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Autore: piccolo_uragano_    25/10/2020    8 recensioni
(UMILE SEQUEL DI "PIU' DI IERI...")
«Non farei mai niente per infastidirti» spiegò subito. «Quantomeno, non intenzionalmente» aggiunse, sottovoce.
Lei allargò il sorriso. «Grazie»
«Grazie?»
«Sì: grazie»
«E per che cosa?»
«Per quello che hai detto: non è affatto scontato»
Lui fece spallucce, e lei riconobbe il Draco Malfoy di cui le avevano raccontato i suoi fratelli. «Mi pareva il minimo, sai, non ferire le persone a cui tieni e stare sempre dalla loro parte, cose così. Ci ho messo un po’, ma l’ho imparato»
«Quindi starai sempre dalla mia parte?»
«Cascasse il mondo, Anastasia Black, sarò dalla tua parte»
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Che cosa non andasse non lo so 
forse l'ho amata troppo 
e troppo non si può, 
ma c'è un inverno in ogni primavera
per questo l'ho cercata fino a sera
(Brunori Sas, colpo di pistola)



25. 
scelte



Anya era pronta a salire due a due i gradini che la separavano dall’imponente porta della Malfoy Manor, quando questa si aprì, rivelando una donna dai capelli argentei e lo sguardo gelido.
La somiglianza con nonna Andromeda la spiazzò, in un primo momento, costringendola a strizzare gli occhi per vederla meglio. Era chiaro che quella non fosse Andromeda Tonks perché Andromeda era una donna piena di vita, di idee e di colori. Non smetteva mai di sorridere o di parlare, e ogni giorno indossava un colore diverso, rendendogli onore.
La donna che aveva davanti, invece, pareva non aver mai indossato alcun colore, se non il nero. Pareva anche che non sorridesse da anni, e che fosse a disagio almeno quanto lei, vista la sua posa rigida e il modo in cui teneva le mani allacciate sotto il seno.
Si bloccò, con il piede fermo a mezz’aria, pronto per saltare. «Oh, chiedo scusa» disse subito allineando i piedi e portando le mani dietro la schiena. «Non volevo disturbarla, cercavo Draco»
«Lo so bene che cercava Draco, cara» rispose lei, squadrandola. «Ma Draco non c’è»
Anya si sforzò di mantenere la testa alta e lo sguardo fermo, ammettendo a sé stessa di avere più paura di Narcissa di quanta non avesse di affrontare un drago.
«Grazie per avermelo detto, signora Malfoy»
«Non credo che Draco ci abbia mai presentate» continuò lei, quasi come se non la stesse minimamente ascoltando, ma senza nascondere di stare aspettando quel momento da settimane. «Posso sapere il suo nome, così da dirle che è stata così gentile da passarlo a trovare?»
«Mi chiamo Anastasia» disse lei tutto d’un fiato.
«Anastasia come?» domandò di nuovo Narcissa, incarnando un sopracciglio per squadrarla di nuovo. Lei si pentì di quei jeans strappati e di quella maglietta che le arrivava a malapena all’ombelico, della giacca di pelle e del trucco del giorno prima che le segnava le occhiaie, di non essersi pettinata, di non sentirsi preparata, di avere la percezione di essere nel torto marcio, quando invece era corsa alla Malfoy Manor dopo ore passate a riflettere, con tutte le migliori intenzioni.
Narcissa la guardò dritta negli occhi, trovandoli identici ai suoi. «Anastasia Black, dico bene?»
Anya chiuse gli occhi.
Colpevole.
«, signora»
«Lo sospettavo» sospirò Narcissa. «Anastasia, lei è sorprendentemente giovane, inaspettatamente bella, e da quello che si dice, incredibilmente intelligente»
Anya deglutì, convinta che, a quel punto, Narcissa avrebbe estratto la bacchetta dalla manica del vestito da strega e l’avrebbe resa una statua da giardino. E così la sua vita sarebbe finita in quel momento, da lì al resto dell’eternità sarebbe servita solo a reggere un tavolino sopra le proprie spalle, passando le giornate in attesa che qualcuno andasse a berci un tè, senza notare che quel tavolo non aveva gambe, ma una statua che assomigliava a qualcuno che un tempo era stata Anastasia eccetera eccetera Black.
«Non mi è chiaro perché da parecchie settimane si ostini a frequentare mio figlio, e casa nostra» continuò. «Ciò che mi è chiaro, e mi auguro che sarà chiaro anche a lei dopo la nostra conversazione, è che mio figlio ha fatto la sua scelta. E, per quel che mi riguarda, ha fatto la scelta giusta» si concesse qualche secondo di pausa teatrale. «Se però ha così fretta di vederlo, posso darle l’indirizzo della cara Astoria Grengrass»
Fu come sentire tutte le vetrate della casa rompersi in mille pezzi nello stesso momento. E fu come se tutte le stessero cadendo addosso, ma nessuno, a parte lei, potesse sentirle o vederle. Eppure, era chiaro: andava a sangue, più o meno ovunque. Sarebbe svenuta, da un momento all’altro. O almeno, questo era quello che era sicura di percepire.
Avrebbe voluto avere il sangue freddo di sua madre, per non tradire espressioni, o la faccia tosta di suo padre, per rispondere prontamente, in quel momento. Si trovò a sentirsi però straordinariamente sola e indifesa, davanti a quella realtà così evidente e così cruda.
«Astoria Greengrass» ripeté, abbassando notevolmente il tono di voce. «Perché è lì che Draco si trova, giusto?»
Narcissa sembrò accennare un sorriso. «Vede, l’ho detto: lei è incredibilmente intelligente»
Anastasia annuì e fece un passo indietro e un respiro profondo. «Signora Malfoy, per favore, non dica a Draco di avermi vista qui, oggi»
Narcissa sembrò non aspettarsi affatto quella richiesta. «Ne è sicura?»
La ragazza annuì. «Come ha detto lei, ha fatto la sua scelta»
Narcissa esitò di nuovo qualche secondo. «Farò come desidera, allora» 
Anya annuì e accennò una riverenza. In una frazione di secondo, scomparve. Narcissa rimase a fissa il giardino, indecisa sul da farsi, decisamente spaesata da quella nobile richiesta.

Robert la vide arrivare. Scese dalla scala con un balzo troppo alto persino per lui, attraversò il piccolo magazzino a grandi passi, e la abbracciò prima che potesse dire qualsiasi cosa. La strinse forte, premendole l’orecchio sul suo petto, sperando che il suono del suo cuore la potesse in qualche modo calmare. Le accarezzò i capelli e ciondolò a destra e a sinistra, come per cullarla, in ricordo dei tempi in cui cullarla era stata la sua pozione magica, il modo più dolce e più efficace per farla smettere di piangere.
«Va tutto bene» ripeteva, mentre lei gli macchiava la camicia e singhiozzava. «Va tutto bene, Anya, ci siamo noi, adesso. Ci sono io, adesso, e nessuno potrà farti nulla, te lo prometto»
Nel momento in cui Ron aprì la porta del magazzino, si trovò davanti a quella scena terribilmente dolce. «Chiama Fred!» gli urlò Robert. Urlò, ma senza voce. Probabilmente, l’avrebbe spaventata ancora di più.
Continuò a cullarla, a baciarle i capelli, e a sentire la banale voglia di proteggerla da ogni male. Avrebbe voluto poterle dire di nuovo che era tutto un brutto sogno, che non c’era nessun mostro sotto al letto, che era solo un brutto voto, che Ted le avrebbe sicuramente chiesto scusa, o che Nicole non intendeva dire quello che aveva detto. Avrebbe voluto poterla salvare anche da quello, qualsiasi cosa fosse, ma la verità era che più il tempo passava, meno si sentiva capace di capire e proteggere quella che sarebbe sempre stata la sua sorellina.
«Ci sono io» ripeté, constatando che quella fosse la sola unica verità. Perlomeno, l’unica che lui sapesse. E gli bastava.
Fred apparve alla porta con aria preoccupata, si passò una mano nei capelli e disse qualcosa a George, dietro di lui, con tono nervoso. Si avvicinò ai fratelli Black con passo lento, quasi come se avesse paura di rompere Anastasia in mille pezzi.
Afferrò il braccio di Robert e mise una mano sulla spalla di Anastasia, e si Smaterializzarono.
Il salotto di casa Black li accolse con il solito calore. Anya si staccò da Robert per guardarsi attorno e notare solo in quel momento la presenza di Fred che chiudeva la porta blindata dietro di sé, e alla vista della sua espressione dura, piangere ancora più forte.
«Ti ha fatto del male?» domandò, con le mani sui fianchi.
«N-no» singhiozzò lei.
«Chi ti avrebbe dovuto fare del male?» domandò Robert, mentre il gatto gli si strusciava tra le gambe.
«Ti ha trattata male?» chiese allora Fred, Appellando una scatola di fazzoletti per porgergliela.
«Oh, Fred …» singhiozzò di nuovo lei lasciandosi cadere sul divano. «Fred, sono una povera scema
«Mi pare evidente che Fred sappia qualcosa che io non so» iniziò a spazientirsi Robert.
«Gli ho detto che mi sono innamorata, capisci? Sono una povera scema!» strillò di nuovo lei, affondando il viso in uno dei fazzoletti di carta.
«E lui che ti ha detto? Che non sa nemmeno cosa voglia dire?»
Si portò una mano sul viso, come se si vergognasse. «Non ha detto niente! Niente
«Sto per urlare» annunciò Robert con fermezza.
«Robbie, mi … mi dispiace tanto! Io avrei v-voluto dirtelo, davvero, d-dal primo momento, ma … non c-ci riuscivo! Ci provavo, e n-non ci riuscivo!» 
Robert palleggiò lo sguardo da Fred ad Anya, mostrandosi sempre più preoccupato.
«Sei tornata con Edward?» chiese, appena sussurrando.
«Non c’entra Edward» sorrise Fred, mentre in cucina un tè iniziò a prepararsi da solo con un solo colpo della bacchetta del rosso.
«Perché tu lo sai e io no?» domandò allora Robert, mentre Anya si soffiava nuovamente il naso. «Voglio dire, perché sei riuscita a dirlo a lui e non a me
«Non me lo ha detto» spiegò Fred. «Li ho visti per caso»
«Ma visto chi?» strillò Robert.
Si maledisse per avere strillato, perché Anya prese a piangere più forte e lui avrebbe voluto dirle, in tutta sincerità, che non avrebbe mai fatto nulla per spaventarla. Non fece in tempo a scusarsi, perché in quel momento, Harry, con nei capelli più gel del solito, spalancò la porta di casa, in viso dipinta la stessa espressione preoccupata di Robert.
«Sono stato al negozio» spiegò, avvicinandosi al trio e battendo una pacca amichevole sulla spalla a Fred e Robert. «Che cosa è successo?»
«Gli ha detto che lo ama» spiegò Robert, con finta sicurezza. «E lui non ha detto niente»
Harry strabuzzò gli occhi, mentre una tazza a forma di unicorno fluttuava verso il salotto, per posarsi sul tavolino davanti al divano.
«Niente di niente?» domandò quindi Harry, portandosi le mani sul fianchi.
«Niente di niente!» strillò Anya, abbracciando un cuscino.
«Terribile» commentò Harry. «Davvero terribile»
«Ma tu sai chi sia?» chiese Robert sottovoce, visibilmente pronto a strillare di nuovo.
«Beh … Edward, no?»
«No!» strillarono i tre all’unisono.
«Come no?» si stupì Harry. «Pensavo fossi … oh, Godric! Ho bisogno di un tè anche io» mosse un leggero colpo di bacchetta e si sedette sull’altro capo del divano. «Non lo sapevo, voglio dire, quando … quando, quando è successo? Quando hai incontrato qualcun altro? E poi perché non ce lo hai detto?»
Anastasia si rimise seduta composta. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Sapeva che avrebbe dovuto fronteggiare i suoi fratelli. Sapeva che da certe cose non si può scappare per sempre. Sapeva anche che prima o poi lo sarebbero venuti a sapere anche Martha, Sirius e Kayla, e poi anche Remus, Dora, Gabriel, Damian e Aaron, e dopo di loro, tutto il mondo magico e anche quello Babbano.
Tutti avrebbero saputo che Anastasia Black era una povera scema. 
Avrebbe dovuto raccontare a tutti di quando si era fidata di Draco Malfoy, e di come fosse stato l’errore più grande che potesse commettere.
Fece un respiro profondo.
Si asciugò di nuovo il viso, e con lo sguardo cercò la complicità di Fred. Il rosso annuì con dolcezza.
«Ci siamo conosciuti al Paiolo Magico, la sera … la sera in cui sono tornata dalla Spagna» iniziò. «Ero passata a salutare Hannah, era tardi, stava per chiudere. Lui era seduto a un tavolo, aspettava la sua ex, si erano dati appuntamento per chiarirsi»
Robert si  sedette su una delle poltrone, senza poter fare a meno di perdersi ad osservare le mille foto che Martha aveva appeso per il salotto. I momenti più felici della loro vita, dal primo giorno di scuola delle sorelle Redfort al matrimonio di Kayla e Fred.
«Faccio un tè anche per te» annunciò il rosso.
«Grazie» sussurrò Robert.
«Lui … aveva capito che lei non si sarebbe presentata. E si è alzato per uscire. Io ero seduta accanto all’ingresso, quando ha salutato Hannah, ci siamo guardati e ci siamo …»
«Innamorati?» domandò Harry.
«No, scemo» gli rispose Robert. «Solo nei film, succede così»
«Ci siamo riconosciuti» concluse Anastasia.
Le due tazze, storicamente appartenute a Robert e Harry, fluttuarono verso il tavolino.
«Mettici qualcosa sotto» si distrasse Harry. «Martha ci ammazza, se roviniamo il tavolino di Rose»
Fred immediatamente fece apparire tre tovaglioli di carta sotto le tazze.
«Riconosciuti?» ripeté Robert. «Vuoi dire che … che lo conoscevi già?»
Anya annuì, facendo un terzo respiro profondo.
«Ma non è Edward» ragionò Harry. Lei accennò un sorriso e scosse la testa. «Scusami, Anya, ma … non sono pronto ad un altro ragazzo!» si giustificò. «Insomma, lui … è durata una vita! E poi quando è finita sembrava la fine del mondo! E poi è anche tornato!» cercò lo sguardo di Robert e Fred.
«Non hai visto ancora niente» gli disse il rosso coprendo il sorriso con la mano, in piedi dietro di lui.
«E poi perché Fred lo sa già?» domandò ancora Harry.  «Perché io sono sempre l’ultimo?»
«Perché ci metti di più a metabolizzare» spiegò Robert. «Sei ancora sconvolto per Edward!»
«Certo che lo sono!» Harry si alzò in piedi. «Ma non imparerò mai a metabolizzare se non mi dite le cose! Sono stato persino l’ultimo a sapere che Hermione fosse incinta!»
«Ancora con questa storia?!» risposero i due Black con il medesimo tono.
«Cresci!» aggiunse Robert. «Tuo nipote ormai vola bene quanto te!»
«E io sono sempre l’ultimo a sapere le cose!» si lamentò lui di nuovo, rimettendosi seduto e passandosi una mano sui capelli pieni di gel. «Voglio dire, questo … questo ragazzo, chi è? Lo conosco? Quanti anni ha? Ti ha trattata male? Dobbiamo andare a dirgliene quattro?»
Anastasia sembrò ancora più spaventata, e di nuovo, cercò lo sguardo di Fred. «Harry, amico, respira» ordinò allora il rosso. «E dammi la bacchetta»
«Cosa?»
«Hai capito benissimo»
«Perché dovrei darti la mia bacchetta?!»
«Perché sei troppo agitato per avere il diritto di usarla»
«Ha ragione, Harry, dagli la bacchetta» gli diede man forte Robert.
«Anche tu, Robert» ordinò allora Fred.
«Ma io sono calmissimo!» si oppose lui, tradendosi lasciando salire il tono di troppe ottave.
«Ne riparliamo tra qualche minuto» sogghignò Fred. «Signori, le bacchette» tese la mano verso il centro e con uguale riluttanza, i due fratelli consegnarono quanto richiesto e tornarono a sedersi visibilmente scocciati.
«Okay, Harry ora puoi ripetere le domande»
«Ma non me le ricordo!» si lamentò lui, prima di trovare un richiamo severo nello sguardo di Robert. «Okay, ehm: quanti anni ha?»
Anya chiuse gli occhi. «Ha la tua età»
«Che cosa?!»
Sapeva che avrebbero risposto in coro.
«La mia età!»Anche la voce di Harry salì di parecchie ottave. «Anastasia!» la richiamò, ma prima della seconda sillaba, il richiamo assunse il tono di un lamento.
Anastasia aprì la bocca e cercò di dire qualcosa, ma non emesse alcun suono.
Il primogenito, allora, afferrò la tazza di tè e se la avvicinò alle labbra. Soffiò, e con l’intento di mostrarsi calmo, lo sorseggiò, scottandosi la lingua e trovandosi costretto a posare di nuovo la tazza sul preziosissimo tavolino di zia Rose.
«Bene, ha la mia età» ripeté Harry, sforzandosi di apparire tranquillo e di non alzare la voce. «Quindi ha fatto scuola con noi. O è un babbano?»
Lei accennò un sorriso. «Non è un babbano»
«Quindi ha fatto la scuola con noi!» esclamò Harry, saltando di nuovo in piedi, quasi contento davanti a quella logica conclusione.
Anya sentiva il cuore in gola. Silenziosamente, sperava che i suoi fratelli fossero abbastanza intelligenti da non costringerla a dirlo ad alta voce.
«Ora che il campo si restringe» ironizzò Robert, lasciandosi cadere sullo schienale della poltrona. «Anastasia, non vorrai che ci mettiamo a tirare ad indovinare?»
Per la terza volta, Anastasia cercò lo sguardo di Fred per una rassicurazione.
E lui, di nuovo, annuì con dolcezza, ma anche con decisione.
Anastasia fece un respiro profondo, senza nascondere il tremolio nella voce, nel respiro, e nelle mani.
«Mi sono innamorata di Draco Malfoy»
Robert rimase immobile.
Immobile, come se stesse rifiutando l’informazione tanto attesa.
Harry invece si lasciò cadere sul divano di nuovo, senza preoccuparsi del rumore, dei piedini del divano che rovinavano il pavimento, o di  spostarlo all’indietro. Si levò gli occhiali dal viso, portò i gomiti alle ginocchia, e si coprì il naso con i polpastrelli. Sul palmo della mano, la pallida scritta: non devo dire bugie.
«E lui … non ti ha risposto» aggiunse Harry, con voce così bassa che Fred a malapena lo sentì.
«Gliel’ho detto mentre stava uscendo» spiegò lei. «Avevamo litigato, lui … era sparito per giorni e non voleva dirmi dove fosse stato, e io ero furiosa. Non sopporto la sensazione che qualcuno mi nasconda, qualcosa, per via … beh, per via di Edward, ovviamente. Gli avevo chiesto di andarsene, di lasciarmi sola, ma mentre stava uscendo … gliel’ho detto, ho detto che ci sono una serie di cose che non mi sarei mai aspettata, e tutte riguardano lui. E la più importante, era che non mi aspettavo di innamorarmene e di … e di non sopportare di averlo davanti agli occhi, allo stesso tempo»
Robert sbatté appena le palpebre.
«Oggi sono tornata da lui per scusarmi, sia per la litigata sia perché … beh perché certe cose non si dicono così, ecco» continuò. «Prima che potessi bussare alla porta, sua madre mi si è parata davanti»
«Sua madre!» strillò di nuovo Harry, e per la prima volta anche Fred si mostrò scioccato. «E ti ha invitata a prendere il tè nei sotterranei dove tenevano prigioniera della gente?!»
Anya incassò il colpo. «Mi ha detto che Draco non c’era, e mi ha detto che sono … giovane, bella, e intelligente»
«Narcissa Malfoy?» si stupì Fred.
«… che non le è chiaro perché io frequenti suo figlio, ma che le è chiaro che lui ha fatto la sua scelta»
«Che scelta?» domandò Harry.
«E quindi se avessi avuto urgenza di vederlo, avrebbe provveduto a darmi … l’indirizzo di Astoria Greengrass»
Harry saltò di nuovo in piedi e si mise a camminare avanti e indietro per il salotto, esattamente come faceva Sirius quando era agitato.
«Ha scelto Astoria» sussurrò Fred.
«Ha scelto Astoria» ripeté Anastasia, mentre le lacrime le accarezzavano nuovamente il viso. «Robbie, per favore, dì qualcosa»
Robert, impercettibilmente, scosse la testa. «Sono passati mesi, Anastasia» sussurrò. «Perché non me lo hai detto?»
Anastasia si portò una mano sul viso, vedendo la sua più grande paura concretizzarsi: deludere le persone che amava. Deludere Robert, il suo porto sicuro, il suo più grande confidente, il suo primo amico, la persona da cui sapeva che sarebbe sempre potuta tornare.
«Per non vedere la faccia che hai adesso» ammise lei.
Robert piegò gli angoli della bocca. «Ti voglio bene, mostriciattolo»  ammise, strofinandosi il naso. «Non sono entusiasta, ho una gran voglia di prendere a pugni il muro e anche quello stronzo e forse anche te, ma voglio che tu sappia che ti voglio bene»
«Anche io, naturalmente» si aggiunse Harry, senza smettere di camminare avanti e indietro. «Ma non posso nasconderti della preoccupazione. Voglio dire, Kayla lo sa
«No» rispose Fred.
«Lo sapete solo voi, Nicole, Ted, Lyall … e Minerva»
Harry annuì, assumendo la sua famosa espressione misteriosa.
«E Narcissa» precisò Robert.
Anastasia si soffiò di nuovo il naso. «Ormai, che differenza fa?»
«Oh, Narcissa non sa tenere la bocca chiusa» spiegò Harry. «Ricorda che è pur sempre la sorella di Andromeda»
Robert alzò gli occhi al cielo e fece un respiro profondo. «Anastasia, non riesco ad evitare di ricordarti che Draco Malfoy sia una persona a dir poco spregevole» disse, come se non riuscisse a trattenersi. D’altronde, era il primogenito: doveva metterla in guardia, anche se in ritardo di mesi.
«Robbie, non …»
«Fammi finire. Non ricordo un solo momento in cui non ci abbia trattati come merda di drago, e quando si dimenticava di farlo, era solo perché era troppo impegnato a cercare di uccidere Silente facendosi parare il culo da Piton»
«Per favore»
«Senza contare che sono sicuro che tu abbia notato quel piccolo tatuaggio che ha sul braccio, e spero vivamente che non viva più nella casa in cui mia moglie è stata torturata»
«Robert, basta» lo richiamò Fred.
«Per non parlare di suo padre o di sua zia»
«Sono morti
«Anche zia Rose! E Malocchio! E un sacco di altra gente!» Anche Robert si alzò e si passò una mano nei capelli, senza riuscire a trattenersi dal camminare avanti e indietro, insieme a Harry, ma in due versi opposti.
«Tu credi che io queste cose non le sappia?» domandò lei, alzandosi in piedi per raggiungere lui e Harry.
«Evidentemente no
Harry, vedendo l’espressione affranta della sorellina, si sentì in dovere di intervenire. «Anastasia, quello che Robert sta cercando di dirti è che …»
«È che meriti di meglio, cazzo!» sbraitò il primogenito, tirando un calcio al nulla. «Meglio di Edward e sicuramente meglio di Draco Malfoy! Merlino, come fai a non accorgerti di quanto vali? Come fai? Non ti abbiamo fatto mancare mai niente! Sai bene quel meriti!»
Harry si portò di nuovo le mani sui fianchi. «Devo darti ragione, ma lo hai visto anche tu quanto è cambiato»
«Oh, intendi che ha smesso di far entrare Mangiamorte a Hogwarts? Grazie tante!» tirò un calcio alla scala di marmo e si maledisse per il male che sentì al piede.
«Mi ha salvato la vita, a Villa Malfoy»
«L’ha salvata anche a me» si intromise Fred.
«Lo ha fatto per Kayla!» protestò Robert serrando i pugni. «Anastasia, Merlino santissimo, meriti molto, molto di meglio di qualcuno che è sempre stato invaghito di tua sorella
«Ma pensi che io me la sia scelta questa cosa?» rispose Anastasia, infastidita. «Credi che volessi che succedesse?»
«Hai lasciato che succedesse!»
«Ti ho detto che non me lo sarei mai aspettato! L’ho detto anche a lui, prima di guardarlo uscire senza aprire bocca!» rispose lei con lo stesso tono isterico «E comunque non mi sembra che qui abbiamo grandi esempi di amori convenzionali!» si difese alzando il tono di voce ancora di più. «Tu hai sposato la migliore amica di tuo fratello, e Fred e Harry hanno sposato le sorelle dei loro migliori amici!»
«Nessuna delle nostre mogli è un’ex Mangiamorte!» rispose prontamente Robert, urlando più forte.
Harry ciondolò la testa avanti e indietro. «Narcissa ha detto a Voldemort che ero morto, per evitare che mi desse il colpo di grazia»
«Harry ma da che parte stai?» lo attaccò Robert.
«Sto cercando di mettere le cose su una bilancia!» si difese lui, mimando il gesto della bilancia con le mani.
«Beh, te lo dico io, il gioco non vale la candela!» replicò il primogenito.
«Lascia che sia Anya a deciderlo» si intromise Fred.
Robert allora se la prese con lui. «E tu perché cazzo non me lo hai detto?!»
«Gliel’ho fatto promettere io» lo difese subito Anastasia, mettendosi fisicamente tra loro.
«Ma che bravi!» rispose Robert acidamente. «I miei complimenti!»
Anastasia si sedette sulle scale di marmo, mentre i suoi fratelli continuavano a passeggiare in direzioni opposte ma con in viso le medesime espressioni.
«Perché Minerva lo sa?» chiese Harry.
«Ho … ho dovuto parlare con Silente, tempo fa»
«Con il ritratto di Silente, vorrai dire» rispose secco il Prescelto.
«Con il ritratto, sì»
«Kayla non può non saperlo» constatò Robert.
«Credo che questo sia un problema che potremo senz’altro affrontare quando ci saremo tutti calmati» gli rispose Fred, ancora in piedi in salotto con le mani dietro la schiena e le loro bacchette tenute ben strette.
«Mamma e papà?» domandò Robert. «Non lo sanno neanche loro, immagino»
«Non ne hanno idea» rispose subito Anastasia, mortificata.
«E come … come ti giustifichi
«Harry, è passato il tempo in cui mi fanno l’interrogatorio quando esco di casa»
Harry si guardò i piedi per mezzo secondo. «Non smetterò mai di fare l’interrogatorio a Lily»
«Mai» gli diede man forte Robert. Proprio mentre passava davanti alla porta blindata, suonò il campanello. Harry ci fece a malapena caso, mentre Robert spalancava la porta con aria furiosa.
Davanti a loro, Draco Malfoy, nel suo completo buono con un’espressione tra il basito ed il dispiaciuto.
«C-ciao» si trovò a balbettare. Poteva vedere chiaramente Harry e Fred dietro di lui. «Disturbo?»
Non poteva vedere Anya, e Anya non poteva vedere lui, ma lo poteva sentire più che bene.
«Moltissimo» rispose Robert con durezza. «Senza contare che la tua occasione l’hai avuta»
«La mia occasione?» si stranì Draco.
Harry si avvicinò alla porta. «Sei andato via, senza risponderle»
«Beh, pare che finalmente vi abbia raccontato tutto»
«Giusto adesso» rispose Harry acido.
«Si risponde, a certe cose, Malfoy» lo richiamò subito Robert. «Credevo che papino ti avesse insegnato le buone maniere, oltre alle Arti Oscure»
Anche Fred si avvicinò alla porta. «Basta così» decretò. «Malfoy, non credo sia il momento»
«C’è stato un equivoco» rispose subito lui.
«Oh! È tutto un equivoco?» domandò Robert. «Non stai con Anastasia, quindi? È un equivoco?»
«Mia madre è l’equivoco» specificò lui. «Vorrei parlare con Anastasia, per favore»
«Te l’ho detto, Malfoy: hai avuto la tua occasione»
«Potter, è stato un equivoco, e mia madre è stata una stronza, e …»
«Oh, musica per le mie orecchie!» esclamò Robert.
«Posso parlare con Anastasia, per favore?» ripeté lui.
«Credi davvero di averne il diritto?» replicò Robert.
«Voglio dire, tu lo sai che merita molto di meglio, vero?» lo incalzò Harry.
Draco si mostrò stupito. «Certo che lo so! Gliel’ho detto mille volte!»
«Perfetto!» rispose Harry. «Allora torna da Astoria!»
«Potter, se mi lasciassi spiegare …»
Si bloccò. Sulla soglia, dietro ai tre imponenti Grifondoro, apparve Anastasia. Il viso rigato dalle lacrime, nessun sorriso ad illuminarle gli occhi. Lo sguardo stanco e profondamente deluso. I tre si scostarono, per lasciarle lo spazio che, lo sapevano, si meritava.
Se inizialmente pareva dispiaciuto, Draco adesso sembrava mortificato. «Anya, ti devo parlare. Io non …»
Lei non disse niente.
Scosse la testa.
E chiuse la porta.
 



NdA: mi considero, ormai, una fanwriter espera. Non per la mia età anagrafica, ma per il tempo che ho passato accanto a questi personaggi, e che loro hanno passato accanto a me. Dopo quasi sei anni, dopo che la mia coppia del cuore ha dato al mondo quattro figli e dopo che mi sono trovata senza accorgermene a narrare delle vicende dei figli perchè loro avevano avuto il loro lieto fine, ecco, mi piace dirmi una fanwriter esperta; e, in quanto tale, vi confesso che i confronti sono le cose che mi stimolano di più, stando da questa parte della tastiera. Forse è per questo che per questo confronto ci è voluto così tanto: per il piacere dell'attesa e per aggiungere un po' di pepe al tutto. E poi perchè sono sì una fanwriter esperta, ma sadica, come amate dirmi a volte - e io vi ringrazio sempre, vuol dire che vi trasmetto tanto, e per me è la cosa più importante!
Tutto questo per dire che spero che questo capitolo abbia gasato voi quanto ha gasato me. 
Buon lunedì a tutt*, mettetevi la mascherina che dalle mie parti siamo già di nuovo in alto mare, e se mi ammalo non saprete come va a finire!

fatto il misfatto, 
C

 
   
 
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