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Autore: Helen_Book    14/10/2020    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Più tempo passava insieme a Roman e più si rendeva conto dei suoi mille talenti.

Aveva già scoperto che conosceva le nozioni di base di medicina. Le aveva cambiato la fasciatura più volte con mani esperte. E lei se ne intendeva.
Con riluttanza, dovette ammettere che era anche un abile seduttore. Non si era mai sentita così tanto attratta da qualcuno. Tutti i suoi movimenti erano studiati per farla arrossire, per farle accelerare i battiti cardiaci. Se non fosse uscita da quella casa il prima possibile, probabilmente sarebbe morta di crepacuore.
E poi aveva scoperto che era in grado di cucinare. In realtà, non aveva ancora assaggiato nulla, ma l’odore che proveniva dalla pentola, era già un ottimo indizio.

Roman sembrava abbastanza concentrato nella preparazione della pietanza, eppure qualcosa le diceva che era sensibile a qualsiasi suo movimento. Con molta probabilità non si fidava di lei, come lei non si fidava di lui.

La pancia di Eileen brontolò sonoramente, più di quanto avrebbe voluto.

“Almeno il tuo stomaco mi parla e a lui piaccio”, affermò Roman ridendo sotto i baffi.

Maledetto arrogante.  

Eileen sperava si girasse, in modo da poterlo fulminare con lo sguardo, purtroppo però, rimase concentrato sulla pietanza.

Pian piano si stava abituando al silenzio, non la metteva più a disagio come prima. Un osservatore esterno avrebbe descritto quella come una scena di vita quotidiana. Due persone che vivono la stessa quotidianità, come una famiglia.

Famiglia.

Chissà se sua madre era preoccupata per lei. A volte, esagerava nell’esserlo, altre invece, sembrava non ricordarsi neanche di avere una figlia. Il suo comportamento l’aveva ferita in molte occasioni, ma nel tempo ci aveva fatto l’abitudine.
Sicuramente Bentlam avrebbe notato la sua assenza. E forse anche Mala. Se avesse mantenuto la promessa, la mattina dopo si sarebbe recata da lei e non l’avrebbe trovata.

Aveva il presentimento che fosse notte fonda.

Persa nei suoi pensieri, non si rese conto che Roman aveva finito di preparare la cena e che il piatto fumante era proprio davanti a lei.

La possibilità di rifiutare non le sfiorò la mente: aveva troppa fame e doveva recuperare le forze al più presto. La zuppa conteneva dei pezzi di carne che la rendevano ancora più appetitosa.

“Grazie”, segnò a Roman prima di iniziare mangiare. Rispose con un cenno della testa.

Eileen divorò totalmente il cibo e pulì il piatto da cima a fondo.

“Vedo che la mia zuppa ha avuto successo. Ne vuoi altra?” chiese prendendole il piatto dalle mani.

Non ebbe neanche il tempo di rispondere che le porse un nuovo piatto pieno fino all’orlo.

“E tu?” gli segnò preoccupata. Era un uomo grande e grosso, e per di più un lupo notevole, era sicura che non fosse ancora sazio.

“Mi basta guardarti mangiare per saziarmi”, le rispose ammiccando.

Incredibile seduttore.

Pensandoci, però, le aveva ceduto tutta la cena senza rispondere direttamente alla sua domanda. Utilizzava spesso l’ironia per tergiversare.

Non la conosceva, ma le aveva ceduto il pasto.

“Mi chiamo Eileen”, gli segnò dopo aver finito anche il secondo piatto.

Il sorriso che comparve sul viso di Roman accese i suoi occhi color miele, sorprendendola. La sua gentilezza l’aveva spinta a muovere le mani e rivelargli il suo nome: nel profondo, voleva che la conoscesse.

Roman si spostò in avanti, eliminando la distanza tra loro. Le prese la mano e la avvicinò alle labbra. Un bacio soffice e umido che la fece andare su di giri. Fu però il suo sguardo intenso il vero fattore scatenante delle sensazioni che provava. 

Non era mai stata guardata così.

Se l’avesse saputo prima, gli avrebbe rivelato già dall’inizio il suo nome. 
Era totalmente alla sua mercé, come quella volta nella foresta.

“Grazie, Eileen”, le sussurrò. Le piaceva il suo nome sulle sue labbra. E le piacevano anche le sue labbra. Doveva confessarlo.

Il momento magico tra loro si interruppe quando Roman disse: “E’ ora di andare a letto” ed Eileen fu catapultata di nuovo nella realtà.

Il letto era solo uno ed era quello dove si trovava lei in quel momento.

Avrebbero condiviso lo stesso letto?

“Per fortuna che la tua faccia parla da sé, in caso contrario, passerei la vita ad indovinare cosa ti passa per la testa”, rise di gusto e per un attimo Roman apparve più giovane, più spensierato.

Aveva voglia di conoscerlo, di passare tutta la notte a conoscere aneddoti legati alla sua infanzia, alla sua adolescenza. Voleva conoscere il suo passato, la sua famiglia, cosa lo appassionava.

Lei a malapena gli aveva rivelato il suo nome.

Eileen si alzò con fatica, cercando di scaricare il peso sulla caviglia sana. Raggiunse i suoi vestiti già asciutti e decise che voleva indossarli: la facevano sentire più a suo agio.

Si girò verso Roman e gli segnò: “Potresti girarti? Devo cambiarmi.”

“In realtà, non c’è niente che non abbia visto. Però come faccio a dirti di no?”, Eileen uscì il coltello e per poco non dimenticò tutta la gentilezza che le aveva mostrato prima.

“Calma, calma. Non c’è bisogno di reagire così. Ora mi giro e tu ti cambi, va bene?” ritrattò Roman, porgendole le spalle subito dopo.

Cercò di cambiarsi velocemente, ma la caviglia fasciata non glielo permetteva. L’uomo non provò a girarsi neanche una volta, i suoi occhi erano fissi al muro.
In quel momento, era lei curiosa di conoscere il contenuto dei suoi pensieri.

Si avvicinò zoppicando al letto e si sedette al bordo. Fece oscillare leggermente il campanello per permettergli di voltarsi.

Non aveva mai dormito con nessuno prima d’ora. Come ogni cosa che riguardava Roman, era sia agitata che incuriosita allo stesso tempo.

L’uomo si stese dalla parte opposta e attese che lei facesse lo stesso. Seguì il suo esempio, ma cercò di restare più vicina possibile al bordo, rischiando di cadere.

“Qui c’è spazio, avvicinati. Non mordo, o almeno non solitamente”, disse sorridendo sotto i baffi. Eileen lo ignorò e rimase dov’era.

Quando il respiro di Roman divenne regolare, si girò a guardarlo.

Che situazione bizzarra, trovarsi lì con lui. Nonostante sapeva di dover tornare a casa, aveva voglia di fermare il tempo e vivere la quotidianità insieme a lui. Si trattava sicuramente di un pensiero irrazionale, però la sua compagnia le trasmetteva qualcosa. Non sapeva ancora definirla, ma era lì.
Guardò il neo accanto l’occhio sinistro e immaginò di toccarlo con le proprie dita.

Stava delirando, meglio dormire.
  
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