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Autore: Greenleaf    29/05/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13
 
 
Eldihen guardò Legolas allontanarsi da lei. Il suo cuore perse un battito, non riusciva  a lasciarlo, si bloccò guardandolo andare via. Entrò nella grotta, mettendo da parte i suoi sentimenti. Non avrebbe voluto farlo preoccupare, anche se le costò molto. Superò delle scalinate, giungendo all’interno della caverna sotterranea.
 
Le grotte scintillanti erano bellissime, brillanti e fredde, un vero e proprio tesoro nascosto. Le donne e i bambini piangevano per i loro cari. Eldihen li guardò, comprendendo perfettamente il loro stato d’animo. Anche lei era molto preoccupata per Legolas, specie dopo ciò che aveva visto ad Isengard.  Sfregò le mani sulle braccia ricercando con lo sguardo Eowyn. La confusione le impedì di procedere regolarmente, si dovette bloccare più volte, ammirando il lago davanti ai suoi occhi. Avanzò, raggiungendo la parete  rocciosa infondo, si appoggiò stanca, lasciando la spada a terra.
 
Dopo svariate ricerche trovò Eowyn seduta ai piedi del lago, distratta dall’acqua, lontano dalle donne. Le posò una mano sulla spalla, facendola girare. Le sorrise guardando la sua espressione stupita. Eowyn spalancò gli occhi incredula, per poi lanciarsi ad abbracciare Eldihen, tanto forte da stritolarla. Era un abbraccio caloroso  da cui Eldihen comprese tutta la sua preoccupazione mentre la stringeva.
 
“Non ci posso credere. Sei qui, ma cosa ti è successo?” si allontanò commossa, allungando la mano sulla bocca. La studiò, come se si trovasse dinanzi ad un fantasma, ma era proprio Eldihen, non stava sognando. Era felice e confusa allo stesso tempo.
 
“Sono stata rapita durante la scorsa notte. E’stato difficile ma sono tornata. Mi spiace di averti fatta preoccupare, non volevo, ma è capitato e non ho potuto chiedere aiuto”
 
“Chi ti ha rapita? Come stai? Sei malconcia. Eldihen non puoi immaginare quanto io sia felice” sbigottita l’abbracciò stretta a sé, accarezzandole i capelli arruffati. Eldihen sorpresa tornò a riabbracciarla, donandole delle pacche sulla schiena.
 
“Gli orchi mi hanno portata ad Isengard con i mannari. Comunque sia sto bene, mi spiace per il vestito che mi hai dato, l’ho rovinato, tanto per cambiare!” le sorrise, sdrammatizzando una situazione per lei dolorosa. Senza sapere perché, le tornò alla mente il momento  vissuto prima con Legolas. Pensò al loro bacio, arrossendo lievemente. Il suo cuore era pieno di emozioni contrastanti, avvertiva ognuna distintamente. Cercò di concentrarsi solo su quelle più belle, suscitatele da Legolas.
 
 
“Lascia perdere il vestito. Mi hai fatto prendere uno spavento, ma tutte a te capitano? I mannari? non ci posso credere, sono stupita!” si appoggiò alla parete della roccia, sostenendosi con le mani “In realtà anche gli altri erano agitati, specie l’elfo. Lui ha fatto di tutto per ritrovarti!” confessò guardandola sorridere. Le sue guancie divennero rosse come due mele. Eldihen impacciata abbassò lo sguardo, osservando il suolo “Che succede Eldihen?” chiese incuriosita Eowyn, cogliendo la sua espressione.
 
“L’ho incontrato prima” affermò sorridendole.
 
Eowyn incuriosita riguardo al loro incontro, lasciò da parte la preoccupazione, sperando di conoscere i dettagli, Eldihen aveva un volto sorridente come se fosse rientrata dal paradiso. Eowyn  si era tranquillizzata principalmente per il suo sorrisetto felice ed il modo disinvolto in cui parlava. Si notava che era stata maltrattata, ma le sembrò che fosse anche accaduto qualcosa di bello, in grado di spazzare via ogni dolore subito ”Eldihen continua, immagino che lui sia stato felice di rivederti forse più di me. Ti abbiamo cercato in lungo e in largo, ma Legolas più di tutti. Non si dava pace”
 
“Anch’io non mi davo pace. Mi hanno  messo dentro una gabbia e ho passato momenti in cui credevo di non tornare più, e in quei momenti Legolas mi è mancato tremendamente” rivelò sospirando. Era tutto passato, ma nel cuore portava il peso degli eventi accumulati.
 
“Eldihen dimmi che è successo quando ti ha rivista!” Eowyn  voleva conoscere tutto, stava sognando un po’ ad occhi aperti, l’espressione di Eldihen le faceva immaginare alcune cose che sperava fossero realmente accadute. Sicuramente  era successo qualcosa, ne era certa.
 
“Era molto felice, mi ha perdonata per la storia dell’arco, rivelandomi di… essere stato preoccupato per me. E’ stato un momento bellissimo anche se mi sembra assurdo parlarne visto che mi sento… non so nemmeno come mi sento, sono successe così tante cose, ma solo lui è riuscito a bloccare il flusso dei miei pensieri”  era elettrizzata e imbarazzata, non riuscì a rivelarle di quel bacio, sarebbe esplosa dall’emozione. Si sedette a terra, gesticolando con le mani. Guardò Eowyn che seguiva il suo discorso e quando lei l’affiancò, sedendosi vicino si fermò, avvertendo un leggero pizzicore sulla mano. Ma cos’aveva le faceva male, sfregò le dita sulla pelle, notando un piccolo punto nero vicino alle nocche. Non badò molto, pensando che non fosse nulla di grave, inconsapevole della lacrima dentro al suo corpo.
 
“Ma ti ha abbracciata? Ti ha detto qualcosa in particolare? Perché sei molto contenta, non sembra nemmeno vero che tu sia stata rapita dagli orchi! Dev’essere per forza successo qualcosa di… bello. Non lo negare!” le lanciò uno sguardo furbo. Sapeva che l’elfo rivedendola non si era limitato a dirgli di essere stato preoccupato, no.
 
Eldihen arrossì. Ricacciò le dita dalla mano anche se le bruciava un po’ ed imbarazzata grattò la punta del naso, massaggiandosi le gambe nervosamente. Sorrise, girandosi in direzione di Eowyn che pareva aver intuito ogni cosa “Mi ha… baciata!” non riuscì a negarglielo, non voleva nemmeno. Avrebbe preferito parlarne in un altro momento, ma il suo viso l’aveva tradita, rivelando ogni cosa prima che lei parlasse.
 
“Lo sapevo” le posò una mano sulla sua. Era felice, non aveva dubbi sui sentimenti dei due elfi,  le brillarono gli occhi. Eldihen comprese la felicità che provava per lei, le strinse la mano, guardandola con ammirazione. era felice di averla accanto “Eldihen spero presto anch’io di incontrare l’amore, Sire Aragorn mi è caro. Lui anche è stato attaccato dagli orchi sai? Ho sofferto moltissimo, ma quando l’ho rivisto il mio cuore ha ripreso a battere” Eowyn sorrise, mentre Eldihen trattene la sua preoccupazione, conoscendo il rapporto tra Aragorn e Arwen, la sua signora. Non parlò per non ferire l’amica, le sorrise, malgrado volesse consigliarla, ma non era il momento.
 
“Ciò che è destinato a te verrà presto” le accarezzò i capelli.
 
“Si…” Eowyn mutò espressione, incupendosi di colpo “Ma ho paura di non rivederlo, avrei tanto voluto stargli accanto. E stanotte noi siamo qui, mentre lui è fuori, pronto a combattere e chissà se domani lo incontrerò” i suoi occhi si oscurarono, il suo tono era leggero ma triste, tanto da  far preoccupare Eldihen che pensò subito a Legolas irrigidendosi di colpo.
 
 “Ho anch’io molta paura, ma li rivedremo.  Devi stare serena” consolò Eowyn ripetendosi che sarebbe andato tutto bene, anche se era inquietata. Si guardò intorno, trovandosi i volti disperati delle donne che piangevano i figli e i mariti. Per quanto voleva credere di rivedere Legolas, non riuscì a rimanere serena, avvertendo le lacrime agli occhi.
 
Rimasero in silenzio, il lamento delle donne e dei bambini divenne l’unico suono presente, che rimbombava da una parte all’altra della grotta. Eldihen sospirò, non ne poteva più di ascoltare tutte quelle sofferenze, di vedere le lacrime e i volti della gente che come lei temeva per il destino dei loro cari. Si alzò da terra, lasciando Eowyn seduta vicino alla sua spada. Pensò che fosse meglio camminare, piuttosto che rimanere ferma a riflettere, immaginandosi scene bruttissime nella sua mente, scene in cui lei usciva da quel posto non trovando Legolas fuori, o peggio, scene in cui lo vedeva morto. Le bruciò lo stomaco. Spalancò gli occhi agitando la mano per rinfrescarsi un po’ il viso. Ma cosa stava pensando? Doveva essere ottimista. Camminò con un peso nel petto, tanto grande da accecarla: non osservò le donne o il passaggio, si muoveva per inerzia dentro la caverna, con la mente offuscata.
 
“Non rivedrò più mio marito” una donna piangeva accasciata a terra. Eldihen si voltò per guardare il suo volto arrossato, avvertendo il suo stesso sconforto. Il petto si chiuse, come coperto da un velo nero di preoccupazione. Era difficile respirare, sentiva un groppo in gola. Rimase immobile, rivedendosi in quella sconosciuta. Incerta proseguì, raggiungendo l’entrata. Altre donne iniziarono a piangere, urlando il nome dei mariti ad alta voce. Era difficile sopportare quella situazione. In silenzio, si appoggiò ad una roccia avvertendo dentro di sé il forte desiderio di fuggire, per andare da Legolas. Rimase immobile a combattere con la sua idea, ripetendosi che non poteva lasciare quel posto, che Legolas non voleva.
 
Un soldato si era avvicinato per chiudere l’accesso della caverna. Eldihen scattò, guardando l’uscita. Una voce dentro di lei le suggerì di correre, perché sarebbe stata una notte difficile e decisiva. Doveva andare da Legolas, stringerlo ancora una volta, strappare al tempo un altro momento, prima di rinchiudersi ed affrontare la notte. Sapeva che Legolas non avrebbe voluto rivederla, era troppo preoccupato, ma non riusciva a pensare ad altro, non trovando cura migliore delle sue braccia.
 
Intanto la porta si stava chiudendo, mentre i suoi pensieri scorrevano velocemente e le donne piangevano apertamente.
 
Guardò il soldato, le donne, le rocce, sentendo il suo cuore battere e la voce dentro di sé farsi sempre più forte. Sarebbe stata forse la sua ultima opportunità di rivedere il suo amato, non aveva altre certezze dopo quella notte. Lui era fuori, ma il giorno seguente…
 
“Aspetta” corse verso il guerriero, mettendosi davanti al portone “Non chiudere aspetta, ti prego non chiudere!”
 
“Rientra dentro ragazza, gli orchi si stanno avvicinando. Dovete rimanere chiuse qui!” rispose secco spostandola.
 
“Ma tornerò, chiedo solo dieci minuti, non di più, fammi uscire!” tentò di andarsene, muovendo qualche passo fuori dall’uscio.
 
“No, rientra e non creare…”
 
“Lasciala passare!” da dietro la porta rispose il ragazzo che Eldihen aveva incontrato all’entrata del fosso. Lo guardò riconoscendolo, aveva la barba arruffata ed era armato fino ai denti “Forse lei non ha incontrato i suoi cari, concedile un momento” riconoscendola pensò che fosse giusto assecondare il desiderio di Eldihen, ignorando che la ragazza aveva già parlato con i suoi amici.
 
Il soldato acconsentì lasciandola passare “Va bene, ma non di più di dieci minuti ti aspetto qui ragazza”
 
“Certo!” ad Eldihen brillarono gli occhi, uscì, ringraziando il ragazzo che l’aveva aiutata.
 
 
 
 
All’interno della grande armeria Legolas attendeva Aragorn nervosamente. Aveva la sua spada tra le mani, avrebbe voluto riconsegnargliela per chiarirsi. Era troppo agitato a causa della battaglia che lo avrebbe coinvolto, preoccupandosi per Eldihen ed i suoi amici. Erano in pochi, soli, contro diecimila orchi.
 
 Sistemò la sua faretra, riflettendo su ciò che era successo. Era contento di aver rivisto Eldihen, ma temeva per lei,  ciò lo aveva deconcentrato, causandogli un cedimento di nervi che aveva sfogato su Aragorn. Gli aveva detto che sarebbero morti tutti, ma in realtà confidava nell’amico e avrebbe combattuto con lui, come sempre.
 
Dalle scale in pietra spuntò Eldihen, aveva il fiato corto a causa della corsa. Si bloccò sull’ultimo gradino osservando le spalle di Legolas, le sue frecce, il tavolo vicino a lui e la parete piena d’armi. Avanzò silenziosamente, guardandolo mentre sistemava l’attrezzatura. Gli posò gentilmente una mano dietro la schiena, catturando la sua attenzione. Lo vide girarsi verso di sé, sotto la luce delle candele.
 
Era serio e preoccupato. I suoi occhi erano pieni di angoscia, timore, lo guardò con tristezza, mostrandogli la sua profonda inquietudine.
 
“Eldihen” la sua voce non era sorpresa ma rassegnata, come se si fosse aspettato di rivederla, infondo lei faceva sempre il contrario di quello che gli diceva. Roteò gli occhi, smorzando la tensione che gli bloccava le braccia, fino a concedergli tutta la sua attenzione. La guardò negli occhi, non era serena.
 
Eldihen ammirò il suo viso deciso, il suo corpo da guerriero. Sorrise, pensando che era bello averlo vicino. Abbassò il volto scoraggiata, come se il loro fosse l’ultimo momento insieme, avvertendo un vuoto dentro il suo cuore capace di risucchiare tutte le sue energie, lasciandola spenta. Non disse nulla, appoggiò la sua testa nel petto di Legolas, accarezzandolo con le dita. Era tonico, strinse i lembi della tunica distrattamente aggrappandosi al suo petto come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
 
Legolas le cinse la vita, comprendendo il suo stato d’animo, si abbassò di poco per guardarla in volto. Era leggermente scocciato dal suo atteggiamento, ma non era in grado di rimproverarla. Eldihen stava soffrendo, i suoi occhi erano spenti, come se non avesse più un futuro da vivere. Le forze l’avevano abbandonata all’improvviso, lasciandola con mille paure “Ti avevo detto di stare con le donne nella grotta” la sua voce arrivò come un soffio delicato alle orecchie della ragazza.
 
“Io ho bisogno di te” alzò un po’ il viso per guardarlo negli occhi “Prima di stanotte, ho bisogno di te, non voglio stare sola, sono stata sola per tanto tempo e adesso non ce la faccio più. La paura di perderti mi uccide” tremò distanziandosi dal suo corpo.
 
Legolas la tenne saldamente stretta a sé. La guardò comprendendo i suoi dubbi, infondendole tutta la forza che aveva in corpo, attraverso i suoi occhi che si muovevano sul suo viso “Non lo devi dire Eldihen. E’ l’ultima cosa che voglio sentire, sappi che per me è difficile combattere sapendoti in questo stato. Qualunque cosa accadrà tu dovrai  rimanere forte” disse con voce profonda, avvertendo il corpo della ragazza stretto al suo. Le passò una mano sulla spalla, apparendo inscalfibile, quando in realtà sentiva angoscia nel suo cuore.
 
“Io non voglio che accadi nulla” trattenne le lacrime mordendosi le labbra. La sua voce era flebile, un sussurro.
 
Legolas si chinò, appoggiando la fronte sulla sua,  sfiorandole il naso. Intenerito dal suo sguardo da bambina smarrita le accarezzò le guance, con gli occhi inchiodati ai suoi “Certo che non accadrà nulla. Mi avevi promesso un tè, ricordi? Dobbiamo pur berlo insieme, non pensare di rimangiarti la parola” disse scherzosamente vedendo un sorriso comparire sulle sue labbra.
 
“Te l’ho promesso quando ci siamo lasciati la prima volta” ricordò guardando la sua pelle liscia. Desiderò baciarlo. Il suo profumo la faceva impazzire, voleva sentirlo vicino, così cinse le braccia dietro al suo collo, lasciando che lui posasse le mani sul suo torace. Il calore dentro al cuore la scaldò completamente, riportandole un po’ di conforto.
 
“Non ci siamo mai lasciati Eldihen” le parlò, sempre a pochi millimetri dal suo volto, tornando un attimo serio. I suoi occhi erano profondi, pieni di sentimenti, parole nascoste. Eldihen sfiorò i suoi cappelli, l’armatura sulle spalle e la corda in cuoio che sosteneva la faretra.
 
“Mi pensavi quando ero da Nihil?” chiese avvertendo un fremito dentro al petto. Le sue labbra erano schiuse e perfette, le guardò, mentre lui l’osservava a sua volta, incantato.
 
L’ espressione innamorata di Eldihen lo appagò. Sorrise, provando a scherzare un altro po’, infondo gli piaceva vedere il suo broncio da bambina offesa “No, in realtà pensavo a Gimli!” ironizzò dolcemente.
 
“Ah si?” chiese Eldihen allontanandosi dal suo volto. Si finse indispettita incrociando le braccia con aria orgogliosa. Sorrise anche lei, mordendosi le labbra. Legolas pensando di averla catturata si arrese di fronte quel gesto, desideroso di assaporare la sua bocca ancora una volta.
 
“Non ti allontanare” la prese da un braccio, passandole le mani sulla vita, in modo che lei gli ritornasse vicino. La guardò catturato dalle sue labbra, scrutandone ogni movimento e sorriso, quasi ipnotizzato.
 
“Io anche pensavo a Gimli” lo stuzzicò stando al gioco. Sfiorò con le dita la camicetta argentata che fuoriusciva dalla divisa, la pelle sottile ed incredibilmente calda, seguendo i suoi occhi. Legolas la fissava smanioso, lasciandole sotto il seno delle lunghe carezze, in grado di destabilizzarla.
 
“Bugiarda!” sorrise ammirandola. Era riuscito distrarla. Non c’erano più lacrime dentro i suoi occhi, il suo volto era luminoso e la sua espressione era vispa. Rimase qualche altro secondo ad ammirarla. Anche lui si era decisamente tranquillizzato, dimenticandosi della questione con Aragorn. Il calore che aveva nel petto era la cosa più bella che avesse avvertito durate quel viaggio. Eldihen era la cosa più bella che aveva trovato.
 
“No, dico sul serio” sorrise scherzosamente, alzando le sopracciglia. Si morse il labbro inferiore, passandoci la lingua sopra.
 
Legolas la fissò incantato, tornando serio. Quel calore che aveva nel petto, dinanzi al gesto di Eldihen divenne un fuoco incontrollabile che gli bruciò nel cuore, espandendosi sulle braccia. La strinse con decisione, vedendola un po’ incuriosita “Non lo fare più”
 
“Cosa?” Non capiva come, ma lui la guardava con smania.
 
 “Non ti mordere le labbra in quel modo” le si avvicinò, non resistendo più a starle lontano, non avrebbe rinunciato a possedere la sua bocca, a sentire il suo respiro rovente sulla pelle e, la sua lingua intrecciata alla sua. Fremeva dalla voglia di baciarla.
 
Eldihen sorrise, comprendendo il suo desiderio. Si allontanò lentamente con il mento, per vedersi seguita da Legolas “Perché?” schiuse la bocca provocandolo ancora di più, contenta di scorgere dentro i suoi occhi una luce particolare, piena di desiderio.
 
“Perché lo voglio fare io” era serio e tremendamente provocante. Le sussurrò quella frase sfiorandole le labbra. Eldihen drizzò la schiena, bruciando dal desiderio. Lasciò che Legolas le prendesse il viso tra le mani. Prima di baciarla sfiorò la sua bocca, facendosi desiderare. Il cuore di Eldihen batteva forte, mentre lei accecata dalla passione spinse le sue labbra contro quelle di Legolas, come a dirgli di muoversi, di baciarla. Voleva sentirsi avvolta dal suo sapore.
 
“Baciami o mi farai impazzire” sussurrò impaziente, mentre lui continuava a sfiorarle la bocca con le labbra, senza però baciarla veramente.
 
 Si divertiva a vederla presa, completamente sua, era un modo per farle capire che anche lui sapeva accendere i suoi desideri assopiti. Sorrise appagato. Prima di baciarla le morse il labbro inferiore, proprio come aveva fatto lei poco prima, passando poi le dita sulla sua bocca. La baciò in prima dolcemente, poi sempre con più passione e audacia, lasciandola senza fiato, con il cuore che le batteva prepotentemente. Ogni pulsazione sembrava un tuono nel petto. Legolas le carezzò i fianchi, camminando verso il tavolino con lei tra le braccia.
 
L’appoggiò al margine del tavolo, continuando a baciarla, felice di sentire le sue labbra carnose, i battiti del suo cuore ed i brividi lungo la schiena scendergli giù, fino ad arrivare alle gambe. La schiacciò con il suo corpo facendola piegare un po’ contro il tavolo. Le lasciò una scia calda di baci sulla bocca, fino a scendere verso il suo collo. Lei riprese a respirare, accarezzando i capelli di Legolas, che raggiunse in fretta le sue labbra, catturandola in un nuovo bacio.
 
Legolas posò la fronte su quella di Eldihen guardandola negli occhi. Tutti e due avevano il fiato corto e ansimante, si guardarono senza dire una parola, accecati dalla passione. Legolas le accarezzò una guancia avvicinandosi come prima. Era incollata al suo corpo.
 
“Sì comunque”sorrise gustandosi la sua espressione confusa.
 
“Sì cosa?” chiese Eldihen piegando il viso. Il suo cuore stava iniziando a battere meno velocemente, anche se le carezze di Legolas le procuravano un calore immenso.
 
“Ti ho pensata spesso quando eri da Nihil Eldihen, ero molto preoccupato”
 
“Ti mancavo?” gli diede un tenero bacio a fior di labbra, i loro occhi si incrociarono rimanendo allacciati in uno sguardo. Due occhi che parlavano allo stesso modo.
 
Legolas alzò gli angoli della bocca in un sorrisetto divertito quanto dolce. Eldihen sbuffò appoggiando le mani ai fianchi, l’elfo la riprese dai polsi, impedendole di allontanarsi.
 
“Non mi prendere ancora in giro!” lo avvertì Eldihen inarcando le sopracciglia.
 
“Ti ho desiderata molto” sul suo volto riapparve uno sguardo  profondo, Eldihen rimase sorpresa, le sue parole la stupirono. Legolas la baciò dolcemente sulle guance, sembrò una carezza più che un bacio, di una tenerezza tale da far sciogliere il cuore all’elfa “Desidero vederti sempre sorridere come ora, non voglio vederti triste e preoccupata perché la tua felicità è la mia forza”
 
“Io temo di perderti” la sua mente la riportò alla guerra. Era evasa da quella realtà grazie ai baci e alle attenzione dell’elfo, ma presto tornò ad incupirsi. Legolas l’accarezzò sorridendole come solo lui sapeva fare.
 
“Non può essere, sono troppo forte!” disse con area scherzosa.
 
“Sono seria, domani ti voglio rivedere amore mio” lo abbracciò cogliendolo alla sprovvista: allacciò le sue braccia dietro la schiena tuffandosi nel suo petto forzuto, in grado di alleviare qualunque sofferenza lei provasse. Eldihen chiuse gli occhi, inalando il suo profumo.
 
Legolas dopo qualche secondo ricambiò il gesto, cullandola dolcemente tra le braccia “Non mi rivedrai solo domani” sollevò il suo viso, baciandola prima sulla guancia, poi sulla bocca “Mi rivedrai ogni giorno. Io combatterò per te, ma tu promettimi di rimanere forte per me”
 
“Lo farò” guardò le sue labbra, baciandolo senza esitazione per godere al massimo di quel momento.
 
 
 
 
 
Nihil ed Epon si trovavano davanti a Fangorn. Gli alberi si erano destati dal sonno, riemergendo da terra, per rispondere agli attacchi subiti da Saruman. La notte aveva avvolto il mondo e l’elfo incantato guardò le stelle velate con stupore e ammirazione. Sembrava la prima volta che le vedeva dopo anni, ed infatti era così, aveva avuto gi occhi chiusi per troppo tempo. Deglutì, camminando verso la boscaglia, in direzione degli alberi che si muovevano lentamente, ma con decisione, pronti a combattere.
 
“Stasera sguainerò la mia spada contro Isengard!” proferì sentendo Epon sbattere  le ali “E stasera ritroverò l’orgoglio perduto” avvertì i rumori del sottosuolo, i sassi tremavano ad ogni passo degli Ent. Sfoderò la sua spada, avanzando verso il sentiero tortuoso, disseminato di foglie e ghiaia. Si bloccò quando vide Barbalbero in lontananza. Sperò che gli desse ascolto, conosceva Fangorn da tempo immemore. Era passato più volte sotto la foresta, per raggiungere Saruman, per aiutarlo, vedendo gli alberi cadere, sradicati alla radice. Il male era stato estirpato dal suo cuore allo stesso modo. Nihil si sentiva ora,  vuoto e incollerito come la foresta.
 
“Porgo i miei saluti a te signore degli alberi!” iniziò a parlare. Il vento turbinò per quelle vie, spostandogli i capelli e la tunica nera. Era agitato, non sapeva come comportarsi, chiedendosi se fosse giusto ciò che stava dicendo. Barbalbero si bloccò, dalle sue cime spuntarono due creature di sconosciuta origine. Nihil portò la sua attenzione ai due giovani inarcando le sopracciglia.
 
“Nihil. Hai camminato sotto le fronde degli alberi per raggiungere Saruman. Non ostacolare gli Ent o troverai morte” rispose lentamente Barbalbero agitando la sua corteccia. Gli Hobbit curiosi guardarono Nihil da sopra le foglie. Non era la prima volta che incrociavano un elfo, eppure rimasero sbalorditi nell’osservare il volto sgomentato di Nihil.
 
“Io avanzerò con te stanotte…” osservò gli altri alberi avvicinarsi, con le loro radici che invece di essere piantate a terra si trovavano sopra le pietre “Starò con voi stanotte. Vi sarò amico, sarò vostro compagno e alleato. Vi aiuterò in questa battaglia” proferì deciso impugnando l’elsa della sua spada. Se avesse incontrato la morte, sarebbe stato lieto di abbandonare il mondo, perendo con onore.
 
“Questo non lo credevo possibile” agitò la testa l’albero, abbassando la cima. Gli Hobbit si aggrapparono ai rami, felici di trovare un compagno. Merry guardò Pipino animato dalle parole dell’elfo. Il buio scese lentamente, portando con sé una leggera nebbia biancastra.
 
“Barbalbero, accettiamo la sua spada, non farebbe male un aiuto in più” commentò entusiasta Merry sporgendosi dai rami che lo custodivano. Agli occhi di Nihil, i due Hobbit sembrarono due pulcini all’interno del loro nido. Epon si appollaiò sulle sue spalle donandogli una sorta di carezza col becco. Nihil lo guardò di sottecchi, sorridendo flebilmente. Non sarebbe bastata quell’azione per riscattare il male commesso e per trovare pace infondo al cuore, no.
 
“Cosa risponde il signore degli alberi?” gridò ad alta voce, guardando gli occhi di Barbalbero. Il gelo della notte raffreddò le guance e le sue dita. Nihil attese, sentendosi gli occhi della foresta addosso. Era piccolo in quel momento, simile ai sassolini sotto i suoi piedi. Il suo spirito era debole, anche se la sua forza eguagliava quella dei possenti guerrieri del passato. Avrebbe mostrato lealtà, rinnegando i suoi sbagli. 
 
“Andiamo in guerra elfo. Seguici!” avanzò, afferrando i sassi dal terreno. Erano pronti a sfidare Saruman e gli orchi di Isengard.
 
 
 
 
Legolas insieme a Gimli, attese l’arrivo degli orchi sotto lo stesso cielo scuro che abbracciava Nihil. Pioveva, ed il suo cuore era pieno di forza e amore. Scoccò le sue frecce, muovendosi nel campo di battaglia, uccidendo ferocemente gli orchi che si scagliavano contro lui ed i suoi amici.
 
Combatteva per Eldihen, per rivederla il giorno seguente.
 
La battaglia sembrava persa. Legolas con il suo arco eliminò gran parte degli orchi, vedendoli tremare al suo arrivo, accompagnato dal fedele amico Gimli che gli copriva le spalle gareggiando con lui. Si era messo in testa di sconfiggere il maggior numero di nemici per dimostrare all’elfo la sua bravura, che a detta sua era superiore.
 
 Fu una notte lunga e tormentosa.
 
Eldihen dentro la grotta si strinse ad Eowyn assorbendo il calore del suo cuore, l’energia della sua voce calda e di quegli occhi amichevoli che la stavano consolando, mentre lei disperata osservava la porta in lontananza, seduta su una roccia. Il suo cuore batteva per Legolas, con la speranza che quella notte passasse presto e che da quella porta spuntasse lui. Lo avrebbe abbracciato. Una lacrima rigò il suo viso, Eowyn l’asciugo.
 
“Io stanotte…” la dama di Rohan le accarezzò il viso.
 
 
“Sono con te…” Legolas parlò a bassa voce, tra sé e sé. Pensò ad Eldihen, osservando gli orchi armati avanzare dentro al fosso. Avevano aperto una breccia, assediando la fortezza. Erano in tanti. L’elfo trovò coraggio, ricordando gli occhi della giovane, i baci che si erano scambiati, sfoderando colpi violenti ai suoi nemici.
 
 
“Anche se ho sbagliato, stanotte combatterò per te!” Nihil alzò la sua spada in aria. Gli occhi di Eldihen erano impressi nella sua mente, come un faro in mezzo al mare. Corse incontro alle mura di Isengard con gli alberi, lanciando un urlo liberatorio prima dello scontro. Le rocce devastarono la recinzione, sbalordendo gli orchi che erano rimasti al servizio di Saruman. In poco tempo gli Ent riuscirono ad insediarsi nell’accampamento, eliminando i nemici, schiacciandoli sotto le loro cortecce, stritolandoli nelle proprie radici. Nihil avanzò roteando la sua spada. Uccidendo i nemici e tormentandoli con la lama appuntita che brandiva. I suoi colpi erano rapidi e mortali. Si muoveva come una macchina da guerra, attutendo i colpi dei suoi avversari con maestria.
 
 
 
“Stanotte so che mi penserai…” Eldihen guardò la caverna ascoltando i rumori provenienti dall’esterno. Le sembrò un’eternità. Comprese quanto potesse essere ingiusta la vita. Appena trovato Legolas doveva combattere con la paura di perderlo, perché la guerra li avrebbe potuti allontanare. Abbracciò amichevolmente Eowyn, inebriata dal suo dolce profumo.
 
“Giungerà l’alba e spazzerà via le tenebre” disse Eowyn in fermento.
 
Il buio strisciò via dai loro cuori. La mattina arrivò rallegrandoli. La notte era passata, ed anche se era difficile crederci, il sole illuminava di nuovo la terra, nonostante le lacrime versate e il dolore nascosto dentro al petto. Il sole spuntò nonostante tutto.
 
“Vittoria, abbiamo vinto!”
 
L’oscurità passò, lasciando spazio al giorno che era spuntato. Infondo quel buio era passeggero. Non vi era notte senz’alba. La luna era stata sempre seguita dal sole. E così fu anche in quell’occasione.
 
 
 
Eldihen attese in mezzo alle donne che le porte venissero aperte. Tremava, costringendosi a non toccarsi le dita freneticamente, come faceva quando era nervosa, per paura di far preoccupare Eowyn. Sperava di rivedere Legolas, di uscire da quella grotta fredda per lanciarsi nelle braccia dell’elfo, per rivedere i suoi occhi profondi ed ammirare il sorriso sulle sue labbra.
 
“Stai tranquilla” Eowyn catturò la sua mano, stringendola con apprensione. Le donne erano tutte molto agitate, abbracciavano i loro bambini, in attesa che le porte si aprissero, per rincontrare mariti e figli.
 
Dopo qualche istante udirono un forte rumore. Finalmente il portone si era spalancato. Esultarono tutte felici, correndo fuori dalla grotta che in quella notte era stata la culla del loro  dolore. In quelle rocce era racchiusa tutta la loro sofferenza, se solo avessero potuto parlare avrebbero raccontato di tutte le lacrime e delle paure ascoltate. Il sole bruciò le tenebre dentro la caverna. Eowyn incoraggiò Eldihen a muoversi ad uscire, vedendola esitante, come se avesse paura a tornare fuori.
 
“Andiamo!” la strinse dandole una piccola spinta dietro la spalla. I suoi occhi erano imperlati, temeva di vedere ciò che l’aspettava fuori dal portone.
 
“Andiamo” sorrise ad Eowyn. Erano le ultime del gruppo. Raccolse la sua spada a terra, superando il laghetto e la piccola stradina, raggiungendo insieme l’uscita.
 
Il sole le salutò con un raggio caldo. Eldihen spalancò gli occhi, accecata dalla luce. Camminava insieme ad Eowyn, ascoltando i pianti di coloro che avevano perso i propri cari, le urla felici delle donne che avevano trovato i propri uomini. Eldihen studiò raccapricciata i cadaveri a terra, fuori  sul piazzale sporco di sangue. Rimase impressionata dal numero di morti e dal forte odore che la costrinse a trattenere il fiato. Il rosso del sangue attirò la sua attenzione. Camminò evitando di calpestare i corpi privi di vita. Si guardò intorno, osservando i feriti, i soldati che correvano avanti e indietro, annunciando la vittoria alla donne.
 
Aragorn l’aveva raggiunta. Fu felice di vederlo, anche se Eowyn si mostrò più contenta, infatti lo abbracciò stringendolo contro il suo petto.
 
Eldihen a quella scena si portò in avanti, non riusciva a rimanere bloccata, ed anche se era contenta di rivedere il suo amico, non poté far a men di chiedersi di Legolas. Corse lungo le scale, con il cuore pieno di ansie e paure. Si guardò intorno percorrendo le stradine della fortezza. Evitò di scontrarsi contro la gente che camminava nella sua direzione, ricercando Legolas in ogni punto: esaminò tutte le strade, le scale e gli spiazzi affollati. Si trovò a trattenere le lacrime, correndo disperatamente tra i cadaveri degli orchi e gli scudi frantumati a terra, dove giacevano armi di ogni genere. Si bloccò su un passaggio, vedendo in lontananza Legolas sorridere felice a Gimli che era comodamente seduto su un orco a terra. La sua ascia conficcata nella testa di quella creatura. Si sentì travolta da mille emozioni, erano troppe per essere comprese separatamente. Sospirò alzando le spalle, i suoi occhi si illuminarono. Pianse senza volerlo. Asciugò le lacrime scuotendo il capo. Non doveva assolutamente mostrarsi emotiva. Camminò lentamente in direzione dei due compagni, stringendosi nella veste verde che indossava. Si fermò a pochi centimetri da loro. Gimli si voltò, lanciando uno sguardo complice all’amico, come ad indicargli qualcosa di importante.
 
Legolas incuriosito si voltò, abbassando l’arco. Gli occhi di Eldihen lo catturarono completamente, si voltò nella sua direzione rimanendo vicino al nano. Sorrise guardando Eldihen, come a dirle che era stato fedele alle promesse fatte la scorsa notte. L’elfa si morse le labbra, avvicinandosi timidamente. Era una gioia rivederlo.
 
Indecisa se abbracciarlo lasciò correre i suoi occhi sul  torace di Legolas col desiderio di stringerlo. Aveva pensato tutta la notte a quel momento, attendendolo con ansia, ed ora che era lì non le parve reale. Legolas mosse qualche passo verso di lei, comprendendo il suo stupore. Eldihen sorrise avvicinandosi maggiormente. Azzerò le distanze, guardandolo negli occhi. Lo ammirò come se si trovasse davanti al soldato più forte del mondo, ed era così, anche se lei non immaginava quanto era stato bravo a combattere.
 
Non disse nulla, stupì Legolas e Gimli, lanciandosi nelle sue braccia con amore. Il suo petto si scontrò contro quello dell’elfo che l’accolse tra le braccia, sollevandola di poco da terra. Legolas guardò i suoi occhi, il suo viso e  le sue labbra ben delineate sotto gli occhi di un ammutolito Gimli. Sembravano ammaliati l’uno dall’altra, si stringevano con amore, desiderosi di baciarsi. Si poteva vedere da un miglio di distanza che non attendevano altro, se non di toccarsi.
 
“Non fatevi problemi a sbaciucchiarvi. Io ieri vi ho visti, so tutto!” asserì divertito vedendo Eldihen avvampare. Fumò distogliendo lo sguardo da loro due, per osservare la gente correre lungo il ponticello. Era tutto finito, avevano vinto realmente. Fu fiero di se stesso e dei sorrisi che incrociava di tanto in tanto, da parte dei soldati che avevano combattuto insieme a lui.
 
Legolas disinteressato sorrise. Non gli importò di Gimli o della gente che li osservava di soppiatto. Baciò Eldihen sulla bocca, con dolcezza. Fu un bacio fresco e pieno di amore. Eldihen ricambiò carezzandogli la guancia, fino a coprire le loro labbra con le mani, per non mostrarsi ad altra gente, godendo di quel contatto e del forte sentimento che custodiva nel cuore “Non puoi immaginare la paura di stanotte!” la sua voce era rotta dal dolore, non riuscì a formulare una frase in grado di descrivere la sua angoscia.
 
Legolas la scrutò a lungo, per poi stringerla al suo petto, come a voler placare il suo tormento. Appoggiò la testa contro il suo torace, accarezzandole i capelli, mentre lei si accucciava a lui con gli occhi chiusi. Era una sensazione inspiegabile quella che avvertiva l’elfo, una sorta di premio ricevuto dopo la battaglia. Un premio meritato e desiderato, il più bel regalo che potesse ricevere quella mattina. Le baciò la testa sentendo il calore del suo corpo ingrandirsi, fino a raggiungere Eldihen.
 
“Sto bene” la rassicurò preoccupato. Non avrebbe voluto vederla così stremata. Poteva solo immaginare quanto era stata pesante per lei quella notte.
 
Gimli dopo essersi stancato di rimanere seduto sul corpo dell’orco, recuperò la sua ascia, lamentandosi riguardo al risultato della gara con Legolas. Farfugliò qualcosa di incomprensibile, sostenendo che l’elfo aveva barato, lanciando una freccia ad un cadavere. Si voltò verso i due ragazzi abbracciati, guardando Legolas con un espressione divertita.
 
“So che vi disturbo, ma avrete tutto il tempo del mondo per coccolarvi come vi pare” la sua voce rude lasciò Eldihen imbarazzata. Gimli la vide allontanarsi dal petto di Legolas e, sistemandosi i capelli con movimenti veloci, abbassò la testa, alzando le sopracciglia “Comunque sapevo che sarebbe andata così. L’elfo era rincitrullito da un bel po’!” affermò facendo apparire sul volto di Legolas un sorrisetto divertito “Ma adesso basta sbaciucchiarsi perché devi dirmi che diamine è successo. Dove sei sparita ragazza? Ti sembra questo il modo di comparire senza nemmeno darmi un saluto. Capisco che siete entrambi innamorati, ma non è giusto che…”
 
Eldihen lo trovò divertente e rise, sfoggiando un sorriso a trentadue denti. Si avvicinò al nano, piegandosi per raggiungere la sua statura. Lo baciò sulla guancia abbracciandolo con affetto. I suoi capelli si appiccicarono alla sua veste. Gimli rimase impagliato, guardando Legolas come a volergli dire che anche lui aveva ottenuto un premio: l’abbraccio di Eldihen. Ricambiò, dandole una leggera pacca sulla schiena.
 
“Scusami Gimli, sono felice di rivederti!” l’elfa si rialzò, percependo Legolas affiancarla.
 
“Sì… sai che stanotte il sottoscritto ha battuto l’elfo che ti è accanto!” si appoggiò all’ascia con un espressione furba, apparendo serio, anche se i suoi occhi brillanti sorridevano senza che lui curvasse la bocca.
 
“Non gli dar retta è un po’ stanco, dice cose senza senso”
 
“Cose senza senso?” socchiuse gli occhi arricciando il naso “E cos’avrebbe senso? Infilzare un orco decrepito per pavoneggiarsi uscendone con -Si contorceva-” imitò alla perfezione la voce di Legolas, mimando il modo in cui impugnava l’arco.
 
Eldihen lanciò un’occhiata a Legolas non riuscendo a comprendere l’argomento.
 
L’elfo sorrise. Adorava vedere Gimli arrabbiato, specie in quei momenti. L’espressione sulla sua faccia era impagabile. Portò il suo arco dietro la schiena, piegando il volto “Si contorceva veramente”
 
“Se stacchi il collo ad una gallina continua a camminare lo stesso, ma non significa che sia viva!” la ragione doveva essere sua ad ogni costo.
 
 Eldihen rise di gusto immaginando la suddetta gallina correre senza collo “Può finire così!” si posizionò tra lui e Legolas alzando le mani. Percepì gli occhi dell’elfo dietro la schiena mentre parlava con Gimli, non si girò, immaginando il sorrisetto che si era allargato sulle sue labbra.
 
“E va bene sì! Parliamo piuttosto della tua scomparsa ragazza. Ma quando eri piccola facevi sempre così?”
 
“Ne ho combinate tante ai miei genitori” affermò  incrociando distrattamente le braccia.
 
Legolas le sfiorò  la mano, incrociando il suo sguardo. Percorse distrattamente la lunghezza del suo braccio, pensando a cosa provasse Eldihen. Aveva vissuto un’esperienza dolorosa, non avrebbe voluto pressarla o addolorarla, specie ora che si era tranquillizzata “Te la senti di raccontarci che è successo?” domandò gentilmente, senza distogliere il suo sguardo da lei.
 
“Si” gli sorrise annullando i dubbi che erano sorti a Legolas.
 
Spiegò loro del rapimento e di quanto era stato duro per lei rimanere dentro la prigione di Isengard, anche se per poco tempo. Quando menzionò Nihil, Eldihen portò l’attenzione all’elfo che ascoltava senza commentare, cambiando espressione continuamente. Legolas era nervoso, i suoi occhi non nascosero l’irritazione provata. Eldihen per addolcirlo lo sfiorò dolcemente, ma non riuscì a deconcentrarlo, anzi, Legolas sembrava curioso di conoscere i dettagli, attendendo che lei continuasse a parlare. Con tono pacato Eldihen spiegò a Gimli ed a Legolas della spada che aveva curato il cuore di Nihil, della sua fuga e dell’aiuto ricevuto…
 
Legolas lanciò un’occhiata all’amico, cercando di contenere il suo sdegno. Incrociò le braccia, meditando su ciò che aveva ascoltato “Non c’è da fidarsi di Nihil” disse stizzito.
 
“Io non mi fido di lui, ma non posso nemmeno negare ciò che ha fatto per me” gli si avvicinò, posando la mano sul suo braccio, nel tentativo di tranquillizzarlo. Eldihen era preoccupata nel guardare i suoi occhi seri, lontani da lei.
 
“Dopo averti sbattuta dentro una cella per il suo stesso spasso” parlò con un tono abbastanza calmo, tanto da sorprendersi.
 
“Si ma adesso sono qui, non è questo l’importante?”
 
Legolas  incrociò il suo sguardo, senza risponderle. Pareva volerle trasmettere tutti i suoi pensieri, il disprezzo nei confronti di Nihil e l’irritazione che nutriva nei suoi confronti. Annuì come a darle ragione, percependo le dita di lei sulle braccia.
 
 Eldihen lo tirò verso di sé, poteva comprenderlo ma non avrebbe lasciato che lui rimanesse immobile senza dir nulla.
 
“Sì ma adesso basta sul serio con tutte queste peripezie. Cerca di rimanerci vicino ed ascoltare i nostri consigli! Non è bello quel che è successo, sia per te, che per noi che eravamo in pensiero” Gimli guardò Legolas, era serio, non si era voltato nemmeno quando lui lo aveva affiancato.
 
“Gimli ha ragione. D’ora in avanti starai vicino a noi fino a che…” non concluse la frase lasciando Eldihen nel dubbio. Non era quello il momento adatto per parlarne. Sciolse le sue braccia, dandole una pacca sulla spalla.
 
Il viso di Eldihen era meravigliato, fece un cenno con la testa a Legolas, incitandolo a continuare, ma lui non disse nulla, si limitò a stringere la presa sulla spalla, guardandola con tutta la preoccupazione che nutriva.
 
“Legolas, Gandalf ci aspetta fuori dalla fortezza con Eomer ed il re!” Gimli si intromise separandoli. Era un po’ amareggiato, non avrebbe voluto interferire in quel momento, ma lo stregone si sarebbe arrabbiato se non lo avessero raggiunto, e sarebbe stato lui a pagare il prezzo più alto, infondo lo sapeva che Gandalf era scontroso a volte.
 
“Vai avanti tu… sto per raggiungerti” Legolas gli lanciò uno sguardo, vedendolo annuire. Quando Gimli si allontanò da loro, l’elfo azzerò le distanze scrutando il volto distratto di Eldihen, che ancora pensava alla frase interrotta di Legolas. Perché si era bloccato? Non riuscì a capirlo, anche i suoi occhi sembravano strani, come se le stesse nascondendo qualcosa. I suoi pensieri vennero interrotti da un bacio sulla fronte. Le labbra di Legolas erano leggermente fredde a contatto con la sua pelle. Eldihen si trovò intrappolata tra il collo asciutto e il torace forzuto di lui. Guardò la foglia che stringeva il mantello, rialzò le ciglia perdendosi nell’intensità del suo sguardo.
 
“Starò vicino a voi fino a che Legolas? Perché non hai continuato prima?” chiese curiosa assottigliando le palpebre. Lo scongiurò a continuare con uno sguardo carico di curiosità e tensione.  
 
Legolas alzò gli occhi osservando in lontananza i soldati, giusto per riflettere senza essere condizionato da Eldihen. Non le avrebbe accennato nulla riguardo le preoccupazioni legati alla guerra e, alla sua posizione delicata “Eldihen, ne parleremo in un secondo momento, abbi pazienza” portò gli occhi sul viso della ragazza, apparendo serio e giudizioso.
 
Eldihen agitò il capo in segno di assenso. Non lo comprese, avrebbe voluto conoscere tutto, chiedergli di cosa avessero dovuto parlare, domandargli del suo sguardo altero e dei pensieri dentro la sua testa. Cosa celava il suo cuore? Si sentiva amata ogni volta che incrociava i suoi occhi color del mare, ma non riusciva a leggergli dentro come avrebbe voluto “Come desideri” le uscì dalla bocca. Il suo viso era rabbuiato dalle incertezze.
 
Legolas accortosene si piegò, accarezzandole le labbra con il pollice, gesto che fece sussultare Eldihen.
 
“Ci rivedremo ad Edoras” la sua carezza era calda e premurosa, come i suoi occhi che la studiavano leggermente incuriositi.
 
Eldihen sorrise agitando il capo ”Ma dove andrai?”
 
“Ad Isengard” asserì con un’espressione indecifrabile, un misto tra l’inquieto ed il serio “Tu segui le donne e rimani attenta. Entro stasera, massimo domani dovresti raggiungere la città. Non allontanarti dal gruppo per nessuna ragione e resta accanto ad Eowyn!” la ammonì impensierito, guardandole le lunga ciglia incurvate.
 
Eldihen sospirò appoggiando le mani ai fianchi “Hai qualche altro ordine?”
 
Legolas piegò sulle labbra un sorrisetto divertito, ammirando il viso di Eldihen, prima di avvicinarsi inesorabilmente alla sua bocca. Le posò le mani sulla vita, accarezzandole i fianchi. Lei spalancò gli occhi catturata dal suo profumo, dalla pelle perfetta e dal suo sguardo assorto “Sì… baciami!” sfiorò il labbro inferiore e chiuse le palpebre per baciarla prima che lei potesse parlare o allontanarsi. Il suo respirò gli provocò un turbinio di sensazioni intense. Assaporò la sua bocca, mentre lei si lasciava andare, rispondendo con profonda passione alle sue carezze.
 
Passò le dita sugli zigomi di Legolas, sentendosi schiacciata sotto il suo petto.
 
 
 
Note autrice:
Emh buonasera gente, avrei voluto aggiornare pomeriggio ma sono stata impegnata (tanto per cambiare) così ho rimandato la lettura dopo cena ed eccomi qua. Un altro capitolo pieno di baci xD beh si, spero vi sia piaciuto, di azione non c’è molta, ma a lungo andare verrà anche quella, ve lo garantisco, per ora godiamoci questi due piccioncini xD che ne pensate di Legolas? Ho cercato di renderlo Ic ma non so se ci sono riuscita, voi che ne dite? Ho sempre dubbi, anche se nella lettura lo vedevo bene nelle scene, in verità credo che lui in amore sia così… baciare la bacia, ma non è tipo pucci pucci (vero????xD) ditemi voi please!
Come sempre ringrazio voi che leggete e commentate, siete un tesoro <3 siete un silmaril <3 mi date un mucchio di soddisfazione. Adesso mi sono presa una bella pausa dalla scrittura (ma tranquilli la storia è conclusa non so se l’ho già detto) visto che mesi fa mi ci ero buttata pesantemente, ma col sennò di poi guardando il lavoro svolto sono contenta,  grazie anche al vostro sostegno. Condividere la storia con il pubblico è stata la scelta giusta ed anche se ho 20000 dubbi, voi mi date conferme e molta soddisfazione, grazie mille<3
Riguardo gli aggiornamenti: sempre di sabato. Dai, amici è finito, l’eurovision è passata (ahhh io felicissima per i  Maneskin, non centra nulla ma lo dovevo dire anche qui!!) quindi potete leggere senza perdervi nulla di speciale (oddio non so che altro fanno in tv, la seguo pochissimo, sorry)
Un abbraccio alla prossima!
   
 
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