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Autore: Emmastory    01/01/2021    3 recensioni
Muovendosi lentamente, anche ad Eltaria il tempo ha continuato a scorrere, dettando legge nella selva, al villaggio e nelle vite dei suoi abitanti. Il freddo inverno ha fatto visita a sua volta, e solo pochi giorni dopo un lieto evento che cambierà le loro vite per sempre, in modi che solo il futuro potrà rivelare, la giovane fata Kaleia e Christopher, suo amato protettore, si preparano ad affrontare mano nella mano il resto della loro esistenza insieme, costellata per loro fortuna di visi amici in una comunità fiorente. Ad ogni modo, luci e ombre si impegnano in una lotta costante, mentre eventi inaspettati attendono un'occasione, sperando di poter dar vita, voce e volto al vero e proprio rovescio di una sempre aurea medaglia. Si può riscrivere il proprio destino? Cosa accadrà? Addentratevi di nuovo nella foresta, camminate assieme ai protagonisti e seguiteli in un nuovo viaggio fatto di novità, cambiamenti, e coraggiose scelte.
(Seguito di: Luce e ombra: Il Giardino segreto di Eltaria
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-IV-mod
 
 
Capitolo XXI 
 
Cattivo sangue 
 
Tre giorni. Quello l’esatto lasso di tempo trascorso al capezzale di Sky, fata del vento bloccata, seppur brevemente, per fortuna, in quello che gli umani e la loro medicina avrebbero definito coma o stato vegetativo, ed eravamo ancora lì, nella grotta dove tutto era iniziato. Sveglia da poco, e comodamente sdraiata su un tappeto d’erba, mia sorella non si muoveva, e tenendo gli occhi chiusi, sembrava dormire. Ero stata io a creare quel giaciglio, così che non fosse più a contatto con la nuda e fredda roccia, ma al contrario, con qualcosa di più morbido e accogliente. Aster e le sue sorelle si erano offerte di costruirle una branda intrecciando rami e foglie, e tutti quanti avevamo apprezzato il gesto, anche se poi, sotto consiglio di Christopher, io ero stata più veloce. “Aiutala, è il minimo che tu possa fare, dopo quello che ha passato.” Mi aveva detto, per poi indicarla con lo sguardo e stringermi la mano. Limitandomi ad annuire, quasi non avevo risposto, poiché nello spazio di un momento, guidata forse dall’urgenza della situazione unita ai miei sentimenti, la mia magia aveva fatto il resto. Silenziosa, non emettevo un fiato, ma nonostante potessi sembrare calma e composta all’esterno, dentro stavo ancora male. Sky stava bene, ce l’aveva fatta, Amelie si era anche occupata di visitarla per poterlo confermare, e io ero rimasta con lei per tutto il tempo, eppure non riuscivo a smettere di preoccuparmi. Così, seduta a gambe incrociate in un angolo tutto mio della caverna, osservavo il nuoto dei due cigni Honor e Promise, che sempre vicini, sembravano tenersi per mano come me e Christopher. Seduto con me, lui aveva da fare con Cosmo, che sdraiato proprio davanti a lui, aspettava. Poteva sembrare strano, forse anche sciocco vista la situazione, ma quel mascalzone di un Arylu aveva trovato un altro fuscello, il che poteva significare solo una cosa. Giocare. Non mancando di notarlo, sorrisi, e vedendo come si avvicinava, glielo lanciai. Veloce ed eccitato all’idea che avessi capito, corse a riprenderlo, ma prima che potesse riportarlo indietro e chiedermi di tirarlo ancora, mi distrassi. Fu questione di attimi, e un suono poco distante attirò la mia attenzione. “Kia...” udii appena, in un sussurro forzato. “Sì, Sky, sono qui. Cosa c’è?” le chiesi, rimettendomi in piedi per avvicinarmi. “Ho sete, ti spiacerebbe...” azzardò, con la voce rovinata da quel nuovo sforzo, nonché dalla gola riarsa. “Certo, aspetta.” Le dissi soltanto, stringendola brevemente a me. Pochi istanti dopo, la lasciai andare, e voltandomi, feci saettare lo sguardo in più direzioni alla ricerca di ciò che mi serviva. Per quanto ne sapevo, l’acqua di fiume era potabile se pulita, ma lo stesso forse non valeva per quella del laghetto, e poi, all’improvviso, l’idea. Guardandomi intorno, notai Midnight, e schioccando le dita, gli indicai qualcosa. Appese a un albero poco distante, due o tre pesche mature, che speravo di riuscire a raccogliere con il suo aiuto. Avrei potuto usare la magia, e lo sapevo bene, ma a quanto sembrava, l’incanto di levitazione seguito dalla creazione del letto d’erba mi aveva spossata, e pur provando, non c’ero riuscita. “Bene, ottima pensata, Kaleia.” Commentò Christopher, ignorando Cosmo che intanto aveva preso a giocare da solo, o meglio, con uno strano insetto salterino. A dir la verità non sapevo cosa fosse, probabilmente una formica o qualcosa del genere, e provando troppo ribrezzo per controllare, decisi di non farlo. In breve, e grazie a un colpo di fortuna, era il caso di dirlo dato che Midnight in genere obbediva solo a a lei, il merlo si decise, e virando verso l’albero, si sistemò su uno dei rami, lavorando a lungo con il becco per staccare quei frutti. Annuendo, feci un altro gesto con la mano, e quasi imitandomi, Midnight fece esattamente ciò che gli avevo chiesto, lasciando cadere una delle pesche proprio accanto a Sky, mentre le altre due, per sua sfortuna, rischiarono di colpirla. “Mid! Santo cielo, attento!” quasi urlò lei, indignata. Era strano, ma debolezza o meno riusciva ancora a farlo, e scambiandomi con Christopher un’occhiata colma di eloquenza, per poco non risi. “Sempre la solita, vero, Sky?” scherzai, sperando di farla ridere. “Molto divertente, piantina.” Mi rimbeccò lei, seccata. Fermandomi a guardarla, osservai la sua espressione, e nel giro di qualche istante, finalmente la vidi sorridere. Il suo fu un sorriso debole, nulla di eclatante o di simile ai miei, ma dato il suo carattere, comunque un buon inizio. Felice, mi ritrovai ad imitarla, e solo dopo, la più ovvia delle domande. “Ti sei fatta male? Le chiesi, sinceramente preoccupata. “No, tranquilla, non è niente. Midnight avrà anche una vista perfetta, ma la mira potrebbe essere migliore.” Commentò lei in risposta, massaggiandosi la parte lesa. Non mancando di notarci, nostra madre le si avvicinò, e trovato un panno, che stando a quanto ricordavo le ninfe avevano già usato anche su di me durante uno dei miei eccessi di magia, lo bagnò nell’acqua del laghetto, per poi strizzarlo e posarglielo in fronte. “Ecco, usa questo. Almeno non si formerà un bernoccolo.” Disse soltanto, per poi scivolare nel silenzio e raccogliere da terra una delle tre pesche. Fatti pochi passi, si diresse di nuovo verso il lago, e senza dire altro, le lavò con cura. “Grazie, mamma.” Rispose Sky, grata di quel gesto. “Di nulla, tesoro. Mangia piano, non sei ancora abituata.” Le rispose lei, raccomandandole di fare attenzione. “Sto bene, davvero, non c’è tanto bisogno di preoccuparsi.” Disse ancora la diretta interessata, scuotendo una mano come per chiederle di smetterla. “Lo so, pixie, ma è difficile non farlo. Dai, solo un morso. Per me?” e così, nostra madre continuava a pregarla, e pur restando in silenzio e in disparte, tranquillamente stretta a Christopher, non riuscivo a dire la mia, nè a biasimarla. Come  potevo. Seppur semplicemente umana, era pur sempre nostra madre, e con la mia parte più diversa e lontana da quella magica, capivo. “Mamma, ha detto che sta bene. Lasciamola riposare, le pesche l’aiuteranno a star meglio, vedrai.” Provai a dirle, nella forse vana speranza di convincerla. Per mia fortuna, quella speranza non si rivelò tale, e avvicinandoci l’una all’altra, ci abbracciamo. “Si è presa cura di me quando eravamo da sole, e supererà anche tutto questo, stanne certa.” Le sussurrai a bassa voce, lasciandomi stringere. “Voglio crederti, fatina mia, davvero.” Mi rispose lei, affidando a quelle parole un desiderio mai sopito. Comprendendo perfettamente, mi limitai ad annuire, e indicandole una sorta di panchina di roccia, la invitai a sedersi. Intanto, quasi tutti i nostri amici erano ancora con noi, e per quanto ordinaria, quella parola bastava a rendermi triste. Quasi, ovvero non completamente, un modo come un altro per dire che per poco non si era riusciti a fare qualcosa, o che, sempre per poco, si era sfiorata una tragedia. A riprova di ciò, Lucy era già andata a scuola, con lei anche la sorellina Lune, e mentre, il tempo scorreva, io immaginavo. Ad essere sincera, non sapevo cosa sarebbe successo a Sky. Era ancora fisicamente debole, spossata, ora, mangiava, sì, ma a fatica, e stoica nonostante il dolore e la stanchezza, si sforzava di ridere, sorridere e dar voce alle sue solite battute. Un comportamento nobile, dovevo ammetterlo, messo in atto solo per evitare altre preoccupazioni alla donna che ci aveva dato una seconda possibilità, arricchendo così la nostra vita. Seduta con lei, mi ero allontanata da Christopher, ma non importava. Al momento c'erano cose più serie a cui dar peso rispetto al mio amore per lui. Non che quello non esistesse, anzi, tutt'altro, ma toccava guardare in avanti, al presente, e cosa più importante, senza lenti dipinte di rosa. Andava tutto bene, al contempo tutto male, e nonostante all'esterno sembrassi felice. dentro pensavo ancora, così tanto da torturarmi insieme mente e membra. Poteva sembrare strano, sciocco, o forse addirittura folle, ma era proprio quello a spaventarmi, il non sapere. In altre parole, l'ignoto mi atterriva, e il fatto che mia sorella continuasse a entrare e poi uscire da quello stato d'incoscienza mi terrorizzava. Grazie al cielo per ora non stava accadendo, anzi, era stabile, ma il mio pensiero restava lì, fermo, fisso e immobile. “Kia?”  tentò una voce al mio fianco, cogliendomi di sorpresa. “Sì?” mi affrettai a rispondere, curiosa e confusa al tempo stesso. Era mia madre, che guardando altrove, lontano da Sky, aveva ripreso a sorridere. “Sembra che qualcuno ti stia chiamando.” Mi fece notare, sfiorandomi e accarezzandomi la mano come faceva quando ero bambina. “Ha ragione, sai?” fece qualcun altro, che nonostante la distanza, riconobbi subito. Lenta mi rimisi in piedi, e di nuovo accanto a Christopher, gli presi la mano, camminando con lui fino a un angolo opposto della caverna, dove Aster e Amelie avevano lasciato le lanterne dei nostri bambini. Ora decisamente grandi per quelle, molto presto sarebbero venuti a casa con noi, e giunti nella loro stanzetta, avrebbero conosciuto il morbido conforto delle copertine e delle loro culle in legno di betulla. Non proferendo parola, mi avvicinai alla lanterna di mia figlia Delia, e sfiorando appena con due dita la catenina d'oro, la guardai aprirsi in un tenero sbuffo di polvere magica. Divertita, mi lasciai sfuggire una piccola risata, poi la presi in braccio. “Tesoro della mamma...” biascicai appena, emozionata. “E del suo papà.” Disse invece Christopher, imitando il suo tono di voce mentre l'accarezzava. Felice di vederci, la bambina sorrise, e come lei anche il suo fratellino, che ancora dentro la sua lanterna, teneva una mano premuta contro la superficie, guardandoci come attraverso un oblò. Lasciandosi vincere dalla sua tenerezza, suo padre non aspettò altro, e prendendolo in braccio, iniziò a cullarlo. “Ti vogliamo già un mondo di bene, campione.” Gli disse, concentrando in quelle parole tutta la forza del loro legame. Ascoltandolo, il piccolo non si mosse, e ad occhi chiusi, emise qualche vagito. Rapita dalla loro bellezza, mi ridussi al silenzio per quelle che parvero ore, poi, decisa, tornai da mia sorella. “Sky?” provai, scuotendola leggermente. “Avanti, svegliati, qui qualcuno vuole vederti.” Azzardai a dirle, mentre, frastornata da un sonno breve e agitato, apriva gli occhi. L'avevo vista muoversi nel sonno, ma non ero intervenuta per non spaventarla, e ora eccola lì, in una posizione di scomodo stallo. “N-Noah?” tentò lei in risposta, indecisa. A sentire quel nome, mi bloccai. Come avevo fatto a non pensarci? Erano passati tre giorni, nè lui nè Major le avevano fatto visita, ed era vero, ma cosa dirle in un momento come quello, così fragile e delicato? Non lo sapevo, non ne ero sicura nè potevo esserlo, così, di nuovo chiusa nel silenzio, decisi di non parlare, mostrandole invece ciò che mi aveva spinta a tornare da lei. Mia figlia Delia, ovvero sua nipote, che, ne ero sicura, aveva una gran voglia di rivedere la zia. “Coraggio, Sky, è la tua nipotina, e c'è anche il maschietto!” provò a dirle Christopher, pur sapendo di star andando a toccare un nervo scoperto. Sapevamo bene quanto amasse Noah, quanto il rapporto che avevano avuto e che ora stavano cercando di ricostruire, ma la verità le avrebbe fatto ancor più male dello svenimento, così, mordendomi la lingua, non parlai. “Deve saperlo, ne ha il diritto.” Disse però Christopher, cogliendomi alla sprovvista. "Ma tesoro..." biascicai, colpita. "No, Kaleia, mi spiace, ma sai come la penso sull'onestà." Replicò lui, con il tono che fra noi chiudeva all'istante qualsiasi discussione. Anche lui stesso aveva provato a tenerla all'oscuro della cosa, lo avevo visto bene, ma ora sembrava averci ripensato, e nonostante fossi sempre ferma nelle mie convinzioni, non potevo dargli torto. In fin dei conti, l'onestà stava alla base del nostro rapporto, e a pensarci non c'era ragione per cui non dovesse far parte di quello che avevo e avevamo con gli altri, in special modo fra membri della stesa famiglia. Nervosa, strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie nei palmi delle mani, e respirando a fondo, mi preparai a parlare. "Vedi, Sky... Noah non... non è venuto a trovarti, ecco." Dissi soltanto, veloce e precisa come un arciere con le sue frecce, sempre puntate verso il bersaglio più vicino. Forse una metafora banale per descrivere ciò che avevo appena detto, ma che in breve si rivelò perfetta, specie considerando la sua reazione. Come disorientata, infatti, Sky si drizzò lentamente a sedere, poi, scuotendo la testa, sbattè più volte gli occhi. "Cosa? Come? Neanche una volta?" non potè evitare di chiedere, già distrutta. "No, cara, ci dispiace, davvero." In quel momento, fu Christopher a parlarle, ma il suo tentativo di ammansirla servì a ben poco. All'improvviso ci guardava con la rabbia e il disgusto negli occhi, quasi come se anzichè parlarle l'avessimo schiaffeggiata. Per un istante, sembrò calmarsi, e un'altra domanda trovò la libertà grazie a un soffio di voce. "E Mage?" riprovò, tutta la sua fiducia nelle mani di chi aveva apertamente ammesso di averla abbandonata. Al solo pensiero, la rabbia cresceva in me come una robusta quercia, ma respirando ancora, m'imposi la calma. Avvertendo la tensione già palpabile perfino nell'aria, Cosmo si avvicinò dimenticando il suo minuscolo compagno di giochi, e come lui anche Robert e Marisa. Lucy e la sua famiglia alla fine se n'erano andati, augurando a Sky una buona guarigione e a noi tanta fortuna con i bambini, ma loro invece erano rimasti, come peraltro Dan e Leara, che a loro volta, assistevano alla scena, esterrefatti mentre mago e strega avanzavano. Lentamente, così da non provocare ulteriormente la bestia che Sky ora rischiava di diventare. Era orribile a vedersi, e in parte anche colpa mia. Erano bastati qualche attimo e poche parole, e quella così metaforica freccia aveva abbandonato il suo altrettanto metaforico arco, andando a conficcarsi dolorosamente nel bersaglio che era il suo cuore. Triste e amareggiata a quell'idea, per poco non iniziai a piangere, e consolata dagli sguardi dei miei due amici e del loro draghetto, riuscii a restare composta per il tempo necessario a intervenire ancora. "Sky, ti prego, ascoltami. So cosa stai pensando, e prima che tu lo dica, sappi che non è colpa sua." Proprio come prima, solo poche parole, che nonostante le mie buone intenzioni, sortirono un effetto contrario a quello sperato. "Hai ragione." Rispose infine mia sorella, rompendo il silenzio dopo un tempo che sembrò infinito. Sollevata, tirai un sospiro di sollievo, ma anche quello ebbe vita breve, poichè nulla avrebbe potuto prepararmi al resto del suo discorso. "Non è colpa sua, è vero, ma è colpa di quella dannata elfa. Ha approfittato di lui sin da quel giorno, e io ero troppo arrabbiata, tanto da lasciarla fare. Sono stata stupida, e ora non ho nessuno. Nè chi amavo, nè il mio protettore. Triste, certo, ma allo stesso tempo giusto e crudamente vero. Ricordavo ancora ogni fase della sua rottura con Noah, sapevo bene cosa provasse avendo vissuto io stessa qualcosa di simile con Christopher ormai molto tempo prima, ma non era poi così importante. Non era di me che si parlava, non al momento. Impietrita, non riuscii più a parlarle, pur volendo sentivo di avere la lingua impastata, così, qualcuno di diverso, e forse anche di più saggio, prese il mio posto. "Figlia dell'aria, per favore." Iniziò, raggelandoci tutti. Non sapendo cosa pensare, mi voltai all'istante, e proprio allora, eccola. Marisa. Non riuscivo a crederci. Ormai non vedevo sua madre da molto tempo, forse perfino troppo, ma pessimi rapporti o meno, lei stava comunque dimostrando di voler seguire le sue orme e portare avanti i propri studi di magia. Comunicare con le fate e con le altre creature magiche era uno dei suoi compiti, e ora ci stava riuscendo brillantemente. L'aiuto di Robert poi non era da sottovalutare, dato che sembravano aver trascorso le ultime tre notti ad analizzare insieme un grosso tomo di teoria magica. Uno che non avevo letto, ma che di sicuro un'ora affranta Sky conosceva. "Non ci stai ascoltando. Ti sembra di farlo, ma ti sbagli. Tu stessa hai ammesso i tuoi errori, non commetterli di nuovo." L'avvisò, seria e perentoria quanto e forse più della madre. "Davvero? Credi sia facile? Come ti sentiresti se fossi tu a perdere il mago lì alle tue spalle?" replicò allora mia sorella, sputando veleno. "Malissimo, credimi, ma qui e ora non si tratta di me, ma di te. Perchè respingi i tuoi stessi sentimenti? Di che cosa hai tanta paura?" una domanda che non mi aspettavo, e che anche Cosmo ascoltò a orecchie dritte, quasi sorpreso, o forse addirittura spaventato. Il tempo scorreva lento, la sera stava arrivando, e in quel mentre, io restavo lì, orripilata dalla forza di quello scambio verbali, e da tutti i loro colpi in quel lungo e interminabile botta e risposta.  Appena fuori, anche il cielo si stava agitando, e cullando Delia meglio che potevo, così che non si spaventasse, lo osservavo, ansiosa. A quelle parole, Sky non rispose, e poi, mossa dall'ira, scattò in piedi, protendendo una mano in avanti per non perdere subito l'equilibrio, e al tempo stesso, difendersi. Apparentemente calma, marciò verso Marisa, e poi, a voce bassa e quasi inudibile, sibilò qualcosa. "Mi hai capita benissimo. Ci sono molte cose che possono spaventarmi, ma nulla più di tutto questo. Sperimenta l'abbandono sulla tua pelle, e ne riparleremo." Venefiche come serpenti, parole che ascoltai e alle quali stentai a credere, e un discorso altrettanto incredibile. "Sky..." sussurrai, sconvolta. Per tutta risposta, lei non disse nulla, limitandosi a sollevare quella stessa mano come per zittirmi. Tanto triste quanto colpita, sentii un nodo attanagliarmi la gola, e abbassando lo sguardo, incapace di sostenere il suo, guardai prima il terreno, poi le ninfe. "Non preoccuparti, giovane fata. Tua sorella ha sofferto molto, e la sua rabbia è più che normale. Vogliamo che sappiate che non ce l'aveva con nessuno di voi, non davvero, e vi preghiamo, se potete, perdonatela. Cercate nel vostro cuore la forza di farlo, e sperate, come noi, che le cose cambieranno." Come c'era d'aspettarsi, Amelie era stata la prima a rompere il silenzio, parlando al plurale per esprimere il suo pensiero e quello delle sorelle, che per quanto vero, profondo e sentito, non mi fu di grande conforto. Così, mi limitai ad annuire e ringraziare in silenzio e con le lacrime agli occhi, mentre, con una mano a stringere il ciondolo che avevo da tempo per richiamare Xavros, speravo di ritornare a casa il prima possibile, o meglio prima del temporale che a breve ci avrebbe colpiti, conservando al contempo la speranza di non vedere nè avvertire, fra me e mia sorella, lo scorrere di un cattivo sangue.  


Buonasera a tutti! Come prima cosa mi scuso dell'ennesimo ritardo, mi spiace se mi credevate sparita, ma alla fine sono riuscita a terminare questo capitolo così lungo e denso di emozioni. Non certo il più felice, lo so bene, ma nonostante questo, spero che vi sia piaciuto, e che il primo giorno di questo nuovo anno sia stato sereno e pieno di gioia. A presto, ci risentiremo nel prossimo, sempre in questo 2021 che spero sia pieno di positività, nonostante tutto,
 
Emmastory :)
   
 
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