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Autore: Kris    18/01/2021    3 recensioni
Sasuke si era messo in viaggio per espiare le proprie colpe e proteggere la Foglia: il villaggio era l’eredità di Itachi e il sogno di Naruto. Aveva promesso a Sakura di tornare al villaggio, ma con le implicazioni della Maledizione dell’Odio degli Uchiha che i vecchi Hokage gli avevano raccontato, non era sicuro di volerla coinvolgere. Se solo Kakashi non l’avesse assegnata alla sua missione…
"Gli Uchiha sono un clan che prova profondo amore, più di qualunque altro clan.
Ma una volta che un Uchiha conosce l’amore, nel momento in cui lo perde, quel profondo amore si trasforma in profondo odio."

SasuSaku / Post-Naruto / Canon Universe / Blank period (Viaggio di Sasuke e Sakura fino nascita di Sarada) / Riferimenti-spoiler su light novel
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team Hebi/Taka | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Più contesti
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Capitolo 4 - Chimica

 

I primi giorni avevano cercato di trovare un equilibro come i bambini piccoli si avvicinano all’acqua del mare per la prima volta: titubanti e a piccoli passi. Sakura manteneva viva la discussione, con Sasuke che rispondeva a monosillabi o frasi brevi a seconda dell’umore. Se da una parte sembrava che non avessero mai smesso di compiere missioni insieme, dall’altra era come viaggiare con perfetti sconosciuti.

La divisione di ruoli era la stessa dei tempi andati senza che nemmeno ne discutessero: Sakura raccoglieva e disponeva la legna per il falò mentre Sasuke accendeva il fuoco con la sua arte del fuoco; Sasuke percepiva i chakra di altri viaggiatori a distanza e lo comunicava a Sakura tendendo il braccio; Sakura negoziava con altri viandanti o contadini per avere qualche informazione o comprare cibo.

Sakura notò anche un’altra cosa che la divertiva più del necessario: come quando erano genin, Sasuke aveva ancora problemi a svegliarsi la mattina. In quegli anni era successo di tutto, incluso lui trasformatosi in una macchina da guerra capace di evocare un mostro di chakra viola alto decine di metri, ma lo sguardo assonnato fino a quando non aveva messo qualcosa nello stomaco era lo stesso di quando aveva tredici anni. Ovviamente aveva evitato di farglielo notare.

Tuttavia, entrambi percepivano che stavano tenendo una cauta distanza l’un l’altro. I sacchi a pelo erano stesi ai lati opposti del fuoco e non c’era nessun contatto fisico di sorta. Anche nel saltare da un albero all’altro o camminando sulla strada c’era sempre un cordiale distacco tra i due. Sasuke sapeva che Sakura gli stava dando volontariamente spazio: probabilmente pensava che abituato a viaggiare da solo non apprezzasse avere qualcuno intorno, il che però non era del tutto vero. Semplicemente… Sasuke non era ancora sicuro di come proseguire quel qualcosa che aveva realizzato qualche giorno prima a casa sua. Gli tornava in mente Naruto e il suo “sono sicuro tu sappia cosa voglio dirti”.

“Prova a ferirla di nuovo e te le suono.”

Detto da un uomo sposato faceva effettivamente il suo effetto. Tuttavia era proprio perché non voleva trascinarla al suo livello che si tratteneva: sapeva che Sakura era su di giri perché Sasuke aveva accettato di portarla con sé senza troppe lamentele, e non voleva darle false aspettative. Sì, forse adesso era una persona classificabile come “normale”, ma era pur sempre l’ultimo Uchiha e il suo sangue portava con sé il rischio di ricadere nelle tenebre nel caso si affezionasse alle persone. Dopotutto l’aveva detto anche Tobirama, no?

Se avesse deciso di riconoscere quel sentimento che stava sopprimendo ormai da anni e se – ipotesi – lui e Sakura fossero diventati una coppia, se mai fosse successo qualcosa a lei o – sempre ipotesi – ai loro figli, la rabbia si sarebbe di nuovo trasformata in odio e avrebbe potuto ricadere di nuovo trappola dei propri sentimenti. Ma se in passato era solo e le conseguenze erano ricadute solo su di lui, questa volta avrebbe trascinato tutti con sé, e non voleva farlo. Non si fidava ancora di sé stesso a quel punto. Il fatto che Kakashi gli avesse gentilmente ricordato che adesso era a capo di una casata non lo aiutava.

 

***

 

Secondo le indicazioni di Kakashi, Orochimaru si era spostato presso uno dei suoi vecchi covi dove aveva fondato il villaggio del Suono. A quanto pare gli servivano dei macchinari che aveva solo lì. Sakura aveva provato a chiedergli quali erano i macchinari a cui faceva riferimento, ma Sasuke era rimasto sul vago dicendo che non ci aveva mai fatto caso.

In realtà era abbastanza sicuro si riferisse al covo dove conduceva esperimenti umani, ma non voleva che Sakura si agitasse prima del previsto. Se Konoha aveva dato l’ok voleva dire che probabilmente non stava usando cadaveri. Forse.

Quando avevano deciso di fermarsi per una pausa, Sakura vide Sasuke dirigersi verso la foresta dopo aver appoggiato borsa e mantello ma mantenendo la spada con sé.

- Sasuke-kun, dove vai?

- Allenamento.

- Posso assistere?

Sakura era genuinamente curiosa di vedere come Sasuke aveva cambiato il suo stile di combattimento ora che aveva un solo braccio, ma il ragazzo la osservò pensieroso. Sakura temette che avesse trovato la richiesta fastidiosa.

- Ah, ma se ti fa perdere la concentrazione, non importa, resto qui.

Sasuke picchettò l’elsa della spada con le dita.

- Al contrario. Potrebbe essere una buona idea.

- Come?

- Una sessione di sparring.

Sakura non poteva credere che Sasuke le stesse chiedendo di combattere con lui. Ok, non erano le mazzate a piena forza che lui e Naruto si erano dati in passato, ma sapeva che l’unico motivo per cui Sasuke chiedeva a qualcuno di combattere con lui era perché lo riconosceva come degno avversario.

- Ha senso imparare i rispettivi punti forti e deboli in vista di attacchi. Aumenta la possibilità di successo della missione e diminuisce i rischi di cadere sotto fuoco nemico. – elaborò ulteriormente, non vedendo risposta da Sakura.

Come previsto, la spiegazione di Sasuke era logica e precisa. Sakura scese dalla sua nuvola di felicità, ma considerò che aveva ragione.

- Perché no? Non ci andrò leggera perché sei tu, Sasuke-kun.

Il ragazzo sbuffò dal naso e fece un mezzo sorriso di sfida. – Non chiedo di meglio.

Si spostarono verso quello che era uno spiazzo della foresta e si prepararono uno di fronte all’altra.

- Direi di partire con arti marziali e armi – suggerì Sasuke.

- Possiamo includere anche le tecniche elementali. È più simile ad un combattimento vero.

- Come vuoi.

Sasuke rimase in attesa, il polso appoggiato sull’elsa della spada aspettando che Sakura facesse la prima mossa: si aspettava un attacco fisico diretto. La ragazza, intuendo che le stesse dando l’onore di cominciare, fece crocchiare le dita delle mani e iniziò a concentrare il chakra nei pugni.

- Cominciamo.

Sakura partì come previsto con una serie di pugni e calci carichi di chakra: essere colpito anche solo da uno di quelli avrebbe danneggiato muscoli e ossa. Sasuke ipotizzò che essendo ninja medico Sakura programmasse di riaggiustarglieli nel caso lo colpisse.

Come se le lasciassi mandare a segno un colpo.

Dopotutto, fin da quando si allenava sotto Orochimaru era in grado di tramortire centinaia di persone senza sporcarsi nemmeno i vestiti: Sakura era molto rapida, ma lui lo era di più. Li evitò tutti senza eccessivo sforzo e senza nemmeno attivare lo Sharingan.

- Sasuke-kun, se non usi lo Sharingan potrei offendermi. – lo richiamò infatti, palesemente già offesa.

Il ragazzo alzò le sopracciglia al commento e fece un mezzo sorriso beffardo. Un motivo in più per non usarlo.

Sì, decisamente si divertiva ad istigarla, fosse nel farla arrossire o canzonandola durante un allenamento.

Sakura decise di cambiare tattica: creò due copie e iniziò ad attaccare Sasuke aumentando punti di attacco. Lui continuò a schivare gli attacchi fino a quando una copia non gli piombò dall’alto crepando il suolo sotto di lui, costringendolo a sostituirsi con un pezzo di legno. Per individuare l’originale, Sasuke attivò finalmente lo Sharingan e si teletrasportò dietro di lei attaccandola con un colpo al collo che Sakura evitò prontamente, abbassandosi al terreno e attaccandolo alle gambe con un calcio in contemporanea.

Sasuke saltò in aria e soffiò la sua tipica Palla di Fuoco Suprema, obbligandola a rispondere con un attacco d’acqua. I due ninjutsu si annullarono a vicenda, creando una pozza d’acqua sul terreno.

- Mi pareva avessi affinità d’acqua – commentò Sasuke. Sakura poteva vedere come il ragazzo si stesse divertendo a combattere contro di lei e sentì un moto d’orgoglio.

Sasuke sfilò la spada iniettandovi corrente elettrica e la puntò dritta verso la ragazza, che deviò la spada di tuono con un kunai. Con la coda dell’occhio vide un lampo dirigersi verso di sé da sinistra.

Com’è possibile? Non ha il braccio sinistro.

Sakura saltò indietro, allontanandosi dal ragazzo di svariati metri. Quando tornò a guardarlo, vide che aveva posto un piede nella pozzanghera creata dal suo stesso attacco d’acqua.

Ha emesso il Raiton dalle gambe e usato l’acqua per condurre l’elettricità fino a me?

- Pensavi non me ne sarei accorta?

Sasuke fece svanire la spada di Chidori e appoggiò la lama di Kusanagi sulla spalla destra.

- No, al contrario.

Non appena finì di parlare, la ragazza si trovò legata ad un muro di legno, gambe e braccia legate da rami. Sasuke si avvicinò, picchettando il dorso della spada sulla spalla.

- Mi stupisce di più il tuo desiderio di sperimentare volontariamente lo Sharingan.

Sakura sbarrò gli occhi e si morse il labbro inferiore: era caduta nella sua trappola. Nella delusione di non vedere Sasuke usare lo Sharingan, si era dimenticata di non guardarlo negli occhi una volta che l’aveva attivato. Il Raiton con l’acqua era servito per non farle notare che era già sotto effetto del genjutsu.

- Un’illusione.

Dati i loro precedenti, Sasuke non voleva usare illusioni complesse o violente contro Sakura, per cui si limitò a crearne una basilare tenendola prigioniera del muro di legno, ben sapendo che una volta che se ne fosse accorta si sarebbe liberata dell’illusione da sola in pochi secondi.

Si avvicinò fino a pochi centimetri dal viso della ragazza.

- Continuiamo?

Sakura sorrise beffarda. – Ovviamente.

In quello l’illusione si dissolse e Sasuke sentì Sakura attaccarlo alle spalle. Si voltò e fermò il kunai diretto tra le sue scapole con la spada. La ragazza impugnava un kunai per mano e non gli dava tregua: dopo una lunga serie di parate, Sasuke decise di passare all’offensiva facendole volare via una delle due armi con il piatto della spada e attaccandola a sua volta. Sakura si difendeva bene, anche se aveva leggera difficoltà a stare dietro al ragazzo: Sasuke cambiava impugnatura della spada troppo velocemente, costringendola ad adeguare di volta in volta la sua difesa in base ai fendenti.

Sembra che la sua tecnica di spadaccino non sia minimamente influenzata dalla mancanza di un braccio.

Aveva seguito i movimenti del ragazzo fino all’ultimo, ma alla fine anche il secondo kunai le scivolò dalle mani. Si appiattì di nuovo al terreno per evitare la spada diretta dove prima c’era il suo busto. In quella posizione caricò il pugno e lo piantò nel terreno, facendo perdere stabilità al ragazzo che dovette saltare all’indietro per evitare la nuova serie di pugni che Sakura gli stava sferrando.

- Shannaro!

Con un calcio riuscì a colpirgli il polso destro e fargli volare via quella spada fastidiosa. Abbastanza sorpreso, Sasuke si ritrovò di nuovo al corpo a corpo.

Sakura vide Sasuke abbassarsi e capì che stava per iniziare la sua sequenza del Colpo Concatenato del Leone: incrociò le braccia davanti al busto per proteggersi dal primo calcio che la fece volare in alto. Era solo un allenamento e Sakura sentì che il calcio non era assolutamente a piena potenza, cosa che le permise di girarsi a mezz’aria per affrontare direttamente Sasuke con un calcio volante. Fu il turno di Sasuke di proteggersi la testa col braccio e prepararsi per la caduta.

Sasuke ricadde in piedi, ma Sakura, intenzionata a volergli dimostrare cosa poteva fare, lo stava già puntando con un pugno. Con lo Sharingan riuscì a calcolare la quantità di chakra e l’area influenzata intorno al pugno. Con un movimento fluido deviò la mano verso il suo lato destro e la bloccò a sé con il braccio: non era una mossa definitiva, ma quello che bastava per fermare uno sparring.

Entrambi ansimavano leggermente dall’esercizio appena concluso, e Sakura sentiva il fiato di Sasuke sulla sua testa – da quand’è che è così alto? – e il cuore di lui batterle sulle scapole; il braccio che la bloccava era solido e muscoloso, esattamente come lo ricordava da quel giorno nel deserto di Kaguya. Sentì le gambe indebolirsi non per la stanchezza ma per la vicinanza al corpo del ragazzo: d’istinto, sollevò la mano destra e gli batté leggermente l’avambraccio lasciato scoperto dalla maglia nera a maniche corte.

- Pari? – disse con un filo di voce.

Il ragazzo non riuscì a risponderle subito: il profumo della ragazza lo aveva leggermente stordito nel momento in cui l’aveva bloccata. Sentendo il corpo di Sakura aderire perfettamente al suo, il tocco della sua mano sull’avambraccio, il fiato corto che gli arrivava alle orecchie come un invito, percepì chiaramente che quel contatto non gli era indifferente. Un brivido gli percorse il corpo, il cuore non più intenzionato a diminuire i battiti. La lasciò andare lentamente, lottando contro i propri istinti.

- Pari – concesse lui con una voce roca che non sembrava sua.

Lei si voltò verso di lui e lo fissò negli occhi in silenzio. Rimase incantata da come lo Sharingan che la stava fissando luccicasse. Era la prima volta che lo vedeva da così vicino da anni e lo trovava più ipnotico di qualsiasi illusione.

Lo Sharingan di Sasuke registrò una goccia di sudore scorrerle dalla tempia lungo il bordo del viso, la frangia scomposta ai lati della fronte, le labbra dischiuse. Percepiva il suo fiato affannato, era ancora vicina – troppo vicina per la sua sicurezza. Prima di perdere la lucidità Sasuke fece un passo indietro e ritirò lo Sharingan.

- Sei… molto brava nel corpo a corpo.

- G-Grazie. Lady Tsunade è una brava maestra di taijutsu.

Incapace di sostenere lo sguardo oltre, Sakura voltò la testa di lato come ad osservare i crateri che aveva creato poco prima. Sasuke colse quel momento per girarsi e andare a riprendere la propria spada, cercando di ritrovare un minimo di controllo sul suo corpo.

Un altro paio di secondi prigioniero in quello sguardo verde ed era sicuro l’avrebbe baciata.

 

***

 

Quella notte Sakura non riusciva ad addormentarsi: dava la colpa a quello che era successo nel pomeriggio. Quei secondi di tensione da quando l’aveva bloccata a quando si erano allontanati le erano sembrati infiniti eppure fin troppo brevi. Quel contatto, quello sguardo le avevano risvegliato una sensazione strana verso il basso ventre che stentava a dimenticare.

Complice la notte, si trovò a desiderare di toccare di nuovo quel corpo.

Solo al pensiero sentì il volto andarle in fiamme e si coprì il viso con le mani. Si rigirò per l’ennesima volta nel sacco a pelo, cercando di convincere il proprio cervello che aveva bisogno di dormire e che ricordare il respiro di Sasuke tra i suoi capelli non era decisamente il modo ideale per addormentarsi.

Nel silenzio della notte, interrotto solo dai suoni dei pipistrelli che si muovevano tra le foglie, sentì Sasuke rigirarsi nel sonno.

Beh… Se proprio non riesco a dormire…

Si girò per voltarsi verso di lui con l’intento di ammirarlo nel sonno. Era dalla parte opposta del fuoco ormai spento, ma riusciva a distinguerne la figura arrotolata nel sacco. Nonostante non lo vedesse in viso, solo sapere che era lì, a poca distanza da lei, la rasserenava. Potevano condividere momenti, il cibo, anche quelle notti stellate…

Sasuke continuava ad agitarsi nel sacco a pelo e Sakura si insospettì. Erano ricordi molto lontani, ma le pareva che quando erano dei genin Sasuke avesse un sonno molto tranquillo: era Naruto quello che continuava a rigirarsi, svegliandosi la mattina dopo con i piedi sopra lo stomaco di Sasuke dando vita al primo litigio della giornata – peggiorato dal fatto che entrambi i ragazzi erano sempre di malumore appena svegli.

Quando lo sentì mugugnare nel sonno decise di vedere cosa non andava. Uscì dal proprio sacco a pelo e si avvicinò lentamente al ragazzo: nel buio non riusciva a vedere bene l’espressione, ma distingueva chiaramente gli occhi stretti e i denti digrignati. Fece scorrere il chakra verde nella mano e tenendola a qualche centimetro di distanza la passò sul corpo del ragazzo: il flusso di chakra era in subbuglio. Era un incubo.

Non le sembrò il caso di svegliarlo, ma non poteva fare molto altro per lui. Spostò la mano sulla fronte del ragazzo, delicatamente. L’agitazione del flusso di chakra di Sasuke le ricordava gli effetti di un genjutsu.

Alla fine illusioni e incubi sono entrambi immagini prodotte dalla mente…

I genjutsu si potevano interrompere o controllando il proprio chakra, o avendo un compagno che immetteva il suo chakra per disturbare volontariamente il flusso nel corpo. Decise di provare quella tecnica. Non era sicura che avrebbe funzionato né che non l’avrebbe inavvertitamente svegliato, ma le sembrava sempre meglio di stare con le mani in mano: convogliò di nuovo il chakra sui polpastrelli e ne trasmise qualche cauta goccia al ragazzo.

Lentamente, il respiro di Sasuke si fece più regolare e smise di agitarsi. Abituatasi alla flebile luce della luna, Sakura poté distinguere i suoi lineamenti finalmente rilassarsi nel sonno. Entrata in modalità medico, allontanò la mano e rimase ad osservarlo ancora qualche minuto per accertarsi che il flusso del chakra rimanesse stabile e l’incubo non si ripresentasse subito.

Chissà che cosa stava sognando…

Per occuparsi dei bambini aveva studiato i disturbi del sonno. Gli incubi normali avvenivano di solito poco prima dell’alba, quindi era ancora presto. Che fosse un incubo legato ai traumi… magari a quando aveva perso la sua famiglia? Sakura voleva indagare, ma sapeva che Sasuke non avrebbe mai risposto ad una domanda diretta.

Guardò il suo viso addormentato finalmente sereno, straordinariamente bello. I suoi occhi percorsero i dettagli: i capelli sparsi intorno al viso, il taglio della mascella, l’espressione rilassata totalmente diversa dal cipiglio severo che teneva durante il giorno.

Con quell’immagine rubata in mente e sperando che il resto della notte fosse più tranquillo, si diresse verso il suo sacco a pelo.

 

***

 

La mattina dopo Sasuke si svegliò con una strana sensazione, come se fosse entrato in contatto con un chakra diverso dal proprio. Tuttavia non lo percepiva dentro o intorno a sé, quindi diede la colpa ad una suggestione lasciata magari da un sogno… di cui stranamente non ricordava nulla.

Si stropicciò gli occhi: era abbastanza sicuro di aver avuto uno dei soliti incubi, ma non riusciva a ricordare quale né capiva perché non si fosse svegliato.

Gli occhi ancora velati dal sonno, scorse Sakura ancora addormentata nel proprio sacco a pelo ad un paio di metri da lui. Stranamente, questa volta era lui a svegliarsi per primo, e si sentiva anche più riposato del solito.

Me lo sarò immaginato…

 

***

 

Erano ad una giornata di cammino dal covo di Orochimaru quando Sasuke percepì che qualcosa non andava. Fermò Sakura con un braccio e tese le orecchie. Sakura lo interrogò con lo sguardo.

- C’è troppo silenzio.

Sakura tese le orecchie a sua volta: aveva ragione, non c’era il solito suono degli uccellini o degli animali del bosco che correvano. Lentamente fece correre la mano al kunai pronto al suo fianco, avvicinandosi a Sasuke e coprendogli le spalle nella formazione di difesa che usavano fin da ragazzini.

In pochi secondi sentirono il sibilo tipico di kunai nell’aria e in contemporanea saltarono per evitare l’attacco; dei kunai esplosivi saltarono in aria, creando un piccolo cratere sul posto che prima occupavano i due shinobi.

Sakura e Sasuke, divisi ai due estremi della strada, vennero inseguiti rispettivamente da due serie di piccoli esplosivi, obbligandoli ad evitarli e allontanandoli sempre di più. Data la direzione e la quantità di esplosivi, dovevano essere almeno due nemici che agivano per separarli.

Palesemente non sanno con chi hanno a che fare, se pensano che separandoci non riusciremo a difenderci.

Sakura guardò in direzione di Sasuke, che le annuì. In un istante saltarono verso la direzione dei rispettivi attacchi.

Il nemico di Sasuke era un ninja nascosto tra le fronde di un albero: prese la mira lanciando una palla di fuoco nella direzione in cui lo Sharingan vedeva l’origine del chakra nemico. Il ninja lo evitò con un salto, atterrando nel centro della strada e rispose con una tecnica di fuoco a sua volta diretta al Sasuke ancora a mezzaria.

Tsk.

Le tecniche di fuoco di questo ninja non erano potenti come quelle di Sasuke, ma combattere contro lo stesso elemento la rendeva una battaglia inutilmente lunga – e Sasuke non aveva pazienza per le battaglie lunghe.

Estrasse la spada lasciando cadere la custodia verso il terreno e non appena questa fu fuori dalla portata del fuoco vi si sostituì, avvolgendo contemporaneamente la katana nel Chidori. Il ninja nemico sbarrò gli occhi alla sostituzione ed ebbe appena il tempo di schivare la spada.

- Sasuke Uchiha!

- Siete decisamente di basso livello se attaccate senza sapere chi vi sta davanti.

Nonostante la sorpresa, il ninja nemico non sembrava intenzionato a scappare.

- Dobbiamo solo occuparvi quel che basta.

Sasuke aggrottò le sopracciglia a quel commento e si preparò ad attaccare con Kusanagi, ma intorno a sé iniziarono ad ergersi torri di fuoco.

- Arte del fuoco: muro di fuoco!

Nel frattempo Sakura stava combattendo con una kunoichi nascosta vicino alle radici di un albero: non portava nessun coprifronte. Sakura caricò il pugno verso la nemica, ma quella lo schivò muovendosi istantaneamente dietro di lei.

Sakura parò il calcio e schivò il kunai diretto al suo viso; ricaddero entrambe in piedi sul terreno, ma Sakura sentì il terreno sotto di lei cederle.

- Arte della terra: sabbie mobili!

Prima di riuscire a reagire si ritrovò bloccata fino alle ginocchia, incapacitata a saltare o a distruggere il terreno. Il nemico usava l’arte della terra, per lei che aveva affinità con l’acqua era il suo punto debole. Ci sarebbe voluta l’arte del fulmine… si voltò per vedere Sasuke che veniva circondato da torri di fuoco.

- Sasuke-kun! – chiamò iniziando ad eseguire i sigilli della sua tecnica.

Il ragazzo si voltò e incrociò lo sguardo di Sakura sempre più immersa nelle sabbie mobili e la sequenza dei sigilli, e capì all’istante quello che voleva fare.

Amenotejikara!

Le tomoe del Rinnegan si attivarono e in un secondo Sasuke e Sakura invertirono di posizione.

- Arte dell’acqua: cascate millenarie!

- Chidori nagashi – Flusso dei mille falchi!

I due nemici ebbero a mala pena tempo di capire che cosa fosse successo quando uno si trovò le proprie torri di fuoco spente da delle cascate d’acqua e l’altra vedeva le proprie sabbie mobili annullate dall’elettricità sprigionata da tutto il corpo dell’uomo davanti a lei.

- Attieniti al piano! – gridò il ninja nemico sfoderando due kunai di colore viola e lanciandoli contro Sakura. Lei li schivò, non prima di registrare il liquido sulle punte.

- Sasuke-kun! Sono avvelenati!

Il ragazzo assottigliò gli occhi mentre parava i colpi della kunoichi davanti a lui con la spada: al contrario del suo compagno, stava mirando ad infilzarlo senza sprecare i kunai lanciandoli.

- Chiudiamola in fretta.

- Sono d’accordo! – rispose Sakura caricando il pugno di chakra e attaccando l’uomo davanti a sé. Un grido dietro di lei le fece capire che Sasuke aveva probabilmente ferito la sua avversaria.

Un istante prima di mandare a segno il colpo, davanti a Sakura non c’era più il ninja ma un pezzo di legno.

Una sostituzione!

Guardandosi intorno lo cercò per trovarlo direttamente sopra a Sasuke, attaccandolo dalla sua sinistra – il lato dove gli mancava il braccio.

- Sopra di te!

Corse verso il ragazzo, il quale si voltò in tempo per far volare dietro le sue spalle il kunai che gli era stato lanciato, per concentrarsi subito su quello che ora il nemico teneva nella mano sinistra.

Alle spalle di Sasuke, lo scintillio dietro l’arma fece a capire troppo tardi a Sakura che era legato ad un filo invisibile; con uno strattone il ninja tirò a sé il kunai, che ora era diretto alla spalla di Sasuke.

Non con me in giro!

Concentrando il chakra sotto la suola dei sandali Sakura spiccò un balzo intenzionata ad afferrare il kunai prima che centrasse Sasuke, ma con un secondo strattone il ninja cambiò la traiettoria del kunai che si infilò nell’avambraccio ancora teso della ragazza.

Sasuke, che aveva seguito con la coda dell’occhio la situazione, colse l’occasione per tagliare il filo che collegava il kunai all’uomo e con un calcio lo spedì dalla parte opposta della strada.

L’uomo cadde sulla schiena, emettendo un suono che indicava un paio di costole frantumate. In quello la kunoichi apparve di fianco a lui e lo afferrò per la spalla.

- Dove avete intenzione di andare? Mi dovete delle risposte – intimò Sasuke con la spada tesa, ma la donna stava già iniziando a segnare una tecnica illusoria.

- Abbiamo finito la nostra missione – disse semplicemente prima di svanire.

Sasuke si guardò intorno con lo Sharingan per sciogliere l’illusione e capire dove fossero diretti – dentro la foresta, direzione nord-est – quando un suono soffocato lo raggiunse alle spalle: Sakura aveva sfilato il kunai dal braccio.

Si voltò a guardarla: la situazione non era grave, ma il veleno era ad azione rapida. Il Rinnegan gli permetteva di vedere il flusso del chakra turbato dall’agente esterno e come l’effetto si stesse velocemente propagando a partire dalla ferita diretto al cuore.

- Idiota! Che cosa stavi pensando?!

C’era irritazione e preoccupazione nella voce del ragazzo mentre slacciava la sua cintura bianca e la stringeva con mano esperta poco sopra il gomito, rallentando la messa in circolo del veleno. La ragazza fece una smorfia alla violenza del gesto: Sasuke non era decisamente nato per fare il ninja medico, era totalmente privo di tocco. Allo stesso tempo era palese come fosse abituato al vero campo di battaglia e all’intervento di emergenza: era lei il ninja medico, quindi quello che doveva fare era tenerla cosciente il più possibile rallentando il flusso sanguigno.

- A salvarti la vita? Quel kunai era avvelenato.

- Appunto – ringhiò lui – sono immune alla maggior parte dei veleni, lo sai!

Con la mente annebbiata Sakura registrò quell’informazione: se n’era dimenticata.

- A quanto pare… il mio corpo si è mosso da solo.

Sasuke fece schioccare la lingua: era ancora troppo irritato per apprezzare la citazione del sé stesso di qualche anno prima.

- Come vuoi procedere col veleno?

- Come…?

- Sei tu il ninja medico. Quanto ne hai in circolo? Vuoi estrarlo o usare un antidoto?

Sakura stava iniziando a sudare. Si concentrò, cercando di focalizzare fino a dove il veleno si trovasse nel suo corpo.

- Liquido colore viola… sudore, perdita di sensibilità localizzata. La cintura sta rallentando la circolazione. È limitato al braccio destro, spalla e parte alta del petto. Uno degli antidoti generici che ho in borsa dovrebbe bastare.

Sasuke seguì l’analisi e si guardò intorno, cercando la borsa che le era caduta durante il combattimento. La trovò poco distante e gliela portò. Sakura aveva gli occhi chiusi e stava cercando di tenere il battito cardiaco il più lento possibile. Decise di agire al posto suo.

- Quale?

- La fiala viola.

Sasuke cercò e trovò la fiala indicata; la ragazza aprì gli occhi e fece per prenderla, ma Sasuke fu più veloce. Tolse il tappo e le iniettò la dose direttamente nella coscia, osservando il liquido diminuire progressivamente dentro il contenitore.

- Io faccio qui, tu curati la ferita.

Mentre Sakura obbediva e avvicinava la mano avvolta da chakra verde sopra il taglio, Sasuke teneva d’occhio il chakra della ragazza con lo Sharingan. Quando vide che si era stabilizzato la sua espressione si ammorbidì leggermente.

- Ha fatto effetto. Era un veleno base. – commentò Sakura, il respiro più regolare – Sto già meglio.

- È quasi il tramonto. Appena riuscirai a camminare, ci dirigeremo verso il villaggio qui vicino. Questa notte dormiremo in una locanda e domattina indagheremo su questi ninja.

Non era un suggerimento, ma una decisione già presa. Sakura si sentì in colpa per costringerlo a cambiare i programmi.

- Scusa.

- Per cosa?

- Per essere un peso.

Sasuke la guardò in silenzio per qualche secondo prima di risponderle.

- Non ho detto che sei un peso.

- Però…

- Il ninja medico non deve ferirsi in battaglia. Non è questa la regola base che Tsunade ha creato durante la Seconda Guerra?

Sakura annuì, rossa in viso. Aveva ragione lui, ma un moto di orgoglio la spinse a rispondere.

- Però la quarta regola dice che chi possiede il Byakugo può ignorare tutte le altre.

Lo Sharingan di Sasuke si soffermò sul marchio violetto che decorava la fronte della ragazza. Non fosse che la situazione lo aveva messo in allerta, avrebbe quasi trovato spiritosa l’impertinenza di Sakura.

- Non prendere mai più kunai al posto mio – disse infine alzandosi in piedi, ritirando lo Sharingan.

Mentre Sasuke si stava contorcendo nel dubbio se potesse permettersi una vita normale, se fosse giusto donarle una vita sempre in bilico per colpa del suo sangue, non si era reso conto che il semplice fatto di viaggiare con lui era già un pericolo. E non solo perché era perennemente nel mirino di qualcuno, ma proprio perché lei stessa sembrava pronta a lanciarsi davanti a lui e fargli da scudo. Non comprendeva perché Sakura, che sembrava così volenterosa di capirlo, non riuscisse invece a concepire come tutto quell’altruismo lo mettesse in difficoltà.

Forse si era illuso: alla fine, anche se avevano condiviso molto e c’era una certa chimica, erano troppo diversi per capirsi davvero.

Sakura alzò gli occhi, ma Sasuke si stava guardando intorno probabilmente alla ricerca di eventuali altri nemici, rendendole impossibile decifrare il suo volto.

- Sasuke-kun – lo chiamò. Lui si voltò appena a guardarla con la coda dell’occhio, il rinnegan che brillava.

- Però facciamo un buon team, vero?

Il sorriso di Sakura era troppo soddisfatto per distruggerlo con i suoi pensieri negativi. Inoltre, questo poteva concederlo: riuscire a mettere in piedi una strategia che implicava uno scambio di posizione istantaneo senza nemmeno parlarsi era una cosa non da tutti.

- Aah – confermò.

Soddisfatta, Sakura slacciò la cintura intorno al suo braccio e gliela pose, pronta a ripartire.

 

***

 

Sasuke si svegliò da uno dei suoi soliti incubi: questa volta aveva visto Sakura soccombere al veleno. Per quanto spiacevole, non si stupì che il suo cervello gli avesse riportato la scena di qualche ora prima. Per una volta il suo subconscio si preoccupava di cose reali, tipo la sua compagna di missione ad un passo dalla morte. Si diresse verso il terrazzo e aprì la porta-finestra, respirando l’aria fresca della notte.

- Sasuke-kun.

Il ragazzo sobbalzò sentendo una voce alla sua destra. A pochi metri da lui, Sakura era appoggiata al balcone del terrazzino della stanza di fianco alla sua avvolta in una coperta.

- Sakura. Sei sveglia.

- L’adrenalina di oggi non mi lascia dormire. E tu?

- Un incubo.

- Capisco. – Sakura lo guardò di sbieco. – Succede spesso?

- A volte.

- Se vuoi posso preparare una miscela di erbe per aiutarti a dormire. È facile.

- Non serve. Passeranno.

- Come preferisci…

Anche Sasuke si era appoggiato al balcone e stava guardando la strada vuota sotto di loro. Non aveva intenzione di parlarne con la persona che aveva appena visto morire in sogno.

- Sasuke-kun…

- Mh?

- Quale pensi fosse la missione di quei due?

- Dopo essere tornati al “piano” hanno iniziato ad usare dei kunai avvelenati e se ne sono andati dopo averti ferita.

- Vuol dire che la missione era avvelenarci. Ma che senso ha avvelenare me, un ninja medico?

- Non si aspettavano noi due. Non avevano riconosciuto neanche me. Forse gli era stato detto di attaccare una pattuglia di Konoha e pensavano che del veleno fosse sufficiente.

Sakura sembrò riflettere su quelle parole.

- L’ho pensato anch’io. Ma se così fosse, avrebbero dovuto annullare la missione, invece hanno continuato. E se la missione non fosse necessariamente eliminare la pattuglia, ma semplicemente ritardarla?

- Perché ritardare una missione di recupero?

- Esatto – confermò Sakura – Non ha senso.

Il silenzio aleggiò tra loro fino a quando Sakura non continuò il suo treno di pensieri.

- A meno che non vogliano ritardare la missione in sé, ma semplicemente il nostro arrivo ad Uzushio.

Sasuke la guardò. – Non ha senso rifletterci troppo in piena notte. Ci penseremo domani una volta parlato col capovillaggio.

Sakura annuì e tornò a guardare la luna. Rimasero in silenzio per un po’ prima che la ragazza spezzasse di nuovo il silenzio.

- Questa immunità ai veleni… come l’hai ottenuta?

- Durante il periodo da Orochimaru. Prendevo quotidianamente un po’ di veleno, ogni giorno diverso.

- Mitridatismo – annuì Sakura riconoscendo la tecnica medica – Ricordi anche quali o quanti?

- No, ma l’intento era di rendermi totalmente immune, quindi suppongo tutti quelli più conosciuti e parecchi di sua invenzione.

- Ha senso. Però vuol dire che ci possono essere veleni di nuova generazione a cui non sei immune.

- Sakura… - Iniziò Sasuke voltandosi verso di lei, ma lei mosse le mani davanti a sé.

- Semplice riflessione medica! Non volevo insinuare nulla.

Sasuke la guardò per un istante, prima di rigirarsi con un borbottio. Dopo qualche secondo di silenzio, come se avesse cercato il coraggio per chiederlo, Sakura proseguì con il suo “questionario medico”.

- Orochimaru ti ha… cambiato anche in altro modo?

Sasuke la guardò con la coda dell’occhio. – Cambiato?

- Quell’uomo ha fatto così tanti esperimenti umani aggiungendo e togliendo pezzi… Ti ha fatto anche altre modifiche?

Per un istante il cervello di Sasuke non riuscì a seguirla e diede la colpa alla mancanza di sonno. La guardò perplesso. Cosa voleva sapere adesso?

- Modifiche…?

- Naruto diceva che ti ha visto con delle ali. Quindi mi chiedevo…

- Ah… Quelle erano il secondo stadio del marchio maledetto. Non le ho più.

Sakura sospirò. – Per fortuna…

- Mh. Però erano comode.

Sakura lo guardò, questa volta era lei quella perplessa.

- Era… ironia? O sul serio?

- Ero serio. Ma fa lo stesso.

- Oh…

Sakura sembrava trattenersi dal dire qualcosa, e Sasuke lo notò.

- Cosa c’è ora?

- Ecco… – la ragazza era un po’ imbarazzata – Naruto diceva che erano come grandi mani.

- E quindi?

- Quindi… uhm… diceva che… non erano belle da vedere.

Sasuke sbatté le palpebre. Non aveva mai fatto caso all’estetica delle sue ali. Non era esattamente quello il motivo per cui le usava: riuscivano ad aumentare la portata dei suoi salti e fungevano da buono scudo. Riusciva ad immaginare il termine usato da Naruto – probabilmente più simile a “disgustoso” che a “non belle da vedere”. Chissà come le aveva descritte Naruto e che immagine si era fatta Sakura nella sua testa. Per un istante, si chiese se gli importasse cosa Sakura pensasse del suo aspetto fisico durante la trasformazione, e non riuscendo a darsi risposta, sbuffò.

- Mio fratello mi ha tolto il marchio, non ci sono più. Problema risolto.

Il tono gli era uscito più tagliente del previsto, e decise che quello era il momento giusto per tornarsene in camera prima che la mancanza di sonno lo rendesse ancora più scorbutico, ma la voce di Sakura lo fermò.

- Scusami, Sasuke-kun. Oggi non sembro riuscire a scegliere le parole giuste. Ti sarà sembrato un commento superficiale sull’aspetto fisico. Volevo chiederti se ti facevano male.

- No – disse semplicemente. – Ad entrambi.

Sentì Sakura sospirare sollevata a qualche metro di distanza. Voleva tornarsene in camera, ma se avesse chiuso la discussione così sicuramente Sakura avrebbe pensato che fosse arrabbiato con lei, e aveva ormai capito che la serenità mentale della ragazza gli importava a sufficienza da non volere essere la causa delle sue eventuali notti insonni e sensi di colpa.

- Non ci sono modifiche fisiche sostanziali a parte l’immunità al veleno. Combattimento, ninjutsu e controllo del marchio maledetto erano i piani di allenamento base. Quanto avevo assorbito Orochimaru guarivo più velocemente, ma anche quello è andato insieme al marchio. Non c’è nulla di cui devi preoccuparti. Inoltre…

La guardò velocemente prima di voltarsi verso la porta.

- Non scusarti di continuo. Non hai nulla di cui scusarti. Quello… è il mio ruolo.

Per la seconda volta quel giorno Sasuke si allontanò dalla ragazza prima che Sakura potesse anche solo reagire alle sue parole. Rimasta sola sul balcone, la ragazza rifletté che probabilmente quell’atteggiamento – cercare di tagliare corto il discorso e scappare prima di avere una risposta – faceva parte del suo carattere di base. Da una parte provò tenerezza a quel lato leggermente infantile del ragazzo, dall’altra le veniva voglia di prenderlo per il colletto della maglia e scuoterlo. Avrebbe scommesso qualsiasi cosa che probabilmente Sasuke si stava crucciando su qualcosa che lei non riusciva nemmeno ad immaginare. Decise che la sua missione personale di quel viaggio sarebbe stato fargli capire che con lei poteva essere se stesso. Certo, se avesse dovuto classificarla, sarebbe stata una missione livello S…

 

   
 
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