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Autore: Manu_00    29/11/2020    5 recensioni
[Hazbin Hotel]
Ex agente della polizia segreta comunista e ora anima dannata all'inferno, Mihaela Funar è solita accettare incarichi dalla natura non particolarmente pacifica per arrivare a fine mese e mantenere l'affitto nell'unico appartamento disposto ad accettare i suoi soldi.
Questa volta però sarà la richiesta di una sua stretta conoscenza a farla scendere in campo ed a scatenare la sua natura di demone radioattivo contro qualche povero sfortunato.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV


La dacia scura, veicolo d'eccellenza delle forze dei servizi segreti della Repubblica Socialista di Romania, sfilava silenziosamente lungo una strada a cinquanta chilometri da Bucarest, sotto un cielo notturno senza stelle.
Con le palpebre che minacciavano di chiudersi da un momento all'altro e la gola secca per la mancanza di idratazione, la donna teneva le mani sul volante, attenta a non perdere di vista la piccola trabant bianca, l'automobile del popolo della Repubblica Democratica Tedesca, cui stava dietro da più tempo di quanto avrebbe voluto.
Non era mai stata fatta per le lunghe attese, e fra tutte le missioni che potevano darle, difficile che ce ne fosse una peggiore di queste: seguire un sospetto dissidente e riferire dei suoi spostamenti, dissidente che ormai doveva aver notato di essere inseguito e aspettava soltanto che lo facessero accostare per sbatterlo dentro.
Se non altro era stata messa alla guida, a differenza del suo collega, non aveva acquisito la capacità di addormentarsi in auto, specie laddove la strada si faceva scoscesa e le curve frequenti.
Ma lì, sulla nuova autostrada che collegava Bucarest a Nădlac, ed in particolare sul relativamente dritto tratto Bucarest-Pitești, il suo Mircea riusciva ad appisolarsi come un bambino.
Spostò lo sguardo sulla figura del compagno, sorridendo al suo corpo addormentato.
Avrebbe tanto voluto mettergli le mani al collo per essersi messo a dormire nel bel mezzo di una missione ed averla lasciata sola a condurre una noiosissima opera di pedinamento (o inseguimento), visto che pareva improbabile che il fuggiasco sulla trabant non si fosse accorto di un mezzo della Securitate alle sue calcagna da qualche ora.
Sospirò, avrebbe strozzato il suo collega più tardi.
Non vedeva l'ora della promozione, era in servizio da pochi anni ma avrebbe dato tutto per un comodo lavoro negli uffici della Direzione per il Controspionaggio, o della Direzione per le Truppe di Sicurezza, o a quel punto le sarebbe andato bene anche spostarsi nella Direzione Generale per le Operazioni Tecniche: pagate per stare tutto il giorno ad intercettare chiamate.
Voleva proprio vedere quanto sarebbe durato uno di quei centralinisti a stare tutta la notte dietro una trabant mezza scassata.
Anche se le sarebbe mancato guidare la dacia nera... ma se ne sarebbe comprata una volta diventata un pezzo grosso, e l'avrebbe usata per andare a Costanza e trascorrere le proprie vacanze sulle rive del Mar Nero.
Rise, con se stessa e di se stessa. 
Una promozione prima dei quaranta era poco probabile a meno di non entrare nel letto del dirigente giusto, e sinceramente giacere con uno di quei relitti era peggio che farsi un mese di lunghe guide notturne.
Ma pensare al suo nuovo ufficio la aiutava ad affrontare la stanchezza, la schiena indolenzita ed il russare di Mircea.
Improvvisamente, la trabant si portò fuori strada si fermò.
Mihaela fece altrettanto, ma prima di uscire si ricordò di rimuovere la sicura dalla pistola.



La NIA verde pisello, una vecchia auto che vantava di essere il plagio più accurato in circolazione di una nota compagnia coreana (non tanto nota a lei però), rischiò di schiacciare almeno il secondo barbone quando qualche bastardo, quella mattina, ebbe avuto la genialissima idea di lanciare la propria spazzatura direttamente dalla finestra del condominio, centrando appieno il vetro della macchina.
Ciò non scompose Mihaela, ma la irritò abbastanza da non farle prestare attenzione al semaforo verde, che bruciò senza ritegno passando sul piede di un povero sventurato.
Era stata irresponsabile, non nell'ignorare il semaforo, ovviamente, ma nell'essersi messa a guidare nonostante bastasse uno scatto di nervosismo o qualche bidone lanciato sul parabrezza di troppo per portarla a fondere il posto del guidatore.
Ma dopo quarantaquattro anni senza stare al volante, la tentazione di provare ancora una volta la sensazione di stringerne uno era troppo allettante per lei.
Ora, la sensazione di stringere il volante non si era rivelata tanto entusiasmante quanto aveva sperato, in compenso era sollevata di vedere che non aveva perso la capacità di guidare.
In più il tutto era meno stressante senza il timore di ricevere multe o farsi chiedere i danni da qualche demone investito per sbaglio, tutto sommato vivere all'inferno aveva i suoi vantaggi.
Crunch crunch.
Accanto a lei, in barba a qualsiasi buon senso sul “non stare troppo vicino ad una letale fabbrica di radiazioni” (e alle norme sulla sicurezza stradale di qualsiasi paese), Sherry se ne stava seduta con il sedile tirato all'indietro e le gambe appoggiate sul cruscotto a consumare un pacchetto di patatine.
Tornata a vestire la solita camicetta bianca dai bordi e i bottoni dorati (come nei guanti e negli stivaletti viola scuro) e la minigonna rosa tenuta da una cintura color cuoio, Sherry non aveva ancora detto una parola da quando erano uscite dal locale.
Mihaela aveva teorizzato che fosse per prima, ma in realtà stava solo finendo di mangiare, e dopo aver sondato il fondo del sacchetto nella vana ricerca di qualche patatina rimasta, non tardò ad attaccare bottone nella sua solita maniera: la più diretta possibile.
<< Quindi... ti piacciono le donne? >>
Per poco Mihaela non mancò una curva che l'avrebbe portata a schiantarsi contro un edificio, in compenso investì almeno tre imp che quel giorno avevano scelto di camminare sul marciapiede sbagliato.
<< Avevo detto di no! >> 
<< Scusa scusa! Ma quando ero entrata sembravate sul punto di... >>
<< Quella è una situazione particolare. >>
Sherry alzò un sopracciglio, non era proprio la spiegazione più esaustiva che poteva darle.
Cercò di nuovo sul fondo del sacchetto, ma non trovando nulla per la seconda volta, lo appallottolò per gettarlo dal finestrino.
<< Cioè è l'eccezione che conferma la regola? >>
Un'altra violenta sterzata, questa volta fu un demone capra a finire sotto le ruote.
<< Non proprio... >>
<< E allora ti piacciono le donne. >>
<< Non è così! >>
Questa volta Mihaela riuscì ad evitare di spargere altro sangue sul cofano dell'auto, ma solo perché non stava attraversando una curva e la strada era libera.
<< Scusa, ma allora non riesco a capire. >>
La demone radioattiva sospirò.
<< Diciamo che ha due grandi pregi. >>
Sherry rimase un attimo interdetta, poi si portò le mani sul seno.
Mihaela sorrise.
<< Ok, quattro, ma non mi riferivo alle gemelle... >>
La demone scosse la testa non appena l'amica tentò di portare due delle sue quattro mani sul didietro.
<< Lei è una sorta di mutaforma, può manipolare il suo corpo a piacimento, questo vuol dire che a contatto con il mio, il suo non si scioglie come gli altri... la maggior parte delle volte, e quando succede può rimettersi a posto in un attimo. >>
La demone ragno annuì.
<< Quindi... >>
<< Sì, e il secondo pregio, oltre al fatto che può stare a contatto con me senza fare una bruttissima fine, è che... beh, è una mutaforma, per il piacere dei clienti può trasformare il proprio corpo o parti di esso in qualsiasi cosa possa farli contenti. >>
Mise molta enfasi sulle ultime due parole, poi approfittò di un semaforo rosso per guardare la compagna d'avventura negli occhi.
<< Qualsiasi cosa. >>
Scandì con decisione la parola qualsiasi.
<< Oh... quindi tu e lei... >>
<< Sì. >>
<< E quando succede tu le chiedi di... >>
<< Sì. >>
<< E lei allora... >>
<< Cambiamo argomento, per favore. >>
La demone radioattiva iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca di tracce sospette.
Sherry fece altrettanto, poi il semaforo tornò verde, e onde evitare l'incessante rumore del clacson delle auto dietro la loro, Mihaela riprese a guidare.
Stavano pattugliando le strade attorno al Lusten, le vie più probabili da cui affluivano clienti e dipendenti del locale, nella speranza di cogliere qualche banda di criminali nell'atto di seminare il terrore.
Non proprio la tattica degna di un investigatore, ma il Lusten Club era un bordello, mica una centrale di polizia, e nessuno si era degnato di raccogliere testimonianze, fornire un identikit degli aggressori o segnalare i luoghi dove le aggressioni erano più frequenti.
Per farla breve, stavano facendo le cose a caso, non che avessero potuto fare altrimenti: le persone aggredite venivano perlopiù uccise, o comunque non andavano al Lusten a riferire dell'accaduto.
L'unico dato certo, è che le aggressioni avvenivano presumibilmente in due fasce orarie: prima dell'apertura, quando iniziavano ad arrivare i dipendenti della prima fascia oraria, e durante tutta la notte, quando iniziavano ad affluire orde di clienti e vi erano i vari ricambi dei e delle dipendenti.
Ciò che giocava a loro favore, è che Pentagram City è una città nella più totale anarchia, dove puoi tranquillamente essere aggredito per strada senza che nessuno muova un dito per aiutarti, quindi i criminali non avrebbero usato chissà quale discrezione, avrebbero potuto aggredire qualcuno anche accanto a loro.
Non dovevano far altro che essere nel posto giusto al momento giusto.
<< Quindi... qual'è il piano? >>
<< Girare con la macchina finché non viene aggredito qualcuno. >>
<< Davvero? Ehm non per offendere la tua professionalità ma da qualcuno che ha lavorato per i servizi segreti... >>
Mihaela sorrise cordialmente.
<< Offendila pure, non siamo mai stati dei detective: inseguivano i sospettati riferiti dai commissari, intercettavamo telefonate e piazzavamo telecamere nelle abitazioni, non erano richieste grandi doti deduttive per questo lavoro... >>
<< E come fate a sapere se una persona interrogata è sincera o mente? >>
<< Gli infilavamo la testa in un sacco di feci fino a quasi asfissiarlo, che domande! >>
La demone ragno rimase interdetta per qualche secondo.
Poi si ricordò che stava parlando con una persona che aveva vissuto la propria vita in un regime dittatoriale, chissà quante altre cose assurde per lei erano normali!
Sorrise, sarebbe stato divertente vederla all'opera. 
<< Allora, dobbiamo solo stare sedute ad aspettare? >>
<< Affermativo, poi appena troviamo gli aggressori basta catturarne uno vivo, semplice e veloce! >>
<< Eeee se non dovessimo trovare nessuno? >>
<< Ripeteremo la missione domani, ma questa volta ci portiamo del cibo dietro. >>
<< Sembra emozi- >>
L'occhio destro di Sherry si spalancò di scatto quando vide una sagoma familiare percorrere il marciapiede in direzione del Lusten, e con tutta la discrezione possibile, posò la mano sulla spalla della compagna per indicarle che, forse, avevano trovato una pista...

Una demone coniglio alta appena un metro e cinquanta cercò di non bestemmiare per la decima volta da quando il suo autobus aveva avuto un incidente ed era stata costretta a farsi tutta la strada a piedi, con conseguente ritardo al lavoro!
Con solo un impermeabile grigio a coprire quello che avrebbe esibito davanti al pubblico, la piccola demone avanzava a passi veloci sperando che la padrona del locale sarebbe stata comprensiva per quella volta, quel lavoro le serviva come l'ossigeno se non voleva passare il prossimo sterminio a nascondersi sotto un ponte nella speranza che non le crollasse addosso.
Scacciò quel pensieri con orrore prima di avventurarsi in un vicolo abbastanza grande da far passare un camion, solo per trovarsi spinta all'indietro.
Soffocò un gemito mentre cadde sul sedere, fu tutto così rapido che non vide nemmeno arrivare le mani dell'aggressore, lunghe zampacce pelose che si serrarono sulle sue orecchie.
Iniziò ad urlare, ma l'aggressore ignorò le sue proteste, sollevandola da terra e attaccandola al muro di un vecchio edificio in cemento, l'impatto fu talmente forte da aprire qualche crepa nell'intonaco.
<< Ma salve, cagna, vai da qualche parte? >>
A reggerla era un demone alto e magro, una specie di grossa formica ricoperta da pelo scuro, ed i suoi compari erano altrettanto affascinanti.
<< Si accettano clienti solo al locale... >>
<< Oh, ma noi non siamo qui per fare quello. >>
Quando la prostituta si ricordò delle voci su clienti e dipendenti aggrediti e uccisi sulla strada per il Lusten, gli occhi si spalancarono dal terrore mentre il suo corpicino iniziò a scalciare come posseduto, l'aggressore fece per insultarla di nuovo solo per beccarsi uno sputo in un occhio.
<< Stronza! Volevo fare un lavoro pulito ma adesso ti massacro! >>
Alzò la mano destra per mettergliela al collo, ma non fece in tempo, in un attimo il vicolo si illuminò di bianco, ed il rumore di ruote che strusciavano su gomma fu talmente forte da sovrascrivere i suoi pensieri.
Fu questione di secondi, e un ingombrante corpo metallico fece irruzione nel vicolo, schiacciando uno degli aggressori sotto di esso, separandolo dal terzo compare.
Un rumore di spari, e l'altro aggressore cadde a terra, la formica demone fu abbastanza intelligente da capire che doveva scappare, lasciò andare la prostituta e si lanciò fuori dal vicolo, ma l'auto lo aveva superato, e la portiera si aprì davanti a lui prima che potesse accorgersene.
Si schiantò contro essa e cadde, la portiera si staccò e gli finì addosso.
<< Cazzo, spero che Mel non se la prenda. >>
Una voce seccata, chiaramente femminile, esplose da dentro l'auto, prima che il demone potesse rialzarsi, due mani incandescenti gli furono addosso, lo afferrarono per le braccia e, serrandogliele dietro la schiena.
La coniglia era già evaporata, ma a Mihaela non importava, con forza rialzò il demone e lo spinse contro il muro, mentre Sherry lasciava l'auto per immobilizzare il compare ferito.
La formica riacquistò i sensi quando il dolore bruciante iniziò a farsi sentire con cattiveria dove la donna lo stava trattenendo, e non era semplice calore, iniziava a sentire odore di bruciato!
Ma alla sua avversaria non importava, una mano lasciò il suo braccio solo per afferrargli la testa e spingerla contro la parete, allargando le crepe sull'intonaco e facendone crollare qualche tratto mentre le mandibole del malcapitato si piegavano per l'impatto.
<< Chi ti manda? >> 
Un secondo colpo per poco lo accecò da un occhio e gli gonfiò parte del volto, e come se non bastasse anche la nuca gli stava andando a fuoco, poi sentì la mano tirargli con forza un antenna, ustionandogliela prima di assestarli un pugno sempre sulla nuca.
<< Posso continuare tutto il giorno. >>
Per il demone era troppo, prima che Mihaela potesse schiacciargli la faccia una terza volta, la sua giacca si aprì rivelando un secondo paio di braccia, più piccole delle altre, al livello delle vita.
Queste si scattarono all'indietro con la velocità di una molla, abbattendo i gomiti sulla vita della donna,
La demone sentì le costole incrinarsi ed arretrò, mollando la presa sul mostro formica, questi si girò, squadrando l'avversaria per ma prima volta, i suoi occhi la fissarono con orrore, e una delle braccia secondarie scattò in avanti colpendola al collo.
Mihaela smise di respirare, appoggiandosi una mano al collo mentre si accasciava contro il tettuccio, il suo avversario, a giudicare dall'urlo, si era pentito di aver colpito quella caldaia vivente, e non perse un attimo a scappare.
Quando le tornò il respiro, il dolore lasciò presto il posto alla rabbia.
<< MERDA! TIENILI FERMI! >>
Non fece in tempo a sentire la risposta di Sherry che si trovò a correre lungo la strada, il demone formica era alto, molto, e con poche falcate la stava già seminando.
Si pentì all'istante di non essere salita in auto, ma a questo punto non voleva lasciare la presa, voleva squagliare quello stronzo! 
Corse, senza guardare la strada, una macchina le finì addosso solo per sciogliersi ancor prima di colpirla, Mihaela ora aveva due motivi per correre: prendere quella merdina ed evitare di affondare nell'asfalto sciolto.
Il bastardo aveva le gambe enormi, ma lei aveva passato la sua vita ad inseguire dissidenti, non avrebbe mollato facilmente.
Lo seguì dall'altro lato della strada e poi lungo i vicoli che si aprivano fra gli edifici cadenti, era più lenta del demone, ma tutti gli ostacoli che lui doveva superare o scavalcare a lei le si scioglievano davanti.
L'inseguito scavalcò un cancello in fil di ferro a fatica, ancora intontito dal dolore, ma la luce verdastra che emergeva alle sue spalle fu un ottimo incentivo a darsi una mossa, specie quando sentì l'ostacolo sciogliersi alle sue spalle, schizzando a giro metallo fuso.
Minuto dopo minuto la demone iniziò a sentirsi affannata, certo aveva passato la sua vita ad inseguire dissidenti, ma si era dimenticata che gli ultimi quarantaquattro anni all'inferno erano stati l'esatto contrario, non si era proprio tenuta allenata da quando era lì.
Tutto sommato era fuori allenamento, e di parecchio.
Rimase senza fiato e si piegò sulle ginocchia, del suo avversario non vi era più traccia.
<< Fecior... de curva... >>
Se non altro, si era placato anche il colore, quindi poté lasciarsi cadere in avanti a riprendere energie.

<< Ecco, ora state fermi, stronzetti. >>
Con un deciso strattone, Sherry terminò l'ultimo di una lunga serie di nodi con cui aveva legato le funi gentilmente prestate da Melanie per immobilizzare gli aggressori.
Tutte quelle strane richieste fatte da vari clienti le avevano insegnato giusto qualche trucchetto.
I due sfortunati, un ratto albino e senza pelo e un ridicolo mostriciattolo a forma di pianta grassa, simile a un cactus, rispettivamente quello a cui aveva sparato nel naso e quello che avevano investito, erano stati fatti sedere contro il muro, volutamente sopra una pozzanghera.
Una pozzanghera che a giudicare dall'odore non era stata creata dalla pioggia.
<< Senti, troi- >>
Il ratto albino non fece in tempo a completare l'insulto che si ritrovò con la canna di una mitragliatrice nel naso.
<< Sarò una troia, ma una troia italoamericana! >>
La conversazione non proseguì per qualche secondo.
<< Quindi... ehm... cosa vuol dire? >>
Un sorriso crudele affiorò sulle labbra della demone ragno.
<< Che se non ti moderi con le parole... beh non posso ucciderti ma posso farti pentire di essere vivo. >>
La canna scivolò ancora di più nel naso del ratto, strappandogli un altro gemito.
<< I-improvvisamente mi è tutto chiaro. >>
Il suo compare si guardò bene dal commentare, a differenza del suo amico non aveva un naso abbastanza grande da farci entrare un'arma.
<< Bravi bambini. >>
Sherry tirò fuori la canna, per poi notare con disgusto la massa di muco che si era formata attorno al metallo dell'arma.
<< Bleah... >>
<< Sono raffreddato! >>
Un calcio in testa zittì il prigioniero, mentre un familiare suono di stivali la avvisò del ritorno dell'amica, e infatti Mihaela si fece viva dall'uscita del vicolo, Sherry non aveva bisogno di chiedere per capire che l'inseguimento non era andato bene.
<< Ti è sfuggito? >>
Mihaela annuì.
<< Non fartene una colpa, abbiamo preso quello che ci serve. >>
Con nonchalance, la demone ragno sollevò il ratto per il collo, poi arricciò il naso non appena si accorse che aveva un odore tremendo, e lo lasciò cadere di faccia sulla pozzanghera!
<< Che schifo! >>
Mihaela si avvicinò in silenzio, avrebbe trovato quella formica e gli avrebbe fatto pentire di essere nato in un'altra occasione, adesso aveva tutto quello che le serviva per sfogare un po' di frustrazione.
Sherry sollevò il ratto per la seconda volta, questi ormai stava rimpiangendo di non essersene stato zitto come il suo compare, che assisteva in silenzio alla scena.
Dopo riaverlo messo a sedere, il demone ragno iniziò a fingere di pulirsi le unghie.
<< Allora, credo che ci sia arrivato anche tu a cosa accadrà adesso, o fate i bravi bambini e vuotate al sacco o ve lo faremo vuotare noi, ma con le cattive, cosa scegliete? >>
Il ratto tirò su col naso.
<< Nulla di quello che potrete farci sarà peggio di quello che ci farà il nostro capo se parliamo! >>
Sherry rise, civettuola.
<< Oh, forse è così, ma punto uno: il vostro capo è lontano, noi siamo qui e siete nelle nostre mani, punto due: lasciate che vi presenti la mia amica. >>
Con un gesto elegante, Sherry si fece da parte lasciando posto a Mihaela, che iniziò a squadrare il prigioniero.
Ci teneva che la sua amica si tirasse un po' su il morale.
L'ex poliziotta scrutò quel ratto deforme da cima a fondo: era brutto come la morte, non c'era altro da aggiungere.
Ciononostante, si fece avanti e si chinò all'altezza del suo interlocutore, il ratto non sembrava molto spaventato, effettivamente, rispetto a Sherry, Mihaela aveva ben poco di minaccioso, non era alta, non aveva un aspetto inumato, era solo una donna vestita male e con la pelle strana.
Bene, ora doveva fargli cambiare idea.
Squadrò a lungo il ratto, in attesa di una sua azione: un commento sarcastico, una provocazione, qualsiasi cosa sarebbe andata bene, ma dopo averle prese da Sherry, il demone aveva capito che non era il caso di aprire la bocca, cionondimeno continuava a guardare Mihaela con un incredulo disprezzo.
La donna capì che doveva pensarci lei.
Si schiarì la gola, poi sfregò le dita contro il palmo, a imitazione del gesto disinvolto della collega.
<< Allora, mi pare di capire che non vuoi collaborare. >>
<< E a me pare di capire che non sei quella intuitiva del duo. >>
Mihaela bypassò l'insulto, che si scavasse la fossa.
<< Devo prenderlo come un sì, peccato, vedi, quello che hai fatto non è una bella cosa, mai pensato che le tue azioni possono far soffrire le persone che hai intorno oltre a te stesso? >>
Un silenzio imbarazzato calò su tutti i presentì, anche Sherry osservò l'amica con sorpresa.
Cos'era quell'improvviso tono da maestra d'asilo?
Sembrava come quando era giovane e i poliziotti andavano alla sua scuola per dire agli studenti di non fare uso di droghe, e inutile dire che aveva sempre ignorato quella raccomandazione.
<< Cazzo è, una predica? >>
<< No, sono serissima, vedi, non che io creda che ci sia un ordine superiore a regolare il destino e le azioni degli abitanti del creato, ma una regola universale credo esista, le azioni hanno sempre delle conseguenze, beh le azioni di un certo livello, tipo la tua. >>
Sherry era ancora più confusa, sembrava davvero una poliziotta a scuola, e menomale che era un agente della polizia segreta!
<< Ed ora ci saranno delle conseguenze? Tipo il fatto che sono legato a sorbirmi sta conversazione di merda? >>
<< In parte, ma le conseguenze più gravi vengono dopo. >>
<< Ah sì? Tipo? >>
Erano le parole che aspettava, durante la conversazione Mihaela si era concentrata nell'incanalare il calore nella punta delle dita, ed ora, con uno scatto fulmineo, le fece saettare contro il viso del demone pianta, non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi che gli occhi si squagliarono mentre le unghie affondavano all'interno di qualsiasi cosa ci fosse al posto del cranio, l'urlo che lo sfortunato cacciò fu violento e raggelante.
Con altrettanta rapidità Mihaela sfilò fuori le dita, lasciando che il mostro pianta cadesse con il viso nella pozzanghera, le fiamme che lo stavano divorando si spensero subito, ma l'anima dannata non volle alzare il viso dal liquido, rimanendovi sopra a cacciare urla, che poi si trasformarono sempre di più in gemiti.
Sherry non si era fatta impressionare più di tanto, ma il ratto stava guardando la scena con orrore.
<< A scanso di equivoci, no, non è un patetico tentativo di farti venire i sensi di colpa per una persona che per quanto ne so non conosci neanche, ma siccome eri tanto curioso delle conseguenze ho pensato fosse doveroso darti una dimostrazione pratica prima di fartele provare in prima persona. >>
La carne floscia e biancastra del roditore si fece ancora più pallida, gli occhietti rossi fissi sulle dita della demone, dove il calore aveva bruciato via ogni residuo della carne del suo collega.
<< Sai, non so se la mia amica te ne ha parlato, ma in vita ero un agente della Securitate? La conosci? Non so, non voglio sapere quando e dove sei nato, fatto sta che era una polizia segreta di un regime dittatoriale, e quando lavori nella polizia segreta, beh, finisci con l'avere molto a che fare con stronzetti come te, capisci? >>
<< Io non... >>
Mihaela gli appoggiò la mano sulla guancia, come ad imitare una carezza, che però strappò un primo gemito di dolore al demone e lo riempì di terrore su quando la sua aguzzina si sarebbe potuta spingere in fondo.
Sherry si piegò in avanti, con ghigno beffardo.
Non si sarebbe mai aspettata questa trasformazione da silenziosa e remissiva ad aguzzina da film thriller, ma non le dispiaceva, e per nulla al mondo avrebbe perso l'opportunità di unirsi al gioco.
<< Mi sa che anche tu non sei quello sveglio del gruppo, vedi, quando parli con un ufficiale e l'ufficiale ti fa le domande, tu rispondi, quindi, hai capito cosa ha detto la mia amica? >>
Il ratto annuì, era stato abituato ad essere catturato e picchiato, ma mai prima d'ora era stato così terrorizzato, da solo, con il suo collega incosciente e quelle due creature mostruose che gli ghignavano davanti.
Compreso che il loro prigioniero era al limite della sopportazione, Mihaela sfregò di nuovo le mani sul palmo, come un macellaio che affila il coltello prima di tagliare una bella bistecca.
<< Allora, tu hai detto che nulla di quello che faremo sarà al livello di quello che ti farà il tuo capo? Non ne sono sicura, ma sarò buona e ti crederò, il problema però è: preferisci essere torturato prima da me e poi dal tuo capo, od essere collaborativo e farti torturare solo dal tuo capo? >>
<< V-va bene va bene! Parlerò... parlerò... >>
Socchiudendo le palpebre come una maestra che aveva appena finito di disciplinare un alunno dispettoso, Mihaela appoggiò i gomiti sulle gambe e si mise in posizione d'ascolto, accanto a lei, Sherry fece altrettanto.
   
 
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