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Autore: Valerie    24/01/2021    2 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Susan si sentiva terribilmente in imbarazzo mentre lei e Blaise percorrevano la distanza che li separava dalla biblioteca di villa Sanders, solo il rumore dei tacchi delle loro scarpe riecheggiava nel vuoto del corridoio.
-Non aspettarti chissà cosa, la nostra è una modesta biblioteca- si decise finalmente a dire cercando di incoraggiare il dialogo.
Blaise si voltò verso di lei e per qualche secondo non disse niente, limitandosi a guardarla - quasi soppesarla.
-Non ho nessuna aspettativa a riguardo- le rispose finalmente tornando a guardare di fronte a sé – Trovo, comunque, che ogni cosa abbia il suo valore, al di là degli obsoleti paragoni-
Sue lo guardò per un attimo smarrita, temendo di aver perso qualche passaggio del suo ragionamento.
-Intendo dire – prese a spiegarle il ragazzo notando la sua espressione confusa -che non c’è bisogno di abbassare le mie aspettative per paura che possano essere deluse, magari infrante da qualche paragone con qualche biblioteca da me già vista. Avere una grande biblioteca non equivale ad avere libri di qualità-
-Oh…no, certo…- fece lei qualche secondo dopo -…in effetti il mio era un semplice tentativo di fare conversazione…- aggiunse titubante.
-Non c’è bisogno di sforzarsi per questo, apprezzo moltissimo anche il silenzio- aggiunse il ragazzo con fare pacato.
-Ma sarebbe imbarazzante- gli disse lei guardando il suo profilo -Camminare vicini e ammutoliti. Quando mi sento in imbarazzo, tra l’altro, rischio di iniziare a parlare a sproposito-
Blaise si voltò di nuovo verso di lei.
Gli occhi scuri, seri e profondi del ragazzo la scrutarono ancora e Susan non poté evitare di sentirsi a disagio una volta di più.
-Dici sempre tutto quello che ti passa per la testa? – le chiese continuando a guardarla dall’alto verso il basso.
-Mmh…- sembrò pensarci un po’ su lei -…ogni tanto- confermò infine.
-Tu,invece, sei sempre un tale esemplare di bon ton? – controbatté Susan, riferendosi ai suoi modi galanti e raffinati.
-Diciamo che sono stato ben educato- si limitò a rispondere il ragazzo.
Susan non poté fare altro che convenire, fra sé e sé, che fosse davvero così.
Vi erano una classe, un contegno e una raffinatezza nei modi di fare di Blaise, che Susan aveva visto in rarissime occasioni, e forse mai in un ragazzo della sua età.
-Eccoci arrivati! - annunciò lei poco dopo, una volta raggiunta la loro meta.
Susan aprì piano la porta della biblioteca. Al loro ingresso, le candele degli alti lampadari presero vita, andando ad illuminare ogni angolo della sala.
Blaise si guardò intorno.
Le scaffalature dei libri erano poste sui quattro lati della stanza, accanto ad ogni parete vi era una lunga scala che permetteva di raggiungere anche gli scaffali più in alto.
Al centro vi erano quattro poltrone ed uno scrittoio. In fondo alla sala un piccolo camino riscaldava l’ambiente.
Il tutto aveva un’aria molto rustica, come l’intera tenuta, d’altra parte.
-È accogliente- sentenziò il ragazzo avvicinandosi al camino.
-Una volta lo era di più- rispose Susan arrivando a sfiorare con la punta delle dita una delle quattro poltrone -Quando c’era mia madre, la biblioteca era la stanza più vissuta- spiegò -Amavamo passare intere giornate qui. La mamma leggeva storie a me e mio fratello alla luce calda del camino, mentre mio padre si dedicava ai suoi studi seduto allo scrittoio-
Un’improvvisa nostalgia la colse del tutto impreparata. Non era la prima volta che Sue rientrava in biblioteca dopo la morte della madre, eppure c’era stato qualcosa in lei, in quel momento, che si era smosso, provocandole uno strano dolore al centro del petto.
Forse era stato il permettere a qualcuno di estraneo di penetrare in un posto tanto intimo che l’aveva scossa.
Fu come quei pensieri che tieni dentro, che fino a che li custodisci in un angolino nella tua mente risultano evanescenti e intangibili, ma che appena confidi a qualcuno acquistano una forza così grande da sfuggire al tuo controllo.
-Non deve essere facile convivere con la sua mancanza- disse il ragazzo avvicinandosi a lei di qualche passo.
-Già…- disse a voce bassa, abbassando gli occhi per evitare quelli del giovane -Ma adesso basta malinconia- sentenziò pensando di non voler tediare ulteriormente il suo ospite.
Blaise la guardò intensamente ancora una volta. Qualcosa in quella ragazza catturava il suo interesse.
-Sei trasparente, Susan Sanders- le disse d’un tratto prendendo fiato -Hai una capacità di saperti raccontare che non è comune a molte delle persone che conosco. Me compreso, devo ammetterlo. Invidio la semplicità con cui riesci a esprimere ciò che provi. Non ti curi del contegno, né dell’apparenza…-
Fardelli di cui farei volentieri a meno ’ avrebbe voluto concludere, ma tenne per sé il resto della frase.
Sue venne investita dall’amarezza malcelata dietro quelle poche parole.
Cosa si nascondeva dietro gli atteggiamenti alteri ma educati di quel ragazzo che conosceva da così poco tempo? Quale sofferenza celava agli occhi dei più, quasi fosse una vergogna?
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma venne interrotta da uno degli elfi domestici a servizio della sua famiglia.
-Signorina Susan- esordì quello entrando nella biblioteca -Vostro padre vi manda a chiamare, signorina, la cena è servita-
-Oh, grazie Fili, arriviamo subito- lo ringraziò lei dedicandogli un ampio sorriso, grata anche del fatto di aver interrotto un ulteriore momento imbarazzante.
L’ennesimo della serata’, si ritrovò a pensare Susan.
Nel tragitto di ritorno, però, Sue non si fece cogliere impreparata e pur di non rimanere in silenzio, anche a costo di fare la figura della chiacchierona sconclusionata, intavolò un discorso sugli elfi domestici, raccontando a Blaise della decisione della sua famiglia di stipendiare ogni singolo elfo al loro servizio, lasciandoli liberi di lasciare i loro servigi in qualsiasi momento.
A tavola, i ragazzi si sedettero vicini, attirando lo sguardo vigile della madre di Blasie.
 
 
***
 
 
-Blaise, caro- lo richiamò la donna una volta usciti dalla villa, al termine della serata, invitandola a prendere il suo braccio intorno al proprio.
-Sì, madre? - le chiese lui assecondando il suo gesto.
-Trovo che la signorina Sanders sia una ragazza davvero affabile e…piena di risorse- pronunciò quelle parole con tono mellifluo, abbozzando un sorriso ambiguo e pieno di non detto che però il ragazzo seppe cogliere alla perfezione.
-Mi trovi pienamente d’accordo- rispose prontamente, consapevole che le risorse a cui si riferiva sua madre erano totalmente diverse da quelle che, invece, aveva notato lui.
 
*** 
 
 
-Puoi smetterla di continuare a fare su e giù? Mi metti agitazione- Eric rimproverò Susan per quell’andamento costante che lo faceva alquanto irritare.
Solo qualche ora prima, lei, Eric, Vivian, Adia e suo padre erano arrivati nel luogo dove si sarebbe tenuto l’evento sportivo più importante nella storia del Quidditch.
La compagnia aveva iniziato il viaggio da villa Sanders e poi aveva utilizzato una passaporta per arrivare fino a lì.
Vivian non mancò di ammonire Eric con lo sguardo, intimandogli di non aggiungere un’altra parola.
-Vedrai che starà per arrivare- aggiunse Adia rivolta all’amica.
Erano ormai quasi due mesi che Susan non vedeva Cedric. Benché si fossero scritti diverse lettere in tutte quelle settimane, la mancanza del ragazzo si era fatta, per lei, più acuta col passare inesorabile dei giorni.
Un fruscio proveniente dall’entrata della tenda attirò l’attenzione di tutti.
La speranza negli occhi di Sue si spense repentinamente quando, però, vide entrare suo padre con al seguito il dottor Cooper.
Il signor Sanders aveva incontrato il collega poco distante dalla loro tenda, apprendendo che anche lui e Blaise avevano deciso di prendere parte all’evento.
-Blaise è andato a fare un giro con alcuni sui compagni di scuola- aveva spiegato il signor Cooper incontrando lo sguardo di Susan.
La ragazza annuì sorridendo appena. Per quanto però potesse essere contenta di rincontrare il ragazzo, tutte le sue attenzioni erano concentrate sull’arrivo di Cedric.
-Senti- le disse Adia avvicinandosi a lei -Andiamo a fare un giro. Anche Fred e George dovrebbero essere qui intorno, magari li incontriamo strada facendo-
Sue pensò che potesse essere una buona idea e, dopo aver avvisato suo padre delle sue intenzioni, lei e Adia uscirono dalla tenda.
Fuori era un via vai di maghi e streghe intenti a trovare l’alloggio a loro assegnato. Persone da ogni parte del globo si erano radunate in quel posto per assistere alla grande finale della Coppa del Mondo di Quidditch.
Tutto era così colorito intorno a loro.
Un chiacchiericcio allegro si alzava di tanto intanto dalle tende cui passavano loro davanti. A volte riuscivano a riconoscere gli accenti di alcune lingue note, altre, invece, ridevano di pronunce strane e indecifrabili.
-Ehi, Cotton! – sentirono dire da una voce più alta delle altre.
Adia si girò di scatto.
Fred e George, poco distanti, in un corridoio fra gli alloggi alla loro destra, tenevano le braccia alzate per farsi facilmente individuare fra la folla.
-Fred! - esclamò la ragazza correndogli incontro.
-Che piacere rivedervi, ragazzi- disse calorosamente Susan abbracciando prima l’uno e poi l’altro.
-Anche noi siamo contenti di rivederti, Sanders- rispose George per entrambi, ammiccandole un sorriso.
-Da quanto siete arrivati? -  chiese lei di rimando.
-Poco meno di un'ora fa- risposero quasi in coro i due ragazzi.
-Ah, abbiamo visto Cedric quando siamo arrivati- disse d’un tratto Fred, come ricordandosene improvvisamente, tenendo ancora Adia fra le braccia.
-Abbiamo preso la stessa passaporta- confermò il gemello.
-Davvero? – chiese speranzosa Susan -Sapete dove si trova adesso? –
-Dovrebbe essere da quella parte- rispose il rosso indicando una fila di tende sulla loro sinistra.
-Grazie! – disse, e nell’arco di una manciata di secondi si era già tuffata in una corsa in quella direzione.
Percorse un paio di centinaia di metri quando vide, fra un marasma di gente in lontananza, un ragazzo dai lineamenti familiari. Il cuore iniziò a batterle più veloce nello scorgere finalmente il volto di Cedric.
Fece per prendere fiato e chiamarlo, quando la voce le si bloccò nella gola.
Cedric sorrideva felice. Accanto a lui una ragazza dai lunghi lisci capelli corvini e dai lineamenti orientali rideva di rimando.
Non seppe dare sul momento un nome alla spiacevole sensazione che le attanagliò lo stomaco in modo così prepotente, tanto da mozzarle il fiato.
Chi era quella ragazza? Perché ridevano in quel modo? E, soprattutto, perché non aveva cercato lei appena arrivato lì?
Rimase ferma, impietrita sul posto, incapace anche di fare un solo passo.
Guardava quella ragazza, così carina e graziosa, riservare a Cedric sorrisi ampi e sfacciati mentre con fare fintamente imbarazzato si portava una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.
Per la prima volta nella sua vita, Sue provò dei sentimenti profondamente avversi nei confronti di qualcuno.
-Sanders, ti sei persa? – il suo campo visivo venne invaso da un altro viso familiare. Una pelle color cioccolato incorniciava un paio di occhi scuri e profondi.
Blaise Zabini, in compagnia di quello che Sue riconobbe essere Draco Malfoy, le si parava davanti.
-Blaise…ciao…- farfugliò lei distogliendo lo sguardo dal ragazzo, temendo di avere sul viso un’espressione a metà fra il sorpreso e l’addolorato.
Rialzò gli occhi solo quando sentì i passi dei due giovani avvicinarsi.
Malfoy, notò Sue, aveva gli angoli della bocca piegati all’ingiù mentre si guardava intorno con fare quasi disgustato.
-Draco, ti presento Susan- richiamò l’attenzione dell’amico l’altro.
Finalmente il biondo si degnò di guadare la ragazza che aveva di fronte. L’espressione spigolosa sul suo viso sembrò addolcirsi appena, se non per reale cortesia nei suoi riguardi, pensò lei, forse per il rispetto che nutriva ne confronti della persona che li stava presentando.
-Piacere- esordì lei tendendogli la mano.
Lui le accennò a malapena un sorriso prima di dire sbrigativamente a Blaise che si sarebbero visti più tardi e di congedarsi.
-Perdonalo- disse il ragazzo rivolto a Susan -È un po’ schivo con le persone che non conosce-
Sue scosse debolmente la testa -Non preoccuparti- gli rispose, cercando di sorridergli rassicurante.
-Andiamo verso le nostre tende? – fece lui poi -So che non alloggiamo poi così lontani-
Alla ragazza mancò il respiro. Guardò frettolosamente oltre la spalla di Blaise e notò che, dove poco prima aveva scorto Cedric e quella ragazza, ora non c’era più nessuno.
-Cercavi qualcuno? -  le chiese il ragazzo voltandosi nella direzione in cui lei aveva puntato lo sguardo.
-Cosa…? – tornò a guardarlo Sue -No, no, solo mi sembrava di aver visto qualcuno di mia conoscenza- gli spiegò -Ma credo di essermi sbagliata- concluse mettendo su un sorriso tirato.
-Allora andiamo? – incalzò lui.
-Sì, andiamo…- rispose in modo non troppo convinto la ragazza.
 
 
***
 
 
Era rientrata nella sua tenda con Blaise al seguito dopo quel momento terribile. Il ragazzo si era presentato ad Eric e Vivian in modo formale ed educato, tanto da suscitare ammirazione nelle ragazze presenti nella stanza.
-Non mi avevi detto che Zabini fosse un tipo così affascinante- le aveva detto l’amica di sempre trascinandola lontano per non farsi sentire dal ragazzo in questione, ma si era interrotta quasi subito nell’accorgersi degli occhi lucidi di Sue.
-Dovevi andare a salutarlo! – la rimproverò Adia, quando Susan raccontò all’amica quanto aveva visto solo poco prima.
-Avrei voluto farlo! - esclamò l’altra -Ma mi sono sentita come paralizzata! Oh, Adia, avresti dovuto vedere quella smorfiosa- le disse riducendo gli occhi a due fessure, quasi l’avesse ancora davanti e potesse incenerirla con lo sguardo.
-La rimetteremo al suo posto- sentenziò la bionda posandole una mano sul braccio -E non devi sicuramente preoccuparti di nulla, Cedric è un ragazzo fedele-
Susan annuì certa. Se c’era qualcosa di cui era convinta nella propria vita era proprio che Cedric non le avrebbe mai fatto del male in quel modo. Era onesto e leale.
‘Questo non gli impedirebbe di innamorarsi di un’altra’
Una vocina maligna le riecheggiò nella testa e per lei fu come una sferzata di vento gelato e improvviso.
Era vero. Il fatto che lui fosse onesto, leale e fedele, non gli avrebbe impedito di essere attratto da un’altra ragazza e di innamorarsi di lei. Gli avrebbe detto la verità, quello sì, ma tutto ciò non garantiva che non l’avrebbe mai lasciata.
-È permesso? – il suono di una voce la riportò alla realtà.
Si trovava seduta su un divano in una stanza non direttamente connessa con l’ingresso della tenda, ma non aveva bisogno di vedere per capire a chi appartenesse quella voce.
-Ced! – sentì esclamare da suo fratello.
Adia si girò di scatto a guardarla con fare complice -Io vado di là- le disse -Tu parlagli e vedrai che vi chiarirete- Susan annuì, ma non si mosse da dove si trovava.
Si sentiva così stranamente inquieta. Nell’arco di neanche un’ora aveva visto la loro storia finita, morta e sepolta.
-Dov’è Sue? – sentì chiedere da Cedric.
-È nella stanza qui accanto – rispose Adia che aveva appena raggiunto tutti gli altri.
Cercò di respirare a fondo prima di alzarsi dal divano e muovere qualche passo.
-Ehi- prima che potesse fare qualsiasi cosa, Cedric era già entrato nella stanza.
Un bellissimo sorriso gli si stese sul volto nel vederla.
Era lo stesso sorriso che gli aveva visto sfoderare solo poco prima con quella ragazza? Si chiese.
O quello dedicato a lei era più sentito, segno di un interesse vivo e profondo?
Si sentiva divorare dai dubbi, gli angoli degli occhi le pungevano terribilmente e le labbra erano arricciate e serrate in una smorfia.
Avrebbe dovuto dire qualcosa, ma per la seconda volta in poco tempo, un nodo le si formò in gola impedendole di proferire qualsiasi parola.
-Qualcosa non va? – le chiese il ragazzo notando l’espressione quasi affranta e avvicinandosi a lei.
-Ced…- riuscì a dire lei in tono grave, cercando di impedire alle lacrime di sgorgarle dagli occhi -…ho bisogno di chiederti una cosa-
 
 
***
 
 
-Sei una sciocca- le disse il ragazzo tenendola stretta fra le braccia e baciandole i capelli.
Le aveva spiegato chi fosse la giovane in questione e di come l’avesse conosciuta qualche settimana prima.
Cho Chang si era trasferita da poco non molto distante da dove viveva Ced e le loro famiglie sembravano aver fatto subito amicizia.
Susan non si era mai sentita così piccola e infantile come in quel momento.
Aggrappata alla maglia di Cedric non riusciva a smettere di tirare sul col naso.
-Scusami- continuava a ripetergli nascosta nell’incavo del suo collo.
-Non c’è niente di cui scusarsi, Sue- la rassicurò lui -È stato un malinteso, fossi stato al tuo posto, probabilmente avrei reagito allo stesso modo- continuò a spiegarle.
-Ma tu non hai nulla da temere- aggiunse guardandola dritta negli occhi.
C’era una tale fermezza in quelle parole, una luce così calda in quelle iridi verdi che da sempre sapevano ammaliarla e incatenarla. Se solo avesse potuto avrebbe passato il resto della sua vita così, a perdersi in quegli occhi e a bearsi di quel sorriso.
Sorriso che si tramutò in un bacio e in un altro ancora, accompagnato da dolci carezze e stretti abbracci.
I dubbi potevano dirsi totalmente dissipati?
No, quei subdoli mostri si erano semplicemente acquietati in un cantuccio ben nascosto, pronti a saltare fuori alla prossima occasione, ma questo Susan ancora non lo sapeva, come non poteva sapere che dall’altro lato del pesante telo di stoffa che divideva la stanza in cui si trovavano dall’ingresso, qualcun altro aveva sentito tutto, pronto anch’egli a sfruttare la prossima situazione più propizia.
 
 
 
 
 
 
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