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Autore: Severa Crouch    10/12/2020    6 recensioni
Si dice che un Potter porti sempre scompiglio a Hogwarts. Lo sa bene Minerva McGranitt, l’anziana preside della scuola di magia e stregoneria più prestigiosa d’Inghilterra, che ha allertato Prefetti e Capiscuola in vista dell’arrivo del primogenito di quello che fu il Bambino che è Sopravvissuto.
Come se fosse una maledizione legata al nome, con l’arrivo di James Sirius, strane presenze compaiono tra i corridoi della scuola, riportando a galla gli echi di una guerra finita.
In modo del tutto speculare, con reciproche diffidenze e sospetti, i cugini Weasley-Potter e i fratelli Lestrange indagano su quelle apparizioni, cercando di fare luce su quel mistero che riapre ferite che sembravano guarite.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 5

 

 

Hogsmeade, 17 ottobre 2015

 

L’ultimo a vedere un fantasma era stato Louis, la sera tra il cinque e il sei ottobre. Erano passati ben undici giorni senza altri avvistamenti e la vita sembrava essere tornata sui binari ordinari.

Insieme a Molly e Roxanne, Victoire continuava a trascorrere le sere in sala comune a leggere e indagare su quel mistero, mentre durante il giorno tenevano d’occhio i movimenti dei Lestrange.

Era stata fatta una riunione nella sala comune di Grifondoro tra tutti i cugini e loro tre avevano informato anche Lucy, Dominique e Fred di quegli incontri atipici. Sembrava, infatti, che i fantasmi ce l’avessero solo con loro, perché nessun altro studente aveva informato Prefetti, Caposcuola o Professori di incontri insoliti nel castello. Era stato naturale, pertanto, chiedere agli altri di fare attenzione.

Ogni mattina durante la colazione, Victoire controllava i volti di Dodò e Louis per verificare se tutto andasse bene. Temeva che qualcuno provasse a fare l’eroe e nascondesse eventuali incontri per non aumentare le preoccupazioni. In realtà, avevano bisogno di ogni singolo dettaglio per venire a capo del mistero di quelle apparizioni e, se non erano terminate spontaneamente, riuscire a bloccarle.

“Novità?” domandò osservando Dominique sedersi un po’ nervosa al tavolo.

Dodò lasciò oscillare i suoi lunghi capelli biondi e sorrise un po’ imbarazzata: “Oggi esco con Albert!”

Le sopracciglia di Victoire si alzarono un po’ più di quanto si sarebbe attesa per una confessione del genere: “Cosa ci trovi in Albert? Voglio dire… è noioso!”

“Oh no! È brillante e molto acuto, ha una immaginazione vivace.”

“Non riesco a immaginare di cosa possiate parlare…”

Dodò arrossì e si morse un labbro. Victoire scoppiò a ridere e per poco il succo di zucca non le andò di traverso. “Non dire niente! Siete nella fase in cui non si parla molto. Ho capito! Temevo che avessi fatto altri brutti incontri…” le disse rincuorata.

“Quali brutti incontri?” domandò Albert sedendosi al tavolo dei Grifondoro, incurante degli sguardi sorpresi nel vedere un Corvonero al tavolo di un’altra Casa.

“Qualcuno ti dà noia?” le domandò accarezzandole la schiena con un gesto molto protettivo. Victoire doveva ammettere di non conoscere a sufficienza Albert per esprimere un giudizio su lui. Sembrava molto preso da Dodò.

Dominique scosse la testa e lanciò uno sguardo a Victoire: “Posso dirglielo?”

“È un Prefetto, forse è il caso che lo sappia. Magari ci sa dire se anche qualche Corvonero ha notato qualcosa di strano,” annuì Victoire. Avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile e forse solo la genialità di Corinna Corvonero avrebbe potuto instradarli sulla via della soluzione a quel mistero.

“Cosa succede?” Albert corrucciò la fronte, gli occhi verdi, sotto i boccoli neri, si scurirono lasciando trapelare la preoccupazione e la stessa concentrazione che mostrava durante le ronde notturne e le lezioni di Pozioni.

“Qualche settimana fa, alcuni di noi Grifondoro,” Victoire voleva omettere il dettaglio che fossero solo i cugini Weasley-Potter, perché non aveva la certezza che anche altri studenti non avessero fatto incontri simili, “hanno incontrato fantasmi di gente morta durante la battaglia di Hogwarts. Alcuni hanno incontrato parenti, altri dei nemici. Tutti questi fantasmi hanno detto di essere morti, di essere andati avanti e di essere stati evocati.”

Albert strabuzzò gli occhi: “Hanno detto che sono stati evocati?”

Victoire annuì. Albert si massaggiò il mento e corrucciò le sopracciglia come se qualcosa gli fosse venuto in mente. “Quand’è che sono comparsi questi fantasmi?”

“A inizio mese, mi sembra che il primo avvistamento sia stato il primo ottobre.”

“Strano, molto strano…” disse Albert. Si guardò intorno nervosamente, lanciò sguardi a Victoire e Dominique che si sporsero verso di lui. Sembrava non volesse farsi sentire.

“Avete presente Roland Lestrange?”

Victoire annuì e guardò Dominique come per dirle che i suoi sospetti erano stati appena confermati.

“In quei giorni, durante una lezione di Difesa contro le Arti Oscure, ha fatto una serie di domande al professor Pucey sulla possibilità di evocare gli spiriti dei morti senza la presenza di un evocatore, come per lasciarli liberi di andare in giro. Nella sala comune di Corvonero ne abbiamo parlato a lungo e siamo rimasti sconvolti, persino il professor Pucey è rimasto sconvolto. È andato su tutte le furie e gli ha detto che sono cose vietate dal Ministero e che lui non dovrebbe nemmeno sognarsi di fare simili domande!”

Molly si era appena avvicinata per ascoltare ed era rabbrividita. Victoire alzò lo sguardo verso la cugina, incrociò i suoi occhi azzurri e batté la mano sul tavolo. “Che ti avevo detto Molly? Lo sapevo! Il mio intuito non sbaglia mai! Quando c’è qualcosa di oscuro in questa scuola, c’entrano sempre i Lestrange!”

Tutti e quattro si voltarono verso l’ingresso della Sala Grande e videro Roland entrare insieme ai suoi fratelli. “Guardateli, girano sempre insieme.”

Dominique esclamò: “Questo non è un argomento, anche noi stiamo sempre insieme, ma ammetto che le domande al professor Pucey sono sicuramente un indizio.”

“Sono una prova, altro che indizio!” esclamò Albert guardandole negli occhi, “Avreste dovuto vedere con quale certezza faceva le domande al professore, come se sapesse chiaramente cosa volesse!”

Molly scosse la testa: “Ma scusa, Albert, se fosse stato lui, perché avrebbe fatto quelle domande davanti a tutti? Non è molto furbo.”

Albert alzò un sopracciglio: “Stiamo parlando di Lestrange. Nella sua mente contorta magari pensava di costituirsi un alibi o di far sapere a tutti che lui traffica con le Arti Oscure…”

“O qualcosa è andato storto e non sa come rimediare,” concluse Victoire. “Bisognerà tenere d’occhio lui e i suoi fratelli.”

“Anche Rodolphus è inquietante. Non parla mai con nessuno, pensa solo a studiare e guarda tutti dall’alto in basso,” disse Dominique, “magari ha fatto tutto lui e ora non sa come rimediare e ha chiesto aiuto ai fratelli…”

“Perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere, però?”

“Che domande, magari vogliono riportare in vita Voldemort e ritornare a comandare loro! Sono rimasti Mangiamorte nell’anima!”

Un brivido attraversò la schiena di tutti loro e sobbalzarono spaventati quando il fantasma di Nick-Quasi-Senza-Testa spuntò dal piatto delle salsicce esclamando allegro: “Buongiorno miei cari! Vedo che abbiamo ospiti! Sbrigatevi a finire la colazione se volete prendere una carrozza per Hogsmeade!”

Le parole del fantasma di Grifondoro li riportarono con i piedi per terra e Victoire alzò lo sguardo verso il tavolo di Tassorosso. Teddy stava guardando proprio nella sua direzione. Si sorrisero e Victoire salutò i cugini e corse incontro Teddy. Era indecisa se parlargli o meno di quello che aveva raccontato Albert su Roland Lestrange. Non gli aveva raccontato nemmeno delle apparizioni dei fantasmi perché era certa che la sua reazione sarebbe stata quella di mettere mano alla bacchetta, ed era l’ultima cosa da fare in quel momento. Ci volevano prove e soprattutto occorreva capire cosa stesse succedendo per incastrare Roland e impedirgli di negare l’evidenza, come avrebbe certamente provato a fare. C’era da dire che erano un paio di settimane che non si vedevano fantasmi per la scuola e Victoire sperava che qualsiasi cosa fosse accaduta, fosse finita, una volta per tutte.

Victoire intrecciò le sue dita a quelle di Teddy e sentì la presa salda di lui. “Ci sono problemi?” le domandò continuando ad osservare la presenza di Albert al loro tavolo. “Sembravi molto interessata da quello che raccontava Goldstein…”

“Sei geloso, Lupin?” domandò divertita, “Era venuto a prendere Dodò e ci ha raccontato delle ultime follie dei Lestrange, credo che tu possa avere ragione.”

“Che genere di follie?”

“Domande strane al professor Pucey durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure,” gli disse mentre salivano su una carrozza. Teddy guardò due Serpeverde che provavano a salire sulla carrozza con loro e disse: “Voi no, non voglio Serpi nella carrozza.”

“Avete sentito? Smammate!” si associò Victoire rispondendo agli sguardi che le avevano rivolto le due Serpeverde. “Vedi cosa significa provare a provare a parlare con le altre Case?” disse sottovoce una ragazza all’amica. “Andiamo via, guarda, lì ci sono alcuni di Serpeverde,” rispose l’altra decisa a ignorare il rifiuto subito. Teddy, fece salire due Tassorosso del quarto anno e la carrozza partì in direzione di Hogsmeade.

“Parliamo dopo, quando siamo tranquilli,” gli disse Victoire. Non voleva menzionare i fantasmi, ma sentiva che Teddy dovesse sapere che i Lestrange stavano tramando qualcosa e che dovevano essere tenuti sotto controllo.

Quel giorno soffiava un vento freddo che annunciava un temporale e l’aria iniziava a riempirsi di umidità. “Andiamo ai Tre Manici di Scopa?” domandò Teddy, “o vuoi fare un giro da Mielandia?”

“Andiamo da Mielandia, devo rimpinguare le mie scorte di dolci. Louis e James le hanno saccheggiate senza pietà!”

Teddy era seduto vicino la porta della carrozza e fu il primo a mettere i piedi per terra e, con un insolito gesto di cavalleria, le porse la mano per aiutarla a scendere. Si sorrisero e furono di nuovo così vicini che le loro mantelle si sfioravano. Camminavano mano nella mano in direzione di Mielandia, come sempre affollato di studenti vocianti. Si fecero largo tra dei ragazzini del terzo anno che sembrano degli esaltati nel vedere per la prima volta il più famoso negozio di dolci del mondo magico inglese. Andarono dritti in direzione degli scaffali con le caramelle. Victoire infilò nel cestino alcune confezioni di Bacchette di Liquirizia e Lumache Gelatinose. Fece doppia scorta di Piperille e Api Frizzole in modo da portarne un po’ anche a Louis e James che non avevano l’età per l’uscita a Hogsmeade. Inserì nel cestino una confezione di Gelatine Tutti i Gusti + 1 pensando a quanto sarebbe stato divertente mangiarle in sala comune, magari mentre portavano avanti la loro indagine, e Molly si domandava se facessero più paura i fantasmi o il pescare la gelatina sbagliata.

“Andiamo al reparto del cioccolato? Voglio una confezione di Cioccocalderoni fondenti!” esclamò Victoire e Teddy, che aveva un cestino con ben due confezioni delle sue amate Piperille acconsentì: “Anch’io ho finito la mia scorta di Cioccocalderoni!”

Si stavano avvicinando quando sentirono delle voci conosciute.

“Muoviti, Rabastan! Dobbiamo andare!” La voce di Roland Lestrange metteva fretta al fratello.

“Aiutami a trovare i Cioccocalderoni fondenti con le nocciole per la mamma! La confezione regalo, quella bella!” rispose il fratello.

“Dobbiamo trovare un regalo anche per papà!” si inserì il terzo Lestrange. Erano tutti e tre, come sempre.

“Abbiamo un appuntamento, il regalo per papà lo prendiamo dopo!” disse Roland ai fratelli. Sembrava molto nervoso. Victoire e Teddy si scambiarono uno sguardo d’intesa. Era tutto molto sospetto e decisero di continuare a tenerli d’occhio.

“Perché non mandiamo una confezione di Cioccocalderoni con il cuore morbido a papà? Gli farà bene il cioccolato dopo tutto quel tempo ad Azkaban.” propose Rodolphus, il Lestrange del quarto anno.

“Va bene, Roddie, ma muoviamoci!” tagliò corto Roland che sembrava essere sul punto di perdere la pazienza. Victoire non lo aveva mai sentito così nervoso. Solitamente, Roland Lestrange era sicuro di sé, strafottente e sgradevole. Adesso, sembrava non voler far tardi a un appuntamento importante. Sembrava avesse paura di mancare a quell’appuntamento. Dubitava seriamente che si trattasse della Dolohov.

Victoire e Teddy si guardarono. Era certa che entrambi stessero pensando la stessa cosa. Si nascosero dietro una scaffalatura di caramelle e osservarono i tre Lestrange andare verso la cassa e pagare i loro acquisti.

“Non badano a spese, eh?” disse Victoire osservando le confezioni di lusso che avevano preso.

“Il Ministero non ha sequestrato abbastanza delle loro fortune! Zio Harry dice sempre che la loro camera blindata era strapiena di oro!” osservò Teddy sottovoce, “e mio padre doveva fare i salti mortali per arrivare a fine mese… Ti rendi conto? Guarda come sperperano la loro fortuna!” Teddy stringeva la bacchetta in mano e si stava innervosendo.

“Secondo te cos’hanno in mente?” domandò Victoire.

“Devono incontrare qualcuno, ma chi?”

Victoire pensò che Teddy ragionasse già come un Auror e in quelle circostanze sembrava rianimarsi. Decisero di indagare su cosa avessero in mente i tre Lestrange. “Teddy, controlla dove vanno, io pago gli acquisti, ci vediamo fuori.”

Lo vide sgusciare fuori dal negozio con il cappuccio del mantello calato sul viso per non farsi riconoscere. Victoire riuscì a pagare velocemente e uscì in strada.

Controllò la strada principale di Hogsmeade che brulicava di studenti alle prese con le compere: c’era una discreta folla davanti Scrivenshaft e il negozio con gli articoli di Quidditch. Vide Teddy che l’aspettava in fondo alla via principale. le faceva segno di raggiungerla e, non appena furono vicini, le sussurrò: “Sono entrati alla Testa di Porco.”

“La faccenda si fa ancora più sospetta, quel posto non è ben frequentato,” disse Victoire. Ricordava i racconti di zia Hermione su quando avevano fondato l’Esercito di Silente e scelto la Testa di Porco per il loro primo incontro clandestino.

“Direi proprio di no, è un postaccio. Andiamo a vedere.”

Si avvicinarono al pub malandato e rimasero un attimo fuori dalla porta. Non potevano entrare, altrimenti sarebbero stati scoperti immediatamente. Teddy le fece cenno con la testa: i Lestrange erano seduti vicino una finestra. Si accostarono accanto l’apertura della finestra, con le spalle attaccate alla parete del pub, Teddy sussurrò: “Alohomora!” L’anta si aprì lentamente, Victoire prese dalla sua borsa un Orecchio Oblungo e lo porse a Teddy.

L’espressione sorpresa di Teddy la costrinse a scrollare le spalle e dire: “zio George dice che non sai mai quando può servire ed è sempre bene averne uno a portata di mano. Ha ragione!”

“Secondo me dovresti riconsiderare l’idea di diventare Auror, Vic, sei molto portata!”

“Mettilo e ascoltiamo!” gli disse Victoire. Teddy provava sempre a convincerla a iscriversi all’Accademia di Auror e seguire il suo stesso percorso. Una parte di lei era tentata, perché era una vita avventurosa come quella degli Spezzaincantesimi, l’altra parte, tuttavia, le ricordava che scegliere quel percorso avrebbe significato avere a che fare, perennemente, con gentaglia come i Lestrange e lei ne aveva abbastanza. Doveva ammettere, però, che quell’avventura la stava appassionando a dismisura e l’idea di investigare con Teddy le piaceva moltissimo.

“Siete andati a fare compere?” domandò la voce di una ragazza. Doveva essere la persona che dovevano incontrare. Victoire si sporse e la vide con il volto coperto dal cappuccio del mantello.

Rodolphus annuì e disse: “Sì, dovevamo prendere un regalo per papà, sai è appena uscito da Azkaban.”

Victoire e Teddy si scambiarono un’occhiata e continuarono ad ascoltare.

“L’ho visto. Sta bene, anche la tua adorata mammina sta bene. Se la spassano alla grande senza voi tra i piedi, a dire il vero.”

Rabastan, il più piccolo, il nuovo Cercatore di Serpeverde, la fermò: “Smettila di dire le solite cattiverie. Siamo grandi, ormai. Non attacca più.” La ragazza scoppiò a ridere. Roland arrivò al tavolo: “Quattro Burrobirre.”

La ragazza si lamentò: “Mi hanno rifiutato il Firewhisky anche se sono maggiorenne! A Durmstrang queste cose non accadono! La Vodka Incendiaria scorre a fiumi!”

“Beh, qui non siamo a Durmstrang. Temo dovrai accontentarti della Burrobirra.”

Roland sembrava nervoso ed era meno gentile del solito. La ragazza provò a pizzicargli la guancia e lui si scostò. “Smettila.”

“Oh, ma il piccolo Lestrange sta crescendo…”

“Non ti ho chiesto di vederci perché mi mancavi, ma perché abbiamo bisogno del tuo aiuto!” Roland si interruppe. Victoire e Teddy sentirono il rumore di una sedia e poi l’Orecchio Oblungo venne tirato. “Qualcuno ci sta ascoltando.” Aprì la finestra ed esclamò: “Weasley, Lupin! Sempre voi!”

Victoire sorrise: “Sempre a tramare nell’ombra, eh, Lestrange?”

Teddy e Victoire scrutarono la ragazza misteriosa: aveva gli occhi grigi e ciuffi di capelli argentei le uscivano dal cappuccio. “Chi stavate incontrando?”

“Non sono affari tuoi, Lupin!” disse la ragazza estraendo la bacchetta. Quella di Teddy volò e lui venne immobilizzato.

Roland si voltò verso la ragazza e la riprese: “Piantala! Vuoi farci finire nei guai?” La ragazza scoppiò a ridere, guardò Roland ed esclamò: “Cos’è? Hai paura dei prof, Lestrange? O non sei in grado di affrontare una traditrice del sangue e un sudicio ibrido?”

La ragazza si avvicinò a Victoire. Era molto bella, con la pelle chiara, due splendidi occhi grigi e i capelli argentei. “Verrà il giorno in cui qualcuno vi metterà al vostro posto,” le disse con un sorriso di sfida.

Victoire non si lasciò intimorire, abituata alla tensione delle partite, prese la bacchetta e la sfidò apertamente con un incantesimo di Disarmo non verbale. La ragazza lo schivò e Victoire evocò un incantesimo Scudo. “Sei sicura? Magari arriverà il giorno in cui qualcuno metterà voi al vostro posto: ad Azkaban, dove dovreste essere!”

“Che cosa sta succedendo qui?” Il professor Longbottom arrivò con la bacchetta in mano. Liberò Teddy che poté tornare a muoversi. Victoire vide Roland e la ragazza scambiarsi uno sguardo spaventato e lei si Smaterializzò.

Arrivò anche il professor Pucey trafelato. “Cosa sta succedendo?”

 

***

 

Il professor Longbottom spiegò al Direttore di Serpeverde: “I ragazzi erano con le bacchette sguainate, Lupin è stato immobilizzato e qualcuno si è Smaterializzato, chi era?”

Roland doveva intervenire per proteggere Delphi. Non poteva saltare la sua copertura e il Ministero non avrebbe dovuto scoprire della sua esistenza. I suoi genitori erano stati estremamente chiari sul punto. “Era una nostra amica, professore,” disse. “È una studentessa di Durmstrang che si trovava in questi giorni a Hogsmeade. Stavamo chiacchierando quando ci siamo accorti che Weasley e Lupin ci stavano spiando!” Mostrò al professor Longbottom l’Orecchio Oblungo che aveva strappato dalle mani di quella ficcanaso della Weasley. Cosa sarebbe accaduto se avessero ascoltato la conversazione con Delphi? Se l’avessero chiamata per nome?

Il professor Longbottom, per una volta, non poté negare l’evidenza e lo sguardo colpevole che avevano la Weasley e Lupin era senz’altro un punto a loro vantaggio. “Vi aspetto nel mio ufficio subito dopo cena. Tutti quanti, compresi i Direttori delle vostre Case! Quanto è accaduto per strada è inaccettabile per degli studenti di Hogwarts!”

Rimasero in silenzio e vennero dispersi. Roland guardò i fratelli, rimpicciolì gli acquisti di Roddie e li infilò nella tasca del mantello per dare meno nell’occhio. Si guardarono intorno alla ricerca di Delphi. Roland la conosceva abbastanza per sapere che sarebbe rimasta nei paraggi.

Camminarono tra i vicoli laterali di Hogsmeade quando Delphi apparve davanti a loro appoggiata alla parete di una casa diroccata. Fece loro cenno di seguirla nel vicoletto. Si appartarono dietro un muretto scrostato, nascosti dalla vista dei passanti. Si sedettero in cerchio per tenere d’occhio l’area circostante.

“Cosa sta succedendo nella vostra scuola?”

“Delle specie di fantasmi, ma di persone morte. Come, ad esempio, Barty Crouch Jr., che si aggirano per i corridoi della scuola. Ci hanno detto che sono stati evocati, ma ogni rituale di evocazione ha bisogno di un evocatore. Non c’è nessuno nei corridoi di notte, queste anime, spiriti, fantasmi, chiamali come vuoi, vanno in giro come se ci fosse una porta aperta tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Sai cosa può essere?”

Delphi si morse un labbro e socchiuse gli occhi come se cercasse di ripescare dei ricordi da un qualche cassetto della memoria. “Questo è l’unico fatto strano?”

“No, sono scomparsi anche tutti i libri sull’argomento dalla biblioteca!”

“Questo vuol dire che l’evocatore è qualcuno della scuola, ma gli incantesimi necessari per aprire le porte tra il mondo dei morti e quello dei vivi non sono semplici. Sono incantesimi molto oscuri e potenti. Nessuno studentello del vostro livello può riuscirci.”

“Ehi!” protestò Roddie.

Delphi alzò un sopracciglio e tirò fuori il suo sorriso sarcastico: “Roddino piccino, tu puoi sentirti bravo quanto vuoi per gli standard scadenti di questa scuola, ma non sei al mio livello e a Durmstrang saresti uno studente mediocre… Questo è un fatto! Non è un caso che tuo padre cerchi di mettervi qualcosa in testa durante l’estate… ma sapete come si dice? Non si può cavare il sangue dalle rape…”

“Piantala, Delphi, a Hogwarts le Arti Oscure sono vietate. Com’è possibile che uno arrivi a immaginare di aprire il mondo dei morti? Per cosa, poi? Continuano tutti a dire di voler andare avanti!”

Delphi sorrise: “Mi pare ovvio, Ro, che non tutti vogliono andare avanti, che c’è chi si crogiola nel passato, chi ha avuto vantaggi dal passato e soprattutto non sarebbe la prima volta che qualcuno di nascosto pratica le Arti Oscure, magari qualcuno dei buoni… Ricordi i racconti di tua madre sugli Auror durante la prima guerra magica?”

Rabastan annuì domandando ai fratelli: “Perché la Weasley e Lupin ce li troviamo sempre tra i piedi?”

Roddie intervenne: “Ricordi cosa hanno detto? Quelli come voi spariranno!”

Roland alzò un sopracciglio scettico: “Se la Weasley sa fare un’evocazione del genere, io sono Lord Voldemort.”

“Ti piacerebbe!” esclamò Delphi, “Tu non sei nemmeno uno sputo di quella che era la grandezza di mio padre alla tua età, figurarsi quando è diventato Lord Voldemort! Ad ogni modo, rischiate di fare tardi a scuola. Non potete attirare altri sospetti. Tenete gli occhi aperti e scrivetemi se notate qualcosa di strano. Io sarò qui fino a fine mese.”

“D’accordo. Grazie, Delphi.”

Delphi sparì con un pop! e Roland si domandò quando avesse imparato a Smaterializzarsi senza seguire il procedimento delle tre D di Destinazione, Determinazione, Decisione che il tizio del Ministero della Magia aveva spiegato qualche giorno prima.

Si alzarono e si camminarono lentamente verso la scuola con la testa piena di pensieri. L’incontro con Delphi era stato meno utile di quanto avesse sperato. Roland riportò i regali per i loro genitori alle dimensioni ordinarie.

“Se arriviamo con dei pacchetti di Mielandia ben in vista sembreremmo meno sospetti,” spiegò a Roddie che lo osservava incuriosito e sicuramente non aveva voglia di portare i pacchetti. Affidò una confezione a Roddie e una a Rabastan, mentre lui avrebbe portato la loro scorta di dolcetti. Era molto preoccupato.

“Dobbiamo stare attenti. Non sappiamo se qualcuno vuole scaricare la colpa su di noi o se noi siamo le vittime di questo scherzetto con i morti. Al momento, siamo gli unici ad aver visto dei fantasmi aggirarsi per la scuola. Chi ha fatto scomparire i libri dalla biblioteca? Se troviamo la risposta a questa domanda, quasi certamente avremo trovato il nostro evocatore!”

Camminavano parlando sottovoce, stringendosi nei loro mantelli, con la testa piena di domande e ragionamenti che continuavano a incartarsi. Roland sobbalzò quando Lucile Dolohov lo salutò chiedendogli come fosse andato il pomeriggio.

Roland le sorrise e le mostrò i pacchetti di Mielandia. Si sentiva un completo idiota. “Abbiamo comprato dei regali per i nostri genitori, sai, per nostro padre… Lo hanno appena rilasciato…”

“Sì, ho sentito. Forse persino la Gazzetta del Profeta ha dedicato un articolo all’occasione.”

Roland provò a sdrammatizzare: “Ma hanno scritto un articolo perché questa volta non è evaso?”

Lucile gli sorrise e scosse la testa divertita: “Lo sai che non dovresti fare battute su queste cose?”

Sospirò. Sì, lo sapeva benissimo. Nessuno poteva scherzare sul fatto che i propri genitori fossero stati in passato dei Mangiamorte. Non era tollerato. Era considerato un modo per sminuire e ridicolizzare il sacrificio di chi aveva resistito, una mancanza di rispetto per le vittime, eccetera, eccetera. Senza contare la lunga paternale su quanto le Arti Oscure fossero qualcosa di brutto e cattivo.

“Almeno tra di noi, spero mi sia concesso. Da come papà parla di tuo nonno, lui non avrebbe sopportato questo clima.”

“Sì, il nonno era molto… ehm… emotivo. Almeno così dice la mamma,” disse Lucile. Il suo sguardo si rattristò, “io non l’ho mai conosciuto. Sai quando arriva Yule e tutti sono felici di ricevere i regali dai nonni? Beh, io ho conosciuto solo i nonni Burke.”

“Noi non abbiamo conosciuto nessun nonno. Né i nonni Lestrange né i nonni Turner. Ho trovato delle lettere in cui la nonna diceva a nostra madre che non aveva nessuna intenzione di conoscerci e poi una serie di cattiverie su mio padre e il papà di Orion.”

“Per Salazar, questo è crudele!” esclamò Lucile impressionata. Roland vide il suo sguardo farsi dolce, mentre Rabastan aveva dato una gomitata a Roddie per fargli capire di accelerare il passo.

“Sì, la mamma ne soffre molto, anche se alla fine, perché dovremmo conoscere una nonna così cattiva, no? Te l’immagini Roddie che prova a salutarla e lei lo scaccia in malo modo? Resterebbe offeso a vita!”

Lucile sorrise. Roland vide la mano di lei accanto alla sua e si avvicinò fino a sfiorarle il dorso. Lucile gli sorrise e abbassò lo sguardo. Sospirò, facendosi coraggio, mentre lo stomaco aveva un sobbalzo e gli sembrava più difficile che afferrare un Boccino. Allungò la mano e strinse le sue dita intorno al palmo di Lucile, sperando che non lo rifiutasse. Le dita di Lucile si intrecciarono alle sue.

Roland sentì lo stomaco fare un balzo, aveva caldo in faccia e la gola stava diventando improvvisamente secca. Come avrebbe fatto se lei le avesse rivolto una domanda? Lui non sarebbe stato in grado di parlare e avrebbe fatto la figura del rammollito. Camminarono fino all’ingresso della scuola mano nella mano in silenzio, ma non era imbarazzante, era bellissimo.

Le loro mani si allontanarono solo quando varcarono il grande portone di quercia e Edith Yaxley andò loro incontro esclamando: “Lucile, ti stavo aspettando!” Edith rivolse loro uno sguardo sorpreso e Roland sbirciò il volto di Lucile: sorrideva e le guance le si erano arrossate con il calore della scuola.

“Alla buonora, Lestrange, iniziavamo a perdere le speranze!” esclamò Edith.

“Cosa?” domandò Roland confuso.

“Smettila, Edith! Lasciala perdere, è sempre la solita!” intervenne Lucile, “Ci vediamo più tardi a cena?” gli domandò prima di allontanarsi velocemente verso la sala comune in compagnia della sua migliore amica. Roland annuì e rimase nell’atrio a guardare le due ragazze allontanarsi. Sembrava che i capelli chiari di Lucile potessero illuminare il sotterraneo con il loro bagliore.

Vide Roddie e Rabastan arrivargli incontro con un sorrisino divertito. Rabastan alzò il sopracciglio e disse: “Hai il sorriso da pesce lesso, lo sai?”

“Abbiamo sentito Lucile e Edith litigare sottovoce nel corridoio. Lucile diceva a Edith di non farlo mai più, di non metterti fretta e di non rovinare tutto. Che è successo?” domandò Roddie.

Rabastan aveva la solita faccia da schiaffi, sembrava divertirsi un mondo: “Certamente non si sono baciati, visto che Edith ha chiesto a Lucile se almeno l’avessi baciata e Lucile ha detto di no, che c’eravamo anche noi e poi eravate troppo vicini alla scuola. Insomma, sembrava un po’ dispiaciuta. Credo proprio che dovresti darti una mossa, fratello.”

“La volete piantare! Non è facile come sembra!”

Roland era imbarazzato. Non gli piaceva per niente l’idea di sembrare un rammollito né che i suoi fratelli si ingerissero nelle sue faccende personali. Come poteva baciare Lucile se si vedevano che c’era sempre gente in giro?

“Oh sì, è semplice!” esclamò Rabastan divertito. “Basta chiudere gli occhi, mettere la bocca così e dire ti amo, mia bella!” Rabastan iniziò a inseguire Roddie per l’atrio fingendo di volerlo baciare.

“Che schifo, Rab! Lasciami in pace!” esclamava Roddie mentre cercava di sfuggire ai tentativi di cattura di Rabastan. Roland guardò i fratelli pensando che fossero proprio i soliti scemi. Stava ridacchiando quando dal sotterraneo di Tassorosso Lupin arrivò a rompere le scatole.

“Non si corre per la scuola! Dieci punti in meno a Serpeverde. Per ognuno di voi.”

Roland si voltò verso di lui. Si disse di rimanere calmo. Era finito già sufficientemente nei guai per colpa di Lupin e del suo spionaggio. Probabilmente avrebbe dovuto trascorrere una punizione in sua compagnia.

“Lupin, preoccupato per questa sera? Dispiaciuto di far finire sul tuo curriculum una nota per un duello perso a Hogsmeade?”

Lupin gli restituiva quello sguardo strafottente e perennemente infastidito che mandava in bestia Roland. “Sei tu a dover essere preoccupato, viste le frequentazioni sospette. Studentesse di Durmstrang, eh? Cos’è? Studi materie proibite nel tempo libero?”

“L’ho già detto, è una mia amica. Ti sembrerà strano, Lupin, ma fuori da queste mura, ci sono persone che non hanno problemi a parlare con me. La vita non si riduce solo a Hogwarts.”

“Fai poco il furbo Lestrange, io lo sento il tanfo di quella merda oscura che pratichi. Potrai incantare i professori con le tue buone maniere, ma non me, capito?”

“Quanto blateri, Lupin… Vaneggi.”

“Sappi che se non riuscirò a incastrarti e farti sbattere fuori da questa scuola, ci vedremo fuori, quando sarò Auror e ti farò finire ad Azkaban con il tuo paparino e il resto della tua schifosa famiglia.”

Roland scoppiò a ridere. “Quanta invidia, Lupin! Almeno io ce l’ho una famiglia, e tu? Cosa farai dopo che mi avrai sbattuto ad Azkaban? Resterai da solo a osservare le macerie che ti circondano perché è questo quello che fate voi mostri: distruggete il nostro mondo, versate il sangue magico per poi leccarvi le ferite tra le rovine che voi stessi avete creato. Se vuoi un consiglio, stai alla larga da me e dai miei fratelli.”

“Altrimenti?”

“Vedrai se le tue teorie hanno un fondamento. Non ho bisogno delle Arti Oscure per mettere a cuccia una bestia come te. I lupi si cacciano anche con l’acqua.” Un getto di acqua gelida colpì in pieno Teddy. Roland gli sorrise sfottente: “A cuccia, lupacchiotto, datti una calmata.”

Teddy non ci vide più e caricò Roland senza usare la magia, completamente dimentico della bacchetta nella tasca del mantello. Roland scoppiò a ridere e lo fermò con un semplice incantesimo scudo e un incantesimo delle Pastoie.

Roddie e Rabastan si erano fermati e li avevano osservati in silenzio, temendo il peggio. Roland guardò i fratelli e disse loro: “Andiamo a cena, con Lupin ci vediamo dopo, nell’ufficio del Professore-che-non-può-essere-nominato.”

Sentì chiaramente Lupin dire alle sue spalle: “Sei uno stronzo!”

Roland continuò a ignorarlo e si scambiò uno sguardo divertito con Rabastan. Suo fratello era pronto a scattare contro Lupin, ma Roland lo tenne fermo per la spalla, fingendo di dargli una pacca e di guidarlo verso la Sala Grande.

A cena, alla sua destra, comparve Hawk con un ghigno divertito sul volto: “Ho sentito cose incredibili sulla vostra uscita a Hogsmeade! Che avete combinato?”

“Hai presente quella ficcanaso della Weasley? Ci stava spiando. Eravamo alla Testa di Porco, con una nostra amica, una mezza parente di mia madre che studia all’estero.” Quella era la versione concordata in casa nell’eventualità fossero costretti a spiegare chi fosse Delphi.

“Dove studia?”

“A Durmstrang.”

Hawk sembrò sorpreso: “Come mai era qui?”

“Iniziano la scuola a novembre. Era di passaggio, voleva salutarci. Insomma, ci stavamo bevendo una Burrobirra in santa pace quando mi accorgo che c’era la finestra aperta e una di quelle orecchie che vendono i Weasley.”

“Fammi indovinare: loro ti hanno fatto saltare i nervi e siete stati beccati con le bacchette sguainate da Longbottom.”

Roland annuì bevendo succo di zucca. Socchiuse gli occhi e guardò il tavolo di Tassorosso. Si avvicinò all’orecchio di Hawk: “Guarda Lupin, continua a fissarci. Guarda il tavolo di Grifondoro, ci fissano pure loro. Ce l’hanno con noi, è evidente.”

“Secondo me dovremmo dar loro una bella lezione, ma non sono gli unici, c’è pure Goldstein che ti sta fissando dal tavolo di Corvonero.”

Roland e Hawk si guardarono, risposero allo sguardo di quei ficcanaso facendo scrocchiare le nocche delle mani, come facevano prima di prendere la mazza e salire sulla scopa. Erano pronti alla battaglia, ma non potevano compromettere i punti di Serpeverde. Avevano bisogno di un piano.

 

 

 

 

 

Note:

Ciao a tutti!

Allora, innanzitutto grazie ai lettori, abbiamo svoltato la metà della trama e mancano solo 3 capitoli alla fine di questa storia (2 alla soluzione del mistero). Delphi è stata utile tanto quanto Orion, ma ha confermato l’esistenza degli incantesimi e del fatto che sono troppo complessi perché siano opera di uno studente di Hogwarts.

I Lestrange, Lupin e la Weasley sono stati beccati con le bacchette in mano e nel prossimo capitolo vedremo come reagiranno i professori.

Intanto, i fantasmi hanno terminato le loro apparizioni – almeno per il momento – e questo e un altro elemento da considerare.

Su Roland e Lucile ho pubblicato una storia natalizia su prompt di Maqry che vi linko qui: “Un regalo perfetto”. Non ha nessun riferimento al nostro mistero, ma se li shippate quanto li shippiamo io e Maqry, magari vi fa piacere annegare nel fluff e nel romanticismo.

Qualcuno mi ha chiesto come mai James Sirius non avesse il Mantello dell’Invisibilità e io ho dimenticato di scriverlo nelle note. Siccome sto cercando, per quanto possibile, di seguire il canone anche di TCC, James riceve il Mantello da Harry il 31 agosto 2020 e quindi al momento della storia non ce l’ha e James e Sirius ci hanno scherzato su.

Grazie ancora per il sostegno a questa storia ed è bellissimo leggere le vostre teorie sul mistero.

Sev

   
 
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