Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Lodd Fantasy Factory    16/04/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16 Aprile 2021,

 

 

Fare leva sui sentimenti. È sempre la soluzione migliore per catturare l’attenzione di qualcuno. Ed è proprio a questo che siete serviti, amici miei: attirare l’attenzione. Nello specifico, la mia. Quante lettere, gioiose, mi hanno invitato a rileggere il mio ultimo capitolo alla ricerca delle parole di Anduin. La vostra emozione mi ha colpito, il vostro trasporto mi ha convinto a farlo.

Sapevo quel che avrei trovato sin dal momento in cui decisi di cedere al vostro invito. Nessun dubbio a riguardo: siete stati utilizzati per rendermi un bersaglio. Siete voi i colpevoli?

No, non di certo.

Altri hanno tramato nell’ombra.

Tuttavia, questo è sempre stato il vero intento dell’Ombra, seminare l’odio tra me e voi. Per un po’, mi tocca ammetterlo, ci è riuscita. Sarebbe stato difficile capirlo, se non avessi fatto quel che ho dovuto, la scorsa notte. Gli errori che facciamo in vita dovrebbero finire per renderci più saggi, dicono. Questo, però, è uno di quegli errori definiti da una grafia errata. Orrori è il termine esatto.

V’imploro, dal profondo dell’anima, di tenervi distanti dalle mie faccende. L’episodio di Anduin è stato un pessimo esempio.

Non avrei dovuto parlarvene. È una mia colpa, l’ennesima.

Quanto dolore dovrò sopportare? Quanto questo corpo e questa mente potranno reggere il lento avvelenamento compiuto dall’Ombra e il suo padrone?

È un continuo insuccesso… un costante fallimento.

Una sola cosa è certa….

Prima di espormi, dobbiamo però fare un salto indietro a ieri notte, e alla notte prima: chi era sulle mie tracce? È andata bene la mia imboscata? Conoscere la verità mi renderà ai vostri occhi più simile al vero Philipp Lloyd…

Alcuni di voi lo osannano, malgrado le sue azioni scellerate. La sua storia aveva dei passaggi innegabilmente avventurosi, ma quei pochi di voi che hanno saputo leggere le sue azioni, staccandole dalla persona in sé, hanno compreso la sua follia, la sua quasi mancanza di umanità.

La storia si ripete, mi verrebbe da dire.

Eccomi qui a confessare qualcosa che avrei voluto nascondere. Abbiate pietà di me, signor giudice. Ero in buona fede…

 

Muoversi nella notte non è mai stato semplice, benché col passare dei giorni sia diventato sempre più facile. Certo, spostandosi da un luogo ad un altro si rende tutto decisamente più complicato, tuttavia l’esperienza rimane tale. Diventa facile trovare le zone con un migliore accesso, oppure individuare i locali di approvvigionamenti meno pattugliati. Allontanandomi da casa, le ricerche si sono fatte meno precise, ma le forze dell’ordine sono sempre nei dintorni dei centri abiti, per assicurarsi che le persone non escano.

Se solo sapessero, le persone farebbero di tutto per rimanere in casa; però, voi sapete che neanche in casa si può stare sicuri. Quelle cose strisciano in silenzio sotto le porte, infilandosi nelle bocche dei bambini dentro le loro culle, di genitori stremati dalla giornata di lavoro. S’impadroniscono degli inermi, senza neanche incappare nella difficoltà della lotta. Questi esseri si prendono ciò che vogliono, senza mai chiedere il permesso.

Sembra che sia davvero l’unico, insieme a tutti voi, ad essersi accorto di quello che sta accadendo nel nostro paese. No, mi correggo: in tutto il mondo. Philipp Lloyd è arrivato dall’America, dopotutto.

Insomma, questo discorso si sta facendo lungo, ma vuole portare ad una sola affermazione: non uscite di casa la notte, tenetevi stretto il vostro animale domestico, qualsiasi esso sia. Chiudete le finestre, le porte e i condotti di aerazione; mettete stracci sotto le porte per impedire a quelle cose di avvicinarsi. Sono ovunque. Quanti sono già sotto il loro controllo?

Questo periodo non ha fatto altro che incentivare questo fenomeno.

Rimanete a casa.

Non uscite la notte.

Non cercate di fare gli eroi.

Io non sono il vostro messia: sono solo un pazzo che ha ingaggiato la sua personale crociata contro le tenebre, argomento che sarei il primo a mettere in discussione, e a proporre uno psicologo per l’analisi. Nessuno di voi ha il dovere e il diritto d’intromettersi, come ha già fatto Anduin. E sappiamo bene come si è conclusa la sua intrusione nella mia vita.

State al sicuro: è il migliore aiuto che potreste mai darmi.

 

Avevo appena consegnato il mio aggiornamento in pasto ad internet e, sicuro del mio piano, avevo scelto un luogo insolitamente illuminato per eseguire l’azione. Avorio, al riparo dentro lo zaino, mi piantò gli artigli nella schiena quando si accorse della presenza. Ne approfittai per cominciare a correre, dapprima con un poderoso scatto, ed in seguito rallentando visibilmente, quasi per illudere il mio inseguitore che la stanchezza avesse avuto la meglio su di me.

Dando per scontato che anch’esso fosse nuovo della zona, indirizzai la mia fuga verso una strettoia che sapevo zeppa di vicoletti e stradine parallele; l’intento, credo sia ben chiaro, era tutt’altro che di seminarlo, bensì tendergli un’imboscata. Avevo già pronto nella tasca del giubbotto un tirapugni artigianale, realizzato grazie a del filo metallico, una spugna e una striscia di legno con tre chiodi. Avevo precedentemente intinto le punte di benzina, in modo da poterle poi avvolgere con delle garze. Nell’altra tasca avevo preparato tre accendini con fiamma antivento, pronti per ogni evenienza.

Dopo chissà quanto tempo, ecco quel cappotto lungo e scuro, come una sorta di mantella, aleggiare alle mie spalle. Era veloce, più di quanto ricordassi, tanto da costringermi ad affrettare il passo. Gli artigli di Avorio avevano continuato a martoriarmi la schiena per tutto il tempo, e avrei dovuto prestargli ascolto: questo gatto la sa lunga, e si era già accorto di quel che sarebbe accaduto, lasciandomi fare. La mia testardaggine però è seconda solo alla mia codardia, così ho proseguito col mio piano.

Arrivato alla prima svolta della strettoia, ho accelerato in uno scatto di cui in circostanze normali sarei andato molto fiero; il vantaggio guadagnato mi permise d’intrufolarmi con destrezza in una rientranza del vicolo, il quale poco più avanti svoltava.

Rimasi in silenzio, trattenendo il fiato già corto, perlomeno sino al passaggio del mio inseguitore. Il suono distorto di zoccoli, strano e non del tutto sensato, mi diede una prima avvisaglia d’incertezza; eppure, quando lo vidi scorrermi davanti, il mio corpo si mosse per istinto. Balzai fuori dalla rientranza, accendendo al contempo l’accendino.

Un bagliore squarciò la notte del vicolo.

I tre denti arrugginiti sprizzarono fiamme, alte abbastanza da farmi credere che anche la spugna avrebbe preso fuoco di lì a breve. L’inseguitore s’irrigidì all’improvviso, tuttavia senza arrestare la corsa, pur ruotandosi verso la mia presenza.

Il mio pugnò calò inclemente, di taglio, sulla sua schiena, strappando la mantella, ma senza riuscire a propagare le fiamme. L’essere emise un verso strozzato, come un guaito di terrore, uno degli ultimi della sua vita: riuscito ad afferrargli un lembo della mantella – pur io avvertendo un dolore lancinante alla schiena per gli artigli di Avorio – tirai a me l’individuo e affondai più volte i chiodi tra le sue scapole – facendo attenzione a non immergerli del tutto – finché non vidi il fuoco propagarsi.

Giacché era molto buio, non vidi alcuna oscurità venir vomitata fuori dopo i primi tre affondi; e, col terrore di averlo mancato, pur vedendolo stramazzare al suolo, lo rivoltai. Sollevò un braccio a sua difesa, e gli trapassai la mano inguantata. Questa volta udii un grido. In un lampo di luce inesistente, immaginai il volto di Anduin sotto il cappuccio e, preso da maggiore rabbia, oltrepassai la sua difesa con l’ennesimo gancio che si concluse sul suo volto, e quale suono raccapricciante!

Sentii il metallo stridere sui denti, irreparabilmente scheggiati, lo schiocco delle ossa piegarsi sotto la mia violenza, tipico di una mascella slogata; si levò subito un gemito terrificante dalla sua bocca, quasi incomprensibile:

Basta… ti prego!”

Arretrai, terrorizzato. Tutto avrei potuto immaginare, ma non che quella cosa potesse implorare. Notai un telefono cadergli di mano, attivo sulla fotocamera, in stato di registrazione.

Sgranai gli occhi.

Un brivido mi corse lungo tutto il corpo. Avorio aveva smesso di martoriarmi la schiena.

“Chi sei…?” ho domandando col cuore in gola.

Le fiamme però si erano già propagate sul suo cappotto. Lo sentii gridare e, benché volessi aiutarlo a liberarsi, rimasi inerme a vederlo ardere. Si contorse, nel tentativo di spegnersi, ma qualcosa che aveva in tasca esplose, e solo dopo averne percepito l’odore riuscii ad identificarli come petardi, di grande potenza. Lo vidi rimbalzare su se stesso tra grida atroci.

Sollevai la mano munita del tirapugni al riflesso delle fiamme: i chiodi grondavano di sangue, vermiglio come il mio senso di colpa. Una seconda luce, accecante, bianca, mi colpì gli occhi.

“Fermo!” tuonò un poliziotto, forse puntandomi una pistola, oltre che la torcia.

Avrei accettato di stare lì fermo, se solo tutto non dipendesse da me. Mi sono inchinato per raccogliere il telefono e, correndo quasi fossi un ubriaco, mi diedi alla fuga.

Sentii tre esplosioni alle mie spalle, la prima del poliziotto verso di me, che forò un tubo di scolo alla mia destra, la seconda dal corpo in fiamme, e la terza dal poliziotto dritta all’origine dello scoppio del petardo, di certo credendolo un colpo di pistola. Immaginai che le fiamme avessero appena smesso di agitarsi.

La voce dell’agente si è persa alle mie spalle.

Ho corso in preda al terrore, le mani grondanti del sangue.

Ma sapevo che portarmi dietro quel telefono sarebbe stato folle. Avrebbero potuto rintracciarmi. Così, trovato il portone aperto di un palazzo e, senza guardarmi troppo attorno, mi tolsi dalla strada. Il telefono aveva un account con un nome privo di senso: niudnA23.

Il video iniziava nel momento in cui ero stato individuato. Mi aveva seguito per un bel pezzo.

“Eccolo. Ho trovato Philipp. Provo a prenderlo” diceva.

Le ricerche del telefono erano aperte solo sul mio diario. Tutti i capitoli pubblicati sino a ieri.

Un solo numero sul telefono.

Una sola chat su WhatsApp: Gli Uomini Ombra.

Tutti i messaggi sono cancellati.

Dopo averci riflettuto, decisi di inviare un messaggio:

“Ho preso Philipp Lloyd e il suo gatto. Vivi.” Allegando al messaggio una foto di Avorio e del Diario.

Arrivarono molti messaggi di congratulazioni.

Tutti si congratularono con me, il numero 23. 65 persone in tutto sulla chat.

“Ora, cosa ne vogliamo fare?” chiesi, inserendo uno smile ridente.

“Quello per cui siamo stati chiamati a raccolta: ucciderlo.”

Provai uno straordinario senso di angoscia, non tanto per il fatto che qualcuno volesse uccidermi, più che altro perché sentivo dentro di me che avrei fatto di tutto per sopravvivergli. Qualsiasi cosa.

 

Non ho paura di voi “niudnA”, qualsiasi sia il vostro numero.

Un altro essere umano è pero morto a causa vostra. Il suo sangue è sulle mie mani. Perché?

Qualcuno ha bucato il mio account, e si è preso gioco di me. Mi hanno trovato, malgrado le mie precauzioni. Dovrò essere ancora più accorto, d’ora in poi. Avete infangato la memoria di Anduin, utilizzando il suo codice. Tuttavia non riesco a provare odio per voi. Solo un immenso dispiacere…

Ho cambiato tutte le password.

Vi sfido a fare di meglio.

Siete voi quelli che sono spariti in questi mesi?

Io non mi arrenderò.

A costo di prendermi le vostre vite una per una.

È vero quel che si dice dell’omicidio: una volta che prendi la tua prima vita, la seconda diventa più facile, la terza non la senti neanche… ritiratevi.

Come dicevo all’inizio, c’è una sola certezza… Anduin è morta per colpa mia.

Risparmiatemi di avervi sulla coscienza.

All’Ombra, che tutto vede di nascosto, è una questione che riguarda solo noi due.

Hai forse timore un semplice Uomo? Tu, che discendi dall’Antico?

 

 

Aggiornerò, */

 

*/ Vi supplico, amici miei: restate meri spettatori di questa faccenda. Per il vostro bene.

 

 

Philipp Lloyd.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Lodd Fantasy Factory