borbottò Draco.
«Allora, che ne dici di un corso accelerato su come occuparsi di un cucciolo di crup?»
«Penso che sia necessario» rispose il biondo, accarezzando piano la testa del suo piccolo crup.
«Hai intenzione di dargli un nome?» chiese il moro curioso, sporgendosi per osservare la creatura magica, placidamente addormentata, acciambellata vicino a Draco Malfoy.
«Sì, penso che lo chiamerò Lupus».
«Che razza di nome è?» chiese il moro spiazzato dalla risposta «Non puoi chiamarlo, che ne so, Fido?»
Draco ridacchiò e sbuffò leggermente divertito «Razza di ignorante, io parlo della costellazione del Lupo!» esclamò «È circondata dalla costellazione dello Scorpione e quella del Centauro, appare oscurata, in realtà è una costellazione luminosa, ma, diciamo, più piccola. Non è molto estesa, però contiene alcune stelle luminosissime».
Harry lo guardò affascinato per qualche istante, quando si perdeva a parlare di stelle, Draco era bellissimo, sembrava dimenticare ogni brutta cosa e si perdeva nei meandri del suo discorso. Era semplicemente stupendo.
«Però, ne sai parecchio sulle stelle» commentò dopo un po’, facendolo arrossire. Adorava riuscire a farlo diventare tutto rosso, Draco diventava ancora più bello quando mostrava anche la sua parte timida, sebbene fosse una minima parte del suo carattere, a volte era carino vederla uscire allo scoperto.
«Sì, e poi… mi sembra una descrizione calzante, no? Gli altri crup lo oscuravano con la loro esuberanza, mentre lui si nascondeva. In realtà, brilla più degli altri» spiegò, Harry restò affascinato di nuovo da lui. Era così intelligente… era un peccato che a causa degli errori di Lucius lui pagasse ancora «E poi se ci pensi, Lupus è una parola latina, che in inglese significa lupo e un crup è un cane magico. In qualche modo è imparentato con i lupi».[2]
«Sei fantastico, lo sai?» fece Harry, il biondo arrossì ancora e scosse la testa «Mi piace, hai scelto un bellissimo nome».
«Grazie» mormorò «E a te piace, Lupus?» chiese al crup, quest’ultimo alzò la testolina, abbaiò e scodinzolò, come se stesse rispondendo . «Hai proprio ragione, sono un genio nello scegliere nomi» si vantò. Poi lo prese tra le sue braccia e lo accarezzò piano, mentre la creatura si accoccolava meglio e si addormentava di nuovo, lasciando che il biondo lo coccolasse «È adorabile, vero?» chiese retoricamente, sorridendo.
«Sì…» e non solo lui, pensò involontariamente Harry, guardando il Serpeverde.
Aiutare Draco gli aveva fatto fare passi da gigante nel suo percorso di guarigione. Il suo psicologo gliel’aveva detto, l’ultimo sabato che si erano visti. Harry non sapeva da cosa dipendesse, né perché si sentisse così, ma da quando stava aiutando Draco Malfoy ad uscire dal suo periodo nero, sentiva di essere sulla via giusta per poter stare bene anche lui. Anche i suoi rapporti con gli altri erano migliorati di netto. Si era aperto un po’ di più con Neville, era con lui che parlava, quando non era con Draco. Anche l’amico lo aveva trovato cambiato, negli ultimi mesi aveva fatto un sacco di progressi. Aveva anche chiarito una discussione non proprio finita bene con Ron. Avevano dei contrasti, ogni tanto, fin da quando lui aveva deciso di aiutare Draco, ma non era niente di grave e non c’era bisogno che il biondo lo sapesse. Non erano problemi di Ron quello che faceva nelle ore libere, Neville, invece, gli aveva solo detto di stare attento – Non vorrei vederti di nuovo come qualche mese fa, Harry, stai molto meglio adesso – lui non aveva niente da temere perché: è grazie a Draco se sto meglio, aiutare lui mi fa sentire… diverso. Come se aiutare lui a vivere sereno e a rifarsi una vita, dopo quello che abbiamo passato, possa in qualche modo compensare il senso di colpa che provo. L’amico aveva capito e lo aveva sostenuto, unendosi persino a lui e a Draco, un pomeriggio, durante un’esercitazione di Trasfigurazioni. Ma si era reso conto di sentire qualcosa per il biondino, quando lo aveva visto giocare con quel cucciolo di crup che gli aveva donato; non era quello che Harry aveva scelto, ma Draco sembrava aver stabilito un legame con quel piccoletto. Era stato settimane a parlare con Hagrid e con la McGranitt, per convincerli che Draco con un cucciolo da accudire si sarebbe sentito meglio. E non aveva avuto torto: quel pomeriggio, aveva visto il Serpeverde sorridere, rilassato e stranamente in pace con se stesso per più di mezz’ora. E il suo cuore si era riempito di una nuova emozione, qualcosa a cui ancora non sapeva dare un nome.
Sì, Harry si sentiva bene, si sentiva vivo come mai prima di quel momento. Ed era tutto merito di Draco Malfoy.
 

 
Una delle cose che Harry amava ancora, era giocare a Quidditch, la sensazione inebriante del vento tra i capelli, della velocità della scopa, l’adrenalina nelle vene quando si gettava all’inseguimento del boccino e poi la gioia di aver vinto quando riusciva ad afferrarlo, erano sensazioni che lo facevano sentire ancora vivo. Gli davano la sensazione inebriante che lui fosse ancora capace di provare emozioni forti che non fosse solo dolore. Quel dolore che lo accompagnava giorno dopo giorno e, anche se lui stava facendo di tutto per contrastarlo, per guarire da quello, esso lo perseguitava sempre quando era solo, riusciva a sedarlo solo quando volava o quando si prendeva cura delle creature magiche e… quando era in compagnia di Malfoy. Da quando cercava di aiutarlo, di salvarlo, sentiva di essere cambiato. Salvare una persona da se stessa era molto più difficile di qualsiasi altra cosa, ma ci stava riuscendo. Poteva vederlo, adesso, che Draco era tra gli spettatori della semifinale per la Coppa del Quidditch. Era felice di vederlo lì tra gli spalti, a sostenerlo – segretamente, non sia mai che mi faccia vedere a tifare per San Potter, gli aveva detto con tono divertito, quando era andato ad augurargli buona fortuna per la partita. Non appena incrociò il suo sguardo, gli sorrise automaticamente e il biondo ricambiò. Il cuore di Harry fremette, ma lui lo mise a tacere immediatamente.
Aveva dovuto insistere un po’ per convincerlo ad essere presente, ma era bello vederlo uscire finalmente dal suo dormitorio. Da quando gli aveva regalato il cucciolo di crup, poi, sembrava essersi chiuso ancor di più in quella stanza, perché diceva di non poter lasciare Lupus da solo, altrimenti gli avrebbe fatto i dispetti o si sarebbe sentito solo. Erano mere scuse, Harry lo sapeva, durante le giornate no usava il suo snaso come scusa, ma non poteva fare altro che convincerlo ad uscire da lì. Ogni tanto ci riusciva, come quel giorno. Ed era sempre un ottimo giorno per lui.
Era difficile per Harry vederlo sempre in quelle condizioni, triste, senza speranza, senza amici, avrebbe voluto fare di più per lui, molto di più, ma non poteva, perché nessuno aveva apprezzato il suo gesto di dare un’occasione a uno come lui. Harry non era d’accordo e aveva provato a convincere i suoi compagni di scuola della verità delle sue parole, ma… non ci era riuscito.  Non provava pietà per lui, ma una sincera compassione, che lo spingeva a cercare di aiutarlo in ogni modo possibile, aveva iniziato ad essergli amico, gli aveva regalato il cucciolo di crup e cercava ogni giorno di tirargli su il morale, lo ascoltava quando ne aveva bisogno, lo spronava quando aveva bisogno di una scossa. Faceva di tutto per lui, senza neanche rendersene conto e questo aiutava sia il Serpeverde che lui stesso.
Lo stadio del Quidditch era gremito di persone, molti erano lì ad assistere alla partita Grifondoro contro Corvonero di quel giorno. A Harry piaceva quella sensazione, giocare era una delle poche gioie che ancora facevano parte della sua vita. Quando entrarono in campo, scambiò un cenno d’intesa con Ron, al quale aveva passato il testimone. Era lui il capitano adesso, anche se prendeva molto in considerazione l’opinione di Harry, infatti spesso era definito dalla squadra il suo vice-capitano. A Harry stava bene, purché non stesse al centro dell’attenzione. Anche Ginny faceva ancora parte della squadra, con lei c’era una sorta di rapporto freddo, ma civile e in campo lei era sempre molto professionale. Gli altri giocatori erano nuovi, molto promettenti e bravi. I due battitori, un ragazzo e una ragazza del terzo anno, erano giovani e forti, ma molto determinati, tra i cacciatori della sua vecchia squadra restava solo Ginny, che era affiancata da altri due talentuosi ragazzi del quarto. Ron era il portiere e Harry, come al solito, il cercatore. Avevano già vinto contro i Tassorosso, due mesi prima, i quali però erano arrivati in finale dopo aver stracciato i Serpeverde durante l’ultima partita.
Quando i loro avversari entrarono in campo, Harry si mise sull’attenti, conosceva bene il battitore dei Corvonero, era lo stesso ragazzo che aveva aggredito Draco, sicuramente avrebbe provato a vendicarsi. Sapeva che era abbastanza spietato e violento nel gioco, non capiva come Madama Bumb gli permettesse di giocare ancora, lo aveva visto durante la prima partita dell’anno e gli aveva ricordato Marcus Flint di Serpeverde dei primi anni. L’ex prescelto aveva notato che fin dalla fine della guerra, molte cose erano cambiate, anche il più mite dei Tassorosso aveva sviluppato una sorta di atteggiamento ostile contro quelli che reputava una minaccia, quando il più intraprendente dei Serpeverde aveva assunto un atteggiamento più pacato, tranquillo, quasi invisibile. La guerra aveva cambiato molte cose e le persone erano lo specchio di come la società fosse cambiata. La McGranitt si batteva ogni giorno, affinché gli studenti tornati a Hogwarts vivessero in pace e in armonia tra di loro, affinché non si facessero la guerra l’un l’altro. E alcuni erano dannatamente bravi a passare inosservati, soprattutto quando se la prendevano con qualcuno che credeva di meritare tutto ciò che gli veniva fatto. Harry cercò di scacciare quei pensieri dalla mente, durante la partita, doveva concentrarsi per vincere.
Quando Madama Bumb fischiò e liberò prima i bolidi, poi il boccino e infine la pluffa, la partita iniziò. I Corvonero erano davvero agguerriti, Harry si ritrovò a schivare due bolidi a pochi minuti d’inizio della partita. Se quel tale prendeva quella partita come una questione personale, beh… anche lui lo avrebbe fatto. Cercò con lo sguardo il boccino, ma non lo trovò subito e il cercatore avversario era nella sua stessa situazione. Osservò un po’ il gioco dei suoi compagni di squadra e sorrise, quando vide che Grifondoro fosse già in vantaggio di 30 a 0, dopo la prima mezz’ora di partita. Individuò il boccino, finalmente e partì all’inseguimento della piccola pallina dorata e immediatamente fu seguito dall’altro cercatore. Lo avrebbe battuto, poco ma sicuro.
Un bolide lo sfiorò appena, ma non lo colpì e quando alzò lo sguardo per capire da chi venisse, non si sorprese di vedere il brutto muso di quel Corvonero che aveva pestato Draco, aveva ancora davanti agli occhi l’immagine di Draco pietrificato e pestato in riva al Lago Nero, rabbrividì a quel pensiero e pensò che avrebbe vinto quella partita per vendicare il biondo e avrebbe umiliato quel tale, ne era certo. Perse di vista il boccino, ma per sua fortuna anche l’altro cercatore fu distratto dal bolide, dato che gli stava alle calcagna e seguiva ogni sua mossa. Harry perlustrò con lo sguardo il campo, sperando di vedere di nuovo il boccino, ma non ci fu niente da fare. Il suo avversario sembrava aspettare una sua mossa.
Grifondoro segnò altri quattro goals, mentre Corvonero solo due. I grifoni tenevano il gioco per 70 a 20. Se Harry avesse afferrato il boccino, avrebbero vinto ad occhi chiusi. Dopo altri dieci minuti, vide il boccino e si gettò al suo inseguimento nello stesso momento in cui vide il battitore dei corvi intercettare un bolide. Harry lo avrebbe scansato facilmente, si preparò a deviare, ma il bolide non arrivò. Si guardò intorno e con suo orrore, vide il bolide che avrebbe dovuto essere diretto a lui volare ad una velocità assurda nella direzione degli spalti dei Serpeverde, dove Draco era in prima fila. Harry non ci pensò due volte, gli sembrò di vedere la scena al rallentatore. Diresse la sua Firebolt alla massima velocità verso gli spalti, rubò la mazza da battitore a uno dei suoi compagni di squadra e volò così velocemente da non rendersi nemmeno conto che stesse davvero volando. Si interpose tra Draco e il bolide, pochi istanti prima che esso lo colpisse, lo intercettò e riuscì anche a respingerlo – rispendendolo al mittente, che fu costretto a scendere a terra a causa di un piccolo danno alla sua scopa – si sincerò con lo sguardo che il biondo stesse bene, prima di tornare a giocare, ma scoprì dopo pochi istanti che il suo avversario aveva afferrato il boccino e che la partita si era appena conclusa.
Harry scese in picchiata verso il campo e raggiunse il battitore avversario infuriato. Gli altri giocatori raggiunsero anche loro il terreno scendendo dalle scope, i vincitori ancora esultavano.
«Ehi!» lo chiamò, gettando la sua scopa per terra e raggiungendolo, spintonandolo con forza «Ti ha dato di volta il cervello? I bolidi per nessun motivo devono essere scagliati verso il pubblico!»
«Cosa c’è, Potter? Ti brucia la sconfitta o che abbia cercato di colpire il tuo fidanzatino?»
«Non osare sfidarmi» sibilò «Non ti ho denunciato solo perché Draco mi ha chiesto di non farlo» sputò «Non ho dimenticato la tua faccia, so cosa hai fatto e cosa volevi fare oggi, non ti permetterò di fargli del male».
«Mi vendicherò e lo sai» sibilò quell’altro avvicinandosi a lui minaccioso «Cosa c’è? Adesso che si fa scopare da te, Malfoy pensa di avere le spalle coperte? Illuso» fece quello «Quella piccola puttanella Mangiamorte la pagherà per tutto quello che ha fatto e anche di più».
Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso. Harry partì alla carica verso di lui e lo colpì con forza sul viso. Il Corvonero rispose ai colpi e i due continuarono a picchiarsi.
«Harry!» lo chiamò Ron, ma il moro non si fermò. Lo colpì ancora due volte, prima di essere trascinato via dal suo migliore amico, Madama Bumb intervenne decretando il loro comportamento inaccettabile. Furono entrambi sospesi e puniti, ma a Harry, in quel momento, non importava. Desiderava picchiare quel maledetto idiota da settimane, mesi e non giocare un paio di partire non era un grand’affare, visto che avevano appena perso, ma quel tizio doveva lasciare Draco in pace, non doveva toccarlo né pensare di fargli del male.
«Ma sei impazzito?» gli chiese Ron, quando entrarono negli spogliatoi «Ti sei fatto sospendere per proteggere Malfoy!»
«E chi se ne frega?» fece Harry, irritato «Quel tipo aveva bisogno di una lezione».
«Harry, amico, datti una calmata, okay? Stiamo parlando del Quidditch! Abbiamo perso la partita, lo sai?»
«Quel bolide avrebbe ferito altre persone, Ron, non solo Draco» disse Harry, stringendo i pugni.
«Erano Serpeverde, che ti frega?»
«Ma sei serio?» chiese il moro retoricamente «Non avrei permesso che quel bolide ferisse nessuno, neanche i Serpeverde, quel tizio non aveva nessun diritto per far loro del male» disse «Cosa gli avevano fatto? Sentiamo!»
«Ma ti senti? I Serpeverde sono sempre stati nostri nemici ed erano… sai, alleati di tu-sai-chi».
«Non tutti i Serpeverde sono cattivi e lo sai anche tu. Devo ricordarti che è stato un Grifondoro a tradire i miei genitori? E che è stato un Serpeverde a proteggermi per tutti questi anni?» chiese retoricamente, riferendosi a Minus e a Piton; Ron fece per rispondere, ma Harry lo interruppe «Non accetto nessuna paternale sulle case, tante grazie» disse raggiungendo un box delle docce «E sì, se mi va, proteggo Malfoy, perché, Ron, lui è mio amico, la guerra è finita da un anno e, maledizione, dobbiamo smetterla con le vecchie faide, sono inutili e portano solo ad altra violenza e di certo non ne abbiamo bisogno! Non dopo quello che tutti noi, compresi i Serpeverde, abbiamo passato!» esclamò, chiudendosi la porta della doccia alle spalle. Cercò di calmarsi, ma sentiva ancora così tanta rabbia dentro, una rabbia che non sentiva dai tempi del quinto anno, quando il collegamento tra se stesso e Voldemort era diventato più forte. Harry lasciò che l’acqua calda placasse la sua ira, ma non riuscì a cancellare quella sensazione orribile. Aveva bisogno di vedere che Draco stesse bene, non sapeva spiegare quello che sentiva in quel momento, ma il sentimento di protezione che provava per lui, superava qualsiasi cosa. Si grattò il braccio destro, lì dove giaceva la cicatrice della sua disperazione più profonda. Più di quella sulla fronte, quella cicatrice gli ricordava che dal baratro si poteva risalire, ci era riuscito una volta, lo avrebbe rifatto ancora.
Si lavò lentamente, cercando di rilassare i muscoli e di placare quella rabbia che era esplosa dentro di sé così velocemente, l’aveva risucchiato. Era divampata come un Ardemonio e lo aveva bruciato dentro. Quando uscì dalla doccia, i suoi compagni erano già andati via. Si rivestì, indossando una semplice tuta e si chiuse la felpa prima di uscire dallo spogliatoio. Doveva passare in infermeria a farsi controllare i lividi e forse anche per farsi dare una pozione calmante, sentiva di averne bisogno.
Quando uscì dallo spogliatoio vide che Draco era lì. Se ne stava sulle sue, le braccia conserte al petto e l’espressione tetra. Sembrava sul punto di dirgli qualcosa di veramente spiacevole, qualcosa che Harry non era pronto ad ascoltare. Per puro istinto protettivo, Harry lo guardò in viso, per accertarsi che non vi fossero lividi, segni o qualsiasi altro segno di violenza. Le parole del Corvonero ancora gli rimbombavano nella mente e non voleva che Draco subisse altre torture.
«Ehi» lo salutò, sorridendo appena «Che ci fai qui?»
«Ti aspettavo» rispose l’altro «Facciamo due passi? Ho bisogno di parlarti».
«Oh, certo» rispose Harry, seguendolo. Draco gli fece un piccolo sorriso ed entrambi si incamminarono lungo il campo di Quidditch, che negli anni passati li aveva visti scontrarsi, farsi la guerra e prendersi a botte come due ragazzini immaturi che erano convinti di doversi odiare, a causa dei ruoli che rivestivano in quella scuola. Erano così lontani quei giorni, così distanti da loro, adesso sembravano davvero due semplici amici. C’erano voluti anni, una guerra e altre mille cose per farli maturare e far capire ad entrambi che potessero aiutarsi a vicenda, ma… meglio tardi che mai.
Draco era teso, Harry poteva notarlo a distanza di miglia, era per colpa sua? Aveva esagerato?
«Draco, tutto okay?»
«Io… Harry, cosa ti è saltato in mente? Perché lo hai fatto?» chiese guardando dritto davanti a sé «Sei… tu. Non puoi esporti in quel modo per me, non puoi perdere una partita, la semifinale per proteggere me. Io… non lo merito».
«Lo meriti» ribatté il moro, interruppe la loro passeggiata, fermandolo prima dell’uscita dal campo «Draco, qual è il problema?» chiese «Siamo amici, io proteggo sempre i miei amici».
«Ti ho sentito litigare con Weasley prima» ammise abbassando lo sguardo «Non ne vale la pena, Harry, non per me».
Il moro sorrise e gli appoggiò le mani sulle spalle, cercando il suo sguardo «Ehi, ne vale la pena. E poi non ho litigato con Ron, ho solo risposto alle sue insinuazioni».
«Eri fuori di te dalla rabbia, però» fece «Non mentire, si vedeva che a momenti gli saresti saltato addosso per picchiarlo».
Harry annuì, colpevole. Lo sapeva, aveva esagerato, ma con Ron avrebbe chiarito, loro facevano sempre pace, in un modo o nell’altro, non era un grosso problema, in quel momento. Se il rosso era ancora così immaturo da non capire che nessuno in quella scuola meritava violenza, dolore e vessazioni, allora poteva andarsene anche a quel paese, per quanto lo riguardava.
«Chiarirò con lui, non preoccuparti, ma non potevo permettere che quel bolide ti colpisse».
«Perché?»
«Perché tengo a te, perché sei mio amico e io proteggo tutti i miei amici» asserì il moro, con un tono che non ammetteva repliche. Il biondo gli sorrise appena e annuì, poi alzò lo sguardo verso di lui e storse il naso, notando un brutto ematoma sotto all’occhio, che si stava gonfiando.
«Hai picchiato quel Corvonero, vero? Il battitore?» Harry annuì «Perché diavolo l’hai fatto?»
«Mi ha provocato» rispose con una scrollata di spalle «Draco, se non fossi intervenuto, tu…» deglutì «Quel bolide avrebbe ferito te e altre persone. Non potevo permetterlo, okay?»
«Okay, grande eroe» lo canzonò, prendendolo bonariamente in giro, sorridendo appena «Ti accompagno in infermeria, okay?»
«Sì, ti ringrazio» rispose il moro. L’uno accanto all’altro si diressero verso l’ingresso della scuola e poi raggiunsero l’infermeria. Harry non riusciva a smettere di togliersi una spiacevole sensazione da dosso. Era certo che quel suo gesto non sarebbe passato inosservato, ma sperava vivamente che esso non avesse ripercussioni su Draco.
 

 
La puttana di Harry Potter.
Ecco cosa si diceva di lui, adesso. Le voci erano iniziate subito dopo la semifinale di Quidditch, quella che Harry aveva perso volontariamente per impedire che un bolide colpisse lui e altri spettatori presenti.
Draco aveva cercato di ignorare quelle dicerie, perché non gli sembrava possibile che la gente dicesse o pensasse cose del genere. Si rifiutava di credere che, oltre a tutto quello che gli dicevano giorno dopo giorno, adesso nel loro mirino ci fosse anche Harry. Non importava che lo considerassero una puttana, ma detestava che quel termine dovesse essere associato alla figura del Grifondoro per colpa sua. Lui era così dolce nei suoi confronti, sempre disponibile, sempre accomodante, sempre perfetto, sempre gentile.
Non voleva che infangassero il nome di Harry, associandolo al suo, solo perché quell’idiota aveva deciso di proteggerlo, ma non sapeva come evitarlo. Era raro che il Grande Harry Potter, colui che era stato preso nella squadra a soli undici anni a differenza di molti studenti, perdesse una partita di Quidditch, tutti ricordavano quella che aveva perso a causa dei dissennatori, al terzo anno, quando era caduto dalla scopa, ma poi… aveva sempre portato la sua squadra a vincere ogni singola partita. Era raro che perdesse, e adesso aveva volontariamente ignorato il boccino per rubare una mazza da un battitore e per respingere un bolide che stava per colpirlo. Nel momento in cui aveva visto quel bolide arrivare con una potenza assurda nella sua direzione, aveva avuto paura, ma poi improvvisamente la schiena di Potter si era frapposta fra sé e il bolide e lui aveva respinto il bolide… assurdo. Nello stesso istante in cui il cercatore di Corvonero aveva preso il boccino e Harry aveva perso la partita. Aveva perso per lui. Quel gesto era qualcosa che non aveva senso per nessuno, neanche per Draco stesso. L’unica spiegazione che tutti si erano dati era che Draco venisse protetto da Harry in cambio di favori sessuali. Ancora più assurdo del gesto di Potter, a dire la verità, come se l’eroe del mondo magico potesse davvero provare interesse per lui…
Non lo aveva detto a Harry, di solito davanti a lui nessuno diceva nulla, non volevano inimicarsi l’eroe del mondo magico, ma quando non era con lui, Draco li sentiva quei sussurri, soprattutto nella sua sala comune. Era abituato agli insulti, ma temeva che il moro potesse pensare che fosse stato lui a mettere in giro la voce della presunta relazione tra di loro. Harry era etero (o almeno così credeva Draco) e di certo non avrebbe perso tempo con uno come lui, non intimamente almeno, ma probabilmente neanche se fosse stato omosessuale, si sarebbe interessato a lui, concedergli amicizia era una questione… ma amarlo? Come avrebbe mai potuto uno come Harry Potter amare uno come Draco Malfoy?
L’unica cosa che temeva davvero di tutta quella situazione era perdere la sua amicizia, era assurdo che lui pensasse una cosa del genere proprio del tizio che aveva odiato per buona parte della sua adolescenza. L’amicizia di Harry era la cosa migliore che gli era successa dopo la guerra e temeva che quelle voci riguardo una loro improbabile e impossibile relazione potessero minare quello che c’era tra di loro. Era ingiusto, perché dovevano tirare in ballo anche lui? Cosa aveva fatto di male? Aveva solo impedito che un bolide lo colpisse in pieno e… questo gli era costato la partita. Non avrebbe dovuto essere tra quegli spalti, ma il moro aveva insistito così tanto affinché andasse che non era riuscito a dirgli di no, ma avrebbe dovuto, se solo non fosse stato lì, Harry avrebbe vinto la partita e nessuno avrebbe minacciato di rovinare la cosa migliore che gli era capitata nell’ultimo periodo.
Voleva solo chiudersi nella sua stanza e piangere, anche se non era un atteggiamento consono, aveva bisogno di stare da solo e sfogare un po’ di tutto quella negatività che stava accumulando. Se ne avesse parlato con Harry, lui avrebbe sicuramente fatto qualcosa di stupido per farli smettere, fomentando le voci. Oppure lo avrebbe abbandonato a se stesso. Non voleva nessuna delle due cose, così evitava di parlare con lui di quella faccenda. In fondo, seguivano più o meno le stesse lezioni e passavano la maggior parte delle ore libere insieme, andava bene così. 
La lezione di Erbologia con i Tassorosso era appena finita.
Era appena uscito dalla serra numero sette, quando uno dei suoi compagni di casa gli era andato addosso di proposito.
Uno spintone, un insulto, uno sputo. Sei proprio una puttana, Malfoy, correre a succhiare il cazzo di Harry Potter non cambierà le cose, resti sempre una feccia, non importa con chi scopi. Draco tremò, sentendo quella frase. Non si fece vedere colpito da essa, anzi, cercò di ignorarla. Aveva un’ora di pausa, poi avrebbe avuto la lezione di Pozioni, dove, grazie a Merlino, ci sarebbe stato anche Harry e sarebbe stato in pace per un bel po’ di tempo. Con lui accanto, nessuno osava dirgli niente di spiacevole, l’unica volta che ci avevano provato, si erano ritrovati in infermiera, vittime di una fattura. Quindi, si erano fatti furbi, adesso lo attaccavano sempre quando sapevano che non ci sarebbe stato Harry, sempre quando erano certi che lui fosse altrove. Si strinse la tracolla sulla spalla e fuggì dalle serre, raggiungendo in fretta i sotterranei. Si guardò intorno, ma prima che potesse entrare nella sua sala comune, fu afferrato per un braccio e spinto in un’aula in disuso accanto a quella di pozioni. Lo spinsero contro il muro, con la faccia pressata contro di esso, provò a dimenarsi, ma colui lo aveva afferrato con forza e lo tratteneva lì. Non vide chi era, l’aula era troppo buia per capire chi fosse. Senza che lui potesse reagire in alcun modo, venne tenuto fermo da delle braccia forti e colpito ripetutamente nello stomaco, sul viso e ovunque da un’altra persona, tentò di urlare, ma l’aggressore gli diede uno schiaffo forte, prima di lanciargli contro un “Silencio”. La voce di Lumacorno che si avvicinava all'aula adiacente risuonò nell’aula e Draco venne lasciato. Cadde per terra, mentre gli aggressori scappavano, e si rannicchiò su se stesso a causa del dolore. 
Quando riuscì a stare in piedi sulle proprie gambe, senza che esse tremassero come se fossero state fatte di gelatina, uscì da quell’aula e corse nella Sala Comune, poi senza guardare nessuno, raggiunse la sua camera e si chiuse lì, decidendo di restare lì, senza uscire neanche per la cena.
 

 
«Che hai?» Harry entrò nella camera di Draco senza neanche bussare, il biondo era lì, sdraiato sul letto con Lupus acciambellato accanto a sé. Non aveva visto l’amico né e a lezione di Pozioni né a cena. Durante la cena, si era avvicinato alla tavolata delle serpi per parlare con lui e si era ritrovato Pansy Parkinson che blaterava cose a caso su Draco che, sconvolto per qualcosa, si era rintanato nella sua camera. Sconvolto da cosa? – aveva chiesto, la Serpeverde aveva scrollato le spalle e borbottato qualcosa come le sue cose da checca. Harry si era trattenuto dall’affatturarla solo perché erano davanti a tutti e c’erano anche i professori che guardavano. Detestava non poter parlare con la McGranitt della situazione di Draco, il biondo non voleva che la preside sapesse ciò che gli capitava. Anche se tu glielo dicessi, io negherei tutto. – aveva detto quel maledetto cocciuto.
Harry, allora, cercava di esserci per lui, di non lasciarlo troppo spesso da solo e di essere un sostegno per lui, anche se si sentiva impotente ogni volta che veniva a sapere che gli era successo qualcosa di poco piacevole. Come, sicuramente, era appena capitato, ma perché Draco non lo aveva chiamato? Perché non lo aveva raggiunto? Maledetto testone.
Voleva raggiungerlo per dirgli che era riuscito a trovare l’incantesimo per modificare il marchio e invece si era ritrovato a fare i conti, di nuovo, con qualcosa che l’aveva sconvolto.
Forse, far sparire il marchio, avrebbe alleggerito un po’ il suo animo tormentato. Si era impegnato per trovare quell’incantesimo, aveva fatto un sacco di ricerche, erano settimane che cercava come un forsennato su tutti i libri di trasfigurazioni della biblioteca – reparto proibito compreso – e poi lo aveva trovato. Non era un contro-incantesimo, ma era utile per il suo scopo, non eliminava completamente il Marchio, ma lo trasfigurava in un innocente tatuaggio con un significato totalmente opposto a quello del Marchio e ne annullava ogni effetto, meglio di niente. Ed era pronto a dirlo a Draco, ma non lo aveva trovato in Sala Grande.
Harry non aveva esitato un solo istante ad andare da lui. L’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde era aperto, forse qualcuno era appena entrato, così entrò senza troppi complimenti, guadagnandosi alcune occhiate stranite dagli altri Serpeverde, ma non gliene importava, aveva bisogno di parlare con Draco e nessuno lo avrebbe fermato. Così lo aveva raggiunto e lo aveva trovato in quelle condizioni. Aveva uno zigomo violaceo, alcune ferite e si vedeva che stava male.
«Vattene».
«No. Che ti è successo?» insistette ancora «Che ti hanno fatto?» chiese avvicinandosi a lui; allungò una mano verso il suo viso, ma il biondo si sottrasse al suo tocco «Mi stai evitando?»
«No» rispose Draco «Non avevo voglia di parlare con te, anzi non ho voglia di parlare con nessuno, voglio stare da solo».
«Cosa ti hanno fatto?» ripeté preoccupato.
«Smettila di preoccuparti per me» sibilò tra i denti, senza alzare lo sguardo «So che lo fai perché ti faccio pena, perché sei un eroe del cazzo che vuole sempre salvare tutti, ma non puoi salvare me, non puoi perché non c’è niente da salvare, merito tutto quello che mi fanno e mi dicono» disse, istintivamente si toccò l’avambraccio coperto dalla camicia bianca, Harry lo guardò dispiaciuto «È inutile che mi guardi così, Potter» sibilò «Ero un Mangiamorte. Avevo sposato le cause di mio padre e di Voldemort, ho preso il Marchio, sono stato un bullo e ho reso la vita di tutti un inferno, ho fatto entrare i Mangiamorte qui e stavo per uccidere Silente, quindi sì, Potter, lo merito».
«Cosa ti è successo?» insistette il moro, guardandolo «Fai così solo quando ti succede qualcosa di brutto» Draco lo guardò spalancando gli occhi, come faceva quel Grifondoro da strapazzo a conoscerlo così bene? «Allora?» chiese «Me lo dici o devo fare tutto da solo? Ti hanno picchiato, è evidente. Chi è stato?»
«Lascia perdere» borbottò.
«No» fece Harry «Non lo meriti e io non faccio questo perché mi fai pena».
«Ma per favore… lo sanno tutti, anche i muri che ho ragione» affermò «O anche i quadri. Quindi se vuoi farmi il piacere…» aggiunse indicando la porta. Harry scosse la testa e lo guardò scioccato per qualche istante, ragionando sul da farsi, poi si sedette sul suo letto, accanto a lui, lo guardò e appoggiò una mano sul suo zigomo, accarezzandoglielo delicatamente, mentre Lupus, infastidito, balzava giù dal letto per acciambellarsi ai piedi del letto di Draco.
«Mettiti in quella testa dura che io non ti lascio solo» sussurrò Harry, piano «Adesso mi prenderò cura di te» dichiarò. Si tolse la cravatta della divisa e la appallottolò, pronunciò un Aguamenti e la bagnò, per poi passarla delicatamente sulle ferite visibili del viso. Il biondo grugnì, mostrandogli anche quelle sul corpo. Harry strinse i pugni, cercando di non far trasparire la rabbia che provava, non verso Draco, ma per chi gli aveva fatto tutto quello. Pulì le ferite anche lì e poi prese a bacchetta, eseguendo un paio di incantesimi curativi sul biondo, guardandolo sempre con quegli occhi carichi di dolcezza. Il sollievo fu immediato e il biondo si diede dell’idiota per aver cercato di mandare via Harry.
«Meglio?»
Draco annuì e chiuse gli occhi per il sollievo «Ha-Harry?»
«Sì?»
«Resteresti con me, per un po’?»
«Certo» rispose il moro. Si tolse le scarpe e si sdraiò accanto a lui, mettendogli un braccio attorno alle spalle, il biondo si fece giusto un po’ più vicino e appoggiò la testa sul suo petto, sentendosi stranamente al sicuro. Con un incantesimo, fece cadere le tende del baldacchino e con un incantesimo silenziante isolò il suo letto dal resto della camera, così che fossero al sicuro da orecchie e da occhi indiscreti e si godette quel momento di pura pace.
Harry gli accarezzò delicatamente una spalla e lui si rilassò completamente, chiudendo gli occhi.
Restarono lì per quelle che parvero ore, poi il Grifondoro si ricordò del motivo per cui era andato lì e si mise seduto. Draco lo guardò preoccupato, come se temesse che stesse per andare via, ma Harry lo rassicurò con lo sguardo, si era solo seduto per stare più comodo: «Fidati di me» disse piano, poi gli prese il braccio tra le mani e scoprì l’avambraccio, rivelando il Marchio Nero che ancora deturpava la sua pelle. Draco tentò di liberarsi dalla sua stretta, ma Harry intensificò la presa e fu in quel momento che notò che non ci fosse solo il Marchio a deturpare quella pelle tanto candida. Il moro sentì la propria cicatrice prudere, ma non quella sulla fronte, bensì quella sul suo braccio destro. Quella che si era procurato da solo. Non era stata causata dalla magia, ma dalla sua disperazione.
«C-Che cosa hai fatto?» chiese guardandogli l’avambraccio «Draco…»
«Non sono affari tuoi» fece il biondo, ritirando il proprio braccio, approfittando dello shock dell’altro, e portandoselo al petto «Tu non sai niente, lasciami in pace».
«No. Dimmi che cosa hai fatto».
«Perché dovrei?» chiese l’altro «Io non ti chiedo costantemente perché hai il muso lungo e perché hai bisogno di stare con le creature magiche».
«È diverso, Draco! Tu hai cercato di…?»
«Sì» confessò il biondo sconfitto «E ora se vuoi…»
«Anche io» lo interruppe il moro, guardandolo negli occhi. Deglutì e tremò un momento, prima di scoprirsi il braccio destro, il Serpeverde non comprese subito il suo gesto, si chiese come mai lo stesse facendo, rifiutando nella sua mente l’idea che potesse confessargli qualcosa di grosso. Potter non parlava mai dei suoi problemi, non diceva mai nulla a riguardo. Era più chiuso di lui, il che era tutto un dire. Il Grifondoro si morse le labbra e prese un profondo respiro, realizzando che non sarebbe andato da nessuna parte con il biondo, se non si fosse aperto per primo, se non avesse rivelato per primo le proprie sofferenze; non avrebbe potuto aiutarlo in alcun modo, se prima non si fosse esposto, se non avesse dimostrato di fidarsi di lui. Lo pose davanti agli occhi del biondo e quest’ultimo spalancò gli occhi «Ho provato anche io… a farlo».
«Potter…» Draco pose le mani in modo delicato sul suo polso e non osò alzare lo sguardo su di lui. Dal polso all’avambraccio di Potter correva una serie di lunghe, irregolari, terrificanti cicatrici che deturpavano la sua pelle liscia, segno di una sola cosa, una cosa che fece rabbrividire Draco in modo irrazionale, anche lui aveva toccato il fondo? Anche l’eroe del mondo magico era stato sul baratro della disperazione come lui? «Ma che diavolo…?»
«Non lo sa nessuno. A parte la donna che mi ha salvato e il mio psicologo» ammise, mordendosi le labbra «Era giugno, appena un mese dopo la guerra. C’erano stati da poco i funerali e…» Harry si grattò il polso, ritraendolo dalle mani del biondo «Ero disperato, tutto quello che volevo era farla finita. Avevo perso tutto, avevo vinto la guerra, sì, ma a quale prezzo? Io ero rimasto vivo, gli altri no. E continuavo a chiedermi perché? Perché io ero sopravvissuto per la seconda volta ad un Anatema che Uccide? Perché gli altri no? Perché Teddy doveva vivere una vita senza i suoi genitori? Perché Silente mi aveva fatto questo? Perché Fred? Perché Tonks? Perché Remus?» raccontò, la disperazione di quel periodo era ancora viva dentro di lui, anche se stava cercando di guarire. Era certo che i traumi della guerra non sarebbero mai passati, non facilmente, anche se lui si stava impegnando per farlo. «Era una sera di metà giugno, comunque. Avevo bevuto parecchio, bevevo abbastanza in quel periodo. Stavo ancora con Ginny, ma lei era in lutto per la morte di suo fratello, giustamente e… litigavamo spesso. Avevamo litigato di brutto, mi aveva detto che… era per colpa mia, se Fred era morto e… lo pensavo anche io» deglutì, tremando. Draco intrecciò una mano con la sua e gliela strinse con delicatezza, per dargli supporto «Andai in un bar, uno babbano, così che nessuno del mondo magico potesse vedermi in quello stato» raccontò, sotto gli occhi sconvolti del biondo «Bevvi così tanto da non ricordarmi il mio nome e stavo così male che, davvero, non pensavo alle conseguenze delle mie azioni, più bevevo più le parole di Ginny erano forti e vere… mi nascosi in un vicolo e usai un pezzo di vetro di una bottiglia, trovato in strada».
«Harry…»
«Non ne vado fiero, se non fosse stato per la donna che mi ha trovato e portato in un ospedale babbano, penso che sarei morto quella notte» spiegò a testa bassa, la presa di Draco si intensificò e Harry gliele fu grato «Non… ragionavo lucidamente, quella sera. Mi hanno ricoverato nel reparto psichiatrico e lì ho conosciuto lo psicologo che tutt’ora mi segue. È un nato babbano che preferisce lavorare tra i babbani e…» si strinse nelle spalle «Lo vedo da allora, una volta a settimana. Adesso sto meglio, molto meglio, ma non cambia il gesto disperato che ho fatto. Non l’ho detto a nessuno» continuò a raccontare «No, neanche a Ron o a Hermione, se te lo stai chiedendo» aggiunse «Quando sono stato dimesso, la McGranitt mi ha scritto una lettera, non so se sapesse ciò che era accaduto o se avesse capito qualcosa, ma mi chiese se fossi interessato ad aiutarla con la ricostruzione della scuola, accettai perché non avevo altro da fare e… poi mi sono gettato a capofitto nei lavori di ricostruzione, mi offrii volontario per aiutare nella cattura dei Mangiamorte rimasti e testimoniai ai processi e beh, il resto lo sai» finì il suo racconto. Il biondo alzò lo sguardo su di lui e restò senza parole, gli strinse un’ultima volta la mano, prima di lasciarla lentamente.
Non credeva che il Grande Harry Potter potesse toccare il fondo in quel modo, nello stesso modo in cui lo aveva toccato lui. Draco aveva un ricordo vacuo di quando aveva provato a scalfirsi il braccio per eliminare il Marchio Nero. Era agosto, stato appena scagionato e gli avevano detto che avrebbe riavuto la bacchetta, che sarebbe tornato a Hogwarts, ma che avrebbe avuto una traccia addosso per un anno, per controllare la sua condotta. Era tornato nel maniero per recuperare alcuni dei suoi effetti personali. Non voleva vivere in quella casa enorme, non da solo, non insieme a tutta l’oscurità che ancora aleggiava in quella casa. Aveva dormito per una settimana, l’ultima di agosto, in quel posto inospitale.
La sera tra il trentuno agosto e il primo settembre, Draco aveva toccato il fondo. Aveva lanciato una sedia contro una finestra, aveva calpestato i pezzi di vetro con i piedi nudi e aveva iniziato a ferirsi prima pensando di cancellare il Marchio, poi era andato più in profondità, per cancellare se stesso. Solo la traccia magica che aveva addosso gli aveva salvato la vita. Un Auror era arrivato al Maniero e lo aveva portato al San Mungo, dove lo avevano imbottito di pozioni calmati, prima di spedirlo direttamente all’inferno: a Hogwarts. Non aveva più provato a far nulla del genere, solo perché sapeva che non sarebbe servito a niente. Poi era arrivato Potter al quale stava raccontando quella storia e non lo stava trattando come un pazzo depresso, no, gli stava mostrando gentilezza, compassione ed empatia. Lui sapeva cosa si provava a toccare il fondo in quel modo. Era l’unico che lo capiva davvero.
«Mi dispiace che tu ti sia sentito così…» riuscì a dire il biondo, mordendosi le labbra.
«Anche a me che tu abbia provato a fare una cosa del genere» replicò l’altro, appoggiandogli una mano sul ginocchio «Possiamo uscirne insieme».
«Come puoi dirlo?»
«Perché siamo più simili di quanto immagini, Draco» mormorò «Dammi il braccio».
«Che cosa vuoi fare?» gli chiese, allungando il braccio incriminato verso l’altro, sentendo una strana fiducia farsi largo in lui.
«Shhh, fidati di me» affermò il moro, facendogli l’occhiolino. Draco annuì. Sì, si fidava di lui.
Harry si schiarì la voce e strinse la bacchetta in un pugno, la puntò al braccio del biondo e sussurrò l’incantesimo, impiegò qualche minuto a ultimarlo, ma quando finì Draco si guardò il braccio esterrefatto, sul suo avambraccio, al posto del marchio nero c’era un tatuaggio che raffigurava un nodo celtico particolarmente intrecciato, Draco restò senza parole e sbatté le palpebre esterrefatto. Al posto di quell’orribile serpente che significava male, c’era un altro disegno, che indicava la continuità della vita o qualcosa del genere, Draco era certo di aver letto qualcosa su quei nodi da qualche parte su qualche libro. Era… bellissimo.
«C-Cosa…?»
«Te l’avevo detto che ti avrei cancellato quel brutto simbolo, ho cercato per settimane un incantesimo utile allo scopo, ma con scarsi risultati, fino a che non ho trovato questo» spiegò grattandosi la nuca con imbarazzo «Scioccamente, cercavo un modo, sai, per cancellare. Ma non esiste, gli errori non si possono cancellare» sospirò «Anche se vorremmo, restano lì, indelebili. Ma… possiamo imparare da essi e riprendere in mano la vita, perdonare noi stessi e andare avanti. Nel nostro caso, da maghi, abbiamo la possibilità di mascherare un po’ l’errore» disse mettendo una mano sul suo avambraccio, Draco trasalì al tocco, nessuno lo aveva mai toccato lì, non da quando aveva preso il marchio, da quando era tornato a scuola, da quando avevano scoperto il suo orientamento sessuale… era strano sentire una mano calda in quel punto «Lo so che è difficile andare avanti, ma… insieme possiamo farcela».
«Harry…» sussurrò Draco, mettendogli una mano sulla spalla, il moro lo guardò negli occhi e gli sorrise «Grazie».
«Figurati…» replicò in un sussurro, avvicinando il viso al suo. Draco restò immobile, come se cercasse di capire cosa stesse prendendo al moro, ma quest’ultimo si allontanò in fretta.
«Stai bene?» chiese il biondo «Hai assunto un’espressione strana poco fa».
«Allora, ti piace il tuo nuovo tatuaggio?» chiese Harry, ignorando la sua domanda.
«Non cambiare argomento, Potter, riesco a capire benissimo quando uno cerca di farlo».
«Sto bene, sto bene!» esclamò «Non ho niente». Non sapeva cosa gli fosse preso, aveva provato l’impulso di baciarlo. Era stato un pensiero così rapido e inaspettato che se ne era reso conto quasi subito. Aveva bisogno di una via d’uscita in quel momento e Draco sembrò capire perché annuì semplicemente; gli strizzò una spalla e gli fece un sorriso tirato annuendo.
«Sì, il tatuaggio è bellissimo». Harry gli fu grato per aver fatto cadere l’argomento. Non era pronto per mettersi a nudo in quel modo, non era pronto, doveva prima capire quali fossero i suoi reali sentimenti per il biondo. Era confuso.
«Ti dona» disse Harry «Adesso sembri più attraente».
«Mi trovi attraente, Potter?» chiese divertito, allentando un po’ i toni della conversazione.
«Uhm…» le gote di Harry si tinsero di rosso «S-Sì» rispose.
Draco arrossì e si morse le labbra, trovandolo adorabile e baciabile, in quel momento. Anche lui trovava Potter affascinante e attraente, ma il Grifondoro era etero, giusto? Non avrebbe mai provato niente per lui. Preferiva averlo come amico, piuttosto che non averlo proprio nella sua vita.
Non avere la sua presenza fastidiosa e costante, sarebbe stato come ripiombare nella disperazione dei primi mesi di scuola. E ancora non gli aveva detto delle voci che sentivano sul suo conto. Sperava solo che non la prendesse male, ma perché rischiare? Stava così bene con lui... non era il caso che lo sapesse al momento.
Alla fine, restarono nella stanza di Draco a parlare e a raccontarsi esperienze tristi passate, a cercare di farsi forza a vicenda, magari insieme sarebbero riusciti a superare i traumi e le ferite sia fisiche che psicologiche, che Voldemort e la guerra avevano lasciato su di loro. Era un sollievo poterne parlare con qualcuno che capisse davvero.
«Come va con il tuo crup?»
Draco alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise, riconoscente che avesse cambiato argomento per un attimo «Benissimo! Ti va di vedere cosa gli ho insegnato nelle ultime settimane?»
«Sicuro, fammi vedere!»
Il Serpeverde chiamò il cucciolo con un fischio ed esso subito si svegliò, poi lo raggiunse di corsa, saltando sul letto e scodinzolando allegramente. Harry rimase il resto della notte con il biondo a giocare con il cucciolo di crup che si destreggiava nelle sue abilità, facendo ridere i due maghi, permettendo loro di rilassarsi un po’ e dimenticare, almeno per qualche ora, tutti i loro problemi e tutto ciò che affiggeva i loro animi. Harry rientrò nel dormitorio dei Grifondoro all’alba, dopo aver passato la nottata più strana, emotiva e… irreale della sua vita.
 


_____________________________________ 

 
Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni

[1] Info sulle Maledictus (sì, è femminile) le ho trovate su Harry Potter Wiki --> link
[2] Ovviamente, in inglese lupo è “wolf” quindi non è così ovvio sapere che “lupus” significhi “lupo”, in italiano per assonanza di suoni uno può anche arrivarci, ma in inglese la vedo difficile.
 
Hi peps!
Indovinello: chi è l'autrice sfigata che prima ha problemi con il PC e poi con l'editor? Chi, io? NAAAAH. Scusatemi il ritardo ma le congiunzioni astrali oggi erano contro di me.
BTW, eccomi qui! E benvenuti in questo nuovo capitolo! :D
Oggi parleremo del fatto che io non so scrivere poco. Lo so, questo era un pippone di quasi 15k, ma capitemi… non avrei potuto dividerlo ç_ç vi chiedo venia, davvero, per la lunghezza. Ho provato a togliere una parte e a passarla nel terzo, ma… peps, non si capiva più un ciufolo!
Ma, analizziamo come i nostri #maicorvonero del cuore riescano ad amarsi senza dirselo. (Draco che pensa che Harry sia etero, pooovero #maicorvonero, non sai niente).
Allora. Che ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo? :D
Personalmente, ho amato scrivere la parte con Fierobecco e quella del marchio che cambia e la partita di Quidditch con Harry super protettivo <3. Ah, a proposito, il tatuaggio nuovo di Draco lo trovate in fondo alla pagina. :D
E cosa dire, follettini e follettine? Ho reso alcuni Corvonero piuttosto stronzi (che si sono alleati con i Grifondoro, obv) per non far partire tutto sempre dai Grifondoro che poi è una dinamica che rompe un po’ LOL
Ringrazio con tutto il cuore Estel84 e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo, tutti coloro che hanno visualizzato e aggiunto alle varie categorie e chi mi manda recensioni in privato, ogni feedback è sempre molto gradito! :3
Mi dispiace che la settimana prossima saremo già alla fine di questa storia ç_ç
Ma non preoccupatevi, non vi lascerò a secco! Ho già in serbo per voi una GRANDE sorpresa che arriverà molto presto su questi schermi u.u la settimana prossima fornirò più info :D Intanto vi do una news, dato che sto diventando più social, è da qualche mese che ho creato un piccolo album su fb, dove pubblico le pics relative alle storie (è ancora piuttosto scarno, ma piano piano i contenuti arriveranno!) chi fosse interessato, a vedere le mie discutibili capacità grafiche è il benvenuto nel mio gabine… ehm,(citazione sbagliata) sul mio profilo FB (Chiara Efp) e può spulciare in tranquillità le pics! Alcune sono sottospecie di collage che “riassumono” la storia, altre sono fanart trovate a caso sul web, su cui ho aggiunto frasi delle storie.
Intanto vi do appuntamento a sabato prossimo con l’ultima parte di questa short-fic!
See you on Saturday!
Love ya, peps!

 

Questo è più o meno il tatuaggio che compare al posto del Marchio Nero sul braccio di Draco. :D

                                                                                                                   
 
Fatto il misfatto.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview