Lenzuola.
Vorrebbe rannicchiarsi sotto
le coperte e restare lì, immobile in un letto decisamente troppo grande per lui
solo. Resta in piedi, invece, senza neanche sfiorare il lenzuolo.
Si sente così piccolo.
Torna con la mente agli anni
immediatamente successivi alla guerra, quando la morte di Tiger visitava i suoi incubi
e lui tremava al buio. Sotto le lenzuola solo gli abbracci di Astoria
riuscivano a calmarlo e confortarlo: lei l’ha aiutato a fare i conti con il
passato, lei ha aperto nuove vie per il loro presente. Lei ora non c’è più.
È troppo presto. Dovrebbe
lasciarla andare e proseguire da solo?
Non ne è in grado.
Non riesce nemmeno a
piangere – le lacrime sono come bloccate. È tutto così irreale, non si
stupirebbe se gli dicessero che il tempo ha smesso di scorrere.
D’un tratto il silenzio
viene spezzato. È un sussurro debole, Draco quasi non lo sente, ma c’è. Il
sussurro si ripete, un po’ più forte. Proviene dalla porta, alle sue spalle.
«Papà?»
Due semplici sillabe,
pronunciate da quella voce, bastano per spazzar via in un istante ogni altro
pensiero. Draco si volta verso suo figlio – il dono di Astoria.
«Papà» ripete Scorpius,
cercando il suo sguardo. Nonostante la semioscurità, Draco rintraccia facilmente
i segni del pianto sul volto del bambino. «Posso dormire con te, stanotte? Io…»
Si sente così stupido.
Perdere Astoria l’ha accecato al punto da fargli quasi scordare che non è
solo. Ora più che mai, dev’essere forte per Scorpius se anche non riesce
a esserlo per sé.
Non si fida della sua voce:
annuisce, invitando il bambino a raggiungerlo. Scorpius si fionda tra le sue
braccia, lo stringe con una forza che gli sembra troppo grande per un corpo così
piccolo. Restano così per qualche secondo, poi Draco lo solleva e lo porta a
letto. Il suo, che improvvisamente non sembra più così terribilmente grande
– ma vuoto sì.
Scosta il lenzuolo – nuovissimo
– e deposita il figlio dove per anni ha dormito Astoria. Le somiglia così tanto…
gli scosta una ciocca ribelle dagli occhi, carezzandolo.
Infine si sdraia accanto a
lui, per quanto sia ancora così strano.
La manina di Scorpius cerca
e trova la sua, sotto la coperta. Mormora qualcosa con voce tremante – qualcosa
che suona orribilmente vicino a “mi manca mamma”.
«Anche a me» sussurra Draco
in risposta, stringendo con forza la mano. «Anche a me».
E dopo quella confessione, mentre
Scorpius scivola nel sonno, le lacrime infine trovano la strada.