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Autore: Signorina Granger    05/12/2020    6 recensioni
INTERATTIVA ||
I Peccati Capitali erano un gruppo di maghi e streghe, considerati tra i più potenti della Gran Bretagna, ognuno dei quali rappresentava uno dei sette peccati capitali a causa di una grave colpa da loro commessa.
Il gruppo è stato sciolto e accusato di essere responsabile della morte del Ministro della Magia, ma quasi tutti riuscirono a fuggire, di loro si sono perse lle tracce e sulle loro teste venne messa una taglia.
Dopo tre anni il Ministero è ormai caduto nelle mani dei Cavalieri Sacri, un ordine che dovrebbe occuparsi della tutela dei maghi, e una dei Peccati decide di andare alla ricerca dei suoi vecchi amici con l'intento di trovarli e mettere fine, insieme, alla loro persecuzione, trovando il vero responsabile dell'omicidio che li fece condannare e alle tirannie messe in atto dai Cavalieri.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 15
 
 
 
“Tristano, basta, devo andare, non posso giocare con te, lo sai!”
 
Jezabel, vestita di tutto punto e pronta per uscire, la borsa a cartella di cuoio che le pendeva dalla spalla e i lunghi capelli scuri raccolti in una coda, si mise le mani sui fianchi stretti e si sforzò di assumere un’espressione severa mentre guardava il suo “cagnolino”: Tristano scodinzolava e teneva una pallina stretta in bocca, guardandola con chi ha tutta l’intenzione di giocare dopo essersi astutamente piazzato davanti al caminetto, impedendole di raggiungerlo e usare la Metropolvere.
 
Ovviamente le sue parole non ebbero alcun effetto e il cane saltellò allegro, guardandola implorante mentre la strega, sospirando, si passava una mano sul viso.
 
“Va bene, ho capito, niente Metropolvere oggi… dovrò fare così.”
 
Jezabel girò sui tacchi e si diresse verso la porta d’ingresso mentre il Terranova la guardava perplesso, chiedendosi perché il suo piano fosse fallito mentre smetteva improvvisamente di scodinzolare. Ben preso però sembrò comprendere le intenzioni della padrona e in due salti finì davanti alla porta, abbaiando e scodinzolando:
 
“Ma insomma Tristano, fammi andare al lavoro! Sei proprio un testone…”
 
La strega tentò invano di spostarlo – Rita, ridendo, diceva sempre che di sicuro il cane pesava quasi tre volte lei e che era lui a portarla a spasso e non viceversa – e alla fine, arrendendosi, gli prese la pallina verde dalle fauci prima di lanciarla verso la cucina. Tristano abbaiò e corse a prenderla mentre la strega, sentendosi più in colpa che mai, correva verso il camino e afferrava una manciata di Polvere Volante:
 
“Scusa piccolo, ci vediamo stasera… Fa’ il bravo. Ministero della Magia, livello 0.”
 
L’ultima cosa che Jezabel vide fu Tristano che correva verso di lei, abbaiando e guardandola con gli occhi tristi come se lo stesse abbandonando.
 
Merlino, era proprio una persona orribile.
 
 
*
 
 
“May? May, se ci sei rispondi… siamo preoccupate per te!”
Cristal smise di bussare con un sospiro, e si morse il labbro inferiore mentre, in piedi nel pianerottolo deserto, si domandava che fine avesse fatto la sua amica.
 
Era da due giorni che Maysen non si faceva vedere o sentire, e sia lei che le amiche avevano iniziato a preoccuparsi parecchio.
Le finestre del suo appartamento erano chiuse e dubitava che fosse in casa, ma aveva almeno dovuto tentare.
Approfittando del fatto che non ci fosse nessuno la strega si Smaterializzò al Ministero, nell’ufficio che condivideva con Jezabel, Rita e Maysen, e trovò le due ex Tassorosso già al lavoro, come sempre.
 
“Allora?”
“Niente, non c’era. Le finestre sono chiuse… Non ho idea di dove possa essere. Cosa dovremmo fare? Dirlo al Ministro?”
 
Cristal inarcò un sopracciglio mentre spostava lo sguardo da una strega all’altra, e vide Jezabel lanciare un’occhiata incerta all’amica prima di alzarsi scuotendo il capo:
 
“Assolutamente no, non subito. Facciamo così, voi andate a casa sua. Intendo di entrarci, usate la magia, dobbiamo capire cosa sta succedendo. Io devo andare ad Azkaban.”


“Ad Azkaban? Che diavolo devi fare in quel postaccio?”
Cristal spalancò gli occhi, preoccupata, ma la Tassorosso si limitò a stringersi nelle spalle e a mormorare di dover parlare con una persona.
 
“Quando dici “una persona” intendi quel verme schifoso di Patrick?”
Rita sfoggiò la sua espressione più disgustata, come se stesse effettivamente facendo allusione ad un terribile insetto, e Jezabel si strinse nelle spalle sforzandosi di sorridere:
 
“Non preoccuparti, andrà tutto bene.”
“Va bene, ma ti porti dietro Belle o Samuel, non ci vai da sola. Cris, andiamo di nuovo da May, coraggio.”
 
 
*
 
 
“Ciao Belle! Come mai quella faccina triste?”
 
Sam sorrise allegro all’amica, dandole una leggerissima pacca sulla spalla (doveva sempre tenere a mente di contenersi con lei, altrimenti rischiava di spezzarla in due con una manata) mentre i due ex compagni di scuola attraversavano l’Atrium del Ministero.
La strega, i lunghi capelli scuri raccolti in una treccia, sospirò continuando a tenere il capo chino, mormorando che le mancava Philip, il fratellino di 11 anni che aveva appena iniziato il primo anno ad Hogwarts.
 
Samuel sorrise con affetto all’amica sentendole pronunciare quelle parole, asserendo che fosse normalissimo ma che presto ci avrebbe fatto l’abitudine.
 
“Anche a me mancava tantissimo Marshall ovviamente, all’inizio… poi ci si abitua, vedrai! Se ti senti sola chiamami comunque, porterò montagne di cibo per consolarti.”


Belle alzò lo sguardo sull’amico e gli rivolse un sorriso grato, per nulla dispiaciuta all’idea. Stava per informarlo che aveva proprio una voglia matta di pizza quando una voce femminile chiamò l’amico:
 
“Samuel, vai di sopra da Jezabel per favore, devi accompagnarla ad Azkaban, se non ti dispiace. Belle, tu vieni con noi, se non hai cose urgenti da fare.”
“Non so quanto il Ministro ne sarà felice…”


Belle quasi impallidì all’idea di essere convocata nell’ufficio del Ministro per una sfuriata, ma Rita aggrottò al fronte e la informò con tono gelido che al Ministro ci avrebbe pensato personalmente, se necessario.
L’ex Serpeverde parve rilassarsi, e asserì con un debole sorriso che le avrebbe aiutate, di qualsiasi cosa avessero bisogno, mentre Sam le salutava per andare da Jezabel.
 
L’idea di andare ad Azkaban era piacevole quanto un calcio alle parti intime, ma se una Virtù aveva bisogno di lui non poteva far altro che rispondere alla chiamata.
 
 
*
 
 
“Mamma, secondo te saranno buone le mie focaccine?”
“Certo che sì piccola mia.”

 
Ophelia, in piedi su una sedia e un minuscolo grembiulino addosso, sorrise vivacemente alla madre mentre disponeva l’impasto sulla teglia riscoperta da carta forno. La bambina passava sempre ore intere a giocare alla sua cucina giocattolo, e finalmente la madre le aveva permesso di aiutarla a preparare qualcosa di commestibile.
 
 
Quando, un paio d’ore dopo, la porta d’ingresso della villetta si aprì, sua madre le fece un cenno e Ophelia si affrettò a prendere il piatto doveva avevano disposto le focaccine per poi correre dal padre tenendolo sollevato sopra la testa:


“Papino, ho fatto le focaccine con la mamma, assaggiane una!”


“Ma che brava, la mia piccola aspirante chef!”
Il mago rise e, inginocchiandosi, le diede un bacio su una guancia prima di prendere una focaccina, spezzarla a meà e porgere l’altra alla bambina, che la prese con un sorriso allegro.
 
“Domandi farò la pizza!”
“Vacci piano, prima devi diventare brava!”
“Sono già brava, papino!”

 
 
 
Mackenzie stava impastando il pane della pizza con tanta energia da far tremare il tavolo, tanto che Loki, seduto poco distante con un giornale in mano, lanciò alla strega un’occhiata di traverso:
 
“Tutto bene?”
“Sì, benissimo. Dove l’hai preso, il giornale?”
 
“Sgraffignato in paese quando ho preso le sigarette. Alanis ed Ebe?”
“Le ho mandate a fare la spesa un’ora fa, me ne sto pentendo. Pensi che riusciranno a non combinare guai?”


Mackenzie sollevò lo sguardo sul mago, le mani che ancora stringevano l’impasto nella ciotola e un grembiule addosso mentre alcune ciocche di capelli chiari sfuggiti allo chignon disordinato le incorniciavano il volto magro.
 
“Sai di chi stiamo parlando, vero?”
Loki trattenne a malapena un sorriso mentre tornava a leggere, immaginando le due distruggere il supermercato mentre Mac sospirava:
“Merda…”
 
 
*
 
 
“Alanis, guarda, biscotti ripieni al cioccolato, possiamo prenderli!?”
“No, non sono sulla lista di Mac.”
 
“Ti preeeeeego!”


Ebe la guardò sfoggiando la sua espressione più implorante, gli occhi scuri spalancati, e l’Avarizia le intimò di finirla di fare il gatto di Shrek prima di prendere il pacco di biscotti e infilarselo in borsa.
L’Invidia sorrise allegra, festeggiando la sua vittoria, mentre lei e la compagna prendevano cose dagli scaffali senza essere viste grazie all’Incantesimo di Disillusione – così ben riuscito da renderle praticamente invisibili ad occhio nudo – di Mac.
 
“Quando diventeremo tutti obesi la colpa sarà tua!”
“Guarda, crostatine alla marmellata!”
 
“… Va bene, ma poi basta dolci. Mac vuole una montagna di uova, andiamo a prenderle.”
 
 
Alanis partì a passo di marcia cercando le uova ed Ebe la seguì reggendo la borsa incantata per contenere l’impossibile. Stava giusto prendendo un cartone di uova quando Alanis, in piedi accanto a lei, strabuzzò gli occhi e mormorò qualcosa:
 
“Porca Morgana… Conosco quella felpa… QUELL’ABBIGLIAMENTO ORRIBILE! Ebe. Guarda!”
 
L’ex Grifondoro si voltò, confusa, e quasi le cadde il cartone dalle mani: una ragazza dai capelli rossi con il cappuccio di una felpa calato sul viso stava prendendo qualcosa da una corsia poco distante.
Una ragazza dai capelli rossi dall’aria molto familiare.
 
“Per tutte le cavallette… pensi che sia…”
“Presto, seguiamola!”


Alanis la prese per un braccio, costringendola a seguire Sider che, come loro sembrò non avere intenzione di pagare: confuse la cassiera e le scivolò accanto senza battere ciglio, anzi guardandosi attorno con aria trasognata.
 
“Che diavolo ci fa in Scozia?!”
“E me lo chiedi? Merlino, dobbiamo dirlo agli altri…”
 
Ebe guardò l’Accidia allontanarsi come se avesse visto un fantasma, non credendo ai propri occhi: possibile che avessero scelto di nascondersi nello stesso posto?
 
 
 
Sider, dal canto suo, non si era minimamente accorta della presenza delle ex compagne. Era giunta in Scozia solo il giorno precedente dopo essere rimasta per mesi in Irlanda. Mai avrebbe pensato di essere capitata dritta a pochi km dai suoi ex amici.
 
 
*
 
 
“RIUNIONE D’EMERGENZA IN CUCINA!”


Alanis entrò spalancando la porta e facendo quasi sobbalzare Loki, che asserì di averne le tasche piene di quelle riunioni in cucina mentre Mac, pulendosi le mani dopo aver infornato le pizze, domandava alle due se avessero preso tutto senza fare danni.
 
“Beh, in effetti non abbiamo preso tutto… ma abbiamo un valido motivo!”


Ebe rivolse un sorriso nervoso a Mac, sperando che l’amica non la incenerisse mentre la Gola, alzando gli occhi al cielo, invitava le due a raccontarle tutto e a darle ciò che avevano rubato mentre Loki estraeva vittorioso una bottiglia di whiskey dalla borsa.
 
“Beh, allora, stavamo prendendo le uova…”
 
“Ciao Raggio di Sole!”
Flagro entrò nella stanza con un sorriso, avvicinandosi ad Ebe per darle un bacio su una guancia mentre Alanis, costretta ad interrompersi, simulava un conato di vomito.
Loki prese posto a tavola accanto a Mac con uno sbuffo, e Alanis aspettò che “i piccioncini avessero finito” per riprendere a parlare, più seria che mai:
 
“Dicevo, stavamo prendendo le uova quando…”
 
“Scusate, non avevo sentito.. che succede?”
 
Salem entrò in cucina con un sorriso, sedendo accanto agli amici mentre Alanis, rimasta in piedi, alzava gli occhi al cielo esasperata:
 
“MA INSOMMA, mi fate parlare? Zitti o vi eviscero!”
 
Un silenzio tombale cadde tra i presenti, e nessun sembrò desideroso di contrariarla, così l’ex Corvonero sorrise compiaciuta e riprese il filo del discorso mentre sistemava i viveri sul tavolo:
 
“Bene. Stavamo prendendo le uova quando abbiamo visto una figura familiare. Una strega trasandata, capelli rossi, l’aria stralunata… qualche suggerimento?”
 
“Mi state dicendo che avete visto Sider al supermercato?”
 
Salem aggrottò la fronte, sinceramente perplesso, ma Alanis annuì, seria in volto:
 
“So che sembra assurdo, ma sono certa che fosse lei. Vero Ebe?”
“Confermo, sì. La prossima volta potremmo seguirla, no? Pensate che voglia unirsi a noi?”
 
“Beh, penso che dimostrare la nostra innocenza sarebbe più facile se fossimo tutti… dovremmo parlarci, non sappiamo nemmeno se abbia Chastiefol con sé o no. D’ora in poi ci andrò io, in paese. E quando la troverò… ci parlerò.”


Mac si strinse nelle spalle, serafica, prima di annunciare che le pizze erano quasi pronte. Ebe e Alanis invece sfoggiarono due sorrisetti identici, certe che la loro Accidia avrebbe avuto poche chance di tirarsi indietro se Mackenzie avesse insistito.
 
 
*
 
 
Mentre la barca li portava magicamente verso l’isoletta dispersa nel Mare del Nord dove si trovava la prigione dei maghi, Jezabel scrutava l’alta torre grigia e circondata da nuvole e maltempo con il bavero della giacca sollevato nel tentativo di proteggersi dal freddo. Samuel, sedutole di fronte, quasi rabbrividì: il gelo spettrale, quasi mortifero, provocato dalla vicinanza dei Dissennatori, era qualcosa a cui difficilmente sarebbe mai riuscito ad abituarsi.
 
Il mago gettò un’occhiata incerta alla torre – la cui cima era difficile da scorgere a causa delle nuvole – stringendo nervosamente la sua ascia, poi si rivolse alla strega con tono incerto, chiedendole se facesse spesso visita a quel posto.
 
“No, fortunatamente. Ma oggi devo parlare ad una persona. Eviterei se potessi, ma è importante.”
 
Jezabel ripensò all’ultima volta in cui aveva messo piede lì: aveva visto Patrick, sì, con suo sommo dispiacere, ma anche Louis Murray per la prima volta. In pessime condizioni, denutrito, stanco, devastato… ma pur sempre Louis Murray, con i suoi penetranti e inconfondibili occhi color ghiaccio.
 
La strega quasi rabbrividì, forse non per il freddo, e quando la barca si formò sulle sponde dell’isola lasciò che Sam l’aiutasse a scendere sulla terraferma porgendole una mano.
 
“Dovresti evocare un Patrono, è meglio. Non mi fido neanche un po’ dei Dissennatori.”
 
Jezabel lanciò un’occhiata quasi disgustata all’ingresso della torre, sorvegliato da un Dissennatori, e Sam le rivolse un’occhiata perplessa mentre estraeva la bacchetta, chiedendole se non preferisse farlo da sé.
 
A quella domanda l’ex Tassorosso, colta alla sprovvista, scosse la testa e chinò il capo, mormorando che non era un incantesimo che le riusciva molto bene.
 
“D’accordo. Venga, allora.”   Sam le fece cenno di seguirlo e Jezabel lo fece senza obbiettare, quasi percependo l’infelicità e l’angoscia pervaderla. Ma Dissennatori o no, la Temperanza era perfettamente conscia di non essere mai stata in grado di evocare un Patronus come si doveva, tanto da essere giunta alla tetra conclusione di non avere ricordi abbastanza felici a cui ricorrere.
 
 
*
 
 
“Patrick? Sono io.”
 
“Ciao tesoro. E’ da tanto che non ti vedo.”
 
Jezabel deglutì, ma s’impose di non chiedere all’uomo di non chiamarla “tesoro” – sapeva che non ne valeva la pena – mentre Sam, in piedi accanto a lei, osservava il prigioniero con la fronte aggrottata.
 
“Devo chiederti una cosa. Quello che hai fatto… con i bambini. Avevi qualche aiuto esterno? E’ stata una tua idea o è partita da qualcun altro?”


“Perché me lo domandi ora?”
“E’ importante, Patrick.”
“Non ero da solo, ma lo sai. Avevo il Preside di Hogwarts che mi aiutava… e qualcun altro.”


“Mi serve sapere chi fosse questo qualcun altro, Patrick.”


Jezabel parlò senza battere ciglio e con lo stesso tono neutro, osservando il volto magro e pallido di Patrick prima che il mago, sorridendo debolmente, le chiedeva se avrebbe avuto qualcosa in cambio per quelle informazioni.
 
“Magari potrei non farti torturare da Sam, qui, per farti parlare. A te la scelta.”


Jezabel abbozzò un debole sorrise, guardandolo on più odio di quanto non avesse mai provato in vita sua. Non le importava che l’avesse usata, presa in giro… persino tradita con altre. Ma quello che aveva fatto a dei bambini portandoli via dalla loro famiglia, quando lei stessa non aveva mai conosciuto i propri… quello non glie l’avrebbe mai perdonato.
 
Patrick sbuffò, quasi annoiato, prima di guardarla in cagnesco:
 
“Mi risulta che ora sia una persona molto importante. Credo che tu lo sappia, non sei stupida.”
“Beh, stavo con uno come te, forse la gente mi sopravvaluta. Comunque grazie, avevo bisogno di una conferma.”
 
Jezabel abbozzò un lieve sorriso prima di fare cenno a Samuel di seguirla. Samuel che, mentre si allontanavano dalle celle, domandò alla Virtù di chi stesse parlando quell’uomo dal quale Jezabel sembrava aver fretta di allontanarsi.
 
“Beh, mi sembra ovvio che il nostro attuale Ministro ha molti scheletri nell’armadio… devo soltanto tirarli fuori.”


 
“Ma deve stare attenta, Signorina… Dico davvero. Ci ha fatto fare cose terribili, in questi anni.”


 
Il tono del mago si fece quasi preoccupato mentre la seguiva, e Jezabel stava per scendere le ripide scale di pietra che le avrebbero permesso di tornare alla base della torre, ma si fermò prima di voltarsi verso Sam e sorridergli debolmente alla luce della sua bacchetta:
 
“Sai Samuel, tuo figlio è un ragazzo fortunato ad avere un padre come te. Dico davvero. Sono certa che sarà un uomo straordinario.”


 
*
 
 
La serratura scattò e la porta si aprì di un paio di centimetri, ma né Rita né Cristal osarono aprirla e addentrarsi nell’appartamento di Maysen. Fu Belle ad aprire la porta, superando le due Virtù senza la benchè minima esitazione.
 
Ci mise qualche istante, ma dopo aver tastato invano la parete trovò finalmente l’interruttore e accese la luce chiamando la Virtù con tono scettico, dubbiosa di trovarla in casa.
 
“Porco Merlino…”
 
“May!”
 
Cristal impallidì mentre Rita, superando lei e Belle, correva in camera dell’amica. Per un istante, dopo aver visto in che stato si trovava l’ingresso dell’appartamento, aveva temuto di doversi aspettare il peggio, ma con suo sommo sollievo la stanza era vuota. Anche se ciò significava che l’amica era scomparsa.
 
“E’ un disastro… che diavolo è successo?”
 
Cristal deglutì mentre la raggiungeva, scavalcando una sedia rovesciata per terra, e osservava l’armadio spalancato e i cassetti ribaltati dei comodini.
 
“Qualcuno cercava qualcosa, e di certo non la nostra May. Spero… Spero solo che stia bene.”
 
Rita scosse la testa e chinò il capo, gli occhi scuri improvvisamente lucidi, e Cristal la abbracciò con un sospiro, asserendo che di sicuro l’avrebbero trovata e che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
 
“Chi può averla rapita? Aveva… qualcuno che ce l’aveva con lei per qualche motivo?”
 
Belle si fermò sulla soglia della stanza e guardò le due con la fronte aggrottata, ma Cristal sbuffò e scosse la testa continuando a stringere Rita tra le braccia:
 
“No, l’adoravano tutti. Ma se c’è qualcuno che ci detesta e che vorrebbe liberarsi di noi, quello è il nostro caro Ministro. Forse dovremmo fare più attenzione. Ma se ha fatto fare qualcosa a May, ci penserò io stessa a ficcargli un tacco a spillo in un occhio, altro che Peccati Capitali!”
 
 
*
 
 
“Eccomi come promesso! Pizza?”
 
Quando, aperta la porta del suo appartamento – così tristemente vuoto e silenzioso senza Philips – Belle si trovò l’imponente figura di Sam davanti, quasi non credette ai suoi occhi. Poi adocchiò i tre cartoni di piazza che il ragazzo teneva in mano e scoppiò a ridere, spostandosi per farlo entrare:
 
“Con immenso piacere, guardiamo qualcosa Sammy?”
“Certo, ho anche i popcorn.”


 
“Ma perché le tre pizze?”
 
 
Belle chiuse la porta e guardò, perplessa, l’amico appoggiare i cartoni sul tavolo prima di rivolgere un sorriso quasi colpevole mentre il profumo delizioso avvolgeva tutta la stanza:
 
“Beh, mi conosci… ne ho prese un paio per me in caso abbia tanta fame, ecco.”
“Sei sempre il solito… Del resto ne devi mangiare di roba, con la stazza che ti ritrovi. Prendo i tovaglioli.”
 
La strega sorrise e attraversò la stanza per raggiungere la credenza, immensamente grata all’amico per aver deciso di tenerle compagnia, quella sera.
E pensare che sia al lavoro che ad Hogwarts metà della gente aveva paura di anche solo avvicinarglisi.  
 
 
*
 
 
Loki, steso sul letto, guardava il cielo stellato attraverso la finestra della stanza singola che Mac gli aveva gentilmente concesso. Quasi rise, il mago, pensando alla strega e a come in fin dei conti finisse spesso per ricoprire il ruolo di effettivo capo del gruppo.
 
Del resto, senza di lei probabilmente sarebbe rimasto ad Azkaban, e lui e il resto del gruppo non si sarebbero riuniti.
Certo, non aveva fatto tutto da sola, gli ricordò una vocina in un angolo remoto della sua mente.
 
Sbuffò, Loki, mentre si passava pigramente una mano tra i capelli, non riuscendo a dormire. Sorprendente come potesse far addormentare chiunque a proprio piacimento mentre lui per primo, da quando era uscito da Azkaban, faticasse immensamente a prendere sonno.
 
Non si incuriosiva spesso alle persone, complice la sua capacità di scoprire tutto di chi si trovava davanti con un solo sguardo, ma con lei non ci era mai riuscito.
 
“Ma è ovvio che lo sappia, Signor Murray.”
 
Loki pensò di nuovo a quelle parole, e a quel debole sorriso. Che cosa sapeva, esattamente, quella strega tanto bella quanto sfuggente e inafferrabile?
 
Loki si girò lentamente su un fianco, sbuffando piano mentre si ripeteva che, in ogni caso, otteneva sempre ciò che voleva. Certo, la sola ed unica volta in cui si era fatto coinvolgere dai sentimenti tutto era andato a rotoli, ma di sicuro non avrebbe rifatto quell’errore un’altra volta.
 
 
 
Jess non riusciva a dormire pensando alle sorti di Maysen – non era mai stata tipo da provare ogni sorta di sentimento d’ira, se non per Patrick, ma in quel momento avrebbe preso volentieri il Ministro per il collo – che avrebbero potuto diventare facilmente le proprie. Raggomitolata nel suo letto in posizione fetale, la strega teneva gli occhi scuri aperti e perfettamente vigili mentre accarezzava il morbido e folto pelo marrone di Tristano, che le sonnecchiava accanto.
 
Per lo meno, la presenza del suo enorme cane la faceva sempre sentire meno sola e più al sicuro.
 
Non aveva mai avuto dubbi sull’aiutare i Peccati Capitali, su ciò che stavano facendo, ma ora che Maysen era sparita non poteva fare a meno di farsi sorgere qualche dubbio.
 
 
Non hanno ucciso il Ministro, sono stati accusati ingiustamente
 
Jezabel non faceva che ripeterselo, spinta dal senso di giustizia che sempre l’aveva guidata in ogni decisione, ma talvolta si rammentava di ciò che avevano fatto in passato. Quasi rabbrividì pensando a ciò che aveva fatto l’Ira alla sua stessa famiglia. O l’Invidia che aveva ucciso sua sorella. Poteva dietro quel bel volto e quel sorriso innocente celarsi un mostro simile?
 
E poi ovviamente c’era quello di cui non voleva mai parlare e che aveva fatto di tutto per evitare di incontrare per il più a lungo possibile.
Quante storie aveva sentito sulla Lussuria? Tante, forse troppe, e di certo non tutte veritiere, ma un fondo di verità doveva pur esserci.
 
Di certo non erano dei santi, nessuno di loro. E di certo non potevano definirsi del tutto “brave persone”, ma non avevano neanche ucciso il Ministro della Magia, tre anni prima.
 
Jezabel deglutì, certa che non avrebbe dormito affatto quella notte, e mentre un paio di occhi si figuravano nella sua mente realizzò che ad incuterle più timore non era l’Ira con la strage che aveva compiuto al matrimonio di suo padre, ma qualcun altro. E non tanto per i crimini che aveva commesso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
…………………………………………………………………………………….
Angolo Autrice:
 
Forse vi siete rese conto che già nello scorso capitoli alcuni OC non sono apparsi. Annuncio infatti che i seguenti personaggi non faranno più parte della storia:
 
  • Alistair
  • Melissa
  • Maysen
 
Melissa e Alistair non compariranno più, al massimo verranno menzionati, ma non li ucciderò.
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, buonanotte e a presto.
Signorina Granger

 
   
 
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