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Autore: AthenaKira83    10/01/2021    6 recensioni
Quando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alcuna intenzione di rendergli facile il compito che gli è stato affidato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Sono contento che tu sia venuto, ayah [ndr. papà]!" mormorò Magnus, lanciando un'occhiata furtiva sopra la spalla del padre.
Sua madre non era nei paraggi. Bene.
Chiese di nuovo mentalmente scusa ad Alec per non averlo salvato dalle grinfie materne, quando Dewi l'aveva trascinato, senza tante cerimonie, nella camera da letto del figlio per costringerlo a disfare i bagagli e a sistemarsi come più la soddisfaceva, ma doveva assolutamente risolvere quella faccenda e suo padre era il suo alleato più prezioso. Se non addirittura l'unico.
Non poteva permettere che Alec si allontanasse nuovamente da lui. E, questa volta, per un motivo totalmente diverso dalla spinosa situazione in cui si trovavano!
"Mi dispiace di averti costretto a disdire il tuo appuntamento per farti venire di corsa qua."
Asmodeus Bane sventolò la mano con noncuranza, mentre sceglieva il prossimo ingrediente con cui farcire il suo enorme e gustoso sandwich. "Tranquillo, malaikatku [ndr. angelo mio]! Sai che ho sempre tempo per te." rispose l'uomo, allegro, posizionando con cura delle fette di pomodoro sulla pila davanti a lui. "Hai del tacchino?"
"No." rispose Magnus, sbrigativo. "Senti, papà, dobbiamo parlare." iniziò, con un cipiglio serio e determinato.
"Bacon?" chiese Asmodeus, aprendo l'enorme frigorifero in acciaio per analizzarlo minuziosamente.
Magnus alzò gli occhi al cielo. "Pa', devo parlarti di una cosa davvero importante! Anzi, in realtà la situazione é ai limiti dell'emergenza!" borbottò, continuando ad adocchiare, di tanto in tanto, la porta della sua camera da letto.
"Addirittura?" esclamò distrattamente Asmodeus, guarnendo ulteriormente il suo panino con del prosciutto e altra maionese. "Hai del formaggio cheddar?"
Magnus alzò nuovamente gli occhi al cielo e sospirò rumorosamente, posando poi una mano su quella del padre per guadagnarsi la sua attenzione. Asmodeus tendeva a distrarsi esageratamente quando c'era del cibo in giro.
"Ayah, devi fare qualcosa per la mamma!"
"Perché? Che cosa ha fatto questa volta?" chiese Asmodeus, annusando con aria deliziata il suo panino.
Magnus incrociò le braccia al petto, sulla difensiva. "Oltre a irrompere come una pazza nella mia camera da letto nel momento meno opportuno della storia, intendi?"
Asmodeus per poco non si strozzò con il boccone che aveva addentato, pur di trattenere la risata che gli era salita in gola.
Magnus gonfiò le guance, indispettito. "Ayah, non c'è niente da ridere! E' un miracolo che Alec non sia morto per l'imbarazzo o non sia scappato a gambe levate!" esclamò, accalorato.
"Andiamo, Mags! Non può essere stato così tremendo." minimizzò Asmodeus, in tono bonario, con un sorrisetto canzonatorio.
"Papà, ero nudo." sibilò Magnus, avvicinandosi al genitore e assottigliando lo sguardo.
Asmodeus gli scoppiò a ridere in faccia, sputacchiando pezzi di cibo un po' ovunque. Poi iniziò a tossire convulsamente, mentre qualche lacrima divertita scappava dalle sue ciglia.
"Non. C'è. Niente. Da. Ridere." ringhiò Magnus, imbronciandosi ancora di più, mentre si toglieva dalla guancia un pezzettino di pomodoro. "Non è affatto piacevole che tua madre veda il tuo sedere nudo, sebbene sia la fine del mondo."
Asmodeus si piegò in due, tenendosi la pancia e continuando a ridere a crepapelle.
"Papà!" lo richiamò all'ordine Magnus, pestando un piede a terra. "Sono serio! La mamma, questa volta, ha davvero passato il segno!" si lamentò con veemenza. "Oltretutto so per certo che sta organizzando un piano che prevede Alec e il sottoscritto percorrere una navata gremita di tulle e addobbi floreali!" continuò, abbassando il tono di voce e lanciando un'altra occhiata di fuoco verso la porta della sua stanza.
Asmodeus si asciugò le lacrime e sorrise. "Ne sei sicuro?"
"Certo che ne sono sicuro! Ha piazzato riviste di abiti da sposo per tutto l'appartamento e mezz'ora fa l'ho beccata che confabulava al telefono con un'agenzia di catering perché le invii un preventivo!" continuò Magnus, indignato. "Ayah, devi assolutamente ordinarle di smetterla subito!"
Asmodeus posò una mano sulla guancia del figlio e gliela accarezzò dolcemente con il pollice, guardandolo con tenerezza, quasi con compassione. "Sai che non posso farlo, malaikatku."
Magnus trattenne bruscamente il fiato, fissandolo con uno sguardo tradito. "Ma papà!"
Asmodeus gli picchiettò la mano sana con uno sospiro sconsolato che non prometteva nulla di buono. "Mags, sai bene che ho tentato in tutti i modi di farla ragionare. Le ho detto più e più volte di non impicciarsi della tua vita amorosa e l'ultima volta che ho osato farlo mi ha letteralmente mandato al diavolo!" rivelò, in tono esageratamente melodrammatico. "Non posso fare niente per te. Lo sai com'è, quando si mette in testa qualcosa."
"Senti, papà..."
"Mags, tua madre ha un'idea fissa quando si tratta della tua felicità. Lei vuole che tu ti sposi e che abbia tanti bei bambini che lei poi potrà coccolare e viziare." gli ricordò Asmodeus, gesticolando con una mano. "Sai che non sarà contenta finché non raggiungerà il suo obiettivo. E' testarda. La conosci, no?"
"Io. Non. Voglio. Sposarmi." scandì Magnus, determinato, stringendo i pugni.
Asmodeus gli sorrise dolcemente, afferrandogli la punta del naso per scuoterla in modo giocoso. "Neanche con Alec?" bisbigliò, sporgendosi verso di lui con fare cospiratorio.
Magnus sentì le guance arrossarsi. "C-cosa? No! Certo che no!" balbettò, in seria difficoltà.
Asmodeus ridacchiò, intenerito, raddrizzandosi e facendogli l'occhiolino, prima di tornare al suo sandwich e addentarlo con entusiasmo. "Tua madre è convinta che tu e Alec siate perfetti l'uno per l'altro. E la vuoi sapere una cosa, malaikatku? Lo credo anch'io." sussurrò, a bocca piena, con uno sguardo malizioso.
"Papà!" berciò Magnus, facendo un vistoso passo indietro e sentendo il viso farsi ancora più caldo.
Asmodeus rise rumorosamente, pizzicandogli con affetto una guancia.
"Oh mio Dio!" esclamò Magnus, gesticolando in modo teatrale. "Io ti chiedo di dissuadere mamma dal suo ennesimo, folle, piano matrimoniale e tu ti allei con la nemica!" affermò, in tono scioccato, allargando le braccia e lasciandole poi penzolare lungo i fianchi.
"Non mi sto alleando con la nemica." precisò Asmodeus, con un sorriso ironico. "Sto solo dicendo che tu e Alec formate una bella coppia."
"Sì, lo so." concordò Magnus, gonfiando il petto e pavoneggiandosi giusto un po'. "Ma questo non significa che dobbiamo sposarci!" affermò subito dopo, piantandosi la mano sana sul fianco. "Abbiamo appena iniziato a fare sesso, demi surga [ndr. per l'amor del cielo]!"
Asmodeus rise, allegro, alzando gli occhi al cielo e scuotendo piano la testa, prima di posare il suo panino e farsi serio. "Sai, Mags, mi sento in parte responsabile di questa sua ossessione." sospirò, pulendosi le mani su un canovaccio. "Quando io e tua madre ci siamo sposati non abbiamo potuto permetterci un matrimonio in grande stile, ma solo una cerimonia semplice e spartana. All'epoca non avevo soldi e non potevo regalarle il matrimonio che desiderava e credo che adesso voglia sperimentare quelle cose che le sono mancate e organizzare un matrimonio da sogno. E' come se avesse l'occasione di rifarsi, grazie a te." spiegò, tornando ad accarezzare la guancia del figlio.
Magnus incrociò le braccia al petto e mise il broncio. "Mi dispiace, papà, ma non è affatto giusto che io assecondi questa sua pazzia. Voglio un bene sconfinato a mamma, lo sai, e, negli anni, ho sempre cercato di minimizzare e ignorare le sue idee folli di "rendermi felice". Tuttavia non ho alcuna intenzione di farlo ancora. Non posso. Basta. La deve smettere."
"Tua madre ti ama troppo, malaikatku. Tutto qui." sorrise Asmodeus, continuando ad accarezzargli dolcemente la guancia.
"Sì, beh, dille che riversi tutto questo amore su di te!" sbuffò Magnus, imbronciato. "Ehi! Perché non le tagli i fondi e non le sequestri le carte di credito? Eh? In questo modo avrebbe meno spazio di manovra e forse la smetterebbe di organizzare qualsiasi cosa le frulli in testa!" si illuminò improvvisamente, battendo la mano sana sul piano cucina.
"Oh, malaikatku, ho già minacciato di farlo, in passato." rispose tranquillamente Asmodeus, scrollando le spalle e riprendendo in mano il suo sandwich.
"Davvero? E lei che cosa ha detto?"
Asmodeus posò nuovamente il suo panino con calma serafica. "Che se mi azzardo a fare una cosa del genere, chiede immediatamente il divorzio." rivelò, alzando gli occhi al cielo con un sospiro drammaticamente esasperato. "Mi ha addirittura incolpato di non essere un buon marito e un buon padre, visto che non mi interesso della felicità di mio figlio. Senza contare che mi ha anche accusato di essere tirchio!"
Magnus chiuse gli occhi, stringendosi forte il setto nasale e respirando profondamente, prima di raddrizzarsi, colto da una nuova, improvvisa, folgorazione. "E se le dicessi che sto frequentando di nuovo Camille? A mamma non è mai piaciuta e forse si arrabbierebbe a tal punto da smettere di parlarmi... almeno per un po'!"
Asmodeus scosse la testa, sventolando con disapprovazione l'indice sotto al naso del figlio. "No, Mags. Le spezzeresti il cuore. Per lei sarebbe peggio che vederti scapolo a vita e io non potrei mai stare dalla tua parte. Verrei immediatamente bandito dal mio letto o, peggio ancora, dalla mia casa!" sospirò, stringendogli la mano. "Malaikatku, le bugie non portano mai a nulla di buono."
"Ma la mamma non vuole ascoltare la mia verità!" borbottò Magnus, mettendo nuovamente il broncio. "Io continuo a dirle che non voglio sposarmi e lei non mi ascolta! Non posso più andare avanti così, ayah! Quella donna mi farà impazzire, prima o poi!"
Asmodeus sorrise dolcemente e abbracciò di slancio suo figlio, stringendolo forte a sé e baciandogli una tempia. "Sono certo che troverai un modo per tenerla a bada. Sei mio figlio, dopotutto. E suo." ridacchiò, divertito.
Magnus ricambiò l'abbraccio con un sospiro sconfitto e chiuse gli occhi, inalando il profumo familiare e rassicurante della colonia di suo padre. "Forse dovrei farmi prete." mormorò, dopo un lungo momento, tetro.
Asmodeus scoppiò in una risata fragorosa, prima di scostare suo figlio da sé per guardarlo in volto. "Davvero? Saresti disposto a tanto?" chiese, divertito, inarcando un sopracciglio.
Magnus annuì, imbronciato, facendo spallucce. "Sì, ma non un prete protestante, eh!" affermò subito dopo, alzando l'indice. "Un prete cristiano a cui è proibito sposarsi!"
Asmodeus gettò la testa all'indietro e rise di gusto, arruffando poi i capelli del figlio. "Ma poi ti sarebbe proibito anche fare sesso." sussurrò giocosamente al suo orecchio, tornando poi al suo panino.
Magnus spalancò gli occhi e trattenne bruscamente il respiro. "Oddio! E' una prospettiva orribile!" esalò, portandosi una mano al petto e facendo nuovamente ridere suo padre.
"Concordo." annuì Asmodeus, facendogli l'occhiolino e addentando con entusiasmo il suo prelibato sandwich.
"Alec, no! Non è saggio sistemarti nella stanza degli ospiti." berciò Dewi, in un tono che non ammetteva repliche, uscendo dalla camera da letto del figlio, mentre stringeva possessivamente il moro per un braccio. "Non è sicuro. Capisci, caro?"
Entrambi gli uomini Bane si voltarono verso le due figure che li stavano raggiungendo.
"Ma..." protestò debolmente Alec, con un filo di voce, mentre veniva letteralmente trascinato da quella piccola donna asiatica con un'insospettabile forza fisica.
Magnus provò una fitta al cuore quando vide in che condizioni versava il ragazzo: era pallido come un fantasma e sembrava un condannato a morte pronto al patibolo. Effettivamente, passare anche solo dieci minuti in compagnia di Dewi, per chi non era abituato alla sua "prorompente vitalità" (se così la si voleva gentilmente chiamare), poteva portare a un esaurimento nervoso.
"Ibu [ndr. mamma]! Lascia stare Alec!" la rimproverò Magnus, andando in soccorso del ragazzo per strapparlo alle grinfie materne.
"Gli sto solo spiegando che non è saggio che dorma nella stanza degli ospiti!" replicò Dewi, alzando gli occhi al cielo con uno sbuffo.
"Ciao, Alec. Come stai?" chiese Asmodeus, con un caldo sorriso, sventolando il suo sandwich a mo' di saluto.
Alec stiracchiò le labbra in quello che, con una buona dose di fantasia, poteva considerarsi un fantasma di sorriso. Magnus lo sentì irrigidirsi non appena gli posò una mano sulla schiena per condurlo al sicuro, lontano da sua madre, e, quando i loro sguardi si incrociarono, il moro lo fissò con uno sguardo vacuo e vuoto. Magnus, però, non si fece ingannare neanche per un secondo. Oh sì, bisognava ammettere che la stava mimetizzando davvero bene, ma l'ex Marine l'aveva scorta chiaramente la scintilla di puro e autentico odio che brillava negli occhi del moro. Sapeva che era rivolta a lui e che stava solo aspettando il momento opportuno per scatenarsi in tutta la sua potenza (con tutta probabilità, non appena Dewi, e ora anche il padre di Magnus, avessero avuto la grazia di togliersi dalle scatole).
Effettivamente, guardandolo dal punto di vista del moro, quello che Magnus aveva fatto, neanche venti minuti prima, poteva considerarsi alto tradimento o forse addirittura la peggior pugnalata alle spalle della storia. Ma Magnus l'aveva fatto per loro! Solo per loro! O, almeno, quella era l'intenzione. Che poi suo padre, in realtà, non fosse stato di nessun aiuto... beh, quello era un altro discorso!
Dopo che sua madre li aveva interrotti sul più bello, infatti, entrambi avevano fatto colazione in un clima di mastodontico imbarazzo, con il moro che aveva fissato, per tutto il tempo, la sua tazza di cereali, forse sperando di potercisi annegare dentro, mentre Dewi aveva tenuto banco, blaterando del più e del meno e facendo, di tanto in tanto, battutine maliziose, e del tutto inopportune, su ciò che aveva visto quella mattina.
Era stato in quel momento che l'ex Marine aveva deciso di chiedere l'aiuto di suo padre. Per questo, solo per questo, quando Dewi aveva costretto Alec a seguirla per fargli disfare le valigie, visto che non l'aveva ancora fatto, lui non si era opposto, ma, anzi, aveva incoraggiato la cosa. Non avrebbe mai dimenticato gli occhi smarriti, traditi e completamente terrorizzati di Alec.
Magnus sospirò. Quella giornata era iniziata così bene, prima che Dewi la mandasse completamente in malora! Invece, era passato dalla prospettiva di fare del sano e appagante sesso, con l'agente di viaggi più sexy che avesse mai incontrato in vita sua, a quella che, con tutta probabilità, sarebbe stata la peggior sfuriata della sua intera esistenza.
Alzò gli occhi al cielo e mentalmente maledisse, per l'ennesima volta, il momento in cui aveva consegnato una copia delle chiavi del loft ai suoi genitori, prima di sentire un inquietante gemito strozzato vicino a lui e tornare quindi a prestare attenzione a ciò che stava succedendo nella sua cucina.
"Che? Cosa?" chiese Magnus, guardandosi attorno, confuso.
Alec si stava fissando i piedi e il suo viso era talmente rosso che l'ex Marine iniziò seriamente a preoccuparsi. Che stesse per avere un infarto? In fondo, Dewi era capacissima di procurarne uno con la sua sola presenza.
"Cosa..." iniziò Magnus, sempre più stranito, guardando subito i suoi genitori.
Suo padre stava sghignazzando alla grande, rischiando addirittura di strozzarsi con il suo panino, mentre sua madre gli sorrise amorevolmente, dandogli un buffetto sulla guancia.
"Che c'è?" chiese Magnus, in allerta.
"Ho detto che è un bene che tu abbia finalmente deciso di indossare i boxer anziché quegli obbrobri improponibili che ti ostini a spacciare per mutande." disse Dewi, in tono compiaciuto.
"B-boxer?"
Dewi annuì, tutta contenta. "Sai, stamattina, quando... beh... sai, no?" iniziò, abbassando il tono di voce e accostandosi a lui con fare cospiratorio. "Ho notato per terra dei boxer e visto che Alec i suoi ce li aveva di sicuro addosso..."
Magnus sentì accanto a lui un altro gemito preoccupante. Era Alec. L'uomo ipotizzò che il ragazzo stesse tentando di suicidarsi con la sua stessa saliva, in modo da poter finalmente porre fine a quella tortura.
"Malaikatku, indossare un intimo comodo va tutto a tuo vantaggio! Te l'ho sempre detto!" affermò Dewi, sventolandogli l'indice sotto al naso, con l'aria di una che la sapeva lunga.
"Eh?" esalò Magnus, ancora più confuso.
"Sono davvero contenta che finalmente mi hai dato retta!" si complimentò Dewi, felice, picchiettandogli la spalla sana.
Magnus corrugò la fronte e guardò prima Alec, che fissava il pavimento con una tale intensità che sembrava quasi che sperasse ardentemente che si aprisse una voragine per inghiottirlo in un sol boccone, e poi suo padre, che oramai era piegato in due e aveva le lacrime agli occhi da quanto stava ridendo.
"Io... io non..." balbettò Magnus.
Dewi gli accarezzò entrambe le guance e gli sorrise con amore. "Tesoro, sono solo contenta che tu tenga così tanto ad Alec da aver finalmente abbandonato quelle orribili mutande attillate che danneggiano la tua resa sessuale e basta! Te l'ho sempre detto che lui deve stare comodo, se vuoi che faccia il suo dovere! Deve poter respirare! Non essere costretto in mutande strette che lo schiacciano e minano la sua funzionalità!" berciò, annuendo con convinzione, guardandogli l'inguine.
Magnus spalancò gli occhi, guardò brevemente Alec, che stava chiaramente tentando il suicidio per autocombustione, e tornò a fissare a bocca aperta Dewi, prima di sentire le sue guance farsi di brace. Dio santo, sua madre era l'unica persona al mondo che se ne poteva uscire tranquillamente con un argomento del genere, neanche stesse parlando del meteo, e, allo stesso tempo, farlo vergognare come un bambino. Mai, mai come in quel momento, avrebbe tanto voluto che davvero una voragine si aprisse sotto i loro piedi per inghiottirli tutti.
"F-fuori!" balbettò Magnus, a corto di parole, indicando la porta con un gesto secco del braccio.
Asmodeus si asciugò le lacrime, mentre rideva come un ossesso, e cinse il corpo minuto della moglie con un braccio e un sorriso enorme stampato sul volto. "Credo sia ora di andare, sayang!" sussurrò, baciandole una guancia e indirizzando saggiamente la donna verso la porta d'ingresso del loft.
Dewi alzò gli occhi al cielo e scosse piano la testa, prima di sorridere maliziosamente. "Hai ragione, sayang. E' meglio lasciare soli i due piccioncini. Così potranno concludere quello che ho interrotto questa mattina." ridacchiò, giuliva.
"FUORI!" urlò nuovamente Magnus, con voce stridula, mentre i due genitori sgattaiolavano via, ridacchiando tra di loro come due bambini dopo una marachella.
"Ah! Vi ho ordinato la pizza per pranzo!" comunicò Dewi, prima di chiudere del tutto la porta del loft.
Magnus fissò la porta chiusa con il respiro affannoso, neanche avesse appena finito di correre la maratona di New York. Poi si voltò verso Alec, con sguardo preoccupato.
"Mi disp..." iniziò, prima di venire interrotto da una tremenda cuscinata sul viso che per poco non gli ruppe il naso. "SIAL [ndr. cazzo]!" gridò a pieni polmoni.
"Come. Hai. Potuto. Lasciarmi. Da. Solo. Con. Tua. Madre!" scandì Alec, furioso, colpendolo con un cuscino del divano ogni volta che gridava una parola.
Magnus si accasciò sulla poltrona, travolto dalla forza bruta del moro e tentò di parare i colpi con il braccio sano, ma invano. "Alec! Mi stai facendo male al braccio..." gemette poi, sperando di impietosire il ragazzo.
"Ti. Odio!" gridò Alec, colpendolo ancora una volta sulla testa, prima di fermarsi con il fiatone.
"Mi dispiace, ok?" si scusò Magnus, rimettendosi faticosamente in piedi, sapendo benissimo a quale agonia aveva costretto il moro.
"Vai a farti fottere!" urlò Alec, lanciandogli addosso il cuscino. "Hai idea di quello che ho passato?"
"Oh, andiamo, non può essere stato così male, no?" tentò di rabbonirlo Magnus, mentendo spudoratamente e schivando il cuscino.
"Non può essere stato così male?" sibilò Alec, prendendo un altro cuscino dal divano con uno sguardo omicida.
Magnus alzò le mani in segno di resa. "Ok, hai passato l'inferno. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace." si scusò, sbattendo le ciglia dei suoi occhioni verdi-dorati e sporgendo il labbro in un broncio infantile, nella speranza di far passare l'arrabbiatura al moro. "Vedila così: hai passato un po' di tempo con la "suocera"!" scherzò, sorridendo.
Alec sbarrò gli occhi. "Cosa?"
"Beh, ora che stiamo insieme..."
"Ma noi non stiamo insieme!" replicò Alec, indignato.
"No?" chiese Magnus, inarcando un sopracciglio.
"No!"
"Ah! Quindi mi hai usato solo per il sesso." constatò Magnus, piazzandosi una mano sul fianco e scuotendo la testa con finta disapprovazione. "Come se fossi una prostituta."
Alec boccheggiò, preso completamente in contropiede. "C-cosa? No! Io... no!" balbettò, rosso in viso, stringendosi al petto il cuscino.
Per l'angelo, come era finiti a parlare di quello? Fino a un minuto prima era così furioso con Magnus da volerlo uccidere e ora quell'infame era stato capace di ribaltare la frittata e metterlo talmente in difficoltà da non riuscire neanche a pronunciare una frase di senso compiuto.
Guardò Magnus a corto di parole. Aveva una tale confusione nella sua mente.
Ok, avevano fatto sesso ed era stato fantastico, assolutamente e incredibilmente fantastico, a tal punto che i brancicamenti rapidi e furtivi che aveva avuto con Andrew erano qualcosa di imbarazzante e assolutamente da dimenticare, se messi a confronto. Magnus gli aveva acceso un fuoco nelle vene che gli mandava in ebollizione l'intero corpo, la chimica tra loro due era innegabile e, ora che aveva trovato quella magia con lui, non aveva la più pallida idea se avrebbe più potuto farne a meno, perché quell'idiota era riuscito a portarlo a tali picchi di piacere da fargli toccare il cielo con le dita. Tuttavia, non poteva e non doveva lasciarsi governare dal testosterone. Doveva essere razionale.
Per l'angelo, cosa mai poteva avere in serbo, per loro, il futuro? Erano così diversi... Magnus aveva un carattere forte e aveva la tendenza a prevaricare, mentre per Alec era importantissimo mantenere la propria indipendenza e non farsi comandare a bacchetta da nessuno, men che meno da quell'idiota. Lo spaventava a morte l'idea che la loro vita insieme avrebbe potuto trasformarsi in una continua battaglia, tra Magnus che spingeva e lui che si ritirava.
"Senti, Magnus..." iniziò il moro, in seria difficoltà, prendendo un respiro profondo. "Non... sì, insomma, non ti pare di correre un po' troppo?"
"No." affermò Magnus, in tono sicuro.
"Beh, ma... non credi che ti stai lasciando dominare dall'ormone e dall'eccitazione del momento? Dal fatto che siamo in pericolo? Cioè... che cosa succederà quando le nostre vite non saranno più minacciate e dovremo occuparci della quotidianità di tutti i giorni?"
Magnus piegò la testa e lo fissò con un sorriso enorme. "Vivremo felici e contenti. Ovvio, no?"
Alec inarcò un sopracciglio, scettico. "Davvero? Hai la sfera di cristallo, per caso?" chiese, esasperato.
Magnus scrollò le spalle. "Non ho bisogno di avere la sfera di cristallo per sapere che ti amo e che, se me lo permetterai, passerò il resto della mia vita a renderti felice." dichiarò, alzando il mento in segno di sfida.
Alec spalancò gli occhi e boccheggiò, totalmente spiazzato, mentre le sue guance assumevano un'accentuata tonalità di rosso.
Per l'angelo, era la prima volta che qualcuno gli diceva che lo amava (nel senso romantico del termine, almeno). Andrew, ad esempio, non gliel'aveva mai detto. Mai, neanche una volta, nonostante Alec ci avesse sperato fino all'ultimo. E ora, così, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, Magnus Bane glielo dichiarava con una naturalezza e una semplicità tali da sconvolgerlo da capo a piedi.
"Io... tu..." balbettò, totalmente nel pallone.
Magnus sorrise ancora di più, posandogli dolcemente l'indice sulle labbra per zittirlo. "Vado a vedere cosa ha combinato mia madre in camera nostra." lo informò, baciandogli dolcemente una guancia. "Tu, intanto, pensa a quello che ti ho detto." concluse, facendogli l'occhiolino, prima di dirigersi verso la sua stanza.
Alec lo fissò allontanarsi, inebetito, e si sedette di peso sul divano, con il cuore che gli batteva all'impazzata e il viso completamente in fiamme. Per l'angelo, Magnus lo amava! Magnus! L'uomo più irritante e dispotico dell'intero universo amava lui! Alec Lightwood! La persona più anonima e scialba del mondo!
Sentì la pelle del viso tirare e, confuso, si toccò le guance. Stava sorridendo! Per l'angelo, stava sorridendo come un idiota! Era fottuto.
In quel momento suonarono alla porta.
Come un automa, Alec afferrò il portafoglio e attraversò il soggiorno per andare ad aprire. Doveva essere sicuramente il fattorino della pizza che aveva ordinato la mamma di Magnus.
Attraverso lo spioncino, vide un uomo con una maglietta di cotone grigia e con il logo della pizzeria stampato sul taschino. Aveva un berretto da baseball abbassato sulla fronte e la testa chinata a studiare il biglietto con l'ordinazione.
Alec estrasse un biglietto da venti dollari e spalancò la porta, prima di gelarsi sul posto: Raj lo stava fissando con gli occhi iniettati di sangue, un coltello in mano e un sorriso inquietante sul volto.
   
 
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