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Autore: bhooo01    07/01/2021    1 recensioni
Tra festoni, argenteria e chiffon gli studenti di Hogwarts si ritrovano tra i preparativi di un ballo che cambierà le loro prospettive.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Camminava spedita per i corridoi del castello ma di lei, non c’era alcuna traccia. L’aveva cercata in ogni angolo più recondito eppure sembrava essersi polverizzata. Arresasi, decise di dirigersi in sala comune e, col nervosismo che continuava ad accrescere, si ritrovò davanti alla porta del dormitorio del quarto anno, nella speranza di trovarla almeno lì.
“Ma si può sapere dove si è cacciata?!” esclamò a se stessa mentre, a peso morto, si buttava sul letto della sua migliore amica, con la speranza che tornasse presto.
Evidentemente qualcuno doveva aver ascoltato le sue preghiere perché dopo poco un turbine dai capelli rossi si riversò nella stanza.
“Per Merlino, Hermione!” esclamò la ragazza portandosi teatralmente una mano all’altezza del petto.
“Era ora!” esclamò l’altra, di rimando, scattando in piedi ed allargando le braccia in segno di esasperazione.
“Si può sapere dov’eri finita?” continuò.
“Ero con Harry e Ron.” Ammise senza esitare. Effettivamente era una mezza verità.
“Ah lasciamo stare.” Iniziò la mora agitando la mano come a voler scacciare una mosca.
“è stato un disastro!” terminò risedendosi sul bordo del letto e passandosi i palmi sulla faccia.
“Come un disastro?” provò Ginny esultando interiormente per la riuscita impeccabile del suo piano.
“Guarda, non so neanche da dove iniziare.” Ammise scuotendo il capo mentre l’altra l’affiancava e le accarezzava la schiena.
“Prima di tutto non faceva altro che grattarsi” raccontò girandosi verso la rossa “pensa che ad un certo punto ha perso l’equilibrio e mi ha fatto cadere faccia a terra. Dico, ma ci pensi?!” esclamò inorridita.
“Veramente assurdo.” Commentò Ginny facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere al ricordo di quella scena.
“Poi era così…superficiale, ma anche insistente.” Aggiunse dopo una pausa mentre metteva su un’espressione corrucciata, degna manifestazione dei suoi neuroni che provavano a dare un assunto logico agli avvenimenti scorsi.
“Si preoccupava solo della sua stupida giacca ma, nonostante ciò, non faceva altro che provare a baciarmi anche se io facevo di tutto per allontanarlo.”
Adesso, per Ginny, le cose si facevano particolarmente interessanti.
“Come mai non gli hai permesso di baciarti?”
“Non era per niente il ragazzo con cui avevo parlato qui, non avrei mai potuto baciare il Cormac con cui sono uscita. Era troppo diverso da…” si arrestò di botto mordendosi nervosamente il labbro.
“Da mio fratello?” continuò per lei la rossa con un sorrisetto soddisfatto.
“Stavo per dire dai miei canoni!” ribattette l’altra.
“Quindi da mio fratello.” Terminò ridendo.
In tutta risposta Hermione si stese con la schiena, facendo penzolare le gambe dal letto, ed espirando sonoramente si coprì gli occhi con il braccio.
“Scusami ma perché non ti arrendi ai tuoi sentimenti una buona volta?!”
“Che senso avrebbe?” chiese lei scattando seduta. “Ha detto chiaramente che non uscirebbe mai con me.”
La rossa non potette fare a meno di mordersi l’interno della guancia, nella speranza che questo bastasse a reprimere la sua voglia di dirle quanto invece il fratello fosse cotto di lei, al punto da mandare all’aria il suo appuntamento.
“Credo dovresti andare da lui e parlargli.”
“Ma sei impazzita? Hai sentito cosa ho appena detto?” chiese esterrefatta con una mezza risata nervosa.
Prima che una delle due potesse aggiungere altro si udì un ticchettio insistente al vetro della finestra. Le due, simultaneamente, si voltarono verso la fonte di provenienza e videro un maestoso gufo dall’aria altezzosa picchiettare col becco nel tentativo di attirare la loro attenzione. Ginny, subito, si alzò dal letto e si diresse a passo spedito verso l’animale slacciando il carico che portava alla zampa.
“è per te.” Disse ad Hermione leggendo velocemente il nome del destinatario, mentre offriva un paio di biscotti gufici al messaggero.
La mora prese quanto le fu recapitato e comprendendo di cosa si trattasse si irrigidì sul posto.
“Io…devo andare.” Proclamò esitante.
“Tutto okay?” chiese l’altra chiudendo la finestra.
“Sì tranquilla, sono solo dei libri per un esame, ci vediamo dopo.” La liquidò velocemente mentre usciva dalla stanza e si dirigeva verso il suo dormitorio.
Tecnicamente erano dei libri ma praticamente non erano per alcun esame. Giorni fa aveva ordinato quei tomi per approfondire in merito alla questione del padre di Ron. Lì c’era tutto ciò che occorreva per far sì che il signor Weasley potesse godere di un giusto reintegro.
Nonostante i dissapori che li legavano, in quel momento, lei restava molto legata alla famiglia del rosso e, avendo garantito il suo aiuto, non si sarebbe tirata indietro per nulla al mondo.
Con un colpo secco si sedette alla scrivania che fiancheggiava il letto e subito si mise alla ricerca di quante più informazioni possibili.
 
“Hermione. Hermione.”
Le giunse alle orecchie un sussurro leggero.
“Mamma, ho sonno, fammi dormire.”
“Hermione sono Lavanda.” Rispose la ragazza con un risolino “Sono le dieci passate e tu stai dormendo alla scrivania.”
“Cosa?” fece la mora alzando la testa di colpo.
I capelli erano più arruffati che mai, il che è tutto dire, e un foglio stanziava ben attaccato alla sua guancia.
“Hai passato tutta la notte alla scrivania.” Iniziò la bionda staccandole il pezzo di carta dalla faccia “E stamattina ti ho trovato ancora qui.”
“Oh.” Fece l’altra seguendo i suoi movimenti “Grazie mille.” Le sorrise per poi alzarsi.
Si diresse poi verso il bagno, decisa a sciacquare via quella notte insonne dalle sue spalle. Sarebbe poi andata a parlare con Ron per riferirle quanto aveva scoperto durante quella estrema sessione di studio. Al solo pensiero di interfacciarsi con il ragazzo le si torceva lo stomaco. L’ultima volta che avevano parlato l’aveva implicitamente accusato di essere un bugiardo e di lì a poco le si sarebbe presentata davanti come se nulla fosse. Avrebbe avuto bisogno di raccogliere più coraggio di quanto ne avesse ma, in cuor suo, seppur non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, era impaziente di rivedere, finalmente il suo sguardo ceruleo.
Si cambiò velocemente mettendo su un maglione ed un paio di jeans chiari. Prese dalla scrivania il frutto delle sue ricerche e si diresse in sala comune.
Nonostante fosse domenica, la sala comune era quasi vuota. Evidentemente gli studenti avevano approfittato del bel tempo per godere degli straordinari scenari naturali che i terreni di Hogwarts offrivano.
Fortunatamente trovò Ron seduto sul divano di fronte al fuoco, intento a sfogliare una rivista di quidditch. Era strano trovarlo da solo, senza Harry, per di più lontano dalla prosperosa colazione della sala grande ma non ci diede troppo peso. Inspirò profondamente e si incamminò piazzandosi poi davanti a lui.
“Sono per tuo padre.” Disse semplicemente porgendo i fogli in sua direzione.
“Hermione!” sussultò lui chiudendo la rivista e balzando in piedi.
Puntò poi lo sguardo su quello che la ragazza, con mano tremante, reggeva.
“è quella cosa di cui ti ho parlato. Qui c’è tutto ciò che serve a tuo padre per richiedere il processo ed essere reintegrato.” Spiegò lasciandogli i fogli.
“Gra-grazie.” Balbettò lui deglutendo sonoramente “Non me lo aspettavo.” Confessò poi.
Di tutti gli scenari che aveva ipotizzato per riavvicinarsi ad Hermione, il fatto che succedesse per merito della burocrazia non gli era passato neanche per l’anticamera del cervello.
“Cosa credevi?” iniziò incrociando le braccia “Solo perché sono arrabbiata con te, non significa che non mi preoccupi della tua famiglia o che venga meno alla mia parola.” Terminò indispettita facendo per dirigersi verso il buco del ritratto.
“Hermione aspetta.” Iniziò Ron trattenendola per un braccio.
“Come…sì, insomma, come stai? Tutto bene l’appuntamento?” all’ultima frase non potette celare con efficacia il suo disappunto ma la ragazza non sembrò farci caso.
“Cosa ti importa?” sbottò liberandosi dalla stretta. “I ragazzi escono con me solo per fare scommesse o sbaglio?”
Finalmente dava sfogo al suo risentimento. Si era sentita così umiliata davanti alle parole di Ron che assolutamente si era rifiutata di credergli. Interfacciarsi ad una realtà del genere non avrebbe fatto bene ad alcuna dignità di donna.
“Hermione ti ho detto la verità, perché dovrei mentirti?” provò quasi come se fosse una supplica.
“Guarda che a differenza tua esistono ragazzi che uscirebbero con me.”
“Non tirare di nuovo in mezzo quella storia, ti ho già detto che non pensavo quello che ho detto.” Esalò allargando le braccia in un gesto di disperazione.
“Intanto l’hai detto.” Sputò gelida.
“Che poi non so neanche come tu abbia fatto a sapere dell’appuntamento.” Continuò infervorandosi.
“Senti, questo non importa!” disse lui scuotendo la testa “Il punto è che devi allontanarti da McLaggen, ti farà solo del male e credimi, non ti mentirei mai su una cosa del genere. Voglio solo che tu sia felice.” Terminò facendo un passo verso di lei e guardandola seriamente.
Per un attimo che parve eterno agganciarono gli sguardi l’uno a quello dell’altra in un tacito discorso che dava sfogo ad ogni loro tumulto, ma che, per rammarico di entrambi, ebbe vita effimera.
“Senti” iniziò la ragazza arretrando “io ero venuta solo a portarti le carte.” Terminò con un filo di voce.
“Hermione…” provò a ricominciare lui ma lei lo zittì con un gesto della mano.
“Lasciami stare, ti prego.” Ed andò via lasciandolo al centro della sala comune mentre, piano, la supplica per farla restare gli moriva sulle labbra.
 
A passo spedito, con il suo manico di scopa stretto tra le mani, si incamminò verso il campo di quidditch deciso a sfogare la sua rabbia nell’unico modo che conoscesse esser contemplato nei limiti della legalità.
Sfrecciò per il cielo, come se ne dipendesse la sua vita, per quelle che sembrarono delle ore. Forse erano solo minuti, addirittura secondi, ma ormai non gli importava più di niente. Proprio non riusciva a capacitarsi di come Hermione continuasse a non crederlo. E quel McLaggen poi, l’avrebbe volentieri fatto evaporare con un incantesimo bell’assestato.
Solo il freddo pungente della sera che iniziava a calare riuscì a farlo desistere dal continuare quella corsa perpetua. Planò, dunque, deciso, verso il terreno per poi avviarsi alla volta degli spogliatoi. Ignaro di ciò che lo attendeva.
“Buonasera Weasley!”
“Che cosa accidenti vuoi?” proruppe il rosso tastandosi i pantaloni alla ricerca della bacchetta.
“Stavi cercando questa?” chiese innocentemente McLaggen con l’oggetto agognato tra le mani mentre stanziava seduto su una panchina.
Ron si maledisse mentalmente per averla lasciata lì ma non abbandonò il suo cipiglio furente.
“Ho detto, che cosa accidenti vuoi?” Ripetette scandendo ogni parola con i pugni fortemente serrati.
“Ma come siamo nervosi.” Buttò lì, con nochalance, il biondo mentre si rigirava la bacchetta tra le mani.
Puntò poi lo sguardo in quello del rosso e si alzò di scatto.
“Ti ho visto ad Hogsmeade, sai?” iniziò girandogli intorno.
“Credevi davvero fossi così sciocco da non capire che c’eri tu dietro tutte quelle cose strane? Ho visto i tuoi ridicoli capelli rossi, quando Hermione è andata via.” terminò.
“Dopo aver visto con quanta facilità avevi creduto che Fred fosse eccezionale negli incantesimi di pulizia, quantificavo altamente il tuo livello di stupidità.” Dichiarò fermo Ron.
“Ascoltami bene.” Iniziò conficcandogli la bacchetta ad altezza della schiena.
“Non ti azzardare mai più ad intrometterti tra me e la Granger, chiaro?” lo minacciò con voce languida e decisa.
Sentire come parlava di Hermione, con quel fare di possessività, aveva mandato in corto circuito il rosso che, con movimento fluido, afferrò la bacchetta che il biondo gli teneva puntata e si girò, rapido, verso di lui.
“So tutto della tua sporca scommessa, prova a fare qualcosa e giuro che te ne pentirai.” Non era mai stato così risoluto in tutta la sua vita, le parole gli uscirono come lame affilate che, però, non parvero scalfire l’interessato.
“Non vorrai mica farmi incantare da qualche altro Weasley? I vostri tentativi sono stati alquanti patetici.” Terminò con un sorrisetto divertito.
“Fidati, ho strumenti molto più efficaci di un po’ di polvere pruriginosa.” Ribattette il rosso pensando a quanti modi diversi avrebbe potuto inventarsi per spaccargli quel bel faccino.
“Weasley” iniziò, con molta più foga, Cormac mentre spingeva Ron verso il muro e trattenendolo all’altezza delle spalle. “Potrai fare tutti i tentativi che vuoi ma stai ben sicuro che avrò ciò che voglio.”
“La metterò in guardia e la difenderò. Sempre. Non ti libererai di me con una squallida minaccia.” Proruppe Ron a pochi centimetri dalla sua faccia, cercando di svincolarsi.
In tutta risposta il suo interlocutore mollò la presa e fece un mezzo sorrisetto ponendo Ron davanti alla realtà con cui, a suo malgrado, conviveva da qualche giorno “Come intendi metterla in guardia? Non vuole neanche vederti.”
Si allontanò languido e mellifluo, così come era giunto e imboccò la strada verso l’uscita degli spogliatoi.
Angolo dell’autrice: Sì lo so, non è un granchè e sembra un po’ out of topic ma finalmente ho in testa ogni passaggio, ben definito, per arrivare alla fine. Spero vivamente che continui ad interessarvi. Inoltre mi aspetta un periodo un po’ particolare, quindi non so quanto presto potrò aggiornare ma mi impegnerò senza dubbio.
A presto.
   
 
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