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Autore: Chiara PuroLuce    20/11/2020    6 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel fine settimana a casa dei suoi era stato estenuante. Meno male c’era Julian con lui a tenergli alto il morale e ne aveva approfittato. A dire il vero anche Daichi, che lo aveva eletto suo zio preferito della Nazionale.
Lui avrebbe tanto voluto correre da Patty il giorno dopo, ma sua madre l’aveva bloccato con piglio deciso:
 

 
«No, mio caro Holly» gli aveva detto con un tono che non ammetteva repliche «tu non ti muovi da qui. Lunedì è meglio. Io lo so che tu la ami e desideri starle sempre accanto, ma lei sarà ancora galvanizzata dalla festa e non ti darà retta. Datti del tempo per riflettere su come è meglio agire e metti in conto che lei sarà sconvolta dalla scoperta. Certo che tu e sua nonna l’avete combinata grossa. Meno male che ci sarai tu, Julian, con lui» aveva concluso poi guardano l’amico che le aveva sorriso di rimando, imbarazzato
 
«In realtà, mamma, anche lui ha teso una trappola a Amy e allora perché non lo metti in guardia?»

«Perché lei è la mia fidanzata, Holly» gli aveva risposto lui, il traditore «e lei capirà certamente che l’ho fatto per amore suo e senza secondi fini» e lì sua madre e suo padre – già, era tornato – avevano applaudito le sue parole. Traditori, tutti quanti.

 
E lunedì era arrivato e ora, a metà mattina, si trovavano fuori dalla porta delle ragazze con il cuore in gola e una paura fottuta nelle viscere. Almeno lui, Julian era fresco come una rosa e non vedeva l’ora di sganciare la notizia bomba alla fidanzata e di festeggiare privatamente. Lui, invece, si stava contorcendo le mani dall’ansia.

 
«Ok, ci siamo, è l’ora della verità» disse all’amico e poi bussò.

Toc toc. Toc toc. Toc toc.
 
«Arrivoooo!» urlò la voce di Amy dall’interno «Oh, ma che… ciao!» gli disse poi quando li vide.

«Ciao cara» esordì Julian prendendola tra le braccia e baciandola dolcemente senza darle il tempo di replicare.

«Ciao a te, tesoro» gli rispose lei con un filo di voce una volta terminato l’assalto del fidanzato e poi accorgendosi di lui disse «ciao capitano. Ma, ma che succede, non vi aspettavamo e non certo a quest’ora.»

«Ci fai entrare? Abbiamo una cosa da dirvi. No, non agitarti, nulla di brutto, almeno spero» esordì lui.

Non appena lei si fece da parte, i due amici entrarono e subito Mister Wow si attivò.
 
«Capitano, oh mio capitano!»

«Ehi, amico pennuto. Mi sei mancato. Ciao anche a te, genietto» gli disse accarezzandogli il petto giallo e subito se lo ritrovò sulla spalla.

«Allora, ditemi, cosa vi porta qui? Deve essere importante, lo vedo dal tuo nervosismo Holly.»

«Em … sì. Dov’è la mia Patty?» disse lui guardandosi in giro, non voleva iniziare senza di lei.

«May day, may day!» intervenne Mister Wow.


«Non ti piacerà la mia risposta, temo» rispose l’amica, improvvisamente agitata «vuoi una tisana calmante? In realtà sarei io quella ad averne bisogno.»

Poi andò in cucina, scaldò del liquido ambrato in tre tazze e tornò da loro che, nel frattempo, si erano messi comodi al tavolo della cucina. Holly annusò quell’intruglio e…
 
«Oh, santo cielo che puzza tremenda. Dì, vuoi avvelenarmi o resuscitare qualche morto, per caso?»

Anche Julian annusò la sua tazza e fece una smorfia disgustata, prima di allontanarla da sé con decisione.
 
«Funziona! Puzza, ma è buonissima. Strano tu abbia detto così sai? Tempo fa mi disse la stessa cosa anche Patty, ma poi l’ha bevuta e ha fatto effetto. Ed era molto agitata, visto che, qualcuno, le aveva appena detto di disfarsi di una delle sue puttanelle per conto suo.»

«Ecco, sì e mi dispiacerà per sempre per questo» le disse lui e poi aggiunse «e adesso, me lo dici dove si trova?»

La vide fissare Julian come per farsi coraggio e poi, guardandolo seria dritto negli occhi lanciò la bomba.
 
«Da Steffen.»

Cooosaaa? Aveva capito male, vero? Ma la faccia sconvolta dell’amico, purtroppo, gli confermò che il suo udito funzionava ancora bene.
 
«Stai scherzando, vero?» le chiese aggrappandosi al tavolo con forza.

«No. Ma… Holly, per favore, non farti film mentali adesso, non è come pensi tu.»

«E dimmi, visto che lo sai, a cosa sto pensando?»

«A loro due intenti a baciarsi appassionatamente e a ridere di te» rispose lei senza mezzi termini.

Holly rifletté un poco su quelle parole. Caspita, ci aveva azzeccato in pieno.
 
«In effetti… sì, brava, quella è proprio la scena che mi è venuta in mente. E allora, se non stanno dando sfogo alla loro passione… perché lei è andata da lui? Da quanto è via? Cosa aveva da dirgli di tanto urgente che non poteva aspettare? Ma quello lì non lavora in proprio, ora? Non ha degli impegni?»

«Ehi, ehi, calmino amico. Non entrarmi in panico. Ci sarà sicuramente una spiegazione, vero, Amy cara?»

«Sicuramente c’è, ma non la so.»

«Sì, certo, come no. E tu, la sua migliore amica, sei all’oscuro di una cosa del genere. Amy, sputa il rospo.»

«Holly, davvero, non lo so. Mi ha detto solo che doveva parlarci e che sabato si sono accordati per trovarsi da lui stamattina. Non mi ha detto altro.»

«Da lui» sussurrò e poi più forte «Da lui, dannazione! Quindi non sono in terrazza, ma proprio in casa sua. Cazzo. E come ti è sembrata? Nervosa, impaziente, emozionata? Si è messa in tiro?»

«Devo chiedere un avvocato o la smetti di interrogarmi?» gli rispose lei «E bevi quella tisana che ti serve. Non uscirai da qui prima di averla finita.»

«Amy…» iniziò lui, ma fu subito bloccato da Julian.
 
«Amico, fa come ti dice che questa non scherza su certe cose. Anche se sono disgustose. Cara, io passo ok?» e quando le i lo guardò male aggiunse «Non ho bisogno di calmarmi.»

Holly affrontò l’intruglio e…

«Bleah, cof cof» tossì subito dopo il primo lungo sorso «Julian, se muoio, voglio che la tua innamorata qua sia arrestata per omicidio preterintenzionale» e poi aggiunse vedendo che stava per replicare «l’ultimo desiderio di un moribondo non si può ignorare.»

«Oh, ma quanto la fai lunga» gli rispose l’amica fingendosi offesa, o lo era per davvero? «sono anni che io la bevo e sto benissimo» gli disse poi bevendo la sua senza problemi.

«Masochista!» sentenziò lui con Julian accanto che confermava con la testa.

«Ma… ma perché non iniziate a dire a me come mai siete qua?» chiese l’amica a entrambi.

«No! Insieme è meglio, fidati» gli rispose Julian.

«Ok. Capitano, hai intenzione di tenere Mister Wow sulla spalla ancora a lungo?» chiese poi l’amica «Sembri un pirata.»

Suo malgrado, Holly si mise a ridere. Non si era nemmeno accorto che il pennuto non se ne era andato per tutto quel tempo.
 
«Non mi dà fastidio» rispose lui e poi chiese all’Ara «vero bellezza pennuta? Dimmi, ti sto simpatico, almeno un po’?»

«Simpatico… ma scemo» (Lui è peggio di me)

Quella frase, dopo un attimo di smarrimento, fece ridere tutti e, suo malgrado, la ritenne molto vera. Però aveva bisogno di divertirsi un po’ e quindi stette al gioco.
 
«Ma dico, non sei molto gentile. E dire che tu mi sei molto simpatico, invece. Perché sarei scemo?»

«Marcala stretta, futuro marito. Datti da fare e dacci dentro.»

Quella frase ammutolì tutti che rimasero a fissare Mister Wow, sconcertati.
 
«Che… che cosa ha appena detto?» chiese con un filo di voce Amy.

«Ho sentito bene? Ha detto… dacci dentro?» specificò Julian.

Holly rimase in silenzio un po’ più a lungo e poi esclamò rivolto all’Ara:
 
«Ma io ti adoro!»

«Cosa? Holly, ma stai bene?»

«Benone, Julian. Vi spiego» disse poi vedendoli fissarlo «ricordate quando nonna Nozomi è venuta al ritiro armata di biscotti?» e quando gli amici annuirono continuò «ecco, prima di andare via, mi ha abbracciato e mormorato qualcosa. Bene, Mister Wow deve averla sentita e ora me l’ha ricordata.»

«Vuoi dire che la nonna ti ha…»

«Incoraggiato a spingermi oltre con sua nipote. E io che me l’ero dimenticata, ma come ho potuto.»

«Memooooooria cortaaaa. Lecitina di soia, un cucchiaino nel latte. Pesce, tanto pesce. Smemorato.»


«Hai ragione Mister Wow, meno male che ci sei tu» gli disse ridendo, seguito dagli amici.

«Mister Wow, ricorda alla nonna la medicina per la memoria, ok? Oook. Fatto. Nooonna sbadata. Mister Wow, bravo, eccoti il premio. Gnam, gnam.»

A quelle parole Holly vide Amy alzarsi, recuperare qualcosa da un armadietto e strizzare l’occhio dall’Ara che la stava fissando, facendo uno strano verso. Poi tornò al tavolo, appoggiò qualcosa sopra e gli indicò di prenderselo puree Mister Wow corse a mangiare, senza farselo ripetere due volte.
 
«Semi di girasole. Ne va matto. È stato bravo, merita il premio, ha ragione» spiegò poi ai due ragazzi.

Tutti rimasero incanti dalla delicatezza con la quale il pennuto mangiava la sua manciata di semi e nessuno fiatò fino a che ebbe finito, poi lo videro tornare sul trespolo. Il suo lavoro, dopotutto, l’aveva fatto e ora doveva riposare. Di lì a poco si appisolò.
 
«Holly, hai intenzione davvero di seguire il consiglio della nonna?» gli chiese Amy.

«Oh, sì, ora più che mai. Io amo Patty e non ho intenzione di perderla. Lei sarà mia, in tutti i sensi e per sempre» affermò con decisione.

«Ok, era ora ti svegliassi, amico» gli disse Julian, poi si rivolse alla fidanzata «tu dici che sarà una cosa lunga di là?»

«Mh… no, non credo, ma quando quei due sono insieme non si sa mai. Mi spiace che hai fatto tutta questa strada per niente Holly, ma non potevi mandarle un messaggio prima di partire?»

Ma che stava dic… oh, giusto, lei ancora non poteva sapere la novità.
 
«No, volevo farle una sorpresa e invece l’ha fatta lei a me. Oh, ma io l’aspetto. Se voi due volete spassarvela nel frattempo, fate pure, io vado da Vanesia. Abita sotto di voi, giusto?»

«Cosa e tu come…»

«E se non erro è specializzata in massaggi per… scaricare un certo tipo di tensione, o sbaglio? No, perché in questo periodo ne avrei in eccesso. Ritenetevi fortunati voi due» disse poi, vedendoli arrossire di botto «a più tardi. Mandatemi un messaggio quando è tornata, se non siete troppo impegnati a fare altro.»

Poi gli strizzò l’occhio e se ne andò in cerca del bel… no, della bella donna africana che, sola, poteva davvero aiutarlo. Non aveva mai fatto una cosa del genere, ma c’era una prima volta per tutto, no?
 
«Tutta colpa tua Patty, se solo ti lasciassi andare un po’ di più con me…» poi guardò la porta chiusa del vichingo e aggiunse «sbrigati a uscire da lì o giuro che entro a prenderti con la forza. Non farmi scherzi, amore mio» e poi iniziò a scendere le scale.
 
 


 
«Quando ti avevo detto di non farti trovare nudo… non scherzavo, Steff!»

Patty era arrivata a casa del norvegese da pochi minuti e già era in imbarazzo. Cavoli l’aveva già visto nudo e non le aveva dato fastidio minimamente, anzi… ma allora perché adesso…
 
«Non sono nudo, tesoro mio, ho i boxer. E scusa se mi piace mettermi comodo in casa.»

«Però sapevi che sarei arrivata stamattina e che, che… oh, insomma, non puoi metterti una maglietta sbracciata sopra? Cavoli, tutti quei muscoli in vista mi distraggono e non ne ho bisogno» gli confessò.

E lì, Steff, scoppiò a ridere senza ritegno.
Beato lui che se la ride della grossa, pensò, Io avrei solo voglia di mollarlo qui da solo e tornarmene a casa. Insomma, ma un discorso serio con lui lo posso fare senza essere distratta da qualcosa?

 
«Non potresti spogliarti anche tu che facciamo prima?» le propose raggiungendola e piegandosi e baciarla lievemente sulle labbra, prima di scendere a martoriarle il collo.

«Steff!» lo riprese lei con decisione «No! Non puoi sempre fare così e pensare di farla franca.»

«Così… come?» disse lui staccandosi dalla sua pelle e guardandola negli occhi con fare incuriosito.

«Io che cerco di parlarti e tu che cerchi di distrarmi con le tue labbra e le tue mani» gli disse, ricambiando lo sguardo, ma con durezza.

Lui la guardò con stupore e poi capitolò.
 
«Ok, hai vinto tu. Vado e torno» cedette lui vedendo che lei non arretrava di un passo dalla sua posizione «Faen (Cazzo) Patricia, sei un osso duro» le disse prima di andarsene in camera.

«E non hai ancora visto niente» mormorò lei, quasi in un sussurro.

Inutile negarlo, quell’atteggiamento l’aveva infastidita. Lei era di Holly. Sua e solo sua. Solo lui poteva baciarla, ovunque, senza essere fermato da lei. Si prospettava duro il confronto, ma – cascasse il mondo – non sarebbe uscita da lì senza aver chiarito la loro situazione. Quel giorno, Steff il vichingo, avrebbe conosciuto Anego.
Aveva ragione Maggie, quel ragazzo non l’aveva ancora vista in versione combattiva e non poteva dire di amarla totalmente, mentre il suo Holly… oh, lui aveva visto di più Anego che Patty in vita sua, ma nonostante tutto, le amava entrambe.
Cinque minuti dopo Steff tornò e per fortuna era vestito, questa volta. Pinocchietto verde militare e maglietta in tinta.

 
«È di tuo gradimento?» le disse facendo una giravolta a braccia spalancate.

«Meglio, grazie.»

«Sediamoci» le propose poi indicandole il divano «terrò le mani a posto e anche le labbra, ok?»

«Ci conto» gli rispose lei «perché quello che sto per dirti è qualcosa di molto serio che non prevede effusioni di nessun genere.»

Patty tirò un bel sospiro e si prese del tempo prima di iniziare.
 
«Steffen, io ti adoro lo sai. Non mi interrompere, per favore» gli disse poi vedendolo aprire la bocca per dire qualcosa.

«Va bene, continua pure» le rispose facendosi il segno della cerniera sulla bocca.

«Grazie. Giorni fa mi hai chiesto di prendere una decisione definitiva su te e Holly, su chi amassi realmente. Steffen tu mi piaci tantissimo. Mi fai ridere, mi vizi, mi fai sempre mille e più sorprese, mi fai sentire bene e importante. Sto bene con te, davvero e mi spiace tantissimo quando discutiamo. Mi piacciono molto anche i tuoi baci, ma…»

Ma non riuscì a terminare la frase perché Steffen si protese verso di lei, la baciò con passione, facendola distendere sul divano. Oh, cavoli.
Qualcuno mi aiuti, e adesso come faccio a fargli capire che ha preso un abbaglio? Non mi sembrava di avere detto che ho scelto lui, proprio per niente. Holly dove sei? Ok, Patty, è ora di reagire e… e sì, di interrompere questo bacio. Uno, due e…

 
«Steff» lo chiamò, cercando di scostarlo da sé senza successo «Steff, smettila, no!»

«Come? Ehi, sbaglio o hai appena detto che la tua scelta è caduta su di me? E allora che ti succede adesso?»

«Che mi… che mi…? Levati che te lo spiego meglio» gli disse dandogli uno spintone e sollevandosi da quella posizione.

No, decisamente stare lì seduta era pericoloso, meglio scendere e camminare avanti e indietro. E così fece.
 
«Ho detto, e apri bene le orecchie questa volta, che mi piaci, sì, è vero, ma… non, non ti amo!»

«Scusa, puoi… puoi ripetere?» le disse lui dopo un attimo di smarrimento.

«Non. Ti. Amo!» scandì bene lei e poi aggiunse «Amo il mio Holly. In realtà non ho mai smesso di amarlo e l’ho capito solo da poco.»

«Che cooosa? Hutton? Ami lui? Stai scherzando» e quando la vide scuotere la testa aggiunse «dopo tutto quello che ti ha fatto? Tu stessa mi hai raccontato che passava di ragazza in ragazza molto facilmente, davanti a te che soffrivi a vederlo così e lui se ne è sempre fregato della cosa. Tu stessa mi hai detto che ti ha sempre trattata da schifo. E tu che fai? Ti fai trattare come una sgualdrina da lui e ti credi innamorata» sbottò, saltando in piedi a sua volta e prendendo a muoversi per la casa.

Sgualdrina a me? Sgualdrina a me? Oh, questa me la paghi!, pensò.
 
«Ritira subito quello che hai detto.»

«Mai! E sai perché? Perché è la verità.»

«Io non sono la sgualdrina di nessuno» gli rispose piantandosi davanti a lui con le mani sui fianchi e fissandolo negli occhi con aria determinata «Io lo amo e lui mi ama.»

«Ah, bella questa. A parole sono bravi tutti a dirlo» le urlò contro.

«Lui mi ama» ribadì «e me lo dimostra sempre e semmai sono io quella che non riesce a dirglielo.»

«Perché sai che gli diresti una bugia.»

«No. Perché so che sono una vigliacca quando si tratta dei miei sentimenti per lui e… e… ma poi perché sto qui a dirlo a te. Fatto sta che io ora so, che il mio cuore e la mia testa ora sanno e... e il nome che gridano… non è il tuo, Steff.»

Era vero. Holly. Suo e solo suo era il nome con cui si svegliava al mattino e si addormentava di notte.
Era necessario che Steff capisse che anche l’amore che provava lui per lei, non aveva futuro e non solo perché era a senso unico, ma perché lui credeva di essere innamorato di lei, ma in realtà…

 
«E poi pensa a Miki.»

«Miki? Che diamine centra ora lei? Stiamo parlando di noi due e di quel babbeo che credi di amare. La bella, sexy, dolce e stramba psicologa che gira con un boa di piume in un borsone, qui, non deve entrarci.»

«E invece, sì. Ma ti senti Steff? Bella, sexy, dolce… sono parole che una persona non interessata non dice e se ti fossi visto Steff…»


«Ho detto anche stramba e chissà cosa combina la notte quella. Visto… quando, Patricia?»

«Sabato sera, quando era fuori da casa mia e ha sbottato. La guardavi con due occhi interessati, infatuati, piacevolmente sorpresi che… oh, Steff, era lo stesso sguardo che avevi con me i primi tempi. Non mentire a te stesso, ti interessa eccome.»

«No! Sei tu che ti stai inventando una storia per giustificare il tuo voltafaccia.»

Dio, gli uomini come sono duri di comprendonio. Se la mangiava con gli occhi e ha il coraggio di negare e… oh, oh, e quello lì, cos’è? Ma non mi dire, si disse poi, ridacchiando, mentre guardava un oggetto decisamente familiare.
 
«Scusa, Steff, intendi… quel boa di piume?» gli chiese indicando il borse di Miki in un angolo del soggiorno.

«Cosa? Oh, faen! Senti, Patricia, non è come…»

«Credo? Oh, ma io non devo credere niente. Voglio solo dire che per essere una della quale non ti frega un cazzo, hai tenuto la sua roba in ostaggio per tutta la domenica e ancora non gliel’hai ridata» poi si avvicinò al borsone e lo aprì.

«Cosa fai? Sei matta?» la riprese lui.

Ma lei non lo stava ascoltando e incominciò ad estrarre il contenuto del borsone, tra varie esclamazioni, facendolo arrossire vistosamente.
 
«Bè, non c’è che dire. Non scherzava quando parlava di burlesque. Mi piacerebbe vederla in azione, a te no?»

«Rimetti subito tutto a posto che se arriva a riprendersela che le dico?»

«Che volevi vedere come ti stavano addosso?»

«Patricia… tu non stai bene. Ma che ti prende oggi, non sembri neanche tu» le disse, sistemando le cose di Miki dov’erano prima e allontanando poi il borsone dalla sua venere giapponese.

«Ah, vorresti dire che Anego non ti piace?»

«Chi? Non capisco.»

«Niente, lasciamo stare. Capirai tra un po’.»

Patty sapeva di averlo confuso, ma come diceva Maggie, era necessario che lui scoprisse tutte le parti di lei e se poi avesse accettato Anego come un’estensione di Patricia, allora voleva dire che il suo era vero amore e lei si sarebbe trovata in guai grossi. Stava per dirgli qualcosa, quando lui l’anticipò, spiazzandola.
 
«Insomma, prima cedi alle mie avance, poi mi provochi, poi ti fai baciare, poi te ne vai per due giorni e quando torni… puf, sei cambiata e quel babbeo ti si è incollato al fianco e tu gli dai corda dandomi il benservito. Che cazzo avete combinato voi due l’altra sera?»

Ma che stava dicendo? L’altra ser… oh, allora quando erano rientrati il mattino dopo li aveva sentiti e visti.
 
«A parte che non sono fatti tuoi. Ma se proprio ci tieni a saperlo, ti racconto la versione veloce e soft. Sono corsa da lui che aveva bisogno di aiuto col fratellino, ci siamo baciati e coccolati e il mattino seguente, mooolto presto, abbiamo deciso di… come dire… andare un po’ oltre e… no, non è esatto, ci siamo spinti un bel po’ più in là a dire il vero e...»

«E certo, e io dovrei credere che un tipo del genere non desideri altro che venire a letto con te. Può avere tutte le ragazze, le donne che vuole e sceglie… te.»

Ah, no, questa no! Tutto, ma sentirsi dare prima della sgualdrina e adesso della tipa scialba e poco attraente sessualmente, no!
 
«E così io sarei una tipa insignificante.»

«Non mettermi in bocca parole non mie, Patricia» gli rispose lui di rimando.

«No, l’hai detto tu, invece. Velatamente, ma l’hai detto. Holly non potrebbe mai interessarsi a me, quando può avere di meglio. Prova a negarlo.»

«Oh, andiamo. Quel ragazzo potrebbe avere a disposizione modelle, attrici, meteore della tv, fan, solo schioccando le dita e solo per il fatto di essere famoso e… e niente, lui rinuncia a tutto questo, per te. Ma ti sei vista bene Patricia?»

«Se la tua prossima frase intende insultarmi ancora di più…»

«No, affatto. Voglio solo dire che tu sei… stupenda, formosa nei punti giusti, morbida, e saresti l’ideale per chiunque, ma per lui… per lui, no. Mi spiace, ma così stanno le cose. Lui dovrebbe avere accanto una ragazzina insignificante, priva di cervello, bellissima e famosa. Una senza un briciolo di amor proprio, adatta solo a farlo diventare ancora più famoso e idolatrato e invidiato. Pensaci, tesoro mio, non sarebbe né il primo né l’ultimo a fare certi calcoli. Ora me la spasso un po’ con la mia vecchia amica d’infanzia, poi la scarico e inizia il vero divertimento.»

Patty aveva sempre più i nervi a fior di pelle. Ormai Anego aveva preso il sopravvento e, se fino a quel momento si era limitata a non esplodere troppo, ora la zolfa era cambiata.
Lanciò un urlo tale che Steff si spaventò e indietreggiò un pochino e poi agì.

 
«Piantala di parlare di cose che non sai. Il mio Holly non è così. Non ne è capace. Se lui dice di amarmi, se lui mi fa sentire amata, è perché lo pensa davvero. Non è ipocrita e calcolatore. Non gioca a calcio per la fama e per i soldi. Non prende in giro le persone. Non mi bacia per divertimento» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e poi fece una cosa che spiazzò lei per prima e Steff, subito dopo.

Iniziò a spogliarsi con foga.
 
«Patricia… che fai?» cercò di bloccarla lui, ma inutilmente.

«Ti dimostro che non sono insignificante.»

Tolse le ciabatte, i pantaloncini in jeans, il top giallo a spalline sottili, gettando tutto a terra, poi si sistemò i capelli che nella foga di toglierlo si erano spettinati e rimase in intimo. Nero e di pizzo. Poi si piazzò davanti a Steffen e fece alcune lente giravolte con le braccia sui fianchi e lo sguardo tra il severo e il malizioso.
 
«Non hai niente da dire, adesso?» lo provocò.

«Ma… ma tu sei… wow, a dir poco formidabile. Non solo il davanti che… caspita, merita tutto, ma hai un lato b da paura.»

«Grazie! Rotoli di ciccia a parte, non sono niente male. E al mio Holly piaccio molto. E il fatto che quando mi guarda con gli occhi languidi, con il respiro corto e i battiti del cuore impazziti; il fatto che quando mi tocca… io mi sciolgo, la dice lunga su cosa provi lui per me e io per lui. Non sarò una bellezza, ma so difendermi abbastanza bene. Non ti pare?»

«Sì. Sì, decisamente. Mi pare, eccome» rispose lui con un filo di voce.

«Ecco, detto questo, ti saluto, Steff» gli disse recuperando i vestiti e gettandoseli sul braccio.

«Ma… ma dove vai mezza nuda?»

«Torno a casa mia, tanto mi vedrà solo Amy a quest’ora, quindi è inutile che mi rivesta. Ci siamo detti tutto, no?»

«Cosa? No!»

Ma lei non lo stava più ascoltando e, inforcata la porta, uscì sul pianerottolo. Il fatto che poteva essere un’uscita coi fiocchi fu rovinato da alcuni fattori.
Il pianerottolo non era deserto.
La porta di casa sua era aperta.
C’erano Amy e Julian che la fissavano con le bocche spalancate.
C’era Holly, che stava salendo le scale, che si era bloccato con un piede su e uno giù, che era più rosso di un peperone rosso maturo.
C’era Miki, subito dietro di lui, che aveva gli occhi fuori dalle orbite, ma che non guardava lei bensì qualcuno dietro di lei.
C’era Steff, che si era bloccato sulla porta e fissava le scale, arrossendo imbarazzato.
C’era lei – ora di nuovo Patty – che avrebbe voluto si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e venisse risucchiata nell’oblio.
Poi avvenne tutto in fretta.
Steffen che si precipitò giù dalle scale. Holly che lo lasciò miracolosamente passare. Miki che scappava a precipizio verso casa sua, urtando Vanesia che era appena uscita dall’ascensore e che lanciò un Ehi, che modi. Steff che, a quanto sembrava, era riuscito ad aggirare la giunonica africana – che urlò nuovamente il suo disappunto – mentre gridava il nome della ragazza seguito da un Aspetta, non scappare via. Amy che chiedeva a Julian di chiudere gli occhi e quello che eseguiva e se li copriva persino con una mano per sicurezza. Holly che scattò fulmineo verso di lei, che scappò in casa di corsa chiudendogli la porta in faccia che, però, fu intercettata da lui.

 
«Patty! Patty, fermati subito!» le urlò dietro Holly.

«Vattene!» rispose lei.

«Fermati. Cazzo!»

Ma lei riuscì a entrare in stanza e a chiuderlo fuori e se Holly disse altro, lei non poté sentirlo essendo insonorizzata.
In tutta la sua vita, Patty non era mai stata più in imbarazzo di così. Ma perché diamine era così affollato il pianerottolo a quell’ora. Passi, Amy. Passi anche Miki che stava salendo. Ma cosa ci facevano Holly e Julian lì… a quell’ora poi e senza avvisare.
E adesso? Come avrebbe fatto a guardarli di nuovo in faccia? Dell’amico non gli importava poi molto, ma di Holly… sì, cazzo, sì. E lui l’aveva vista nuda... no, quasi nuda, uscire da casa di Steff. Come avrebbe potuto spiegargli una scena del genere.
Si stese sul letto e pianse a dirotto tutte le sue lacrime.
   
 
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