Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Circe    04/01/2021    2 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dal grimorio di Bellatrix : “Rivale”


Forse per distrazione, o forse per sua volontà precisa, non tornammo più sull’argomento dei Mangiamorte congiuranti.
Era chiaro che non avesse preso bene la notizia, ma non mi era altrettanto chiaro se avesse voluto pensarci lui, oppure se il suo silenzio significasse che dovevo occuparmene io.
L’opzione di non intervenire era da escludere.
Presi qualche giorno di tempo per capire, poi, quando mi lasciò sola per intraprendere le sue ricerche, senza proferire parola sull’argomento, scelsi la seconda ipotesi.
Non ero certa della mia decisione, ma lui era lontano e non potevo far finta che il problema non esistesse. Mi aveva scelta come sua allieva e migliore Mangiamorte, non potevo certo non essere all’altezza delle sue aspettative.
Il fatto che se ne andasse così frequentemente solo e lontano, in luoghi sconosciuti, per i suoi viaggi e le sue ricerche, all’inizio mi indispettiva e anche molto. 
Ci restavo male, mi sentivo sola.
Stavo però iniziando a comprendere il suo modo di essere: soprattutto lo studio dell’ultimo elemento, la terra, mi stava lentamente facendo capire come guardare la persona che amavo, come poterla aiutare, sostenere e accogliere. 
Non me ne resi subito conto, ma il cambiamento in me stava avvenendo lentamente, ma progressivamente.
Imparavo a capire quanto amasse viaggiare, conoscere, scoprire, vedere posti nuovi, venire a conoscenza di cose nuove, mai viste e mai scoperte.
Non aveva altro modo se non quello di andare a fare ricerche per la sua magia, in realtà ricercava la scoperta e l’avventura, la conoscenza di ogni cosa. 
In tutto questo voleva essere solo con se stesso.
Capirlo così tanto aveva placato quasi completamente il mio astio verso i suoi viaggi misteriosi, mi limitavo a condurre la mia vita, in sua assenza e ad aspettarlo quando avesse avuto voglia di tornare.
Quella volta però, non potei limitarmi a fare la mia vita, dovetti affrontare e risolvere la storia dei Mangiamorte una volta per tutte, era una situazione scottante, scomoda e antipatica che non sopportavo più.
Una mattina mi alzai di buon ora e raggiunsi i due fratelli per la colazione.
“Buongiorno a tutti e due.”
Fui gentile e sorridente, loro mi guardarono stupiti, muti: non erano abituati ad avermi lì con loro, nonostante quella fosse casa mia, dopotutto.
Mi accomodai versandomi della tisana alla malva preparata dagli elfi e presi qualche biscotto.
In tavola c’era di tutto, dalle uova ai succhi di zucca, ma non avevo molta fame, lo stomaco mi si era chiuso per la tensione.
Rab mi guardava senza parlare. Ero scesa con la sottoveste nera, scollata, avevo solo una maglia di lana anch’essa nera che mi compariva le spalle e mi teneva caldo. Avevo smesso di curare ogni piccolo particolare di me, sapevo già di essere bella e sensuale senza bisogno di fare chissà cosa. Per questo sapevo bene che per lui ero, già così, una visione splendida.
Rod sorrise, ormai rassegnato all’amore del fratello per me, che ero sua moglie e al mio per il Signore Oscuro: eravamo uno strano trio di assurdi sentimenti e amori irrealizzabili.
“Come mai qui, mia Bella?”
L’unica rivincita che continuava a prendersi nei miei confronti era quel “mia Bella”: lo ripeteva spesso, era diventata un’abitudine per lui, scimiottava il modo di chiamarmi del mio maestro.
Entrambi sapevamo benissimo che quel modo di dire era lo stesso che usava il mio Signore in certe intime ed esplicite situazioni. 
Rod voleva solo continuare ad evidenziare il fatto che lui glielo aveva raccontato, parlando di me nelle loro scorribande di soli uomini. Era un modo per colpire me, per sminuire ciò che c’era tra me e il Signore Oscuro.
Lo accettavo senza prendermela più ormai, non avevo voglia di altri litigi.
Mentre intingevo il biscotto nella tisana chiarii loro il mio intento.
“Vorrei mettere fine alla storia dei traditori, volevo avvisarvi che agirò entro questa notte.”
Rab si accomodò meglio sulla sedia.
“Cosa hai intenzione di fare?”
Io gli sorrisi, rimaneva sempre un pochino ingenuo a modo suo. Rod invece rise apertamente.
“Fratello, dai svegliati, ma non cambi proprio mai, resti sempre tonto. Cosa vuoi che abbia intenzione di fare?”
Fece un segno eloquente che indicava morte istantanea.
Io annuii guardano Rab, mordendo sensuale l’altro biscotto, lo stavamo prendendo un pochino in giro. In realtà Rab aveva capito, ma era andato oltre: fece subito venir fuori la questione che ancora era rimasta in sospeso.
“Te lo ha detto il Signore Oscuro? Ne hai parlato con lui?”
Rimasi ferma e lo guardai scuotendo la testa.
“Sei pazza? Agire così senza il suo permesso?”
Rimasi zitta guardandolo attentamente: sapevo che aveva pienamente ragione, eppure il mio intuito mi diceva di agire.
Fu Rod che invece, stranamente, mi venne in aiuto.
A suo modo.
“Cosa dici, Rab? Non lo sai che ormai loro sono una coppia? Lui si fida completamente di ciò che fa e pensa lei. Anche se non lo ammetterà magari mai, è così già da tempo. Bella ha carta bianca su tutto e tutti.”
Erano parole lusinghiere, dette in tono ironico e rancoroso, né Rab né io rispondemmo alla provocazione.
Rod si preparò in silenzio un caffè istantaneo in acqua fumante, rovesciandoci dentro una dose generosa di acqua viola.
Rab ed io lo guardammo.
“Di prima mattina?”
Fui io a domandare, più curiosa che preoccupata a dire il vero. Rod ha un fisico forte, non risente di un po’ di acqua viola la mattina, ma ero curiosa di capire a cosa gli servisse.
“Zitta, bisogna chiarire meglio tutta la situazione, prima che tu agisca. Voglio chiarirti dei particolari.”
Si mise seduto sorseggiando il caffè e spiegando la sua idea.
“Ricordi quando ti feci i nomi di tutti i congiuranti?”
Annuii.
“Ecco, ricordo che feci tutto d’impulso, venni a conoscenza dei nomi e te li dissi subito, senza pensare.”
Smisi di mangiare e prestai più attenzione.
“Pensandoci ora, però, con calma, capisco che fu molto facile per me avere quei nomi. Capisci, Bella, non è molto credibile che degli uomini furbi e scafati come i nostri compagni Mangiamorte, facciano conoscere così palesemente i loro propositi.”
Nella stanza si fece silenzio. Avrei voluto dire qualcosa, qualcosa sul fatto che se congiuravano contro il Signore Oscuro, allora voleva dire che non erano poi così furbi e scafati, ma intervenne Rab per primo.
“Scusa, fratello, ma come li avresti saputi, questi nomi?”
Rod non fece una piega alla domanda, anzi forse non aspettava altro.
“Ero a letto con una strega… di quelle con cui un po’ tutti noi Mangiamorte siamo stati a letto. Era in vena di confidenze, lei le cose le sa, sa praticamente tutto perché gli uomini, a letto, dopo aver fatto l’amore, fanno confidenze molto più volentieri che in altri momenti…”
Si fermò un attimo a guardarmi. Anche io lo guardai, aspettai la stoccata che si stava preparando a fare. Infatti arrivò puntuale.
“No, Bella, il tuo maestro non fa confidenze, me lo ha assicurato questa strega. A lei non ne ha mai fatte almeno. A te invece le fa, vero? Dopo l’orgasmo dico… Un grande onore, non credi?”
Non era la prima volta che mi veniva detto che il Signore Oscuro andava con altre, ma ogni volta era lo stesso intenso dolore della prima volta. Non mi importava che Rod praticamente mi desse della puttana, mi restavano solo in mente le parole in cui diceva che l’Oscuro Signore andava con altre. Non potevo che sperare non lo facesse più da tempo, ma non mi era concesso saperlo.
Trattenni lacrime e rabbia.
Rab se ne accorse subito.
“Potresti evitare ed andare avanti, fratello?”
Lui mi sorrise cattivo, poi riprese.
“Volevo solo dire che ora, ripensandoci, mi sembra molto strano, mi sembra tutto troppo facile. Purtroppo non so dire di più, i nomi li hai, sono certo che siano questi, ma rifletti bene su ciò che devi fare.”
Sentivo rabbia e dubbi crescermi dentro, allungai la mano a sfiorare le dita di Rod, mi guardò stupito, ma contento.
Fui io a sorridergli stavolta, a beffarlo delle sue sciocche illusioni: il mio infatti non era un gesto di affetto, semplicemente gli presi la tazza dalle mani e terminai con una smorfia il caffè con l’acqua viola.
Mi diede un calore enorme che si irradiò velocemente dallo stomaco al resto del corpo.
“Non sono mai stata brava a riflettere.”
Dopo una breve pausa silenziosa mi alzai e andai a vestirmi.
I fratelli insisterono per venire insieme a me, ma risposi che era una cosa che dovevo fare io sola.
Infondo Rod aveva ragione. Il mio maestro si fidava di me e nel caso avessi sbagliato, o avessi fatto una cosa che lui non desiderava facessi, con me sarebbe stato meno terribile nella sua punizione.
Con loro sarebbe stato molto più crudele.
Li avevo fatti sempre soffrire, Rod e Rab, in qualche modo dovevo proteggerli.
Attesi del tempo prima di materializzarmi al quartier generale e, prima di giungere là, mi abbigliai come se dovessi andare in missione: mantello nero lungo, cappuccio in testa e la maschera no, quella la lascio sempre a casa. Non ho mai paura che la gente mi riconosca, vado sempre troppo orgogliosa di quello che faccio per nascondere il volto.
Quando arrivai nell’entrata, vidi che le lanterne erano spente, segno che il Signore Oscuro non era ancora tornato dal suo viaggio e non era nel palazzo. 
Quindi lentamente cercai nelle stanze.
Tra un chiacchiericcio e un fragore di risate non mi fu difficile trovare la stanza dove erano raccolti i Mangiamorte che cercavo. Erano tutti lì, insieme, fermi in una stanza a giocare tranquillamente a carte magiche.
Attorno non c’era nessuno, nessuno degli altri compagni fedeli al Signore Oscuro. 
Solo loro.
Quando entrai nella stanza mi guardarono tutti come a domandarmi cosa volessi, rimasi ferma e zitta qualche secondo. 
Aveva ragione Rod: era troppo semplice.
Quel pensiero mi mise mille dubbi, dovevo controllare, cercare una prova qualsiasi della loro colpevolezza senza però scoprirmi, ma come ho più volte dimostrato, la riflessione e la ponderatezza non sono mai state il mio forte.
Entrai nella stanza abbassando il cappuccio, li guardai uno per uno lentamente, soffermandomi sui loro sguardi. 
L’unica prova che potevo avere era leggere loro la mente, uno per uno, con forza e abilità.
Iniziai con calma, cercando di interrompermi il meno possibile.
“Cosa vuoi, Bellatrix?”
Il tono era ostile, io dal canto mio non mi mostrai amichevole, volevo solo farli scoprire: non risposi e continuai a scrutarli, loro non capivano, ma stavo sondando la loro mente. 
“Allora, ci rispondi? Chi pensi di essere? Entri qui non invitata, ti poniamo delle domande non rispondi… esci, non sei gradita.”
Li lasciai parlare.
Scandagliavo ogni loro pensiero e segreto, usavo una potenza magica che non immaginavano neppure.
L’allenamento continuo a cui mi aveva sottoposto il mio maestro per leggere la sua di mente, ora mi rendeva più facile il compito con dei maghi mediocri come loro.
“Guarda che ci stai stancando, oggi non avrai la protezione del tuo amante se ci farai arrabbiare, non sai che fine puoi fare.”
Mi venne da ridere, uno scoppio di risa che li indispettì ancora di più, ma non potei trattenermi.
Volevano intimidirmi mentre sentivo palesemente i dubbi e le paure che stavano nascendo e crescendo dentro di loro. Più io restavo lì in silenzio, più le loro anime si allertavano, la mente si scopriva.
Mancava davvero poco, dovevo solo forzare un po’ la mano.
“Non ho paura di voi, sono anzi qui per voi.”
Dissi queste parole lentamente e quasi istantaneamente percepii il pensiero che cercavo, un paio di loro ebbero subito il terrore che fossi venuta a cercarli per vendicare il mio amante, il mio Signore.
In molti conoscevano il mio potere e lo temevano.
“Sei solo una piccola puttanella, l’ultima arrivata che si è ingraziata un mago potente.”
Uno di loro lentamente si alzò dalla sedia e si avvicinò a me.
“Non durerà ancora a lungo, vedrai.”
Fu una prova ulteriore, non avevo più bisogno di altro. Afferrai e alzai la bacchetta, quello nemmeno se ne accorse che era già morto.
Non dissi una parola mentre mi voltai verso gli altri.
Feci qualcosa di fulmineo, qualcuno provò a difendersi , qualcun altro tentò la fuga, ma in pochi attimi li avevo sterminati tutti. Erano tutti ai miei piedi, fermi con gli occhi sbarrati.
Un lavoro veloce e pulito, durò veramente poco. Mi richiusi la porta alle spalle pensando che avrei dovuto avvisare qualcuno di fare pulizia.
Non feci quasi in tempo a riporre la bacchetta nel fodero che mi trovai davanti agli occhi Alecto.
La cosa dapprima mi stupì.
Ci guardammo silenziosamente.
Poi un dubbio mi si insinuò nella mente. 
Mi fece un ghigno soddisfatto.
Allora iniziai a intuire.
In pochi attimi iniziai a collegare tutti i piccoli indizi che mi erano stati davanti per tanto tempo. 
Quell’inutile essere aveva osato mettere gli occhi su di lui…
Fu lei a parlare per prima.
“Sei stata brava, come sempre del resto, sei tu la più potente, sei tu la più bella, la preferita.”
Continuai a guardarla senza proferire parola. Eravamo sole una davanti all’altra, nel buio. 
“Sì, cara… stai capendo vero? Sono stata io a scoprire per prima chi facesse parte della congiura, mentre tu eri impegnata a divertirti nel suo letto. Io mi sono mostrata accomodante con loro, ho finto di essere indecisa, li ho studiati e capiti per prima. Ne avevo accennato anche al Signore Oscuro.”
Fece un gesto di stizza.
“Ma lui di me non si fida, non mi ascolta quanto ascolta te, non mi guarda come guarda te. Non mi tiene in considerazione. Sei solo tu la sua maledetta puttana.”
Sorrisi: non mi offendeva con le sue parole, mi piaceva la sua invidia.
“Infatti da te è venuto, con te si è consultato. Anche tu avevi intuito tutto, ma eri troppo impegnata a scopartelo per pensare a convincerlo a fare qualcosa.”
Che sciocca pensai: come se non conoscesse l’Oscuro Signore, come se non sapesse che non è possibile convincerlo a fare qualcosa, se lui stesso non vuole farla.
Lei però andò avanti, interrompendo i miei pensieri.
“Allora decisi di sfruttare questa situazione, ho impiegato tempo e impegno, mi sono assicurata con mille attenzioni che Rodolphus venisse a sapere chi stava dietro alla congiura, perché sapevo che lui, il tuo cagnolino fedele, te lo sarebbe venuto a dire sicuramente.”
La guardavo ancora senza parlare, ammettevo con lo sguardo che era stata brava.
“Non avresti impiegato molto a venire qui e con la tua patetica irruenza, con la tua smania di proteggerlo e amarlo, avresti ucciso tutti i congiuranti. Ero sicura lo avresti fatto, ho solo dovuto pazientare in tua attesa, infatti eccoti qui.”
Annuii.
“Già eccomi qui, ho fatto quello che volevi io facessi.”
Si fece più vicina: la fiamma delle lanterne si illuminò, segno che il Signore Oscuro era tornato, e illuminò il suo volto diabolico.
“Esattamente. Lo hai fatto perché lo ami e lo vuoi proteggere?”
Scossi la testa sorridendo. Patetica.
“L’ho fatto perché lo amo e non volevo dovesse farlo lui. Non voleva farlo, loro erano la sua famiglia. Lui non ha bisogno di essere protetto, non è uno stupido.”
Il suo viso si deformò in una maschera di rabbia.
“Smetti di parlare come se lo conoscessi, come se lo capissi solo tu!”
Allora la attaccai io.
“Certo… perché non sono solo io ad amarlo, vero? Lo ami anche tu!”
Rimase zitta.
“Tu, piccola inutile creatura, sciocca ignorante e stupida, come puoi solo pensare di mettere i tuoi occhi sul mio maestro?”
La mia gelosia esplose in quell’istante. Non mi importava fosse brutta e non arrivasse nemmeno alla metà della mia sensualità e del mio potere. Il solo pensiero che lei lo guardasse con certi occhi, mi faceva impazzire di gelosia.
“Il tuo maestro, il tuo Signore… non è solo tuo, stupida bambina viziata.”
Tornammo a guardarci in silenzio, la fiamma della lanterna dondolava al muoversi dell’aria nella stanza. Percepii il vento. 
Il fuoco giocava coi miei pensieri. Mi portava il vento accanto, sapevo che sarebbe arrivato di lì a poco.
“Sei caduta nella trappola, mia cara Bellatrix. Oppure come ti chiama lui? Bella.”
Sputò per terra pronunciando il mio nome.
“Bella. Non sopporto quel nomignolo affettuoso che non usa con nessuno, meno che con te. Non sopporto te!”
Fece una breve pausa.
“Ma ora cosa pensi che farà dopo quello che hai fatto? Se non odiarti?”
Le sue parole di rabbia non facevano che fortificarmi, le trovavo interessanti, ma quando disse che poteva anche odiarmi, allora ebbi paura.
Il cuore iniziò a battermi più forte, sentii un grosso vuoto allo stomaco, sapevo che poteva anche avere ragione e tutto dentro di me tremava dal terrore di ciò. Avevo corso un bel rischio, ora avrei dovuto affrontare la sua reazione è non ero certa fosse positiva come speravo.
Avevo pensato al massimo mi avrebbe punita, ma non odiata, ora invece quel dubbio mi si insinuava nella mente.
“Ricordi cosa mi dicesti molto tempo fa? Io non l’ho più scordato e l’ho usato contro di te, era l’unico modo che che potevo provare ad usare per farti odiare da lui.”
La guardai torva, ormai avevo capito, ma non dissi nulla comunque.
“Sì certo che ti ricordi… non volevi litigassimo perché te lo aveva chiesto il tuo maestro, lui non sopportava che i suoi Mangiamorte, la sua famiglia, si mettessero a litigare come facevamo tu ed io. Non solo, tu eri pronta a perdere contro di me pur di far piacere a lui. Significava che era una faccenda molto importante e delicata.”
Abbassai lo sguardo.
“Sì, infatti lo è.”
Stavolta fu lei a sorridere.
“Infatti, immagina come ci resterà non appena saprà che tu gli hai ammazzato a sangue freddo ben sei Mangiamorte. Gli hai eliminato parte di ciò che lui considerava la sua famiglia.”
Mi morsi le labbra.
“Ti odierà. Finalmente ti odierà e io avrò vinto. La sua Bella, la sua allieva, la strega più dotata e potente, colei che vuole sempre al suo fianco, senza nemmeno rendersene conto, lei, finalmente, lo deluderà a tal punto da farsi odiare.”
Restammo zitte.
“La tua bellezza, il tuo sangue, il tuo potere, quegli occhi da gatta in amore non ti salveranno stavolta, mia cara.”
Arrivate a quel punto avrei davvero preso volentieri in mano la bacchetta per ucciderla, o farle molto male, ma a cosa sarebbe servito?
Forse a peggiorare ulteriormente la mia posizione.
Alecto ed io ci odiavamo molto, lei era stata sempre invidiosa, io non l’ho mai sopportata, mi dava fastidio. Ora capivo perché. 
Amavamo entrambe il Signore Oscuro.
Avevo sempre pensato lei fosse innamorata di Rab, che ce l’avesse con me perché gelosa di lui. Invece quelli erano giochi di ragazze, per entrambe.
Il vero amore era lui, l’Oscuro Signore.
Quell’amore l’aveva resa più cattiva e allo stesso tempo più intelligente, si era insinuato in lei lentamente e aveva dato i suoi effetti. 
Era il veleno del serpente.
Osservai ancora il fuoco della lanterna accanto a me, chiusi gli occhi incurante di ciò che mi circondava, lasciai che il mio elemento mi parlasse. 
Il vento era giunto fino al fuoco. 
“Devo andare ora, lui è tornato, mi vuole vedere.”
Scosse la testa.
“E tu come lo sai? Non è qui.”
Le sorrisi, i miei occhi l’avrebbero volentieri incenerita.
“Lo so perché lui è il mio maestro, la nostra magia è una sola.”
La scansai e me ne andai.
Ora dovevo affrontare lui e non sapevo come avrebbe reagito alle novità.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Circe