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Autore: Felpie    27/04/2021    3 recensioni
Come si riconosce un eroe?
Certo per i figli dei Salvatori del Mondo Magico non deve essere facile reggere il confronto.
Possono definirsi eroi?
Alle prese con la Scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo, genitori oppressivi quanto distanti, amori adolescenziali, segreti e tradimenti, anche la loro vita non è poi così facile. Però non c'è nessuna guerra, almeno non di quelle con incantesimi e morti.
Come possono trovare la loro strada senza rimanere nell'ombra dei genitori, i figli degli eroi?
[Long che fa parte della serie "I Figli degli Eroi"]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio | Coppie: James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I figli degli eroi'
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Tonight
We are young
So let's set the world on fire
We can burn brighter than the sun
Now I know that I'm not
All that you got
I guess that I, I just thought
Maybe we could find new ways to fall apart
But our friends are back
So let's raise a cup
'Cause I found someone to carry me home
(We are young - Fun)






James è contento quando la scuola finisce, quella settimana: Dicembre è stato un mese impegnativo ed è quasi un sollievo preparare il baule per tornare a casa. Non credeva che avrebbe mai detto una cosa simile, dopo i primi mesi del suo ultimo anno, ma in quel momento Hogwarts gli sta stretta e ha un gran bisogno di starsene chiuso in camera, da solo, e cercare di fare ordine su tutto ciò che gli è successo nell’ultimo periodo. Chissà se, riflettendoci a fondo, sarebbe anche riuscito a trovare una soluzione a tutto e a capire come far svoltare al meglio il suo ultimo anno a scuola.

Quell’ultima settimana l’ha passata appiccicato a Roxanne – tanto che ad un certo punto la cugina si è quasi spaventata ad avercelo sempre tra i piedi – e con Fred, quando non c’era Alex. Con l’amico non ha parlato e si sono evitati il più possibile, e James si è reso conto che era da tempo che non passava un po’ di tempo da solo con il cugino: negli ultimi mesi, le volte in cui erano stati insieme da soli a non far nulla si potevano contare sulla punta delle dita – di una mano sola, per di più.

Quindi, mentre vede i boschi innevati e brillanti diventare palazzi grigi e sporchi, si sente quasi meglio; si lancia giù dal treno, salutando gli amici di sfuggita e i cugini ancora più velocemente, perché tanto li rivedrà a breve e va verso la madre, che li aspetta accanto a Ron.

“Ciao James” lo saluta, scoccandogli un bacio sulla guancia “Oggi sei stato troppo rapido, ero già pronta a chiacchierare con tutta la stazione prima di riuscire a trascinarti via.”

Il figlio fa un sorriso di circostanza, senza rispondere, ed attende impaziente che anche i suoi fratelli lo raggiungano: Albus saluta i suoi amici Serpeverde e Lily le sue compagne di stanza, mentre Fred e Roxanne scherzano con gli altri della squadra e Dominique… James gira di scatto lo sguardo prima di vederla avvinghiata ad Alex. Se lo immagina già bene, senza bisogno di approfondire.

E visto che è perfettamente in grado di Smaterializzarsi da solo, acciuffa suo fratello non appena si avvicina alla madre e lo porta a casa.

“Cazzo, James, un minimo di preavviso” si lamenta Albus, appoggiando le mani sulle ginocchia per evitare di vomitare.

“Scusami. È che avevo fretta di tornare a casa.”

“Se ti scappava così tanto la potevi fare sul treno…”

“Spiritoso” dichiara James, entrando in casa e andandosene in camera, iniziando a disfare il baule, più per tenersi impegnato che per altro. Il che è buffo, visto che da sette anni che sta al castello non ha mai disfatto il baule quando tornava a casa per le vacanze di Natale.

“Toc toc.”

Il viso sorridente di Ginny appare sulla porta, distraendo James dai suoi pensieri; il ragazzo guarda la madre: l’ha sempre trovata una bella donna, ha dei capelli rossi infuocati meravigliosi che è contento abbia ereditato sua sorella e le lentiggini, Merlino, le lentiggini James le ama alla follia. Sa che sua madre è bella e non solo, sua madre è determinata, testarda e tremendamente sagace: quindi il fatto che sia lì può voler dire solo che vuole scoprire cosa gli stia passando per la testa in quel momento. Probabilmente non è stata una mossa molto furba andarsene così di scatto dalla stazione trascinando suo fratello con sé, ma non ne poteva più di tutta quell’aria “scolastica”.

“Ciao mamma.”

“Stai disfacendo il tuo baule?”

“Sto cercando una cosa” mente in fretta James, mentre la madre annuisce e si siede sul letto, accanto ad una montagna di vestiti accatastati.

“Credevo di averti insegnato a piegarli, i vestiti” commenta, prendendo una maglietta e cercando di sistemarla alla meno peggio.

“Che c’è, mamma?”

“Niente.”

James alza un sopracciglio, guardandola, così lei aggiunge “Andiamo da nonna Molly per Natale.”

“Solo noi?” si interessa James.

“Noi e zio Ron. Gli altri vanno lì la sera della Vigilia. Ho saputo che Hugo ha fatto una partita eccezionale.”

Tipico della madre, interessarsi del Quidditch.

“Dovresti dirlo a lui, sono sicuro che lo riempirai di gioia.”

“Lo dico a te che sei il capitano” ribatte Ginny “Sono fiera di come stai guidando la squadra, James. Lo sapevo che la prima partita… era stata solo una svista.”

James alza un angolo delle labbra, in fondo orgoglioso delle parole della madre: lei prende il Quidditch tremendamente sul serio quindi se gli fa un complimento del genere… sicuramente lo pensa.

“Non sono venuta qui solo per questo, però. Sono venuta anche a dirti che non mi sono dimenticata di averti mandato una lettera di rimproveri che immagino sia stata accartocciata dopo trenta secondi…” Ginny si blocca, come sperando di essere smentita “Ma non importa, ora. Ora è Natale. E soprattutto tu hai 17 anni e penso che avrai avuto le tue ragioni per fare una cosa del genere, anche se magari non erano proprio buone. Però tu non sei un ragazzo che fa a botte e che si lascia prendere dall’impulso, nonostante sia questa la prima idea che dai. Sei un ragazzo che pensa a quello che fa, a volte anche troppo. E ti chiedo di riflettere sul perché tu abbia fatto una cosa del genere.”

James non risponde, piegando una maglietta solo per ingannare il tempo. Ci ha già riflettuto abbastanza in quell’ultima settimana.

“Inoltre sono venuta a dirti che io e zia Hermione abbiamo scelto di fare un Babbo Natale segreto, una tradizione babbana che…”

“So cos’è” la interrompe James “Molly ha provato ad organizzarlo tra noi un paio d’anni fa.”

“Curioso che tu abbia detto Molly, perché è capitata proprio lei a te. Falle un bel regalo.”

James sgrana gli occhi “Cosa? Ma io di Molly non so nulla.”

“Un buon motivo per iniziare a conoscerla meglio.”

“Ma non posso farlo a Fred? O a Rox? Perfino a Rose è meglio.”

“No, dovrai farlo a Molly.”

“Lo avete fatto apposta, vero?” indovina James.

“Forse. Ma a Fred e a Dominique tu il regalo lo faresti comunque, non sarebbe una cosa di famiglia” risponde Ginny, alzandosi e andando verso la porta “Comunque a me è andata peggio, te l’assicuro.”

James sogghigna “Chi ti è capitato?”

“Non te lo dico, io e te non parliamo più quindi scordati che io ti riveli qualche particolare” dichiara la madre, con un sorrisetto divertito “Mi piaceva, quando parlavamo.”

“Mamma, avevo nove anni.”

“E dicevi di voler andare a vivere con Dominique e Fred come in una confraternita babbana. Ancora rimprovero zio George per avervi fatto vedere quel film babbano americano.”

“Tu non mi hai dato il permesso, comunque” le fa notare il figlio “Quindi ora devi dirmi a chi devi fare il regalo.”

“È una delle tue zie, con cui non ho niente in comune. Non dico altro, lo vedrai quando ci scambieremo i regali tutti insieme, il 27.”

“Zia Penelope?” tira ad indovinare il ragazzo.

“Il 27, James” lo ferma la madre, con un sorriso “Ora sbrigati, sistema e vieni giù. Tuo padre sarà qui a momenti e vorrà sentire i racconti della tua fantastica vittoria.”

James guarda la madre uscire dalla porta e chiudersela alle spalle, prima di sospirare: non si sente per niente a suo agio con sua madre, nonostante sia perfettamente consapevole che Ginny Weasley – Potter sia una delle madri più alla mano. Non vuole che lo legga dentro fastidiosamente, come solo lei sa fare, né che capisca che ci sia qualcosa che non va. Cioè, non c’è niente che non vada, a parte Dominique, il Quidditch, i M. A. G. O. e l’ultimo anno al castello. No, Dominique no. Solo il Quidditch, i M. A. G. O. e l’ultimo anno al castello.

Sul suo comodino c’è un portafoto con tre cornici: in una foto è con Lily e Albus, l’altra con Roxanne, Fred e Dominique e l’ultima è solo con Dominique. In quella foto avranno circa dodici anni, hanno la divisa e sono alla stazione di King’s Cross: lui le tocca il naso e lei scoppia a ridere, toccandosi il viso.

James guarda la foto: Dominique era bellissima già a dodici anni. O forse lo è sempre stata, fin da quando si faceva le due trecce bionde che le tenevano fermi i capelli in maniera infantile, insieme al cerchietto celeste che tanto amava. Sua cugina adorava quel cerchietto e James si chiede che fine abbia fatto. È tanto che non vede la ragazza con un cerchietto, anche se le stava meravigliosamente bene – come qualsiasi cosa indossi.

Il ragazzo scuote la testa, come per scacciare l’immagine di sua cugina e tutti quei pensieri, ed esce dalla stanza, lasciando tutti i vestiti sul letto; mentre scende le scale, sente la porta aprirsi e i passi di Lily che corre incontro al padre.

“Ciao piccola. Dove sono i tuoi fratelli? Siete tutti a casa?” la saluta Harry, abbracciandola, prima di alzare lo sguardo su James “Ciao figliolo.”

Il ragazzo storce le labbra in un mezzo sorriso, mentre Albus si presenta al suo fianco, già con indosso un plaid a scacchi orrendo e delle pantofole pesanti.

“Ciao caro, bentornato” lo accoglie Ginevra, dalla cucina, con uno strofinaccio in mano “Ragazzi, apparecchiate la tavola, forza, tra poco si mangia.”

James prende un profondo respiro: è tornato a casa.

La sera della Vigilia, come d’accordo con il resto del Clan, i Potter la passano a casa, solo loro cinque; Ginny ha cucinato del pesce al forno e Lily si è occupata di preparare un dolce – rigorosamente al cioccolato – mentre ad Albus, James ed Harry è stato intimato di occuparsi dell’apparecchiare la tavola e di decorare la casa.

Lily è quella che ha più voglia di chiacchierare, ma Albus non è sicuramente da meno e dominano la conversazione per tutta la serata, anche quando si spostano in salotto e Harry e James si sfidano ad una partita a scacchi, mentre Ginny si mette sul divano ad ascoltare i figli. Il figlio maggiore è stupito di quanto riescano a chiacchierare i suoi fratelli, di cose anche banali e che lui non si sognerebbe mai di raccontare, mentre con mosse abili sconfigge il padre in poche mosse; Harry guarda sconsolato la scacchiera, mentre James ghigna: Harry Potter sarà anche il Salvatore del Mondo Magico, ma lui si è allenato con Rose, non può perdere.

Aspettano la mezzanotte e allo scoccare dell’ora si scambiano i regali: James riceve un Set professionale per la Manutenzione della Scopa dalla madre ed un porta-bacchetta da parte del padre – “sai, per l’Accademia… può essere utile…” – e un cappello di lana di una marca babbana da parte di sua sorella. Il regalo però lo sorprende di più è quello di suo fratello: si ritrova tra le mani una tavola di legno con quattro ruote e guarda confuso prima l’oggetto e poi suo fratello.

“È uno skateboard” spiega Albus.

“Sì, me ne ha parlato Domi, ma…” mormora James “Come… non mi aspettavo sapessi cosa sia uno skateboard.”

“Infatti non ne ero a conoscenza fino a un paio di settimane fa. Me ne ha parlato Scorpius e l’ho trovata un’idea che ti sarebbe potuta piacere.”

“Grazie, domani lo proverò subito.”

“Dopo il pranzo da nonna” lo blocca la madre “Vorrei portartici tutto intero.”

Lily scoppia a ridere, mettendosi subito la maglietta dei Tornados che James le ha regalato, e il clima familiare continua ancora per un’oretta, prima che vadano tutti a dormire.

James è svegliato dalla luce del sole che entra attraverso le tende che non ha chiuso bene la sera prima: al castello c’è sempre Alex che ci pensa, mentre a casa non gli entra in testa che la luce lo può svegliare quando filtra dalle tende.

Apre le finestre e vede un gufo andare verso la camera di suo fratello; guarda sul tavolo, dove ha lasciato il regalo di Albus e decide che, anche se sua madre non vuole, un giro è proprio curioso di farcelo. Quindi, attento a non fare rumore e con un paio di pantaloni della tuta con una macchia indelebile d’erba sulle ginocchia, esce e va a fare un giro per la strada davanti casa.

Casca almeno tre volte, prima di prenderci un attimo la mano, e dopo mezz’ora scorrazza entusiasta sul marciapiede da cui ha tolto con un colpo di bacchetta la neve accumulata: quello sì che è un regalo che a Fred piacerebbe tanto. Torna a casa infreddolito e con le guance rosse, ma con un sorriso divertito; Ginny, in cucina a preparare la colazione per un Albus mezzo addormentato, lo guarda di traverso, ma James sale in fretta in camera per evitare il rimprovero.

Si fa la doccia per scaldarsi e si prepara per il pranzo, mettendosi la camicia e un maglione pesante, prima di sdraiarsi sul letto a leggere una rivista di Quidditch. Dopo un po’ qualcuno bussa alla sua porta e, quando James si mette seduto, Harry entra.

“Jamie, possiamo parlare un attimo?”

James appoggia da parte la rivista di Quidditch, come a dire che ascolterà ciò che vuole dirgli, ma non gli fa spazio sul letto; Harry sospira, avvicinandosi a lui e sedendosi in un angolo.

“Io so che tu credi che io non ti capisca…”

“Non lo fai, infatti” commenta il ragazzo, un po’ più bruscamente di quanto avrebbe pensato.

“Ma voglio che tu sappia che io ci provo, ci provo davvero” Harry gioca con il pacchetto incartato in una bella carta rosso lucido che tiene tra le mani “Questo è il mio regalo di Natale per te. Non ti conosco bene, penso di sapere solo che tifi per i Tornados ma che ti piace essere aggiornato su tutte le squadre. Non so nemmeno cosa vorrai fare dopo il diploma, se vorrai sul serio entrare in Accademia o no. Però, se ti conosco un minimo, so che apprezzerai questo regalo.”

“Mi hai già fatto il regalo” gli fa notare il ragazzo.

“Un padre non può fare due regali al suo figlio maggiore?”

“Che cos’è?”

“Aprilo.”

James, stupito, scarta il pacchetto e si ritrova tra le mani due frammenti di specchio, senza capirne l’utilità.

“Che cosa sono?”

“Si chiamano Specchi Gemelli, tuo nonno e il mio padrino li usavano per comunicare e per essere sempre in contatto. Io ne avevo uno, l’altro lo aveva Aberforth, sai, quello della Testa di Porco…” spiega Harry “Comunque ora li ho recuperati… e pensavo ti potessero piacere. Sai, so che hai rubato la Mappa del Malandrino quando avevi solo undici anni e Merlino solo sa come hai fatto a farla funzionare, anche se immagino c’entri zio George…”

James non tradisce alcuna espressione, anche se è stupito che suo padre si sia accorto della sparizione della preziosa mappa e che abbia indovinato che è stato zio George a spiegargli come usarla.

“Non ne sarei sorpreso, spero… anche lui lo insegnò a me.”

“Davvero?!” James non riesce a trattenersi dal domandarlo e Harry risponde con un sorrisetto, soddisfatto di aver ottenuto l’attenzione del figlio e di averlo stupito.

“Quello che forse non ti ha detto è chi erano i Messeri che hanno inventato quella Mappa geniale.”

“Tu lo sai?”

“È stato tuo nonno.”

“Nonno James?!”

“E chi altri? Nonno Arthur? È decisamente troppo buono per pensare una cosa del genere” commenta Harry, strappando un sorriso al figlio.

“Nonno James era Ramoso, Sirius Black era Felpato, Remus Lupin, il papà di Teddy, era Lunastorta, e un ultimo loro amico, Peter Minus, era Codaliscia.”

“Non mi hai mai parlato di lui.”

“Non c’era molto da dire” taglia corto il padre “Il punto è che anche questi Specchi appartenevano al nonno e li usava per essere sempre in contatto con Sirius. Mi sono stati utili nella Guerra Magica, ma ora li ho recuperati entrambi e vorrei che li avessi tu.”

“Come funzionano?” domanda James, intrigato dal ricevere qualcosa che apparteneva al nonno.

“Uno devi tenerlo tu, l’altro lo dovrai dare alla persona con cui desideri rimanere sempre in contatto. Sussurrando il suo nome accanto allo specchio lui ti apparirà e potete parlarvi.”

“Come un telefono?”

“Come un telefono” conferma Harry “Solo che questi specchi funzionano anche ad Hogwarts, non hanno problemi di campo e ti permettono di vedere l’altro.”

James osserva le due schegge di vetro che tiene tra le mani; questo è forse il primo regalo di suo padre che si avvicina veramente ai suoi desideri.

“James…” ricomincia il padre, giocherellando con le mani, e il figlio lo guarda e se c’è una cosa di cui è sicuro in quel momento è che suo papà non sa affrontare i discorsi come mamma Ginny.

“James, io lo so che… senti la pressione. La mia pressione e quella del nostro nome.”

Sentire la pressione? Un eufemismo.

“E probabilmente in gran parte è colpa mia.”

Sì, sicuramente. Ma il ragazzo si trattiene dal farglielo notare e si limita a tenere per sé quel pensiero. Quantomeno suo padre si sta sforzando di parlargli.

“Ma… per quello che vale e per quanto tu possa crederci… a me, anzi a noi, a me e alla mamma, non importa come sei. Noi ti amiamo in ogni caso. Che tu sia una schiappa a Quidditch o il perfetto erede dei Malandrini” sogghigna Harry, tentando di far ridere il figlio “Ovviamente non dire alla mamma che ho detto questa cosa, sai, lei forse su questo potrebbe non essere troppo d’accordo.”

James ridacchia “Manterrò il segreto, papà.”

Harry stira le labbra in un debole sorriso, appoggiando la mano sul ginocchio del figlio e poi alzandosi in piedi; quand’è a pochi passi dalla porta aggiunge “Sono anche venuto a chiamarti, tra poco andiamo da nonna. Vai a chiamare anche i tuoi fratelli, per favore.”

Il ragazzo annuisce e, quando il padre esce, infila gli specchi nella tasca del cappotto: sa perfettamente a chi regalare l’altro e sa che sarà entusiasta di ricevere un regalo del genere. Raccoglie il cappotto e il cappello nuovo e va in camera di suo fratello, dove entra senza curarsi troppo di bussare.

“James!” protesta infatti subito Albus “Per Salazar, potresti annunciarti. Sai, squilli di tromba, un colpo sulla porta…”

Il maggiore fa un gesto di non curanza con la mano e, curioso, si guarda intorno “Ho visto che prima ti è arrivato un gufo… non mi sembrava quello dei Malfoy…”

“E quindi?” domanda Albus, nascondendo in fretta delle carte sulla scrivania.

“Niente, ero solo curioso” ammette James, sedendosi sul letto del fratello, appoggiando le mani dietro e battendo i piedi sul pavimento “Mi hai fatto un regalo bellissimo, Al.”

“Sono contento che ti piaccia.”

“Sei fidanzato?”

Il Serpeverde sgrana gli occhi “Che?!”

James sorride divertito “È una domanda semplice.”

“Noi non parliamo mai di queste cose.”

“Vero. Ma dovremmo, non pensi?”

“Sì?” chiede Albus “E tu hai qualcosa da raccontarmi?”

“Lizzie mi ha lasciato.”

“Dopo la rissa?”

“Lo hai saputo anche tu?”

“L’ha saputo anche Gazza, James” ridacchia Albus, cercando nell’armadio un maglione da mettersi senza macchie e possibilmente pulito.

“Quindi?”

“Cosa?”

“Voglio sapere di chi era quel gufo” insiste James che, per quanto sconvolto e con la vita in totale disordine, non può rinunciare a qualche sano pettegolezzo, soprattutto se riguarda suo fratello.

“Quanto sei fastidioso, di solito prendi le persone per sfinimento?” sbuffa Albus “Comunque è Jodie, mi ha detto che la madre lavora domani sera e se voglio andare da lei.”

“Tu e lei? A fare che?”

Albus arrossisce “A guardare un film horror, James! Ma che ti salta in mente? Non mi puoi chiedere certe cose, è imbarazzante.”

“Ma per favore, sono tuo fratello, devo chiederti certe cose. E perché ti ha invitato proprio quando la madre non c’è?”

“Primo, per evitare domande fastidiose. Secondo, la madre non ama gli oggetti babbani e non approverebbe la visione di un film. Terzo, non sono affari tuoi.”

“Voglio solo essere sicuro che tu sappia… come comportarti.”

“Mi stai facendo il discorso?”

“Credo sia molto meglio che te lo faccia io piuttosto che mamma o papà, non pensi?” sogghigna James e Albus, suo malgrado, si ritrova a chiudere la bocca, mentre era già lì per ribattere.

“A te è successo?”

“Cosa? Di fare sesso o il discorso?” chiede ingenuamente il maggiore.

“Il discorso, idiota. Sul sesso ho pochi dubbi.”

“Sì. E non è stato per niente piacevole.”

“Quanti anni avevi?”

James sogghigna “Nelle vacanze di Natale del mio quarto anno.”

Albus sgrana gli occhi “Così presto?! Devo ritenermi offeso che a me non l’abbiano ancora fatto?”

“Io direi più fortunato, ma vedila come vuoi.”

“Io direi che questa è la conversazione più imbarazzante che abbiamo mai avuto ed ora ti pregherei di uscire dalla mia stanza prima di scoprire qualche altro dettaglio che preferirei mantenere segreto.”

“Va bene, va bene” dichiara James, alzandosi dal letto e sollevando le mani “Comunque, a parte tutto, ero venuto a dirti che stiamo per uscire.”

E dopo un ultimo sorrisetto furbetto – e parecchio malizioso – il maggiore esce dalla stanza, per andare a chiamare l’ultima; James lancia uno sguardo alla camera della sorellina, anche lei china alla scrivania a scrivere qualcosa: ma è diventata una moda? Solo lui non ha da scrivere niente a nessuno?

“Toc toc” esclama, facendo il gesto di battere il pugno sulla porta aperta e Lily fa un salto, spaventata “Si può?”

“James… mi hai fatto paura!” lo rimprovera la ragazza.

“Mi dispiace, eri così concentrata, non volevo disturbarti. Ma dobbiamo andare da nonna, è ora.”

“Come? Ah, sì, arrivo” risponde la ragazza, finendo di scrivere un’ultima frase, inserendo la lettera nella busta e chiudendola con un po’ di saliva.

“È per Hugo?” si informa James, curioso “O per le tue amiche?”

“Sei diventato troppo curioso dei miei affari” ridacchia la piccola, avvicinandosi a lui ma senza dargli una risposta “Comunque sono pronta, possiamo andare.”

Poco dopo, si Smaterializzano tutti e cinque alla Tana, dove vengono accolti da abbracci calorosi – soffocanti, a detta di Albus quando nessuno a parte James può sentirlo – e con un buonissimo profumo di arrosto. La famiglia di zio Ron è già lì e l’albero di Natale è pieno zeppo di regali, a cui si aggiungono anche quelli della famiglia Potter: ci sono già anche i regali per gli altri cugini, Ginny aveva paura che se li sarebbero potuti scordare il 27 e fare una figuraccia – già successa in passato, tra l’altro. Nonna Molly ha, come sempre, il pieno possesso della cucina, a cui permette solo a Lily e a Ginny di avvicinarsi, mentre lascia i ragazzi ad apparecchiare. Hugo non fa che parlare di Quidditch con Harry, descrivendo fin nei minimi particolari ogni minuto dell’ultima partita e di quella al cardiopalma contro i Corvonero; James sorride, guardandolo: è sicuro che ripeterà la stessa storia a Ginny e che il discorso tornerà fuori il 27 con Louis. Si chiede quante volte zio Ron abbia sentito quel racconto. Rose fa una partita a scacchi contro di lui – il gioco natalizio più gettonato – e lo batte, non tanto malamente, ma comunque a sufficienza e Ron gli dà un paio di consigli, prima di sorridere orgoglioso alla figlia. Invece Albus è da qualche parte a confabulare con nonno Arthur, probabilmente raccontandogli dello skateboard.

A tavola, il discorso è ovviamente il matrimonio tanto atteso, ormai alle porte; James è convinto che anche ieri sera i suoi nonni non abbiano parlato di altri.

“Sono così emozionata” dichiara Molly “Ieri mi sono fatta descrivere da Victoire il vestito, quando Teddy non sentiva: è meraviglioso. E anche quello della damigella d’onore è splendido.”

James inghiotte a vuoto, al pensiero di Dominique, la damigella d’onore di Vic, con un vestito meraviglioso: dopotutto, sua cugina starebbe bene con qualsiasi cosa.

“Anche io ho comprato un bellissimo vestito, nonna” esclama Lily “È verde e Molly ha detto che mi stava molto bene. È stata lei ad accompagnarmi.”

“E tu, Rosie? Come ti vestirai?”

“Suppongo di non poter rispondere con le scarpe da tennis…” sospira la ragazza e James ridacchia: adora l’amore per la semplicità e per la comodità di sua cugina.

“Assolutamente no.”

“Ho delle ballerine…”

“Tesoro, quelle ballerine hanno almeno cinque anni, io dubito anche che ti possano entrare” le fa notare Hermione, tagliando un pezzo di carne “Credo che dovremmo fare un giro per negozi.”

“Ron, mi raccomando, vai anche tu a fare un giro per negozi” si raccomanda Molly.

“Perfino io ho comprato un bellissimo vestito” interviene Arthur, tutto fiero a capotavola.

“E invece, invece, qualcuno di voi verrà accompagnato?” domanda curiosa la nonna e tra i cinque ragazzi ci sono dei rapidi sguardi “Suvvia, non siate timidi, tra non molto lo scoprirò. Per esempio, James, tu porterai avanti la promessa di andare al matrimonio con Dominique? Ti ricordi, lo dicevate sempre… al matrimonio di Victoire e Teddy ci sareste andati insieme e tu avresti indossato il corpetto e lei i pantaloni da uomini. Sull’outfit spero proprio abbiate cambiato idea…”

Il sorriso di James si congela sul viso, mentre ripensa ad una conversazione di un anno prima.



“Potremmo dirlo a tutti sai?”

Sono seduti in riva al mare, da soli: chi altro potrebbe essere lì, il 20 Dicembre, con quel clima rigido? I loro genitori sono a Villa Conchiglia e loro sono sulla spiaggia lì davanti, sgattaiolati via senza troppi problemi. Dominique ha la testa appoggiata sulla spalla di James, che la stringe a sé, un po’ per scaldarla e un po’ per sentire il profumo dei suoi capelli. Il piumino è morbido sotto le sue dita e sua cugina tiene una mano fredda nella sua.

“Che cosa?”

“Di noi.”

“Sei fuori di testa?”

“No, sono serio. Potremmo dirlo al matrimonio di Victoire e Teddy o alla festa di compleanno di nonno Arthur.”

“Teddy e Victoire non si sposeranno così presto, preferisco decisamente il loro matrimonio alla festa di compleanno di nonno Arthur” ridacchia Dominique “Sarai il mio cavaliere, vero?”

“Non dovrebbe essere l’uomo a chiederlo alla donna?”

“Ci vuoi andare con Molly? O con Rose? O con una sciocca Grifondoro del primo anno?”

“Saresti gelosa?” sogghigna James “Perché in quel caso potrei davvero invitare qualcun’altra…”

“Nemmeno per idea” ribatte Dominique “Ma te la farei pagare cara. E poi me lo hai promesso anni fa, ricordi? Tu corpetto e io smoking.”

James scoppia a ridere, baciando la punta del naso della ragazza “Non voglio andarci con nessun’altra, Dom – Dom. E vorrei sul serio dire a tutti di noi.”

“Non possiamo…”

“Dovremmo farlo, prima o poi” ribatte James “E poi non è cosa così inusuale che i cugini si accoppino tra loro: le famiglie di Purosangue stanno in piedi solo grazie a questo!”

“Siamo nel XXI secolo, Jamie.”

“A volte, invece che andare avanti, mi sembra che la società stia andando indietro” sbuffa il ragazzo “Però dovremmo farlo prima o poi.”

“Dici?”

“Sì. Se questa… cosa… continuerà… e io voglio disperatamente che continui… prima o poi qualcuno lo verrà a sapere. Prima o poi lo dovremmo dire a tutti.”

“Questa frase mi fa rabbrividire più del clima rigido” ammette Dominique.

“Non ti farebbe piacere?”

“Certo, Jamie… anche io vorrei dirlo a tutti, ma… ho paura. E non so come fai a non averne tu. Sono la nostra famiglia… e sì, sono persone aperte, ma…”

“Anche io ne ho paura, Domi. Vedo mille scenari in cui zio Bill mi uccide, in mille modi diversi in ognuno, e vedo nonna Molly che fa finta di nulla. Vedo zio Ron inorridire e zia Fleur arricciare il naso e sento zia Penelope bisbigliare all’orecchio di zio Percy. Immagino papà in imbarazzo e mamma furibonda con te e non voglio nemmeno pensare ai commenti di Molly, Lucy e Rose. Ho paura a sperare nel sostegno di Rox e Fred, magari entrambi troppo sbalorditi per prendere le nostre difese e ho il terrore che zio George si metta a ridere come se la faccenda fosse tutto un gioco, almeno finché zia Angelina non gli spiega che è tutto vero. E vedo i miei fratelli confusi e Louis deluso da me e forse anche da te. E sento già il discorso di Teddy a me e di Victoire a te. E nonno Arthur arrabbiato per avergli rovinato il compleanno…”

“… questa forse è l’unica cosa che potrebbe non succedere…”

“… ma quello che voglio dire è che sì, anche io ne ho paura. Ma tengo troppo a te per rischiare che una cosa del genere rovini tutto” conclude James, guardando gli occhi cristallini della cugina e perdendocisi dentro un attimo. Aveva sempre trovato ridicola la frase “perdersi dentro a degli occhi”, ma con Dominique… era diverso. Riusciva a perdercisi completamente.

La ragazza sospira “Anche io lo vorrei James, ma…”

“Non dobbiamo dirlo a tutti subito. Potremmo iniziare da Fred e Rox, passare ai nostri fratelli e ai nostri genitori, tenendo quelli più estranei alla faccenda per ultimi…”

“Quello lo davo per scontato” ridacchia Dominique “L’idea di fare un discorso ufficiale ad un pranzo di famiglia davanti a tutti è fuori discussione. Ma… se hai ragione tu… sì, prima o poi dovranno saperlo…”

James sorride e si gira per guardare bene la ragazza e non solo con la coda dell’occhio; le stringe le spalle con le mani e dichiara “E sarà un giorno bellissimo, un giorno meraviglioso, un giorno di festa. Rideremo, rideremo così tanto che ci farà male la pancia e potrò urlare a tutti che mia cugina è la ragazza più fantastica che abbia mai conosciuto. Ed è la mia ragazza.”

“Come siamo possessivi…” sussurra Dominique, avvicinandosi al viso di James; gli appoggia le mani fredde sulle guance, ma il ragazzo non se ne accorge, tant’è il caldo che sente. La francesina appoggia le labbra sulle sue e dopo qualche istante il bacio diventa molto più profondo.



“No, nonna, Dominique ha invitato Lorcan” interviene Lily, salvando James da una risposta spiacevole.

“Lorcan? Ma non ha l’età tua e di Louis?”

La piccola annuisce “Sì, ma era per invitare entrambi i gemelli.”

“Lucy mi aveva scritto qualcosa a riguardo… è vero che tu hai la fidanzata, James?”

Dalla padella alla brace. Sarebbe stato un pranzo molto lungo.






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Buonsalve e bentrovati! Iniziano così le super vacanze di Natale, che sicuramente non saranno tranquille, ma che spero siano anche piacevoli (in pratica due giorni fa era il 25 Aprile e il Clan Potter - Weasley sta festeggiando il 25 Dicembre, ma ehi, tutto regolare). Se volete saperne di più di quello che aspetterà i protagonisti in queste vacanze, questa settimana pubblicherò sia uno scambio di messaggi tra James e Fred, che una lettera di Lily al suo migliore amico (giusto per fare un po' di scintille).
Mi piace pensare che Ginny avesse un buon rapporto con James - almeno finché James non è entrato nel periodo dell'adolescenza e segreti e connessi - mentre invece che lui non si sia mai troppo trovato con Harry (scusate fan della Maledizione dell'Erede, se ci deve essere un figlio ribelle,
almeno per me e almeno in questa storia, quello è James). E ogni tanto dovrò pur ricordarvi che questa storia si chiama "I figli degli eroi" e non "dramma-e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta".
In ogni caso, il furto della Mappa del Malandrino di James dalla scrivania di Harry è una cosa Canon, se non sbaglio, e ho pensato che Harry non si fosse arrabbiato, ma avesse pensato che fosse adatta a lui. E mi piace pensare che voglia cercare di avvicinarsi al figlio con un regalo del nonno - se tra Harry e James ci deve essere un collegamento quello è James Senior. E ho sempre amato gli Specchi Gemelli, quindi dovevano esserci.
Così come volevo che Albus facesse un regalo particolare a James e, ammettiamolo, ce lo vedo molto su uno skateboard.
In ultimo (se non si fosse capito) mi piacciono particolarmente i flashback di James e Dominique (sì, avevano un passato romantico e dolce) quindi continuerò a inserirli, qualsiasi cosa accada ai due (spero non vi dispiaccia).
Nel prossimo capitolo spunterà una fiera babbana e una pizza unta e ricca di mozzarella! E come sempre spero di non avervi deluso e di non deludervi.
A presto,
Felpie
   
 
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