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Autore: jehan du moulin    21/08/2009    10 recensioni
«ti odierò, se potrò. altrimenti ti amerò, mio malgrado»
Harry e Draco, durante un'ordinaria lite scolastica, passano il limite. Il Consiglio Docenti decide, quindi, di affibiare loro un nuovo tipo di punizione, che preveda una convivenza forzata al di fuori del Mondo Magico. Trentun giorni per picchiarsi selvaggiamente, urlarsi contro tutti gli insulti possibili e finire l'anno in tranquillità, senza nuocere ai compagni. Funzionerà?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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otto semplici regole

 

Dunque immaginate di essere nati avvolti da soffici lenzuola di bianca seta. Candide, come il latte. Di esservi stati coccolati fino ai primi anni di vita, quando siete passati a meravigliosi vestiti di cashmere per l’inverno e morbido cotone marcato dai più prestigiosi sarti per le stagioni estive. Immaginate di aver mosso i vostri primi passi in un enorme Maniero che avete imparato a conoscere ed ad amare in ogni sua più minuta sfaccettatura. Di averne apprezzato i suoi prati circostanti e di aver piacevolmente assaporato il dolce sapore del lusso. Bene, immaginate dunque che alla tenera età di undici anni la vostra vita sia stata improvvisamente sconvolta da un terribile trauma, quale il passaggio dal possesso di un’intera ala di un castello tutta per voi e per i vostri vizi, le vostre seti di cultura e gioco, al possesso di un misero letto a baldacchino in una stanza divisa con una decina di altri mocciosi rompiscatole di cui la metà insopportabili e perlopiù già conosciuti in innumerevoli cene scomode.

Ci siete? Perfetto. Comprenderete quindi che quando il ragazzino che aveva vissuto tutto questo, trapiantato per la terza volta in un domicilio che, a prescindere, avrebbe odiato, alla vista del appartamento al quinto piano, con vista unicamente su un vicolo e un ristorante cinese aperto ventiquattrore su ventiquattro, con un unico bagno, una camera da letto, un salotto con angolo cucina, ecco, comprenderete che il suddetto ragazzo la prima cosa che sia riuscito a fare non appena riprese le facoltà mentali sia stata quella di emettere un lungo, ponderato, preparato, acuto, grido.

 

« E’ uno scherzo. Sì. Deve essere così. Non c’è altra spiegazione. Ommiodio. Potter, Merlino santissimo, dimmi che è un dannato scherzo »

 

« Stai iperventilando… » osservò pratico il moretto, sorvolando sull’aspetto vagamente femminile che assumeva l’altro ragazzo in situazioni di panico.

 

« Non mi pare di averti insultato, Potter! Oh ma sono certo che dovrei farlo! E non fare quella faccia da chi la sa più lunga, sai. Solo perché hai dormito in un sottoscala per undici anni! Ma io dico! Non potevi restarci? Tutto questo casino per un idiota come mille che ha deciso di fare l’eroe »

 

« Credo ci sia una farmacia qui sotto »

 

« Bhè, sai cosa ti dico? Ci vivi tu in questo… questo… coso! Sì, in questo coso. Buco. Tana per topi. Uhmpft. Scommetto che è sporchissimo. Pieno di scarafaggi e… oh non dirmi che dobbiamo anche pulire. Sappi che lo farai tu. È tutta e solo colpa tua se siamo qui. »

 

La porta si era intanto richiusa alle loro spalle e il giovane calmo aveva già iniziato una veloce perlustrazione della casa, abbandonando le valigie nell’ingresso.

 

« Dovrebbero vendere del valium » continuò la linea di pensieri intrapresa poco prima, lanciandosi su quello che sembrava un comodo divano.

Non aveva nemmeno fatto in tempo a sistemarsi appena che subito Malfoy decise che l’idea non gli dispiaceva e, incurante del fatto che ci fossero le sue gambe ben stese sui cuscini, vi si lasciò ricadere con grazia e nonchalance, continuando a blaterare, ignorando volutamente l’urlo di dolore che mandò Harry.

 

« Basta » sbottò infine il Grifondoro.

 

« Che? » a quanto pareva bastava fare la voce grossa per accaparrarsi l’attenzione dell’altro essere presente nella stanza.

 

« Ci servono delle regole o giuro che ti ammazzo prima dei trenta giorni»

 

«  Mhpft. Non potresti. Non sei un assassino » voce miagolante che non tenne conto affatto degli eventi di appena un anno prima.

 

I nervi di Harry si tesero in un attimo. I muscoli si tesero, le nocche strinsero in un pugno.

 

Potete scannarvi, picchiarvi, uccidervi e tutto quello che volete

 

Piton era stato chiarissimo. Cristallino.

Dunque, adempiendo alla richiesta formulata dal professore in un attimo il corpo di Harry sovrastò completamente quello di Draco, premurandosi di tenergli fermo il polso con la mancina si appropinquava ad spaccargli in naso con la destra.

 

Nonostante i fatti successivi alla morte di Silente, il Giugno precedente, che avevano provato l’innocenza del biondo causando l’incarceramento di una serie di personaggi (il Professor Piton, a malincuore di Harry, era rimasto fuori dalla cattura, rimanendo in carica come Preside effettivo della scuola), il Grifondoro non aveva ancora accettato del tutto l’innocenza e il ricatto che erano stati imposti a Malfoy e a tutti quello che ne poteva conseguire (come, ad esempio, nessun tipo di condanna o il fatto che non poteva prendersela esplicitamente con lui per quanto era accaduto) ed era quindi soggetto a sbalzi di umore se una serie di parole magiche venivano pronunciate dallo stesso.

 

« Tu sì, invece, vero Malfoy? » urlò vagamente sovraeccitato.

 

« Llllevati, Potter. Mi stai schiacciando » bofonchiò, rotolando appena di lato, quanto bastava per farlo cadere al suolo con un tonfo sordo.

 

« Ouch » protestò.

 

« Da quando soffri di schizofrenia, Potter ?»

 

°

 

« Regola numero 1: – lesse ad alta voce Harry, ignorando le proteste sul biondo – il divano è del primo che ci arriva. Interamente. Non ho la minima intenzione di condividerlo con te, Malfoy. In nessun caso.  »

 

« Non ho ancora capito perché devi essere tu a fare le regole »

 

« Perché sì. Se vorrai potrai aggiungerne qualcuna, felice ?»

 

« Non vedi? Salto di gioia. » stirò un sorriso bieco, facendogli cenno di continuare.

 

« Regola numero 2: la stanza da letto è divisa a metà. Le tue cose non devono invadere la mia metà, e viceversa. »

 

« Passi. Vai avanti. »

 

« Regola numero 3: la mattina, il bagno: ti concedo dieci minuti. Essendo sprovvisto di chiave mi è concesso entrare »

 

« CHE COSA?? »

 

« Sono le regole, Malfoy. E ora non rompere.  Regola numero 4: il lunedì, mercoledì, venerdì e domenica cucino io. Il martedì, giovedì e sabato tu. Chi non cucina lava la casa. Non fare quella faccia. Va fatto se vogliamo convivere.  »

 

« Io non voglio convivere »

 

« Regola numero 5: le visite. Niente ragazze dopo mezzanotte. Non ho intenzione di sentirti scopare oltre un orario decente »

 

« Oh sì, certo!  Regola numero 6: Niente gufi oltre le otto. »

 

« Perché, di grazia ?» era vagamente sbalordito.

 

« Perché puzzano. E perché lo dico io. »

 

« Regola numero 7: evitiamo le botte, dialoghiamo…? Ma questa non l’ho scritta io. » si chinò sulla pergamena per leggere meglio. La scrittura che riconosceva non era certo la sua e nemmeno quella di Draco (aveva imparato a conoscerla con gli anni e le minacce scritte). Dunque, supponeva, doveva essere di qualcuno che si era divertito a modificare la pergamena.

Dopo qualche secondo apparve un ultimo, semplice punto:

 

Regola numero 8: le luci della camera da letto devono rimanere necessariamente spente oltre le undici.

Professoressa M. McGranitt.

 

« Bene, grandioso – alzò lo sguardo dal foglio, osservando il compagno di sventure – gioisci Malfoy, ci controllano a vista – sospirò – io vado a stendermi sul letto, okay? »

 

« Non russare. Non muoverti. Non bofonchiare. Non parlare nel sonno. Voglio immaginare che tu non esista. »

 

L’urlo raggiunse l’orecchio di Draco pochi secondi dopo.

« Che diavolo succede, Potter ? » ringhiò, chiudendo gli occhi e coprendosi il viso con le mani.

 

« Malfoyyyy … »

 

« Checc’è ?»

 

« Il letto…»

 

« Che? Qual è il problema ?»

 

« E’ matrimoniale… »

 

tonc!

°

Si insinuò con movimenti rapidi, seguendo una linea precisa. Sottile e impercettibile, il suono appuntito come aghi scivolava sul padiglione auricolare saccentemente, perforando lo strato di sonno e raggiungendo l’udito raggiunse anche lo scopo prefissato.

 

« Spegnilaspegnilaspegnila » un grido altrettanto acuto proclamò il felice e definitivo risveglio di Harry , che alzò la testa dal pavimento.

 

(« Tanto sei abituato a dormire in posti degradanti e scomodi, no Potter ?» « Oh certo Malfoy. Ormai li considero casa mia. » « Ogni volta che vedi un sottoscala ti viene la nostalgia, eh Sfregiato? » « In attesa che tu apprenda il significato della parola ‘ironia’ è okay, va bene, dormo sul pavimento. Ma solo perché altrimenti la tentazione di soffocarti nel sonno sarebbe troppo forte » )

 

« Ma che cosa diavolo … ?»

 

Una sveglia.

A quanto pareva quella casa non era solo piccola, ma era anche dotata di prototipi elettronici fastidiosi. Era, tuttavia, differente la domanda che nella mente di Harry si stava rischiarando: una sveglia serve, appunto, a svegliare i diretti interessati ad un orario preciso. Se l’orario è preciso e non uno a caso significa che vi è qualcosa da fare. Di solito se il qualcosa da fare è di mattina, di mattina presto (l’orologio appeso al muro, decisamente chic, a forma di gufo, segnava le sette e qualche minuto), non è mai qualcosa di buono.

 

« Spegnila » piagnucolò ancora il biondino, con le mani sulle orecchie e una faccia da bambino.

 

Sotto alla sveglia era posta una pergamena, arrotolata con cura che Harry era sicurissimo non c’era la sera precedente.

Dunque la prese, srotolandola con calma (e spegnendo la sveglia con un mano) e preparandosi al peggio.

 

Alla cortese attenzione dei Signori Malfoy e Potter

 

« Uh uh il mio nome è prima del tuo! »

« Si chiama ordine alfabetico, Malfoy »

« Non mi interessa. Io sono prima »

 

E’ mio preciso intento informarvi che la vostra permanenza nella cittadina di Cambridge non sarà infruttuosa. È stato deciso, dal collegio docenti, che non potete permettervi ben trenta giorni di vacanza unicamente per risolvere delle faide fra voi.

Sebbene il professor Lumacorno non sia favorevole (è particolarmente ansioso che voi lo sappiate) prenderete parte, da questa mattina, alle lezioni del King’s College, una prestigiosa quanto mirabile scuola babbana.

 

« E’ uno scherzo. Vogliono prendermi in giro »

« Calmati Malfoy. Non sarà nulla di traumatico »

 

Svolgerete i compiti, eseguirete ogni compito che i vostri professori vi richiederanno.

È, inoltre, di particolare importanza che le vostre identità e i vostri alibi siano credibili. Prenderete dunque le parti di due studenti in visita da Edimburgo. Il Professor Piton ha già provveduto a parlare con il preside della vostra scuola. Vi aspettano per le otto, sul tavolo troverete tutti i libri di testo che vi occorrono.

Siete pregati di indossare un abbigliamento consono all’ambiente babbano (mi riferisco a lei, Malfoy)

 

« Che… che cosa vorrebbe dire ?»

« Che i tuoi vestiti da Granduca d’Inghilterra non sono adatti »

 

Da domani, tuttavia, vi verrà consegnata la divisa per la scuola e le informazioni necessarie.

Buona permanenza, ci auguriamo di rivedervi entrambi respiranti.

Professoressa M. McGranitt.

 

« Malfoy non piangere »

« Non sto piangendo »

 

Il terzo rintocco dell’orologio ebbe l’accortezza di spezzare quel quadretto, informando i due adolescenti che avrebbero fatto bene a sbrigarsi.

 

« Andiamo »

 

Si mosse rapidamente il moro, imboccando la porta per la cucina e cercando con lo sguardo la pila di libri che gli erano stati anticipati. Materie che credeva di aver abbandonato con la conclusione delle elementari ora gli si presentavano nuovamente, smaglianti e colme di quel fascino che sperava di non trovare mai più.

 

Venti minuti dopo erano davanti alle scalinate della scuola.

 

« Ricapitoliamo – bofonchiò Draco, osservando perplesso l’entrata del luogo – noi siamo due… cugini, sì, come se fosse possibile credere una cosa del genere, siamo due cugini scozzesi, odio gli scozzesi, in visita per provare la scuola e l’iscrizione per l’anno prossimo »

 

Harry guardava quel luogo con un fascino particolare. Di tanto in tanto piccoli gruppi di ragazzi e di ragazze gli passavano accanto e nessuno di loro pareva interessato a lui o a quello che aveva sulla fronte, mentre buona parte della popolazione femminile che li aveva superati aveva fermato la propria attenzione su Draco per un lasso di tempo decisamente più lungo di quanto non avesse concesso a lui.

 

« Potter mi ascolti o mangi sassi ?»

 

« Eh? »

 

« Tu ti chiami – lesse il biglietto trovato nella tasca della giacca, altro regalo della Professoressa tanto detestata – Sean – una smorfia trafisse il volto di Harry – Sean McEwan – che cognome orribile – e io sarò – la scrittura doveva essere quasi incomprensibile per Draco – Paul McEwan »

 

« Sean e Paul, capito » ripeté quasi a macchinetta il Grifondoro. Era come rimanere ipnotizzato da quel luogo. Una specie di ritorno al passato. O più probabilmente la domanda che per anni, nel silenzio della notte, si era posto e a cui non aveva mai trovato risposta. E se non fosse mai stato un mago? La sua vita come sarebbe stata? Diversa, certo, ma in che modo?

 

« Questa farsa è vagamente detestabile » commentò, alzando gli occhi al cielo.

 

« Non iniziare a rompere. Andiamo, è tardi. »

 

« Certo Sean ma, di grazia, dove? Non sappiamo nulla se non i nostri nomi! »

 

« Muovi quel tuo didietro d’oro, Paul»

 

Alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente.

« Certo mio salvatore! Ecco nuovamente che Potter trova il modo di tirarci fuori dai guai! Sia lode a te, oh prescelto » in tutta risposta Harry accelerò il passo, lasciandolo solo nel arioso ingresso della scuola.

 

« Fanculo Sfregiato del cazzo »

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Chiedo scusa per l'immenso ritardo. Ammetto di averla considerata un fiasco (?) inizialmente. Tuttavia, ripreso lo slancio ho già buttato giù i tre capitoli successivi che pubblicherò a distanza di tempo ragionevole (entro poco, promesso).
Mortificato,
Jehan.
  
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