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Autore: Eevaa    02/05/2021    9 recensioni
L'aura di Kakaroth si era dissolta lentamente nel nulla. Non da un momento all'altro - il che avrebbe potuto farne presagire la morte - ma lentamente. Sempre più flebile, sempre più lontana, fino a che Vegeta non l'aveva più percepita. Mai più.
«Cosa hai capito di tutto quello che ti ho detto?» urlò Vegeta. Poi il prigioniero sbuffò, annoiato.
«Che in cinquant'anni hai stipulato un'alleanza bizzarra con gli abitanti di questo pianeta, che avete sconfitto nemici dai nomi improbabili, che non solo esiste il leggendario Super Saiyan, ma ne esistono con diverse tinte per capelli; che ti sei riprodotto e, per tutte le galassie, se ce l'ha fatta uno come te persino Dodoria avrebbe avuto delle speranze; che siete invecchiati terribilmente mentre io sono un fiore, e che ora dobbiamo salire su quel catorcio di astronave per andare in giro per dodici universi alla ricerca dello squinternato che se l'è data a gambe dieci anni fa e che, con tutta la probabilità, ora è solo un mucchio d'ossa o polvere interstellare ma oh, guai a dirlo, perché mi pare che siate molto amici».
Inaccurato, ma tutto vero.

[Post-Dragon Ball Super] [Slowburn]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.

 
 
AVVERTIMENTI: Accenni alla tematica della prostituzione. Ci tengo a specificare che non giustifico il comportamento di alcuni personaggi. 



- ACROSS THE UNIVERSE -


Capitolo 4
La consapevolezza

 



«Ti sei fatto menare da quella vecchia decrepita?!»
L'espressione sul volto di Radish era pressappoco costernata, sconvolta dalla faccia e dal mento imbrattati di sangue di Vegeta.
Quando era uscito dalla grotta aveva trovato Radish spaparanzato a mollo nel lago, quasi in procinto di addormentarsi. Un vero peccato che non ci fosse affogato dentro, aveva pensato Sua Maestà. Si sarebbe risparmiato di sentirsi dire stronzate.
Ovvio che Nînyssi non l'avesse colpito! Si era solo limitata a strizzargli la materia grigia fino a condurlo a dissanguamento per epistassi.
«Sul serio, ti sei fatto ridurre in quello stato da-»
«Sì, Radish, certo. Durante un amplesso sadomasochista, per giunta» ringhiò Vegeta, sciacquandosi il volto con diverse manciate di acqua fresca.
Radish ridacchiò, poi divenne un poco più serio nello scrutare il viso del Principe, pallido e contratto.
«Scherzi a parte, sei sicuro di stare bene? Hai una faccia!»
«Sarà che per poco non mi stava venendo un aneurisma a furia di farmi spremere le meningi?!» sibilò Vegeta, stanco. «Forza, leviamoci dalle palle da questo posto infernale».
«Proprio ora che mi stavo rilassando» borbottò Radish, poi si alzò dal giaciglio e iniziò a guadare il lago fino a riva.
Vegeta lo seguì con gesti più goffi del normale. Si sentiva tremendamente stanco e spossato, con una forte emicrania e una strana sensazione di intorpidimento alle dita.
Mosse un passo, si sentì cedere. Ne mosse un altro, qualcosa non andava. La voce di Radish che enunciava qualche altra cavolata gli giunse quasi intermittente.
Non fece in tempo a raggiungere la riva: cadde a peso morto in acqua con le orecchie che fischiavano e la vista sempre più offuscata.
«Ma che... VEGETA! MA CHE CAZZO?!»
La voce di Radish era sempre più lontana. Sentì delle mani addosso, un fischio sempre più acuto.
«EHI! STAI SVEGLIO!»
Ma era troppo difficile. Tutto si fece più buio.

 
 

Un ultimo sguardo è tutto ciò che rimane, un lascito. Il respiro trattenuto. Poi si porta due dita in fronte e chiude gli occhi.
«NO, ASPETTA!» Vegeta glielo urla, gli scaccia le mani dal volto.
Kakaroth sussulta, poi si incupisce.

«Vegeta... per favore...»
«Non andare. Non andartene» ripete Vegeta, gli blocca le mani per non farlo teletrasportare.
«Perché mi chiedi questo?» sussurra Kakaroth.
Vegeta abbassa lo sguardo, ma non lascia andare le sue mani. Sono calde.
«Voglio che tu rimanga» confessa, a fatica.
«Perché?»
«Perché se te ne vai... non tornerai più» gli dice Sua Maestà, la voce più tremante di quello che vorrebbe.
Kakaroth sussulta, poi stacca delicatamente una mano e gliela poggia su una spalla. La stringe, quasi per calmarlo.

«Guardami» gli dice, poi sorride. Vegeta alza lo sguardo e vorrebbe solo tirargli una testata in mezzo agli occhi. O piangere. «Te lo prometto, tornerò» dice infine lui.
Il Principe sente la rabbia montargli nel petto.
«No, non tornerai. Passeranno dieci anni e io dovrò attraversare l'universo senza neanche la certezza di poterti trovare. Non funziona niente, Kakaroth. Quando mi sembra di fare un passo avanti, ne faccio sempre indietro». È arrabbiato, ma le sue parole sembrano quasi una supplica.
Il sorriso di Kakaroth svanisce in un lampo.
«Ma tu sai dove trovarmi. Sai come trovarmi. Io sono sempre stato qui» enuncia, serio.
Vegeta sente la presa di Kakaroth sulla sua spalla farsi più forte, poi la mano sale fino alla tempia, anche l'altra raggiunge quella opposta.
«Ma... ma che...» balbetta Vegeta. Le mani di Kakaroth gli stringono la testa, delicate.
«Sono qui da qualche parte. Devi solo trovare il tassello».
Vegeta vuole urlare. Forse lo fa, ma diventa tutto bianco e Kakaroth si allontana. Si porta le dita in fronte.
«No... non andare! Non andare! Non-»

 

«Non andare! Non andare!»
«Vegeta!»
«Non andare!»
«VEGETA!»
Si alzò con un respiro affaticato, la consueta pellicola di sudore freddo appiccicato addosso, gli occhi gonfi e le mani tremanti.
Fece fatica a mettere a fuoco, ma finalmente riemerse da quel sogno inquietante. Percepì un forte ronzio nelle orecchie, ma si rese ben presto conto che si trattava del motore dell'astronave. Si guardò intorno: si trovava nella sua cuccetta.
Radish, accanto a lui, lo osservava con un'espressione sollevata.
«Che sollievo. Pensavo che saresti rimasto rincoglionito. Aspetta, non sei rincoglionito, vero?» domandò, riluttante.
Vegeta si passò una mano tra i capelli umidi di sudore, poi sbuffò.
«Non quanto te».
Radish sembrò piuttosto sollevato da quell'acida risposta. Tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sulla sua cuccetta, a poco più di un metro di distanza. Giusto per rimarcare quanto la privacy non fosse contemplata in quell'astronave. Avevano risparmiato spazio per il ponte superiore per gli allenamenti, una vasta area medica e una sala comandi di tutto rispetto, ma sulle zone abitative quelli della Capsule Corporation erano stati molto parchi. Del resto quel modello – la Caps12RC – era progettato per due persone.
Se mai avessero trovato Kakaroth, l'avrebbero messo a dormire vicino allo scarico merci. O nella spazzatura.
«Come ti senti?» domandò quindi Radish.
Vegeta si sgranchì un poco il collo e le spalle. Non era proprio nel fiore delle forze, ma quantomeno il mal di testa era sparito.
«Intorpidito. Cos'è successo?» Si ricordava veramente poco. Rammentava di essere uscito dalla caverna, di aver raggiunto Radish, essersi sciacquato la faccia e poi un grande vuoto.
«È successo che sei cascato come un sacco di merda, svenuto. Pensavo ti fosse partita davvero qualche vena, quindi ti ho portato di peso – in braccio, pensa che cavaliere! - fino all'astronave per analizzarti. Mi sa che farsi spremere il cervello così tanto non è proprio salutare, ma non risulta alcun danno. Anche se hai dormito tutto il giorno» asserì quindi Radish, con tono annoiato.
Ok, forse ricordava meglio.
«In braccio?! Zeno, avrei preferito se mi avessi lasciato morire lì». Vegeta avrebbe voluto sotterrarsi per l'umiliazione.
Il deficiente rise a gran voce.
«Non dirlo a me! Ero stremato! Con il caldo che faceva in quel posto, poi! Per fortuna sei... compatto» disse, e Vegeta ringhiò. Non gli era mai piaciuto che rimarcasse la sua statura. «E per fortuna abbiamo levato le tende» continuò però Radish.
«Dove siamo diretti?»
Vegeta non ricordava che avessero una rotta precisa. A dirla tutta aveva sperato di poterne trovare una a partire da Dagrabàh, ma quella visita si era rivelata solo l'ennesimo buco nell'acqua.
Più o meno.
«Verso il sistema Eldereen, estremo Sud dell'Universo Sette. Arriveremo sul pianeta portuale di Vortax tra un paio d'ore. Abbiamo bisogno di rifornimenti medici, carburante e anche alcuni pezzi di ricambio, che non si sa mai. Su Dagrabàh non avevano niente di niente, forse le loro astronavi funzionano a fiori!»
Lo stomaco di Vegeta gorgogliò. In effetti non metteva nulla sotto i denti dal giorno prima, quando aveva mangiato quelle pietanze dal dubbio gusto.
«Spero che abbiano anche qualcosa di commestibile e appetibile. Senza fiori» borbottò Vegeta, e Radish annuì per concordare.
«Già. Ah, a proposito di fiori, non mi hai raccontato cosa è successo con la vecchia strega».
Sua Maestà si irrigidì un poco. Tutta la conversazione con Nînyssi era stata un connubio di misticismo e sproloqui su quel dannato tassello mancante.
«È successo che non abbiamo più informazioni di quante ne avessimo prima, solo un pugno di mosche e qualche neurone scoppiato in testa» sbuffò Vegeta, affranto.

O almeno, non avevano alcuna informazione per il momento. Anche se onestamente dubitava di poterne trovare davvero all'interno della sua mente – come aveva anche detto Kakaroth in quel sogno bizzarro. Gli sembrava tutto un cliché alla “segui il tuo cuore, troverai la tua strada”, se non fosse che avesse delle basi abbastanza fondate.
Era probabile che ci fosse qualcosa di Kakaroth in lui, data la Fusione. Ma non aveva idea di come trovarlo e di come eventualmente questo potesse condurlo da lui. Sempre che egli esistesse ancora.
A quel pensiero si rabbuiò e si mise le mani sulle tempie. Quasi poteva avvertire ancora la pressione delle dita di Kakaroth, reminiscenze di un sogno che non aveva senso.
«Lo troveremo».
La voce di Radish lo colpì dritto in faccia. Vegeta sollevò lo sguardo su di lui, lo trovò incredibilmente serio. Erano arrivati a quel punto? Addirittura a capirsi senza le parole? Quella sì che era una novità.
«Radish...» soffiò Sua Maestà. Non voleva essere compatito, ma soprattutto non voleva crearsi false illusioni.
«Oh, e dai! Tralasciando qualche incidente di percorso io mi sto anche divertendo, mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi!» ghignò questi, d'improvviso più entusiasta. «Conquistare pianeti – con la differenza che siamo diventati bravi ragazzi e non uccidiamo nessuno; bere nelle peggiori taverne delle città in culo all'universo; belle ragazze e bei ragazzi di diverse razze che ci attendono. Meglio di così!»
E addio alla serietà di Radish.
«I vecchi tempi, per te, sono tipo sei mesi fa» puntualizzò Vegeta. Quel cretino era stato riportato in vita dopo cinquant'anni e stava parlando come se fossero trascorsi davvero, per lui.
«Sì... beh, ok. Ma prendila come una vacanza, e quando troveremo mio fratello gli faremo pagare tutte le spese di viaggio» disse, con un sorriso beffardo. Poi si alzò dalla cuccetta e si diresse baldanzoso alla cabina di pilotaggio. «Forza, Principino. Fatti una doccia che puzzi da far schifo. Non possiamo mica presentarci dalle pupe aliene in questo stato» concluse.
Vegeta roteò gli occhi. Quantomeno quel cretino non aveva perso le speranze e stava facendo qualcosa di concreto per tenere vivo l'entusiasmo.

 


Atterrarono sul pianeta Vortax intorno alle sei del pomeriggio orario Terrestre anche se, con non troppo piacere, scoprirono che in quel sistema non vi era alcuna stella sufficientemente luminosa e vicina da regalar loro distinzione tra giorno e notte. A differenza di Dagrabàh il clima era freddo, ogni superficie sterile e meccanica. Niente flora e fauna, solo attracchi portuali con città asettiche costruite intorno. Un porto di pirati spaziali, il buco del culo di una galassia inospitale, periferia dell'universo.
Vortax non era un bel posto in cui vivere, probabilmente gli abitanti del sistema di Eldereen lo sfruttavano solo per il lavoro, lo scambio merci. Era un pianetello inospitale, piccolo e fatiscente.
Nell'attracco principale nel quale erano atterrati vi erano a malapena tre piattaforme di meccanica, un pulcioso motel nel quale dormire, una taverna che emanava odore di gas di motore e nella quale era chiaro ci fosse un losco giro di prostituzione.
Vegeta ne aveva visti eccome di posti simili per le galassie, ma quello rientrava sicuro nella classifica dei peggiori.
«Non voglio sapere cosa c'è dentro in questa zuppa» convenne Radish, rigirando una sbobba dal colore putrescente in una ciotola che sembrava non essere lavata dall'anno 720.
«No, perché mai?! È un posto così elegante» commentò Vegeta, cinico. Rimpiangeva di gran lunga i fiori di Dagrabàh.
Avevano scoperto loro malgrado che le piattaforme meccaniche erano in pausa dai rifornimenti. Ci sarebbero volute dalle sei alle otto ore per ottenere le merci di cui avevano bisogno e delle scorte di carburante. Quale modo migliore per passare il tempo se non rifugiarsi nella peggior bettola dei dodici universi?
«Sono spiacente, Maestà, se questo non è posto adatto al suo rango sociale» borbottò Radish e, a fatica, deglutì il cucchiaio di minestra con il naso arricciato e l'espressione tipica di chi ha ingoiato un rospo. «Anche se questo posto non sarebbe adatto neanche alla peggior feccia plebea dell'universo» concluse.
Vegeta diede un morso a quello che doveva essere un tocco di pane raffermo – o un topo morto, chissà – poi decise di arrendersi. Meglio i pasti confezionati della Caps12RC, acquistati sapientemente in abbondanza su Yardrath, dove il cibo non era un granché ma quantomeno non aveva niente di floreale o malsano.
«Per fortuna hanno il Rokk». Radish fece spallucce e ingurgitò il drink blu alla goccia, rabbrividendo.
«Chiamala fortuna...» sbuffò Vegeta.
Intorno a loro la clientela era quanto di meno raccomandabile, l'aria irrespirabile a causa della nube di fumo proveniente da chissà quale tabacco o sostanza dalla dubbia salubrità e, naturalmente, uomini e donne provocanti dalla varia provenienza che si prodigavano in moine svogliate. Il proprietari al bancone del bar parevano non essere infastiditi dal giro di prostituzione e, anzi, avevano tutta l'aria di chi godesse di quel genere di profitto.
Una donna molto bella dalla pelle color amaranto, quattro braccia e una lunga chioma corvina si avvicinò al loro tavolo con due drink in mano.
Fece l'occhiolino a entrambi e posò i bicchieri sul tavolo.
«45 Yēŏn» enunciò, provocante e annoiata allo stesso tempo. «Più sei, per i drink».
Radish sollevò le sopracciglia in ammirazione, poi si rivolse a Vegeta.
«Beh, se non posso mangiare qualcos'altro dovrò pur fare, no?» ghignò, poi frugò nelle tasche della tuta e porse il compenso alla ragazza. Questa sorrise e lo prese per un braccio, trascinandolo sul retro della taverna. «Con permesso, Maestà» gli urlò Radish, ridacchiando.

Vegeta scosse la testa con disappunto e si dedicò solitario al suo drink. Sin dai tempi in cui viaggiavano sotto l'armata di Freezer era abituato alle passioni poco eleganti di Radish ma, a differenza di Nappa, almeno lui le prostitute le trattava bene e le lasciava in vita.
Al Principe non era mai piaciuto quel giro. L'idea di intrattenere rapporti sessuali con persone dall'ignota provenienza – e igiene personale – non era esattamente il suo concetto di divertimento. In quel tipo di bettole, poi!
Si era concesso talvolta qualche sfogo di alta classe, nei pianeti più ricchi e con escort dall'aspetto tutt'altro che sfruttato. Non che al tempo gli interessasse molto la morale della questione – era il peggior assassino e sicario della galassia – ma almeno non aveva avuto l'impressione di andare a letto con il primo o la prima sgualdrina. Era pur sempre un Principe, dannazione!
In quel momento, invece, la prostituzione di bassa lega di quel tipo gli arrecava anche parecchi dubbi morali.
Bevve un sorso del suo orribile drink e si accasciò sul divanetto lurido della taverna, e quasi non si accorse della morbida figura femminile che gli si avvicinò con un movimento di fianchi accentuato.
«Sei solo?»
Gli si sedette accanto accavallando le gambe e si accese una sigaretta, poi gliene porse una. Vegeta alzò gli occhi al cielo e accettò l'offerta. Non fumava spesso, ma se non poteva mangiare qualcosa doveva pur fare, no?
«Ora non più, immagino» rispose Vegeta, secco. Lei gli accese la sigaretta e si avvicinò di più, incuriosita, meno annoiata della prostituta che si era approcciata a Radish.
«100 Yēŏn. Sigaretta in omaggio, perché mi stai simpatico» ammiccò e gli carezzò l'avambraccio con una mano. A differenza di qualunque altro dubbio personaggio nel locale, quantomeno la ragazza profumava in modo gradevole. Aveva due grandi occhi neri e la pelle verde. Non aveva un aspetto del tutto riconducibile alla razza umana o Saiyan, ma non per questo poco attraente.
«No, grazie. Ti pago la sigaretta» borbottò Vegeta, lanciando sul tavolo una piccola moneta quadrata, valuta interstellare.
Lei ghignò.
«Il prezzo non è trattabile, tesoro».
«Semplicemente non sono interessato alla prestazione».
Un'espressione sorpresa apparve sul volto della donna.
«Preferisci che ti mandi un mio amico? Quello laggiù?» domandò, un poco affranta, indicandogli un ragazzo giovane dal bell'aspetto al bancone del bar. Molto, molto dal bell'aspetto.
Vegeta lo guardò un poco, poi scosse la testa. Forse un tempo ci avrebbe persino pensato, se non fosse stato in una bettola del genere.
«Non è questo il punto. Non sono interessato a questo tipo di servizi» spiegò, dopo aver consumato un altro tiro della sigaretta.
«Sai, ti svelo un segreto: io non vengo da qui. Non paragonarmi alla feccia di prostitute di questo luogo, non ho un padrone, non sono una schiava. E tu mi sembri un tipo a cui piace il lusso» spiegò.
Quello era un punto a suo favore, forse all'epoca avrebbe fatto un pensierino pure a ciò, ma in quel momento non era proprio il caso. Fece cenno di no con la testa, convinto.
Lei fece spallucce e si accomodò più rilassata sul divanetto, probabilmente desiderosa di una pausa dalla clientela pervertita di quel posto. Scompose la posa provocante e lo osservò con curiosità.
«Sei sposato, allora» convenne.
«Sì» disse, erroneamente. Non era ancora abituato a rispondere diversamente alla domanda. Prese un nuovo sorso del suo drink e rabbrividì. «... vedovo».
«Oh. Soffri ancora, dunque? Per questo non accetti compagnia?» domandò la donna.

Vegeta si accigliò, non sapendo cosa rispondere. Ovvio, avrebbe sempre sofferto la perdita di Bulma. Ciò che avevano costruito era stato meraviglioso, lei l'aveva accolto e amato come non avrebbe mai sperato nella sua vita da assassino. Gli sarebbe mancata per sempre, quello era indiscutibile.
Non ci sarebbe stata nessun'altra persona come Bulma ma, anche se aveva oramai superato la terribile fase del “non vorrò mai più accanto nessuno in vita mia”, non aveva mai sentito il reale bisogno di trovare un'altra persona da amare.
Nel vederlo perso e impazzito nell'ultimo periodo sulla Terra, quella bisbetica di Bra aveva persino provveduto a combinargli un appuntamento con una sua amica. Una donna molto bella, molto abbiente, intelligente e persino arguta, ma lui aveva avuto altro per la testa.
Non era mai stato il tempo giusto di trovarsi una nuova compagna di vita – o un compagno: la razza Saiyan era versatile per indole, da quel punto di vista. E nemmeno in quel momento sentiva il bisogno – neanche fisico – di intraprendere incontri ravvicinati del terzo tipo.
Non perché si sentisse in colpa nei riguardi di Bulma – lei sarebbe stata la prima a dirgli di andare avanti – ma perché il suo obiettivo era un altro.
«O... c'è forse qualcun altro nella tua vita?» domandò irruente la donna, terminando con un tiro la sua sigaretta. La gettò a terra e la spense col piede. Non c'erano neanche i posacenere, in quel posto.
«Io...» disse Vegeta, distratto da un pensiero costante.
Voleva solo trovare Kakaroth. Solo Kakaroth.
Non voleva andare in giro ad accoppiarsi per i dodici universi, voleva solo... solo riavere quel deficiente.
Aveva qualcun altro nella sua vita? In fin dei conti era stato disposto a rinunciare alle comodità agiate sulla Terra, salutare la propria famiglia per partire alla volta degli universi, era stato stato disposto a mettere in pausa la sua stessa esistenza, a rifiutare persino le avance di persone attraenti in momenti liberi, il tutto per quel pensiero costante. Il tutto perché qualsiasi cosa lo portava a pensare a Kakaroth. Al volerlo ritrovare.
L'uomo che voi chiamate Kakaroth, cosa rappresenta per voi?” gli aveva chiesto Nînyssi.
La sigaretta gli si spense tra le mani e la cenere cadde sui pantaloni della tuta, ma lui quasi non se ne accorse. Perché Kakaroth in quel momento era più importante persino di se stesso, della propria serenità, di ogni cosa.
«Chiedo scusa, devo andare» soffiò Vegeta, congedandosi di tutta fretta dalla donna.
Terminò con un solo sorso il drink e uscì di corsa sotto al cielo buio di Vortax. Poche stelle, poche luci.


Camminò per un vicolo buio con le mani nelle tasche e nelle orecchie le risate e i gemiti provenienti dal retro del locale. Diretto chissà dove calciò la lattina vuota di quella che sembrava una bevanda troppo zuccherina.
Odiava quel posto, gli mancava la Terra. Gli mancava la sua famiglia e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, gli mancava Kakaroth.
Si accasciò contro il muro di un rudere e si prese la testa tra le mani.
L'uomo che voi chiamate Kakaroth, cosa rappresenta per voi?”.
«Lui è... importante» soffiò Vegeta, tra le proprie mani.
Chiuse gli occhi e gli si fece tutto molto più chiaro. Lo vedeva chiaramente, lì di fronte a sé, con quel sorriso da coglione patentato e quel gesto di grattarsi la nuca che gli faceva saltare i nervi.
Gli mancava terribilmente. Non lo vedeva da dieci anni e non avrebbe mai pensato che gli sarebbe mancato così tanto.
Voi avete bisogno di lui” gli aveva detto l'oracolo.
Sì, aveva bisogno di lui. Perché era importante, più importante di quello che aveva mai ammesso di pensare.
Era importante, ed era lì davanti a sé, e più ammetteva a se stesso che tutto ciò che avrebbe desiderato era poter afferrare il ricordo che aveva di lui, più l'immagine si faceva nitida. Per la prima volta dopo anni quell'immagine mentale era chiara, sgargiante, quasi poteva avvertire la sua Aura, poteva sentirlo vicino. O forse non era l'Aura vera e propria - quella non riusciva a percepirla per davvero - ma era qualcosa di molto simile... qualcosa che aveva già sentito.
Se volete trovare colui che vi manca, guardatevi dentro”.
Con gli occhi chiusi allungò una mano come per afferrare quell'immagine, ma era solo aria, aria fredda e vuota. Kakaroth si era spostato più lontano, faceva fatica a raggiungerlo, ma qualcosa gli intimava che doveva seguirlo, tentare di afferrarlo.
Era come un presentimento.
Pensate che quello che vi ha spinto a percorrere tutto l'universo è un presentimento... e se fosse invece la traccia stessa?”
Vegeta spalancò gli occhi, senza fiato.
La traccia era chiara. Perché? Perché aveva finalmente trovato il tassello, o parte di esso: la consapevolezza.
La consapevolezza che ciò che legava lui e Kakaroth fosse ben più forte di ciò che li separava.


 


Un ultimo sguardo è tutto ciò che rimane, un lascito. Il respiro trattenuto. Poi si porta due dita in fronte e chiude gli occhi.
«Bravo! Bravo, scappa!» urla Vegeta, ma Kakaroth non c'è già più. Solo polvere e un completo elegante sul pavimento. «Scappa, forza! Tanto ti troverò. TI TROVERÒ, HAI CAPITO?! Fosse l'ultima cosa che faccio. Ti troverò e non ti permetterò più di scappare! Ti troverò!»



«Ti troverò!»
«VEGETA!»
La voce di Radish lo destò d'improvviso, di nuovo.
«Per tutte le galassie, ti ho cercato dappertutto!» berciò questi, in piedi di fronte a lui. «Che razza di problemi hai? Sei narcolettico!? O sei semplicemente ubriaco?»
Vegeta si passò una mano tra i capelli e si guardò intorno, era ancora in quel vicolo buio. Forse Radish non aveva tutti i torti: aveva qualche problema con il sonno. Forse anche complice il trauma cerebrale che gli aveva causato Nînyssi.
Vegeta si alzò a fatica con le spalle contro al muro.
«Che cazzo hai bevuto? Hai una faccia che fa schifo. Ma poi non potevi rispondermi al cerca-persone?! È un'ora che ti-»
«So dove andare» disse Vegeta, secco, senza preamboli.
«Sì, a fare in culo, prima di tutto» ringhiò Radish.
«No, Radish» scandì Sua Maestà, avvicinandosi di un passo. «So dove andare».
Un barlume di comprensione apparve sul volto del suo compagno di viaggio, il quale si tolse di dosso l'espressione imbronciata da mammina preoccupata – sul serio, gli stava davvero facendo la morale perché non aveva risposto alle chiamate?!
«Stai scherzando?» domandò Radish, a bocca aperta.
«Mi hai mai sentito scherzare anche solo una volta, durante la tua lurida esistenza?» ribatté Vegeta, Principe del cinismo.
Si guardarono per parecchi secondi con occhi gravi..
«Sei proprio certo di sapere dove andare?» chiese Radish. Il suo tono di voce lasciava presagire che fosse speranzoso, in qualche modo. Strano ma vero.
Vegeta ghignò.
«Assolutamente no» disse. Una visione mistica basata su un legame del tutto inspiegabile era la loro unica pista e, per un uomo dedito alla scienza come lui, ciò non comportava alcuna tangibile certezza. «Ma sempre meglio che niente. Andiamo!»


Non dovettero attendere molto prima dell'apertura delle piattaforme meccaniche. Non erano molto rifornite, il carburante non era della più alta qualità, ma dubitavano davvero che ci fossero altri attracchi nelle vicinanze con merci migliori.
La Caps12RC era in ottime condizioni, quindi non aveva necessitato di grandi riparazioni se non qualche danno da polvere di asteroidi, tutto risolvibile con un buon saldatore e levigatore di metallo.
Si poteva dire tutto di Radish, ma non che non fosse un esperto in riparazioni. Ci vollero solo quaranta minuti per completare l'opera, minuti durante i quali un gruppetto di strani individui curiosi non gli aveva mai tolto gli occhi di dosso. In effetti quel modello di astronave doveva essere una rarità, da quelle parti della galassia.
«Per i pezzi di manutenzione e rifornimenti sono in totale 230 Yēŏn» disse il meccanico. Molto caro, contando che non avevano dovuto usufruire della manodopera. «E mi serve un documento del proprietario per lo schedario di sistema dell'astronave».
Vegeta si accigliò. Quella gli era decisamente nuova.
«Non mi è mai stato chiesto».
Il meccanico sorrise quasi dispiaciuto.
«La prassi su Vortax, signore» disse.
Vegeta sbuffò e gli porse il palmare di identificazione, e il tizio lo prese con uno dei suoi otto lunghi tentacoli gialli.
Indugiò un poco su quanto scritto, poi glielo restituì. Vegeta fece per prendere il compenso monetario dalle tasche, quando lo vide voltarsi verso il gruppetto che li aveva osservati poco prima e annuire.
«C'è qualche problema?» domandò Radish.
«Oh, no no. Assolutamente» sorrise il meccanico, prendendo la retribuzioni dalle mani di Vegeta. Ma, non appena questi afferrò il proprio compenso, dei gran rumori di caricatori di blaster giunsero da tutta la piattaforma meccanica.
Tutti gli alieni intorno gli puntarono loro addosso i fucili. Erano cinquanta, forse di più. Erano circondati.
«FERMI DOVE SIETE, MANI BENE IN VISTA. SIETE IN ARRESTO!»


Continua...

Riferimenti:
-Le parti in grigio ovviamente sono sogni, Vegeta sta "modificando" il proprio ricordo dell'ultimo incontro con Goku in sogno.
-Il sistema di Eldereen è ispirato ad Alderaan di Star Wars. 
-Yēŏn: in Dragon Ball Super si è visto spesso nel Manga che c'è un sistema di pagamento interstellare, delle strane monete o pezzi di metallo alle quali però non mi sembra ci fosse un nome (Space Gold, forse, nell'ultimo capitolo di Super), quindi ho voluto inventare una valuta intergalattica. Nome a caso! XD
-Bisessualità saiyan: oramai è un grande headcanon classico di tutte le fanfiction yaoi, quindi non mi sono inventata nulla. 
-Caps12RC: l'astronave dei nostri saiyan ha preso questo nome composto da Caps12 (Capsule Corp modello 12) RC ispirato a Razor Crest di The Mandalorian. 
-Spero che un Vegeta che si concede una sigaretta ogni tanto non sia troppo OOC per voi.

 
ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno gente!
Siamo giunti finalmente al quattro capitolo e FORSEEEE, forse abbiamo una rotta. Una strada, un qualcosa da seguire. Vegeta ha guardato bene all'interno della propria mente e con la consapevolezza è riuscito a trovare la traccia di Goku dentro di sé. Un vero peccato che al momento di partire qualcuno ha voluto mettergli i bastoni tra le ruote, mh? Chi sono questi stronzi? Cosa vogliono, e per quale reato vorranno arrestare i nostri saiyan? Sentitevi liberi di scrivermi le vostre teorie a riguardo.

Nel frattempo voglio rendervi partecipi del fatto che io sono una grandiiiisssima amante di The Sims, quindi mi sono divertita un sacco a creare la Caps12RC nel gioco xD guardate un po', ecco l'astronave dei nostri saiyan:




Se aprite le immagini in una nuova scheda si vede meglio! Mi sono divertita un saaaaacco!
Grazie di nuovo a tutti per l'entusiasmo che mi dimostrate ad ogni capitolo e grazie come sempre a Nemesis01 per l'aiuto con la traduzione.
A presto,
Eevaa

Nel prossimo capitolo!
«Posso ucciderli, ora?!» ringhiò Radish, dopo perseveranti schiere di pugni da parte di una cerchia di alieni.
«Permesso accordato» grugnì Vegeta, correndo in suo aiuto.
Radish, trasformato nel primo livello, emanò un doppio potente raggio dalle mani, mettendo così al tappeto due dei nemici.
«Del resto tu li avevi anche avvertiti. Questo non è...» Radish colpì in testa un nemico con una ginocchiata «...sterminio».
Poi prese altri due alieni bluastri e li fece saltare in aria senza troppi complimenti. «Questa è selezione naturale!»
  
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