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Autore: Abby_da_Edoras    18/04/2021    11 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 12: Songs the night sings

 

Board the ship, hoist the sail, weigh the anchor
Set a course right towards the horizon
We can sail every sea, every ocean
till' we've seen them all

I wanna live the stories I write
See the whole world with my own eyes
Take the unknown trail
And hear the songs the night sings

I wanna feel the flame when it burns
Wanna feel the pain when it hurts
Take the unknown trail
And hear the songs the night sings!

(“Songs the night sings” – The Dark Element)

 

Hvitserk era riuscito a convincere Helgi a trasferirsi nella dimora reale e il giovane vichingo ne aveva approfittato per parlare a lungo con Ubbe e Torvi, raccontando tutto della sua orrenda esperienza in Islanda.

“Mi dispiace molto per te, Helgi” aveva risposto Ubbe, che continuava nonostante tutto ad essere impaziente di partire, “ma non è detto che la stessa cosa debba accadere anche a noi. Magari sbarcheremo in un’altra zona dell’isola e ci troveremo benissimo.”

Tuttavia, se Ubbe continuava imperterrito a difendere le sue scelte, Torvi, che non era testarda come lui, aveva ascoltato attentamente i racconti di Helgi e aveva deciso, per prima cosa, di lasciare che i figli Hali e Asa rimanessero al sicuro a Kattegat con Bjorn e Lagertha. Helgi, però, continuava ad essere molto angosciato e la sera precedente alla partenza della spedizione di Ubbe si attardò a parlare non solo con lui e Torvi, ma con tutti i presenti nella Sala Grande, sperando che qualcuno prendesse le sue parti e lo aiutasse a convincere la coppia a non partire.

“Non è per sfiducia nei tuoi confronti, Ubbe, sono sicuro che sei un ottimo viaggiatore, ma quei luoghi sono davvero pericolosi” insisté Helgi, disperato. “Perché vuoi andare proprio là? Ci sono tanti altri luoghi in cui potresti recarti, ad esempio le terre sul Mediterraneo, come fecero Bjorn e Hvitserk. Sarebbe un viaggio più agevole e troveresti luoghi accoglienti e fertili.”

“Ormai ho deciso, Helgi” tagliò corto Ubbe, che quando si metteva in testa una cosa diventava più irragionevole dei suoi fratelli. “Voglio scoprire nuove terre in Islanda e in Groenlandia, magari, e ho anche la speranza di riuscire a ritrovare Floki sano e salvo. Ho già accettato per amore di Torvi di lasciare che i bambini restino qui e mi sembra abbastanza. Sinceramente, Helgi, tutto questo non è affar tuo e vorrei che non ne parlassimo più. Ad ogni modo, domattina all’alba partiremo, non devo certo chiedere il permesso a te.”

Hvitserk, innervosito per la sufficienza con cui Ubbe trattava Helgi, intervenne.

“Helgi si sta solo preoccupando per te, per l’incolumità tua e di Torvi” disse. “Mi sembra che il minimo che tu possa fare sia ascoltarlo e magari anche ringraziarlo.”

Un lampo passò negli occhi di Ubbe.

“Non ho bisogno dei consigli di Helgi e tanto meno dei tuoi, che di certo non sei un esempio di comportamento responsabile!” lo apostrofò.

Helgi, mortificato, rimase talmente male da non riuscire nemmeno a replicare e si rassegnò a lasciare la Sala Grande, dirigendosi verso la sua stanza. Hvitserk, lanciando un ultimo sguardo ostile al fratello, si affrettò a seguire il giovane.

Ma anche Aethelred e Ivar avevano assistito alla scena e il Principe, che già aveva dei conti in sospeso con Ubbe, non poté fare a meno di intervenire.

“Ti sembra questo il modo di trattare delle persone che dimostrano di preoccuparsi per te?” lo rimproverò a brutto muso.

“Adesso ti ci metti anche tu? Cos’è, questa sera volete tutti darmi delle lezioni di vita? So badare benissimo a me stesso e certamente non mi serve l’aiuto di un giovane terrorizzato da ciò che ha vissuto né di quello di una persona che fino all’altro ieri si ubriacava e si ingozzava di funghi allucinogeni. E nemmeno di uno straniero del Wessex che si crede il sovrano di Kattegat solo perché mio fratello Bjorn non vuole rimetterlo al suo posto!”

Quelle parole ferirono profondamente Aethelred, che comunque si difese attaccando.

“Dopo il modo in cui ti sei comportato con Hvitserk, facendo finta di niente e non dicendo a nessuno quello che sapevi sui funghi allucinogeni, penso che un paio di lezioni di vita ti farebbero molto comodo, invece” commentò. “Ma fai pure quello che ti pare e parti, in realtà non m’importa niente di te, io sono preoccupato per Torvi e per il bambino che porta in grembo.”

Detto questo, anche Aethelred gli voltò le spalle e uscì dalla Sala Grande con la dignità di un vero sovrano.

Restò solo Ivar a guardare Ubbe, con un sorriso ironico sulle labbra.

“L’avevo sempre pensato, ma sono felice che tu adesso lo abbia dimostrato pubblicamente. Sei davvero un grandissimo stronzo, Ubbe, e a Kattegat staremo tutti molto meglio quando te ne sarai andato.”

Allibito, questa volta Ubbe non trovò in tempo le parole per ribattere e Ivar si allontanò con la sua stampella, tranquillo e totalmente soddisfatto per aver detto in faccia al fratello ciò che pensava di lui. E forse, dopo la prova che Ubbe aveva dato di sé quella sera, non era neanche l’unico nella Sala Grande a ritenere che fosse uno stronzo!

Intanto Hvitserk aveva raggiunto Helgi nella sua stanza e lo aveva trovato a dir poco devastato. A dirla tutta era esattamente come appariva lo stesso Hvitserk, se solo avesse potuto vedersi quando era in preda alle allucinazioni provocate dai funghi: si era accucciato ai piedi del letto, circondando le ginocchia con le braccia e tremando pietosamente. Quando il giovane vichingo gli si avvicinò, Helgi trasalì e per qualche istante lo guardò terrorizzato come se non lo riconoscesse… insomma, se Aethelred si fosse trovato in quella stanza avrebbe pensato di vivere un dejà vu, con Helgi a recitare la parte di Hvitserk!

“Helgi, stai bene? Lo so che mio fratello è un vero bastardo, a volte, ma non devi prendertela tanto, non se lo merita, tu volevi solo aiutarlo e lui…” provò a rassicurarlo Hvitserk, ma il ragazzo non era dispiaciuto o sconvolto per ciò che gli aveva detto Ubbe. Afferrò il braccio di Hvitserk e lo fissò con espressione… beh, allucinata era il termine più adatto!

“Ubbe e Torvi non devono andare in Islanda!” mormorò. “Kjetill li sta aspettando e, quando arriveranno, li rapirà e li torturerà per farsi dire dove mi sono rifugiato! Lui mi sta cercando, ha ucciso tutta la mia famiglia e adesso vuole uccidere anche me, non si fermerà di fronte a niente, nemmeno a costo di fare del male a Ubbe e Torvi!”

Non sembra anche a voi una versione riveduta e corretta delle crisi deliranti di Hvitserk, con Kjetill protagonista al posto di Ivar? Evidentemente Hvitserk aveva dimenticato che, fino a pochi mesi prima, si comportava esattamente nello stesso modo perché cercò di far ragionare Helgi e di calmarlo.

“Stai tranquillo, non succederà niente e, soprattutto, Kjetill non potrà mai trovarti” gli disse, stringendolo tra le braccia. “Ubbe è spesso odioso, ma non è uno sciocco e non si farà certo catturare da questo folle. Della spedizione faranno parte uomini forti e valorosi, Ubbe e Torvi non saranno soli come eravate tu e la tua famiglia. E, comunque, se mai Kjetill dovesse trovare il modo di tornare a Kattegat, se davvero volesse tentare di ucciderti… ci sarò io a proteggerti, sempre. Non lascerò che ti accada qualcosa di male, Helgi, te lo avevo già promesso, perché io… ci tengo moltissimo a te.”

A differenza di Hvitserk ai tempi dei funghi, Helgi non era drogato ma solo spaventato e riuscì ad ascoltare, comprendere e accettare le parole del giovane. Si lasciò stringere e abbracciare, sentendosi realmente più sicuro tra le sue braccia e poi, quando Hvitserk lo baciò, accolse e ricambiò il bacio. Era tutto strano, tutto nuovo per lui. Aveva avuto una moglie, Thorunn, e le aveva voluto molto bene, aveva sofferto tanto quando l’aveva perduta, ma quello che provava stretto a Hvitserk era diverso, era… più intenso, più potente. Lasciò dunque che tutto andasse come doveva andare e si abbandonò a Hvitserk quando il giovane si spostò con lui verso il letto, dove lo depose con cautela mentre continuava a baciarlo e si spingeva sempre più avanti, lo accarezzava dappertutto e lo liberava delle vesti. Quando i loro corpi si unirono, un’ondata di energia attraversò entrambi, invadendoli e donando loro emozioni così intense e profonde da farli quasi tremare. Fu un amplesso lungo, lento e appassionato che riempì entrambi di calore ed estasi, lasciandoli stremati, increduli ma appagati e felici, mentre continuavano a stringersi l’uno all’altro come se solo così potessero trovare pace e serenità dopo tanti affanni.

Quella notte segnò il primo capitolo di una nuova vita per entrambi, e Odino solo sapeva quanto ne avessero bisogno!

Aethelred, invece, non si era recato nella sua stanza: era uscito dalla dimora reale e aveva camminato a lungo e in fretta per sfogare le tante emozioni che provava stancandosi fisicamente. Dopo quello che Ubbe gli aveva detto si era sentito mortificato, ma allo stesso tempo arrabbiato perché, in fondo, lui aveva solo cercato di dargli un consiglio e Ubbe non era sicuramente nella posizione di poter giudicare e rimproverare gli altri… anche se era quello che faceva sempre, invariabilmente. Il Principe cominciava a capire per quale motivo Hvitserk avesse avuto fin da ragazzino un rapporto conflittuale con Ubbe, una sorta di odio/amore, e non gli sembrava più neanche tanto strano che ad un certo punto avesse scelto di schierarsi con Ivar. Certo, le motivazioni di Ivar erano sbagliate, ma forse Hvitserk aveva deciso di stare accanto a lui perché Ivar non ti giudicava, non ti faceva sentire sempre sotto esame, se qualcosa non gli andava bene te lo diceva in faccia e…

E perché accidenti adesso si era messo a pensare a Ivar, se era con Ubbe che aveva discusso?

Non ebbe il tempo di inventarsi una risposta tanto credibile quanto falsa alla sua stessa domanda perché quando, ormai placato, si era diretto nuovamente verso la dimora reale, aveva trovato Ivar in persona sulla soglia e gli era venuto un mezzo colpo.

“Ecco dov’eri finito!” gli disse. “Peccato, ti sei perso la scena in cui ho dato di stronzo a Ubbe davanti a tutta la Sala Grande.”

Suo malgrado, quelle parole strapparono una mezza risata a Aethelred. Chissà perché adesso quello che Ubbe gli aveva detto non gli pareva più così offensivo e umiliante, Ivar era riuscito a rimettere le cose a posto e il Principe si sentiva improvvisamente rasserenato. Tutto sembrava così semplice e chiaro quando era con Ivar…

“Davvero, Aethelred, non dovresti prendere quel presuntuoso così sul serio” riprese Ivar. “Ti ha detto quelle cose solo perché è invidioso di te, perché tu sei davvero un punto di riferimento per Kattegat come né lui né Bjorn sono mai riusciti ad essere. Nessuno lo dice apertamente, proprio perché tu sei un Sassone, ma la maggior parte della gente di qui considera te il vero sovrano di Kattegat… probabilmente lo pensa anche Bjorn, sebbene non lo ammetterà mai! Bene, se adesso hai finito di sbollire la rabbia andando a passeggio per il villaggio potresti aiutarmi a raggiungere la mia stanza, che ne dici?”

Aethelred si sentì improvvisamente molto emozionato e ringraziò che fosse buio, così che Ivar non potesse vederlo arrossire. Ma, ovviamente, Ivar si accorgeva sempre di tutto. Si appoggiò al giovane molto di più di quanto avesse effettivamente bisogno e lo strinse contro di sé.

“Io… io però a volte non ti capisco” mormorò Aethelred, cercando di mantenere ferma la voce, spezzata dal turbamento. “Davanti agli altri dimostri di saper fare tutto da solo, non vuoi che nessuno ti aiuti, però a me chiedi di sostenerti per arrivare in camera tua. In realtà credo che tu non ne abbia realmente bisogno.”

“E’ vero, ma dovevo trovare una scusa per portarti nella mia stanza, no?” fece Ivar, maliziosamente, e non si capiva se stesse scherzando o se dicesse sul serio! “E, comunque, non so per quale motivo con te non sento il bisogno di giocare a fare l’invulnerabile, non devo essere sempre perfetto, forte e migliore degli altri. Se sono stanco, a te non mi vergogno di dirlo.”

Lo sguardo di Ivar era intenso ed entrava nelle profondità di Aethelred, scuotendolo in ogni fibra del suo essere. Il Principe non si rese nemmeno conto di giungere nella stanza del giovane vichingo e di ritrovarsi seduto accanto a lui sopra il suo letto, continuava a sentire gli occhi di Ivar che lo sondavano e si perdeva in essi e nel loro azzurro più limpido e brillante dei cieli di Kattegat.

“Ogni tanto fa bene non dover dimostrare niente a nessuno e poter essere se stessi sapendo di essere comunque accettati” confessò Ivar. “Non mi era mai accaduto prima, forse a volte con Hvitserk, ma neanche sempre. E poi… beh, ho provato questa sensazione con il giovane Principe Igor, un bambino, sì, ma l’unico che davvero mi ha accolto e che mi ha fatto sentire importante tra i Rus’.”

Ivar non aveva mai raccontato molto della sua esperienza con Oleg e i Rus’ e Aethelred aveva capito che non doveva essere stata poi così entusiasmante.

“Eppure tu hai combattuto al fianco dei Rus’, hai pianificato le loro strategie, non sembrava che fossi così a disagio con quel sovrano folle, Oleg” obiettò il Principe.

Ancora una volta lo sguardo azzurro di Ivar incatenò quello di Aethelred.

“Che scelta avevo, secondo te? Oleg mi aveva salvato solo per usarmi, voleva invadere la Norvegia e sapeva che io ero in grado di aiutarlo, ma è stato cordiale con me soltanto all’inizio, poi ha mostrato il suo vero volto” ammise. “Mi ha minacciato, ha detto chiaramente che, se non gli fossi stato utile, mi avrebbe eliminato. Ero in suo potere e non mi piaceva, non sono mai stato sotto il controllo di qualcuno e non sapevo quanto potesse essere orribile. Non avevo paura di lui, sebbene sapessi quanto fosse pericoloso, però lui sapeva come piegarmi, come mortificarmi e farmi sentire una nullità. Era quello a farmi male.”

Aethelred soffriva nel sentire quelle parole, ma non disse niente, consapevole del fatto che Ivar aveva bisogno di sfogarsi e che, orgoglioso com’era, non lo avrebbe fatto con nessun altro.

“Tu hai conosciuto Freydis, no? Mia moglie, la donna che diceva di amarmi ma che mi ha tradito. Ecco, non so come sia stato possibile ma la sposa di Oleg, Katja, era identica a Freydis. Ero così sconvolto da questo fatto che, all’inizio, finii per dirlo anche a lei, senza pensare a cosa sarebbe potuto accadere se lo avesse raccontato a Oleg” rammentò Ivar, mentre il suo sguardo, adesso, vagava lontano, perso in ricordi dolorosi. “Le dissi addirittura che pensavo che lei fosse la reincarnazione di mia moglie. Ora capisco quanto sono stato sciocco e ingenuo, ma allora mi sembrò naturale. Chiaramente lei lo rivelò a Oleg e loro… usarono questa mia debolezza per manovrarmi ancora una volta. Facevano sesso davanti a me e non mi permettevano di andarmene. Io mi sentivo così umiliato… era come tornare indietro di anni, era come quando ero ragazzino e i miei fratelli mi schernivano. Avevo giurato che nessuno mi avrebbe più mortificato così, ma Oleg e Katja… Tuttavia lei faceva il doppio gioco e, in realtà, voleva liberarsi di Oleg. Così… mi sedusse, fece sesso con me, per convincermi ad aiutarla ad eliminare Oleg e a mettere Igor al suo posto, così lei sarebbe stata la Regina reggente.”

E a quel punto un dolore diverso si insinuò nel cuore di Aethelred. Fino a quel momento aveva sofferto per Ivar, si era sentito dispiaciuto per lui e arrabbiato con quel maledetto Rus’ che lo aveva minacciato e ricattato, ma adesso… sentirlo parlare così di quella Katja e venire a sapere che lo aveva sedotto gli pungeva il cuore come uno stiletto affilatissimo e glielo faceva sanguinare.

“In realtà avrei cercato comunque di eliminare Oleg, anche se lei non si fosse intromessa, e alla fine non l’ho fatto per lei, ma per me stesso: volevo essere libero, tornare in Norvegia e sapevo che Oleg non me lo avrebbe mai permesso, mentre Igor sì. Credo di averlo fatto anche per Igor, in parte. Lui mi era stato amico, era solo un ragazzino ma sapeva farsi voler bene e sono certo che sarà un ottimo sovrano per i Rus’” concluse Ivar. “Tutto sommato è andata meglio di come sperassi e adesso sono qui, nella mia casa, nel posto che mi spetta. E ho conosciuto te.”

Ivar sembrava essersi tolto un grosso peso di dosso aprendo il suo cuore a Aethelred e adesso era più sereno. Si avvicinò di più al Principe e lo strinse forte, affondandogli una mano nei capelli e cingendolo con l’altro braccio, premette le labbra sulle sue e iniziò a baciarlo profondamente, con tenerezza e intensità, attirandolo sempre più contro di sé. Aethelred, istintivamente, vi si abbandonò e lo assecondò dolcemente e naturalmente, mentre ogni fibra del suo corpo urlava che non voleva che finisse, che doveva andare avanti, che voleva di più…

Eppure, quando si staccarono, fu Aethelred a cercare di rialzarsi da quel letto così invitante. Rosso e scarmigliato, ansante, mentre cercava di ricordare come si facesse a respirare, trovò la forza di sottrarsi a quella malia che lo avvolgeva irresistibilmente.

“Vuoi andartene proprio ora? Speravo che saresti rimasto con me, stanotte” disse Ivar, senza mezze misure.

Un sorriso malinconico e dolcissimo si dipinse sulle labbra del Principe.

“Penso che sarebbe una cosa molto bella, ma anche molto sbagliata” replicò, con un accento triste nella voce.

“Sbagliata? E perché? Sei ancora ossessionato da quelle sciocchezze che mi hai detto l’altro giorno sulla spiaggia, sul fatto che non meriti di essere amato, che pensi che mi stancherò di te? Mi pareva proprio di averti fatto capire che non ho nessuna intenzione di usarti e nemmeno di trattarti come ha fatto Hvitserk. Ti ho già detto che non mi sono mai sentito così a mio agio con nessun altro, che tu mi fai sentire accettato e compreso, il che per me è qualcosa di incredibile” protestò Ivar.

“E’ vero, lo hai detto e sono certo che ne sei convinto. Ma vedi, Ivar, ti ho visto mentre parlavi di Freydis e di Katja e… e mi sono accorto che tu soffri ancora per loro, forse in realtà è Freydis che vorresti accanto” mormorò Aethelred.

“E perché dovrei volerla? Mi ha tradito, mi ha sempre mentito, mi ha usato per arrivare al potere e lo stesso ha fatto Katja. Perché mai dovrei preferire loro a te, che sei sempre così gentile e affettuoso e che mi fai sentire amato per ciò che sono davvero, nel bene e nel male?”

“Non lo so” ammise il Principe. “Quello che so, però, è che tu pensi a Freydis e Katja e soffri per loro. E, se pensi a Freydis e Katja, ovviamente non stai pensando a me.”

Era straziante. Aethelred si sentiva come se qualcuno gli stesse strappando la carne a brandelli, ma sapeva che era giusto andarsene da quella camera, non cedere, altrimenti sarebbe stato peggio. Mille, mille volte più doloroso.

“Dormi bene, Ivar. Se avrai ancora voglia di parlare con me, di raccontarmi qualcosa, di sfogarti, io ci sarò sempre” gli disse, scivolando dolcemente dalla stretta del giovane vichingo e sorridendogli con affetto, sebbene si sentisse morire dentro.

Ivar non disse niente, si limitò a guardarlo mentre se ne andava.

Aethelred interpretò il silenzio di Ivar come la prova che aveva ragione, che non lo voleva veramente e che stava solo cercando di lenire la sua solitudine.

Ma non era così.

Ivar era rimasto colpito da quello che Aethelred gli aveva detto, era vero, e adesso doveva fare chiarezza nella sua mente, perché non aveva nessuna intenzione di rinunciare a quel ragazzo così dolce e tenero e a tutto ciò che gli faceva provare. Avrebbe analizzato fino in fondo ciò che lo teneva ancora legato al ricordo di Freydis e poi… finalmente sarebbe riuscito a convincere Aethelred che era solo lui quello che voleva davvero.

No, non avrebbe perduto Aethelred per niente al mondo, non ora che si era reso conto di quanto fosse meraviglioso averlo accanto.

Ivar non rinunciava mai a ciò che desiderava veramente!

Fine capitolo dodicesimo

 

 

   
 
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