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Autore: Mue    26/08/2009    3 recensioni
Luna è ormai una donna adulta quando si imbatte nel suo vecchio amico d'infanzia Rolf Scamandro, ora diventato un celebre allevatore di cavalli alati.
Sono passati tanti anni e lui sembra terribilmente cambiato.
Ma lo è davvero?
La storia d'amore di Rolf e Luna vista da me.
{Dal testo:
«Luna, ti ricordi di mio nipote Rolf, vero?»
Luna sollevò gli occhi dal bicchiere che aveva in mano e incrociò lo sguardo dell’uomo che la signora Peakes le stava presentando.
Gli sorrise. «Certo che mi ricordo di lui. Mi ha baciata.»}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Un grazie a chi ha recensito il primo capitolo e a chi ha messo la storia tra le seguite o le preferite *-* Fatemi sapere come vi sembrano Luna e Rolf: sono curiosa di conoscere la vostra opinione su di loro, dato che in così pochi ne parlano o scrivono.
Buona lettura!

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Capitolo II



28 giugno, campagna di Ledbury St Catchpole

La luce del crepuscolo permeava tutta la campagna intorno alla stradicciola che da casa Peakes conduceva all’abitazione dei Lovegood. Erano poche centinaia di metri di distanza, perciò andarono a piedi.
Il sole era già tramontato e a oriente, tra i cumuli di nubi, il blu denso e liquido della notte stava risalendo nel cielo.
Rolf camminava davanti: si era acceso una pipa di corno e tirava lunghe boccate, silenzioso.
Luna lo seguiva rilassata, osservando le nuvolette azzurre prodotte dal suo accompagnatore mentre galleggiavano nell’aria fresca della sera estiva. «Ricordi dov’è casa mia?» chiese all’improvviso.
Lui si voltò, seccato. «Certo che lo ricordo. Sono nato qui.»
Luna lo osservò, pensierosa. «Però non sembra che tu ne sia molto felice.»
Rolf si accigliò. «Felice di cosa?»
«Di ricordarti di quando stavi qui, da piccolo. Non ti piaceva?»
Rolf scrollò le spalle. «Ricordo i posti, non quello che mi piaceva o no. Ormai sono anni che vivo all’estero.»
«Mi dispiace.»
L’uomo si voltò a guardarla: ora camminavano affiancati, costeggiando una siepe di rovi selvatici. «Perché ti dispiace?»
«Be’, i ricordi migliori sono quelli di ciò che si è provato, no?»
Rolf corrugò la fronte. «Tu dici? Perché?»
«Non lo so» rispose lei, alzando le spalle. Poi, dopo un istante di riflessione, aggiunse: «Forse perché, senza i sentimenti di ciascuno, un posto sarebbe sempre uguale per tutti.»
Rolf non disse nulla, tirando un’altra boccata dalla pipa. Luna tacque per qualche minuto, poi chiese: «Com’era la Francia?»
Rolf parve sorpreso da quella domanda. Scrollò le spalle. «Non male. Beauxbatons è un’ottima scuola, e il clima era stupendo.»
Luna sorrise. «I primi anni a Hogwarts mi sei mancato» rivelò senza alcun imbarazzo. «Non avevo amici e nessuno voleva parlarmi perché pensavano che fossi strana. Però ogni volta mi ricordavo le ultime parole che mi avevi detto ed ero felice.»
Il volto di Rolf aveva assunto una strana tinta accesa nella luce crepuscolare. I due continuarono a camminare sulla strada fangosa in un silenzio pacifico per l’una e imbarazzato per l’altro.
Poi Rolf domandò all’improvviso: «Com’è stata la guerra?»
Luna, sorpresa da quella domanda, rifletté. «Brutta» rispose alla fine.
Rolf scosse la testa con un mezzo sorriso. «Solo tu potresti avere così poco da dire su una guerra.»
Luna scrollò le spalle. «Non mi piace pensarci. Anche i ricordi peggiori sono quelli di ciò che si è provato.»
Rolf le lanciò un’occhiata in tralice. «Paura?»
Luna meditò, poi annuì. «Sì, alcune volte.»
Lui ridacchiò.
Luna lo guardò perplessa. «Perché ridi?»
«Tu non puoi avere paura» affermò lui. «Non hai mai avuto abbastanza coscienza di te stessa per averne. Anche da piccola non temevi nulla.»
Luna abbassò lo sguardo, seria. Ricordò il giorno in cui l’avevano presa da casa sua, e poi quella cantina buia e Olivander steso a terra. Ricordò l’arrivo di Harry, Ron e Dean, e ricordò Dobby e la sua morte. Alzò il viso e guardò Rolf negli occhi.
«E invece ho avuto paura» disse con una serietà inconsueta per lei.
Rolf smise di sorridere e la fissò intensamente, la fronte aggrottata.
Luna sospirò, poi sorrise. «Sono arrivata. Grazie per avermi accompagnata.»
Rolf alzò lo sguardo e sembrò accorgersi solo in quel momento della grande casa a cilindro in cima alla collina. Tornò di colpo all’espressione rigida che aveva mantenuto in casa Peakes durante la festa, come se si fosse accorto solo in quel momento di essersi lasciato andare troppo. «Prego» commentò asciutto.
«Buonanotte, Rolf» disse Luna, sorridendo.
Lui la fissò per un istante forse troppo lungo, poi le fece un cenno di saluto con la testa.
«Mi sbagliavo» le mormorò dietro mentre lei stava già oltrepassando il cancello. «Sei cambiata.»
Luna lo sentì e si volse indietro sorridendo. «Anch’io mi sbagliavo sul fatto che sei cambiato. Quando ridi sei uguale a una volta.»
Rolf le diede le spalle, avviandosi verso casa.

   
 
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