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Autore: manpolisc_    26/10/2020    1 recensioni
•Secondo libro della trilogia•
Sharon Steel ormai crede di aver scoperto tutto di sé grazie agli avvenimenti estivi che hanno caratterizzato le sue vacanze, quando in realtà non sa ancora nulla di ciò che realmente è. Sicura di aver detto addio ad una minuscola ma significativa parte della sua vita, si ritroverà ad affrontarla di nuovo, e questa volta le cose saranno troppo diverse e non sarà sicura di riuscire ad accettarle.
Dal testo:
- Era solo un sogno. - Cerca di rassicurarmi, e lo ringrazio per avermi interrotto. Non sono certa di voler dire ad alta voce quegli orrori da cui la mia mente è ormai segnata.
- Si realizzerà. - Affermo completamente sicura.
- Solo se tu vuoi renderlo realtà. -
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

-Delice-

- "Ciao Sharon, sono Jackson, anche se credo che ormai tu abbia eliminato il mio numero", cosa non vera. - Aggiungo, guadagnandomi subito una gomitata da parte della mia migliore amica.
- Leggi e basta. - Alzo un sopracciglio mentre distolgo lo sguardo dal suo cellulare e lo porto su di lei, sorpresa. Ha passato tutto questo tempo a lamentarsi di quanto sia stato egoista e arrogante per averla lasciata senza un buon motivo e ora, al suo primo messaggio, s'interessa nuovamente a lui. Non che sia gelosa, lei e Jackson sono cugini, sebbene lei non lo sappia, quindi non potrei mai esserlo. E poi quella cottarella estiva le è completamente passata. Mi domando solo perché Jackson non le abbia detto la verità. Avrebbe evitato situazioni sconvenienti, anche se non sono del tutto sicura che ce ne siano davvero state. Forse mi sarei dovuta interessare e chiedere a Sharon cosa fosse successo al cinema, dato che non so assolutamente nulla, ma non è il tipo di ragazza da fare la prima mossa e Jackson non l'avrebbe permesso. Avrei dovuto informarmi prima e smetterla di tenere il broncio inutilmente. Dovevo accettare fin dall'inizio che non valevo niente per lui. È inutile rendere importanti le persone, pensando a loro, se a queste ultime non importa di te.
- "Comunque volevo sapere come stavi, e scusarmi con te. Avrei dovuto spiegarti tutto dall'inizio, invece ti ho solo riempito di ulteriori segreti e dubbi. Se non mi odi davvero, vorrei spiegarti tutto. Magari chiamami, così parliamo. Spero tu stia bene." - Finisco di leggere e le passo il cellulare. Lei osserva la vecchia casa di Jackson di fronte con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lievemente lucidi. Di sicuro è così persa a ripensare al messaggio che non si accorge dell'iPhone che le sto porgendo. Lo lascio sul gradino accanto a noi, appoggio le mani sulle mie ginocchia e guardo il sole tramontare e colorare di un arancione scuro il cielo e le nuvole. Mi dispiace per quello che sta passando. So perfettamente quanto tutto sia sempre stato duro per lei, e l'arrivo di Jackson non ha migliorato di certo le cose. Credo che da un lato sia felice di aver trovato se stessa, ma dall'altro ha perso sia il cugino sia Harry, due persone che ormai erano entrate a far parte della sua vita quotidiana. E mi sento anche un po' in colpa perché di certo io non le sto rendendo le cose facili, né ora né prima. Certo, da un lato le sono accanto, ma dall'altro la sto mettendo in pericolo. - Potresti chiamarlo. - Propongo per rompere il silenzio mentre torno a guardarla. Lei deglutisce a fatica, cercando di non scoppiare a piangere, e scuote la testa. Chiude un attimo gli occhi per trattenere le lacrime e prende un bel respiro. Conoscendola, la sua testa sicuramente sta ritornando a quei giorni di giugno e luglio. È una cosa che non capirò mai: perché deve rimanere legata al passato? Ormai non esiste più, che se ne faccia una ragione.
- Non voglio parlargli. Ho passato settimane a cercare di dimenticarlo e appena sparisce ecco che esce di nuovo da quel piccolo angoletto della mia mente. - Dice con tono quasi rabbioso, gesticolando con le mani, agitata. Sospiro.
- Senti, per mesi mi hai torturato chiedendomi di fare chiarezza su tutti quei dubbi per cui tuttora non ho una risposta. - Mento. Non che sia una novità, ormai è da troppo tempo che tengo segrete tante cose a Sharon, anche se non cercherei mai di ferirla di proposito, ma non è stata una mia scelta nascere con una maledizione addosso che ormai la mia famiglia si porta dietro da ben nove generazioni nuovamente. Tutto iniziò quando un mio antenato, John Lambton, andò a pescare invece che andare in chiesa. Nulla abboccò, tranne che un misterioso animale di cui si liberò subito, gettandolo in un pozzo. John intraprese un lungo viaggio e quell'animale crebbe finché il pozzo non riuscì più a contenerlo, riversandosi all'esterno. Cominciò ad abbattere alberi e a cibarsi di agnelli, se non addirittura di persone. L'unico modo per fermarlo era fargli trovare litri e litri di latte, di cui era ghiotto ma, quando cominciò a scarseggiare, si ripresentarono gli stessi problemi. Quando John tornò dal suo viaggio, seppe cosa fosse successo e, riconoscendo la creatura, si assunse la responsabilità di occuparsene. Ottenuta la vittoria, avrebbe solamente dovuto uccidere il primo essere vivente che avesse incontrato per evitare la maledizione. Così si era accordato con il padre di liberare il cane ma il vecchio, dalla felicità di vederlo vivo, gli corse incontro e John, non potendo ucciderlo, lo risparmiò e così la maledizione colpì nove generazioni. La prima volta che successe questa cosa fu nel quattordicesimo secolo e di nuovo nel diciottesimo, per mano di Freddie Lambton per un insignificante incidente che ci è costato di nuovo questa situazione. Ora, con me, questa ha raggiunto la quinta generazione, ma non ho nessuna voglia di veder morire uno dei miei figli per causa sua. E spero sul serio che Gabriel sappia come fermarla. Per anni abbiamo provato a liberarcene in ogni modo ma alla fine ci ha sempre raggiunto, uccidendo qualcuno di morte violenta. Non importa quanto ci spostassimo o cercassimo di evitarla, prendendo tutte le precauzioni possibili: ci avrebbe sempre trovato. Prima della mia nascita, mio fratello morì ancora nel grembo di mia madre dopo che lei cadde dalle scale. Quest'ultima, "miracolosamente", non si era fatta nulla di grave: il bersaglio della morte era mio fratello, non mamma. Dopo la mia nascita, i miei genitori cominciarono a viaggiare molto per cercare una soluzione, dato che non vogliono che un loro futuro nipote muoia. La cosa più brutta di tutto questo è non sentirli anche per settimane per quei "viaggi di lavoro" che mi lasciano in costante ansia, non sapendo dove si trovino o cosa facciano. Viaggiano nelle parti più remote del mondo per cercare una cura, ma non hanno molta fortuna. La maggior parte delle volte credo che sia colpa di mia madre. Lei, purtroppo, ha sviluppato il controllo degli elementi (è una Nereide, legata all'acqua), e questo impedisce ai miei di far accordi con dei mostri. Non so come Gabriel riesca a controllarli facilmente, pur essendo una Silfide, e a stringerci accordi come se si scambiassero un semplice saluto, ma è bravo, sul serio. Sono contenta di aver incontrato lui in Inghilterra, meglio dell'inutile stregone che stavo cercando. Ho riposto troppe speranze nel biondo per voltargli le spalle: è la mia unica possibilità per liberarmi definitivamente di questa maledizione.
- So che non ne sai nulla di quest'intera faccenda. -
- Ecco, quindi dovresti chiedere a lui. - Lei scuote di nuovo la testa. Sospiro, esasperata dal suo rifiutarsi di convincersi. Mai vista ragazza più testarda. Non che vorrei spingerla di nuovo tra le braccia di Jackson, ma credo che tocchi a lui spiegarle che lei è un mostro, letteralmente. Per questo la reputo la ragazza più forte che possa mai esistere, perché non ha ceduto ancora al suo lato peggiore. Gabriel, però, mi ha raccomandato esplicitamente di attirarla più verso Luke e, beh, verso noi, verso i Cacciatori Oscuri, anche se non rientro sul serio nella loro categoria: non sono un Elementale come mia madre, Nina. Neanche mio padre, Nigel, lo è, ma da subito ha accettato mia madre. Fin dall'inizio, infatti, non hanno avuto segreti. S'incontrarono quando mio padre, sempre per cercare aiuto, andò a Lanrelas, in Francia, e s'innamorarono. Per me, mia madre fu una pazza a non scappare via nonostante fosse al corrente del destino a cui stava andando incontro; ma, d'altro canto, fu l'unica persona a non far pesare mai a mio padre questa maledizione. - E allora cosa vuoi fare? Hai detto che Jackson ti ha ferito troppo e ti ha riempito di bugie, che non gli credi più. A questo punto dovresti prendere in considerazione l'idea di parlare con Luke. Da quanto ho capito anche lui sa sempre più di te e conosce anche la verità che Jackson ti ha tenuto nascosto. -
- Sei impazzita? Il fatto che lui mi abbia ferito non vuol dire che cambierò, in primis me, e poi quelle che sono le mie idee. Luke non mi piace per nulla, e il fatto che Harry lo odi mi dà una ragione in più per non fidarmi di lui. - Sbuffo mentre lei mi guarda abbastanza sorpresa dal suggerimento che le ho dato. Non le ho mai proposto di parlare con Luke da quando mi ha raccontato dei loro "incontri", per non chiamarli rapimenti temporanei. Gabriel è un tipo paziente, questo è vero, ma fino ad un certo punto. Poi, il fatto che lei si fidi più di Harry che di me, beh, questo mi dà leggermente fastidio. Io non sono come lei, tantomeno come quello stupido dampiro, non ho abilità, ma sono la sua migliore amica! Qualcosa dovrò pur contare in tutto ciò. Okay, la sto anche tradendo in un certo senso, ma in buona fede. Non voglio morire né veder morire uno dei miei figli.
- Va bene, escludiamo Luke. Ma comunque lui potrà spiegarti qualcosa se proprio non vuoi parlare con Jackson... -
- Infatti. - M'interrompe. - Non voglio parlare con Jackson, per telefono, poi. - La guardo e annuisco, rassegnata. Gabriel non sarà contento di ciò. Ha aspettato fin troppo tempo per trovare Sharon, e ora deve attendere ulteriormente. Nel frattempo, sempre più mostri vengono uccisi, mostri buoni, e a lui questa cosa non sta bene. Se riuscissi a convincere Sharon a parlare con Luke, magari lui riuscirebbe a portarla dalla Silfide e finalmente Gabriel proverebbe al mondo intero che si può convivere perfettamente con un mostro e che non si deve per forza uccidere qualunque cosa s'incontri sulla propria strada, senza preoccuparsi se quella cosa è buona o meno. E non mi sembra che Sharon abbia problemi o altro, anzi: è migliore di un sacco di persone. Inoltre, in questo modo, riuscirebbe anche a distruggere queste categorie che si sono formate, soprattutto quella dei Cacciatori Oscuri, come se fossero i cattivi tra tutti i gruppi. Sharon dovrebbe solo capire che non siamo la parte da tenere alla larga. In fondo non lavoro per lui solo per il favore che mi sta facendo, ma condivido anche le sue idee. Per quanto non sopporti Harry, è l'unico che abbia aiutato Sharon, nonostante sia un mostro. In fin dei conti non è cattivo: se lo vogliono morto è solo per dei conti in sospeso che hanno con lui, specialmente con Luke. Il dampiro, anzi, è stato colui che si è preoccupato di non far scoprire a Taylor cosa fosse successo negli spogliatoi a scuola, anche se non so come, e di assicurarsi di soggiogare l'infermiera affinché Sharon bevesse tutto quel tè nell'ambulanza. Infatti, quando un Elementale sviene, perde non so quanti zuccheri che devono essere subito riacquistati. Non so bene cosa ci sia in quel tè, dato che è una specialità della nonna di Jackson, ma sembra funzionare. La stessa cosa con l'episodio con quell'Aitvaras, anche se a me sono state date solo quattro misere caramelle. Ma ovviamente loro devono recuperare più forze date le loro abilità sugli elementi.
Quindi, il fatto che Gabriel e Luke, e tanta altra gente, lo vogliano morto è dovuto solo alle sue azioni. È vero che i Cacciatori Oscuri tendono ad andare contro i mostri che potrebbero ucciderli, ma Harry non rientra in quelli. Alla fine il dampiro sta per i fatti suoi e non fa del male a nessuno. Beh, finché non viene minacciato.
Non tutti nascono per far del male, ce ne sono così tanti buoni che se si comportano male e agiscono in un determinato modo, è solo colpa del mondo in cui si trovano, e so perfettamente che Gabriel farà di tutto per cambiare questo posto.
Il mio telefono, accanto al suo, comincia a squillare e lo schermo s'illumina, mostrando il nome della Silfide. Sharon fa cadere subito lo sguardo lì, leggendo il nome. Forse credeva che fosse il suo cellulare e che fosse Jackson, cosa impossibile dal momento che in Inghilterra è notte fonda, qui sono le cinque e il fuso orario è di otto ore. - Chi è Gabriel? -
- Mio cugino. - Mi affretto a dire, raccogliendo la prima scusa che mi viene in mente, poi afferro in fretta il cellulare e la borsa accanto a me, mi alzo dal gradino e guardo la Salamandra. - Sicuramente starà una buona mezz'ora a lamentarsi della sua ex. - Le sorrido in modo falso e veloce, bramante di allontanarmi. Spero solamente che Sharon non si accorga che le sto mentendo, ma andiamo: sono anni che non se ne accorge.
- E da dove è sbucato fuori questo cugino? - Aggrotta la fronte, confusa. Lei conosce tutti i miei parenti, anche se non ne ho tanti: molti sono morti a causa della maledizione. Però non mi preoccupo più tanto delle sue conoscenze riguardo le parentele: non che sia una cima nel riconoscere cugini.
- Ti chiamo dopo, lo prometto. - Le lascio un bacio sulla guancia e mi affretto a scendere i gradini, mettendomi la borsa in spalla, infine accetto la chiamata.
- Finalmente. Ti stavo dando per morta. - Dice lui dall'altra parte del telefono con la bocca piena, sgranocchiando qualcosa. Mi sta venendo fame solo a sentire questo rumore. Avrei dovuto mangiare oggi invece che continuare con le mie ricerche su quella maledizione: mi sta prosciugando via tutte le energie.
- Ero con tua cugina, non potevo rispondere davanti a lei e prima che tu lo chieda no, non l'ho convinta. -
- Perché lavori ancora per me se effettivamente non servi a nulla? Dovevi fare una cosa, solo una. È la tua amica del cuore, no? Convincila. - Borbotta mentre cammino sul marciapiede a passo svelto, volendomi allontanare nel minor tempo possibile da casa di Sharon. Mi guardo dietro solo una volta per controllarla, ma lei sta tranquillamente con il cellulare in mano. Scommetto tutto quello che ho, non che sia molto, che sta rileggendo il messaggio di Jackson, ancora e ancora.
- Che cosa posso fare se ormai condivide le idee di tuo fratello?! - Sbotto, irritata dalle sue parole. Faccio un sacco per lui, ho fatto un sacco, e ancora mi manca di rispetto. Mi sono finta svenuta negli spogliatoi per far scendere Sharon, essendo al corrente di quell'Adaro che mi avrebbe potuto uccidere, e che avrebbe potuto anche divorare lei. La stessa cosa con quel dannato gallo. Okay, Gabriel non mi ha potuto avvertire su Skat, Skan o come diavolo si chiama. Quando quel gallo è arrivato, il biondo già era scappato di casa e, naturalmente, non ne sapeva nulla. Almeno ha trovato un modo per restituirmi la memoria. Essere il gemello del padrone di quel mostro non è completamente svantaggioso: è stato facile convincerlo a farmi ricordare tutto subito, fingendosi Jackson. Comunque, avrei potuto farmi scoprire se, quando eravamo in ospedale con Harry, quest'ultimo avesse visto il nome di Gabriel sullo schermo del mio telefono. Potevo finire in guai seri per recuperargli quella stupida cartellina all'anagrafe che non è servita assolutamente a nulla, sebbene il gemello volesse comunque studiarla. Sarei potuta morire per il solletico di uno stupido folletto per tenerla d'occhio alla festa di June e, soprattutto, avrei potuto giocarmi il diploma per far risultare Jackson un diciassettenne invece che un ventunenne nei registri scolastici per farlo ammettere alla classe: con quel documento mediocre che lo Gnomo aveva usato per l'iscrizione non sarebbe mai stato ammesso. Gli ultimi giorni di scuola, poi. Se non ci fosse in ballo la vita dei miei figli, smetterei subito di fargli tutti questi favori. Poi vediamo con solo due elementi come fa a controllare tutto. Anche perché la cosa più importante, Sharon, gliela sto tenendo d'occhio io. Se non ci fossi stata io, non l'avrebbe mai trovata. Non a caso Taylor è venuta in questa cittadina orribile per nasconderla, e lo stesso hanno fatto i miei. Ringrazio zia Tess che ha tenuto l'odore della mia amica lontano per anni, e ancora lo fa, altrimenti non avrebbe raggiunto questa età.
- Non lo so. Dovresti saperlo tu. Se non ci pensi tu, ci penso io, in un modo o nell'altro. - Attacca la chiamata mentre mi fermo dal camminare e guardo l'apparecchio in modo oltraggiato. Lancio un urlo di frustrazione, metto il cellulare in borsa e riprendo a camminare, cominciando già a pensare a un modo per convincere Sharon. Non devo mandar tutto all'aria, non di nuovo.
   
 
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