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Autore: _FallingToPieces_    17/11/2020    1 recensioni
La storia di due ragazze ossessionate dalla vendetta e dal potere, i cui destini si intrecceranno con quelli del folle Sirius Black e del tormentato professor Lupin.
La fuga da Azkaban di Black riporta alla luce tutto ciò che è accaduto nella vita di Olivia e Gwen a partire dal primo giorno del novembre 1981.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Fenrir Greyback, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 2

Buonanotte, allora



 

La Stamberga Strillante era un posto cupo e pregno di un silenzio ingombrante. Non vi era quasi mobilia, e là dove si aveva la fortuna di trovarla bisognava vedersela con grossi insetti, polvere e ragnatele.

Gwen non la odiava né la temeva, ma tra quelle mura scricchiolanti si sentiva a disagio dacché vi aveva messo piede.

Sirius Black incrementava il disagio, trasformandolo quasi in paura.

L’aveva osservato abbuffarsi di cibo e ridacchiare tra sé. Per quasi tutto il tempo che avevano trascorso insieme sotto quel tetto, aveva ridacchiato.

Gwen deglutì, quella sera, guardando la luna dalle fessure tra i tavolati della finestra sporca.

«Luna piena, eh?» borbottò lui, gustandosi con avarizia un piatto di uova. Gwen le aveva recuperate nel mondo babbano, ma non era sicura che fossero ancora buone. Del resto, non le interessava più se Black stesse male per un’intossicazione alimentare. Più? No, non le era mai interessato.

Annuì, a questo pensiero o come risposta al borbottio.

«Sei sempre così chiacchierona?» commentò l’uomo, dopo aver bevuto con piacere un bicchiere di vino rosso, anche questo rubato da una bettola poco lontana.

«Non sono abituata a parlare con gli assassini» ribatté lei, e distolse lo sguardo dal suo, attento e penetrante.

Sirius Black smise improvvisamente di assaltare il bacon bruciato che spuntava tra i pezzetti di uova strapazzate. Le regalò un’occhiata lunga e fissa, quasi sorpresa. A Gwen, che controllò di sfuggita, sembrò di cogliere della delusione.

«Touché» sorrise infine lui, e riprese la forchetta in mano. I capelli unti e disordinati gli ricadevano già sulla fronte.

Gwen si strinse nella maglia, rabbrividendo ad un tratto per il freddo che filtrava dagli spifferi. Stette per avvisarlo che sarebbe andata a letto, ma non avrebbe avuto senso dirglielo. Tanto non gli sarebbe importato. E, soprattutto, a lei non importava farglielo sapere.

Si limitò a sorpassarlo, non senza esitare (e non senza lanciargli uno sguardo obliquo), e salì le scale quasi di corsa. Si sdraiò nella brandina, tutta rosicchiata dai tarli, della camera in fondo al corridoio e si rannicchiò, accorgendosi con rammarico di aver dimenticato la coperta di sotto.

Non sarebbe scesa a recuperarla, non voleva incrociare gli occhi sofferenti e ambigui di quell’assassino, non voleva mostrarsi così rigida in sua presenza e non voleva sentirsi a disagio.

Non c’era neanche il cuscino. Solo la branda dal materasso duro, un armadio di legno scuro e il letto a baldacchino in stile barocco, che le sembrava così comodo e caldo ma che, per orgoglio, all’inizio di quella convivenza forzata, aveva rifiutato. Non aveva voluto accettare la concessione di quel criminale, non si era fidata della sua strana gentilezza, e aveva preso per sé il giaciglio sistemato nell’angolo polveroso e circondato da ragni.

Ora se ne pentiva, come si era pentita tutte le notti precedenti. Non avrebbe ceduto, però.

Si disse di resistere, se lo ripeté sottovoce, stringendosi le ginocchia al petto. Aveva un obiettivo, e Black era un mezzo per raggiungerlo.

Ma era attratta da lui. Lo sentiva, lo sapeva. L’aveva capito guardandolo la prima volta di sottecchi, quasi sei settimane prima. Nonostante la sporcizia addosso, l’odore che emanava, lo sguardo da pazzo furioso e la fama che lo precedeva.

Udì dei passi avvicinarsi, sulle scale. Chiuse immediatamente gli occhi.

L’olezzo che si accostò a lei le fece figurare di averlo davanti. Il cuore le balzò in gola.

Cercò di restare immobile, mentre le mani di Black stendevano una coperta sul suo corpo minuto. Era certa di star sudando.

Sirius Black sorrise, o liberò uno sbuffo dal naso. Gwen non capì, non potendo vedere. Perché ridere? Rideva di lei?

In quel momento, la sua unica preoccupazione era quella. Assurdo. Avrebbe dovuto tremare al pensiero che lui potesse aggredirla, o ucciderla come si diceva che avesse fatto con tredici persone per mezzo di un’unica maledizione.

«Buonanotte, allora.»

Non l’avrebbe uccisa. Gwen ne era sicura, ne fu sicura. Aveva colto una sfumatura divertita nella sua voce.



Angolo Autrice
Buonasera!

Eccoci con il nuovo capitolo, molto corto anche questo. Era già pronto, così mi sono detta "perché aspettare?" e ho aggiornato. In realtà aspettavo di vedere se le recensioni sarebbero salite, devo ammetterlo. Così non è stato, ma non importa, mi fa comunque piacere condividere questa storiella con chi abbia voglia di leggerla ^^
In ogni caso, menzione particolare a cussolettapink per aver letto e commentato così tempestivamente. Grazie 
In questo secondo capitolo ho introdotto Gwen e si è visto Sirius. Io spero davvero di averlo descritto in maniera decente e fedele all’originale, è stradifficile avere a che fare con personaggi simili. Come vi è sembrato?
Immagino avrete un sacco di dubbi e sarete confusi, io stessa lo sono, ma piano piano, se la storia procederà bene, ogni cosa si andrà delineando in modo chiaro.
Spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate finora, sarebbe molto utile e mi riempirebbe di felicità! Vi ringrazio per aver letto!
_FallingToPieces_

  
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