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Autore: kimikocchan    03/12/2020    3 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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7. La curiosità di lei e l'insensibilità di lui 
 
Senti Sakura… ti andrebbe di uscire?»
Sasuke per poco non si strozzò con il succo che stava bevendo in quel momento. «Come scusa?»
«Ti vedo sempre china sui libri a studiare… Ormai saprai quel manuale e memoria e ancora ti ostini a studiarlo» osservò Sasori appena ebbe finito di sistemare gli oggetti sugli scaffali. «Penso ti farebbe bene staccare un po’».
Sasuke sospirò leggermente. Sakura sapeva a memoria il manuale. Lui quel manuale aveva cominciato a studiarlo solamente da una settimana e avrebbe dovuto saperlo tutto entro la fine del mese. A detta sua una sfida persa in partenza. «Non lo so Sasori, non mi sento ancora preparata. Ti farò sapere, ok?»
Sasori era sorpreso. Non gli aveva detto di no ma nemmeno gli aveva detto di sì e questo non gli aveva fatto piacere.
In quel momento il campanello d’entrata nel negozio trillò e sulla porta comparve la figura di Sasuke alias Sakura che si fermò nell’ingresso.
«Buonasera» disse Sasori.
«Buonasera» rispose Sakura con gentilezza, rivolgendosi a Sasori.
Sasuke non poté fare a meno di buttare fuori una linguaccia.
«Come posso servirti?» domandò Sasori.
«Ah no, tranquillo non mi serve niente. Sono venuta a prendere Sakura» disse indicando la sua controparte dall’altra parte del bancone.
«Ma come Sasuke? Sono già le otto?» domandò Sasuke nei panni di Sakura. «Mi preparo e arrivo!»
Sasuke sparì oltre la porta, lasciando Sasori e Sakura nei panni di Sasuke soli nel negozio.
«Sasuke? Tu sei il fratello di Itachi?» domandò Sasori preso da una certa curiosità.
Sakura cercò con tutte le forze di rimanere calma, continuando a ricordarsi che quello a parlare era Sasuke. «Sì, esatto».
«E sei amico di Sakura?»
Sakura non poté fare a meno di stupirsi della curiosità di Sasori. In genere era un ragazzo che non s’impicciava nelle questioni altrui. Tornando poi alla domanda, Sakura ci mise un po’ a rispondere. Sasuke era effettivamente suo amico? A volte sembrava comportarsi bene, altre volte era insensibile come pochi. «Una specie».
«Interessante» constatò Sasori, tornando dietro il bancone.
In quel momento Sasuke riemerse da dietro la porta e raggiunse Sakura all’ingresso.
«Mi raccomando Sakura rifletti sulla mia proposta» le ricordò Sasori con un sorriso.
Sasuke forzò un sorriso e gli sorrise di rimando. «Certo» disse prima di uscire dal negozio insieme a Sakura.
«Proposta? Quale proposta?» domandò Sakura incapace di trattenere la sua curiosità una volta fuori dal negozio.
Sasuke sbuffò sonoramente. «A quanto pare il tuo principe azzurro ti ha chiesto di uscire».
«Che cosa?!» urlò Sakura fermandosi in mezzo alla strada.
«Se non mi facessi fare queste figuracce sarebbe meglio» la rimbeccò Sasuke, trascinandola via con sé.
«E tu… tu che hai detto?» domandò Sakura in preda ad una tachicardia ventricolare.
«Che ci avrei pensato» scrollò le spalle l’altro poco interessato.
Sakura stava per arrabbiarsi ma d’un tratto ricordò la sua condizione e s’ammutolì senza dire una parola.
«Credevo stessi per tirarmi un pugno» osservò Sasuke.
«Sì infatti. Ma a quale scopo? Se dovessi accettare, ci dovresti andare te» realizzò.
Sasuke la guardò incuriosito. Qualcosa non lo convinceva. «Non è che stai cercando una scusa per non affrontare i tuoi sentimenti?» domandò.
Sakura sussultò leggermente tentando di sorvolare la sua affermazione ma Sasuke ci aveva preso in pieno. «N-non è affatto così».
«Sul serio? Perché da quello che so ti piace Sasori da quando abbiamo iniziato le superiori ma non mi sembri granché intenzionata a cambiare la situazione» osservò Sasuke. «E non capisco perché».
«Non sono affari tuoi» gli rispose Sakura.
«Ha forse a che fare con tuo padre?»
Sakura si bloccò di nuovo in mezzo alla strada. Che lo ammettesse o meno Sasuke aveva dannatamente centrato il punto.
«Per quanto io non sopporti quel perfettino di Sasori, sono abbastanza sicuro non sia capace di fare male a qualcuno con quelle manine da fata che si ritrova».
Questo Sakura lo sapeva molto bene. Sasori c’era sempre stato per lei e si era sempre dimostrato un ragazzo dolce e sensibile. Al contrario di qualcuno in sua presenza che non faceva altro che mettere bocca su fatti non suoi. «Visto che pensi di sapere tutto, stasera ti interrogo su tutto il capitolo tredici. Ovviamente, senza tralasciare i precedenti».
«Sei forse impazzita? Sai benissimo che l’ho iniziato solo oggi» protestò Sasuke.
Sakura gli rivolse una linguaccia a dirgli che non le interessava minimamente.
«Visto che ti diverti tanto, come sono andati gli allenamenti? Mi fai fare ancora la figura dell’imbecille?»
Sakura corrugò la fronte ricordando ciò che il coach Maito le aveva urlato in spogliatoio.
«Uchiha forse ti sarai pure ricordato come si gioca ma le tue azioni sono più scontate del ridicolo taglio di capelli di Rock Lee».
“Da che pulpito” pensò. «Ho qualche problema a cogliere di sorpresa l’avversario. Secondo il coach Maito le mie azioni sarebbero prevedibili. E stai tranquillo, non ti servo di certo io o il football per apparire come tale».
Sasuke le lanciò uno sguardo truce. «Capisco. Allora stasera facciamo da me, cioè a casa tua, ok? Così ti illustro qualche schema di gioco».
«Perfetto».
 
«Questa è difficile… In cosa consiste il principio di Le Chatelier?»
«Il principio di Le Chatelier, noto anche come principio dell’equilibrio mobile, ci permette di prevedere come un sistema all’equilibrio reagisce a perturbazioni esterne. Infatti, quando un sistema all’equilibrio chimico viene perturbato per effetto di un’azione esterna, il sistema reagisce in maniera da ridurre o annullare la sollecitazione stessa ristabilendo l’equilibrio».
Sakura rimase sbalordita. «Sasuke sei stato bravissimo… Anche la tua prova intermedia… Hai commesso solo un errore. Ma com’è possibile che a scuola tu vada così male?»
Sasuke chiuse il libro, riponendo le penne nell’astuccio. «Semplicemente non mi interessa».
«E non pensi al tuo futuro?»
Sasuke la guardò per un attimo indeciso su cosa risponderle. Stava per dire qualcosa ma diede una leggera scrollata di spalle e ritornò a mettere in ordine le proprie cose. «Sono ricco e il mio patrimonio è abbastanza cospicuo da permettermi una vita senza lavorare».
Fino a poco tempo fa un ragionamento del genere le avrebbe montato non poca rabbia ma non seppe perché in quel momento la risposta dell’Uchiha non l’aveva convinta.
«Non hai sogni o obiettivi che vuoi realizzare?»
Sasuke si abbandonò sulla sedia per poi allungare una mano in direzione del soffitto sul quale erano attaccate delle stelle. Nel tentativo di prenderne una, chiuse la mano intorno ad essa. «Sì un obiettivo c’era ma era assolutamente impossibile da realizzare e dunque ho lasciato perdere».
«Ovvero?» domandò Sakura presa dalla curiosità.
Sasuke si voltò nella sua direzione mentre sul suo volto si faceva largo un’espressione intrigante. «Vuoi proprio saperlo?»
Il cuore di Sakura perse un battito mentre vedeva lentamente Sasuke nel suo corpo avvicinarsi pericolosamente. «C-che fai?» domandò cercando di sembrare autoritaria.
«Te lo voglio dire all’orecchio» sussurrò l’altro. Sakura si sentì morire d’imbarazzo. Non sapeva se per la situazione o per il fatto che lei non avrebbe mai parlato in quel modo così seducente.
Aspetta, come? Seducente Sasuke? Doveva essere andata fuori di testa. Non c’era altra spiegazione.
Chiuse gli occhi quasi spaventata da quello che l’attendeva, quando d’un tratto sentì un leggero schiocco sulla fronte. Spalancò gli occhi e quello che vide fu il suo corpo piegato in due dalle risate.
«Sasuke, non è affatto divertente!»
«Avresti dovuto vedere la tua faccia» continuò a ridere l’altro.
«Sarà meglio che tu vada» disse Sakura gonfiando le guance.
«Oh, ma andiamo non te la sarai mica presa?» domandò lui, raccogliendo le sue cose.
«No, affatto! È davvero tardi» insisté l’altra, alzando la finestra dalla quale sarebbe dovuto uscire.
«E va bene» finì l’altro, avvicinandosi alla finestra e scavalcandola piano per giungere al cedro nel giardino di casa Haruno che divideva le finestre delle loro due camere.
In quel momento Sakura constatò che qualcosa sotto di lei si era improvvisamente animato. Per poco non strabuzzò gli occhi sconvolta ma decise che era meglio tacere. Colse però l’occasione di risolvere un piccolo problema che ogni mattina la affliggeva.
«Senti Sasuke, prima di andartene… io dovrei chiederti una cosa».
Sasuke indietreggiò di nuovo sul cornicione, riavvicinandosi alla finestra. «Dimmi».
«Ecco… alla mattina tu hai… come posso dire… una protuberanza…»
«Cosa?» domandò Sasuke confuso.
«Tu hai questa cosa la mattina… capisci? Ogni mattina…»
Sasuke la stava guardando come un linguista guardava una vecchia incisione azteca. «Sakura non credo di aver capito».
«Mi chiedevo come fare alla mattina a… abbassarlo, capisci?» borbottò in preda alla vergogna. Quanto odiava essere un ragazzo.
«Oh!» finalmente Sasuke realizzò. «Il signor salsicciotto?» domandò divertito.
«Già» annuì lei ormai senza dignità.
«Mi manca un po’ quel ragazzo. Comunque, se il problema è questo, il metodo più efficace è lottare cinque contro uno. Non so se mi spiego».
Sakura fece diventare la faccia di Sasuke più rossa di una cesta di pomodori. Aveva capito perfettamente. «Sasuke è disgustoso. Non potrei mai… Ci sarà un altro modo?» quasi supplicò.
«In effetti c’è un altro sistema… A cui ricorro in caso di emergenza per far uscire l’aria dal palloncino…» Sasuke si era fatto titubante e guardò il suo corpo per avere la conferma di proseguire.
Sakura lo incitò con lo sguardo a continuare.
«Ok, ma non te la prendere, d’accordo? Io chiudo gli occhi e poi… Penso a te».
“Oh” pensò Sakura. Certo naturale. Come poteva essere altrimenti.
«Ok, scusami davvero Sakura. Non avrei dovuto dirtelo. Anzi, non avrei dovuto usarti come espediente per abbassare le mie erezion-»
«Non importa» s’affrettò a dire Sakura. «Davvero non mi importa. Buonanotte Sasuke» disse in modo meccanico, abbassando la finestra della stanza.
Sasuke sospirò, buttandosi una mano sulla fronte. «Sono proprio un idiota».
 
Sakura quella sera andò a letto piangendo. Anche se non era la prima volta che Sasuke si prendeva gioco di lei questa volta le sue parole l’avevano davvero ferita profondamente.
A sua volta questo suo sentirsi vulnerabile la faceva sentire ancora più sciocca perché sapeva perfettamente di che stoffa era fatto l’Uchiha. «Di cosa mi sorprendo?» singhiozzò, asciugandosi le lacrime a contatto con il cuscino.
Sasuke era semplicemente Sasuke. Uno stronzo insensibile.
«Non sprecherò ancora le mie lacrime per quell’idiota!» disse alzandosi e andandosi a lavare il viso. Quando si guardò lo specchio vedendo riflesso l’immagine della persona responsabile del suo stato d’animo, l’impulso di tirare un pugno al vetro fu quasi incontrollabile. Ma non lo fece. No, Sakura Haruno era una ragazza matura e anche questa volta avrebbe sorvolato l’ennesima cattiveria e sarebbe andata avanti. Era la scelta giusta.
Uscita dal bagno le venne voglia di un latte caldo con il miele. Era il miglior rimedio contro la tristezza. Scese lentamente le scale di quella lussuosa villa, recandosi presso le cucine. Si sorprese appena quando vide la luce accesa in lontananza. Quando entrò, vide la figura di Uruchi rivolta verso i fornelli.
«Signorino! È ancora sveglio?» domandò sorpresa.
«Sì, non riuscivo a dormire» disse, sperando non si notassero gli occhi gonfi a causa del pianto.
«Le preparo qualcosa?»
«Solo un po’ di latte caldo, grazie».
«Con un po’ di miele giusto?» domandò.
Sakura ne fu sorpresa ma annuì.
«Fin da quando ne ho memoria questo è l’unica bevanda che mi chiede quando qualcosa la turba. Ricordo ancora quando la preparavo a te e alla piccola Sakura. Adoravate il latte con il miele e poi puntualmente vi addormentavate insieme sul divano del salone mentre guardavate qualche film».
Sakura per poco non scivolò dallo sgabello della cucina. Si era completamente dimenticata di questi spezzoni della sua infanzia. Eppure, non sapeva come, c’era stato un tempo in cui lei e Sasuke erano praticamente inseparabili.
«Mi vuole dire che cosa la preoccupa?» domandò.
Sakura decise di cogliere la palla al balzo. «Uruchi, mi chiedevo… Perché io e Sakura abbiamo smesso di essere amici?»
Uruchi non poté fare a meno di emettere una piccola risata. «Mi scusi signorino ma… Davvero non ne ha idea?»
Sakura si sentì ancora più confusa di prima. «No, davvero».
Sul volto della signora Uruchi comparve un dolce sorriso. «Beata gioventù» esclamò, servendo il latte caldo a Sakura. «Buonanotte signorino» disse poi, avviandosi verso la porta.
«Non ha intenzione di dirmelo?» domandò Sakura seguendola con lo sguardo.
«Se ci riflette attentamente signorino, troverà da solo la risposta».
E con queste ultime parole Sakura non poté fare altro che fissare la tazza del latto caldo, chiedendosi ancora una volta che cosa fossero lei e Sasuke l’uno per l’altro.
  
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