Capitolo Otto
Non c'era persona a Hogwarts che non parlasse di ciò che era successo.
Nell'istante in cui gli Auror si erano allontanati da Hogwarts a mani vuote, gli studenti avevano iniziato a mormorare mentre Hermione era rimasta immobile, pietrificata da ciò che aveva appena fatto.
Harry, che con la scusa di doverle far firmare una dichiarazione ufficiale di ciò che aveva detto era rimasto a Hogwarts, la prese delicatamente per un braccio scortandola fuori dalla Sala Grande e la condusse nella prima aula vuota che trovò lungo il corridoio.
Finalmente al riparo da occhi e orecchie indiscreti, Hermione si concesse di sospirare.
"Non era esattamente questo che intendevo quando ho detto che Malfoy aveva bisogno di un alibi e di qualcuno che lo supportasse" disse Harry appoggiandosi al bordo della cattedra.
Hermione si sedette di fronte a lui, appoggiando i gomiti sul banco e prendendosi la testa tra le mani.
"Lo so, Harry. Credimi, ho riflettuto per giorni interi su quale fosse la soluzione migliore e non mi è venuto in mente nulla. Quando siete arrivati in Sala Grande sono andata nel panico! Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente."
"Farò finta di ignorare il fatto che la prima cosa che ti è venuta in mente sia una relazione con Malfoy" disse Harry sorridendo e facendo arrossire Hermione.
Un attimo dopo la porta si spalancò mostrando un Draco Malfoy a dir poco furioso.
"Che diavolo ti è saltato in mente?" chiese richiudendosi la porta alle spalle.
La sua attenzione era totalmente rivolta a Hermione, come se Harry non fosse nemmeno presente nella stanza.
Hermione scattò in piedi infuriata. "Ti ho appena salvato il culo, mostra almeno un po' di gratitudine."
"Nessuno te lo aveva chiesto" rispose Draco lasciando Hermione di sasso, ferita e delusa da quella risposta.
Appena si accorse della sua reazione si affrettò ad aggiungere: "Ma grazie."
Doveva ammettere che senza Hermione probabilmente non sarebbe mai riuscito a tirarsi fuori da quella storia.
Dopo la fine della guerra era diventato un sorvegliato speciale. Era riuscito a evitare Azkaban mostrando pentimento per le sue azioni, ma sapeva che il Ministero stava aspettando solo una scusa per sbatterlo in galera.
L'aiuto di Hermione era stato fondamentale. Ma allo stesso tempo Draco non voleva che si mettesse nei casini per colpa sua.
E giurando il falso davanti a una squadra di Auror lo aveva appena fatto.
Il pensiero lo colpì improvvisamente, ricordandogli la presenza di Harry in quella stanza.
Harry, che era il migliore amico di Hermione, ma che era anche un Auror e che forse era meglio non sapesse nulla di quella faccenda.
"Potter, io e..." iniziò Draco facendo una breve pausa. "Io e la mia ragazza abbiamo delle questioni da risolvere, se potessi levarti dai piedi sarebbe di grande aiuto."
"Harry sa tutto" disse Hermione.
Draco si voltò preoccupato verso Harry, il quale sorrise e rispose: "In effetti l'idea è stata mia e di Ron."
"Sapevate che mi avrebbero accusato?" chiese Draco spostando lo sguardo velocemente tra Harry e Hermione.
Harry annuì con un cenno, mentre Hermione disse: "Pare che il Ministero voglia chiudere la questione in fretta. Volevano semplicemente qualcuno da incolpare, non importava a nessuno chi fosse quel qualcuno. E avrebbe fatto meno scalpore incolpare te piuttosto che uno studente."
"Perché visto che sono stato dalla parte sbagliata una volta, è scontato che lo sia di nuovo" concluse Draco con un sospiro.
Non sarebbe mai riuscito a riscattarsi del tutto, ne era certo.
"Malfoy, per quello che vale non ho mai creduto che tu fossi colpevole. E nemmeno Ron. Ecco perché abbiamo cercato di convincere Hermione a fornirti un alibi. Non ci aspettavamo che fornisse un alibi del genere però" disse Harry.
"Sono stata avventata, lo so" replicò Hermione.
"Sì, Granger. Hai idea delle conseguenze?" disse Draco.
Aveva parlato con un tono più duro di quanto avrebbe voluto, se ne era pentito subito vedendo lo sguardo di Hermione.
Lei aveva solo cercato di aiutarlo e lui la stava ripagando facendole notare quanto fosse caotica la situazione in cui erano cacciati.
"Ormai siete dentro a questa storia e non potete tornare indietro" si intromise Harry. "Almeno fino a quando questa faccenda non sarà conclusa, dovrete fingere di avere una relazione. E dovrete fingere bene, altrimenti l'alibi di Malfoy non sarà più credibile."
Hermione annuì con un cenno e disse: "Non penso sia un problema. Passiamo già molto tempo insieme e siamo due persone riservate quindi nessuno si aspetta di vederci mentre ci scambiamo effusioni in pubblico."
Draco abbassò lo sguardo. A lui in fondo non sarebbe dispiaciuto così tanto avere una scusa per scambiare qualche effusione con la sua collega.
"I giornalisti vi staranno addosso. Sono pronto a scommettere che la voce si diffonderà in un attimo. Questo significa che dovrete farvi vedere in giro insieme anche nelle occasioni che non riguardano le faccende scolastiche" disse Harry.
Draco e Hermione si scambiarono un'occhiata iniziando finalmente a capire la portata di quella situazione.
Avrebbero dovuto fingere di stare insieme per chissà quanto tempo. Fingere così bene da riuscire a ingannare tutti.
Ed entrambi temevano che avrebbero finito col fingere così bene da ingannare anche loro stessi.
"E ricordatevi che nessuno deve sapere che state fingendo."
"Non posso non dire la verità a Ginny!" esclamò Hermione.
Harry sbuffò consapevole che sarebbe stato meglio se Ginny non avesse saputo nulla, ma che sarebbe stato impossibile convincere Hermione a non confidarsi con lei.
"Va bene. Potete parlarne con qualcuno, se proprio volete. Ma meno persone sanno e meglio è. Pensate di potercela fare?"
Draco e Hermione annuirono.
Avrebbero dovuto farcela per forza.
Le lezioni del pomeriggio erano state particolarmente difficili da gestire per Hermione.
I suoi studenti non avevano fatto altro che farle domande sulla sua relazione, chiedendole come mai avessero tenuto la loro storia nascosta e come facesse a stare con qualcuno che aveva sempre detto di disprezzare.
Hermione aveva cercato di ignorare tutte le domande, ma al termine delle lezioni si sentiva esausta.
Per Draco era stato più semplice. Era bastata un'occhiata per mettere tutti a tacere.
Per tutto il giorno però si era preoccupato di come potesse sentirsi Hermione.
La decisione era stata principalmente sua, era lei che li aveva trascinati in quella storia, ma lo aveva fatto senza riflettere troppo sulle conseguenze.
Draco era certo che se avesse riflettuto non lo avrebbe mai fatto.
D'altronde chi vorrebbe diffondere la notizia di una relazione con un ex Mangiamorte?
Quando si incontrarono ormai era quasi ora di cena. Erano tornati entrambi in Sala Comune per posare i libri e sistemarsi un attimo prima di scendere in Sala Grande.
"Ciao" disse Draco titubante, mentre entrava in Sala Comune.
Hermione stava per entrare in camera sua. Si voltò verso di lui con la mano ancora sulla maniglia e disse: "Ciao."
"Stai bene?"
Hermione sospirò e annuì con un cenno.
Nonostante la situazione difficile, nonostante le domande degli studenti, stava bene. Insomma, avrebbe potuto andare peggio.
Avrebbe potuto passare il pomeriggio cercando una soluzione per scagionarlo, e invece aveva solo dovuto evitare domande su una loro presunta relazione.
"Sei sicura?" chiese ancora Draco avvicinandosi a lei.
"Sì, devo solo abituarmi a questa faccenda."
Draco abbassò lo sguardo. Sapeva che la faccenda non era altro che la loro presunta relazione.
Sapeva di non essere la persona più adatta per Hermione. Sapeva che lei meritava di meglio di un Mangiamorte pentito che aveva evitato la galera per un soffio.
"Tu stai bene?" chiese Hermione.
Draco risollevò lo sguardo di scatto. "Io?"
"Beh, nella stessa giornata sei stato accusato di un crimine che non hai commesso e ti sei trovato incastrato in una relazione con una Sanguesporco. Non penso sia la tua giornata ideale."
"È di questo che ti preoccupi? Del tuo sangue? Quello non è un problema, forse non lo è mai stato ma io ero troppo succube di mio padre per ammetterlo" rispose Draco.
Lo sguardo di Hermione si addolcì sentendo quelle parole e il suo cuore perse un battito.
Sapere che Draco non dava più importanza alle cose che per anni li avevano tenuti su due fronti opposti, la rendeva inspiegabilmente felice.
"Quindi non ti pesa fingere di stare con me?"
Draco scosse la testa e poi le rivolse la stessa domanda. "E a te non pesa fingere di stare con me?"
"Assolutamente no. Eri piuttosto popolare tra le ragazze a scuola, sono curiosa di vedere cosa mi aspetta."
Draco scoppiò in una risata sincera, forse una delle poche risate sincere della sua vita.
E il merito era di Hermione.
Quella ragazza gli aveva portato la voglia di ridere che non aveva mai avuto. Gli aveva fatto capire cosa si provasse davvero ad amare qualcuno.
Si stavano ancora sorridendo a vicenda come due adolescenti innamorati - e nessuno dei due sembrava fare troppo caso al fatto che dovessero solo fingere di essere innamorati, non esserlo davvero - quando Denise entrò in Sala Comune.
Li guardò per un attimo e poi con tono offeso disse: "Quindi è così che si trattano gli amici? Vi mettete insieme e non mi dite niente?"
Draco distolse a malincuore l'attenzione da Hermione e si voltò verso Denise. "Mi dispiace, ma volevamo tenere questa cosa per noi."
Quella era un'altra delle bugie su cui si erano accordati: fingere di non aver mai detto a nessuno della loro relazione solo per un eccesso di privacy.
Denise parve crederci, perché sospirò e disse: "Va bene, lo capisco. E non posso essere arrabbiata, sono troppo felice per voi."
Draco e Hermione le sorrisero, senza rendersi conto che Denise non era l'unica a essere felice per quella situazione.
In fondo nemmeno a loro dava tanto fastidio.
Nei giorni seguenti, Draco e Hermione passarono quasi ogni minuto libero insieme. All'apparenza era semplicemente una cosa normale, visto che stavano insieme. La realtà era che stavano continuando a indagare su ciò che era successo a Gwendolyn.
Harry aveva inviato una lettera - indirizzata a Hermione, ma in cui si rivolgeva anche a Draco - in cui aveva raccontato che il Ministero non era stato affatto felice di quel cambio di rotta dell'ultimo secondo.
I genitori di Gwendolyn stavano facendo pressione agli Auror affinché trovassero un colpevole, gli Auror facevano pressione al Ministero affinché li facesse tornare a Hogwarts per continuare le indagini. E il Ministero sembrava solo voler mettere a tacere tutto il prima possibile.
La Gazzetta del Profeta aveva già dedicato qualche articolo alla vicenda - la presenza degli Auror a Hogwarts non era certo passata inosservata - ma per il momento sembrava che la situazione fosse sotto controllo e il Ministero voleva che rimanesse così.
Un'aggressione a una studentessa era già una cosa abbastanza grave, qualcosa che avrebbe sicuramente fatto riflettere alcuni genitori su quanto fosse effettivamente poco sicuro far studiare i propri figli a Hogwarts.
Non c'era bisogno di creare ulteriore panico non riuscendo a trovare il colpevole.
Quella storia doveva chiudersi al più presto. E se non fossero riusciti a chiuderla, avrebbero semplicemente aspettato che scoppiasse qualche altro scandalo e che la gente dimenticasse quella faccenda.
Harry aveva detto di essere preoccupato. Se qualcuno aveva cercato di somministrare un filtro d'amore a Gwendolyn e non ci era riuscito, forse avrebbe potuto riprovarci.
E a quel punto avrebbero dovuto essere pronti a evitarlo, a impedirlo prima che potesse accadere. Il che era un po' complicato non avendo nessun nome su cui concentrarsi.
Inizialmente Draco e Hermione avevano escluso l'intera casa di Tassorosso, convinti che chiunque mangiasse al suo stesso tavolo da anni fosse a conoscenza di eventuali allergie e che non le avrebbe mai somministrato una pozione che l'avrebbe danneggiata in quel modo. Senza contare che la somministrazione di un filtro d'amore sembrava un comportamento davvero inusuale per un Tassorosso.
Poi però si erano resi conto che Gwendolyn era amica di tutta la scuola, non c'era persona esistente Hogwarts che avrebbe voluto farle del male. Questo li portava a escludere anche gli altri studenti.
E così si erano ritrovati al punto di partenza.
"Credo che il problema sia che sappiamo che il colpevole è uno studente, ma non abbiamo il coraggio di incolpare nessuno di loro" disse Hermione un pomeriggio, mentre se ne stava seduta alla scrivania in camera sua.
Draco continuava a passeggiare per la stanza avanti e indietro, tenendo le braccia conserte e lo sguardo pensieroso.
Era una scena che ormai Hermione era abituata a vedere.
Negli ultimi giorni avevano approfittato del fatto che ormai tutti fossero a conoscenza della loro relazione - che fosse finta poco importava - per chiudersi nella camera di uno dei due senza destare sospetti.
E dopo un po' Draco finiva sempre così: pensieroso e a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Forse hai ragione" disse Draco fermandosi davanti alla finestra. "Insomma, alcuni di loro sono veramente una spina nel fianco ma non penso sarebbero capaci di fare una cosa simile."
"Quindi che facciamo?"
"Ora? Una pausa, direi" rispose Draco dirigendosi verso il letto di Hermione e lasciandosi cadere poco elegantemente, a suo agio come se fosse nella sua stanza.
Hermione non poteva negare che le piacesse vederlo muoversi così liberamente tra le sue cose.
Qualche giorno prima aveva preso il libro che Hermione aveva lasciato sul comodino - una vecchia edizione di "La lettera scarlatta" - e lo aveva sfogliato incuriosito, chiedendole poi di raccontargli di cosa parlasse.
Hermione non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto succedere, non avrebbe mai creduto che avrebbe visto Malfoy così a suo agio nella sua camera. Ma ora che aveva assistito a una cosa del genere sentiva di poterne fare a meno.
Draco, allo stesso modo, era felice di sentirsi così bene in presenza di Hermione.
Sotto quella maschera di arroganza e strafottenza, in realtà si nascondeva una persona che si era sentita fuori posto così tante volte nella vita da perderne il conto.
Ma con Hermione no. Con lei si sentiva sempre al posto giusto.
Si domandò se anche lei si sentisse così e se quella finta relazione potesse prima o poi diventare reale.
In fondo non stavano male insieme, andavano d'accordo.
Non era così assurdo speraci.
"A che stai pensando?" chiese lei improvvisamente.
Draco si puntellò sui gomiti e la guardò. "Niente di speciale. Perché?"
"Sembravi pensieroso" disse Hermione stringendosi nelle spalle.
"In realtà, ci sarebbe una cosa a cui dovremmo pensare" disse Draco.
Hermione inclinò la testa e lo guardò curiosa.
"Le vacanze di Natale, Granger. È una cosa che non abbiamo considerato."
Improvvisamente le parole di Harry tornarono nella mente di Hermione.
Dovrete farvi vedere in giro insieme anche nelle occasioni che non riguardano le faccende scolastiche.
"Oh, certo. Pensi che dovremmo passare le feste insieme?" chiese Hermione titubante.
Draco sospirò e si lasciò di nuovo cadere sul materasso, tenendo lo sguardo puntato verso il soffitto. "Non lo so. Sarebbe meglio, forse. Ma non voglio costringerti, soprattutto se hai già impegni con la tua famiglia."
Hermione si ritrovò a nascondere un sorriso triste. Non passava più un Natale con la sua famiglia da anni.
Dopo la guerra era andata in Australia a cercare i suoi genitori. Contro ogni aspettativa era riuscita a trovarli e ad annullare l'incantesimo, ma loro ormai si erano costruiti una vita lì e avevano deciso di non tornare in Inghilterra.
La giustificazione di sua madre era stata che tanto lei ormai era adulta e non aveva più bisogno di loro. Hermione non aveva avuto il coraggio di dirle che in realtà avrebbe sempre avuto bisogno della sua famiglia.
Negli anni seguenti Hermione aveva cercato spesso di convincere i suoi genitori a tornare a Londra per le feste, ma loro avevano sempre declinato dicendo che Londra ormai non era più casa loro, ma che Hermione poteva andare a trovarli ogni volta che desiderava.
E non era che Hermione non volesse. Solo che aveva l'impressione che quelli non fossero più i suoi genitori.
Sembravano due estranei, sembrava che non fosse rimasto quasi nulla delle persone che l'avevano cresciuta.
Così avevano iniziato a vedersi sempre meno e per visite sempre più brevi. E quasi mai a Natale.
"No, nessun impegno. Credo riceverò un invito dalla signora Weasley come ogni anno, ma nient'altro" disse Hermione con tono triste.
"Beh, la famiglia Weasley può essere considerata la tua famiglia, se non sbaglio" le fece notare Draco.
Non era cieco, sapeva benissimo quanto Hermione fosse legata a quella famiglia, a prescindere dal rapporto che aveva avuto con Ron.
"Vero, ma dubito che tu voglia venire con me alla Tana."
"La Tana? È così che chiamano quel posto?" si fece sfuggire Draco con un'espressione leggermente schifata.
Hermione sorrise e scosse la testa. Certe cose non sarebbero cambiate mai, e tra quelle cose rientrava anche il profondo disprezzo che Malfoy nutriva verso i Weasley.
Hermione si era chiesta spesso perché.
Sapeva che tra le famiglie Purosangue, i Weasley erano considerato traditori e babbanofili, ma Draco sembrava aver accantonato le sue idee sulla purezza di sangue ormai.
"E tu? Hai programmi con la tua famiglia?" gli chiese.
Draco rise mentre si rimetteva a sedere. "La mia famiglia? Tutto ciò che è rimasto della mia famiglia è mia madre, che a quanto pare non riesce più a trascorrere le feste a casa senza pensare a mio padre che se ne sta in prigione e quindi ne approfitta per rifugiarsi nella nostra casa in Francia. Va così da anni ormai."
"Quindi sei abituato a passare il Natale da solo?"
"Sì, ma non è mai stato un problema. Mia madre mi chiede ogni anno di partire con lei, sono io che non voglio farlo. Amava molto mio padre e per quanto ora lo disprezzi, non è facile trascorrere le feste senza di lui. E poi ogni tanto viene a trovarmi Blaise, quindi non sono proprio in completa solitudine" disse Draco.
Hermione sorrise tristemente all’idea della madre di Draco che trascorreva il Natale da sola per evitare di rivivere i ricordi che c’erano nella sua stessa casa.
Si schiarì la voce e disse: "Quindi siamo entrambi liberi a Natale."
Draco annuì. "Già. Magari potremmo fare qualcosa insieme. Niente di che, giusto un pranzo informale e poi magari continuare a lavorare sul caso di Gwendolyn."
Romantico, pensò ironicamente Hermione.
Ma in effetti non doveva essere romantico. Loro non stavano davvero insieme. Non erano davvero una coppia.
Avrebbero passato le feste insieme solo per ingannare eventuali giornalisti che sicuramente erano in cerca di scoop. Ed Hermione sapeva che prima avrebbe accettato quella situazione, prima avrebbe smesso di farsi stupide illusioni.
"Certo, mi sembra un'ottima idea" rispose sorridendo.
Solo lei sapeva quanto in realtà quel sorriso fosse amaro.
Spazio autrice:
Buonasera! Scusate il ritardo, so che di solito pubblico di mattina ma oggi è stata una giornata veramente intensa.
Le nuove indiscrezioni sul dpcm in arrivo nei prossimi giorni a proposito dei festeggiamenti natalizi mi hanno lasciata molto triste e amareggiata, e come se non bastasse una persona a me molto cara si è ammalata di covid.
Il periodo decisamente non è dei migliori quindi perdonate eventuali ritardi.
Ma torniamo a noi... Draco ha deciso di supportare l'idea assurda di Hermione e addirittura per portare avanti questa farsa trascorreranno il Natale insieme. E si sa che a Natale c'è sempre un po' di magia, quindi vedremo che succederà nel prossimo capitolo (che vi anticipo già che è il mio preferito).
Quindi ci sentiamo domenica :)