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Autore: Vanessa1995    11/01/2021    3 recensioni
Sasuke e Akiko Uchiha sono gli unici sopravvissuti allo sterminio del Clan Uchiha. Quella terribile notte gli ha segnati per sempre...
Cosa sarebbe successo se Sasuke non fosse stato l'unico bambino sopravvissuto allo sterminio del suo clan? Sarebbe cambiato qualcosa? Si sarebbe lo stesso unito ad Orochimaru e avrebbe lo stesso desiderato di distruggere Konoha una volta saputa la verità? E Akiko cosa si nasconde dietro al viso inespressivo di quella bambina che possiede un'abilità che non sembra aver nessun'altro ninja? Anche lei tradirà il suo villaggio? Beh, per conoscere le risposte a queste domande dovrete leggere.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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N.A. Se state leggendo questo vuol dire che avete deciso di continuare a leggere la fanfiction o di iniziarla e ne sono felice. 
Volevo specificare una cosa. Non sono sicura di quanti anni avessero Itachi e Sasuke quando, purtroppo, ci fu il massacro ma

credo Itachi 13 e Sasuke 6, ma sembra che la maggior parte della gente sia convinta che abbiano cinque anni di differenza quindi forse Sasuke doveva ancora compierne 7. Comunque al momento dell’inizio della ff Sasuke ha 12 anni, siccome si è appena diplomato e non ci sono dubbi su a che età abbia finito l’Accademia, mentre Akiko 15 e Itachi 17, anche se il maggiore dei fratelli Uchiha credo che per ora non lo vedremo molto.
Ringrazio di nuovo
Epic JP per avermi soupportato e avermi fatto da Beta.

Cinque anni erano passati dallo sterminio del Clan Uchiha per mano di Itachi. La gente del villaggio di Konoha era rimasta sconvolta da tutta quella crudeltà. Nessuno era sopravvissuto tranne Sasuke e Akiko. Il quartiere degli Uchiha, che non aveva più senso di esistere, era stato raso al suolo. L’unico scopo della vita di Sasuke sembrava essere quello di diventare più forte per poter uccidere un giorno il fratello. Akiko invece appariva come quella più razionale e non condivideva il suo desiderio di vendetta.
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno per Sasuke in Accademia. Presto si sarebbe diplomato, sarebbe entrato in un team capitanato da un Jonin e insieme ad altri due compagni di studio avrebbe dovuto affrontare varie missioni che, con il tempo, sarebbero potute diventare più difficile poi tra un anno, o forse meno, se fosse stato ritenuto pronto avrebbe sostenuto l’esame per diventare Chunin.
Al mattino Akiko e Sasuke si svegliavano normalmente alla stessa ora. Quando possibile, ovvero quando lei non era impegnata in qualche missione, si allenavano insieme. Essendo gli ultimi Uchiha, se non si contava Itachi, erano gli unici a possedere lo Sharingan. Specialmente per il ragazzino, che non aveva ancora potenziato pienamente la propria abilità innata, era importante allenarsi con la ragazza.
Seduta al tavolo della cucina, Akiko stava finendo di fare colazione e, sorseggiando il contenuto della propria tazza, leggeva il rapporto della sua ultima missione scritto la sera precedente.
« Buongiorno. » la salutò Sasuke entrando nella stanza. La ragazza sollevò gli occhi dal pezzo di carta. Il serpente che aveva sulle spalle invece non reagì rimanendo immobile con la testa sul petto della padrona.
« Buongiorno, oggi è il tuo ultimo giorno in Accademia. Presto avrai l’opportunità di mettere in atto sul campo quello che finora hai solo letto sui libri. » disse. Era fiera di lui e non aveva dubbi sul fatto che fosse pronto, sebbene non fosse del tutto serena a saperlo impegnato in qualche missione. All’inizio avrebbe avuto missioni semplici di livello D, cose del tipo: ritrova il cagnolino smarrito, ritrova l’oggetto che una persona ha perso. Nulla di troppo complicato e assolutamente non pericoloso, ma prima o poi avrebbe iniziato ad affrontare missioni via via più pericolose e lei non avrebbe smesso un secondo di preoccuparsi finché non sarebbe rientrato sano e salvo.
« Mi auguro solo che mi mettano in squadra con qualcuno di decente. Non con qualcuno tipo Naruto, che è già stato bocciato varie volte ed è un completo ignorante, oltre che un vero idiota. » affermò sedendosi sulla sedia vicino a quella di lei e incominciando a mangiare.
« Sai Sasuke, uno dei doveri di un ninja è aiutare i compagni che hanno più difficoltà. Se per caso finirai in squadra con Naruto dovrai cercare di dargli una mano. Potresti allenarti insieme a lui e dargli qualche consiglio per migliorare le sue abilità. » suggerì finendo il latte nella propria tazza. « Io quando mi sono diplomata avevo una compagna che non era particolarmente forte e che aveva delle difficoltà ad eseguire delle tecniche, ma con il suo duro lavoro e il mio aiuto e del resto della squadra è migliorata. » continuò con una punta di malinconia nella voce. C’erano dei momenti in cui avrebbe voluto tornare indietro nel tempo a quando si era appena diplomata, alla spensieratezza di quei giorni, a quando Mikoto, Fugaku e gli altri membri del clan erano vivi e a quando Sasuke era un bambino felice e non assetato di vendetta.
« Magari la tua compagna non era stupida quanto Naruto. » ribatté il ragazzino di dodici anni. Akiko aveva come l’impressione che sarebbe stato inutile discutere con lui.
Sasuke a volte mi sembra troppo pieno di sé.” commentò il suo serpente. Solo lei sembrava in grado di sentire i suoi pensieri. Poco dopo la morte di Mikoto e Fugaku lo aveva adottato. Sasuke non aveva avuto nulla da ridire e aveva l’impressione che il serpente non gli dispiacesse, sebbene tendevano ad ignorarsi a vicenda. Akiko aveva inventato una tecnica che le permetteva di usare il rettile in battaglia: Tecnica delle Zanne velenose. Quella tecnica era utile per attaccare l’avversario senza bisogno che lei si avvicinasse. Le tornava pure utile per raccogliere informazioni: se il nemico desiderava l’antidoto al veleno del suo amico dal sangue freddo avrebbe dovuto rispondere alle domande che lei gli poneva.
Lo sterminio del clan non aveva cambiato solo Sasuke ma anche lei. La vecchia Akiko si sarebbe fatta più scrupoli a tentare di uccidere una persona eppure, sterminio o meno, con gli anni sarebbe diventata pure lei un’assassina senza scrupoli.
« Akiko, devo andare. Domani verrai alla cerimonia di diploma, vero? » chiese sollevandosi dalla sedia. Non si era accorta che aveva finito di mangiare.
« Ci sarò. » rispose. Non aveva nessuna intenzione di mancare ad un simile evento. Nonostante fosse spesso impegnata riusciva sempre a trovare del tempo da dedicare a Sasuke. Lavò ciò che aveva usato per la colazione e, dopo averla salutata, se ne andò. Era un ragazzino ordinato, suo padre l’aveva educato bene: si sistemava la stanza da solo.
Sai a volte ho la sensazione che faccia tutto da solo perché non vuole il mio aiuto. Accetta solo che lo aiuti negli allenamenti.” disse rivolta a Sniky che scese dalle sue spalle e si attorcigliò sul suo braccio per poi scendere sul tavolo. 

Forse è solo educato, ordinato e non vuole darti del lavoro.” rispose il rettile. “Sa che sei molto impegnata, senza contare che ha dovuto presto imparare a non contare sul tuo aiuto e ad arrangiarsi.” aggiunse. La bruna tirò un sospiro e si sollevò dalla sedia per avvicinarsi al lavandino e lavare la propria tazza.
Ho l’impressione che sia cresciuto troppo in fretta, ma immagino che sia normale considerando che è un futuro ninja e, per giunta, ha perso i genitori e il fratello.” disse asciugando la tazza e riponendola al suo posto.
Non è l’unico che è cresciuto velocemente. Tu non avevi la sua stessa età quando hai perso tua madre?”
Avevo un anno in più.” precisò chinando la testa per un secondo. Un sospiro le sfuggì dalle labbra e si voltò verso il tavolo. Prese il cartoccio del latte e lo ripose nel frigo. “La differenza e che... che Mikoto e Fugaku mi hanno accolto nella loro casa e si sono presi cura di me. Mikoto mi ha anche mostrato affetto.” aggiunse ricordando il dolce sorriso della donna.
E tu ora stai facendo lo stesso con Sasuke. Ti senti in debito nei confronti dei suoi genitori?” domandò strisciando verso l’estremità opposta del tavolo per avvicinarsi a lei.
No, non è questione di sentirsi in debito. Gli voglio bene e ho promesso ad Itachi che mi sarei presa cura di lui e dopo che i suoi genitori sono morti, quella promessa ha assunto un significato più grande.” rispose. “Ora finisco di leggere il rapporto e poi vado a portarlo all'Hokage.” disse cambiando discorso.
Si passò una mano tra i capelli e emise un sospiro. Le cose erano diventate alquanto difficili dopo la morte di Mikoto e Fugaku, ma lei faceva il possibile per stare vicina a Sasuke e sperava che con il passare del tempo avrebbe messo da parte la vendetta.
Pochi minuti dopo Akiko uscì di casa. Quel giorno indossava una maglia a maniche corte di colore nero un po’ scollata. In parte, aveva ancora l’aspetto di una ragazzina e pensava che il suo corpo si sarebbe sviluppato ulteriormente. Sotto portava dei pantaloncini corti e, legata ad una gamba, portava una grossa tasca di stoffa dove riponeva i kunai e gli shuriken di scorta.
« Akiko, buongiorno. » si voltò e sorrise alla vista della vicina. Dopo lo sterminio del clan Uchiha e lo smantellamento del loro quartiere, l’Hokage aveva sistemato lei e Sasuke in un edificio a due piani dove c’erano altri tre appartamenti.
« Buongiorno, signora Watanabe. » la saluto la giovane. « Le occorre una mano per portare le borse? » chiese avendo notato solo in quel momento le grosse borse che portava con sé. L’altra abbassò lo sguardo per un istante, poi le sorrise.
« No, non c’è bisogno che ti disturbi. » rispose. « Ho sentito dire che domani Sasuke si diplomerà. »
« Si, sono fiera di lui, anche se... vorrei che sorridesse un po’ di più, anzi vorrei che sorridesse e basta. » disse con un sorriso ironico. « L’ultima volta che l’ho visto sorridere è stato... » un sospiro le sfuggì dalle labbra e si sistemò una ciocca di capelli dietro ad un orecchio. « Mi scusi, purtroppo devo andare. Devo consegnare all'Hokage il rapporto della mia ultima missione. Arrivederci. » disse dirigendosi poi verso le scale.
Scendendo le scale si pentì di come aveva trattato alla fine la sua vicina di casa, forse era stata scortese. Si ripromise di scusarsi non appena ne avrebbe avuto l’occasione. Adesso doveva andare alla Torre dell'Hokage.
In breve raggiunse la sua destinazione: si trattava di un grande edificio collocato sotto alla montagna dove venivano scolpiti di volta in volta i volti degli Hokage. Akiko aveva perso il conto delle volte che era dovuta andare nell’ufficio dell'Hokage o anche solo in una delle stanze di quell’edificio per via di qualche nuova missione o per fare rapporto dopo averne conclusa una.
Arrivata davanti all’ufficio dell'Hokage, bussò e attese che le fosse dato il permesso per entrare.
« Avanti. »
Varcò la soglia. Hiruzen Sarutobi era il Terzo Hokage di Konoha. Veramente ne avevano avuti quattro e lui era tornato a ricoprire quella carica dopo che il suo successore era morto nel tentativo di difendere Konoha dall’attacco della Volpe a Nove code, il suo spirito adesso era sigillato proprio nel corpo di Naruto, il bambino con il quale Sasuke sperava di non finire in squadra.
« Buongiorno Terzo, le ho portato il mio rapporto. » annunciò posandolo sulla grande scrivania. Sarutobi era seduto sulla poltrona e dava le spalle alla finestra, da lì era possibile vedere i volti scolpiti sulla montagna.
« È andato tutto bene? » chiese l’uomo avvicinando la sedia alla cattedra. Indossava il grande capello bianco e rosso e il lungo mantello bianco con la scritta rossa che, in teoria, avrebbero dovuto indossare tutti quelli che occupavano la sua posizione. Aveva sentito dire che raramente il Quarto lo avesse indossato.
« Si, la situazione a Suna sembrava tranquilla. » rispose con tono serio. « È andato tutto bene. » aggiunse. Sarutobi annuì.
« Bene, hai portato a termine la tua missione. Lo so che ti trovi meglio a lavorare da sola e io non ho problemi a lasciartelo fare: sei forte, intelligente, conosci le Arti mediche e sei da poco diventata Jonin. » commentò. Quella era la sua seconda missione che svolgeva da sola. Non aveva problemi a lavorare in squadra, però le piaceva di più lavorare in solitaria.
« Non serve che qualcuno mi aiuti e che mi guardi le spalle, sono perfettamente in grado di farcela da sola. » precisò.
« Sei troppo sicura di te, è questo il tuo problema! » esclamò il Terzo cambiando completamente tono di voce. « Sei brava, negli ultimi cinque anni hai imparato bene ad usare lo Sharingan e so che hai trovato un modo per non subire gli effetti dovuti all'uso dello Sharingan Ipnotico a lungo termine. » aggiunse.
« Non so se quel metodo funziona. » precisò. Non aveva nascosto a nessuno le sue ricerche. Aveva informato Sarutobi che avrebbe impiegato il suo tempo libero a trovare un modo per evitare di perdere la vista in seguito ad un uso eccessivo dello Sharingan Ipnotico. Ci aveva messo tre anni, ma alla fine c’era riuscita.
« Non potrai andare sempre in missione da sola. » l’avvertì il vecchio riprendendo il discorso originale. « E avere troppa fiducia in sé stessi non è sempre un bene. » proseguì.
« Andrò in missione con altre persone se lo ritiene necessario. » disse. « Adesso devo andare. Le auguro una buona giornata. » salutò ed uscì dalla stanza.
Ha ragione, lo sai? Non è sempre possibile fare tutti da soli.” commentò il serpente sollevando la testa.
Oh, ti prego non ti ci mettere anche tu e poi io non sono sola: ho te.” osservò.
Io non posso proteggerti come farebbe una squadra.” rispose. Akiko stava per ribattere, ma proprio in quel momento arrivò Danzo. Il Capo della Radice camminava verso di loro. Sospettava che avesse perso un braccio e un occhio dal momento che teneva sempre coperto il lato destro del corpo e delle bende gli copriva quel lato del viso. Camminava appoggiandosi ad un bastone.
« Signorina Uchiha, com’è andata la sua missione? » chiese fermandosi ad un metro da lei.
« Tutto bene. Ho appena fatto rapporto all'Hokage. » rispose. Non le piaceva Danzo, sapeva che era interessato a lei e alle sue abilità. Lavorava per lui, ma non faceva parte della Radice. Più volte le aveva proposto di diventare un membro a tutti gli effetti, ma lei aveva sempre rifiutato.
« Oggi pomeriggio, verso le diciassette, venga alla sede della Radice: ho bisogno che metta alla prova alcuni dei miei uomini. » spiegò.
« Va bene. » acconsentì. Danzo in particolare era interessato a vedere come se la cavavano le sue unità a combattere con qualcuno che possedeva lo Sharingan. Spesso non si trattava di “uomini” bensì di quei bambini che Danzo prendeva da addestrare. La maggior parte di loro erano ragazzini e avevano già imparato a sopprimere le emozioni quando si scontravano con lei. Non ci andava leggera con loro, infatti a volte capitava che i suoi sfidanti si facessero male. Nulla di grave: tagli, graffi, lividi... al massimo capitava che si rompessero un osso. Pensandoci bene, forse ci andava giù abbastanza pesante.
« Come sta Sasuke? » domandò lui cambiando discorso. Non gli importava niente di Sasuke, lo sapeva bene.
« Sta bene, domani si diplomerà. » rispose. « Ora devo andare, mi scusi. » disse voltandogli le spalle e allontanandosi. Era stata scortese pure con lui alla fine, ma non era per niente pentita.
Non mi piace quell'uomo.” commentò Sniky quando uscirono dall’edificio.
Nemmeno a me. Tu resterai a casa stasera. Non avrò bisogno di te.” lo informò. Non lo portava mai con sé quando doveva affrontare gli uomini della Radice.
Vuoi che tenga d’occhio Sasuke in tua assenza?”
Si!” rispose. Non che Sasuke avesse bisogno di un baby-sitter: era solo che si sentiva più tranquilla se Sniky lo controllava mentre non c’era. E se fosse accaduto qualcosa di particolare, doveva riferirglielo. Per fortuna fino a quel momento non era mai successo.
Si incamminò verso casa, ma dopo diversi minuti si fermò davanti ad una costruzione e si girò verso di essa: era un’abitazione piccola e costituita da un solo piano. Si avvicinò alla porta e bussò.
« Akiko, ciao. » la salutò la padrona di casa. Sorrise alla kunoichi che era stata la sua maestra e che le aveva insegnato la maggior parte delle cose che conosceva. Ayame Murasa aveva i capelli di un insolito colore viola e i suoi occhi erano dello stesso colore. Aveva una cicatrice sulla guancia destra procurata tre anni prima durante una missione.
« Buongiorno, maestra. » la salutò felice di vederla. Inizialmente voleva rientrare a casa, magari prima andare a comprare alcune cose, però poi aveva riconosciuto la residenza della sua ex insegnante e aveva deciso di salutarla.
« Non sono più la tua maestra, senza contare che adesso sei al mio stesso livello. » rispose l’altra afferrando le spalle della giovane e stringendole sorridente. « La prima volta che hai partecipato agli
esami dei Chunin sei stata bocciata, tuttavia poi... hai recuperato. » osservò. La prima volta che aveva potuto partecipare agli esami aveva rifiutato, lo sterminio del clan era avvenuto da poco e in quel momento non era nelle condizioni di prendere parte agli esami, la seconda volta aveva partecipato ma era stata bocciata.
« Si, per fortuna poi sono stata promossa l’anno seguente. » disse avvertendo quel senso di vergogna che la invadeva ogni volta che ci pensava.
« Akiko, non sarai la prima e non sarai l’ultima ad essere bocciata agli esami. Conosco tanti ninja che sono stati bocciati anche più di una volta e poi sono diventati grandi ninja com’è successo a te. » rispose. « Perché non entri un attimo? Ieri ho comprato delle fragole e se non ricordo male è il tuo frutto preferito. » aggiunse sorridendo.
« Si, non hanno smesso di piacermi, ma non voglio disturbare. » disse pensando solo in quel momento che la donna poteva essere impegnata o che avrebbe potuto impedirle di andare da qualche parte.
« Tranquilla, non disturbi. » rispose facendole segno di entrare. Akiko non ce la fece a ribattere e varcò la soglia ritrovandosi nel piccola abitazione. Poco distante c’era un divano a due posti color beige. Il salotto e l’ingresso erano piccoli, ma accoglienti e luminosi.
« Ayame, con chi... Oh, ciao Akiko. » disse una donna venendogli incontro.
« Ero passata solo per un saluto e la maestra mi ha invitata ad entrare, ma se disturbo me ne vado. » disse la ragazza indicando la porta.
« No, non disturbi assolutamente e poi tanto io stavo per uscire. » rispose l’altra. Conosceva poco la compagna della sua ex maestra, era una persona alquanto riservata quando si trattava della sua vita
privata. Sapeva solo che la donna non era una ninja e che era originaria di un altro villaggio. « Ayame, io vado a lavoro. Ci vediamo alle quindici. » disse e, dopo aver salutato Akiko, uscì di casa.
« Le fragole sono in cucina. » disse Ayame conducendola in una stanza a destra del salotto: era più o meno delle stesse dimensioni di quella a casa di Akiko e Sasuke e quindi più piccola rispetto a quella di Mikoto, però la cosa non aveva mai infastidito i due sopravvissuti del clan Uchiha. La sua ex maestra aprì il frigorifero e tirò fuori una ciotola con dentro delle belle fragole rosse dall’aria invitante.
« Hanno un bell’aspetto. » commentò la quindicenne impaziente di mangiarne qualcuna.
« Si, e sono buone, ne ho mangiata qualcuna ieri dopo averle comprate. Posso lavartene qualcuna, se vuoi. » propose.
« Sa quanto mi piacciono, è difficile per me rifiutare. » rispose e le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Ayame prese il contenitore e si avvicinò al lavandino. La ex allieva la guardò mentre lavava alcune fragole. In pochi secondi finì e tornò da Akiko. La quindicenne ne prese una e gli diede un piccolo
morso, erano davvero buone.
« Dove le ha comprate? » chiese, desiderosa di comprarle perché anche Sasuke le avrebbe mangiate volentieri.
« Le ho comprate al negozio qui vicino. »
« Dopo vado a dare un’occhiata. »
« Sasuke domani diventerà un Genin. » commentò l’altra cambiando discorso. Akiko finì di mangiare la fragola che aveva iniziato.
« Dovrà superare la prova a cui lo sottoporrà il suo nuovo sensei, ma non ho dubbi che ci riuscirà. » rispose. « Ricordo tutt’ora la prova al quale lei ci aveva sottoposti: dovevamo attraversare il bosco e raggiungerne la fine dove ci avrebbe aspettato e chi non ci sarebbe riuscito entro cinque minuti sarebbe stato bocciato. » ricordò.
« Vi avevo messo delle trappole lungo il percorso. Per fortuna ci siete riusciti tutti. »
« Non era particolarmente difficile ed è stato anche merito del lavoro di squadra se nessuno di noi è tornato all’Accademia. » osservò rammendando quando aveva dato una mano ad uno dei suoi futuri
compagni ad uscire da una buca profonda quattro metri.
« Il lavoro di squadra è importante. » commentò. « A proposito di squadre... mi hanno detto che preferisci lavorare da sola. » aggiunse e la ragazza capì che presto l’avrebbe rimproverata come faceva quando era sua allieva. « Lo so che non sono più la tua insegnate e che non sei più una mia responsabilità e so anche che sei brava: sei forte e abile nell'uso nello Sharingan e te la cavi bene anche con le Arti mediche. » le sembrava di sentire di nuovo parlare l’Hokage.
« Non ho bisogno di nessuno. » esclamò e prese una fragola di dimensioni minori rispetto a quella che aveva mangiato prima dandole un morso.
« Dov’è finita quella bambina di nove anni che mi avevano affidato dopo che si era diplomata  all’Accademia? » chiese fissandola con occhi penetrati, l'altra ebbe l’impressione che volesse scavarle dentro.
« È morta insieme agli altri membri del suo clan. » rispose senza pensarci due volte e ricambiando lo sguardo.
« Ho fallito con te. » commentò scuotendo la testa.
« No, lei non ha fallito. » ribatté la ragazza. « Non è colpa sua se... se sono diventata così. Non è stata lei a sterminare il mio clan. » aggiunse, non voleva che si sentisse in colpa principalmente perché lei non aveva nessuna responsabilità per il suo cambiamento.
« A volte mi chiedo se ho fatto abbastanza, se ti sono stata sufficientemente vicina. »
« Le posso garantire che lei ha fatto tutto quello che poteva e anche di più. » rispose. « Adesso, penso che sia il caso di andare. » aggiunse alzandosi dalla sedia, aveva finito di mangiare le fragole che le aveva dato e intendeva andare a comprarne qualcuna.
« Tra alcuni giorni ho intenzione di andare a far visita a mia madre. Gestisce un complesso termale a pochi giorni di cammino da qui. Ti andrebbe di venire con me? » propose. Akiko esitò prima di rispondere.
« Ammetto che non mi farebbe male passare una giornata alle terme... » disse indecisa se fosse veramente una buona idea. La donna si drizzò in piedi, le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
« Allora vieni con me. Passeremo un po’ di tempo insieme come quando eri una mia allieva o devi partire per qualche missione? »
« No, non devo partire per nessuna missione per ora. » disse esitante. « Un po’ mi dispiacerebbe lasciare Sasuke dopo che si è diplomato » proseguì.
« Presto Sasuke farà parte di una squadra di Genin e avrà il suo maestro o maestra. Sono sicura che non avrebbe nulla da ridire se ti prenderai qualche giorno per te. » disse sorridendo. Su questo aveva ragione: al dodicenne non sarebbe dispiaciuto. Le dispiaceva ammetterlo, ma sospettava che non soffrisse tanto la sua mancanza quando partiva per le missioni mancando a volte anche per più di una settimana.
« D’accordo, verrò con lei. » acconsentì. L’altra sorrise entusiasta.
« Ci divertiremo, ma ora vai, non voglio farti perdere altro tempo. »
L’accompagnò fino alla porta. Si salutarono con un abbraccio sulla soglia e poi Akiko si allontanò diretta verso il negozio per comprare delle fragole.
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Prima di rendersene conto era arrivata l’ora di andare a prendere Sasuke all’Accademia. Ultimamente aveva smesso di andarlo a prendere dopo la fine delle lezioni perché aveva capito che era diventato abbastanza grande da rientrare a casa da solo e che desiderava passare più tempo possibile senza di lei. Aggiungendo anche che spesso lei era assente.
Quando arrivò all’Accademia, scoprì che c’erano già molti genitori, fratelli e amici: tutti erano entusiasti e fieri dei loro cari che quel giorno si sarebbero diplomati e lo era anche lei. Sasuke era stato il primo della classe ed eccelleva in tutte le Arti Ninja e non aveva dubbi che un giorno sarebbe diventato forte come il fratello. Si augurava solo che una sera non avrebbe deciso di ucciderla come aveva fatto Itachi con il resto degli Uchiha.
Ben presto scoprì che Sasuke era stato promosso e con lui il resto della sua classe. Sorrise entusiasta avvicinandosi al ragazzino che però non appariva contento come il resto dei suoi compagni. Gli altri bambini sorridevano mentre parlavano con i parenti e gli amici felici di essere diventati Genin. Lui invece se ne stava in piedi in un angolo con le braccia intrecciate.
« Congratulazioni! Adesso sei un Genin e presto potrai prendere parte alle missioni! » commentò entusiasta, ma la sua gioia scomparve nel notare che l’espressione cupa sul viso del bambino non era scomparsa. « Non sei felice? » chiese. In realtà non era sorpresa più di tanto, Sasuke non appariva mai felice, eppure aveva come la sensazione che in questo caso c’era dell’altro.
« Itachi si è diplomato un anno dopo aver incominciato l’Accademia e tu avevi tre anni in meno di me quando sei diventata Genin. » disse aspro senza guardarla e le parve di percepire un pizzico di invidia nella sua voce.
« Sasuke! » esclamò la ragazza. « Sarò anche diventata Genin prima di te, ma ricordati che la prima volta che ho partecipato all'esame per diventare Chunin sono stata bocciata e il fatto che tu ti sia diplomato più tardi rispetto a me o a Itachi non vuol dire che sei meno forte di noi o che un giorno lo sarai. » aggiunse infastidita dal suo discorso. « Sei intelligente, hai già una buona padronanza dello Sharingan e sono sicura che un giorno diventerai forte quanto noi, se non di più. » continuò. Raramente sentiva il bisogno di rimproverarlo, ma questo era uno di quei rari casi.
« Io devo diventare più forte di Itachi e un giorno lo ucciderò per vendicare il nostro clan. » disse con tono deciso, era determinato ad ottenere la sua vendetta e lei sospettava che non si sarebbe fermato di fronte a niente e nessuno.
« Potremmo evitare di parlare di vendetta per oggi? » chiese non avendone alcuna voglia. « Cosa ne dici se più tardi andiamo a cenare da qualche parte per festeggiare il tuo diploma? » propose.
« Il diploma me lo daranno solo domani. Penso sia prematuro festeggiare. » rispose abbassando le braccia. La sua idea non sembrava averlo scosso minimamente.
« Hai ragione » rispose. « Tanto devo andare da Danzo. Ha bisogno del mio aiuto ed è possibile che non saremmo potuti andare in ogni caso. » continuò. Non era ferita perché non aveva voluto festeggiare ma era comunque preoccupata per lui. Anche lei era rimasta profondamente ferita dal massacro, tuttavia questo non le aveva tolto completamente la gioia di vivere e non aveva dimenticato come sorridere come invece sembrava essere successo a lui.
« Allora vai prima di fare tardi. Preferisco tornare a casa da solo. » disse e, senza aggiungere altro, si allontanò tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
« È lui? » chiese una donna a bassa voce.
« Si, è l’unico che è stato bocciato! »aggiunse un’altra voce suscitando la curiosità di Akiko. Fissò il punto che le due persone stavano guardando: Naruto era seduto sull’altalena appesa ad un albero poco distante. Aveva un’espressione triste e fissava il terreno.
« Meglio così, ci pensi se diventasse un ninja? Non è lui che... »
« Fai silenzio. Lo sai che non è permesso parlarne. Comunque ho sentito dire che combina pasticci di continuo, proprio ieri ha imbrattato le facce degli Hokage. » affermò la seconda donna. Istintivamente Joanna sollevò lo sguardo per fissare i volti di pietra. Non vedeva nulla di strano, apparivano come al solito eppure, a quanto pareva, Naruto li aveva imbrattati, evidentemente erano stati ripuliti bene.
« Basta, è meglio andare via! » rispose l’altra, entrambe lanciarono un’occhiata poco gentile al bambino che si era accorto della conversazione e ne sembrava turbato. Tutti detestavano Naruto e avevano paura di lui perché dentro al suo corpo c’era lo spirito della volpe e, da un lato, Akiko li capiva pure: lei nutriva del timore nei suoi confronti. Tuttavia la paura non giustificava il modo a dir poco scortese con cui spesso veniva trattato. Naruto scese dall’altalena e corse via. Akiko tirò un sospiro. Le dispiaceva, per lei era solo un ragazzino spaventato e bisognoso di aiuto.
Poche ore dopo Akiko raggiunse la sede della Radice, era un edificio grande vicino ai confini del villaggio. Aveva sempre pensato che avesse un aspetto triste e freddo. Le pareti erano scure e la luce filtrava attraverso le piccole finestre. Vicino c’erano delle case e da una di esse proveniva la risata di un bambino, invece dall’edificio che aveva di fronte... proveniva solo tristezza. Bussò alla porta che, probabilmente, era chiusa a chiave e attese.
« Signorina Uchiha, Danzo ci aveva detto che sarebbe venuta. Entri. » ad aprirle la porta e ad invitarla ad entrare era stato un uomo. Non riusciva a vedere il suo viso perché coperto da una maschera a forma di uccellino. Tutti i membri della Squadra Anbu indossavano una maschera per proteggere le loro identità.
La segretezza per loro era era molto importante: solo i membri delle squadre conoscevano i nomi dei loro compagni e per il resto degli abitanti del villaggio era quasi impossibile capire chi si nascondesse dietro quelle maschere.
« Buonasera. »lo salutò varcando la soglia dell'edificio. L’ingresso era piccolo e buio, ci potevano stare al massimo tre persone ed era collegato ad uno stretto corridoio poco illuminato ai lati dei quali c’erano decine di porte. L’uomo che le aveva aperto la condusse fino ad una delle porte in_fondo al corridoio.
« Signorina Uchiha, buonasera. »la salutò Danzo quando la kunoichi entrò nella stanza. La porta si chiuse dietro di lei. La stanza era più illuminata rispetto al corridoio, l’arredamento sembrava ridotto al minimo e c’era un’unica finestra alle spalle dell'uomo.
« Dove sono le persone contro cui vuole che combatta? » chiese sforzandosi di nascondere la sua sorpresa. Normalmente li incontrava insieme a Danzo subito prima di combattere, invece sembrava che questa volta il Capo della Radice avesse voluto incontrarla in privato. Cosa che normalmente avveniva solo dopo gli scontri.
« Arriveranno presto. C’è stato un problema e tarderanno di qualche minuto. » rispose e lei fece un cenno di assenso con il capo.
« Li aspetterò fuori. » disse senza battere ciglio e si voltò per aprire la porta.
« Non gradisce qualcosa da bere? » propose sollevando la teiera che c’era sul tavolo con sopra due tazze.
« No, è gentile, ma no. » rispose per poi aprire la porta ed uscire dalla stanza.
Danzo fissava lo scontro su un balcone al centro della stanza. Akiko era diventata forte, era intelligente e aveva saputo delle sue ricerche sull’abilità innata del suo clan. Sapeva che le piaceva studiare le tecniche ninja di ogni genere e pensava che un giorno le sue conoscenze sarebbero potute tornare utili sia a lui, sia al villaggio. Peccato che non facesse parte della Radice. Aveva sempre sospettato che avesse del potenziale e aveva pure tentato di reclutarla dopo la morte della madre, ma Fugaku glielo aveva impedito e non avrebbe mai smesso di maledire quell'uomo per questo. Aveva fatto bene a permettere ad Itachi di risparmiarla insieme a Sasuke ed era convinto che con il tempo e la pazienza sarebbe riuscito a portare Akiko dalla sua parte e un giorno avrebbe potuto usarla contro Itachi. Un sorriso maligno gli comparve sul viso a quel pensiero.
« Adesso basta! » esclamò all'improvviso stringendo l’estremità del bastone. Il ragazzino contro cui Akiko stava combattendo era a terra e non sembrava nelle condizioni di continuare. « Devi allenarti di più e diventare più forte. » disse rivolto al ragazzino che si stava sollevando da terra. « Akiko, torna pure a casa, per oggi basta così. » aggiunse per poi dare le spalle alla ringhiera del balcone. Aprì la porta che conduceva al suo ufficio e si sedette alla scrivania. Prese un pezzo di carta e ci scrisse un messaggio per una persona.
Finito di scrivere si alzò e si diresse verso la gabbia vicino alla finestra dove teneva un uccello. Arrotolò il messaggio e lo infilò nel piccolo contenitore legato alla zampa del volatile, aprì la finestra e liberò l’uccello. Lo guardò alzarsi in volo e scomparire nel cielo scuro. Non c’erano stelle quella sera.

N.A. Siete arrivati ala fine del 1 capitolo? Ottimo! Spero che continuerete a leggere e magari che lascerete una recensione bella o brutta che sia.
   
 
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