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Autore: dreamlikeview    03/10/2020    5 recensioni
Non sapeva chi era. Fin da quando era tornato a Hogwarts, si era sentito smarrito, non aveva un’identità.
Non era buono, non era cattivo, quindi chi era esattamente Draco Malfoy?


Dopo la sconfitta di Voldemort, il Mondo Magico cerca di rialzarsi dalle sue ceneri, così come tutte le persone che hanno vissuto la guerra, sia da una fazione che dall'altra. Draco Malfoy, assolto da ogni accusa, si ritrova a vivere un vero e proprio inferno all'interno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Solo l'aiuto di Harry Potter, che a sua volta cerca di superare i suoi traumi, riuscirà a salvarlo.
Saranno in grado di aiutarsi a vicenda?
[Drarry, short-fic]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa.


WARNING!
Sono trattati temi particolari come bullismo, omofobia e altre merdate simili. Se sono argomenti a cui siete particolarmente sensibili, evitate di leggere.

 
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Out of Ashes

Capitolo 3: Something like this.



Era una fresca mattina di metà aprile, la primavera stava arrivando un po’ in ritardo quell’anno, ma già si potevano vedere in lontananza i primi fiori che spuntavano dall’erba. La brezza fresca di prima mattina scompigliava i capelli biondi di Draco, che passeggiava all’esterno del castello con Lupus, il cucciolo di crup, che insieme a Harry Potter, gli aveva salvato la vita. Ogni tanto gli lanciava un rametto e lui lo riportava indietro, il biondo gli faceva una carezza delicata sulla testa e lanciava di nuovo il bastone, ogni tanto gli dava qualche bocconcino per premiarlo. Era davvero rilassante e nelle ultime settimane, Draco si sentiva bene con se stesso. Non sapeva se fosse merito del fatto che al posto del Marchio Nero ci fosse un tatuaggio con un significato completamente diverso da quello precedente o dal fatto che fosse stato Harry a trasfigurare quel marchio. Le voci sulla sua presunta relazione con Harry erano arrivate alle orecchie del Grifondoro, che aveva preso piuttosto bene la notizia, non si era sconvolto per niente, anzi aveva commentato dicendo: «A loro cosa importa? Chi voglio portarmi a letto sono affari miei» e poi aveva aggiunto «Beh, almeno pensano che abbia buon gusto in fatto di ragazzi». Draco era rimasto sorpreso da questo suo atteggiamento, ma era particolarmente sollevato che avesse preso bene la faccenda.
Improvvisamente si ritrovò a pensare a Harry, al suo viso, ai suoi capelli spettinati, alla sua passione per le creature magiche, alla sua dolcezza e alla sua premura, non aveva mai incontrato una persona come lui e si pentiva ogni giorno di averlo tormentato negli anni precedenti. Provava per il Grifondoro un sentimento stranissimo, che non aveva mai provato per nessuno. Era qualcosa che lo riscaldava dentro, che prescindeva da qualsiasi altra cosa, che lo rendeva… imbarazzato e gli faceva battere il cuore in modo forsennato. Inizialmente aveva creduto che fosse solo riconoscenza, il senso di imbarazzo doveva essere dovuto al fatto di essere dipendente da lui, ma si era reso conto che non era affatto così. Non aveva ancora un nome per quello (sospettava che si trattasse di quella temutissima parola che iniziava con la “a”) ma sapeva che era qualcosa di forte. Condividevano qualcosa di… unico. Entrambi avevano affrontato un periodo oscuro che li aveva fatti sprofondare in un baratro senza fine, ma Harry era riuscito ad uscirne e… aveva tirato fuori anche lui. Gli aveva teso una mano, gliel’aveva stretta forte e non lo aveva più lasciato andare. Era diventato suo amico, lo aveva protetto, lo aveva salvato, aveva modificato il marchio ed era diventato importante per lui, essenziale. Lo aveva conquistato, senza che lui se ne rendesse conto. Il giorno prima lo guardava con gli occhi di un amico, il giorno dopo… tutto era cambiato. Non era successo velocemente, no, se ne era reso conto molto lentamente e quando si era ritrovato davanti ai suoi sentimenti, non aveva potuto negarli con se stesso, aveva dovuto ammettere la realtà dei fatti: provava qualcosa di profondo per lui. Se ne era accorto la sera in cui Harry era rimasto fino all’alba con lui, durante la quale avevano parlato, dopo essersi confessati reciprocamente il loro peggiore momento del dopoguerra, se ne era accorto quando Harry aveva ignorato le sue richieste di andare via e lo aveva curato e poi era rimasto accanto a lui e lo aveva abbracciato, se ne era accorto ogni volta che il moro aveva passato un istante con lui, in cui lo aveva fatto sentire meno solo.
A volte, quando pensava a lui o gli era vicino, sentiva qualcosa di indecifrabile espandersi nel suo petto, qualcosa che lo lasciava sempre con una sensazione strana alla bocca dello stomaco e quando lo abbracciava, sentiva una dolce sensazione di pace avvolgerlo completamente, si sentiva al sicuro tra le sue braccia. Essere consapevole di questo, però, lo faceva soffrire… Harry era etero e di certo non avrebbe mai provato qualcosa per lui. Doveva mettere a tacere quegli stupidi sentimenti che provava, doveva smetterla di essere così patetico. Averlo come amico era già sufficiente.
«Ehi, ma guarda chi c’è senza la sua guardia del corpo» la voce del suo incubo personale lo fece trasalire. No, non di nuovo. «La puttana di Harry Potter!»
Draco non rispose alla provocazione, ma fischiò, richiamando il suo crup. Voleva prenderlo e andare via da lì, prima che quel tizio decidesse di fare qualcosa.
«Cosa? Non rispondi?» il ragazzo gli si avvicinò pericolosamente e Draco indietreggiò spaventato.
«Lasciami in pace» disse a denti stretti. Lupus ringhiò e con un balzo si frappose tra il biondo e il Corvonero. Draco temette che potesse fare del male al suo crup, gli fece segno di spostarsi da lì, ma lui continuò a ringhiare contro l’aggressore.
«Altrimenti che fai? Corri da Potter e gli dici che ti ho dato fastidio?» chiese quello, sprezzante «O mi sganci contro il tuo temibilissimo cane magico?»
«Lasciami in pace. Non voglio altri problemi da uno come te».
«Saresti dovuto morire. Non meriti di essere in questa scuola, quando quelli come te l’hanno distrutta». Draco aprì la bocca per rispondere, ma dovette inghiottire a vuoto: era vero. Quelli come lui erano colpevoli di troppe morti, lui stesso aveva permesso che loro entrassero nella scuola e quella cosa non sarebbe mai cambiata. Nessuno avrebbe potuto cambiare quella cosa, neanche la sua amicizia con Potter. Cercò di pensare alle parole d’incoraggiamento di Harry, ma non ci riuscì.
«Sai che ho ragione, vero?» chiese sprezzante il ragazzo, avvicinandosi pericolosamente a Draco. Lupus provò ad attaccarlo, ma era troppo piccolo e il ragazzo con un calcio lo allontanò da lì.
«No! Lupus!» esclamò il biondo disperato «Lui non c’entra niente, è un cucciolo! Che diavolo…?»  il primo pugno lo colpì improvvisamente, non lo sentì arrivare, gli fece perdere l’equilibrio e gli mozzò il fiato nei polmoni. Dovette appoggiarsi a un albero dietro di sé per non cadere, il secondo lo stordì. Poi si sentì afferrare le mani, il ragazzo gli torse i polsi e, con uno scatto, lo spinse di petto contro il tronco dell’albero. L’impatto con la corteccia gli tolse per qualche istante il fiato, mentre il panico si faceva largo in lui. Il biondo provò a ribellarsi, a liberarsi, a dimenarsi, ma questo incrementò ancora di più la presa del ragazzo sui suoi polsi.
«L-Lasciami» mormorò agitandosi. Un ginocchio tra le gambe lo obbligò a restare fermo. Draco deglutì, non capiva cosa stava succedendo, ma gli sembrava tutto… sbagliato. Non avrebbe dovuto essere in quel posto, in quella posizione in quel momento. Deglutì e provò ancora una volta a ribellarsi, ma tutto ciò che ottenne fu una presa ancora più ferrea su di sé.
«Dai il culo a Potter, perché non condividerlo con tutta la scuola?»
«N-Non è vero!» esclamò. Era in preda al panico, ma non voleva che l’aggressore lo capisse, non voleva che si rendesse conto della paura che provava in quel momento. «Non faccio sesso con Harry, lasciami!»
«Harry, lo chiami anche per nome, adesso?» rise quello, premendo ancor di più il ginocchio tra le sue gambe. Draco trattenne il fiato, cercando di scacciare la paura e di ribellarsi, con scarsi risultati. Sentì gli occhi pungere, ma non pianse, non avrebbe mai dato la soddisfazione a quello stronzo di vederlo spezzato in quel modo. «Allora, perché non mostri le tue doti…?» chiese divertito, il biondo si dimenò ancora, scuotendo la testa, cercando di fuggire. «Potrei trattarti come la puttana che sei e smettere per un po’ di darti fastidio, non ti piacerebbe?»
«P-Preferisco essere picchiato, piuttosto che dare il mio culo a uno come te!» esclamò, tirando fuori un po’ del suo vecchio orgoglio assopito. Non seppe come, ma un'improvvisa scarica di adrenalina riuscì a farlo ribellare e a fargli tirare un calcio all’indietro, dritto nelle parti intime dell’aggressore, poi afferrò la bacchetta dalla tasca e si voltò verso di lui, puntandogliela contro. «Lasciami in pace!»
«Questa me la paghi, Malfoy» lo minacciò quello, fece per estrarre la bacchetta, ma Draco fu più rapido e con un Expelliarmus fece volare via la bacchetta del Corvonero. Egli si allontanò per recuperarla e in quel frangente molti studenti iniziarono ad uscire dalla scuola per recarsi alla lezione di Cura delle Creature Magiche, questo impedì all’aggressore di pensare ad altre mosse. «Non pensare che sia finita» detto ciò, se ne andò, lasciando il biondo completamente paralizzato dalla paura. Draco restò fermo qualche secondo, prima di lasciarsi cadere lungo il tronco dell’albero, rannicchiandosi su se stesso, per cercare di rimettere insieme i propri pezzi. Non si era mai sentito peggio in vita sua. Nessuna delle vessazioni a cui era stato sottoposto in quei mesi, lo avevano fatto sentire così. Era certo che se non si fosse opposto, se non avesse avuto quello scatto d’ira, lo avrebbe costretto a fare sesso con lui. E non voleva essere costretto a fare sesso con qualcuno… soprattutto se quel qualcuno aveva solo intenzione di fargli del male fisico.
Raggiunse in fretta il suo piccolo Lupus, che aveva cercato di proteggerlo e tirò un sospiro di sollievo, quando vide che era stato solo stordito, ma ciò non lo fece stare meglio. Lo prese delicatamente tra le braccia «Mi dispiace» mormorò, stringendolo dolcemente a sé «Mi dispiace, mi dispiace, non dovevi metterti in mezzo» singhiozzò accarezzandolo piano.
Sentì tutta la tensione, la paura e il terrore di pochi minuti prima scivolare su di lui e cercò di calmarsi, con scarsi risultati. Quando sentì abbastanza sicuro da potersi alzare, rientrò nel castello e, senza guardarsi indietro, raggiunse i sotterranei, rifugiandosi nel suo dormitorio. Aveva bisogno di tornare lì, coccolare il suo crup e sperare che quelle sensazioni orribili passassero. Aveva bisogno anche di Harry, ma quel pensiero lo fece sentire ancora peggio.
Non poteva… dipendere da lui, ma non sapeva cosa fare. Realizzò in quel momento che quelle sensazioni, quella paura non sarebbero mai passate se non avesse fatto qualcosa, se non avesse parlato con qualcuno non sarebbe mai finita. Harry gli aveva detto più volte che, nonostante i suoi errori, anche lui meritava di andare avanti e di dimenticare il passato, così quel giorno prese una decisione: decise che l’avrebbe fatto, raccolse tutto il coraggio che non aveva mai avuto nella sua vita, senza più riflettere, si scusò mentalmente con il moro per non averne parlato prima con lui e camminò velocemente fino all’ufficio della preside McGranitt. Quando lei lo ricevette, impiegò qualche istante prima di essere in grado di parlare,  ma poi le raccontò tutto quello che aveva subito in quei mesi e della sua paura di non essere creduto a riguardo, le disse degli insulti, delle volte che lo avevano pestato, le raccontò anche di Harry e dell’aiuto prezioso che gli aveva dato in quei mesi, le raccontò veramente tutto… compresi gli eventi di quella mattina e le minacce ricevute. Quel me la pagherai gli aveva fatto accapponare la pelle. La preside volle assicurarsi che stesse fisicamente bene e lo accompagnò personalmente da Madama Chips, nonostante lui le avesse detto di stare bene. Non preoccuparti, mi occuperò personalmente di questa situazione – gli disse per rassicurarlo.
Quella sera stessa, quel Corvonero venne espulso e l'espulsione servì da esempio per tutti gli altri che, in quei mesi, avevano tormentato Draco e lo avevano aggredito.
Per alcuni giorni, dopo l’espulsione del ragazzo, Draco temette una sommossa da parte dei suoi amici. Fu guardingo per alcuni giorni e il suo atteggiamento incuriosì molto Harry, che non smetteva di fargli domande a riguardo, ma lui diceva sempre di stare bene, non aveva bisogno della balia, ma poi pian piano si rese conto che nessuno gli avrebbe fatto nulla e le cose iniziarono ad andare sempre meglio.
Una notte, il nuovo – fastidioso – gufo di Potter lo svegliò nel bel mezzo di un sogno bellissimo, lasciandogli un biglietto da parte del – suo irritante – Grifondoro.
Sbuffò scuotendo la testa e lo aprì per leggerlo: esso avvertiva il Serpeverde che lui stava andando da lui per portarlo a fare una passeggiata notturna fuori dal castello. Non ebbe neanche il tempo di leggere il biglietto che, dopo pochi minuti, sentì dei passi goffi fuori dalla sua stanza, Harry era arrivato con il suo mantello dell’invisibilità davanti alla porta del suo dormitorio, maledetto lui e il giorno in cui gli aveva rivelato la parola d’ordine. Quando gli aprì la porta del dormitorio, il moro lo guardò con un enorme sorriso sul viso, storse dopo pochi istanti il naso, vedendo che fosse ancora in pigiama.
«Sei ancora conciato così?» chiese «Ti avevo detto di vestirti».
«Beh, non mi hai dato il tempo di cambiarmi, il tuo gufo è arrivato nemmeno cinque minuti fa» rispose la serpe, incrociando le braccia al petto e poi aggiunse «Che diavolo vuoi a quest’ora della notte, Potter?»
Un grugnito contrariato giunse alle loro orecchie da uno dei letti della stanza, mentre battibeccavano. Forse era il caso che abbassassero la voce per non disturbare gli altri.
L’altro scosse la testa contrariato e: «Vestiti, ti porto a vivere un’avventura notturna» disse ghignando, il suo tono non ammetteva repliche, sebbene fosse basso per evitare di dare fastidio di nuovo ai compagni di stanza dell’amico, ma questo non impedì a Draco di ribattere.
«Non voglio seguirti da nessuna parte, Potter».
«Forza, non te ne pentirai, dov’è il tuo spirito d’avventura?»
«Sotterrato, insieme alla mia dignità dal giorno che ti ho permesso di essere mio amico» ribatté con sarcasmo l’altro.
Harry rise sottovoce, ma qualcosa nella sua risata fece fremere il cuore di Draco, il quale catalogò immediatamente la sensazione come “fastidio”, poi il grifone gli prese la mano, lo guardò negli occhi e il Serpeverde sentì il proprio respiro dimezzarsi, il cuore battere con forza e la sudorazione aumentare, le sue gote divennero rosse – per fortuna nell’oscurità della stanza, non si notavano – e si perse negli occhi verdi di Harry, che brillavano nonostante la scarsa illuminazione dell’ambiente, anzi sarebbero sicuramente stati in grado di illuminare la stanza. Quegli occhi erano magnetici, dovevano essere dichiarati illegali nel mondo magico, come le maledizioni senza perdono, erano in grado di ammaliare chiunque. «Andiamo, vieni con me, ti prometto che non ti succederà niente» insistette Potter, sorridendo. E così lo convinse, maledetto sorriso illegale di Potter, imprecò mentalmente, poi annuì lentamente e si cambiò in pochi minuti, indossando un paio di pantaloni stretti e una felpa che gli aveva “regalato” Harry, ancora ricordava il giorno in cui gliel’aveva data, erano insieme in riva al Lago Nero ad occuparsi della Piovra Gigante e Draco era accidentalmente scivolato nell’acqua. Harry l’aveva aiutato ad uscire dal lago e poi gli aveva tolto i vestiti bagnati e si era tolto la felpa per coprirlo. Draco non gli aveva più restituito la felpa e Harry non gliel’aveva chiesta, quindi indirettamente gliel’aveva regalata.
Il moro lo guardò con uno sguardo penetrante che lo fece tremare tutto e gli disse: «Niente male! Mi piace quando usi le felpe, sei più carino così! Ehi, questa era mia, vero?» 
«Taci, Potter» replicò lui, senza rispondere, con le gote rosse e un adorabile sorrisetto imbarazzato sulle labbra, poi lo superò ed uscì dal dormitorio, sentendo l’altro seguirlo immediatamente.
Harry lo raggiunse e coprì entrambi con il mantello dell’invisibilità. Draco tremò leggermente, quando sentì il suo fianco strusciare contro quello del Grifondoro. Sentì ancora una volta le sue gote prendere fuoco, ma non disse nulla, gli piaceva il calore che emanava Harry e gli piaceva sentirlo a contatto con sé. Era bello avere qualcuno a cui importasse davvero di lui, era bello che ci fosse una persona, in tutto il mondo magico, che non lo considerava un inutile essere respirante, che non lo usasse come sacco da boxe. Harry gli mise un braccio attorno ai fianchi, “per nascondersi meglio sotto il mantello” e lo condusse fuori dal castello. Quando furono abbastanza lontani da esso e raggiunsero il Lago Nero, il moro tolse il mantello dalle loro teste e lo guardò. Si sedette sull’erba in riva al lago e lo invitò a sedersi accanto a lui.
«Che pace si respira qui, vero?» gli chiese Harry, mentre Draco si accomodava accanto a lui.
«Sì, è veramente rilassante qui» replicò il biondo, piegando le ginocchia verso il petto e mettendoci la testa in mezzo, guardò il lago davanti a sé e sospirò. Erano stati giorni pesanti, quelli. Dall’aggressione si era sentito terrorizzato dal mondo intero, aveva temuto ripercussioni ed era stato detestabile con l’unica persona che non lo meritava. Harry gli aveva chiesto più volte cosa fosse successo, perché si comportasse così, cosa lo avesse turbato, cosa lo spaventasse, ma lui non aveva risposto a nessuna delle sue domande, anzi aveva sempre negato dicendo di non essere spaventato, di essere solo stanco o preoccupato per un test o una qualsiasi altra scusa che inventava su due piedi. Una volta aveva persino detto di aver preso una T in pozioni e Harry… beh, non gli aveva creduto, perché lui non aveva mai preso un Troll in vita sua, in nessuna materia, tanto meno in pozioni che era la sua preferita. Ma l'altro non aveva indagato, gli aveva solo detto “Non mentirmi, quando vorrai dirmelo me lo dirai, ma non mentirmi più, per favore”. Draco era rimasto stupito dal suo atteggiamento. In fondo lo sapeva, Harry non voleva essere invadente, voleva solo che non gli mentisse e gliel’aveva promesso: non avrebbe più mentito, ma non voleva parlarne, non ancora. Harry aveva capito e lo aveva abbracciato. Lo aveva abbracciato davvero e gli aveva detto che ci sarebbe sempre stato per lui, per qualsiasi cosa. E adesso lo aveva portato in riva al lago, per farlo sentire più rilassato.
«Sembri più tranquillo» disse Harry, guardandolo «Nei giorni scorsi eri teso» osservò. Draco poteva sentire il suo sguardo su di sé, ma non disse niente, si limitò ad annuire. Il moro gli mise un braccio attorno alle spalle e lo fece avvicinare a sé. Il biondo restò perplesso qualche istante, ma poi seguì i movimenti del moro e si ritrovò con la testa sulla sua spalla. «Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, lo sai?» sussurrò contro il suo orecchio. Il Serpeverde sentì lo stomaco in subbuglio e il cuore impazzito, poi annuì lentamente. Gli avrebbe parlato, voleva solo godersi quegli attimi di pace in sua compagnia.
«È questa la grande avventura di cui parlavi?» domandò, cambiando argomento. Si morse a lingua, dandosi dello stupido.
«No» replicò Harry «Questo è il momento in cui parliamo un po’, poi ti toccherà decidere quale sarà l’avventura: bagno nel Lago Nero o escursione nella Foresta Proibita».
«Bagno nel lago? Sei impazzito? È gelido durante la notte» disse il Serpeverde, allontanandosi da lui e incrociando le braccia al petto.
«Allora breve escursione nella foresta».
«A quest’ora? Ma è pericoloso e poi… ci sono i lupi mannari» borbottò. Il ricordo di Greyback e della paura che gli incuteva lo fece rabbrividire.
«Se non ti conoscessi bene, Draco, direi che hai una gran fifa» lo punzecchiò per distrarlo, si era accorto del suo cambio d'umore, ma non era sua intenzione spaventarlo o altro. Draco si immobilizzò. Aveva appena… detto la stessa cosa che gli aveva detto la prima volta che erano stati nella foresta proibita per punizione, insieme? Il biondo ridacchiò e lo spintonò con forza, scuotendo la testa.
«Sei un idiota!» esclamò «E quello che ha paura non sono io, sei tu».
«Certo come no».
«Bene, allora scelgo la foresta» affermò guardandolo con sfida. Harry ridacchiò e annuì, poi ritornò a guardarlo con quello sguardo carico di qualcosa che Draco non riusciva a decifrare. Allargò di nuovo il braccio e… il biondo non poté fare altro se non appoggiare di nuovo la testa sulla sua spalla. Quando il moro chiuse il braccio attorno a lui, si sentì stretto in un mezzo abbraccio, ma il senso di protezione che avvertì, lo scosse interamente. Come faceva Potter a farlo sentire sempre così? Sempre al sicuro, sempre protetto? Di quali incantesimi era capace? Perché emanava sempre tranquillità e rilassatezza? Perché con lui sentiva che nessuno avrebbe mai potuto fargli del male?
Restarono lì, in silenzio, per un’ora ad osservare la luce della luna che si rifletteva nell’acqua, ancora gelida, del Lago Nero. La mente di Draco volò per infiniti luoghi, non sapeva come avesse fatto Harry a capire che avesse bisogno di quello, era un mistero. Non aveva parole per ringraziare il moro per quello che stava facendo per lui. Non era mai stato bravo a ringraziare gli altri, non era mai stato il tipo di persona che faceva “quelle cose”, ma era necessario. Quella notte era davvero necessario, perché l’aveva aiutato a respirare di nuovo, dopo un lungo periodo di apnea.
«Grazie, Harry» sussurrò a bassa voce, chiudendo gli occhi, sistemandosi meglio contro la sua spalla, era confortevole, e quell’atmosfera rendeva tutto più magico, senza l’uso di incantesimi. «Avevo bisogno di un po’ di pace».
«Lo sapevo» replicò il moro, stringendolo di più a sé con dolcezza. Draco non sapeva come facesse Harry ad essere così dolce e affettuoso con lui, dopotutto quello che gli aveva fatto passare negli anni precedenti, ma gliene era grato. Sospirò pesantemente e annuì.
«Tu sai sempre tutto» replicò «Come fai?»
«Sto imparando a conoscerti» rispose «Non so perché non vuoi parlarmi di quello che ti tormenta, ma… io ci sono per te, per qualsiasi cosa» gli disse piano all’orecchio «Tu sei importante per me, Draco». Il biondo sentì il cuore esplodere nel suo petto e deglutì trattenendo il fiato. Cosa? Cosa aveva detto?
«Harry…» sussurrò alzando il viso verso il suo, il moro lo guardò come per chiedergli cosa volesse e gli mise una mano sulla guancia. No, non stava per… baciarlo, né stava pensando a qualcosa del genere, ma si specchiò negli occhi del moro, si perse in essi e sentì il cuore contrarsi per poi riprendere a battere più forte.
«Non… avevi parlato di una gita nella Foresta Proibita?» chiese, interrompendo bruscamente quell’intimo momento tra di loro. Non sapeva cosa sarebbe accaduto, ma non voleva ancora scoprirlo. Era spaventato da quelle “nuove cose” che stava provando e… non era pronto a niente. E forse neanche Harry lo era.
«Sì, è vero» replicò Harry, staccandosi da lui immediatamente e alzandosi dall’erba, poi gli porse la mano per aiutarlo. Draco la accettò e gli sorrise, l’altro lo tirò in piedi e per un istante, il biondo perse l’equilibrio e quasi cadde sul moro.
«Oh! Scusami, io…»
«Non preoccuparti» mormorò Harry, guardandolo negli occhi, erano di nuovo ad una distanza più che ravvicinata, il cuore di Draco sussultò di nuovo per l’ennesima volta, durante quella tranquilla nottata di luna piena. Il Serpeverde si scostò da lui con le gote rosse e il cuore che martellava nel suo petto.
«Vogliamo andare? O sei tu quello che si spaventa?» chiese sprezzante pur di non far capire all’altro il suo stato interiore «Paura, Potter?»
Harry ridacchiò scuotendo la testa: «Ti piacerebbe».
Draco gli rivolse un sorrisetto furbo e provocatorio e, senza aggiungere nulla, si avviò verso la Foresta Proibita da solo, il Grifondoro lo seguì immediatamente, anzi lo rincorse, letteralmente, raggiungendolo alle spalle, lo afferrò per i fianchi, facendolo sobbalzare; dopo un primo attimo di panico, si rese conto che fosse lui e scoppiò a ridere, ribellandosi alla sua presa, ma senza troppa voglia di essere lasciato.
«Non puoi scapparmi, Malfoy!» esclamò divertito, stringendolo. Il biondo si sentì stranamente al sicuro e pensò di non voler scappare da quella stretta confortevole. Stava bene lì con lui, realizzò. Si voltò verso di lui e lo guardò ridacchiando, poi insieme accesero le bacchette con un Lumos e si avventurarono all’interno della Foresta Proibita.
Era tetra, oscura, ma non ne aveva paura come a undici anni, anzi. Dopo tutto quello che avevano affrontato, beh, sembrava addirittura una passeggiata e poi Potter sembrava sapere esattamente dove andare, come muoversi. Sembrava averci passato molto tempo, in quella foresta. Proseguirono, stando attenti alla natura che li circondava e a qualsiasi creatura si aggirasse lì, era stranamente eccitante essere lì, in compagnia di Potter, dopo così tanti anni.
Mentre pensava questo, Draco mise un piede in fallo e quasi cadde in una radice, Harry fu lesto nell’afferrarlo per i fianchi e ad impedirgli di rotolare rovinosamente per terra e rompersi qualche arto. Il cuore del biondo sussultò, quelle braccia forti lo stringevano e quel petto muscoloso e caldo lo sosteneva. Sentì uno strano formicolio lungo il corpo.
«Stai bene?» sussurrò il moro.
«S-Sì, sto bene, grazie» replicò. Il Grifondoro lo lasciò andare solo dopo essersi accertato che stesse davvero bene e lo aiutò, galantemente, a superare quella radice ostile. A Draco i suoi modi di fare piacevano fin troppo. O forse gli piaceva lui, pacchetto completo. Proseguirono ancora, stavolta, stando molto più attenti alle radici che sporgevano dal terreno e, improvvisamente, in lontananza si sentì un ululato, il Serpeverde sussultò e afferrò istintivamente la mano dell’altro, quest’ultimo non disse niente, si limitò a stringergliela e gli sorrise teneramente. Continuarono la loro gita mano nella mano, fino a che non arrivarono in un piccolo boschetto isolato. Non sembrava esserci nessuna creatura oscura o maligna, così si sedettero sopra ad un’enorme radice, sotto un vecchissimo albero, non molto distante dal lago della foresta.
«Non molto lontano da qui c’è il campo dei centauri, dall’altro lato c’è la tana di Aragog, che ormai penso sia popolata dai suoi terrificanti figli e figlie… e lì» indicò il lago «Ho evocato il mio Patronus più potente» disse «Tu sai evocare un Patronus?» Draco a quella domanda si irrigidì e annuì «Forte, e lo evochi corporeo? Che forma ha?» chiese curioso Harry.
Draco arrossì «Corporeo, sì, è un drago, un Nero delle Ebridi, per essere precisi» il moro lo guardò con curiosità.
«Quando hai imparato?» chiese.
«Uhm, a tredici anni, quando lo hai imparato anche tu» rivelò «Ti ricordi al terzo anno quando, durante la partita, io, Tiger e Goyle abbiamo fatto finta di essere dei dissennatori e tu hai lanciato il patronus contro di noi?» Harry annuì, lo ricordava bene, i dissennatori per lui erano stati un vero incubo, per tutto il terzo anno, prima di imparare quell’incantesimo e Malfoy si era particolarmente divertito a ricordargli costantemente quel suo problema «Non sopportavo che tu sapessi evocarlo e io no. Così… ho letto sull’argomento in biblioteca e… ho imparato l’incantesimo» disse con aria mesta. Per sua fortuna, il suo senso di rivalità nei confronti del Grifondoro, per una volta, era stato provvidenziale e gli aveva salvato la vita, perché quando aveva “salvato Potter” fingendo di non riconoscerlo, Voldemort aveva punito lui e la sua famiglia e aveva lasciato tre dissennatori a casa sua, uno per ogni membro dei Malfoy traditori. Rabbrividì, se non avesse imparato quell’incantesimo, sarebbe morto nella sua stanza. Voldemort non aveva idea che lui sapesse evocare un patronus ed era stata una fortuna per lui, perché con quello aveva tenuto quei mostri fuori dalla sua stanza.
«Hai imparato? Da solo?» Draco annuì «Wow, sei un mago incredibile, io ci ho messo una vita ad impararlo…» disse Harry, facendolo gongolare per un attimo «E quali sono i pensieri felici che hai scelto?»
Un piccolo sorriso ferì le labbra del biondo «Alcuni ricordi legati alla mia infanzia, i miei genitori non sono sempre stati… come li hai conosciuti tu, sai?» fece appoggiandosi a lui, sorridendo appena «Quando ero piccolo, erano severi, sì, ma c’erano dei giorni in cui ero davvero felice. E avevo questo ricordo di mia madre che una sera entrò in camera mia e mi raccontò una delle storie del libro le Fiabe di Beda il Bardo, lo conosci?» Harry annuì «Quel ricordo mi ha aiutato ad evocare il Patronus e mi sono esercitato per tutta l’estate, di nascosto, fino a che non l’ho evocato corporeo» disse «E impararlo mi ha salvato la vita».
«Sei veramente incredibile…» mormorò Harry guardandolo con intensità, era così vicino che sarebbe bastato un alito di vento per eliminare la distanza. Draco arrossì e scosse la testa, voltandosi dall’altro lato.
«Quindi… uhm, mi hai portato qui per parlarmi delle tue magiche avventure o per farmi il terzo grado?» chiese a disagio.
«N-No, certo che no» arrossì e, sentendosi improvvisamente imbarazzato, abbassò lo sguardo. Draco riuscì a sentire l’aria divenire tesa tutta intorno a loro. Restarono in silenzio per qualche minuto, poi si sentirono di nuovo dei versi di creature selvatiche echeggiare nell’aria. Draco iniziò a maledire il momento in cui aveva seguito Harry laggiù. Si fece più vicino a lui e il moro, accorgendosi del suo timore, gli prese delicatamente una mano, stringendola tra le sue.
«Non aver paura, non può succederti niente».
«Perché? Perché sono con il prode Harry Potter?» chiese il biondo, cercando di risultare sarcastico, mentre dentro di sé sentiva mille sensazioni travolgerlo, senza che lui potesse frenarle.
«Esattamente, ti proteggerò io» affermò come se volesse flirtare. Draco si irrigidì, sentendo una brutta sensazione farsi largo in lui, che diavolo voleva dire? Fece per lasciargli la mano, ma Harry gliela strinse ancora.
«Okay, dai, adesso basta…» mormorò, cercando di liberarsi dalla sua stretta.
«Non è un problema, mi piace tenerti la mano» disse in un sussurro, ancora con quel tono seducente, ma cosa gli era successo all’improvviso? Perché lo stava prendendo in giro in quel modo? Era crudele da parte sua, non voleva essere un esperimento per Harry, avrebbe sofferto troppo.
«Non scherzare, a te non piacciono gli uomini» disse «Non dovrebbe piacerti».
Harry alzò gli occhi al cielo e sbuffò, distolse lo sguardo da quello del biondo e annuì, lasciandogli la mano visibilmente ferito.
«Giusto, hai ragione» disse, ma il suo tono parve addolorato. Draco si chiese cosa fosse appena accaduto e perché quella reazione, ma non indagò. Non erano problemi suoi. Scese di nuovo il silenzio tra di loro, fu spezzato da Harry che si alzò e suggerì di tornare al castello, perché ormai era tardi. Draco si diede dell’idiota mille volte per aver rovinato la piacevole nottata con Harry. Il moro era così pieno di buone intenzioni nei suoi confronti e lui era solo in grado di chiudere porte in faccia a chiunque, ecco perché non sarebbe mai stato felice.
«Harry?» lo chiamò piano.
«Sì?»
«Mi dispiace» disse «Possiamo restare e… parlare un po’? Ho bisogno di dirti una cosa».
«Certo» rispose Harry, rivolvendogli un sorriso un po’ triste. Si spostarono da lì e raggiunsero il lago della foresta, si sedettero in riva ad esso. Draco restò in silenzio, ponderando bene cosa dire e come dirlo. Voleva dirgli dell’aggressione, voleva che lo sapesse, quanto meno voleva che sapesse che grazie a lui aveva tirato fuori il coraggio che fin dall’inizio dell’anno gli era mancato. Prese un profondo respiro e gli raccontò di quanto accaduto, gli disse dell’aggressione, delle allusioni sessuali, delle minacce ricevute quel giorno e tutto il resto. Harry restò allibito per qualche istante, non aveva mai creduto che potessero spingersi così oltre, non avrebbe mai immaginato che tentassero di fare una cosa del genere a Draco. Improvvisamente le parole che il Corvonero gli aveva detto dopo la partita, gli tornarono in mente: «Adesso che si fa scopare da te, Malfoy pensa di avere le spalle coperte? Illuso. Quella piccola puttanella mangiamorte la pagherà per tutto quello che ha fatto e anche di più». Non aveva badato ad esse, avrebbe dovuto prestare più attenzione a quello che gli aveva detto, avrebbe potuto prevedere una cosa del genere, avrebbe potuto proteggere meglio Draco. Dannazione, come aveva fatto ad essere tanto stupido?
«E… e quando avevi intenzione di dirmelo?» chiese, stringendo i pugni, venendo travolto da una rabbia che non provava da anni. Come avevano osato aggredire Draco in quel modo? Come avevano osato tentare di fargli del male in quel modo? «Come faccio a proteggerti, se non mi parli di queste cose?»
«Non devi proteggermi sempre tu» mormorò a bassa voce «E me ne sono occupato io».
«Te ne sei occupato…? In che senso?»
«Sono andato dalla McGranitt» confessò «Le ho raccontato tutto riguardo gli ultimi mesi, anche di te e di quello che hai fatto per me» gli disse «E lei ha espulso quel tizio e… gli altri non si sono fatti più vedere».
«Davvero?» l’altro annuì e Harry gli baciò la guancia dolcemente «Sono fiero di te».
«Sei il primo a dirmi una cosa del genere» mormorò il biondo, sorridendo con le gote rosse «E… sappi che ero preoccupato per questo, temevo una ripercussione su di me da parte loro ed ero bloccato… ma sono stanco di avere paura». Harry annuì, comprendendo le sue parole. Si chiese come mai si fosse perso l'espulsione di quel tale, sarebbe stato in prima fila ad esultare. Nessuno nella scuola ne aveva parlato, dannazione. «Grazie, davvero» sussurrò e per la prima volta, fin da quando erano amici, fu lui a prendere l’iniziativa e ad abbracciare il Grifondoro, che in meno di un secondo, lo strinse forte tra le sue braccia, un abbraccio caldo, protettivo, dolce, nel quale Draco si sentì finalmente al sicuro da ogni cosa, nel quale si sentì… a casa «Avevo bisogno di passare un po’ di tempo così. Senza… preoccuparmi degli altri e di parlare del resto» sussurrò «Quindi grazie, Harry».
«Non ringraziarmi, lo faccio con piacere» sussurrò in risposta, stringendolo a sé «Possiamo restare tutto il tempo che vuoi, non voglio tornare al castello, sto bene qui con te» mormorò. Sì, aveva ragione, era piacevole e si ritrovò a sperare di essersi sbagliato riguardo a Harry, sperò che potesse esserci una possibilità che lui ricambiasse i suoi sentimenti, ma sapeva che era impossibile e lui non voleva rovinare la loro bellissima amicizia a causa di quello che provava, così si costrinse ad ignorare il battito accelerato del suo cuore e le farfalle che aveva nello stomaco vicino a lui e si convinse che fosse solo un suo amico, un ottimo, magnifico, bellissimo, perfetto amico, per il quale provava qualcosa, ma… era solo un amico, non poteva essere nient’altro per lui.
Ritornarono al castello alle prime luci dell’alba, Harry accompagnò Draco con il suo mantello fino all’ingresso della Sala Comune di Serpeverde e, prima di andare via, gli stampò un delicato bacio sulla guancia, poi si coprì con il mantello e si dileguò, lasciandosi un perplesso Draco alle spalle che si portò la mano sulla guancia appena baciata, chiedendosi se ciò che era appena successo fosse stato un sogno o meno.
 

 
Harry si svegliò di soprassalto di nuovo. Il cuore che batteva freneticamente nella cassa toracica, il respiro accelerato: aveva sognato di nuovo Draco. Aveva sognato se stesso spingere il Serpeverde contro un muro e baciarlo con passione. Si era visto mentre lasciava scivolare le mani sulla sua divisa, mentre le infilava sotto i suoi vestiti e poi si erano ritrovati sul suo letto, nel dormitorio. Aveva spogliato il biondo, lo aveva baciato, aveva cosparso il suo corpo di baci e di morsi e poi… avevano fatto l’amore, tra sospiri pesanti e gemiti. Era perennemente confuso da quello che provava per il Serpeverde. All’inizio, era davvero intenzionato solo ad aiutarlo, ad essergli amico, poi… le cose erano cambiate lentamente. Giorno dopo giorno, Draco era diventato sempre più importante per lui, come una figura fissa, un pensiero costante. Un po’ come al sesto anno, ma questa volta non aveva intenzione di scoprire cosa tramasse, stavolta voleva solo stargli vicino, essergli amico… magari essere qualcosa di più per lui. Da alcune settimane, aveva iniziato a sognarlo, sogni sempre più vividi, in cui lui e il Serpeverde si scambiavano appassionati baci, era arrivato alla conclusione che Draco gli piaceva e anche tanto, non poteva negare la forte attrazione che provava per lui, eppure… non riusciva a capire quale altro sentimento lo legasse all’altro. In quei mesi avevano legato molto, poteva azzardare a dire che fossero diventati amici o qualcosa di molto simile. Teneva molto a Draco, voleva aiutarlo a superare l’anno indenne, ma non riusciva a toglierselo dalla testa, era sempre lì, come un piccolo tarlo, sempre presente. Durante la giornata, se non lo vedeva, si chiedeva dove fosse, se stesse bene, se fosse in pericolo; quando lo vedeva sorridere, si sentiva fiero di se stesso, per averlo reso felice; quando erano insieme era irrimediabilmente felice, lo guardava e non riusciva a staccare gli occhi da lui, tuttavia non faceva mai una mossa verso di lui, perché temeva che fosse come con Ginny. Aveva creduto di essere innamorato di lei e aveva finito per deluderla, ferirla. Non voleva deludere o ferire anche Draco, non voleva farlo soffrire ancora di più, non meritava che anche lui infierisse nella sua precaria situazione.
«Non riesci a dormire?» la voce di Ron lo fece destare dal suo stato di confusione; come si era accorto che si fosse svegliato improvvisamente? Harry lo guardò perplesso e il rosso si voltò verso di lui, appoggiandosi su un fianco «Si sente il tuo cervello elaborare pensieri fino a qui e… inoltre, sono abituato, condivido la stanza con te da anni e negli anni precedenti i tuoi risvegli erano più… bruschi» gli disse a bassa voce per non disturbare gli altri tre ragazzi che dormivano «Cosa ti tiene sveglio? Sono diverse notti che non dormi bene e che sei sempre pensieroso, avanti, parlami».
Harry sospirò, fin da dopo la partita, dopo la loro discussione, i rapporti tra lui e Ron erano stati un po’ freddi, avevano chiarito, certo, ma non si sarebbe mai aspettato una conversazione del genere. Doveva dirglielo o no? «C’entra Malfoy?»
«Come sai…?»
«Perché sei il mio migliore amico, ci conosciamo da quando avevamo undici anni e siamo cresciuti praticamente insieme» lo interruppe il rosso «Quindi è lui?»
Harry annuì, rassegnato. Con Ron non l’avrebbe mai spuntata, ne era certo, quando si metteva in testa di parlare di qualcosa, non lo fermava nessuno e lui non aveva la forza di discutere in quel momento, inoltre aveva davvero bisogno di capire cosa gli stesse accadendo. Aveva sempre saputo di provare interesse anche per i ragazzi, ma non aveva mai pensato a Draco in quel senso, almeno non fino a un paio di settimane prima.
«Ti piace?» chiese Ron, come se fosse stata la cosa più logica del mondo da pensare, dopo il suo silenzio prolungato. Harry spalancò gli occhi stupito dalla sua domanda «Oh andiamo, devo fare tutto da solo?» chiese «Lo so che ti piace, è palese. Lo cerchi sempre, sei sempre felice quando sei con lui e… ti brillano gli occhi quando si parla di lui».
«Come… come te ne sei accorto?»
«Ti conosco bene» rispose Ron «Allora ci ho preso? Lui ti piace?»
«Credo… credo di sì» Harry deglutì, sentendosi a disagio «Voglio dire, non è la prima volta che mi piace un ragazzo… ma è la prima volta che mi sento così bene con lui e… vorrei che il tempo con lui non finisse mai».
«Amico, dovresti fare la prima mossa» disse Ron con semplicità.
«Cosa?» chiese l’altro spalancando gli occhi «Ron, non posso farlo. Non sono sicuro di quello che provo e non voglio rischiare di ferirlo come ho fatto con Ginny» disse, abbassando lo sguardo «Ho fatto già l’errore di lasciarmi trascinare dai sentimenti che poi… si sono rivelati infondati. Non voglio che lui soffra a causa mia, è già abbastanza triste».
«Sei un idiota, tu sei uno che dà tutto se stesso nelle relazioni. Lo so, con Ginny non è finita bene, so che tenevi a lei, ma forse… non era quella giusta e c’è stata la guerra, Harry, entrambi avevate i vostri problemi da risolvere e non riuscivate a capirvi» Harry annuì, conscio che Ron avesse ragione «Ma questo non deve frenarti dall’essere felice» continuò «Ascolta, so che sono stato pessimo nei tuoi confronti con la storia di Malfoy, ma… non avevo capito quanto fossi coinvolto. Se lui ti rende felice, Harry, dovresti fare il primo passo, perché lui, lo conosci, non lo farà mai» gli disse, il moro spalancò gli occhi sorpreso «Meriti di essere felice anche tu, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e, sì, hai ragione, anche lui merita un po’ di serenità».
«Da quando sei così saggio?» Ron ridacchiò e scosse la testa. Per un momento pensò a un paio di giorni prima, quando Hermione lo aveva fermato nel corridoio e lo aveva trascinato in uno stanzino delle scope per pomiciare. La sua ragazza era una strega in tutti i sensi, prima lo aveva sedotto e poi lo aveva messo con le spalle al muro. Devi parlare con Harry, gli aveva detto tra un bacio e l’altro, non voglio che sia infelice e lui con Malfoy è felice, devi dirglielo tu, Ron. Lui non aveva capito le intenzioni della ragazza, non subito almeno. Ron, se tu non parli con Harry, non si convincerà mai a fare il primo passo e lo vedremo sempre triste e solo, sappiamo tutti e due che Malfoy non farà mai il primo passo. Lo sai anche tu che è innamorato di lui, lo hai visto come lo protegge? Hai visto i suoi occhi quando sono insieme o quando parla di lui? Non ha mai fatto con nessuno così. Il rosso era rimasto sulle sue per un po’, ma poi la sua ragazza aveva centrato il punto: la felicità di Harry. Tutti loro avevano sofferto, tutti solo avevano perso qualcosa, Harry portava sulle sue spalle il peso delle vittime della guerra, il peso di non essere riuscito a salvare tutti, il peso di essere stato il prescelto. E per tutto quel tempo, non aveva avuto nessuno che si prendesse cura di lui, aveva eretto una barriera attorno a sé, barriera che stata infranta solo quando aveva iniziato ad aiutare Draco Malfoy. Per favore, parlerai con Harry? Voglio solo che il mio migliore amico sia felice, tanto quanto lo siamo noi.
«Uhm… sono nato così, no?» domandò ironicamente, ridacchiando. Harry gli lanciò un cuscino e scoppiò a ridere. Neville, Seamus e Dean si lamentarono per il rumore che i due ragazzi svegli stavano facendo e i due si guardarono per un attimo, prima di rendersi conto che non avrebbero dormito affatto. Si scambiarono un’occhiata di intesa e poi uscirono dal dormitorio, raggiungendo la Sala Comune, trascorsero il resto della notte a giocare a scacchi e a prendersi in giro come non facevano da tempo. Una piccola parte di Harry sapeva benissimo che Ron gli avesse parlato per merito di Hermione, ma aveva anche scorto la sincerità nel gesto del suo migliore amico.
Per la prima volta, dalla fine della guerra, Harry si sentì di nuovo in sintonia con Ron. Il discorso con il rosso era stato utile, ma ancora non sapeva cosa fare con Draco. Doveva ascoltare il suo consiglio e gettarsi in quella missione impossibile o doveva continuare a seguire il suo istinto e aspettare il momento giusto?
 

 
Nei momenti più bui, quando sapeva di non avere alcuna via di fuga da ciò che lo circondava, quando si sentiva oppresso nella scuola a causa degli altri studenti, adesso Draco sapeva di avere un luogo in cui poter andare: nel giardino di zucche di Hagrid, proprio accanto al recinto con i piccoli crup non ancora adottati e a quello degli snasi. Il guardiacaccia gli aveva dato il permesso e con l’arrivo della primavera, il Serpeverde trovava particolarmente rilassante sedersi sull’erba con il primo sole caldo sul viso e mettersi a leggere un buon libro. Di solito, andava lì con Lupus, il quale o si accoccolava vicino a lui o si metteva a giocare con gli snasi, non andava particolarmente d’accordo con quelli della sua specie, ma i piccoli snasi erano i suoi preferiti, soprattutto quello di Harry, che non perdeva mai l’occasione di infastidire il piccolo Lupus. Draco trovava divertente la somiglianza tra lui e il suo cucciolo, entrambi restii a fidarsi degli altri, entrambi che apprezzavano la compagnia della persona o creatura più improbabile e più fastidiosa. Draco sospirò, girando una pagina del suo libro, era da tempo che le cose andavano discretamente meglio rispetto all'inizio della scuola, la giornata era stata particolarmente piatta, non era neanche stanco, ma sentiva una pesantezza strana addosso che l'aveva spinto a trovare rifugio in quel luogo. Nell’ultimo periodo, l’atteggiamento di Harry era cambiato, era diventato più distante, come se avesse intenzione di prendere le distanze da lui o qualcosa del genere. Non capiva se era parte del suo “piano” per far smettere le voci sulla loro presunta relazione o se era successo qualcosa; aveva fatto qualcosa per offenderlo? Aveva sbagliato qualcosa?
Era costantemente in dubbio, le cose erano cambiate dalla “gita” nella foresta proibita, lo aveva sentito, qualcosa nel loro rapporto era cambiato, ma non riusciva a capire cosa. Se da un lato si era reso conto dei suoi sentimenti crescenti per il moro, dall’altro temeva che lui potesse essersi pentito di tutto quello che avevano condiviso in quel periodo. Gli mandava sempre dei segnali contrastanti e lo lasciava nel dubbio.
Quando passavano il tempo insieme, era come se il moro non fosse presente, come se avesse la testa altrove, era sempre pensieroso, strano, triste. Draco non lo capiva davvero, era diverso dalla persona che lo aveva letteralmente salvato per tutto quell’anno e gli aveva donato amicizia. A volte, però, lo sentiva: Harry lo fissava, quando credeva che Draco non lo stesse guardando, il Serpeverde poteva sentire il suo sguardo bruciare sulla pelle, fino a che non si voltava e l’altro distoglieva lo sguardo, a volte sembrava in procinto di dirgli qualcosa, ma si bloccava sempre. Non capiva questo suo atteggiamento, era molto strano, ma non osava chiedere. Avrebbe preferito sapere tutta la verità, anche se dolorosa, piuttosto che rimanere in bilico.
Harry lo raggiunse e si sedette accanto a lui, senza dire niente, lo guardò per alcuni istanti, Draco alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise, il moro ricambiò il sorriso. Sembrava più rilassato, rispetto ai giorni precedenti, sembrava più… tranquillo, quasi felice.
«Sembri allegro oggi».
«Stanotte ho parlato con Ron» rispose il moro «Diciamo che… è stata una chiacchierata illuminante».
«Uhm… okay» fece Draco perplesso, deglutendo. Che Weasley avesse suggerito a Harry di lasciarlo perdere? Aveva sempre paura di quell’eventualità… scostò lo sguardo dal suo e guardò il suo libro, sentendo già di dover scappare per doversi nascondere e non farsi vedere a pezzi «Quindi, uhm…?»
«Quindi…» Harry prese la bacchetta e la puntò davanti a sé, mormorò un incantesimo che Draco non capì, poi nel suo campo visivo comparve una bellissima orchidea «…quindi vuoi venire a Hogsmeade con me questa domenica?»
«Potter, lo sai, non sono a mio agio con tutti gli altri e…» mormorò a disagio guardando il moro, aveva le gote rosse e qualche gocciolina di sudore sulla fronte. Perché Harry era così in imbarazzo? Sembrava teso ed emozionato, esattamente come lui. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma sentì il proprio respiro accelerare.
«Non… con tutti. Solo io e te, come un…» Harry deglutì, imbarazzato «… un appuntamento» concluse quasi balbettando.
«Non prendermi in giro, Potter…»
«Non lo sto facendo».
«Attento, Potter, potrei pensare che hai cambiato sponda per me» replicò sprezzante il biondo, convinto che lo stesse prendendo in giro, ancora una volta.
Harry alzò gli occhi al cielo, non voleva ripetere la scenetta della foresta. Doveva essere meno orgoglioso e dirgli le cose come stavano, aveva ragione Ron, Draco non avrebbe mai fatto il primo passo, toccava a lui. E doveva iniziare col dirgli la verità, così che capisse che non lo stava prendendo in giro.
«Se proprio vuoi saperlo, a me piacciono sia i ragazzi che le ragazze» rivelò il Grifondoro, togliendosi un peso dallo stomaco «Non ho bisogno di etichette, ma se ti fa stare meglio saperlo, mi piacciono entrambi i sessi».
«Oh, wow» il Serpeverde spalancò gli occhi, sentendo il suo cuore riempirsi di speranza. Forse i suoi sentimenti potevano essere ricambiati? Ma allora perché non gliel’aveva detto? «E perché non mi hai detto niente nella foresta?»
Harry scrollò le spalle e abbassò la testa: «Avevi dato per scontato che mi piacessero solo le ragazze e… mi sono sentito ferito e l’orgoglio ha prevalso sul resto» replicò «In realtà, volevo dirtelo». Il biondo annuì, soppesando le sue parole. Wow, che rivelazione. Allora Harry non mentiva quando aveva detto che gli piaceva tenergli la mano? Non mentiva quando diceva che la sua compagnia gli piaceva?
«Mi dispiace, non credevo che…»
«Non preoccuparti» disse Harry, interrompendolo «È tutto okay». Draco annuì, incerto. Tra di loro calò un silenzio imbarazzante, spezzato solo dalle creature magiche che continuavano a giocare intorno a loro, come se non stesse accadendo nulla. Fu Harry a riprendere la situazione in mano.
 «Draco, tu mi piaci, okay?» confessò, sentendo il proprio cuore battere e le sue gote diventare dello stesso colore dei capelli di Ron «Vorresti uscire con me?» chiese, diretto.
Draco sentì il cuore fare un salto nel suo petto e deglutì, prima di rispondere, si sentiva emozionato, il suo cuore batteva troppo forte nel suo petto e nella sua mente sembravano essere esplose decine di fuochi d’artificio. Ma qualcosa dentro di sé lo frenò. Alzò lo sguardo su Harry, i suoi occhi trasudavano sincerità. Non lo stava prendendo in giro, realizzò in quel momento che era tutto vero e che la sua speranza stava diventando reale.
«Io… s-sì» rispose imbarazzato, accettando l’orchidea, mentre un morbido sorriso tendeva le sue labbra. Il moro rilasciò un sospiro di sollievo, tutto il suo viso si rilassò e le sue labbra si tesero nel più bel sorriso che Draco avesse mai visto su quelle labbra. Era luminoso come una stella, sembrava illuminare il suo viso. Il biondo non l’aveva mai visto così felice in quei mesi. Possibile che l’idea di avere un appuntamento con lui, lo rendesse così allegro, felice, sereno?
 
Quella domenica mattina, Draco era agitato. Le sue mani tremavano, mentre si preparava per andare a Hogsmeade con Harry. Non sapeva cosa aspettarsi da quella giornata, non sapeva cosa sarebbe successo, non sapeva che intenzioni avesse il moro. Si sistemò il colletto della camicia e ne sbottonò i primi bottoni, lasciando una porzione di collo scoperto, giusto per non sembrare troppo gessato, sperando di poter piacere a Harry. Si disse di stare tranquillo, non era per niente da sé mostrarsi così insicuro e agitato, anche se dalla fine della guerra molte cose erano cambiate, lui soprattutto era cambiato. In passato, non avrebbe mai creduto di potersi innamorare di Harry Potter e invece era successo e questo lo spaventava a morte, forse più di tutta la situazione che si era creata a scuola. Era riuscito sopportare gli insulti, gli spintoni e il resto, ma non avrebbe mai sopportato di essere rifiutato e allontanato da lui come in passato, temeva un replay del loro primo incontro. Era per questo che esitava e non faceva la prima mossa. Guardò l’orchidea che gli aveva regalato il Grifondoro e sorrise, forse però non era un male. Forse qualcosa di bello sarebbe accaduta anche lui, prima o poi, magari sarebbe accaduto proprio con Harry. Con quella nuova speranza nel cuore, uscì dal suo dormitorio, portando Lupus con sé, per lasciarlo da Hagrid, insieme allo snaso di Harry.
Quando uscì dalla Sala Comune, Harry era lì davanti a lui, indossava una t-shirt bianca, sopra la quale aveva messo una camicia a quadri con varie tonalità di rosso, e un paio di jeans stretti. I suoi capelli erano spettinati, come al solito e i suoi occhi verdi brillavano dietro quelle lenti spesse e tra le mani aveva un mazzo di fiori. Draco deglutì restando immobile. Quello era Harry?
Il moro, nel vederlo, restò a bocca aperta, e boccheggiò un paio di volte, prima di farsi avanti e porgergli i fiori.
«Wow» fece Harry «Sei davvero…» deglutì, abbassando lo sguardo sul suo collo, sentendo una scarica di brividi percorrergli tutta la schiena improvvisamente. Draco ghignò e, notando il suo imbarazzo, decise di girare la situazione a suo favore, voleva flirtare un po’ con lui per tastare il terreno, alzò il viso di Harry e proiettò i suoi occhi di ghiaccio nei suoi, accettando i fiori. Al massimo, gli avrebbe detto che lo stava prendendo in giro.
«Sono… sexy? Dannatamente affascinante?» chiese in un sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra, sentendo l’irrefrenabile voglia di baciarlo «Troppo per te?» si morse le labbra. Harry dovette battere le palpebre un paio di volte, quella era la prima volta, in assoluto, che Draco flirtava con lui in quel modo… e gli piaceva, gli faceva battere il cuore, Draco lo faceva sentire vivo. Avrebbe dovuto flirtare anche lui, avrebbe voluto farlo e metterlo in imbarazzo come il biondo stava facendo con lui, ma avere Draco così vicino a sé, lo faceva sentire emozionato a più livelli. Deglutì, sentendo di nuovo i brividi lungo la schiena.
«Sei bellissimo» riuscì a dire in un sussurro, e bastò questo complimento a far arrossire Draco come un tizzone ardente, egli lo spintonò con malagrazia e scosse la testa, Harry sorrise vittorioso. «Andiamo allora?»
Il biondo sorrise appena e annuì, insieme raggiunsero prima la capanna di Hagrid, dove lasciarono Lupus e Pip - e Draco chiese al mezzo-gigante di tenergli i fiori che gli aveva regalato Harry - e poi raggiunsero le carrozze trainate dai thestral, Draco vide Harry passare accanto a uno dei cavalli alati neri e fargli una carezza sul muso, rabbrividì al solo pensiero di toccare uno di quei cosi. Sapeva che Harry avesse un particolare feeling con una di quelle creature, ma lui… ne era terrorizzato senza motivo preciso.
Raggiunsero Hogsmeade in poco tempo, il sole era alto nel cielo e il clima era abbastanza temperato. Harry lo aiutò a scendere dalla carrozza e poi intrecciò le dita delle loro mani, sorridendogli dolcemente. Draco sorrise imbarazzato e glielo lasciò fare. Fu una mattinata particolarmente divertente e rilassante, andarono da Mielandia e Harry comprò a Draco un sacchetto pieno di dolcetti, il biondo alzò gli occhi al cielo perché posso pagarmeli da solo, grazie, ma dentro di sé, adorava le premure del moro. Per ringraziarlo del suo dolcissimo gesto, Draco si separò da Harry per un momento ed entrò da Stratchy&Sons e comprò al moro una camicia a quadri con le tonalità del verde. Il Grifondoro rise, quando la vide, e l’altro si innamorò del suono della sua risata. La indosserò al nostro prossimo appuntamento – gli disse, ammiccando, facendolo arrossire all’impazzata. Poi gli riprese la mano e continuarono la loro piccola gita a Hogsmeade.
«Dove ti piacerebbe andare?» chiese Harry, stringendogli la mano dolcemente «Insomma, mi sembra troppo scontato portarti ai Tre Manici di Scopa, e io non andrei mai da Madama Piediburro, quel posto somiglia all’Ufficio della Umbridge ed è inquietante» fece imbarazzato. Draco sorrise, adorava che il fatto che Harry fosse nella sua stessa situazione, ma forse era proprio quello che si provava al primo appuntamento, giusto? Imbarazzo, sentimenti contrastanti, felicità. Draco non lo sapeva, ma sapeva di non essersi mai sentito meglio in vita sua, Harry lo rendeva felice.
«Non so, andiamo alla Testa di Porco?» chiese divertito «Non mi dispiace andare in un posto poco frequentato dai nostri compagni di scuola e poi… così siamo originali» fece «Anche a me non piace la sala del tè di Madama Piediburro, mi ricorda troppo le sale del tè dove mi portava mia madre da piccolo… un incubo».
«Vada per l’originalità, andiamo alla Testa di Porco, mi fa piacere, saluterò il vecchio Aberforth, è da un po’ che non lo vedo». Si guardarono per un momento, trasmettendosi attraverso quello sguardo tutto ciò che provavano. Raggiunsero il locale e vi entrarono, Harry salutò calorosamente il proprietario – che a quanto pareva era il fratello del defunto preside di Hogwarts – e poi si sedettero in un posto abbastanza lontano, l’uno accanto all’altro. Harry prese due Burrobirre e raggiunse il biondo al tavolo. Non era esattamente il massimo per un appuntamento, ma per loro andava più che bene.
«Grazie» mormorò Draco, accettando la bevanda.
«Facciamo un brindisi, ti va?» chiese Harry, l’altro annuì «A noi?»
«A noi» replicò il biondo con le gote rosse, fecero scontrare i boccali e bevvero un lungo sorso della bevanda, senza smettere di guardarsi negli occhi. Il contatto visivo tra i due non si interrompeva mai, era come se entrambi stessero cercando di lanciare una maledizione sull’altro, come se fosse quello il metodo giusto per conquistarsi a vicenda.
Restarono lì a chiacchierare per un po’, mentre bevevano la loro Burrobirra, parlarono e scherzarono per almeno un’ora e si divertirono, come nessuno dei due faceva da parecchio tempo. Draco improvvisamente appoggiò la testa sulla spalla dell’altro, sentendosi stranamente felice, non si era mai sentito così bene in tutta la sua vita, non aveva mai provato niente di più bello. Quando rialzò la testa e vide che Harry lo stava fissando con uno sguardo adorante, sorrise teneramente e non riuscì più a trattenersi, eliminò la distanza che li separava, appoggiando le sue labbra su quelle del moro. Harry esitò un solo istante, prima di prendergli il viso tra le mani con delicatezza e ricambiare il bacio. Il biondo gli mise le braccia attorno al collo e lo avvicinò maggiormente a sé, per assecondare il ritmo della sua bocca. Fu un bacio lento, lungo, dolce, attraverso il quale si confessarono i sentimenti che da troppo tempo, si erano annidati nei loro cuori.
Quando si separarono, si guardarono negli occhi e si sorrisero a vicenda, consci che da quel giorno in poi le cose sarebbero cambiate definitivamente per entrambi.
 

 
«Posso contare sul tuo appoggio, Neville?» chiese Harry all’amico. Erano tutti in sala comune e Harry aveva appena esposto le sue intenzioni per il discorso che avrebbe tenuto il giorno della consegna dei M.A.G.O.
Fin da quando la preside McGranitt gli aveva proposto di farlo, lui aveva accettato senza esitazione perché sapeva esattamente cosa dire quel giorno. Voleva lanciare un messaggio, quello che avrebbe voluto lanciare fin dall’inizio, fin da quando si era reso conto del clima teso e oscuro che aleggiava su Hogwarts, non era riuscito a farlo prima, ma lo avrebbe fatto lo stesso per il bene dei studenti più giovani, tuttavia per farlo aveva bisogno del supporto dei suoi amici più fidati. Luna era stata la prima ad accettare e a dargli il suo supporto. Adesso toccava ai suoi compagni di casa.
«Conta pure su di me» rispose Neville, sorridendo. Harry si sentì sollevato, sapeva che l'amico non gli avrebbe negato il supporto, dopo tutto quello che aveva fatto per lui durante l’anno, ma sentirlo dalla sua bocca, gli fece tirare un sospiro di sollievo, guardò gli altri che ancora se ne stavano in silenzio.
«Ginny?» la rossa gli sorrise, mettendogli una mano sulla spalla.
«Certo, Harry, sono sempre dalla tua parte».
«Ron? Hermione?»
«Sì, certo» rispose la ragazza «La tua mi sembra un’ottima idea».
Ron storse un po’ il naso «Ma si tratta sempre di Malfoy e-» Hermione gli rifilò una gomitata tra le costole e lui si morse le labbra «Ahi!» esclamò il rosso «Stavo dicendo che è ovvio che Harry ha il mio sostegno, anche se parliamo del furetto».
Harry sorrise e li ringraziò, con il loro sostegno e quello che aveva già ottenuto dalla preside e da tutti gli altri professori, sapeva che ce l’avrebbe fatta. Quell’anno era andato ormai, la guerra era finita ed era ora che a Hogwarts si respirasse un’aria nuova, un’aria di pace e di tolleranza.
 

 
Il 30 giugno ci fu la consegna dei M.A.G.O. Sembrava assurdo essere già arrivati a quel traguardo, sembrava strano aver finito finalmente la scuola. Se si guardava indietro di un paio d’anni, Harry non avrebbe mai creduto che sarebbe giunto a quel giorno, prima della sconfitta di Voldemort, aveva sempre creduto di non arrivare alla fine dell’anno scolastico, durante i G.U.F.O. erano successe tutte quelle cose e poi aveva perso Sirius e ora… ora stava per prendere i M.A.G.O. stava per dire addio a Hogwarts dopo aver finito gli studi e non per andare alla ricerca degli horcrux. Un tenero sorriso si dipinse sulle sue labbra. Quell’ultimo anno gli aveva riservato sorprese inaspettate, ma che comunque lo avevano reso particolarmente felice. La sua sorpresa più grande era stata l’amicizia con Draco e… quello che da essa era conseguito.
Avevano studiato, avevano sudato, avevano quasi pianto di disperazione sui libri, ma eccoli lì, con il loro diploma magico tra le mani, il simbolo che avevano finito gli studi, che avrebbe permesso loro di intraprendere qualunque corso di specializzazione, in vista di una futura carriera. Avevano superato tutte le prove scritte e pratiche, alla fine si erano diplomati. L’ultima cosa da fare, prima di lasciare il castello, era mettere in chiaro la situazione che si era creata tra lui e Draco. Avevano ancora un’ultima sfida da vincere: quella tra loro stessi e i loro sentimenti. Dopo il loro appuntamento a Hogsmeade, Harry e Draco non avevano più parlato di quanto accaduto, non che non avessero avuto modo di vedersi o di parlarsi, semplicemente avevano evitato l’argomento. Harry non riusciva a dimenticare il sapore delle labbra di Draco sulle sue, quest’ultimo non smetteva di pensare a come si era sentito quel giorno, eppure nessuno dei due aveva voluto mettere in chiaro cosa stesse accadendo. Il Grifondoro, però, aveva avuto un’idea: avrebbe sfruttato il discordo di fine anno che la McGranitt gli aveva chiesto di fare per chiedergli ufficialmente di stare insieme a lui.
Quella mattina la Sala Grande era gremita di studenti, oltre a coloro che avevano finito il loro percorso di studi, molti studenti erano lì perché avevano assistito alla cerimonia di consegna dei diplomi e soprattutto perché si era diffusa la notizia che Harry Potter avrebbe tenuto un discorso per tutti quanti.
«Miei cari ragazzi» iniziò la McGranitt, dopo aver consegnato i diplomi a chi aveva superato i M.A.G.O. «Un altro anno è passato, qui a Hogwarts e molti di voi stanno per lasciare questa scuola, dopo aver concluso il loro percorso di studi» disse, voltandosi verso gli studenti che stavano alle sue spalle «Molti di voi si sono ritrovati a fare i conti con enormi difficoltà, dovute al terribile periodo che abbiamo vissuto tutti quanti durante lo scorso anno» continuò «Ecco perché ho chiesto al signor Harry Potter di parlare a tutti voi per salutarvi e invogliarvi a dare il meglio di voi stessi negli anni a venire» Harry fece un passo avanti e dagli altri studenti si levò un applauso generale, alcuni fischiarono.
«Grazie, preside» disse avvicinandosi alla donna, che gli lasciò il posto invitandolo a parlare agli studenti, ella gli strinse una spalla per incoraggiarlo, guardandolo con una strana fierezza nello sguardo e poi si allontanò. Il ragazzo prese un profondo respiro e poi si rivolse agli studenti «Ehi, come state? La preside McGranitt mi ha chiesto di fare un discorso oggi e so che molti di voi si stanno chiedendo “perché proprio lui?” è lo stesso che mi chiedo anche io!» alcuni dal pubblico ridacchiarono «Forse non sono la persona più indicata per questo… forse avreste preferito Hermione Granger, che è stata l’unica tra tutti noi a prendere tutti Eccezionale, in qualsiasi materia» continuò «Eppure, eccomi qui, dovete accontentarvi di me, qualcuno di mia conoscenza direbbe che mi piace stare sotto i riflettori, ma non è questo il caso» disse, guardando di sottecchi verso Draco che sorrise scuotendo la testa, mimandogli con le labbra che era un idiota «Quest’anno non è stato facile per nessuno tornare, ne sono perfettamente consapevole, per chi sarebbe stato facile tornare qui, dopo quello che è successo? Dopo che Voldemort aveva raso al suolo la scuola?» continuò «Ma noi siamo tornati e ci siamo ripresi la nostra scuola. Alcuni di noi hanno contribuito anche a ricostruirla… e sapete? È bello pensare che ci sono persone che si prenderanno cura del castello, anche quando noi… "vecchi" saremo andati via» continuò «Ma voglio chiedervi una cosa… siete disposti a vivere ancora un incubo? Siete disposti a vivere ancora a contatto con l’odio? Non siete stanchi del dolore, della sofferenza e della morte?» chiese retoricamente. Molti tra gli studenti deglutirono e lo fissarono «Io lo so, molti di voi hanno perso familiari, amici, conoscenti durante la guerra, io stesso ho perso un sacco di persone a me molto care, ma dobbiamo essere in grado di perdonare, dobbiamo essere in grado di andare avanti e di guardare con altri occhi chi ci sta davanti, perché tutti abbiamo perso qualcosa durante la guerra, anche chi, come Draco Malfoy stava dalla parte sbagliata». Il Serpeverde in questione sussultò sentendo il suo nome. «Non solo lui, ma molti Serpeverde sono stati trattati in modo sbagliato, solo a causa delle azioni dei loro genitori. Secondo voi è giusto?» chiese, tutti tacquero, e Harry continuò «Sapete? Anche se Draco era "dalla parte sbagliata", alla fine mi ha salvato, durante la guerra e anche dopo. Sapete che mi ha lanciato la sua bacchetta, durante l’ultimo scontro? Se non fosse stato per lui, probabilmente non sarei riuscito a vincere». Draco si morse le labbra, scuotendo la testa, ma che diavolo stava facendo quell’idiota? «Certo, molti di voi mi potrebbero rispondere che non vale la pena perdonare uno che è stato un bullo, ma posso assicurarvi che non lo è più. Era molto più giovane, quando si comportava in maniera sbagliata e se ne è pentito, non sto dicendo che dovete dimenticare ciò che ha fatto, vi sto chiedendo di perdonarlo» disse «Di perdonare lui e tutti quelli che come lui erano dalla parte sbagliata e che si sono pentiti, vi chiedo di non incolpare più i Serpeverde per qualsiasi ingiustizia. Non è vero che tutti i Serpeverde sono cattivi e senza cuore» fece «Molti di voi ricorderanno il professor Piton, oh, io l’ho odiato e non ho dimenticato tutto quello che mi ha fatto, ma sono riuscito a perdonarlo, quando ho capito perché si comportasse in quel modo, quando ho capito che, per tutta la sua vita, non aveva fatto altro che proteggermi». Molti spalancarono la bocca, increduli. «Quindi… Io sono disposto a perdonare e ad andare avanti, e voi siete disposti a perdonare chi vi ha fatto un torto? Siete disposti a perdonare chi ha sbagliato, ma si è pentito dello sbaglio? Siete disposti ad andare avanti e a vivere in un mondo migliore? Un mondo di pace e speranza per tutti?» chiese, poi si voltò verso i suoi amici, chiedendo loro se fossero d'accordo con lui.
Neville fu il primo a fare un passo in avanti «Io sì» rispose «Malfoy me ne ha fatte passare tante, ma io sono disposto a perdonare lui e quelli come lui. Piton mi ha reso la vita un inferno, tanto da diventare il mio molliccio, ma lo perdono, se ci lasciamo corrodere dall’odio e dal risentimento, finiremo solo per essere come Voldemort». Harry spalancò gli occhi, non si sarebbe mai aspettato che Neville dicesse quelle parole e gliene fu grato.
«Nostro fratello è morto durante la guerra» disse Ginny, facendo un passo avanti, stringendo la mano di Ron, che la seguì subito, annuendo «Ma… io sono disposta a perdonare tutti» disse «E… vorrei dire che è vero che Malfoy agiva dal lato sbagliato, ma non è stato lui ad uccidere Fred o altri, Malfoy non ha mai ucciso nessuno, sono stati degli assassini e lui… non lo è». Harry la guardò commosso, non si aspettava quelle parole dalla sua ex, la ringraziò con lo sguardo e lei gli mimò con le labbra te lo dovevo. Il ragazzo le sorrise riconoscente e la ringraziò.
«Beh, devo ammettere che Malfoy è stato uno stronzo… ma è grazie a lui se per i Grifondoro, sono un considerato il Re del Quidditch» affermò, ghignando in direzione del biondo che arrossì «E anche io sono disposto a perdonarlo, in fondo una volta conosciuto bene, non è così male». Harry guardò il suo migliore amico con riconoscenza, aveva solo chiesto che si schierassero con lui nell’atto di perdonare in generale chiunque si fosse pentito di agire dalla parte sbagliata, non che parlassero a favore di Draco e tutto questo lo stava facendo commuovere. Il biondo, pochi passi dietro di lui, sentiva gli occhi riempirsi di lacrime, mentre il suo cuore si caricava di una nuova speranza. Non aveva mai creduto di poter essere perdonato per i suoi sbagli, non aveva mai creduto che le persone potessero davvero perdonarlo, fino a che non era arrivato Harry Potter. Cercò lo sguardo del moro, ma non lo trovò subito, sentiva il suo cuore battere in un modo totalmente nuovo… ed era solo merito suo. Ma perché aveva organizzato tutto quello? Per lui?
«Sì, anche io sono disposta a perdonare» disse Luna «Secondo me, siete tutti stati aggrediti dai Gorgosprizzi che vi sono entrati nelle orecchie e vi hanno confuso il cervello» spiegò seraficamente «Altrimenti non si spiegherebbe perché continuate a comportarvi come degli stupidi troll…» disse tornando al suo posto. Harry sorrise anche a lei riconoscente, tipico di Luna tirare in ballo i Gorgosprizzi o qualsiasi altra creatura misteriosa.
Fu la volta di Hermione di fare un passo in avanti: «Anche io sono disposta a perdonare» disse, poi guardò Draco e annuì «Draco Malfoy mi ha insultata per anni per il mio stato di sangue» disse «Per lui sono stata per anni la sanguemarcio, ma erano solo parole dette da un ragazzino che quasi non sapeva cosa significassero gli insulti. È stata Bellatrix a sfregiarmi il braccio con questa scritta» disse scoprendosi l’avambraccio, dove la cicatrice con quell’insulto si poteva ancora leggere «Alla prima occasione che ha avuto quest’anno, Draco si è scusato con me, per le sue azioni, le sue parole crudeli e anche per quelle della zia» disse «Quindi sì, sono disposta a perdonare lui e tutti quelli come lui, che si sono pentiti delle loro azioni» disse, poi si rivolse direttamente al biondo «E non farmi pentire di queste parole, Malfoy!» esclamò. Draco ridacchiò imbarazzato e annuì, davvero non capiva perché tutti avessero parlato in quel modo a suo favore. Gli occhi di tutti furono puntati su Harry, che si rivolse agli altri studenti.
«Grazie a tutti, ragazzi» fece ringraziando tutti i suoi amici che avevano contribuito in quel modo fantastico a rendere ancora più coinvolgente il suo discorso, non gli avevano detto nulla, ma era stata una piacevole sorpresa. «Ora mi rivolgo a voi, studenti di Hogwarts» annunciò «Chi di voi è con me? Chi di voi è disposto a fare questo primo piccolo passo, verso un mondo magico più giusto?» dopo un lungo momento di silenzio, la maggior parte degli studenti seduti iniziò ad alzare le mani. Qualcuno diceva “io” o semplicemente alzava la mano in silenzio, ma molti moltissimi studenti erano d’accordo con lui.
Quando il vociare smise, Harry sorrise rivolto a tutti «Grazie mille, vi sono grato per il vostro sostegno» disse «Beh, ora vorrei ringraziare la preside McGranitt per avermi dato la possibilità di parlare con voi e ringraziare tutti i miei amici per avermi accompagnato fino a questo punto e di avermi sostenuto» disse sorridendo «Auguro a chi continuerà a venire in questa scuola di trovare persone magnifiche come loro» fece indicando i suoi amici, mentre il biondo lo guardava senza parole, sbigottito, da tutto quello che aveva fatto per lui e per quelli nella sua situazione. Harry finì il suo discorso, venendo acclamato da tutti e raggiunse il Serpeverde che era ancora incredulo. Gli mise le braccia attorno al collo e lo guardò negli occhi.
«Ho una domanda anche per te, adesso» disse a bassa voce, l’altro annuì e lo incitò ad andare avanti «Draco, io ti ho perdonato mesi fa, quando siamo diventati amici… ma quell’amicizia si è trasformata in altro e... mi sono innamorato di te» il biondo scosse la testa, sentendo il cuore battere troppo velocemente, cos’erano tutte quelle nuove emozioni? Cos’erano tutti quei sentimenti positivi? Perché si sentiva sollevato, felice e leggero per la prima volta in due anni? «Sei disposto a perdonare te stesso e a ricominciare una nuova vita con me?» prese un respiro profondo e aggiunse «Vorresti essere il mio ragazzo?»
Draco deglutì, sentendosi particolarmente felice, sorrise al moro, imbarazzato e scioccato da tutto quello che aveva fatto e gli mise le mani sui fianchi e lo avvicinò a sé. «Sì» sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarlo con passione, ignorando tutti coloro che erano ancora intorno a loro. Sì, voleva essere felice; sì, voleva passare il resto della sua vita con Harry; sì, voleva ricominciare; sì, voleva essere il suo ragazzo; sì, voleva essere amato ed amare quello stupido Grifondoro che lo aveva salvato. E fu quello che tentò di trasmettergli con il bacio che gli diede, prendendogli il viso con entrambe le mani, per poterlo baciare meglio. Harry rispose al bacio quasi subito, avvicinandolo maggiormente a sè, poi lo strinse come se non volesse lasciarlo scappare, ma Draco non aveva intenzione di andare da nessuna parte. Sorrise contro la sua bocca e, quando si staccarono, appoggiò la fronte contro la sua, guardandolo negli occhi. Persi l’uno nello sguardo dell’altro, non si resero conto di essere ancora davanti a tutti quanti.
«Era ora!» urlò Ron, riportandoli alla realtà. Il rosso iniziò ad applaudire, coinvolgendo tutta la Sala Grande, studenti e professori compresi.
Quello, per Harry, fu il primo giorno in cui la guerra era finita davvero, perché adesso lo sapeva, era finita per tutti.
 

 
La fine della scuola aveva rappresentato un momento di grande cambiamento nelle vite di Harry e di Draco. Salire sul treno per lasciare per sempre la scuola aveva avuto un significato importante soprattutto per il Serpeverde, che si era sentito finalmente libero dal suo passato, infatti poco prima della partenza per Londra, aveva ricevuto una lettera del Ministero che dichiarava la sua traccia magica svanita, in quanto una persona influente, ma anonima aveva parlato in suo favore e aveva garantito per la sua buona condotta. Immediatamente, aveva pensato a Harry, solo successivamente aveva scoperto che era stata la preside McGranitt: la donna gli aveva detto che lo aveva osservato durante l’anno, che aveva visto il suo reale cambiamento e che le dispiaceva per non essersi accorta subito di ciò che accadeva. E aveva aggiunto che avrebbe fatto di tutto, affinché ciò che era capitato a lui, non capitasse ad altri studenti, se ne sarebbe occupata personalmente. Draco si era commosso e aveva provato l’istinto di abbracciare la preside per ringraziarla ma si era contenuto, le dimostrazioni d’affetto e di gratitudine erano ancora un campo sconosciuto per lui, ma le aveva stretto la mano e l’aveva ringraziata per ogni cosa. Quando era uscito dall’ufficio della preside, aveva trovato Harry ad attenderlo con un sorriso sornione e il suo snaso sulla spalla e, semplicemente, lo aveva baciato per ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto per lui quell’anno. Non avrebbe mai dimenticato i suoi errori e avrebbe sempre continuato ad imparare da essi e li avrebbe tenuti a mente per non ricadere nelle cattive abitudini, ma adesso, grazie al suo stupido Grifondoro adesso sapeva di potersi dare una seconda chance per essere felice, possibilmente con lui.
Quando erano arrivati a Londra e avevano lasciato il binario 9 e ¾ mano nella mano, si erano smaterializzati a Grimmauld Place, la casa che Harry aveva ereditato dal suo padrino e che aveva fatto rimettere a nuovo e, dopo aver fatto l’amore sull’enorme letto della camera da letto, il moro gli aveva chiesto di andare a vivere con lui, di non tornare in quell’enorme villa che era piena di oscurità, anzi gli aveva proposto di abbatterla, bruciarla, farla a pezzi. Draco aveva riso, con la testa infossata contro la sua spalla nuda, vi aveva lasciato un leggero bacio e aveva detto sì. Non voleva tornare a casa sua, non voleva vivere da solo, voleva stare con Harry e sentirsi sempre in quel modo. Sempre innamorato di lui.
Non poteva essere più felice di così e non voleva tornare indietro. In poco meno di un anno, Harry lo aveva salvato non solo dai bulli della scuola, ma anche da se stesso, dalla spirale di autocommiserazione in cui era caduto, credeva di non meritare nient’altro se non odio e violenza, Harry gli aveva dimostrato il contrario e Draco gliene sarebbe stato grato per sempre. A casa Malfoy-Potter, subito dopo il loro arrivo, erano state sistemate una cuccia per il crup di Draco e un nido per lo snaso – che però dormiva quasi sempre nella cuccia di Lupus, accanto a lui.
Ogni sera, quando si coricava accanto a lui, Draco sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo e sperava di non svegliarsi nel suo letto al Manor, da solo, senza Harry. A volte credeva che fosse troppo bello per essere vero, come un sogno.
Harry e Draco avevano deciso di trascorrere quella prima estate insieme, di andare in vacanza e staccare completamente la spina da tutto. Per loro fortuna, Luna si era offerta volontaria per badare ai loro cuccioli, così erano partiti senza avere una meta precisa, solo con il desiderio di distrarsi il più possibile da tutto ciò che quegli ultimi anni avevano rappresentato per loro, per cercare di dimenticare la sofferenza. Il dolore non era sparito, non completamente, non sarebbe mai sparito probabilmente, li avrebbe sempre accompagnati, ma adesso erano in grado di affrontarlo differentemente, insieme, come una vera squadra. Avevano girato l’Europa, erano stati in luoghi meravigliosi, avevano esplorato nuovi luoghi, affrontato nuove esperienze. Erano stati due settimane al mare, due settimane durante le quali si erano completamente distaccati dal mondo, in quel piccolo angolo di paradiso che avevano trovato in una piccola città della Grecia meridionale. Per entrambi era stato particolarmente rilassante trascorrere quei giorni lì, anche se entrambi si erano scottati al sole ed avevano trascorso gli ultimi due giorni nel letto in preda ai dolori causati dalla pelle arrossata e bruciata. Durante quella vacanza, Harry aveva anche mantenuto la parola: aveva portato Draco a una fiera. Si erano divertiti ad assaggiare tutti i tipi di cibi tipici del posto, ridendo tra di loro come due bambini.
Te l’avevo detto che ti ci avrei portato – gli aveva detto il moro, facendolo ridere.
La vacanza regalò loro una nuova consapevolezza su loro stessi e al loro ritorno in Inghilterra, erano entrambi diversi, più sereni, più rilassati, più felici. Non avevano ancora idea di cosa avrebbe riservato loro il futuro e non avevano fretta di scoprirlo, ma erano pronti a sostenersi a vicenda in ogni fase della loro futura vita. Dopotutto, erano solo due giovani che erano cresciuti troppo in fretta, a cui l’adolescenza era stata strappata via. Meritavano un po’ di pace e di tranquillità, al resto avrebbero pensato poi. Erano pronti a vivere una nuova avventura insieme e a ricostruire le loro vite dalle ceneri del loro passato, certi che ci sarebbero stati l’uno per l’altro a farsi forza a vicenda.


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Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni
 
Hola peps! 
Prima del mio solito delirio da note autrice, vorrei dire una cosa seria. Vorrei mandare un piccolo messaggio a tutte le persone che, in questo momento, vivono la drammatica situazione dell’essere vittime di bullismo a causa di gusti personali, orientamenti sessuali, identità di genere, nazionalità, difetti e quant’altro. Peps, non abbiate paura di parlare, di andare da chi di dovere e denunciare ciò che subite. Io, a suo tempo, ci ho messo cinque anni per farlo, non fate passare tanto tempo. Non permettete a nessuno di giudicarvi per chi siete, come siete e per cosa vi piace o non vi piace. Siate voi stessi e siate liberi di esserlo, non permettete a delle persone di merda di distruggere voi e la vostra autostima. Non abbiate paura di denunciare e far punire chi vi tormenta e chi vi fa del male. Quando io andavo a scuola, il bullismo era ancora un argomento tabù, soprattutto nella mia scuola, era un po’ come il covid, c’era ma molti ne negavano l’esistenza. Quindi niente, spero solo che chi vive una situazione brutta come questa, parli e si faccia aiutare, non serve a niente stare zitti per cinque anni (come me) e subire in silenzio. Danneggiate solo voi stessi così e date potere a chi vi fa del male, non fatelo, siate forti e chiedete sempre aiuto.
 
Fine momento serietà, ma ci tenevo troppo a dirlo.
Torniamo a noi!
Sintetizziamo come sarebbe dovuta andare la scena nella foresta, se i nostri protagonisti non fossero stati due #maicorvonero:
«No, Potter, tu sei etero»
«ETERO STO CAZZO, MALFOY» e lo spinge contro un albero e pomicia duro con lui.
E risolvono tutti i loro problemi, ma no, questi due devono essere due dannatissimi orgogliosi del ca…voletto di Bruxelles e quindi niente, non ce la fanno. Due deficienti. *face palm*
In origine, quando all’inizio Draco viene aggredito, doveva esserci Harry, poi quando ho revisionato il capitolo ho cambiato la scena, e l’ho fatto reagire, perché è pur sempre Draco Malfoy. :D e sì, si è convinto ad andare dalla McGranitt, perché Harry ha ragione, Draco ha pagato per quello che ha fatto, si è pentito e non merita altra sofferenza, giusto? GIUSTO.
Ma, ma, ma Harry non si arrende u.u e finalmente anche Ronnie mette definitivamente la testa a posto e grazie a santa Herm lo spinge tra le braccia del suo Dracuccio, com’è giusto che sia. E alla fine Harry si spara proprio le pose giganti e fa un mega discorso a tutti i bulli del cavolo invitando i ggggiovani a non essere emeriti str… cretini. E tutti i suoi amici lo supportano, perché se Harry è felice è solo merito di Dracuccio. :D
So benissimo che questo capitolo è lungo, ma ormai mi conoscete… e vabeh, sorvoliamo su questo. Come ho già detto in precedenza, era una storia da leggere tutta insieme, ma quasi 40k parole erano un po’ troppe da pubblicare tutti insieme e ho optato per dividerla in 3 parti molto lunghe.
E quindi sì, questa è l’ultima parte, OUCH. Scusate, era una one shot ç_ç
Ma non preoccupatevi e tenetevi forte: annuncio importante, sabato prossimo su questi schermi pubblicherò il prologo della nuovissima long che andrà a chiudere la “trilogia” di what if che ho scritto e sarà una roba lunghissima e drammatica e sono sicura che vi piacerà (o almeno spero ^^’) Ci ho messo una vita a concluderla, ma sono davvero soddisfatta. Quindi… niente. Ai posteri l’ardua sentenza, la settimana prossima scoprirete di più u.u
Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno seguito questa breve storia (dai capitoli infiniti), Eevaa, Estel84 e Milakiki per aver recensito lo scorso capitolo, tutti coloro che l’hanno seguita in silenzio, aggiungendola alle varie categorie e chi mi ha mandato messaggi in privato per farmi sapere cosa ne pensava, qualunque feedback è sempre molto gradito da queste parti u.u
Grazie davvero!
Ci si becca la prossima settimana con la nuova storia, per chi volesse seguirla il titolo è “Take my hand” e parte da una scena che a me ha sempre fatto girare le palle in HP, shhhh, non dico altro. Non prometto capitoli brevi, ma molto dramma e colpi di scena :D BOOM. Vi ho già detto troppo, a sabato peps!
Grazie ancora a tutti coloro che hanno letto e che leggeranno questa storia.
Love you all <3
 
Fatto il misfatto.

   
 
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