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Autore: Kris    29/12/2020    2 recensioni
Sasuke si era messo in viaggio per espiare le proprie colpe e proteggere la Foglia: il villaggio era l’eredità di Itachi e il sogno di Naruto. Aveva promesso a Sakura di tornare al villaggio, ma con le implicazioni della Maledizione dell’Odio degli Uchiha che i vecchi Hokage gli avevano raccontato, non era sicuro di volerla coinvolgere. Se solo Kakashi non l’avesse assegnata alla sua missione…
"Gli Uchiha sono un clan che prova profondo amore, più di qualunque altro clan.
Ma una volta che un Uchiha conosce l’amore, nel momento in cui lo perde, quel profondo amore si trasforma in profondo odio."

SasuSaku / Post-Naruto / Canon Universe / Blank period (Viaggio di Sasuke e Sakura fino nascita di Sarada) / Riferimenti-spoiler su light novel
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team Hebi/Taka | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Più contesti
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Capitolo 2 - Indizi

 

Sakura sapeva che Sasuke era un ottimo osservatore. Era considerato da tutti un genio, ma non serviva a nulla essere un genio se non si ha la capacità di raccogliere gli indizi giusti. Sakura vedeva quell’innato spirito di osservazione in azione mentre il ragazzo scrutava il mare sotto di sé, in come faceva scorrere gli occhi dalla spiaggia alle onde, dalle persone che camminavano in riva al mare ai gabbiani, catturando ogni dettaglio nella memoria.

- Cosa vedi? – gli chiese infine, spinta dalla curiosità. Il ragazzo continuò a fissare davanti a sé, senza dare risposta. Sakura gli si avvicinò e gli si posizionò di fianco. Le voci dei bambini che giocavano con la sabbia arrivavano ovattate al loro orecchio.

- Io vedo pace.

Sasuke girò lievemente il capo, osservandola tra le ciocche di capelli neri. La sua mente stava confrontando quella ragazza, che indossava i suoi soliti abiti da ninja e un sorriso raggiante, con la kunoichi spaventata e arrabbiata del suo incubo della notte prima. Anche se i lineamenti erano gli stessi, il tono di voce, la risata, le parole stesse che la donna davanti a lui pronunciava erano completamente diversi. La sua mente stanca stava faticando a correggere la dissonanza e lo rendeva rigido alla sua presenza.

- Il mare è tranquillo solo se il tempo è buono – disse lui, il tono grave. – Si agita una volta che si alza il vento.

- Mh… Però passata la tempesta, il mare torna calmo. La tempesta è temporanea.

- Ma durante quella tempesta alcuni marinai possono morire.

- I marinai esperti sanno quando stare lontani dal mare fino a quando non si calma – suggerì lei – Perché sanno che quando il mare è in pace è benevolo e dà loro i suoi frutti.

Sentendo il suo sguardo su di lei ma non ricevendo nessuna risposta, Sakura continuò.

- Anche i pesci e i gabbiani continuano a vivere col mare nonostante questo a volte si ribelli. Pensi che sbaglino ad amarlo?

Il ritmo delle onde che si infrangevano sugli scogli era l’unico suono ad interrompere il silenzio ostinato del ragazzo.

- Non lo fanno forse perché sanno che è più il tempo in cui il mare è calmo rispetto a quando è in tempesta? E non sanno forse che il motivo della tempesta non è un capriccio, ma una reazione di difesa del mare a qualcosa che vuole disturbare la sua pace?

- Sembra una storia per bambini. Ignorare che il mare sia pericoloso è irresponsabile.

Sakura sorrise internamente: lo scetticismo del ragazzo non era cambiato di una virgola e apriva bocca solo per portare obiezioni al suo ragionamento.

- Non lo sto ignorando. Continuo solo a pensare che tutti meritino di essere amati. Anche il mare, che dà così tanto agli esseri viventi che si fidano di lui. Giudicarlo per un’ora di tempesta invece che per i giorni di calma… quello sì che è imperdonabile.

Ci fu solo un breve silenzio prima che Sakura aggiungesse con un sussurro: - Tutti noi però cadiamo in quell’errore almeno una volta.

Sasuke continuò a guardarla con la coda dell’occhio. Lo sguardo della giovane era forse un po’ malinconico, ma forte: era un binomio che aveva visto spesso in quei giorni.

- Quale? Giudicare il mare per l’ora di tempesta? O di innamorarsi del mare?

Sakura chiuse gli occhi con un sorriso triste: era davvero un bravo osservatore.

- Chissà. Forse entrambi.

La ragazza si voltò e si sedette sulla panchina dietro di loro, picchettando lo spazio di fianco a sé con la mano. Sasuke la seguì con lo sguardo e decise di sedersi dove la ragazza gli aveva indicato.

Forse stava leggendo troppo nelle sue parole, ma aveva l’impressione che con quell’ultima frase gli avesse fatto capire che anche lei – l’unica persona con Naruto ad aver sempre avuto fiducia in lui – in realtà avesse avuto un periodo in cui aveva dubitato di lui e della sua natura, in cui aveva pensato che la tempesta non dovesse mai finire. Non faticava neanche ad immaginare quale fosse il momento specifico. Dopotutto, in quel frangente avevano provato ad uccidersi a vicenda: decisamente non il picco del lavoro di squadra del Team 7.

Rimase un po’ in silenzio, il gomito appoggiato al ginocchio e il leggero vento autunnale che arrivava dall’oceano che gli spostava i capelli dal viso.

- Penso… che anche il mare, a volte, tema la tempesta.

Questa volta fu Sakura a proseguire con la politica del silenzio, obbligandolo a sviluppare quel pensiero. Il ragazzo respirò a fondo e fissò l’orizzonte.

- La tempesta… per quanto scatenata da fattori esterni, è comunque una reazione del mare, che però non può controllare. Più il mare è profondo e il vento è forte, più le onde sono alte e violente e il cielo è buio. In quel momento, sembra la tempesta non debba finire mai.

- Però prima o poi finisce e il sole torna a splendere.

Sasuke sembrò riflettere su quelle parole, e Sakura sorrise.

- A me piace la forza del mare. Ci vuole forza sia per reagire che per restare quieti a lungo. Il mare riesce a fare entrambi.

Sakura indicò con l’indice la distesa d’acqua davanti a loro.

- Guarda ora, è così bello: calmo, tinto di un colore caldo, eppure ancora sicuramente forte in profondità.

Sasuke seguì il suo sguardo e osservò il punto dove il sole del tramonto incontrava l’oceano, tingendolo di giallo e rosa. Era effettivamente una vista piacevole, diversa dal nero pece di un mare in tempesta. Il suono delle onde cullava i suoi pensieri.

- L’acqua del mare… nelle condizioni giuste, col vento e sole giusti, si scalda. – concesse lui alla fine.

- Forse è perché aspira ad incontrare di nuovo il tepore del sole il prima possibile, che il mare reagisce in maniera così turbolenta ai venti di tempesta.

- Più il calore è piacevole, più la reazione è violenta? – Assottigliò gli occhi. Con parole diverse, questa spiegazione l’aveva già sentita.

- Non è come anche noi umani reagiamo alla vita? Tutti cerchiamo amore e tepore.

Sasuke chiuse gli occhi, un leggero Tsk gli uscì dalle labbra piegate in un mezzo sorriso. Sakura si sporse in avanti, cercando di decifrare quella reazione.

- È questo che fai con i ragazzini della clinica ogni giorno? – commentò lui.

Sul viso della ragazza apparve un sorriso rilassato.

- Non esattamente. I miei pazienti sono molto più onesti del mare in tempesta.

Il ragazzo riaprì gli occhi e la vide ancora tesa in avanti, lo sguardo totalmente concentrato su di lui, i raggi solari che creavano una strana aureola rossa intorno ai suoi capelli rosa. Non vedeva paura nel suo viso, ed egoisticamente decise di indulgere in quel pensiero.

Il sole giusto…?

Forse aveva iniziato ad intravedere la risposta al suo argomento tabù. Allungò la mano destra per prendere quella di Sakura che era ora appoggiata alla panchina. Era tiepida al suo tocco più freddo, proprio come il sole del tramonto scaldava le onde fredde che si infrangevano sugli scogli sotto di loro. La Sakura del suo incubo aveva le mani fredde come il ghiaccio.

Essere… onesto…?

Fece scorrere il pollice sul dorso della sua mano, lentamente, ancora perso nei suoi pensieri. Kakashi aveva detto che non serviva un motivo per amare, ma questo non voleva dire che non servisse fiducia nell’altro. Il fatto che lei fosse innamorata di lui era uno dei segreti peggio mantenuti di tutto il villaggio, ma non era mai riuscito a capire cosa lei ci trovasse in lui. Seriamente. Lui stesso non si amava particolarmente. Però il fatto che Sakura gli avesse fatto capire che il suo affetto per lui non è stato sempre immune ai dubbi lo rendeva un sentimento già più comprensibile alla sua mente perennemente distorta dall’incertezza.

Ripensò a come erano state quelle stesse mani a fermare il marchio maledetto la prima volta che aveva preso il sopravvento. Ripensò anche a come il fattore scatenante fosse stato vedere Sakura coperta di ferite e lividi.

 

Sakura… Chi ti ha fatto questo?”

“Per favore… fermati.”

 

In quei giorni dov’era stato testimone della sua determinazione sul lavoro stava scoprendo una Sakura determinata, che aveva intravisto in passato ma che sembrava essere cresciuta mentre era lontana dai suoi occhi; quel lato, inaspettatamente, lo intrigava.

 

“Cosa vedi? Io vedo pace.”

“Giudicarlo per un’ora di tempesta invece che per i giorni di calma… quello sì che è imperdonabile.”

 

Alzò lo sguardo su Sakura, la quale osservava le loro mani con uno sguardo gentile: stranamente non la vedeva arrossire né sembrava agitata. Sasuke inspirò profondamente, reprimendo le sirene di allarme che risuonavano nella sua mente dopo l’incubo della notte prima e, con un enorme sforzo di volontà, fece cadere la metafora.

- Voglio provare a sentire com’è il calore del sole.

La ragazza alzò lo sguardo di scatto, gli occhi sgranati, senza rispondere.

- …ammesso che tu lo voglia…?

Il ragazzo sentì che questa volta era la pelle del suo viso a prendere leggermente colore, ma si costrinse a mantenere il suo occhio nero fisso su quelli di Sakura. Il discorso che gli aveva fatto finora gli aveva dato il coraggio necessario a buttare giù il primo muro intorno a sé, ma appena aveva finito di pronunciare quelle parole se n’era già pentito: non aveva considerato come reagire nel caso Sakura gli dicesse le stesse cose del suo sogno: sei egoista, sei in ritardo.

Vide gli occhi di Sakura inondarsi di lacrime e sorpreso lasciò andare la mano. Sapeva di non poter accampare diritti, ma non si aspettava che si mettesse a piangere. Almeno questa volta non le aveva trapassato il petto con un genjutsu, per i suoi canoni aveva decisamente fatto di peggio.

Sakura gli si lanciò al collo singhiozzante, sorprendendolo ancora di più; il ragazzo si irrigidì sotto quell’abbraccio decisamente più stretto di quelli che ricordava.

- Dopo tutti questi anni come pensi potrei dire di no, stupido!

Tra sollievo e imbarazzo, Sasuke sorrise.

- È la seconda volta che mi dai dello stupido in due anni. Pensavo fosse prerogativa del perdente.

- …shannaro!

Sakura sentì un nodo sciogliersi dentro di lei. Non sapeva se fosse gioia per vedere Sasuke finalmente accettare aiuto, per vederlo corrispondere finalmente i suoi sentimenti (più o meno… forse? Ci avrebbe pensato più tardi), o semplicemente perché forse voleva dire che il suo viaggio era vicino alla conclusione. Ma quel misto di sentimenti le bloccava la gola e non era riuscita a far fuoriuscire una risposta migliore di shannaro.

Un po’ titubante, il ragazzo appoggiò la mano sul capo di Sakura e fece scorrere lentamente le dita tra i capelli, sollevato. Inspirò quello che era il profumo dello shampoo di Sakura: aveva un vago ricordo fosse lo stesso profumo che aveva percepito quando si era risvegliato all’ospedale di Konoha e lei l’aveva abbracciato, decisamente troppi anni prima, ma avrebbe indagato in un altro momento se fosse vero – e sul perché il suo cervello tredicenne post-coma avesse registrato un simile dato.

Rimasero così qualche secondo, con Sakura che singhiozzava senza apparente motivo e Sasuke che le accarezzava i capelli cercando di calmarla.

Quando Sakura sciolse l’abbraccio per asciugarsi le lacrime, Sasuke percepì un’intrusione nel suo cervello.

“Sasuke-kun? Sono Ino. Mi senti?”

“…ti sento. Cosa c’è?”

“Il Sesto Hokage ti vuole parlare il prima possibile. Dove sei?”

“Fuori Konoha.”

“In quanto tempo puoi tornare? Sembra urgente.”

“…un’ora o poco più.”

“Riferisco. …e scusa l’intrusione”

Era piuttosto scocciato sia dall’intrusione sia dalla richiesta di ritorno immediato, e probabilmente Ino l’aveva capito dal cambio di tono e aveva tagliato corto, ma al momento non gli interessava essere gentile con i suoi amici.

- Sasuke-kun, cosa c’è? – chiese Sakura vedendolo fissare il vuoto.

- Ino. Mi ha contattato usando il suo jutsu. Kakashi mi vuole parlare.

Lo sguardo di Sakura si infiammò. – Che ci fa Ino-pig nella tua testa adesso? Non poteva mandare un falco?

- Probabilmente non avrebbe fatto in tempo. – rispose lui sovrappensiero alzandosi dalla panchina.

- Quando la vedo la ammazzo!

Sasuke guardò la Sakura furente davanti a sé, decisamente diversa dalla Sakura che stava piangendo sulla sua spalla fino a pochi secondi prima. Alzò le sopracciglia al repentino cambiamento d’umore e con sua enorme sorpresa gli venne da ridacchiare: un suono soffocato, ma che non ricordava nemmeno la sua gola potesse ancora produrre.

- Non c’è niente da ridere! Non era un momento da interrompere! Non ci posso credere, quando la vedo… eppure le avevo detto che ero con… ah! Non fraintendere, Sasuke-kun, non le ho detto dov’ero, ma solo…

Il ragazzo si coprì il viso con la mano per nascondere la risata e girò il capo di lato: l’espressione sempre più imbarazzata e arrabbiata di Sakura era davvero impagabile. Superava anche l’irritazione che Ino potesse sapere che erano insieme in quel momento.

- Va tutto bene. – le disse – Su, torniamo a casa.

- Ma siamo stati qui meno di cinque minuti…

- Avremo modo di tornarci.

Sakura lo osservò: era ancora palesemente divertito, forse anche imbarazzato, da tutta la situazione.

- È bello vederti di nuovo ridere, Sasuke-kun.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia al commento, ma rilassò subito l’espressione. Con un cenno del capo indicò la vista sull’oceano che si estendeva davanti a loro.

- Oggi il mare è sereno.

Sakura guardò il tramonto e sorrise. Sembrava che qualcosa stesse finalmente andando al posto giusto dentro Sasuke e sperava solo che rimanesse così.

 

***

 

Kakashi ringraziò tutti le divinità di cui era a conoscenza per la presenza di Lady Tsunade nel suo ufficio quando annunciò a Sakura e Naruto che la missione che aveva assegnato a Sasuke prevedeva di nuovo di stare lontano dal villaggio a tempo indeterminato. Lo sguardo che Sakura gli aveva lanciato gli aveva dato l’impressione che se fossero stati soli, avrebbe sfasciato l’ufficio e seppellito il cadavere dell’Hokage prima che qualcuno se ne accorgesse.

- Maestro! Ma è appena tornato! – lamentò Naruto – Non posso almeno accompagnarlo?

- Sarà una missione lunga in comunione con il Villaggio della Sabbia. Gli ho chiesto di controllare dei resti di una civiltà perduta che il Kazekage ha trovato di recente nel deserto e significa setacciarlo in lungo e in largo usando il rinnegan.

- Ho un sacco di tempo!

- Non volevi diventare Hokage? Non hai ancora finito i tuoi studi.

- Che palle! Sono solo dei libri. Sicuramente posso imparare di più sulla geografia del mondo viaggiando con Sasuke!

- Aveva previsto questa risposta e ti ha lasciato detto “non dimenticare che anche il villaggio necessita di protezione” – gli riferì con un sorriso il maestro, e questa volta il ragazzo sembrò non avere più argomenti per obiettare. Borbottò qualcosa tra i denti sul fatto che Sasuke voleva solo fare il figo e prendersi tutta la gloria o qualcosa del genere.

- Allora posso accompagnarlo io? Sono un ninja medico, potrei essergli utile se si trovasse a combattere con dei nemici troppo forti.

- Nel caso trovi qualcuno del genere, gli ho dato espresso ordine di fare rapporto immediato e aspettare rinforzi.

- Cosa che non farà mai… - brontolò sottovoce Naruto, allacciando le dita delle mani dietro la testa.

- Esatto, sono d’accordo anch’io. Lasciami andare con lui.

- Non posso, Sakura.

- Perché no? Sei l’Hokage, sei tu che decidi chi fa parte di una missione.

- Questa volta è anche desiderio di Sasuke che tu resti qui.

Sakura sbarrò gli occhi, ferita. Cosa? Ma se solo il giorno prima le aveva detto di voler stare con lei…? Aveva forse frainteso le sue parole? Non era stato chiarissimo, e parlando per metafore forse non è esattamente facilissimo capire cosa l’Uchiha stia pensando, ma questa volta pensava di averci preso.

- Cosa ha detto l’idiota? Ha di nuovo deciso di calpestare i sentimenti di Sakura-chan e andare in solitaria? Vado a prenderlo e a rieducarlo su questo vizio di voler fare le cose da solo… – iniziò Naruto, pronto a ficcare sale in zucca all’amico a suon di pugni, come aveva fatto già più di una volta.

- Ha detto che fa parte del suo viaggio di redenzione, e che Sakura ha già una missione importante da svolgere qui e non vuole che la fermi per colpa sua.

Tsunade incrociò le braccia e fissò la sua discepola. – C’ero anch’io. Ha accennato a qualcosa come “i bambini non possono essere privati del sole” o una cosa del genere. Una frase decisamente commovente, considerato chi l’ha detta.

- Sasuke che dice una cosa del genere? Non ci credo. Sicura di aver sentito bene, nonna? Con l’età che avanza… – commentò Naruto.

- Cosa stai insinuando, Naruto?

Sakura invece trattenne il respiro. Sentì le lacrime salirle agli occhi.

 

“È un progetto ammirevole. Sarai impegnata, immagino.”

 

- Quando deve partire? – chiese invece.

- Stava aspettando i ninja della Sabbia che sarebbero arrivati stamattina, quindi sarà già alle porte della città…

Kakashi non fece in tempo a finire la frase che i due ninja erano già scattati fuori dalla finestra.

- Almeno usassero la porta…

Tsunade sorrise. – Ti aspettavi che lo lasciassero andare così?

Kakashi si appoggiò allo schienale. – Già…

Tsunade si avvicinò alla finestra e osservò i due ragazzi saltare di tetto in tetto per raggiungere il portone Aun il prima possibile.

- Devo ammettere che quel ragazzo mi ha sorpreso. Non che di partenza avessi grandi aspettative.

- Il Saggio delle Sei Vie ha detto che Sasuke è il risultato della perdita e mancanza d’amore, ma che sia Sasuke che Naruto sanno bene cosa sia. Quindi forse non è così sorprendente che, come Naruto e Gaara, sia riuscito a vedere l’importanza del progetto di Sakura.

Tsunade continuò a fissare i due ragazzi fino a quando diventarono piccoli punti in lontananza.

- Forse hai ragione. – convenne lei picchettandosi il braccio. – Gli darò più fiducia.

 

***

 

- Tutto chiaro?

- Certo.

- Naruto e Sakura chiederanno di unirsi alla missione.

- Probabile.

- Cosa vuoi fare?

Sasuke fissò il suo maestro. – Il mio viaggio di redenzione non è concluso. Inoltre sono l’unico al mondo a possedere il rinnegan, quindi l’unico a poter svolgere questo genere di missioni che richiedono di attraversare dimensioni. Naruto deve stare qui e lavorare sul resto del suo sogno, non perdere un anno a viaggiare con me.

Kakashi appoggiò il mento sulla mano. – Sono sicuro che se uscirà con qualcosa sull’importanza di vedere altri Paesi.

Sasuke sospirò. – Fastidioso perdente… Anche il villaggio necessita di protezione. Faglielo notare.

- Certamente. – sorrise il maestro. Perlomeno questa volta erano tutte motivazioni valide. Sasuke stava effettivamente cambiando. – E Sakura?

Tsunade ancora non capiva cosa la sua allieva ci vedesse in quel ragazzino, che l’aveva ferita così tante volte da perdere il conto. Lo osservava di sbieco, sulla difensiva. Eppure era abbastanza sicura di aver visto un cambiamento di espressione nell’unico occhio visibile di Sasuke alla domanda di Kakashi. Ma no, non ci avrebbe scommesso troppi soldi.

- Sakura ha la clinica per bambini. Ha appena cominciato. Allontanare il capo della missione dal resto del team all’inizio della stessa porta ad un elevato rischio di fallimento. Deve stare qui.

- Purtroppo non penso che paragonare il progetto ad una missione sia sufficiente a fermarla.

Il ragazzo sembrò riflettere un attimo. – L’altro giorno accennava ad una ragazzina del villaggio della Sabbia che stava facendo dei progressi e che ora parla solo con lei. Se Sakura si allontanasse potrebbe retrocedere, e conoscendola, non se lo perdonerebbe.

- Parli per esperienza personale? – chiese Tsunade.

Sasuke volse lo sguardo verso il Quinto Hokage.

- È un progetto che solo Sakura poteva inventare. E penso di essere la prova vivente di cosa può succedere ad un orfano lasciato in balia delle tenebre. Non è giusto che questi bambini vengano privati del sole.

Tsunade fece un mezzo sorriso.

- Sei interessante, Sasuke. Va bene, terrò d’occhio Sakura in modo che non scappi di notte per inseguirti.

Il ragazzo rispose con un cenno col capo. Kakashi era sicuro che fosse esattamente quello che voleva chiederle.

 

***

 

La missione nel deserto – che poi si espanse in altre zone del mondo ninja – durò quasi sei mesi. Sasuke non rimise piede a Konoha ufficialmente per tutta la sua durata, ma com’era suo stile, di tanto in tanto lasciava tracce del suo passaggio. A quanto pare l’aveva già fatto anche nell’anno precedente, solo che Ino e Kakashi si erano “dimenticati” di renderlo noto a Sakura e Naruto.

- Ino! Perché non me l’hai detto!?

- Ero troppo scioccata dal sapere che di ritorno da quella missione Naruto e Hinata avevano improvvisamente capito di amarsi e avessero iniziato a programmare il matrimonio alla velocità della luce!

- Dovresti essere mia amica! Sapevi quant’ero preoccupata per Sasuke-kun!

- Ti ho già chiesto scusa!

Era successo quando Naruto, Sakura, Hinata, Shikamaru e Sai erano letteralmente andati sulla luna per sconfiggere Toneri Otsutsuki, che minacciava di cancellare la terra. Quando un meteorite aveva rischiato di distruggere l’intero villaggio, Sasuke era sbucato dal nulla e l’aveva distrutto usando il suo Mille Falchi; in più nel mentre aveva riportato al villaggio il padre di Hinata, che era stato rapito qualche giorno prima e che aveva a quanto pare trovato svenuto da qualche parte lungo il suo viaggio.

- “Quando non c’è lui, sono l’unico che può proteggere il villaggio”? Che bastardo, riesce a tirarsela anche in questi momenti! – aveva commentato Naruto quando aveva sentito la storia da Ino, portandosi le mani dietro il capo. – Beh, vorrei offendermi, ma quello che è andato e tornato dalla Luna sono io, quindi questa volta vinco io!

- Qual è stata la reazione dell’Hokage? – chiese invece Sakura.

- Sembrava stupito anche lui – disse Ino, che in quanto capo della squadra sensitivi gli era stata accanto durante tutta la battaglia – Non penso l’abbia chiamato lui. Dev’essere tornato di sua spontanea volontà.

- Devo ringraziarlo per aver riportato a casa il padre di Hinata-chan, ma certo che poteva fermarsi al villaggio… vabbè che poi è passato poche settimane dopo…

Sakura avrebbe voluto chiedere molte più informazioni a Ino sulla faccenda, ma si morse il labbro. Il fatto che fosse tornato per proteggere Konoha dimostrava che anche se lontano in quegli anni era sempre stato dalla loro parte, ed egoisticamente si chiedeva se d’ora in poi avrebbe iniziato a lasciare qualche indizio anche per lei.

 

***

 

Come da suo classico stile, Sasuke mandava dei falchi messaggeri per fare rapporto solo quando aveva qualcosa di sostanzioso da comunicare, il che purtroppo era poco e raro. Questo non impediva a Naruto e Sakura di provare a contattarlo periodicamente, ma ovviamente Sasuke non rispondeva.

Sakura aveva provato a chiedere a Ino di contattarlo con la sua tecnica spirituale, anche solo per vedere se stava bene, ma Ino le aveva risposto che non sapendo bene dove fosse non poteva farlo.

- E poi, Sasuke-kun mi ha detto di non intrufolarmi mai più nella sua testa a tradimento. Non l’ha apprezzato, la scorsa volta.

- E quando te l’avrebbe detto?

- L’ha lasciato detto al Sesto Hokage. – Ino alzò le spalle. Sakura sorrise all’idea di Sasuke che aveva preso l’abitudine di usare il maestro Kakashi come una specie di segreteria telefonica.

Sakura, dal canto suo, capiva che il motivo per cui Sasuke non mandava messaggi se non strettamente necessario era per evitare che i falchi venissero intercettati e mettessero in pericolo il villaggio, ma lo stesso, si sentiva improvvisamente messa da parte.

Non è che quei cinque minuti sulla scogliera se li era sognati?

No, era sicura che non fosse un sogno. E non era neanche un’illusione. Ricordava il calore della mano di Sasuke, il leggero dubbio nei suoi occhi mentre le stava parlando, la sua risata di sollievo.

- Sasuke-kun ti ha contattata? – chiese Ino, sistemando al contempo le rose bianche in esposizione nel suo negozio di fiori. Sakura scosse la testa. Ino si girò a guardarla, una mano sul fianco.

- Non capisco come tu riesca a chiamarla una relazione.

- È una relazione a distanza, esistono anche queste.

- Io non ci riuscirei… - sospirò l’amica, tornando ai suoi fiori.

Sakura si imbronciò. Non aveva tutti i torti, però… aveva aspettato così tanti anni che mese più mese meno non le sembrava un grande sacrificio. E lui era tornato a Konoha quando lei era in pericolo. Però…

- È che abbiamo avuto così poco tempo insieme che mi riesce difficile capire se siamo connessi o meno.

Ino era sorpresa a quell’improvvisa dichiarazione di Sakura. Non aveva mai, mai messo in dubbio Sasuke di fronte agli altri. La ragazza fermò il suo lavoro e si sedette sullo sgabello, davanti alla sua amica.

- Cosa c’è che ti turba?

Sakura si tormentò il bordo del vestito.

- Quando è tornato al villaggio qualche mese fa, sono sicura che Sasuke-kun fosse diverso. Sembrava più rilassato, meno tormentato. Ma in passato ha già alternato periodi buoni e… meno buoni, e temo che nel caso qualcosa vada male in questa missione, possa tornare in quel lago di auto-odio dove torna periodicamente.

- E non sei sicura che riusciresti a sopportarlo un’altra volta.

Sakura guardò l’amica, temendo di confermare le sue parole.

Sakura aveva chiuso un occhio – entrambi gli occhi – più di una volta, ma sapeva che se voleva continuare a stare dalla parte di Sasuke, chiudere gli occhi non bastava: doveva essere pronta a capirlo sul serio, aiutarlo a superare i suoi traumi. Il problema è che Sasuke non era il genere di persona che chiedeva aiuto o lasciava entrare gli altri nel proprio cuore.

Scusami, Sasuke-kun. Ti ho detto che sarei stata il tuo sole, ma non sono sicura di riuscirci.

Ino le prese la mano vedendo che era entrata nel suo mondo di pensieri.

- Hai ragione. L’ultima volta che ho visto Sasuke-kun sembrava davvero diverso. Anche il suo chakra sembrava più tranquillo e tiepido del solito. Prova ad avere fiducia un’altra volta.

- In Sasuke-kun?

- In te stessa, fronte spaziosa.

 

***

 

Era tarda notte e Sakura era già nel suo letto quando un falco messaggero picchettò alla sua finestra. Quando lo fece entrare, il falco si posò sul suo braccio: portava un pacchetto di piccole dimensioni. Lo liberò dal suo fardello e lo depose sullo schienale di una sedia.

- Vieni, ecco il tuo premio.

Gli diede un po’ di pollo – l’unica carne che aveva a casa in quel momento – mentre apriva il pacchettino. All’interno trovò delle noci dal colore bluastro leggermente bizzarro e un telegrafico bigliettino.

 

“Trovate. S.”

 

Le tornò in mente che qualche mese prima una nuova collaboratrice della clinica arrivata dal lontano Paese del Ghiaccio le aveva parlato di queste noci deliziose delle sue terre che contenevano zinco e una proteina particolare che stimolava il sistema termocettore corporeo. Dopo settimane di zero contatti aveva deciso di scrivergli, ma non sapeva cosa potesse essergli utile e non svelare nessuna informazione sulla sua missione. Quella storiella le era sembrata carina, distante dal luogo dove si supponeva si trovasse (il deserto) e soprattutto utile.

 

“Prevengono il raffreddamento quando si dorme all’aperto e sono leggere da trasportare. Potrebbero tornarti utili, e se le cercassi? Fammi sapere se sono buone.”

 

Non aveva ricevuto risposta, ed erano passati mesi. Sakura fissò le noci che teneva in mano. Questo voleva dire che stava leggendo i suoi messaggi, e potenzialmente se ne ricordava i contenuti. E invece di dirle se erano buone o meno, gliene aveva direttamente spedite un po’.

Il cuore di Sakura si scaldò: si sentì come se stesse viaggiando con lui.

Va bene, Sasuke-kun. Proverò ad avere fiducia di nuovo. Ma che sia l’ultima volta!

 

***

 

La clinica per bambini stava dando enormi frutti e Sakura non poteva esserne più felice. La ragazzina del villaggio della sabbia, Akari, adesso parlava anche con Ino e con i suoi coetanei. Continuava ad avere qualche problema con gli uomini adulti, ma era un progresso enorme. Quando aveva riferito a Gaara i risultati, il ragazzo era sembrato estremamente soddisfatto. Le diede anche l’ottima notizia che era riuscito ad ottenere i fondi necessari per aprire finalmente la clinica gemella anche alla Sabbia e che non appena il training dei medici che si trovavano ora a Konoha fosse terminato avrebbero trovato la clinica pronta.

Alla fine dell’incontro, il Kazekage la trattenne nel suo ufficio.

- La settimana scorsa Uchiha Sasuke è passato di qua.

- Davvero!?

Gaara annuì, impassibile come sempre.

- Mi ha portato dei resti da analizzare e ha ritirato dei rotoli che l’Hokage mi aveva lasciato.

Sakura fece un sorriso non troppo convinto. Si sentiva vagamente evitata: dall’evento delle noci era passato già un mese.

- Passa di qui però non passa per Konoha…

- Mi ha detto di dirti che sta bene, e ha lasciato questo.

Gaara le stava porgendo una busta sigillata. – Per me?

- Ha fatto il tuo nome.

Emozionata, aprì la busta. C’era solo un foglio con un brevissimo messaggio.

 

“Sapevo ce l’avresti fatta. S.”

 

- Tu e Sasuke avete parlato di qualcosa? – chiese Sakura, perplessa.

- Non particolarmente. – Gaara ci pensò un attimo. – Aveva notato i lavori verso l’ospedale e mi ha chiesto se avessimo subito un attacco. Gli ho spiegato che stavamo aprendo un centro per orfani in collaborazione con Konoha.

Le tremarono le mani. Avere la fiducia di Sasuke su quel progetto le dava tutta la forza necessaria per continuare a buttarsi sempre di più a capofitto nel lavoro.

 

***

 

Era ormai aprile. Sasuke aveva appena lasciato i due membri Anbu che avevano preso in custodia Chino, Fuushin e Amuda, i responsabili del caso di umani esplosivi che avevano attaccato Konoha.

Quando i clan di ninja non erano ancora raggruppati in villaggi ed era un tutti contro tutti, gli Uchiha erano stati assoldati per cacciare il clan Chinoike dal Paese del Tuono, riuscendo a confinarli in quella che venne poi chiamata Valle dell’Inferno. Chino, l’ultima erede di quel clan funesto, una volta cresciuta aveva deciso di vendicarsi degli Uchiha attaccando Konoha e uccidendo Sasuke. Tuttavia viaggiare con lui, scoprire che aveva condiviso il suo stesso destino di ultimo sopravvissuto di un clan trucidato, e vedere con i suoi occhi come aveva deciso di cambiare la sua vita grazie all’intervento dei suoi amici l’aveva aiutata a cambiare prospettiva e si era arresa. Aveva deciso di vedere il “futuro di luce” che Naruto voleva creare e che Sasuke aveva deciso di “supportare nell’ombra”.

I due Anbu avevano riferito a Sasuke che il Sesto Hokage insisteva affinché tornasse a Konoha per fare rapporto direttamente, ma il ragazzo aveva rifiutato.

- Ho mandato il rapporto via falco messaggero ieri. Non è più necessario che torni al villaggio.

- Capisco. Riferirò al Sesto.

Li aveva guardati andarsene prima di girarsi e ricominciare il suo viaggio. Non aveva una meta precisa, ma non si stupì più di tanto quando si rese conto che i suoi piedi l’avevano portato di nuovo in riva al mare. Era questo il motivo per cui conosceva luoghi come il promontorio dove aveva accompagnato Sakura: il suono delle onde che si infrangono, la luce del crepuscolo, l’odore salato di quei luoghi avevano lo strano potere di dar pace al suo animo tormentato. Anche dopo la morte di Itachi si era trovato su una scogliera ad elaborare il lutto tra lacrime e desiderio di vendetta rinnovato.

E adesso, Sasuke, dove ti trovi? Sotto il sole o nelle tenebre?

Era una domanda che si poneva quotidianamente durante questo suo viaggio. Quel giorno non si sentiva più avvolto dalle tenebre. Dopo aver aiutato Chino ad affrontare i demoni della distruzione del suo clan usando la sua stessa esperienza come metro di paragone, si sentiva bene. Forse non era ancora completamente sotto la luce e il suo animo non era ancora completamente azzurro e limpido come il mare d’estate, ma percepiva che questo viaggio in qualche modo lo stava davvero aiutando.

Un falco gli si avvicinò e Sasuke prontamente stese il braccio.

- Un messaggio da Kakashi?

Aprì il messaggio, scritto con una grafia sgraziata. Si aiutò con le labbra per passare al secondo foglio.

- Che calligrafia pessima… è la scrittura di Naruto.

 

“Ne parlavo con Sakura-chan. Sasuke, anche se non sei al villaggio, lo stai proteggendo, proprio come le forze di polizia di Konoha!”

 

Sasuke sgranò gli occhi a quelle parole. Le forze di polizia… il suo sogno da bambino. L’ente che proteggeva Konoha e l’ordine pubblico, che aveva lo stemma della casata Uchiha come simbolo e di cui suo padre era stato a capo.

Guardò di nuovo la lettera e alcune parole – Naruto, Sakura-chan – gli rimbalzarono agli occhi; rialzò il viso al cielo con un sorriso. A parte quella brevissima sosta dopo il caso di Kido erano già due anni che era in viaggio e non tornava alla Foglia.

- Dopo tanto tempo, è ora di tornare a casa.

 















Nota dell'autrice
Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato il primo capitolo! Mi ha fatto molto piacere! ^^ Nel cercare di dare un senso alla timeline caotica del blank period ho cambiato le coordinate temporali di questo e del prossimo capitolo tipo 10 volte, da qui il ritardo, ma ora dovrebbe filare tutto! Sasuke ha viaggiato da solo per circa 2 anni (17-19 anni), e poi con Sakura per altri due anni (19-21 anni). Con questo capitolo finiscono i 2 anni di viaggio in solitaria!

Ps: Il riferimento che il primo appuntamento SasuSaku sia stato su un promontorio sul mare viene da Boruto Ep. 17, mentre la storia completa Chinoike vs Uchiha la trovate in Naruto Shippuuden ep. 484-488 o nella novel (tradotta in Italiano da Planet Manga) "Sasuke - La Luce del Mattino".
   
 
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