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Autore: Severa Crouch    25/10/2020    2 recensioni
Regulus Black ha commesso un terribile errore: è diventato un Mangiamorte. Lo realizza quando, inaspettatamente, i suoi genitori acconsentono al fidanzamento con la ragazza di cui è innamorato da sempre, Alexandra Turner. La vita è troppo bella e preziosa per rischiare di perderla in una guerra, soprattutto quando il mago a cui hai giurato fedeltà nasconde la sua sete di potere dietro le idee dei Purosangue. Espiare a un errore, dunque, diventa una scelta doverosa e una corsa contro il tempo per salvare le persone che ama.
Dal primo capitolo:
“Non pensi che potrei aiutare chiunque deciderà di sconfiggere l’Oscuro Signore?”
Sentì le mani di Alexandra accarezzargli il viso, mentre con gli occhi umidi di lacrime lei lo implorava: “Rimani vivo e lo aiuterai quando comparirà. Parlane con il professor Silente, lui saprà consigliarti. Resta con me fino ad allora. Ti sosterrò in ogni tua scelta, sarò sempre al tuo fianco, anche a costo della vita, ma ti prego, non mi lasciare adesso.”

Minilong in 3 capitoli
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Bartemius Crouch junior, Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: Threesome, Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 2

I segreti di Lord Voldemort

 

 

1978-1979

 

Lo studio del professor Silente era accogliente, ma gli oggetti che affollavano gli scaffali lungo le pareti emettevano strani suoni, sbuffavano, sibilavano e rotavano, finendo per distrarlo in continuazione.

“È la cosa giusta, figliolo,” disse il ritratto del prozio Phineas.

“Devo proteggere la nostra famiglia, prima di tutto,” fu la risposta Regulus. Si era confrontato con il ritratto in Grimmauld Place, perché credeva che Phineas Nigellus Black fosse la persona più autorevole per dargli un consiglio su come uscire da quella situazione tutelando il nome dei Black. La sua famiglia non avrebbe retto l’impatto di un altro scandalo. Il ritratto annuì benevolo e poi sentì il preside entrare.

“Come posso aiutarti, Regulus?”

Albus Silente lo osservava attraverso gli occhiali dorati a mezzaluna con due occhi di un azzurro scintillante. “Non avere paura, qui puoi parlare.”

“Ho fatto un errore, un po’ di tempo fa. Uno stupido e tremendo errore,” disse. Tremò e decise che un gesto potesse valere più di tante parole che faticavano ad uscire. Scoprì la manica sinistra dell’uniforme e mostrò il Marchio Nero al preside.

Albus Silente mantenne la calma e sembrò non essere sorpreso della visione. “Questo è un passo da cui non è semplice tornare indietro, ma possiamo aiutare te e la tua famiglia. Sirius ha già fatto questo passo e anche tua cugina Andromeda.”

“Ma non posso abbandonare la mia famiglia…” balbettò.

Silente sorrise benevolo: “Avremo bisogno di informazioni da dentro la cerchia di fedelissimi. So che sei un bravo Occlumante. Sono curioso, tuttavia, di sapere cosa ti ha spinto a una simile iniziativa. Mi era parso di capire che tu fossi molto motivato a intraprendere quel sentiero.”

Regulus sospirò. “È successo qualcosa quest’estate che mi ha illuminato su alcuni aspetti che lui nasconde.”

Silente rimase in ascolto continuandolo ad osservare. Piegò leggermente la testa e Regulus capì di poter parlare. “L’Oscuro Signore mi ha convocato e mi ha detto di aver bisogno di un elfo domestico. Ero molto onorato della richiesta e ho messo a disposizione il mio Kreacher,” disse. Silente l’ascoltava attentamente. “Kreacher è tornato da quella missione quasi morto. Mi sono fatto raccontare cosa gli avesse fatto l’Oscuro Signore. Kreacher è un elfo fedele, molto attaccato alla mia famiglia, e sono stato cresciuto da lui. So che mia madre non approva, ma in un certo senso gli sono affezionato.”

“È ammirevole da parte tua, Regulus. Hai scoperto cosa è successo a Kreacher?”

“Sì, è stato condotto in una grotta, dove l’Oscuro Signore ha nascosto un medaglione. Kreacher ha detto che l’oggetto e il posto erano pieni di magia oscura.”

“A cosa gli serviva l’elfo domestico, se posso chiedere?”

“Il posto è protetto dalla Materializzazione e l’oggetto è nascosto in un recipiente, protetto da una pozione che causa allucinazioni e porta a voler bere fino a desiderare di annegare nel lago della grotta, pieno di Inferi, a quanto pare. Mi sono fatto dare il ricordo da Kreacher, professore. Credo che il medaglione sia quello di Salazar Serpeverde.”

Estrasse dalla giacca una fialetta e la porse al professor Silente.

“Questa è un’informazione estremamente preziosa, Regulus. Da tempo sapevamo che fosse ossessionato dai cimeli antichi.”

“Questo non è collezionismo, preside, se guarda il ricordo, vedrà che l’oggetto è stato profanato con la magia oscura. Come può un mago dire di rispettare le nostre tradizioni se insozza con le Arti Oscure i nostri cimeli più preziosi? Come posso fidarmi di un simile mago?”

Silente sorrise e annuì. Prese la fiala che Regulus gli aveva passato e la versò nel Pensatoio. La bacchetta sfiorò appena il liquido argenteo producendo una serie di onde concentriche. Il preside si voltò e gli disse: “Vieni con me, Regulus, vediamo di fare chiarezza su questo mistero.”

Entrarono dentro il ricordo di Kreacher e Silente osservò in silenzio l’intera scena. Sembrava attento ad ogni dettaglio: il luogo, lo sguardo dell’Oscuro Signore, i suoi gesti e le sue parole. Naturalmente, molta attenzione andò al medaglione. Poco dopo, si ritrovarono di nuovo nello studio, il preside disse a Regulus: “Avrò bisogno di parlare con Kreacher e di farmi portare in quel posto.”

“Posso venire con lei?” domandò Regulus.

“Mi dispiace, Regulus, non posso farti correre un simile rischio. Dovrai fidarti di me. Temo che il Marchio che hai sul braccio sia uno strumento di controllo e non possiamo incrinare la fiducia che lui nutre nei tuoi confronti.”

Regulus annuì. Aveva perfettamente senso.

“Adesso vai, rischi di fare tardi a Incantesimi. Goditi il tuo ultimo anno ad Hogwarts. Ti do la mia parola che saprai l’esito della mia missione.”

“D’accordo, professore. Grazie.”

Regulus uscì dallo studio del preside frastornato e in parte sollevato dall’idea di aver dato un contributo a colui che stava organizzando la resistenza a Lord Voldemort. Si decise a seguire il consiglio del preside e godersi il suo ultimo anno ad Hogwarts.

 

***

 

Alexandra sapeva che Regulus aveva fatto la cosa giusta nel parlare con Albus Silente. La guerra contro il più potente mago oscuro non era una faccenda che potessero portare avanti due studenti di Hogwarts, soprattutto considerando le famiglie da cui provenivano.

Era determinata a rendere l’ultimo anno di Regulus a Hogwarts meraviglioso, perché sapeva che negli anni successivi le sarebbe mancato terribilmente. Si trovavano nelle loro aule abbandonate insieme a Barty e si amavano tutti e tre. Evitavano di parlare di politica con Barty, ed era difficile considerando le proposte che il padre stava portando avanti, ma l’amore che provavano gli uni per gli altri e il poco tempo a disposizione erano ottimi diversivi.

Barty fremeva di potersi unire alla Causa dell’Oscuro Signore e di mostrare il proprio valore e per quanto Regulus cercasse di frenare i suoi entusiasmi, sentivano di non riuscirci del tutto.

Durante le vacanze di Yule, nel salone delle feste di Grimmauld Place, i Black e i Turner diedero la festa ufficiale di fidanzamento di lei e Regulus. Era stato dato l’annuncio delle trattative durante la festa di fine estate e adesso si trattava di formalizzare il contratto di fidanzamento.

Alexandra trascorse letteralmente le vacanze a Grimmauld Place con Walburga e Darlene per organizzare la serata che, nella sua ottica, doveva essere perfetta. Aveva persino realizzato degli schizzi su come sognava le decorazioni e le aveva inviate a Walburga via gufo mentre era ad Hogwarts.

“Dobbiamo decidere il tono della festa,” disse Walburga durante il tè. Alexandra aveva il sospetto che le facesse delle domande a trabocchetto, forse per sondare la sua preparazione, anche se in quel momento c’era una sola risposta possibile.

“La festa si svolgerà in concomitanza con i riti di Yule, quindi sarà una festa tradizionale. Mi piacerebbe che usassimo le decorazioni tradizionali di Yule: il vischio, l’agrifoglio, le candele, l’abete,” disse convinta.

“Sei sicura, mia cara?” domandò Walburga guardandosi con Darlene. Accanto a loro, Bellatrix sembrava annoiarsi, mentre suo marito chiacchierava con Orion ed Edward.

Alexandra annuì. “Ne sono sicura. Viviamo in tempi bui. Salazar solo sa se abbiamo bisogno del ritorno della luce, anche nelle nostre famiglie dopo gli ultimi… ehm… incidenti. Vorrei che questo fidanzamento fosse di buon auspicio.” Incontrò lo sguardo di Regulus e si scambiarono un sorriso.

“Questa sensibilità è apprezzabile,” disse Walburga, “Ti ricordo che il tono della festa genererà delle aspettative sul tono del matrimonio e sul tipo di sposa che sarai. Ci sono molte ragazze che insistono per personalizzare queste feste.”

“Allora vorrà dire che gli invitati si aspetteranno un matrimonio secondo le regole della tradizione magica. Insieme alla mamma mi avete istruita sull’importanza delle nostre tradizioni, a scuola ho approfondito alcuni aspetti dei nostri riti e sul modo di coltivare la magia e renderla più forte. Non ho intenzione di venire meno alla nostra storia né di far sfigurare i Turner, i Rowle e i Black in un solo colpo.” Poche volte nella sua vita si era sentita certa di qualcosa come nel rispondere a Walburga. Si rendeva conto di essere nel giusto quando persino l’opinione di sua madre e Walburga aveva iniziato a perdere di importanza, così come il parere delle altre persone. Intercettò lo sguardo di Regulus e lui annuì con un sorriso: aveva capito ed era dalla sua parte.

“Sono d’accordo con Alexandra. Sarebbe un peccato sprecare la magia di Yule per fingerci moderni. È vero che siamo entrambi molto giovani, ma siamo ben consapevoli di quelle che sono le nostre tradizioni magiche. Yule rappresenta la speranza della rinascita, la prospettiva della primavera. Non posso non pensare ai nostri alberi genealogici e al bisogno che hanno della primavera.”

“Parla proprio come l’erede dei Black, Walburga,” disse Darlene voltandosi verso l’amica. Walburga annuì: “Mi sembrate convinti. Volevo essere certa delle ragioni della vostra scelta. Molte ragazze si nascondono dietro i riti tradizionali per pigrizia, sciatteria o per paura di dire la cosa sbagliata, ma vedo che voi ci avete riflettuto. Non potrei essere più d’accordo con mio figlio.” Lo sguardo di approvazione di Walburga distese Regulus. Quei tè in famiglia finivano per essere sempre molto stancanti, era come essere sotto esame per tutto il tempo.

Alexandra raccontò: “In sala comune abbiamo iniziato una riflessione grazie a Lucien Dolohov, il figlio di Antonin. Lui ha portato a scuola dei testi antichi della sua famiglia, proprio sui sabba. Raccontava che, laddove non dovesse ottenere i G.U.F.O. necessari per accedere a una carriera all’Ufficio Misteri, gli piacerebbe approfondire gli aspetti delle tradizioni magiche e diventare un esperto di rituali nelle lingue antiche. Grazie a lui abbiamo iniziato a domandarci quale fosse il ruolo dei Purosangue nel nostro mondo e al momento la risposta che ci convince di più è che non si tratta solo di avere cura del nostro sangue, ma di coltivare la magia e recuperare le tradizioni che sono andate perse.”

“È bello che voi giovani stiate pensando a coltivare la magia,” disse Rodolphus, “La nostra generazione è impegnata in una guerra per rivendicare lo spazio di esistenza dei Purosangue. Fa piacere sapere che gli sforzi non verranno vanificati.”

“Faremo il possibile perché ciò non accada,” disse Regulus, annuendo a Rodolphus Lestrange. Alexandra sentì la mano di Regulus sulla sua e le guance arrossire. Non riusciva a fare a meno di imbarazzarsi quando lui compiva quei gesti d’affetto davanti la famiglia.

La sera della festa Grimmauld Place era semplicemente meravigliosa. Alexandra e Regulus accoglievano gli invitati accanto ai loro genitori.

“Congratulazioni, sorellina,” le disse Robert accompagnato dalla sua Emily, “Sono felice per te. Non è possibile immaginare voi due separati e sono sicuro che darete molta più soddisfazione ai nostri genitori di quanta ne potremo dare noi due.”

“Grazie, Robert,” disse Regulus.

“Ehi! Trattami bene Alex o sarò costretto ad affatturarti!” scherzò con Regulus. Robert non era mai stato un fratello particolarmente geloso. Aveva sofferto molto quando Sirius, il suo vecchio compagno di giochi, aveva lasciato Grimmauld Place per andare a vivere dai Potter e da allora si era defilato, adducendo lo studio come pretesto per non essere costretto a frequentare i Black. Tuttavia, il fidanzamento di sua sorella era qualcosa di troppo importante per riuscire a defilarsi, anche se, Alexandra ne era certa, lui ed Emily avrebbero provato ad andare via non appena possibile. Avevano iniziato il loro percorso come Guaritori al San Mungo e gli studi di Medimagia occupavano gran parte del loro tempo, così come i tirocini tra le corsie dell’ospedale magico.

Continuarono a chiacchierare con gli ospiti e cercarsi in continuazione con lo sguardo. Entrambi erano dispiaciuti per l’assenza di Barty. Il signor Crouch aveva rifiutato l’invito, dicendo che non fosse opportuno e loro sentivano che mancava un componente importante della loro unione.

“Benvenuta in famiglia, Turner!”

Rodolphus Lestrange le si presentò davanti porgendole un bicchiere di vino elfico e un sorriso maledettamente affascinante. Alexandra sentì lo stomaco sobbalzare e impiegò tutte le sue forze per rimanere lucida. “Grazie…” era incerta su come chiamarlo. Rodolphus dovette accorgersene, le prese la mano e le fece un galante baciamano. Alexandra dimenticò improvvisamente come si respirasse e si perse nella contemplazione degli occhi scuri di Rodolphus. “Puoi chiamarmi cugino Lestrange, come Regulus, o semplicemente Rodolphus,” le disse con un sorriso. La sua mano era ancora saldamente stretta tra quelle di Rodolphus.

“Allora, grazie, Rodolphus,” disse.

“Ho apprezzato molto il tuo attaccamento alle tradizioni magiche e voglio dirti che so come ci si sente ad essere l’altra metà di un Black…” Lucius Malfoy passò accanto a loro e Rodolphus lo chiamò, “Lucius, vieni qui, per favore!”

Malfoy arrivò con il labbro arricciato: “Sei già ubriaco, Rodolphus?” domandò.

Rodolphus scoppiò a ridere: “No, stavo dando il benvenuto alla giovane Turner in famiglia. Noi sappiamo com’è essere impegnati con un Black.”

“Molto bene,” convenne Lucius.

“Insomma, vorrei che sapessi che se le cose dovessero improvvisamente diventare strane, complicate…”

“…esasperanti,” aggiunse Lucius.

“Ecco, potrai contare su di noi. Noi ci siamo passati prima e possiamo darti una mano a gestire il tutto.”

“Rod, la stai spaventando,” disse Lucius guardando il cognato. Sembrava che ci fosse una grande intesa tra loro due, anche se non potevano essere due maghi più diversi: Rodolphus era alto, imponente, con lunghi capelli neri, i cui ricci quasi sfioravano le spalle, il viso coperto da una folta barba scura e due occhi, altrettanto neri e luminosi.

Al contrario, Lucius era longilineo, dal viso pallido e magro, messo in risalto dai lunghi capelli biondi che in quell’occasione portava legati con un nastro di velluto verde scuro. Gli occhi di Lucius erano glaciali e attenti, lo sguardo sembrava perennemente infastidito e il vizio di arricciare il labbro quando qualcosa non era di suo gradimento non faceva altro che rendere palese la sua insofferenza.

Alexandra pensava che fossero i compagni perfetti per Bellatrix e Narcissa e si augurava che lei potesse essere vista da loro come la perfetta compagna per Regulus. In fondo, aveva ragione Rodolphus nel dire che loro erano accomunati dall’essere legati a un Black.

“Non starete iniziando a parlarle male dei Black, spero!” esclamò Regulus arrivando alle sue spalle, “Aspettate che scenda dall’altare, almeno!”. Regulus scherzava con Lucius e Rodolphus, le pose una mano sulla vita e le chiese di ballare congedandosi dai due. Alexandra lo seguì e danzarono insieme, approfittando della possibilità di tenersi per mano, per sentire la mano di Regulus sulla sua schiena, mentre faticava per non scendere un po’ troppo. Amava il suo sorriso e il modo in cui i suoi occhi grigi la cercavano e nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe immaginato di poter essere tanto felice e fortunata.

 

***

 

La festa di fidanzamento non fu l’unico evento di quelle vacanze natalizie. Regulus dovette affrontare alcune missioni insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan Lestrange. Si ricordò dell’accordo con il professor Silente e, protetto dall’Occlumanzia, continuò a adempiere ai suoi compiti di Mangiamorte.

Bellatrix prese l’argomento: “Ho visto Kreacher a casa, poi lo hai prestato all’Oscuro Signore?”

Regulus annuì.

“A cosa gli serviva?” domandò lei, mentre puliva la sua bacchetta. Forse era curiosa di conoscere un segreto del suo Signore, forse diffidava di lui. In ogni caso, la risposta di Regulus non sarebbe cambiata: “Non ne ho idea, Bella, mi sono limitato a obbedire a una richiesta del nostro Padrone. Ho vietato a Kreacher di rivelare a chicchessia quanto accaduto, di questi tempi non possiamo correre rischi.”

“Hai fatto benissimo.”

“Ha chiesto un favore anche a te?” domandò poi.

“Solo di custodire una cosa nella nostra camera blindata.”

“Deve essere molto preziosa,” osservò.

Bellatrix scrollò le spalle: “Non lo so, mi ha chiesto un luogo sicuro e non c’è nulla di più sicuro della Gringott. Forse Hogwarts, ma la Gringott è più comoda.”

Regulus annuì: “Sì, certo. Beh, mi fa piacere sapere che i Black trovano il modo per servire al meglio l’Oscuro Signore.”

Bellatrix allungò un braccio sulla sua spalla e l’attirò a sé: “Anch’io, cuginetto, sono proprio contenta e orgogliosa del modo in cui ti stai facendo valere. Lui ha notato il tuo amico, il figlio di Crouch, sai? È ancora dell’idea di unirsi a noi?”

Regulus sospirò. Faceva dannatamente male dare quella risposta, ma sapeva che Barty avrebbe fatto di tutto per entrare nella cerchia dei Mangiamorte e Regulus non avrebbe potuto far nulla per impedirglielo. “Sì, è ancora convinto.”

“E la tua fidanzata?”

Regulus guardò Bellatrix: “Basto io, Bella. Alex dopo il diploma deve entrare al Ministero e deve pensare a dare un erede, altrimenti chi la sente mia madre!”

“Parli come Rodolphus! Siete fissati con questa storia degli eredi solo perché non siete voi a dover portare in grembo un figlio per nove mesi! Se foste voi uomini a fare i bambini, ci sarebbe molta più flessibilità.”

Regulus capì di aver toccato un nervo scoperto. “Non sono come Rodolphus, io non faccio nessuna pressione, ma conosco Alex da quando era bambina e lei ha sempre detto che da grande avrebbe avuto almeno due figli. Quando Sirius è andato via, ha detto che i figli dovevano essere tre, perché così se uno fosse andato via, gli altri due si sarebbero fatti compagnia, come te e Narcissa e non come me e lei che siamo rimasti soli. Robert è praticamente scomparso dopo la fuga di Sirius e credo che abbia sentito l’assenza del fratello.”

“Quella ragazzina a volte fa dei discorsi che nemmeno tua madre…” disse Bellatrix infilando le dita tra i capelli di Regulus. Sentiva le dita di sua cugina fargli i grattini come quando era un bambino. Regulus sorrise nel pensare alla sua Alex, condivideva le sue paure perché avevano vissuto lo stesso senso di abbandono.

“D’accordo, sono sicura che apprezzerà la motivazione. Dirà che è il compito di una lady Purosangue quello di mandare avanti la linea di sangue. Poi mi guarderà e aggiungerà, a meno che non si preferisca versare il sangue nemico sul campo di battaglia… gli piace provocarmi, sa che effetto mi fa.”

Regulus si irrigidì un po’ a quelle parole: “Ma non è che tu…”

“Sei piccolo per queste cose. Sono complicate. Te le spiego dopo il matrimonio, ora raggiungi la tua fidanzata,” tagliò corto Bellatrix, liquidandolo come un bambinetto.

Regulus, tuttavia, non era un bambinetto e lo avrebbe dimostrato al mondo intero. Si ritrovò con il professor Silente non appena rientrato ad Hogwarts.

“L’informazione che ci hai fornito la volta scorsa è stata infinitamente preziosa, Regulus,” gli disse il preside dietro la sua scrivania. Aprì un cassetto e Regulus vide il medaglione spezzato in due. “Era una magia oscura delle più terribili che ha distrutto irrimediabilmente un cimelio molto antico. Non ne farò il nome, ma ho ragione di credere che ne siano state realizzate altre.”

Regulus annuì. “Pare che abbia chiesto a mia cugina Bellatrix di custodire qualcosa nella sua camera blindata alla Gringott. Bellatrix ha anche aggiunto che non esiste luogo più sicuro della Gringott, a parte Hogwarts, crede che qualcosa possa essere stato nascosto qui a scuola?”

Silente incrociò le dita davanti il naso adunco, i suoi occhi si sollevarono per riflettere. Erano scintillanti e Regulus pensò che la mente del mago stesse lavorando intensamente. “È una pista di indagine molto interessante. La scuola è stata setacciata più volte, ma l’osservazione di Miss Lestrange è degna di essere considerata. Senza contare che adesso abbiamo una pista su cui lavorare. Grazie ancora, Regulus, per le informazioni preziose che stai fornendo.”

Regulus uscì dall’ufficio e tornò nella sua vita da studente dell’ultimo anno, deciso a godersi gli ultimi due trimestri in compagnia di Alexandra. Avrebbero dovuto passare due lunghissimi anni a distanza, in attesa che lei prendesse i M.A.G.O. e sapeva quanto le sarebbe mancata. Era deciso anche a usare quel tempo per dedicarsi alla scoperta dei segreti del mago oscuro più potente del mondo.

Forse, insieme al professor Silente, l’avrebbero sconfitto e quando Alexandra avrebbe preso il diploma la guerra sarebbe cessata. Barty non avrebbe corso alcun pericolo e loro tre sarebbero potuti rimanere insieme per sempre. Era il solo modo che vedeva per proteggere le persone che amava.

Si impegnò a fondo in ogni corso di studi, trascorse moltissime ore in biblioteca con i piedi tra quelli di Alexandra, seduto accanto a Barty, sentendo il braccio di lui sfiorare il suo e scambiandosi sorrisi ogni volta che alzavano lo sguardo dai libri.

Il giorno del diploma arrivò troppo velocemente e Regulus si ritrovò in mezzo ad Alexandra e Barty a dire addio a quei luoghi. Abbracciò Alexandra mentre erano sul prato, guardando il Lago Nero e il tentacolo della Piovra Gigante che spuntava dalla superficie. Sospirò: “Quanto mi mancherà questo posto.”

“Quanto ci mancherai tu,” disse Barty, avvicinandosi in modo che le loro cosce potessero sfiorarsi. Era così difficile per loro due stare vicini in giro senza alimentare troppi sospetti. Avevano dovuto controllare i loro impulsi, soprattutto negli spogliatoi di Quidditch, quando l’adrenalina era a mille (e avevano giocato un campionato spettacolare, al punto da vincere la Coppa del Quidditch!) e Regulus avrebbe voluto avventarsi sulle labbra di Barty, e persino Barty si era trattenuto quando lo vedeva baciare Alexandra davanti la squadra. Certo, recuperavano dopo, in privato, ma tutti e tre sentivano quanto pesasse non poter vivere i loro sentimenti in pieno.

Da mesi combatteva contro la gelosia solleticata da un pensiero che gli sussurrava che il prossimo anno Barty e Alex sarebbero stati da soli, liberi di amarsi alle sue spalle. No, in sua assenza, non alle sue spalle. Doveva fidarsi, ma era difficile sentendo quanto l’allontanamento tra lui e Barty fosse imminente.

Quando arrivarono alla stazione di King’s Cross, Alexandra disse a entrambi: “Vediamoci da me nei prossimi giorni. Resteremo uniti e voi due non sarete costretti a separarvi, almeno finché non ci toccherà andare nel Wiltshire.”

“Pensi che potremo invitarlo?” domandò Regulus.

Alexandra annuì: “Sì, ma non so se il signor Crouch accetterà.”

Barty annuì rassegnato. Lo abbracciarono forte. Alexandra gli prese la mano e gli disse: “Resisti, Barty. Ci vedremo prima di settembre.” Regulus si chinò a dargli un bacio e sentì le labbra di Barty accoglierlo e ricambiare. Si morse un labbro mentre scendeva dal treno, deciso a mettere la sua maschera di bravo ragazzo agli occhi della madre.

Regulus aiutò Alexandra a scendere dal treno. Sospirarono e si gettarono nella recita di impeccabili fidanzati Purosangue che tanto appassionava le loro famiglie.

 

***

 

L’estate era trascorsa pigramente tra incontri clandestini a casa Turner, giornate nel Wiltshire, passeggiate nei boschi con Regulus e un’infinità di baci.

La guerra infuriava e Alexandra continuava a scrutare le foglie di tè, preoccupata per Barty e la sua solitudine che lo rendeva vittima di pensieri sempre più tossici. Aveva rispettato la promessa fatta a Regulus e non aveva intenzione di informare Barty sui quelli che chiamavano “i segreti dell’Oscuro Signore”, ma non poteva fare a meno di avanzare dubbi e sollevare perplessità, nella speranza che Barty ragionasse. Era un ragazzo brillante e attento, non avrebbe ignorato le sfumature.

Alexandra capì che tutto era perduto, il giorno in cui si presentò a casa Turner con il Marchio Nero sul braccio e l’espressione entusiasta sul volto. Fu molto complicato essere felici per lui e non aver paura per quelle che sarebbero state le conseguenze. Un brivido le era sceso lungo la schiena e si era gettata tra le braccia di Barty insieme a Regulus cercando di scacciarlo, stringendo Barty il più possibile vicino a sé, facendogli sentire tutto l’amore che provava per lui e sperando che ricordasse, in ogni momento, che lui non era solo, mai, che lei e Regulus lo amavano, da morire.

La cosa bella della prima estate trascorsa in veste ufficiale di fidanzata di Regulus Arcturus Black fu non tanto il dover presenziare agli eventi mondani, come il matrimonio di Jago Mulciber ed Eloise Rosier, ma il poterlo fare con Regulus e la libertà di potersi defilare insieme a lui.

Una sera erano intenti a passeggiare nel giardino dei Malfoy, Regulus le teneva la mano e le mostrava le rose di cui era orgogliosa Narcissa quando sentirono dei sospiri e la voce di una strega fare il nome di Rodolphus. Si guardarono, lei e Regulus decisero di svignarsela, non volendo finire in situazioni troppo imbarazzanti. Corsero trattenendo le risate e si lasciarono andare solo una volta che furono dentro, quando Regulus si chiuse alle spalle una pesante porta di legno.

“Chissà chi era?” domandò Regulus ridacchiando.

“Di certo non sembrava tua cugina,” disse Alexandra ridacchiando con lui.

Sollevarono lo sguardo e rimasero a bocca aperta nel vedere l’enorme biblioteca dei Malfoy. “Che meraviglia,” si lasciò sfuggire Alexandra. Regulus le prese la mano e le fece cenno di seguirlo. Girarono insieme tra quegli scaffali che contenevano libri antichi e pubblicazioni più recenti su ogni branca della magia. Accanto allo scaffale delle genealogie, Regulus la strinse a sé e si chinò a baciarla. Sentì le labbra di lui contro le sue, accolse la sua bocca. Regulus le dava baci sul viso, e scendeva sul collo, e le sussurrava che Rodolphus gli aveva appena fatto venire in mente il modo migliore per ravvivare quella festa noiosa.

Alexandra sorrise, allungò le sue braccia intorno al collo di Regulus e lasciò che i loro corpi aderissero e sentì l’erezione premere nei pantaloni di lui. “Finiremo nei guai se ci scoprono.”

“Non ci scoprirà nessuno,” le sussurrò mentre la sollevava su uno scaffale e la sua mano risaliva la coscia sotto la seta della veste. Alexandra intrecciò le sue gambe intorno la vita di Regulus e con una mano gli sbottonò i pantaloni, guardandolo con un sorriso malizioso mentre ne accarezzava l’erezione.

Regulus chiuse gli occhi e sospirò. Si chinò, fece scomparire le sue mutandine ed entrò dentro di lei. Strappò un gemito mentre affondava in lei. Si stringevano e si guardavano negli occhi, felici e sempre increduli della bellezza di ogni momento che si trovavano a vivere insieme. Fu mentre si abbandonarono all’orgasmo che Alexandra sentì alle sue spalle qualcosa che si muoveva. Lo sentì anche Regulus che allungò la testa verso un volume in pelle nera che si agitava.

“Non lo toccare,” le sussurrò mentre si lasciava andare con gli ultimi affondi. Si chinò a baciarla e morderle il collo e si sussurravano che si amavano. Il libro si agitò nuovamente, con più violenza. Si ricomposero, estrassero le bacchette e Regulus osservò quel volume.

“Cosa ci fa tra le genealogie magiche un libro che è pieno zeppo di Magia Oscura?” si domandò. Lo fece lievitare e lo posizionò su un tavolo. Alexandra prese la sua bacchetta e sollevò la copertina: era vuoto. Più che un libro sembrava un diario. Regulus lo fece voltare e notò, incisa sulla pelle, la scritta “Tom Marvolo Riddle”.

“Sembra il nome del proprietario. Non è quindi un libro dei Malfoy,” disse Alexandra. Prese un altro volume della biblioteca e lo mostrò a Regulus: “Guarda, Reg, i volumi dei Malfoy sono catalogati e hanno il loro stemma timbrato nell’interno della copertina.”

“Se non è di Lucius, posso prenderlo e studiarlo,” disse Regulus, “non sembra pericoloso.”

“Stai attento, hai visto come si è agitato quando ci siamo baciati?”

Regulus ridacchiò: “Un libro allergico all’amore.”

“Che ne dici se non lo tocchi e lo tieni avvolto in un panno?” Alexandra evocò uno dei suoi foulard e vi avvolse il volume per poi porgerlo a Regulus che annuì: “Mi sembra una mossa prudente, grazie.”

Tornarono a seguire il resto del ricevimento, ballando e continuando ad essere l’adorabile coppia di fidanzati Purosangue. Alexandra vide Rodolphus accanto a Bellatrix, lui le sorrise e lei si sentì arrossire. Abbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi su Regulus. Doveva superare quella sciocca infatuazione, soprattutto perché erano nella stessa famiglia. Concentrò tutte le sue attenzioni su Regulus che era dolce, premuroso e, soprattutto, lei lo amava immensamente da che ne avesse memoria.

Nei giorni successivi, la prima volta in vita sua, Alexandra venne invitata a trascorrere qualche giorno a casa dei Nott, ospite della sua compagna di dormitorio Elizabeth. Aveva accettato l’invito perché sentiva di aver bisogno di uscire da quell’atmosfera di cupa guerra che si respirava tra Grimmauld Place e casa Turner. Barty era sparito per il suo addestramento e non si avevano sue notizie se non qualche sporadico gufo che la informava di essere vivo, mentre Regulus era impegnato a studiare quel libro che avevano trovato nella biblioteca dei Malfoy e sul quale si era consultato con il preside.

I Nott erano una famiglia deliziosa e lei ed Elizabeth avevano trascorso il tempo a passeggiare, chiacchierare, dipingere e prendere il tè. Il pomeriggio si stendevano in giardino a guardare le nuvole e lei pensava sempre a Regulus. Elizabeth le confessava di essersi innamorata di Ezra Travers e che le loro famiglie avevano intrapreso le trattative per il loro fidanzamento, per questo motivo aveva bisogno di un’amica che le facesse compagnia in quei giorni e l’aiutasse ad allontanare l’ansia e la tentazione di scrutare il cielo in attesa dell’arrivo di un gufo.

“Un gufo come quello?” domandò Alexandra mentre osservava un pennuto avvicinarsi a loro. Elizabeth scattò a sedersi e il gufo planò proprio accanto a lei. Raccolse la busta e non appena riconobbe la grafia saltò: “È Ezra!” La lettera comunicava la buona riuscita delle trattative. Ci furono abbracci, congratulazioni e persino lei venne coinvolta nelle discussioni sui preparativi.

Tornò a Hogwarts con lo spirito più sollevato dopo i giorni dai Nott in compagnia di Elizabeth. Regulus l’aveva accompagnata al binario 9 e ¾ e si erano salutati seguendo meticolosamente le direttive di Walburga. Si diedero appuntamento al primo finesettimana a Hogsmeade, insieme a Barty.

Adesso, senza Regulus, diventava complicato frequentare Barty. Non potevano dare scandalo e lei non voleva nemmeno lasciarlo da solo, perché sapeva che la solitudine intossicava i pensieri di Barty. Lo aveva trovato di ottimo umore e sembrava che l’addestramento dei Lestrange gli avesse dato una speranza. Si sentiva realizzato.

Scrivevano a Regulus, studiavano e si incontravano di nascosto nella loro aula abbandonata. Avevano deciso di usare un giro in più di Giratempo per i loro incontri. Approfittavano delle ore in cui i loro compagni erano a lezione per essere certi di non essere scoperti. Vederli insieme di sera, infatti, avrebbe alimentato sospetti. Il solo fatto di frequentare le stesse lezioni e studiare sempre insieme aveva originato un chiacchiericcio che avevano fermato sul nascere dicendo che loro studiavano insieme dalla scuola primaria, ma sapevano di essere sotto osservazione.

La fidanzata dell’erede dei Black era troppo intima del figlio del signor Crouch, ripetevano, e loro dovevano dimostrare che quelle voci fossero infondate, visto che non potevano dire che sì, erano intimi e che nella loro intimità era compreso Regulus. I professori, per fortuna, li riempivano di compiti al punto tale da rendere superflua ogni speculazione. Alexandra trascorreva le sere con Elizabeth e le sue compagne di dormitorio, mentre Barty con i suoi compagni di squadra e ogni tanto i loro sguardi si incrociavano in sala comune.

Le uscite a Hogsmeade duravano sempre troppo poco per i loro gusti e Regulus li portava in una stanza che aveva affittato sopra Scrivenshaft per non destare troppi sospetti. L’aveva presa per tutto l’anno, in modo da poter avere un rifugio quando il clima a Grimmauld Place diventava troppo asfissiante.

“È terribile trovarsi a casa per tutto quel tempo,” confidò mentre era pigramente steso sul letto tra le braccia di Barty.

Alexandra annuì e allungò una mano per intrecciare le dita alle sue. “Lo immagino, tua mamma sa essere un po’ pesante…”

“Non ero più abituato.”

Barty alzò lo sguardo verso Regulus, gli sorrise e disse: “Vogliamo divertirci o preferite passare il tempo a parlare di Walburga Black?”

Scoppiarono a ridere tutti e tre. Barty aggiunse: “Lasciamo che il nostro Regulus si liberi di alcuni cattivi ricordi…” Si chinò su di lui a baciarlo ed erano entrambi eccitati e felici di ritrovarsi. Barty si voltò verso di lei e le domandò: “Vuoi guardare o vuoi unirti a noi? Il tuo fidanzato sta soffrendo, devi confortarlo.”

Trascorsero tutto il pomeriggio a confortare Regulus Black e a fargli dimenticare il pensiero di Walburga, fino a quando non fu il momento di tornare a scuola. Barty andò per primo, si intrufolò da Scrivenshaft per prendere un po’ di pergamene mentre Alexandra e Regulus camminarono mano nella mano fino al cancello della scuola. Regulus le diede un bacio appassionato prima di osservarla oltrepassare il cancello della scuola. Alexandra si voltò per salutarlo e lo vide Smaterializzarsi.

 

***

“Forza, Regulus, sai cosa devi fare…”

La voce di Bellatrix gli arrivava come un sussurro nell’orecchio, le dita della strega stringevano intorno alle sue spalle, mentre la vista era annebbiata dalle lacrime. La voce gli tremava: “Bella… io… io non…”

“Forza, Regulus, sai qual è la punizione per chi tradisce,” disse Rabastan con quella risata sguaiata che lo seguiva sempre.

“È stata lei a metterti strane idee in testa, vero?” domandò Bella afferrando per i capelli Alexandra. Era a terra, in lacrime, sconvolta dal dolore. “Che peccato dover rovinare un così bel faccino…” Tirò i capelli più forti e Alexandra urlò per il dolore.

“Se non lo fai tu, Regulus, lo faccio io, e tu sai quanto mi diverta…”

Regulus esitò e, prima di poter dire qualsiasi cosa, sentì la voce di Bellatrix dire: “Crucio!” Le urla di Alexandra riempirono l’aria.

Regulus si alzò sul letto.

Un incubo. Di nuovo. L’ennesimo incubo da quando era iniziata quella storia. Da quando l’Oscuro Signore aveva chiesto in prestito Kreacher e lui aveva scoperto il suo segreto.

I suoi segreti.

I progressi con il professor Silente erano stati notevoli. Regulus non ci stava a passare per un ragazzino ingenuo, voleva sapere a cosa stesse andando incontro, non era una pedina da manovrare. Non si era limitato ad obbedire a Lord Voldemort, non l’avrebbe fatto con Albus Silente, il tempo in cui si fidava ciecamente dei suoi superiori era decisamente finito. In gioco c’era la sua vita e quella delle persone che amava, come ogni notte incubi diversi tornavano a ricordargli.

Aveva analizzato il diario prima di consegnarlo al professor Silente e aveva capito di cosa si trattasse: un horcrux, una magia oscura estremamente potente. Un frammento dell’anima di Lord Voldemort custodita in un oggetto per assicurarsi la sopravvivenza in caso di morte del corpo.

Silente aveva distrutto il medaglione di Serpeverde e quel cimelio preziosissimo era andato perduto per sempre, poi era stato distrutto anche quel diario. Regulus si domandava quanti altri oggetti oscuri fossero stati disseminati per il mondo magico. Bellatrix ne aveva uno, ed era di difficile accesso, un altro poteva essere nascosto a scuola, perché insieme alla Gringott era il posto più sicuro del mondo magico. Poi, non aveva idee e non poteva fare altre domande.

Si limitava a adempiere alle missioni per conto dell’Oscuro Signore e aveva seguito il consiglio di Lucius Malfoy: fare domanda per un tirocinio al Ministero della Magia. Era entrato all’Ufficio Applicazione Legge Magica dove lavorava con il consigliere Parkinson che gli presentava consiglieri del Wizengamot e altre personalità illustri e, soprattutto, lo teneva al riparo dagli Auror.

Edgar Parkinson era un grande amico suo padre e non faceva altro che raccontargli aneddoti sui tempi trascorsi a Hogwarts, mentre Regulus imparava a destreggiarsi tra quella selva di regolamenti e decreti ministeriali.

Il ministero era il luogo perfetto per incontrare clandestinamente il professor Silente, senza dare troppo nell’occhio, e persino per relazionarsi con i Mangiamorte. Era passato dall’influenza di Bellatrix a quella di Augustus Rookwood che seguiva e coordinava i giovani Mangiamorte infiltrati al Ministero della Magia. Questo cambio di vertice aveva determinato il fatto che la vita di Regulus fosse diventata molto più preziosa per l’Oscuro Signore che non intendeva coinvolgerlo in scontri sul campo di battaglia e preferiva avere pedine da muovere sulla scacchiera del ministero.

Regulus era sollevato dal non dover più partecipare alle cacce al Babbano e di non dover sentire più le urla delle vittime torturate da Bellatrix e la sua sadica risata che finiva, inevitabilmente, per popolare i suoi incubi.

Barty gli aveva detto che si era rammollito, mentre Alexandra gli aveva detto che era la scelta giusta e si era detta fiera di lui. A differenza di Barty, poi, Alexandra sapeva delle sue missioni con Silente e che non era un rammollito.

Trovò il professor Silente nella sua stanzetta ad Hogsmeade un sabato piovoso in cui gli studenti di Hogwarts erano rinchiusi tra le mura del castello e lui non aspettava nessuno, era solo fuggito dalle chiacchiere di sua madre e zia Druella.

“Buonasera, Regulus,” gli disse il preside comparendo all’improvviso in quella stanzetta. Si guardò intorno e annuì tra sé e sé. “È una scelta piuttosto semplice per uno di una famiglia nobile come la tua. Si potrebbe pensare che sia un rifugio.”

“È proprio questo, professore, un rifugio per quando il clima a casa diventa opprimente.”

Silente ridacchiò tra sé e sé mentre osservava le tende e alcuni libri che si era portato per compagnia in quel fine settimana di ritiro. “Ho insegnato a Walburga Black e so quanto sia esigente su certe cose e possa sembrare rigida, ma ricorda che ognuno è figlio del suo tempo e gli occhi della famiglia sono sull’unica madre che ha avuto dei figli maschi.”

Regulus annuì. Non capiva perché il preside gli parlasse di sua madre. “Scelta di libri interessante,” gli disse poi, “sono lieto di sapere che continui a studiare, Regulus.”

“Grazie, professore.”

“Sono venuto per dirti che penso di aver scoperto dove si trova un altro horcrux. Ti va di venire con me?”

“Certo!” esclamò Regulus. Era felice di poter vedere Albus Silente in azione. Il professore gli porse il braccio, Regulus lo afferrò e si Smaterializzarono. Comparvero in una cittadina che Regulus non conosceva. Seguì il professore con la bacchetta in mano guardandosi intorno, un’insegna recitava: “Benvenuti a Little Hangleton”.

Sembrava che Silente sapesse dove andare. “È sicuro di dove stiamo andando?” domandò.

“Sono sicuro della nostra destinazione, ma non dell’esito della missione. Mi sto muovendo sulla base di una voce e di un sospetto, ma converrai con me che la faccenda è troppo importante per non approfittarne. Lui vive in Cornovaglia da tua cugina, vero?” Regulus annuì. Ripensò alle frasi adoranti di Bellatrix e persino agli incontri clandestini di Rodolphus: quel matrimonio era una farsa.

Oltrepassarono un cancello, in fondo a un viale sorgeva una meravigliosa villa padronale. Sembrava abbandonata. Il professor Silente la superò e non la degnò di attenzione, si diresse sul retro della casa dove più distante, quasi vicino il bosco, si ergeva una vecchia capanna diroccata.

“È quella la nostra meta,” disse Silente. Regulus annuì. “Sento tracce di magia oscura.” Silente sorrise come se avesse detto un’ovvietà. Chissà da che distanza un mago del suo calibro riusciva ad avvertire le tracce di magia oscura.

Riuscirono a entrare nella baracca e si guardarono intorno: l’ambiente era misero e sembrava abbandonato da tempo. Chi lo aveva abitato, poi, doveva essere ridotto in miseria e poco incline a prendersi cura dei pochi possedimenti.

“Guardati intorno, Regulus, dove nasconderesti un oggetto prezioso se abitassi in questa casa?”

Regulus socchiuse gli occhi e scandagliò l’ambiente riflettendo attentamente. I mobili erano pochi e sicuramente avrebbero attirato la curiosità dei malintenzionati. “Le cose che non voglio far trovare a mia madre, io le nascondo sotto delle assi del pavimento.”

Silente ridacchiò. “È un’ottima scelta, anch’io da ragazzo avevo nascosto delle lettere compromettenti sotto le assi del pavimento della mia stanza. Sarebbe stato imbarazzante se mio fratello le avesse trovate.”

Regulus sbatté le palpebre. Lui non aveva menzionato nessuna lettera, era rimasto molto più vago e di certo non aveva fatto riferimento ad alcunché di imbarazzante. Pensò alla reazione di Sirius, se solo avesse scoperto il contenuto del suo scomparto segreto, sospirò: “Sarebbe imbarazzante anche per me se mio fratello scoprisse il mio nascondiglio. Non ci sono solo lettere.” C’erano anche le mutandine di Alex, per Salazar, e una maglietta di Barty che aveva ancora il suo odore e Regulus, quando si sentiva solo, apriva le sue assi e sentiva l’odore delle persone che amava. In quei mesi, poi, in cui era rimasto da solo a Grimmauld Place, mentre loro due erano ad Hogwarts.

“Non è un peccato nascondere souvenir d’amore, Regulus, ma non tutti hanno la capacità di capire le molteplici forme e sfumature dell’amore,” disse Silente. Regulus si domandò se il preside si fosse mai innamorato. Si disse di sì, se parlava in quel modo.

Si limitò ad annuire silenziosamente. Non voleva farsi distrarre dalle parole di Silente, ma poi si ricordò di quanto accaduto nella biblioteca, così continuò. “È vero, professore, l’amore ha molteplici forme e molti non riescono a capire che è possibile amare e amarsi in più persone.”

“Il legame con il signor Crouch e la signorina Turner sarà molto complicato da gestire. La società in cui vivi, temo che non sia pronta per questo genere di unioni.”

“È solo che non posso fare a meno di provare questo sentimento. L’amore non è prevedibile.”

Delle assi vibrarono. Il professor Silente gli rivolse uno sguardo di trionfo e si avvicinarono al punto da cui era provenuto quel rumore. “L’amore suscita sempre una reazione stizzita della magia oscura,” gli disse mentre puntava la bacchetta e le assi si sollevavano.

Trovarono una scatola d’oro. Silente l’aprì e trovarono un anello.

“Non lo tocchi, professore. La magia oscura che viene dall’oggetto è qualcosa di estremamente potente.”

Silente annuì. Agitò la bacchetta e fece levitare l’anello per osservarlo meglio. Regulus disse: “Quello è…”

“Il simbolo dei Doni della Morte, sì,” disse Silente, “Ho pensato che fosse andato perduto.” Lo sguardo del professore si velò di tristezza, come se fosse alle prese con ricordi dolorosi. Regulus non ebbe il coraggio di fare delle domande.

“L’ho cercato a lungo quando avevo la tua età, Regulus. Anch’io all’epoca commettevo errori sciocchi e davo fiducia a qualcuno che in futuro mi avrebbe fatto soffrire.”

“Gellert Grindelwald,” mormorò.

Regulus aveva letto su vecchi ritagli della Gazzetta del Profeta del legame di Albus Silente con il terribile mago oscuro Grindelwald. Qualche racconto lo aveva ascoltato anche dalla bocca di suo padre e di Edward. Insomma, non era un segreto, ma Albus Silente era una persona così limpida e autorevole che sembrava strano immaginarla come un giovane che commette degli sbagli. Per lui era sempre stato il preside di Hogwarts, il celebre mago che aveva sconfitto in duello Grindelwald, il professore che aveva sempre la parola giusta e persino un dolcetto per i suoi studenti.

Silente annuì. “Spero che la nostra missione possa avere successo prima che il signor Crouch prenda i M.A.G.O. ma devi essere preparato all’eventualità che vi troverete su fronti opposti di questa guerra.

“Ho già messo in conto una simile eventualità professore.”

“Purtroppo non sempre riusciamo a salvare le persone che amiamo.”

Regulus annuì, afferrò il braccio del professore e si ritrovò nella stanzetta di Hogsmeade. Era felice di aver trovato un altro horcrux, il terzo, ma le parole di Silente l’avevano gettato nell’angoscia. Il pensiero di perdere Barty era qualcosa di terribile.

I mesi successivi si trascinarono stancamente, Regulus si impegnava nel suo lavoro con il consigliere Parkinson e al tempo stesso si arrovellava su come poter entrare nella camera blindata di Bellatrix. Era certo che un horcrux si trovasse lì dentro, ma non aveva idea di come poterlo fare.

Alexandra e Barty gli scrivevano regolarmente lettere piene di amore ed entrambi avevano deciso di interrompere i loro incontri e di aspettare solo i finesettimana a Hogsmeade perché non riuscivano a stare insieme senza di lui. Alexandra gli aveva detto che durante gli ultimi incontri lei e Barty avevano passato il tempo abbracciati a ricordare momenti trascorsi con lui. Alex incantava le sue lettere: se Walburga avesse controllato la posta, avrebbe trovato una romantica lettera piena di nostalgia, domande sulla famiglia e aneddoti scolastici, ma Regulus sapeva che con la loro parola in codice compariva il vero messaggio, quello che Walburga non avrebbe dovuto leggere.

Durante una riunione dei Mangiamorte la situazione si sbloccò.

Rabastan si lamentava con il fratello di una commissione da fare alla Gringott e del fatto che non ne avesse voglia perché i Goblin erano creature disgustose. Regulus si guardò intorno e vide Bellatrix alle prese con l’Oscuro Signore. Certamente non l’avrebbe considerato.

“Io devo andare a fare un deposito nella mia camera blindata domattina. Se hai bisogno, cugino Lestrange, posso aiutarti io.”

Rabastan socchiuse gli occhi perplesso: “Lo faresti sul serio?”

Regulus scrollò le spalle annuendo: “Sì, insomma, sono abituato ad avere a che fare con i Goblin per via del lavoro con il consigliere Parkinson. Lui si occupa proprio dei rapporti con la Gringott. Sono in banca quasi tutti i giorni, non mi pesa né la burocrazia né farti un favore. Insomma, in famiglia ci si dà una mano.”

Rabastan si scambiò un’occhiata con il fratello: “Dici che possiamo fidarci?”

Rodolphus gli sorrise: “Di certo Regulus non viene a derubarci. Se persino quel vecchio trombone paranoico di Parkinson si fida di lui, di sicuro non combinerà danni!” Rodolphus lo prese sottobraccio e gli disse: “Vedi, ho bisogno che tu depositi questa scatola nella nostra camera blindata. Questa è la chiave.”

“Cos’è?” domandò Regulus.

“Un cadeau d’amore che una gentile fanciulla mi ha restituito perché è rimasta incinta del marito e la nostra storia è diventata pericolosa.”

“È la Yaxley, vero?” domandò.

“Ah, ma allora hai spirito di osservazione!” esclamò divertito, “non ti perdi ad ammirare i begli occhi della tua dolce fidanzata!”

Regulus sorrise: “Cugino Lestrange, riesco a fare entrambe le cose.”

“Ma dimmi, come va questa separazione forzata? Ti manca? Non pensi che lei a Hogwarts si possa divertire?”

“Con chi? Con Lucien Dolohov?” domandò ironico.

“Con Crouch, è molto amica di Crouch. Sai ho visto nella mente di quel ragazzino sadico e lui qualche pensierino sulla tua fidanzata l’ha fatto…”

“Mi fido di Alex, so che non farebbe mai nulla di male. Ci amiamo da quando eravamo bambini e comunque non posso farci niente, quindi la scelta è tra fidarmi o rovinarmi il fegato.”

“La scelta è tra fidarti mentre lei si diverte o divertirti anche tu! Potresti unirti a noi la prossima volta che andiamo nella casa di piacere di Nocturn Alley…”

Regulus sorrise: “Ho già declinato quando mio padre mi ha proposto di andare lì a prendere lezioni, non ho intenzione di iniziare adesso, ma grazie per l’interessamento!”

“Ti credevo più sveglio, Regulus.”

“Domani il tuo cadeau sarà depositato.”

“Non farne parola con Bella, mi raccomando.”

“Hai la mia parola, cugino Lestrange!”

L’indomani, di buon’ora, Regulus si presentò alla Gringott.

“Buongiorno Bogrod,” esordì con un sorriso davanti il Goblin che accoglieva i clienti. Regulus era abituato ad averci a che fare praticamente tutti i giorni.

“Buongiorno signor Black, è un piacere vederla. In cosa posso aiutarla?”

Regulus sorrise cortese: “Sono venuto per ritirare i documenti per il consigliere Parkinson, ma prima dovrei fare un favore a mio cugino Lestrange ed effettuare un deposito nella sua camera blindata.”

“Ha la chiave con sé?”

“Certamente.”

Mostrò la chiave che gli aveva consegnato Rodolphus e Bogrod l’affidò a Griphook. Salirono a bordo del carrello che scendeva nelle profondità della banca. Scesero a fondo fino al drago albino che custodiva le camere blindate delle famiglie magiche più potenti. I Black avevano la camera blindata proprio accanto ai Lestrange. Il Goblin aprì la porta e lasciò a Regulus la possibilità di entrare per posizionare l’oggetto. Avvertì la presenza di magia oscura intorno a sé. Si guardò intorno e si disse che i Lestrange collezionavano oggetti oscuri da generazioni e che l’horcrux doveva mimetizzare la propria forza tra gli altri cimeli di famiglia. Toccò una moneta e vide che si sdoppiò: “La maledizione Gemino,” disse tra sé e sé. Pronunciò la formula per bloccarne gli effetti e iniziò a cercare.

Chiuse gli occhi alla ricerca di un posto dove nascondere il cadeau di Rodolphus dalla possibile vista di Bellatrix. Questo gli avrebbe dato una scusa nel caso avessero trovato qualcosa fuori posto. Iniziò a girare dicendo sottovoce: “Barty, amore mio, Alex, amore mio, lo faccio per voi. Vi amo immensamente.” Qualcosa si mosse. Regulus guardò verso uno scaffale e vide che il rumore proveniva da una coppa d’oro. Sorrise. Puntò la bacchetta e sollevò la coppa, la fece scivolare in un sacco e la nascose nel mantello. Poi, lasciò la scatola di Rodolphus dall’altra parte della camera. Uscì raggiungendo Griphook.

Tornarono su e Regulus venne trattenuto a lungo nell’ufficio di Bogrod che gli parlava dei documenti richiesti da Parkinson, con la solita boria e pedanteria. Regulus annuiva, minimizzava e sopportava pazientemente le dichiarazioni del Goblin, come ogni santa volta in cui metteva piede in quell’ufficio, facendo leva sulla sua buona educazione.

Venne rilasciato dopo un’oretta, che a lui parve un tempo infinito. Si Smaterializzò diretto in Cornovaglia e consegnò la chiave della camera blindata a Rodolphus che si dilungò in ringraziamenti insieme a Rabastan. Si congedò con la scusa di dover tornare al Ministero della Magia dal consigliere Parkinson.

Quel giorno il Wizengamot era sottosopra. Gli Auror avevano catturato dei sostenitori dell’Oscuro Signore e c’erano i consiglieri al gran completo. Regulus intravide Albus Silente. Doveva avvicinarsi al professore senza dare nell’occhio. Urtò contro il mantello del preside mentre camminava con il consigliere Parkinson e riuscì a incrociare lo sguardo di Silente.

Dopo l’udienza, tra il caos dei consiglieri che si affrettavano a tornare in ufficio, e altri che si Smaterializzavano, Regulus riuscì ad avvicinarsi a Silente. Nascosti dagli scranni dell’aula, passò il sacco contenente la Coppa.

“Dalla camera blindata,” gli disse.

“Adesso ne manca solo uno, ma credo di aver trovato un indizio,” sussurrò il preside. “Ottimo lavoro, Regulus.”

 

   
 
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