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Autore: Chiara PuroLuce    04/11/2020    7 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Holly, includeresti anche me nel tuo piano?»
 
Che cosa? Ma chi caz… Julian? Holly aveva preso la chiamata senza guardare l’immagine sul display, era troppo impegnato a cercare di tenere fermo Daichi mentre gli faceva il bagnetto. Dio, quel marmocchio era un’anguilla nell’acqua e l’aveva lavato completamente con gli schizzi d’acqua e con la doccetta che aveva – non sapeva bene come – preso e aperto per poi sparargli direttamente in faccia il getto d’acqua. Alla fine, anche lui si era spogliato e aveva optato per un bagno extra. Holly era riuscito a schiacciare il bottone di avvio chiamata e a incastrare il cellulare tra spalla e orecchio.
 
«Julian, che sorpresa!» esordì «Basta, smettila tu… sta fermo! … No, non dicevo a te, amico, ma a quella peste che mi ritrovo per fratello. Aspetta che metto il vivavoce… ecco, ci siamo. Dicevi?»
 
«Sì, in pratica io…» poi s’interruppe sentendo strani rumori «ma che stai facendo, scusa?»
 
«Ah, nulla di che… solo il bagno a Daichi che ha pensato bene di coinvolgermi e ora grondo acqua da tutte le parti. E non ridere…» aggiunse poi sentendo l’amico in preda alla ridarola.
 
«Scusa, scusa, mi sto immaginando la scena. Il grande capitano Hutton, steso da un bimbetto. Se ti vedessero ora i nostri avversari credo che se la riderebbero di brutto piegati in due»
 
«Ah, ah, ah» disse lui sarcastico «no, Daichi, lascia stare la docc… oh, cazzo. No, tesoro, non ripeterlo, non…»
 
«Cazzo» disse quello puntualmente.
 
«Mer…» poi s’interruppe per non peggiorare al situazione, giusto in tempo per sentire Julian ridere a più non posso «ti stai divertendo, tu?» gli chiese.
 
«Ahahah, molto a dire il vero» rispose quello senza vergogna «ora mi calmo, tranquillo.»
 
«Vorrei che anche questo mostriciattolo si calmasse, non sai quanto. Aspetta un minuto in linea, non scappare» poi si rivolse al fratello «Daichi…»
 
«Cazzo, cazzo, cazzo, caz…»
 
«Se non la smetti subito, niente Hotel Transilvania, ok?» gli intimò con voce dura, tappandogli la bocca e ottenne un gesto di assenso. «Bene, ora chiudi gli occhi con le mani e…»
 
Allo scroscio dell’acqua sulla testa, seguì uno strillo del fratello, e un secondo quando ripeté l’operazione. Poi lo alzò dalla vasca, prese un telo e iniziò a frizionarlo per bene, prima di avvolgerlo in un mini accappatoio.
 
«E dire che mamma ha il coraggio di definirti calmo. Mi sembra di avere appena disputato una partita contro la Germania, compresa di supplementari e rigori. Adesso seguimi in camera, forza. Va bene che fa caldo, ma il pigiamino lo devi mettere.»
 
Dall’altro capo del cellulare, sentì Julian continuare a ridere.
 
«Sarai un buon padre un giorno, sai?» gli disse.
 
«Sì, uno di quelli che insegna parolacce ai suoi figli. Una sera che mia madre esce con le sue amiche e mi affida il piccolo di casa e guarda te cosa deve succedere… povero me. Allora…» gli disse dopo un po’ «e così, vuoi fare parte del piano anche tu. Come mai?»
 
«Diciamo solo che voglio essere libero di frequentare la mia Amy quando voglio, libero dalla presenza costante e soffocante dei miei genitori.»
 
«Perché dici così?» gli domandò bloccandosi con la maglietta del pigiama sopra la testa di Daichi.
 
«Be’, io… o meglio noi, io e Amy intendo… oggi abbiamo fatto un bel passo avanti nella nostra storia e ho capito che io voglio tutto da lei e con lei.»
 
Holly rifletté su quelle parole e sorrise. E così i suoi amici erano finiti a rotolarsi tra le lenzuola. Bene, per loro. E male, per lui, che ancora era in altomare su quel punto, con la sua Patty. Ma ci stava lavorando. Era invidioso dell’intimità che avevano finalmente raggiunto Julian e Amy. Incredibile, eppure…
 
«Auguri, ragazzi» gli disse sinceramente.
 
«Grazie. Intendiamoci, sai che adoro i miei genitori e gli sono riconoscente per tutto, ma ora ho bisogno di Amy e di poterla vivere come meglio voglio. Con loro sempre vicino non posso. Pensa, oggi eravamo in cucina, la stavo baciando con l’intenzione di… em… hai capito. Be’, è suonato il telefono e indovina chi mi disturbava sul più bello? Loro. Ti immagini se invece di quello, tornavano in anticipo e mi vedevano mezzo nudo in cucina con Amy aggrappata a me?»
 
«Ahahah, hai ragione, amico. Hai bisogno dei tuoi spazi. Ok, allora. Benvenuto a bordo, Julian.»
 
«Fiuuu, grazie, a buon rendere» gli rispose «ci sentiamo domani per i dettagli, ora torno dalla mia bella che sento mi sta chiamando. Grazie ancora e… niente più parolacce» poi riattaccò, ridendo.
 
La faceva facile lui, anche perché non era lui ad avere a che fare con un bimbetto che ha appena imparato una nuova e affascinante parola come…
 
«Cazzo!»
 
Appunto. Oh, povero lui e povere le sue orecchie quando sua madre fosse rientrata e avesse sentito Daichi dirgliela con orgoglio. Improvvisamente gli venne un’idea, mentre lo fissava severamente.
Aprì WhatsApp, dove il primo numero che campeggiava era quello della sua Patty e scrisse:
 
«Emergenza bimbo maleducato. Nuova parolaccia imparata, colpa mia. Aiutami, amore mio, ho bisogno di te!»
 
 
Poi sorrise mentre rileggeva quelle parole e vedeva comparire, a tempo di record, le spunte blu. Oh, sì, amore mio. Puoi negarlo quanto vuoi, ma tu mi ami e non puoi stare senza di me. Presto, molto presto, questo tuo desiderio sarà esaudito, pensò lui sorridendo come uno scemo da solo.
Dopo qualche minuto di discussione con il fratellino, lui si arrese e smise di dire quella parola, la visione del film partì e mezz’ora dopo il piccolo russava con la testolina sulle sue gambe.
Holly riguardò per l’ennesima volta il cellulare, come mai non aveva ancora risposto? Era ancora con il vichingo? Non gli rimaneva che attendere con il cuore in gola. Ma… ehi, un momento, fermi tutti. Se Amy era da Julian, questo significava che la sua bella e combattiva Patty era da sola in casa. A Tokyo. Col vichingo vicino di casa che quel giorno aveva in serbo una bella sorpresa per lei.
E lui era lì, a Nankatzu, con Daichi addormentato profondamente sulle sue gambe, impossibilitato a muoversi per raggiungerla. La sua solita sfiga.
Aveva una voglia matta di correre da lei non appena sua madre avesse varcato la porta di casa. Aveva una voglia matta di baciarla e spingersi oltre, come aveva fatto il suo amico. Aveva una voglia matta di prendere a pugni il vichingo e reclamarla come sua e solo sua. Ma doveva aspettare. Dio, come bruciava aspettare. Una settimana. Una sola, lunga e interminabile settimana lo separava da lei. Cos’era, dopotutto, quel tempo se paragonato alla gioia di quel momento? Era un’eternità, si disse, ma doveva stringere i denti e preparare tutto nei minimi dettagli. Non poteva e non voleva fallire.
Patty non l’aveva baciato in diretta nazionale e ok, ma lui non era intenzionato a mollare la presa e ad arrendersi. Non l’aveva mai fatto e non avrebbe certo incominciato in quell’occasione.
Si mosse piano, prese in braccio il piccolo Daichi e lo portò in camera dove, per sua fortuna, continuò a dormire senza svegliarsi.
Tornò da basso, controllò il cellulare… nulla! Adesso sì che era veramente preoccupato. Ma che diamine le era successo per leggere il messaggio alla velocità della luce e, subito dopo, ignorarlo?
 
 
 
 
 
Driiin Driiin Driiin
Patty rilesse per l’ennesima volta il messaggio del suo Holly e sorrise. Ma che diamine aveva combinato con il piccolo Daichi. Ah, che impiastro.
La porta si aprì e la faccia di un preoccupato Holly – che subito si distese in un bellissimo sorriso appena la vide – le si palesò davanti.
Non ebbe il tempo di dire nulla che fu subito abbracciata stretta, baciata sulle labbra con urgenza e…
 
«Hai dimenticato la tua mano sul mio sedere» gli disse.
 
«Davvero? Oh, ma tu guarda» le disse senza smettere di fissarla negli occhi e stringendola di più «non me ne ero accorto.»
 
«Bugiardo. Toglila se vuoi che ti aiuti. Mi vuoi spiegare com’è successo che il piccolo Hutton abbia imparato a dire…»
 
«Sei bellissima oggi e questa pettinatura ti sta d’incanto, amore mio. Entra» l’interruppe lui prendendola per la mano e trascinandola dentro «ma, tu cosa ci fai qua a Nankatzu, non dovevi essere a Tokyo?» le chiese poi, guidandola sul divano.
 
Prima di farla sedere, Holly tolse i giocattoli di Daichi, sistemò i cuscini, la prese tra le braccia e le diede un bacio vero che le fece tremare le gambe. Quando terminò, Patty ci mise un po’ per riprendersi – sotto il suo sguardo compiaciuto – poi si schiarì la voce e parlò.
 
«Vero, ma mia madre mi aveva invitata a cena e, anche se ero appena tornata, non ho potuto rifiutare. Mister Wow e Oscar sono dai miei. Non me la sono sentita di lasciarli soli la prima sera e allora – poveri loro – li ho trascinati di nuovo in giro. Però, abbiamo preso un taxi, era la soluzione meno traumatica. Stanotte dormiremo dai miei e domani mattina, con calma, rientreremo. Se ti stai chiedendo perché non li ho lasciati a casa con Amy… non c’è, passerà due giorni dal suo bel innamorato.»
 
«Fantastico. Ero così preoccupato ti fosse successo qualcosa… hai visualizzato senza rispondere per circa un’ora e io… stavo entrando in panico» disse lui.
 
«Sì, scusa. Ma sai, c’era una ragione per la cena di oggi. Una riunione familiare extra. Non ho potuto proprio risponderti. Riguardava la nonna e ho voluto dare la precedenza a quella.»
 
«Hai fatto bene. Ma… ma che succede, cambiamenti in vista?»
 
«A dire il vero, sì. I miei vorrebbero che nonna si trasferisse da loro, nella dependance dietro casa. Ovviamente lei obietterà che sarà lontana dalla sua amica più cara – quella del viaggio – ma lo spazio è grande e ci starebbe anche lei che è vedova e senza figli.»
 
«Sarebbe una soluzione perfetta. Vicina a voi, ma indipendente e con una compagnia costante in casa. Dici che accetterà?»
 
«Staremo a vedere. Noi tutti lo speriamo. Abbiamo un mese di tempo per sistemare il posto.»
 
Poi, non seppe come, non riuscì a resistere e si sporse per baciarlo dolcemente e lo sentì risponderle con lentezza, cosa che la fece impazzire. Si costrinse a staccarsi dalle sue labbra e lo sentì borbottare. Sorrise tra sé, compiaciuta, per una volta era stata lei a prenderlo in contropiede. Poi lui le chiese:
 
«Em… e il tuo appuntamento col vichingo? È saltato, immagino. Ma che peccato.»
 
Oh, Holly, il mio Holly geloso. Ma quanto sei curioso. Credo che mi divertirò un po’ con te.
 
«In realtà… l’appuntamento c’è stato, anche se… un po’ movimentato, per colpa tua!» gli rispose.
 
«Mi… mia? Ma davvero?» disse lui fingendosi sorpreso «E come mai?»
 
«Oh, ma smettila. Lo sapevi benissimo cosa sarebbe successo quando mi hai fatto… questo!» gli rispose lei denudandosi la spalla incriminata.
 
«Io? Assolutamente no» mentì, riuscendo a stento a non ridere «ne vuoi un altro? No, perché ci metto un attimo. Magari sull’altra spalla» le propose avvicinandosi.
 
«Piantala» gli intimò arrossendo, allontanandosi leggermente e sistemandosi la spallina «sai, l’ha scoperto proprio mentre mi stava baciando.»
 
Ops, forse quello non doveva dirlo? Data la faccia scura che le fece subito dopo quelle parole, forse no… ma si meritava una lezione.
 
«E poi ha smesso, spero» le disse con voce tagliente.
 
«Be’… diciamo solo che non è stato un confronto semplice.»
 
E quella frase la riportò al suo appuntamento in terrazza di quella mattina.
 
 
«Hai ragione. Inutile mentire. È stato lui, il mio Holly. Mi ha baciata, più volte e mi è piaciuto!» gli aveva confessato, una volta che Steff aveva scoperto il regalino del capitano.
 
«Il… tuo? Il tuo Holly? Ma ti senti?» l’aveva aggredita lui, allontanandosi «Ne parli come se avessi deciso di metterti con lui.»
 
«Non è così, credo. Oh, non lo so più, sono confusa. È che io… oh, insomma, sarò sincera. Lo conosco da sempre e per anni ho avuto una cotta per lui. Credevo mi fosse passata e invece, a quanto pare, no. Allo stesso tempo, però, sento di essere molto affezionata anche a te.»
 
«Be’, vedi di deciderti una volta per tutte» le aveva risposto lui, traendola a sé per la vita «Patricia, tesoro mio, tu lo sai cosa provo per te e mi piacerebbe essere ricambiato totalmente. Ti avviso che non ho intenzione di perderti per colpa di quel tizio.»
 
E lei l’aveva abbracciato e si era lasciata cullare dalle sue forti braccia. Vigliacca doppiogiochista. Oh, ma era così bello sentirlo mentre la stringeva a sé ed era così bello sentire le sue labbra sulle proprie unite in un tenero bacio.
 
«Ok, evitiamo discussioni spiacevoli per oggi» le aveva detto poi «mi sei mancata immensamente e voglio recuperare il tempo perduto lontano da te.»
 
«Allora… mangiamo? Ti avviso che ho fame – in realtà io ho sempre fame – e ho visto un paio di cosette che mi attirano assai» gli aveva detto avvicinandosi al tavolino imbandito e sedendosi.
 
E il tempo era passato veloce, tra risate, aneddoti divertenti di Steff e la sua brigata – che lei aveva conosciuto al ritiro e apprezzato, non solo per l’ottimo lavoro svolto con il catering per la festa, ma anche perché erano simpaticissimi e si erano accordati per rivedersi qualche volta – e racconti su Mister Wow.
 
«Tu adori quel pappagallo, vero? Si capisce da come ne parli.»
 
«Sì, Steff e poi un giorno lui e Oscar saranno miei. Mister Gamo l’ha nominato Mascotte ufficiale della Nazionale. Ha conquistato tutti.»
 
«Anche il tuo… capitano o mio capitano?» le aveva chiesto, infastidito.
 
«Soprattutto lui e Mister Wow, come avrai capito, lo adora. Non so perché, ma fin dal primo momento, l’ha guardato con interesse.»
 
Cosa che non ha fatto con me» le ricordò «devo preoccuparmi?»
 
«Non ti conosce, ancora» aveva glissato lei e poi aveva addentato una pizzetta.
 
Il resto del pomeriggio era passato tra chiacchiere, baci e balli. Sì, balli. Perché lui l’aveva sorpresa estraendo un MP3 dal divano e facendo partire la musica. Steff aveva riso della sua goffaggine, ma che ci poteva fare lei se un pezzo di legno era più malleabile del suo corpo? Per fortuna la scelta della musica era stata prevalentemente romantica e lei si era potuta rilassare un po’, mentre ondeggiava tra le sue braccia. Aveva pensato proprio a tutto per darle il bentornato a casa e lei… lei, mentre lui pensava a come farla divertire e sedurre, lei si lasciava baciare e marchiare da Holly. Che brutta persona era.
Qualche ora più tardi, mentre stava accoccolata accanto a lui sul divanetto – dopo una lunga sessione di baci – il discorso era tornato sul capitano della Nazionale.
 
«Insomma, te la sei spassata con lui mentre io ero qua» le aveva detto «e ora te la stai spassando con me mentre lui è là. Cos’è, stai decidendo chi scegliere in base ai baci?»
 
«Come?» era scattata a sedere lei «No, ma come ti viene in mente.»
 
«Non so, baci lui, baci me… Decisamente queste tue fantastiche labbra si stanno dando un gran da fare» le aveva detto percorrendogliele con il pollice.
 
«Steff…»
 
«Preferirei che fossero solo mie, mentirei se ti dicessi il contrario. E non solo quelle a dire il vero» aveva aggiunto poi portando le sue mani sotto il top e sfiorandole la pelle.
 
Patty era rabbrividita a quel contatto, ma non era nulla in confronto alla reazione che aveva avuto quando Holly aveva fatto la stessa cosa, in magazzino.
 
«L’hai solo baciato vero? No, perché già odio il pensiero di te e lui appiccicati in quel modo, se poi vi siete spinti oltre, io…»
 
«Sei geloso, Steff?» gli aveva posto la stessa domanda fatta al capitano per vedere come avrebbe reagito.
 
«Sono… infastidito. Geloso di quel babbeo, io, ma non farmi ridere! Per essere gelosi, lui dovrebbe essere un avversario vero e invece è solo un tizio infatuato di una che sa di non potere avere e che cerca di sedurre per gioco, per ripicca. Oh, sì le sta provando tutte, e mi sta dando del filo da torcere, ma non mi preoccupa minimante. Anche se non capisco dove abbia trovato il tempo per baciarti se era impegnato con la squadra. Ero sicuro che non ti avesse minimamente toccata e invece… Dai Patricia, l’hai detto tu stessa che ha frequentato svariate ragazze, senza mai sceglierne una e potrebbe ancora farlo anzi, magari lo fa a tua insaputa e poi finge interesse per te. Credi davvero che sia attratto da te?»
 
Quella risposta l’aveva infastidita e fatta infuriare sul serio e ne era nata una discussione epica. Ma come si permetteva di insinuare una cosa del genere. Holly l’amava veramente, l’amava! Holly – in risposta alla stessa domanda – si era infuriato come una iena e le aveva urlato in faccia tutta la sua gelosia e il suo amore, mentre Steff… no.
Il problema era che non si poteva stare a lungo arrabbiati con lui, perché subito dopo la faceva ridere, tra un veloce bacio rubato e l’altro. Ma quando Steff aveva cercato di spingersi oltre, sdraiandola sul divanetto e alzandole il top per cercare il suo seno, lei l’aveva fermato prima che ci arrivasse e si era alzata di scatto. Lui l’aveva guardata confuso e, prima che lei potesse dire una parola, il suo cellulare era suonato e sua madre l’aveva convocata a casa.
 
 
«Patty? Amore mio ci sei ancora?» la voce preoccupata di Holly interruppe il suo flash back.
 
«Sono qui, stavo… stavo solo ripensando a una cosa e… niente, non è importante» gli rispose e poi «allora, vuoi dirmi cos’hai combinato con tuo fratello?»
 
«Be’, ecco vedi…»
 
Un razzo umano rinchiuso in un bimbetto di cinque anni interruppe quella frase e le piombò addosso ridendo e urlando il suo nome.
 
 
 
 
 
«Daichi! Scendi subito da Patty.»
 
Ah, quel bambino era incontenibile. Sua madre si era proprio sbagliata sul temperamento del piccolo di casa, era più simile a lui di quello che credeva.
 
«No, lascialo pure qui. Non mi da’ fastidio» gli rispose lei sorridendogli.

Vedere la sua innamorata abbracciata al fratellino mentre gli arruffava i capelli e lo cullava, gli sciolse il cuore e l’amò ancora di più.
Le rare volte che sua madre in giro con Daichi l’aveva beccato con una nuova conquista, la ragazza di turno non aveva mai mostrato interesse per il suo fratellino, ignorando lui e la madre con fare infastidito. Come aveva fatto a essere così cieco. Meno male ci aveva dato un taglio e ora esisteva l’unica e sola ragazza degna di essere amata da lui, Patty.
 
«Allora, piccola peste» prese a dirgli lei con voce dolce «ho saputo che hai fatto disperare il tuo fratellone e che hai imparato una nuova parola.»
 
«Sì. Cazzo!» gli disse tutto orgoglioso quello.
 
Holly voleva sprofondare dalla vergogna. Guardò Patty che spostava lo sguardo tra i due fratelli, dire che era sbalordita era dire poco.
 
«Oh, nonononono piccolo, questa è una gran brutta parola da dire» lo riprese lei bonariamente.
 
«Davvero? Ma Holly la dice.»
 
Ecco, come essere sputtanato da suo fratello in un nano secondo.
 
«La dice perché tuo fratello è un gran co…» poi s’interruppe anche lei, arrossendo lievemente e lo guardò prima di concludere «co… cocomero. Una gran testa di cocomero!»
 
Quel ripiego lo fece scoppiare a ridere, subito imitato da Daichi. Ah, allora non era l’unico a farsi sfuggire certe parole davanti ai bambini.
 
«Che buon profumo che sento» disse ancora lei, fingendo di guardarsi attorno «qualcuno qui ha fatto un bel bagnetto e adesso sa di mela verde.»
 
«Ioioioioio!» le rispose il suo clone in miniatura tirandola per un braccio «Io l’ho fatto. Con Holly.»
 
«Em… sì, ma solo perché tu mi hai inzuppato d’acqua con la doccetta e con le mani.»
 
«Mi sarebbe tanto piaciuto vedervi» rise lei senza ritegno.
 
«La prossima volta, promesso» le rispose tra i si entusiasti del fratellino e poi aggiunse «e una seconda da soli io e te, mentre siamo ancora sudati e appagati. Un secondo tempo nella doccia ce lo vedo bene, tu no?»
 
Glielo disse sottovoce, avvicinandosi al suo orecchio, mentre Daichi si accoccolava ancora sul suo petto, furbastro. Vide Patty arrossire vistosamente e le rubò un veloce bacio.
 
«Holly, contieniti, non siamo soli» gli sussurrò.
 
«È talmente rilassato dalle tue coccole che non gli importa altro. Come lo invidio.»
 
Poi non ci fu più tempo per stuzzicarla, perché Daichi richiese tutta la loro attenzione che Patty gli concesse senza riserve.
 
«Ti piacerebbe conoscere Mister Wow e Oscar?»
 
Avevano appena portato Daichi a letto – sì, come una vera famiglia e la cosa gli piacque molto – e Patty si era seduta sul letto del bimbo per salutarlo, stava per alzarsi quando il piccolino l’aveva afferrata per un braccio per bloccarla, richiedendo altre attenzioni. Si vedeva che era stanchissimo, ma non era intenzionato a fare vincere Morfeo, così lei lo aveva assecondato. E così gli aveva parlato dei suoi animali.
 
«E chi sono?» le chiese, curioso.
 
«Un bellissimo pappagallo colorato e chiacchierone, e un gattone rosso. Sono di mia nonna, ma adesso è in ferie e li curo io. Ti piacerebbero molto. Se mi prometti che non dirai mai più quella brutta parola, domani mattina ti porto da loro.»
 
E lui promise, felicissimo di conoscere due nuovi amici. Senza rendersene conto, poco dopo cadde in sonno profondo.
Appena tornarono da basso, Holly la prese per mano e si diresse sul divano dove, una volta seduto, se la tirò in grembo. Era bello avere Patty così, con le mani sulle sue spalle e le gambe piegate ai lati del suo corpo, seduta su di lui. Vicini, molto vicini intimamente. Bastava un movimento perché lei si accorgesse del suo stato.
 
«Grazie. Non so come avrei fatto senza di te.»
 
«Di nulla, è stato un piacere e lui è adorabile. Speriamo che davvero non la dica più. Ma com’è successo?» s’informò,
 
«Te la spiegherò più tardi, ora ho ben altro per la testa.»
 
«Ah, sì? E che cosa?» gli chiese passandogli le mani nei capelli e facendolo gemere di piacere.
 
«Signorina Patricia Gatsby, a noi due!»
 
Poi, senza darle il tempo di replicare, si appropriò delle sue labbra a lungo e con passione sempre più crescente e lei lo assecondò in tutto. Non seppe quanto rimasero così, ma a un certo punto – anche se con molta lentezza e riluttanza da parte di entrambi – tutto finì. Patty si sedette accanto a lui, gli sorrise e, poco dopo, con gli occhi sempre più pesanti e si accoccolò sulle sue gambe. Gli era sembrato di sentire un flebile Ti Amo, ma non poteva metterci la mano sul fuoco, dannazione.
Subito dopo si addormentò e lui, di lì a breve, appoggiò la testa sulla spalliera e la seguì.
 
 
 
 
 
Maggie Hutton rientrò molto tardi quella sera, ma sapendo che c’era suo figlio con il piccolo Daichi, era tranquilla. Si era divertita molto con le amiche, decisamente doveva fare più uscite con loro. Con il marito sempre per mare, il figlio maggiore lontano e il piccolino bisognoso di attenzioni, negli ultimi tempi aveva trascurato le sue due più care amiche e questo le dispiaceva molto, meno male loro capivano la sua situazione.
Quando varcò la porta di casa erano da poco passate le 23 e uno strano silenzio regnava in casa, anche se la luce era ancora accesa. Girò l’angolo, si diresse in sala e si bloccò sul posto.
Cosa ci faceva Patty in casa sua? E perché dormiva con la testa sulle gambe di suo figlio? E anche lui era nel mondo dei sogni, con un sorriso beato, rilassato e felice come da tempo non gli vedeva fare.
Ah, che cosa doveva fare con quei due? Ah, una cosa di sicuro, anzi… due! Prima chiamò Marianne, la madre di Patty, per avvisarla e poi… eh, sì, l’occasione era troppo ghiotta per sprecarla così.
 
 
   
 
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