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Autore: Lamy_    19/02/2021    1 recensioni
Ivar e Hildr sono i nuovi sovrani di Kattegat. Devono far riemergere un regno dalle ceneri, e una tale azione richiede sacrificio e impegno costante.
I nemici circondano i neo-sovrani: Oleg e il suo esercito sono pronti a eliminare chiunque minacci il trono di Kiev. Ma il principe Dir ha altri piani che includono l’appoggio di Ivar e Hildr.
A incrinare una situazione già di per sé delicata sarà la guerra dei vichinghi contro il Wessex. L’esito sarà doloroso e le conseguenze porteranno a nuovi equilibri mai visti in precedenza.
Tutto è nelle mani di Hildr.
Amore e morte, forze antiche quanto il mondo, giocheranno una partita in cui le pedine avranno solo due possibilità: splendere di gloria o piegarsi alla sconfitta.
(6B; contiene spoiler a vostro rischio e pericolo)
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ivar, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. YGGDRASILL E LE SIRENE

Hildr non ne poteva più di ascoltare le storie di Floki. Suo zio si faceva prendere troppo la mano quando raccontava le gesta degli dèi. Aveva tredici anni e voleva solo finire il lavoro per andare a giocare fuori, invece il costruttore stava lavorando ad una nuova imbarcazione e aveva chiesto alla nipote di assisterlo. Fortunatamente con loro c’era anche Ivar, che ora lucidava la propria ascia per passare il tempo.
“Adesso possiamo andare?”
Floki rise per la disperazione nella voce di Hildr. Era una ragazzina energica, ma spesso e volentieri il suo unico desiderio era sedersi in riva al mare con gli altri coetanei per pescare.
“Hildr, fammi finire di raccontare la storia.”
“E’ l’ennesima, zio.”
Ivar ghignò, era divertente quando la sua amica si lagnava. Floki smise di segare un pezzo di legno per arruffare i capelli di Hildr.
“Questa storia ti piacerà, parla del mare.”
Hildr si sedette vicino ad Ivar e posò la testa sulla sua spalla, al che il ragazzino le circondò le spalle con il braccio.
“Avanti, Floki, racconta la storia.”
Floki si accomodò su un pezzo informe di legno e si grattò il mento.
“Voi sapete che le Nixen sono spiriti marini che nuotano a riva quando adocchiano una preda, sapete che uccidono senza indugio e che macchiano le acque con il rosso del sangue.”
“Sì, ce lo hai detto tu stesso.” Disse Ivar.
“Quello che non sapete è che un Nix si innamorò e desiderò diventare umano.”
Hildr sgranò gli occhi, non conosceva quell’aspetto romantico in relazione a creature nate per uccidere.
“Ci è riuscito?”
Floki sogghignò, finalmente aveva ottenuto l’attenzione totale della nipote.
“Presso il lago di Fagertärn, c’era una volta un povero pescatore che a stento riusciva a sopravvivere. La sua unica ricchezza era la bellissima figlia che si prendeva cura di lui e degli altri tre figli maschi. Arrivò l’inverno e con esso sfamare la famiglia diventò ancora più arduo. Durante un giro in barca il pescatore incontrò un Nix, che gli offrì una pesca abbondante in cambio della figlia. Il pescatore fu costretto ad accettare. Quando arrivò il giorno di tenere fede al patto, il Nix chiese alla fanciulla di seguirlo sott’acqua per sposarlo, ma lei si conficcò un pugnale nel cuore pur di non andare con lui.”
Hildr corrugò la fronte, quel finale drammatico non le piaceva. Nella sua testa aveva già immaginato che il Nix e la fanciulla si fossero sposati per vivere per sempre insieme.
“La morale sarebbe di non fidarsi dei Nix se non vuoi conficcarti un pugnale nel cuore?”
Floki rise a crepapelle, l’ingenuità della nipote era ilare. Le accarezzò la guancia e le diede un buffetto sul naso.
“La morale è che il vero amore può far male e richiede enormi sacrifici.”
“Altrimenti non sarebbe vero.” disse Ivar.
Hildr guardò l’amico e arricciò il naso, non pensava che lui fosse il tipo da frasi amorose.
“Tu ci credi davvero?”
“Sì, io ci credo. La persona giusta vale ogni singolo sacrificio.”
La ragazzina fu scossa da un brivido. Lo sguardo di Ivar era talmente intenso da farla rabbrividire.
“Allora ci credo anche io.”
 
 
Due giorni dopo
Hildr osservava l’isola di Samsø dalle torri di Kattegat, ossia il punto più alto della città. Non riusciva a scorgere l’entroterra, tutto ciò che vedeva erano il mare e la costa sabbiosa.  A poche miglia c’era Anholt, l’isola che da anni ospitava gli Hòlmganga e altri giochi vichinghi. Lei stessa aveva rischiato di restare uccisa in quella competizione, ma destino aveva voluto che Ivar rinsavisse all’ultimo minuto.
“Ehilà!”
Isobel la stava salutando con la mano mentre sollevava il vestito per risalire la scaletta a pioli. Aveva lasciato Aila alle cure di una balia per parlare con Hildr, voleva sapere come stava l’amica e quali erano le sue intenzioni.
“Che ci fai qui, Isobel?”
Hildr l’aiutò a salire sulla pedana della torre e insieme si misero a guardare il panorama.
“Volevo vederti prima della partenza. Ti senti pronta?”
“Non lo so. Le battaglie mi sfiancano ultimamente.” Rispose Hildr.
“Non vuoi più combattere?”
Isobel era sorpresa da quella rivelazione. L’amica si era dimostrata sin da subito incline alla lotta, quella specie di rassegnazione era preoccupante.
“Sono stanca, Isobel. Sono stufa di questa vita. Quando ero piccola, volevo combattere nell’esercito di Ragnar, conquistare nuove terre, dimostrare di valere. Io volevo essere una semplice guerriera, invece mi sono ritrovata a capo di un intero esercito e fra poco sarò regina.”
“Hai parlato con Ivar dei tuoi dubbi?” domandò Isobel.
“No. Se Ivar sapesse queste cose, rimarrebbe deluso. Lui è convinto che io sia destinata a regnare e risplendere nella memoria dei posteri. Tutte sciocchezze per me.”
Hildr voleva una vita semplice come quella dei suoi genitori. Svolgevano i compiti che Odino aveva previsto per loro, tornavano a casa e andavano a dormire con il cuore in pace. Il cuore di Hildr, invece, era bellicoso e in un costante stato di rabbia.
“Ivar ha ragione. Sarai una regina magnifica, ma questo non ti obbliga ad esserlo.”
“Isobel, le cose non sono così semplici. Ho accettato di sposare Ivar e di essere regina, non posso tirarmi indietro dopo queste promesse. Se è il destino che gli dèi hanno scelto per me, io posso solo adattarmi.”
“Magari il destino vuole una mano per cambiare.” Suggerì Isobel.
Hildr fece un sorriso, sebbene sapesse che niente e nessuno poteva ostacolare il volere divino.
“La vita è molto più complessa, mia cara amica.”
“Mia signora, il re è pronto a salpare.” Annunciò Sigrid.
Era una delle shieldmaiden che Hildr avrebbe allenato una volta salita al trono. Ivar l’aveva messa a capo di un manipolo di donne guerriere perché era convinto che avrebbe donato maggiore forza all’esercito. Sigrid era una diciassettenne di umili origini, orfana di padre e abitava con la madre che tesseva abiti per la città. I suoi capelli erano di un castano in netto contrasto con i brillanti occhi verdi; era bella quanto feroce. La rabbia repressa era per lei fonte di forza in combattimento.
“Devo andare. Mi raccomando, sta attenta e non ti fidare di nessuno.”
“Sarà fatto.” Disse Isobel.
Hildr abbracciò brevemente l’amica e scese dalla torre per dirigersi verso il porto.
 
Ivar si era svegliato all’alba per accogliere Oleg in città. Dopo un rapido giro di bevute, si erano seduti a tavolino per studiare una strategia di difesa. La costa di Samsø era un impedimento difficile da aggirare, ma Ivar aveva previsto un piano di assalto che avrebbe funzionato. Poche ore dopo si erano spostati nel porto per preparare le armi e aggiornare i soldati.
“Ivar, eccomi.” Disse Hildr.
Il ragazzo sorrise d’istinto, felice che lei fosse lì. Con l’armatura addosso era ancora più bella.
“Ti piace il regalo?”
Quando Hildr si era svegliata, aveva trovato una nuova tenuta da combattimento sul letto. Ivar le aveva regalato una corazza con l’incisione di un cavallo alato in onore del suo soprannome. Le Valchirie, difatti, volavano su cavalli alati per raccogliere i morti dai campi di battaglia.
“Lo trovo eccessivo ma comunque bello. Lo apprezzo.” Rispose Hildr.
“Stai divinamente.” Si complimentò Ivar.
Hildr sorrise e si morse le labbra, non voleva dimostrarsi troppo disponibile. Ivar avrebbe dovuto sudare per riconquistare la sua fiducia.
“Dov’è Oleg?”
“Si sta mettendo d’accordo con i suoi timonieri. Vadim non è qui.”
Hildr si sedette sul bordo dell’imbarcazione e sfiorò la superficie dell’acqua.
“Abbiamo dei conti in sospeso a Kiev. Pensi che Vadim lo abbia scoperto e stia cercando il nostro amico?”
Il riferimento era a Dir, il fratello di Oleg che si era alleato con Ivar per riprendere il trono ‘Rus e salvare Igor.
“Può darsi. Oleg sembra tranquillo, ma potrebbe fingere. Vuole a tutti i costi Kattegat, glielo leggo negli occhi.”
“Ivar, dobbiamo fare molta attenzione. Oleg ha un esercito che noi non abbiamo.” Disse Hildr.
Ivar annuì e le strinse la mano, poi sorrise per rassicurarla.
“Ho già in mente qualcosa. Vedrai, entro due settimane diremo addio al principe.”
“Lo spero bene. Non lo voglio invitare al nostro matrimonio.”
Ivar le lanciò un’occhiata maliziosa, al che lei alzò gli occhi al cielo.
“Dunque ci pensi al nostro matrimonio. Molto bene.”
“Sta zitto, oppure ti taglio la gola.”
“Ti amo ancora di più quando mi minacci.” Disse Ivar.
Hildr gli tirò un pugno sul braccio e sbuffò. Si mise in piedi quando vide Oleg avvicinarsi con un sorriso beffardo sulle labbra.
“Hildr, è un piacere rivederti. Mio cugino Vadim sente molto la tua mancanza.”
Ivar indurì la mascella, la gelosia gli faceva accapponare la pelle. Oleg lo stava stuzzicando, pertanto sarebbe stato al suo gioco.
“Perché Vadim ha ottimo gusto in fatto di donne.”
“Principe Oleg, è tutto pronto.” Annunciò un soldato russo.
“Mettetevi comodi, si parte!”
 
Hildr continuava a sbirciare nell’acqua da quando erano salpati. Cercava qualcosa, o qualcuno, che apparteneva alle leggende.
“Speri di trovare la verità assoluta in mare?”
Oleg l’affiancò al parapetto della nave, i suoi occhi tenebrosi la guardavano di sottecchi.
“Spero di trovare una Nix, uno spirito d’acqua mutaforma.”
Hildr andò a sedersi accanto ad Ivar, che intanto stava intagliando un pezzo di legno.
“E’ un demone, capisco.” Disse Oleg.
“E’ una sirena.” Lo corresse Hildr.
Ivar mise da parte il coltello, avrebbe ripreso il lavoro più tardi. Aveva in mente un ninnolo da regalare alla sua futura moglie.
“Sono spiriti acquatici che suonano musiche incantate col violino. Solo il bersaglio che hanno in mente può udire la musica. È un mezzo per attirare la vittima e tagliargli la gola con una lama. Si dice che siano creature dall’aspetto incantevole, belle come la luna quando è piena e alta nel cielo.”
Hildr gli diede una leggera gomitata, sapeva che Ivar stava cercando di spaventare lo straniero con racconti di mostri marini.
“Non tutte le Nixen sono mostri. Alcune storie raccontano che questi spiriti abitino vicino ad un ruscello o ad un fiume e che da essi prendano forza. Possono anche insegnare ad un musicista a suonare talmente bene da fa danzare gli alberi e le cascate.”
“Ne avete mai vista una?” chiese Oleg, incuriosito.
“Io no. Però mio zio Floki ne ha vista una mentre costruiva una barca giù al fiume.” Disse Hildr.
“Io ho visto una Nix e ho udito la sua musica magica.” Asserì Ivar con fierezza.
Hildr gli rivolse un’occhiata sgomenta, non le aveva mai confessato di aver incontrato uno spirito d’acqua.
“E quando l’avresti vista?”
Ivar sorrise e le prese le mani per poi baciare ciascuna nocca.
“Sei tu la mia sirena, bellissima e l’unica capace di ammaliarmi. Non c’è creatura marina o terrestre che possa emulare la tua magnificenza.”
Hildr arrossì, era da tempo che il ragazzo non le dedicava parole d’amore così cariche di sentimento.
“Vuol dire anche che sono letale.”
“Una freccia dritta al cuore, mia adorata.” Replicò Ivar.
Hildr rise e gli diede un’altra gomitata per allontanarlo da sé.
“Le frecce sanno essere mortali, Ivar.”
Oleg studiava la coppia con cura, c’era qualcosa fra di loro che non riusciva a spiegarsi. Aveva amato sua moglie in passato ed era stato tradito, quindi si chiedeva se fosse possibile amarsi follemente come si amava la giovane coppia.
“Cosa dobbiamo aspettarci a Samsø? Immagino che i seguaci di Bjorn siano piuttosto indispettiti.”
Ivar spostò lo sguardo sul principe, detestandolo per aver interrotto quel momento con Hildr.
“Non saprei. Ora è Gunnhild a guidare i seguaci di Bjorn. È una donna determinata, dobbiamo aspettarci di tutto.”
“E’ una valida shieldmaiden, una delle migliori dopo Lagertha.” Disse Hildr.
“Anche tu non sei male, o sbaglio?” fece Oleg.
“Faccio del mio meglio.”
Ivar aggrottò la fronte e scosse la testa, non era d’accordo con quella sottovalutazione.
“Hildr è la shieldmaiden migliore, anche più di Lagertha. Datele in mano un arco e compirà magie.”
“Ivar, non esagerare.” Lo riprese Hildr.
“Ricordi quella volta che ci siamo allenati nel bosco e hai colpito la spalla di Ubbe con la freccia? È lì che ho capito subito il tuo enorme potenziale.”
Hildr ridacchiò al pensiero di quella freccia e alla faccia del povero Ubbe. Anche lei in quel momento aveva compreso che arco e frecce erano la sua arma, il suo marchio.
“Ubbe è tornato in città con le lacrime agli occhi. Giornata memorabile!”
Oleg vide il timoniere gesticolare verso di lui, si stavano avvicinando all’isola.
“Ci siamo quasi. Da qui il tragitto si fa periglioso.”
Ivar e Hildr si sporsero oltre la parete dell’imbarcazione per guardare la costa di Samsø che compariva a pochi chilometri. Macchie scure svettavano verso il cielo, erano gli alberi più antichi dell’intero stretto di Kattegat. Secondo la leggenda, Odino aveva indetto un banchetto a Samsø con tutti gli dèi per festeggiare la vittoria sul popolo dei giganti. Alla fine del banchetto Odino aveva eretto al centro dell’isola un albero di frassino e lo aveva chiamato ‘Yggdrasill’ in onore del mondo. Infatti, era noto per essere l’albero primordiale da cui avevano preso vita tutti gli altri mondi.
“Quando saremo a riva, andremo all’albero di frassino posto al centro dell’isola.” Disse Ivar.
Oleg capì subito che Ivar si stava riferendo al grande arbusto che spiccava sugli altri per altezza e bellezza.
“Perché proprio quell’albero?”
“E’ Yggdrasill, l’albero creato da Odino per generare i mondi. È il simbolo della vita.”
Hildr sorrise alla vista dell’albero, era un avvenimento importante per chi credeva negli dèi. Suo zio Floki l’aveva portata una sola volta a Samsø per ammirare Yggdrasill e le aveva recitato un’antica formula.
“So che un frassino s’erge, lo chiamano Yggdrasill. Alto tronco lambito d’acqua bianca di argilla. Di là vengono le rugiade che piovono nelle valli. Sempre s’erge verde.”*
Oleg non comprese le parole di Hildr, per lui erano solo frottole pagane.
“E’ lì che Gunnhild si nasconde?”
“Sì. Yggdrasill è un albero sacro, quindi è lì che è andata.” Confermò Ivar.
 
Hildr incoccò una freccia nell’arco e tese le braccia in avanti, pronta ad attaccare chiunque li assaltasse. Ivar e Oleg camminavano dietro di lei, entrambi silenziosi e guardinghi. Un sottoposto di Oleg sguainò la spada e la puntò verso la boscaglia che li attendeva.
“Sento qualcosa, una specie di fruscio.” Mormorò Ivar.
Hildr annuì e avanzò piano, gli occhi che oscillavano fra le fronde in cerca della fonte del rumore.
“Stiamo perdendo tempo. Andiamo all’albero!” disse Oleg, spazientito.
“E’ un albero sacro, porta rispetto.” Ribatté Hildr, stizzita.
Oleg non si curò dell’avvertimento, brandì la spada e superò Hildr. I russi lo seguirono come cani fedeli, mentre Ivar restava indietro per aspettare la ragazza.
“Credi che ci abbiano visto arrivare e che siano armati?” domandò Hildr.
“Può darsi. L’effetto sorpresa sarebbe un’ottima strategia.” Disse Ivar a bassa voce.
Proseguirono insieme, spalla a spalla, e intanto si guardavano intorno per avvertire eventuali pericoli.
“Faremo una grande festa quando ci libereremo di Oleg.” Sussurrò Hildr.
Ivar sorrise, trovandosi d’accordo con l’idea di celebrare l’interruzione di quella tremenda alleanza.
“Danzeremo, balleremo e mangeremo a volontà. Poi andremo nelle nostre stanze e daremo sfogo alla passione.”
“Voli troppo con la fantasia, Ivar.”
“Mi piace fantasticare su noi due avvolti fra le lenzuola.”
Hildr lo fulminò con lo sguardo, non era l’occasione adatta per quel corteggiamento sfrontato.
“Concentrati sulla battaglia. Lascia perdere le tue stupide fantasie.”
La risatina di Ivar si spense non appena raggiunsero Oleg. Hildr aveva abbassato l’arco, la bocca aperta per lo stupore. Oleg, invece, sorrideva trionfante.
“Ivar, oggi è una bella giornata!”
Yggdrasill si ergeva in tutto il suo splendore, il tronco duro e dalle venature perfette, le foglie dalla lamina a forma pennata erano verdi e rigogliose, i fiori a corolla emanavano una dolce fragranza. Attorno all’arbusto c’erano i seguaci di Bjorn, tutti erano inginocchiati e disarmati. Avevano le mani posate sulla terra e guardavano di fronte a sé.
“Si sono arresi.” Disse Ivar, incredulo.
Hildr perse subito lo stupore, la sua attenzione si focalizzò su Gunnhild. La donna non c’era, o era scappata o si stava nascondendo per un attacco.
“Dov’è Gunnhild? Non la vedo.”
Ivar esaminò i volti dei presenti e non riconobbe la regina in carica di Kattegat. Serrò la mascella perché, come sempre, la vittoria non era mai facile. Zoppicò fino a uno degli uomini inginocchiati e gli sollevò il mento con la spada; era il fabbro, lo riconobbe all’istante.
“Dove si trova Gunnhild? Parla oppure sarai sottoposto all’aquila di sangue.”
L’uomo grugnì, i denti marci gli conferivano un’immagine selvaggia.
“Non meriti di saperlo, storpio.”
Hildr lo spinse per terra e gli premette lo stivale contro la gola senza fare troppa pressione.
“Rispondi, maledetto. O preferisci che il mio piede ti schiacci la trachea?”
“Il re storpio si fa difendere dalla sua puttana.” Commentò l’uomo con una risata.
Ivar andò su tutte le furie, non era dell’umore per mettersi a battibeccare per futili ragioni. Estrasse un pugnale dalla cintura e lo infilzò nella gola dell’uomo. Il sangue schizzò, riversandosi intorno al corpo come acqua che scorre in un fiume.
“Ripeto: dov’è Gunnhild?”
Hildr rimase impassibile, anche se dentro stava andando a fuoco. Non le piacque il gesto di Ivar, però sapeva che usare la forza era l’unico modo per ottenere informazioni. I sostenitori di Bjorn avrebbero difeso la loro regina anche a costo di morire.
“Uccideteli tutti.” Ordinò Oleg.
Ivar ebbe un lieve fremito, non gli piaceva che il principe avesse preso in mano le redini della situazione.
“Prendo io le decisioni, principe. Fatti da parte.”
Hildr avvertì la tensione fra i due uomini, sarebbe sfociata nel sangue se non fosse intervenuta. Le venne in mente l’idea peggiore di sempre. Se c’era una cosa che i vichinghi amavano più del proprio re, erano gli dèi. Tolse la spada dalla mano di Ivar, si avvicinò all’albero e puntò l’arma contro il tronco.
“Se non ci dite dove si trova Gunnhild, io scortico Yggdrasill.”
Un sussulto riecheggiò fra i seguaci di Bjorn. La paura era stampata sui loro volti come se la morte volasse sopra le loro teste. Sapeva che minacciare un oggetto sacro sarebbe stato utile.
“Io lo so!” gridò una voce fra la folla.
Un soldato di Oleg obbligò la donna a mettersi in piedi e la tenne ferma per le braccia. Ivar la guardò con i suoi occhi azzurri che ora si erano fatti più tenebrosi.
“Parla.”
“Gunnhild si trova presso l’altare per l’estremo saluto a Midgard.”
Hildr e Ivar si scambiarono un’occhiata loquace, consapevoli di cosa parlasse la donna.
“Dunque?” volle sapere Oleg.
Ivar recuperò la spada da Hildr e si incamminò nella direzione opposta all’albero.
“Dobbiamo andare a nord. In fretta!”
 
Hildr stava per accodarsi al gruppo quando udì un flebile suono. Sollevò l’arco e girò su se stessa, ma non vide nessuno che suonava. Il suono man mano si fece più forte e chiaro, era una melodia dolce e avvolgente.
“Hildr! Hildr!” bisbigliò una voce.
Dietro di lei non c’era nessuno. I seguaci di Bjorn erano stati accerchiati dai soldati di Oleg per essere condotti a nord. Era sola, o almeno così credeva.
“Hildr, vieni! Hildr!”
La voce proveniva dalla spiaggia, sembrava vicina e lontana al tempo stesso. Strinse le mani sull’arco e seguì la musica. Ora il suono era cambiato, il ritmo era più cadenzato e allegro. Quando affondò gli stivali nella sabbia, squadrò ogni angolo per capire chi producesse la musica. Ancora una volta non vide nessuno.
“Hildr, bambina mia.”
Fu allora che vide una figura di donna emergere dall’acqua. Era sua madre. Indossava una veste bianca e vaporosa, i capelli neri galleggiavano nell’aria come i tentacoli di una piovra. Se Johannes fosse stato presente, l’avrebbe paragonata a Medusa.
“Madre? È impossibile …”
“Tutto è possibile, mia dolce Hildr.”
Hildr sentì gli occhi pizzicarle, avrebbe voluto piangere di gioia. Rivedere sua madre era un dono immenso che non pensava di poter mai ricevere nella vita.
“Madre, perché sei qui?”
“Per ricongiungermi con te. Ogni madre vuole stare con la propria figlia per sempre.”
“Anche io voglio stare con te per sempre.”
La donna fece un volteggio, la sua risata cristallina accompagnava ogni movimento.
“Vieni. Raggiungimi, Hildr. Resta con me per sempre.”
“Sì, madre.”
“Per sempre.”
Hildr d’improvviso si sentì strattonare, cercò di dimenarsi ma fu inutile.
“Hildr, no!”
Ivar era lì che la stringeva fra le braccia e al contempo la tratteneva. Hildr solo allora si rese conto di essere entrata in acqua. I vestiti erano zuppi fino alla vita e così anche le punte dei capelli. Il suo arco giaceva abbandonato sulla spiaggia.
“Che è successo? Io non ricordo di essere entrata in mare.”
Ivar l’abbracciò ed emise un sospiro di sollievo. Era tornato indietro quando aveva notato l’assenza della ragazza.
“Che cosa hai visto?”
Hildr guardò l’acqua, ma ormai la donna era svanita. Avvertì un dolore tremendo al petto come se le avessero strappato il cuore.
“Mia madre era qui. Mi ha detto che voleva stare con me per sempre e che dovevo entrare in acqua per ricongiungermi con lei.”
“Non era una tua madre. Era una Nix che voleva ingannarti.” Disse Ivar.
Che stupida, pensò Hildr. Le Nixen erano mutaforma con la propensione all’omicidio, pertanto una di loro aveva preso le sembianze di sua madre per attirarla in acqua e tagliarle la gola.
“Ivar, vedere i morti non è positivo. È un presagio nefasto.”
Se i defunti comparivano sotto una qualsiasi forma, significava che qualcosa di catastrofico stava per accadere. Floki lo ripeteva sempre: abbi paura dei morti come hai paura dei vivi.
“Ne parleremo più tardi. Adesso usciamo dall’acqua e torniamo a casa.”
Hildr lo aiutò a camminare in acqua, per lui era più difficile per via della stampella.
“A casa? Pensavo fossimo qui per Gunnhild.”
L’espressione di Ivar fu sufficiente per comprendere che la situazione era degenerata.
“Gunnhild si è lanciata dalla scogliera per riunirsi a Bjorn nel Valhalla.”
Hildr si tolse la giacca e strizzò le maniche, poi recuperò l’arco e lo fissò sulla schiena.
“E perché hai quella faccia scura?”
“Perché Bjorn ha sposato anche una certa Ingrid.” Disse Ivar.
“Bjorn aveva due mogli? Audace!” si meravigliò Hildr.
“Ci siamo liberati di Gunnhild, ma questa Ingrid è scappata insieme al consigliere di Bjorn.”
Ivar era nervoso, sembrava che qualsiasi mossa facesse gli si ritorcesse contro. Più si avvicinava al trono e più esso prendeva le distanze da lui.
“Ci occuperemo anche di Ingrid. Vedrai che ce la faremo.” Lo consolò Hildr.
Il ragazzo finse un sorriso, ma era terrorizzato di perdere tutto ciò che aveva guadagnato. Prima il Veggente e poi la madre defunta di Hildr, erano inequivocabili avvertimenti di una calamità imminente.
 
Isobel ancora non si abituava alle feste vichinghe, erano troppo caotiche per lei. Dopo l’annuncio che la regina Gunnhild era morta, Ivar aveva organizzato una festa alla dimora reale per celebrare la sua ascesa al trono. Presto lui e Hildr sarebbero stati i legittimi sovrani di Kattegat. Ma mentre Ivar brindava con Oleg, Hildr restava seduta in disparte a rosicchiare una coscia di gallina.
“La tua fame è grande quanto il mondo.” Disse Isobel, ridendo.
Hildr si pulì la bocca con la mano e fece spallucce, dopodiché si riempì il piatto di verdure bollite.
“Com’è andata la giornata? So che Hvitserk è rimasto qui in città.”
“Per questo sono rimasta tutto il giorno in casa con Aila. Sapevo che Hvitserk era rimasto in città per sbrigare delle faccende per conto Ivar, dunque ho evitato in tutti i modi di incontrarlo.”
Isobel sentiva gli occhi di Hvitserk addosso da quando era entrata nella sala reale, ma lo aveva bellamente ignorato. Tradendo Ivar aveva tradito anche lei e la loro bambina; non meritava il perdono.
“Te lo dicevo che non ci si può fidare di Hvitserk.”
La loro conversazione fu interrotta dal silenzio che era piombato nella stanza. Oleg aveva alzato il boccale e aveva assunto il portamento regale, schiena dritta e testa alta.
“Oggi è una giornata importante per tutti noi poiché abbiamo sconfitto Bjorn e il suo seguito. Kattegat prospererà sotto il governo di Ivar. Questa terra mi ha dato molto, una vittoria e nuovi amici. A tal proposito voglio invitare Ivar e la sua consorte a Kiev per l’ultima volta.”
Ivar guardò Hildr, comunicavano anche se parole. Entrambi avevano in mente la stessa cosa: andare a Kiev e unirsi a Dir per sconfiggere Oleg.
“Principe Oleg, io e Hildr siamo onorati. Accettiamo con molto piacere il tuo invito! Skall!”
“Skall!” esclamarono tutti all’unisono.
Hildr simulò felicità, però la stanchezza soffocò quel breve istante di finzione. Tornare a Kiev, rivedere Katya e Vadim, non era ciò che si aspettava. Ivar le riservò un sorriso raggiante a cui lei rispose con un cenno della testa.
“Hildr, stai bene?” domandò Isobel, preoccupata.
“No. Non sto affatto bene.”
 
Era notte fonda quando i festeggiamenti giunsero al termine. Oleg era così ubriaco che fu trasportato in camera dalle sue guardie. Quando la sala reale si svuotò, Ivar si accasciò sul trono. Era esausto e gli facevano molto male le gambe.
“Ti serve qualcosa per il dolore?”
Hildr stava ancora mangiando, a volte era sorprendente la quantità di cibo che riusciva a ingurgitare.
“Sto bene. Hai visto Hvitserk?”
“Eccomi.”
Hvitserk faceva ritorno dopo aver accompagnato un suo amico ubriaco a casa.
“Ecco il fratello scemo e inutile.” Disse Hildr.
Lasciò perdere il cibo, di colpo le era passata la fame. Bevve l’ultimo sorso di birra nella speranza che l’alcol l’aiutasse ad alleggerire la sensazione negativa che le attanagliava lo stomaco, ma per sua sfortuna non funzionò.
“Quando smetterai di tormentarmi, Hildr? Non sei più divertente.”
“Siamo solo all’inizio, idiota.”
Ivar sbuffò, quei due insieme si facevano la guerra come cane e gatto. Non era in vena di mettersi a fare l’arbitro di quello scontro.
“State zitti e ascoltatemi. Dobbiamo agire su due fronti: da un lato c’è Oleg e dall’altro c’è Ingrid. Io e Hildr andremo a Kiev per allearci con Dir, mentre Hvitserk resterai qui a cercare informazioni su Ingrid. La nostra posizione al potere è precaria, abbiamo bisogno di rafforzarla.”
“E come? I fedelissimi di Bjorn non mi daranno risposte.” Disse Hvitserk.
“Sei inutile, lo dico sempre.” borbottò Hildr.
Ivar le lanciò un’occhiataccia di rimprovero, non era il momento adatto per le battute.
“Fratello, usa la persuasione per carpire le informazioni. Laddove non riesci con le buone, allora usa le cattive. Ingrid è a piede libero e potrebbe mettersi in contatto con gli altri re e jarl.”
“Ci penso io.” affermò Hvitserk.
“Beh, allora siamo in un mare di guai!” disse Hildr, brusca come al solito.
“Basta con questa stupida faida. Dobbiamo essere uniti.” Disse Ivar.
Hildr fece una smorfia di disgusto, proprio non capiva perché Ivar continuasse a giustificare il fratello che lo aveva tradito.
“Io non mi fiderò mai di Hvitserk, neanche da morta. Se ti ha tradito una volta, lo farà di nuovo.”
“A quel punto potrai uccidermi.” Replicò Hvitserk.
Hildr afferrò un coltello e se lo fece passare fra le dita con gesti abili.
“Non tentarmi, Hvitserk.”
Ivar si sfregò gli occhi arrossati, era stata una lunga giornata e voleva solo riposare.
“Andiamo a dormire. Da domani ci aspettano battaglie decisive.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Se avete visto la 6b, saprete che ho modificato l’addio di Gunnhild per adattarlo alla mia storia. Come sempre rielaboro gli eventi della serie in maniera del tutto personale.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
- Yggdrasill è davvero l’albero sacro da cui si dipartono gli altri mondi, mi sono informata;
- la favola del pescatore è una storia che proviene dalla foresta di Tiveden.
*versi dell’Edda Poetica, opera antica che contiene gran parte della mitologia nordica.

 
  
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