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Autore: Whatliesintheend    29/05/2021    1 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
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Quando sulla Gazzetta del Profeta fu pubblicata tutta la storia di cui Harry e Draco potevano dire di essere stati i protagonisti, il mondo magico tirò fuori il meglio di sè, facendosi un dovutissimo esame di coscienza.
Ovviamente non si trattò di un fenomeno universale, c'era ancora chi, nell'ombra, sosteneva la politica disumana e aggressiva di Lyell, ma almeno dal momento della divulgazione dei drammatici eventi di cui abbiamo parlato, questi dissidenti scoprirono il vantaggio che il silenzio apportava alle loro idee.

Da quel momento in poi, quelli che erano stati vittime dell'inadatta definizione di "Mangiamorte" potevano camminare per le strade di Londra senza che sguardi d'odio li facessero sentire più colpevoli di quanto non fossero mai stati.

Draco avrebbe adorato poterlo sperimentare in prima persona. Essendo ancora il ragazzo orgoglioso che conosciamo, possiamo dire che vedere la nomea dei Malfoy riacquistare dignità fosse tutto ciò che potesse desiderare per il futuro.
Purtroppo una convalescenza faticosa lo costrinse a rimandare la sua gloriosa riammissione in società, dandogli tuttavia il tempo di pensare.
Ad ogni modo, non si può definire questo elemento come interamente positivo, poiché, quando lasciato a se stesso e ai propri pensieri, il Serpeverde finiva spesso con il sopravvalutare i problemi e vedere il lato negativo delle cose migliori.

Fu per questo motivo che riconsolidò l'idea che avere a che fare con quel pazzo di Potter non fosse la scelta migliore e, non appena potè permetterselo, chiese di essere trasferito dal San Mungo al Manor e proseguire lì il suo percorso di guarigione, così da evitare il confronto con un certo Grifondoro che aveva scelto di dimenticare.

Draco era profondamente ottimista.
A discapito di tutte le sue disavventure recenti o meno, mai nella sua vita le cose erano andate meglio: aveva l'amicizia di Blaise, sua madre stava lentamente tornando quella di un tempo ed entrambi, madre e figlio, erano liberi dal giogo del patriarca despota che aveva sempre reso il loro legame famigliare molto più simile alle catene di due prigionieri.

Ora che Lucius era nuovamente dove meritava di stare, ad Azkaban, e che il mondo magico mostrava loro compassione, Draco sapeva che quello era il suo momento per ricominciare da capo, la sua seconda occasione.
Era libero e consapevole di esserlo, ma anche consapevole che se questa libertà lo inebriava pericolosamente era suo dovere ponderare con attenzione le sue scelte per non sbagliare di nuovo.

In questo modo si susseguirono i mesi, lenti e ripetitivi, ma, per un certo verso confortevoli, nella loro tranquillità.
Trascorse l'estate, un'estate per nulla simile a quella dell'anno precedente, non più afosa e soffocante, scossa da temporali violenti e improvvisi, ma occasionalmente rinfrescata da piogge leggere e costanti, molto più londinese se così si può definire.

A Ottobre Draco si iscrisse alla facoltà di Medimagia del San Mungo e lo studio occupò completamente la sua mente e la sua attenzione, portandolo a riscoprire il suo talento nell'ambito pozionistico e la mente brillante che aveva dimenticato di possedere.

Questo andò avanti senza intoppi almeno finché il biondo non ricevette un invito che non si sarebbe mai aspettato di ricevere.

Quando, una mattina della prima metà di Novembre il gufo reale gli lasciò cadere tra le mani una busta di carta visibilmente riciclata color azzurro pastello, immediatamente Draco fu vittima di un pessimo presentimento.
Si rigirò la busta tra le mani per un po', leggendo e rileggendo l'indirizzo del mittente e quello del destinatario come per convincersi che i suoi occhi non lo stessero ingannando.

Eppure la situazione si dimostrò essere esattamente come sembrava: una lettera dalla Tana era giunta a Malfoy Manor e non si trattava di un errore.

Mille pensieri invasero la testa del biondo Serpeverde in un momento solo.
Ricordi principalmente, ricordi che aveva fatto bene attenzione a non rievocare, tenendosi con cura lontano dalla luminosa e raggiante porzione di mondo abitata dalle creature del Sole, dalla porzione di mondo abitata da Harry Potter e i suoi amici.

E se ora quella luce voleva fare breccia nella sua confortevole coltre di nubi, doveva essere sicuramente con l'intenzione di scottarlo.
Per quanto fingesse che non fosse così, Draco non aveva smesso un solo giorno di sentirsi in colpa per aver abbandonato Harry senza una spiegazione.
Di certo se i Weasley gli scrivevano doveva essere per rimproverarlo della sua codardia e rinfacciargli la possibile ricaduta di Potter nell'alcolismo.

Quell'ipotesi si prese del tempo per fare da padrona nella sua testa, riempiendolo di sensi di colpa e di preoccupazioni che Draco fece di tutto per sopprimere, almeno finché, in preda al panico, non chiamò a rapporto il suo migliore amico in cerca di consiglio.

Quando, dunque, Blaise venne a conoscenza  di cosa angustiasse il Principe delle Serpi, scoppiò immediatamente in una risata contenuta ed elegante, ma apertamente divertita.

"Sii realista Draco, se Potter fosse nei guai tutto il mondo magico lo saprebbe"

Malfoy dovette convenire che il mulatto avesse ragione, ma comunque in tutta risposta scrollò le spalle e simulò indifferenza.

"Non che mi importi"

Chiarì freddamente, Zabini si rabbuiò e scosse debolmente la testa, ma non osò rimproverarlo.
Ci aveva già provato in più occasioni, ma i suoi sforzi non avevano sortito alcun effetto.

A quel punto Blaise spostò lo sguardo sulla busta chiusa e solennemente appoggiata al centro del lungo tavolo d'ebano levigato dello studio di Draco.

"Beh Draco, perchè non la apri?"

Gli domandò, rompendo il silenzio che si era creato e tradendo un minimo di curiosità con il suo tono di voce.
Il biondo non rispose, prese semplicemente in mano la busta azzurra e, forse solo per dimostrarsi sicuro di sè agli occhi del mulatto, la aprì con un gesto secco, sfilando quello che si dimostrò essere un cartoncino beige bordato d'azzurro.

Draco lesse in fretta e più volte quanto c'era scritto e la sua perplessità non si fece che più evidente nel moto involontario con cui il suo sopracciglio sinistro si era sollevato.

"Beh?"

Incalzò Blaise, adesso apertamente interessato.

"Conosci una certa Angelina Johnson?"

Zabini fece una smorfia nell'udire l'evasiva non-risposta dell'amico, ma lo assecondò comunque.

"Giocava come Cacciatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro, perché?"

"George Weasley si sposa con questa Angelina Johnson e per qualche misterioso motivo i Weasley hanno ritenuto che la cosa mi riguardasse e mi hanno invitato al loro matrimonio."

❄❄❄


Ovviamente non ci sarebbe andato.

Di questo Draco fu irremovibilmente certo fin dal primo momento.
Tuttavia, con il passare dei giorni e l'accavallarsi dei pensieri e di sensazioni contrastanti, finì con il convincersi di avere un debito non saldato nei confronti dei Weasley, della Granger e, scomodo da ammettere, anche di Potter.

Dunque, in corrispondenza della data prestabilita, il Serpeverde si ritrovò a indossare uno dei suoi abiti migliori, a legarsi i capelli, ormai lunghi fin sotto alle spalle, in una coda ordinata e a Materializzarsi sul sentierino sterrato e insolitamente assolato che tagliava a metà i campi di grano attorno alla Tana.

Per essere un pomeriggio di metà Novembre era stranamente tiepido, il cielo terso e il Sole, seppur bianco e invernale, luminoso sopra la sua testa.
Tracce del buonumore generale erano udibili già dalla distanza a cui Draco si trovava, si sentivano risate dalle più alle meno contenute e un costante e allegro cicaleccio di fondo.

Quando però il ragazzo fece la sua apparizione nel giardino dei Weasley, questo brusio si affievolì sostanzialmente e molte teste, principalmente rosse, si girarono nella sua direzione.
In quel momento il biondo desiderò ardentemente di tornare sui suoi passi e sparire nel fitto di un campo di grano.

Tuttavia, contrariamente alle sue aspettative, non fu accolto da un'atmosfera macchiata del risentimento che Malfoy sapeva di meritarsi, ma soltanto dai sorrisi e dai convenevoli che si dedicano ai vecchi amici.
Lenticchia si azzardò perfino ad avvicinarsi e dargli un'imbarazzante e sgradevole pacca sulla spalla mentre la Granger sorrideva soddisfatta.

"Weasley, cosa stai facendo?"

Domandò Draco, a denti stretti e teso come una corda di violino, ma il rosso ridacchiò.

"Dai Malfoy, togliti quel manico di scopa da- Ahia Hermione! Insomma Malfoy lasciati un po' andare, sei tra amici!"

Il buonumore di Ron era contagioso, ma non abbastanza da fare breccia nella fitta coltre di preoccupazioni che ancora di affollavano nella testa di Draco.

"No Weasley, non lo sono. Sono qui soltanto per fare gli auguri a George e Adelina"

"Angelina"

Corresse Hermione sorridendo sotto i baffi.

"Sì certo, Angelina"

Annuì Malfoy e tentò a quel punto di dileguarsi e attendere pazientemente seduto da qualche parte l'inizio della celebrazione.
Tuttavia, a causa del largo anticipo con il quale si era presentato, fu incastrato dalla Granger e da Lenticchia Femmina nei preparativi e, anche se non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, fu divertente tirare su il gazebo e decorare il giardino con i Weasley.

Il nervosismo del biondo si era ormai quasi del tutto dissipato, quando una voce che conosceva bene riscaldò ulteriormente quel tardo pomeriggio d'autunno, facendolo sussultare.

"Allora, dove sono questi gnomi?"

"Harry!"

Lo salutò con un largo sorriso Ginny Weasley, correndo ad abbracciarlo.
Lui rise e la sollevò da terra, Draco si sentì avvampare.

"Arrivi giusto in tempo"

Commentò Hermione una volta che il moro li ebbe raggiunti.

"Aspettavamo solo te per questo, Harry"

"Oh lo so Ron, te ne sono molto grato"

Ghignò il Grifondoro, togliendosi la giacca, abbadonandola su una sedia e arrotolando fino ai gomiti le maniche della semplice camicia bianca.

Harry era bellissimo, tanto bello che Draco nemmeno si era reso conto di essere rimasto fermo a fissarlo.
Ma come poteva farne a meno? Il suo sorriso non era mai stato più bianco di così, né i suoi occhi verdi, smeraldi più brillanti o la sua risata più contagiosa.

Tuttavia c'era qualcosa di diverso in lui e non si limitava a quell'accenno di barba che si era lasciato crescere.
Qualcosa nei modi di Harry era cambiato, il Bambino Sopravvissuto era diventato un uomo ormai, l'uomo più magnetico e affascinante sui cui gli occhi di Draco si fossero mai posati.

Nel profondo dell'animo del biondo qualcosa lo mosse verso il rimorso, una sorta di famgiliare nostalgia lo spingeva verso il desiderio di scoprire come e quando Harry fosse cresciuto tanto.

Ma soprattutto, perché lui, che conservava ancora gli imbarazzanti ritagli di giornale sul Prescelto, non fosse stato lì per vederlo cambiare.

"Ehilà Malfoy"

Lo salutò il Grifondoro con un sorriso tranquillo.
Nuovamente al Serpeverde si mozzò il fiato in gola, ma annuì in tutta risposta.

"Potter"

Sussurrò delicatamente, desiderando di darsi uno schiaffo per l'evidente tensione che aveva lasciato trapelare con il suo tono di voce.

"Che fai, ci dai una mano?"

Propose Harry e a Draco parve che l'attenzione dei presenti fosse tutta concentrata su di lui.
Contrariamente al suo solito, la cosa non risultò altro che sgradevole.

"Immagino di non avere scelta, il mio orgoglio mi impone di tamponare come posso il ritardo astronomico del gene Weasley"

Harry sorrise e scosse appena la testa, sconsolato e Draco, prima di potersi fermare a pensarci, ricambiò quel sorriso.

Lanciarono gli gnomi e Ginny quasi tirò giù il gazebo nell'accesa competizione che aveva ingaggiato con Harry e Ron.
Draco faceva del suo meglio e trovò supporto nell'incompetenza di Hermione e Percy Weasley, integrandosi bene con loro, molto più moderati e tranquilli di quegli energumeni che invece si divertivano nello stordire delle povere creaturine infestanti e distruggere il giardino.

Innumerevoli volte, da quel momento in avanti, Draco vagò con lo sguardo alla ricerca di Harry senza nemmeno rendersene conto, ma il moro non lo calcolava minimamente, preferendo la compagnia di quella Lenticchia Femmina.
Innumerevoli volte, durante la cerimonia, il Serpeverde arrossì di vergogna e di gelosia nel vedere Potter che sussurrava qualcosa all'orecchio della rossa e lei che rideva di conseguenza o che sgranava gli occhi sbalordita.

Per diretta conseguenza di queste tendenze irrazionali e fuori controllo, altrettante innumerevoli volte quel giorno Draco fu preso dal nervosismo per la consapevolezza di non essere autosufficiente e libero come credeva di essere diventato.
E, nuovamente, era tutta colpa di Potter, l'unica catena con il passato che non riusciva a spezzare, non importava quanto ci provasse.

In generale la cerimonia si svolse pacificamente, per quanto potessero essere considerati pacifici i colpi di scena in perfetto stile "Tiri Vispi Weasley" che non cessarono nemmeno per un momento.
Ad esempio, durante il discorso del testimone, che era il compagno di scuola di George, Lee Jordan, nonchè il migliore commentatore in diretta delle partite di Quidditch di Grifondoro, un vecchio zio con ancora qualche capello color "rosso Weasley", iniziò a vomitare piume rosate.

Si scoprì in seguito che George aveva sabotato il buffet, inserendo tra le portate più di un dolcetto di sua invenzione.
Furono dunque in pochi coloro che osarono forzare la loro sorte e mangiarono qualcosa che non venisse direttamente dal forno di Molly.

Chiaramente Angelina non prese benissimo le bravate del neo-marito e, mentre ormai il Sole era calato e della torta nuziale non restavano che le briciole, la sposa si esaurì insieme alla suocera in una violenta ramanzina ai danni dello sposo.
Uno spettacolo a cui valse completamente la pensa di assistere e che portò molti degli invitati a una crisi di ilarità, nonchè diede il via alle scommesse su quanti anni, o mesi nell'ottica dei più pessimisti, sarebbe durato quel matrimonio.

Era forse appena passata la mezzanotte quando maghi, streghe e pure qualche Babbano iniziarono ad accusare il colpo della stanchezza.
Sempre più persone lasciavano la pista da ballo sotto il gazebo e prendevano posto agli eleganti, anche se un po' arrugginiti tavolini rotondi, sparsi un po' ovunque sul vasto e omogeneo tappeto di foglie autunnali che copriva il terreno.

Draco era seduto a uno di questi con in mano un bicchiere di champagne e gli occhi persi in un punto sospeso nell'aria davanti a sè dove, al centro del tavolo, un piccolo fuoco fatuo pulsava di luce blu e rischiarava la notte ormai inoltrata.

Iniziava a fare piuttosto freddo da quando il Sole era calato e, respirando, il biondo vedeva nuvole di condensa lasciare ritmicamente le sue labbra.

Dal nulla, nel suo piccolo e tranquillo spazio vitale fecero all'improvviso irruzione i due che erano stati l'oggetto della sua intermittente attenzione per tutto l'evento.
Ridendo allegramente, Ginny Weasley si lasciò cadere sulla sedia dall'altro lato del tavolo e il suo sguardo sveglio color cioccolato fu illuminato dalla lieve luce del fuoco fatuo.

Draco si soffermò a guardarla come non aveva mai fatto prima e per quanto gli costasse ammetterlo, concluse che Lenticchia Femmina era una bella ragazza, nonchè forte, divertente e brava a Quidditch, dunque era inevitabile che a Harry piacesse tanto.

"Allora Malfoy, te lo fai un ballo con me? La mia dama è stanca"

Ginny rise e tentò di tirare un calcio allo stinco di Harry, in piedi davanti al tavolino, ma lui si spostò, guardandola altrettanto divertito, prima di appoggiare una mano sulla tovaglia azzurrina e porgere l'altra al Serpeverde che, scettico e forzatamente distaccato, restava a guardarlo.

"Ti ringrazio per l'offerta Potter, ma sto bene così"

Comunque Harry non lo stette a sentire, anzi, per un momento a Draco sembrò, per come si era incupito all'improvviso, di averlo fatto arrabbiare.
Non ebbe comunque modo di dirlo con certezza perchè il moro gli prese un polso e lo trascinò di forza fino alla pista da ballo improvvisata.

Solo a quel punto si fermò e sì, Draco ebbe la sicurezza che il Grifondoro non fosse più così tanto di buonumore.

"Almeno questo me lo devi, non credi?"

Formulò in un tono di voce sospeso tra un ringhio e un sussurro.
Draco abbassò lo sguardo, costretto a fare fronte a una discussione che aveva fatto di tutto per evitare.

"A tal proposito..."

Harry non lo fece finire, forse nemmeno a lui andava particolarmente di parlarne, fatto sta che attirò a sè Draco per la vita e il biondo, per riflesso involontario, circondò il collo del moro con le braccia.

Per un po' nessuno dei due disse nulla, ma entrambi potevano ben percepire la tensione reciproca, poi Harry parlò, cercando automaticamente lo sguardo dell'altro, che tuttavia si ostinava a sfuggirgli.

"Mi dovrai una spiegazione Draco, lo sai vero?"

Il biondo si irrigidì sensibilmente e fece appello a tutta la sua compostezza nel momento in cui scelse di guardare il moro negli occhi.

"Io non ti devo niente, Potter"

Nuovamente il Grifondoro non prese bene quella risposta e Draco si sentì incenerire dallo sguardo che ne conseguì, ma lo resse con aristocratica ostinazione.

"Ti ho cercato in lungo e in largo per settimane e tu non hai fatto che nasconderti, poi ho scoperto che eri tornato al Manor per evitarmi. Evitarmi! Ho rispettato la tua scelta, non è stato facile, ma l'ho fatto e da parte tua neanche una visita, una lettera, una frecciatina, un biglietto di complemorte per i miei genitori, niente, il nulla più assoluto. E adesso ti presenti qui, al matrimonio dei miei amici di punto in bianco e non vuoi nemmeno dirmi che ti è preso?"

Il moro aveva finito con l'alzare pericolosamente la voce in questa sua ramanzina e Draco iniziava a sentirsi un po' troppo osservato allora  lasciò andare Harry e questa volta fu lui a trascinare via il moro, fermandosi in una zona tranquilla del giardino, lontano da festeggiamenti.

"Senti Potter, sono qui solo perchè qualcuno ha avuto la malsana idea di invitarmi e di sicuro non perchè volessi cercare te e fare ammenda dei miei peccati. I tuoi problemi nel gestire la consapevolezza di non essere essenziale per tutti, mio eroe, non mi interessano."

Sibilò il Serpeverde, protendendosi in avanti e assottigliando lo sguardo, ma ottenendo solo un'altra reazione violenta dal moro, che lo afferrò per il colletto della camicia, avvicinando pericolosamente i loro volti.

"Ti senti quando parli Malfoy? Siamo davvero di nuovo a questo punto? Possibile che nonostante tutto quello che ti succede tu non sia in grado di crescere un po'?"

Ringhiò il moro e Draco si divincolò con forza dalla sua stretta, lisciandosi subito dopo la camicia e aggiustandosi il colletto.

"Potter senti, sto bene adesso, non ho bisogno di te e delle tue lezioni di vita, non ne ho mai avuto bisogno a dire il vero. Ora sono finalmente libero e intendo continuare ad esserlo, quindi stammi lontano, vai a farti leccare le ferite da Lenticchia Femmina se devi, ma non contare su di me."

"Ah é questo quindi? Sei geloso di lei?"

"Non hai capito niente, ti ho detto che non mi importa e che qualunque cosa sia successa tra noi fino a questo momento non ha valore, sto ricominciando da capo la mia vita e non puoi impedirmelo."

Nel sentire quelle parole Harry, contrariamente alle aspettative di Draco, rilassò le spalle e si fermò un attimo.
I suoi occhi brillavano come se avesse appena capito qualcosa e il biondo moriva dalla voglia di sapere cosa fosse.

"Draco... tu non stai ricominciando, stai scappando."

Il Serpeverde deglutì, sentendo gli occhi bruciargli fastidiosamente e farsi lucidi.
Perchè poi? Perchè era stato colpito nel punto giusto probabilmente.

"Come puoi giudicarmi? Sei sempre stato libero tu, per me è del tutto nuovo e se io... se noi..."

Si bloccò, incapace di proseguire, ormai andato completamente nel panico.
Ma Harry aveva capito, aveva finalmente trovato la chiave della soluzione a tutti i misteri di quel ragazzo.
In verità l'aveva sempre avuta in mano, ma era stato incapace di accorgersene.

"Il tuo problema Dray è che non hai mai visto di buon occhio le emozioni. Credi che ti rendano schiavo, che ti rendano debole, ma la verità è che sono l'unico mezzo per essere veramente liberi, veramente forti."

"STAI ZITTO POTTER, NON SAI NIENTE!"

Esplose Draco, sentendosi minacciato dalla scomoda schiettezza del moro e spingendolo via.
Harry però non si arrendese, avanzò di nuovo nella sua direzione e gli prese cautamente una mano nella propria.

La mano del moro era calda, ma il Serpeverde provava solo un profondo moto di terrore, vedeva tutti i suoi sforzi per la libertà vanificati da una resa ai sentimenti, non capiva, non concepiva proprio il punto di vista di Harry.

"Dray, ascol-"

"VATTENE DI QUI!"

Di nuovo Draco lo spinse via, con molta più forza questa volta e il moro finì a terra.
Poi il Serpeverde si mise a correre, desiderando solo di sparire e forse, in fondo in fondo, anche un po' che il Grifondoro lo seguisse.

Questa volta però Harry era stanco, troppo stanco per ritentare l'impossibile.
Draco sarebbe sempre scappato e che senso aveva continuare a inseguirlo se ne ricavava soltanto sofferenza?

Forse, per una volta, avrebbe anche potuto arrendersi.
Dopotutto era quello che anche Draco voleva, giusto?

   
 
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