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Autore: Helen_Book    30/05/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Gli occhi vitrei del lupo nero, il dolore lancinante alla trachea, il bisogno di ossigeno: l'incubo era ritornato a tormentarla.

Dopo tanto tempo.

Questa volta, distesa a terra, sulla neve, il suo sguardo non rimase fisso verso il suo aggressore, ma fu attirato da una figura in movimento.

Con difficoltà, riuscì a mettere a fuoco l'immagine del bambino che aveva incontrato nelle prigioni.

Gli occhi sbarrati, la testa completamente rasata, scappava via da lei. O meglio dal lupo nero, che le stava pian piano prosciugando gli ultimi rivoli di vita.

Il lupo smise di guardarla e si concentrò sul bambino: puntava una nuova preda.

Non è andata così.

La paura per l'incolumità del piccolo intruso, le fece torcere le budella. Priva di forze, non riusciva a muoversi. Raccolse tutta l'aria presente nei polmoni e gridò con voce rauca: "Noooo!"

L'urlo le rimase incastrato in gola e con la bocca spalancata, aprì gli occhi e di scatto si ritrovò seduta. La fronte imperlata di sudore, il respiro pesante, le sembrava di aver corso una maratona.

Sfinita, ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la figura dell'amica addormentata, in parte appoggiata sul letto e in parte alla sedia.

Con il fiato corto, aveva ancora difficoltà a respirare. Non le era mai successo di sognare una versione alternativa del suo peggior incubo. Una versione terrificante, peggiore della realtà. Non pensava fosse possibile.

Con la manica del maglione si asciugò il sudore sulla fronte, provando a focalizzarsi sul presente, scrollandosi le ultime sensazioni dell’incubo.

Deve trovarsi in una posizione alquanto scomoda, pensò guardando Mala.

Fece mente locale, ricordandosi subito il motivo per cui si trovava lì.

Solo allora, guardò oltre il corpo dell’amica, notando il suo compagno seduto su una poltroncina che lo conteneva a malapena.

Le gambe stese in avanti, il viso appoggiato alla mano, la fissava intensamente, senza dir nulla.

Gli occhi color miele, come due fari, la scrutavano nel profondo. Comunicavano senza bisogno di emettere alcun suono.

Tutto bene? Era un incubo? Posso abbracciarti?

Tutto questo in un solo intenso sguardo.

La luce soffusa del fuoco non le toglieva la possibilità di notare che il corpo dell'uomo era teso, pronto a scattare. Per raggiungerla.

Dava l'idea di aver smesso di respirare, immobile, guardingo.

Attendeva il suo permesso prima di fare la sua mossa.

Strinse i braccioli della poltrona, costringendosi a rimanere fermo.

Possibile che invece di fare progressi, fossero tornati indietro?

Si chiese lei, ripensando a ciò che era successo nelle ultime ore.

Era così difficile fidarsi della gente, saltare nel vuoto senza garanzie.

La spossatezza la spinse verso l'oscurità, pensieri negativi le affollarono la mente.

Esasperato, Roman si alzò avvicinandosi al letto, senza staccare gli occhi da lei.

Era ancora in cerca del suo consenso, un segnale, qualsiasi cosa gli permettesse di avvicinarsi di nuovo a lei.

In primis, fisicamente.

Aveva bisogno di toccarla, di stringerla a sé, assicurarsi con il tatto, oltre che con la vista, che stesse bene.

Tuttavia, non voleva costringerla ad accettarlo: la sua compagna doveva spontaneamente donarsi a lui. Nel momento in cui si fossero uniti ufficialmente come coppia, non ci sarebbero dovuti essere dubbi.

Eileen toccò il braccio di Mala, svegliandola. Roman smise di avanzare, rimanendo in piedi al centro della stanza.

Vuoi che me ne vada?

Segnò lui, cercando di nascondere il fatto che una risposta affermativa lo avrebbe lacerato.

Scosse la testa, mentre Mala si strofinava gli occhi con i polpastrelli.

"Ehi, scusami devo essermi addormentata" le disse, dopo essersi stiracchiata.

Percependo la presenza dell'uomo alle spalle, si girò guardando Roman in cagnesco.

"E tu che ci fai lì in piedi?" il tono amichevole di poco prima era scomparso.

Mi sono persa qualcosa?

Si chiese osservando il comportamento scontroso dell’amica.

"Aspetto di poter parlare privatamente con la mia compagna" spiegò lui, sfoggiando tutto il suo autocontrollo.

"Allora aspetta il tuo turno, dopotutto mi sembra di capire che sai come tenerti impegnato."

Roman reagì come se lo avessero schiaffeggiato. Usò la sua stazza, facendosi avanti minaccioso.

Mala non indietreggiò di un millimetro. Strinse i pugni e alzò il mento, sfidandolo.

"Stai attenta a quello che dici!" il dito puntato verso di lei, ad un passo dal trasformarsi.

Addio autocontrollo.

Prima che la situazione degenerasse, Eileen tirò l'amica per un braccio, costringendola a guardarla.

Ho bisogno di parlare da sola con lui.

Le spiegò, comunicandole con gli occhi che stava bene, poteva farcela.

Non pienamente convinta, Mala guardò prima lei e poi l’uomo.

Fissandolo, le rispose: "Va bene, se hai bisogno di qualcosa, sono dietro la porta, non esitare a chiamarmi."

E subito dopo, si dileguò.

Una volta soli, Eileen guardò il suo compagno riacquistare la sua compostezza e dirigersi verso il fuoco.

In tutto il trambusto, non aveva notato la pentola che bolliva e il profumo di stufato di leprotto che impregnava la stanza.

Automaticamente la sua pancia brontolò, mettendola in imbarazzo per la seconda volta in situazioni piuttosto delicate.

Ormai ci stava facendo l'abitudine.

"Almeno so che non farai storie nel mangiare lo stufato" rise lui sotto i baffi, assaggiando il contenuto della pentola "cotto al punto giusto."

Ne versò una parte nel piatto e lentamente si avvicinò al letto, attento a non versarlo sul pavimento.

Come aveva previsto, Eileen non fece storie.

Era da un giorno intero che non mangiava, ma le sembrava di non farlo da un mese.

Affamata, a malapena lo ringraziò, iniziò subito a mangiare.

Non appena buttò giù i primi pezzi di carne, lo stomaco esultò e i crampi smisero di tormentarla.

Intanto Roman, ne aveva approfittato, sedendosi al posto che poco prima aveva occupato Mala.

Non avrebbe mai pensato di sentirsi felice solo guardando una persona mangiare.

Anche se lei non era una persona qualunque.

Vederla stesa nel letto, priva di sensi, così piccola e indifesa, lo aveva spaventato a morte.

I suoi sentimenti nei confronti della sua compagna crescevano giorno dopo giorno, ora dopo ora, lasciandolo sorpreso dalla loro intensità.

Sebbene sapesse perfettamente come funzionavano i rapporti tra compagni, viverlo in prima persona era tutta un'altra cosa.

Era impossibile essere pronti alla portata di tali emozioni.

Dopo aver rovesciato la colazione a terra, Eileen era scappata via e lui non aveva potuto seguirla.

In parte, perché era arrabbiato con lei.

Aveva saputo da Tara e non da lei che il Pazzo l'aveva aggredita, nonostante le avesse chiesto assoluta sincerità.

In più, se l'avesse inseguita, avrebbe dovuto lasciare l'asilo incustodito e Tara avrebbe iniziato a fare domande.

Mi dispiace per stamattina. Non avrei dovuto reagire in quel modo.

Segnò Eileen, dopo aver appoggiato il piatto vuoto sul comodino.

Sembrava fosse sul punto di dire altro, ma alla fine, optò per il silenzio.

Davanti a quella ammissione, le venne naturale abbassare gli occhi. Eppure, subito dopo, li alzò, sostenendo il suo sguardo.

È vero, aveva sbagliato, ma non era stata l'unica. C'erano ancora diverse cose in ballo da chiarire.

"È normale essere gelosa del proprio compagno" spiegò lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Eppure, la cosa più sbagliata da dire in quel momento.

Non le piaceva essere trattata con condiscendenza. Per lei, quel mondo era tutto nuovo.

Lei stessa stentava a riconoscersi, tuttavia, non poteva confidarglielo o la sua copertura sarebbe saltata.

Ciò non toglie che la mia reazione è stata esagerata. Non accadrà più.

Pronta ad impegnarsi di più, mosse le mani con decisione, scandendo ogni parola.

Roman le sorrise, scuotendo leggermente la testa.

"Non capisci, questa è la normalità. Vedermi insieme ad un'altra donna, non poteva scatenarti che questa reazione. In caso contrario, mi chiederei se fossi la mia vera compagna" disse, sporgendosi in avanti, annullando pian piano le distanze.

Ancora più confusa di prima, ci rifletté su.

È vero, non mi è piaciuto vederti insieme ad un'altra donna. Perché non hai evitato che mi sentissi così?

Una nota di rabbia emerse, ricordandosi il dolore fisico che aveva provato nel vederlo sorridere, approcciarsi ad un’altra donna.

"Eileen, sai con quante mamme ho a che fare a causa del mio lavoro? Non posso evitarle" le riferì, mantenendo la calma.

Sembrava sempre lei l'unica a non riuscire a gestire le proprie emozioni.

Quindi vorresti dirmi che il rapporto tra te e Tara è puramente lavorativo? Cosa ti ha sussurrato all'orecchio prima che me ne andassi?

Strinse le mani a pugno, cosciente della piega che quella conversazione stava prendendo. Ormai era abituata ad essere la prima a perdere le staffe.

“Wow, vedo che ti sei informata, conosci perfino il suo nome” a stento riuscì a trattenere un sorriso, mentre gli occhi la sfidavano a negare.

È di dominio pubblico, se ricordo bene. Rispose senza lasciarsi scoraggiare.

“Certo, però potevi chiederlo a me, piuttosto che a mio fratello” continuò lui, punzecchiandola.

Eileen percepì una scarica di adrenalina lungo la schiena.

Potevo, ma ti ricordo che eravamo impegnati a…fare altro.

Le fu difficile segnare quella frase, l’imbarazzo le tinse le orecchie di rosso, maledicendo il fatto di avere i capelli rossi. Qualsiasi parte del suo corpo si arrossava con facilità ed era subito evidente.

Sporgendosi in avanti, a pochi centimetri dal suo viso, le sussurrò all’orecchio: “E che ne dici se riprendiamo da lì?”

La voce roca le provocò diversi brividi lungo a colonna vertebrale e questa volta non avevano nulla a che fare con l’adrenalina.

Il volto dell’uomo si spostò temporaneamente dal suo, concentrandosi sulle sue mani.

Che ne dici se riprendiamo non appena smetterò di essere gelosa?

Propose lei, con sguardo innocente, riprendendo il controllo di se stessa. Il sorriso di Roman si spense, non c’era più ombra di divertimento nella sua espressione.

Se giochi con il fuoco, è facile che ti scotti. Pensò Eileen, comunicandoglielo con gli occhi.

“Ma non succederà mai, te l’ho detto, è assolutamente normale esserlo” quella frase uscì come un lamento, mancava solo che iniziasse a battere i piedi a terra.

Mmh, non ne sono convinta. Impegnati di più e poi ne riparliamo.

Rafforzò il concetto facendogli l’occhiolino.

Poche volte era riuscita a lasciarlo senza parole come in quel momento.

Un angolo della bocca si sollevò, accettando di essere stato sconfitto.

1 a 0 per Eileen.

Poi i toni ritornarono a farsi seri: "Riguardo Tara, per me, si tratta di un rapporto puramente lavorativo e ti basta sapere questo. Io ti sono fedele, sei la mia compagna, non c'è persona che possa scindere il nostro legame" con delicatezza, le coprì la mano con la sua.

Le venne spontaneo aprire la mano e accogliere la sua. Resistere al suo contatto richiedeva una forza di volontà che non aveva.

Giorno dopo giorno, le difese si abbassavano, rendendole più difficile opporsi.

Con estrema lentezza, le dita di Roman si mossero disegnando linee e forme incomprensibili sul palmo della sua mano.

Leggere come una farfalla, le provocarono diversi brividi in tutto il corpo.

E mi sta toccando solo il palmo della mano.

Rifletté, immaginandosi quel tocco ovunque.

Poi stranamente si bloccò ed Eileen intuì subito il motivo.

Le dita affusolate avevano indugiato intorno alla ferita del suo dito. Quella che si era procurata nel bosco, sollevando un masso da terra, poco prima di incontrare il Pazzo.

Senza spiccicare una parola, Roman trovò l'occorrente per cambiarle la fasciatura e nel frattempo si accertò che la ferita fosse in via di guarigione.

"Mi sono informato sul tuo incontro con il Pazzo. Non ti importunerà più, hai la mia parola" le disse ad un certo punto, alzando la testa.

Gli occhi avevano perso la loro sfumatura color miele, diventando più scuri e minacciosi.

Cosa significava? Che fine aveva fatto il Pazzo?

La preoccupazione per l'incolumità di quell'uomo, la portò a ritirare la mano di scatto, allontanandosi di qualche centimetro da lui.

Cosa gli avete fatto? La gente chiacchiera, non mi ha fatto nulla, era semplicemente ubriaco. Questa ferita è stata un incidente.

Spiegò, muovendo le mani il più velocemente possibile. Non voleva neanche immaginare la peggiore delle ipotesi.

“Un incidente come la caviglia slogata e le ferite che ti ho curato nel bosco?” la schernì, perdendo, per qualche secondo, parte del suo autocontrollo.

Presa in contropiede, strinse le labbra e con meno convinzione rispose.

È stato un incidente, è la verità.

Passando oltre, Roman continuò: "L'hanno sbattuto in prigione. Era da tempo che volevano farlo, ma per pietà, l'hanno sempre lasciato stare" il tono di voce non tradiva nessuna emozione, il volto impassibile.

Sembrava totalmente un'altra persona. Non credeva fosse un tipo vendicativo.

Di cosa è accusato?

Negli occhi dell’uomo non c'era traccia di compassione.

"Tempo fa, ha ucciso diverse persone. Era un dottore" una smorfia di disgusto adombrò il suo bel viso "a quei tempi disse che lo faceva per la scienza, per il progresso. Poi ha iniziato ad impazzire e dare i numeri, così la gente lo ha punito lasciandolo in vita e isolandolo" disse, guardandola dritta negli occhi, senza alcuna esitazione.

Eileen rimase stupita da quelle rivelazioni. Non aveva idea che il Pazzo non fosse altro che un assassino. Un uomo che aveva tradito la sua stessa vocazione per motivi discutibili.

Per lei, era del tutto inconcepibile.

Imperdonabile.

Eppure, quella sera, quando le aveva chiesto scusa nella foresta, non le era sembrato quel tipo di persona.

Con sincerità, l'aveva guardata dritta negli occhi.

"Mi dispiace, non volevo turbarti" disse lui, accorgendosi del suo silenzio.

Eileen alzò la testa e scosse leggermente la testa.

Mi dispiace per quello che è successo, il vostro branco avrà sofferto molto.

Annuì solennemente e aggiunse: "A quei tempi, ero poco più che un bambino. Però certe cose riuscivo a capirle dai discorsi dei grandi."

Immaginò Roman da piccolo, indifeso, con la pelle color cannella e i capelli neri, lunghi. Le fossette accentuate dalle guance tonde.

Ancora non conosceva la sua storia, ma già le faceva tenerezza il solo pensiero del bambino che era stato.

Rimarrà in prigione per sempre?

Chiese lei, curiosa e turbata di quale sarebbe stato il destino del Pazzo.

"È temporaneo. La morte lo aspetta" cauto, pronunciò quelle parole come se scottassero.

Non era per nulla sorpresa, sapeva benissimo come funzionavano queste cose.

Occhio per occhio.

Eppure, non riuscì a non provare pena per l'uomo. Percepì un enorme buco nello stomaco.

Ho bisogno di incontrarlo almeno una volta prima che muoia.

La sua richiesta bizzarra lo sorprese e non poco.

“Non ti avvicinerai mai più a quell’uomo, lo voglio a chilometri di distanza da te” il tono non accettava repliche.

Odiava ricevere ordini, però lo sguardo nei suoi occhi la spinse ad accantonare la questione temporaneamente.

L’avrebbero affrontata in un secondo momento.

L’intelligenza sta nel saper scegliere le battaglie da combattere.

"Questa richiesta ci porta ad un altro argomento importante di cui dobbiamo parlare" disse, spostando l'attenzione su altro.

Incrociò le braccia, in attesa di ricevere maggiori spiegazioni.

"Ieri sono stato via tutto il giorno, perché sono andato a trovare mio padre" gli occhi incatenati ai suoi, sondavano qualsiasi reazione.

Curiosa e spaventata allo stesso tempo, aveva paura di chiedergli informazioni riguardo al contenuto della loro conversazione.
La loro felicità era appesa ad un filo.

Aveva notato quanto Roman fosse legato al padre. Se non avesse approvato la loro unione, le cose si sarebbero complicate.

E non poco.

La mano dell’uomo raggiunse nuovamente la sua, come se avesse percepito la sua agitazione, incrociò le dita alle sue. Subito trasse sollievo da quel gesto.

Il contatto con il suo compagno stava diventando indispensabile per la sua sopravvivenza.

E se fossero stati costretti a separarsi? Sarebbe sopravvissuta?

"Dovresti vedere la tua faccia in questo momento. Sembra tu abbia ingoiato un rospo" le fossette comparvero, costringendola a sorridere di riflesso.

Le fu più difficile del previsto.

Stava cercando di alleggerire l’atmosfera, con scarsi risultati.

Tutte quelle novità erano sul punto di travolgerla.

Scusami, mi ero persa nei miei pensieri.

Segnò con la mano libera. Abbassò il capo, osservando le loro mani intrecciate.

Di cosa avete parlato?

Chiese alla fine, trattenendo il respiro. Pronta ad attutire il colpo.

"Ecco la mia ragazza coraggiosa" sussurrò lui dolcemente, circondandole la guancia con il palmo della mano.

I muscoli del corpo si rilassarono, accogliendo quella carezza.

Chiuse per qualche secondo gli occhi, accorgendosi subito dopo che Roman non era più seduto sulla sedia, ma sul letto, di fronte a lei.

Cosciente di cosa stava per succedere, intercettò la mano sul viso e gli afferrò il polso.

Aveva bisogno di sapere, di sciogliere i nodi. Ci aveva perfino rimesso la salute a causa di quelle incomprensioni.

Roman sembrò capire e, di malavoglia, ritirò la mano.

"Appena ti rimetterai in forze, scenderemo nelle prigioni, così potrai assicurarti con i tuoi occhi che nessun malato vive lì" affermò, dopo averle aggiustato una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Sono abbastanza in forze per andarci anche ora. Non c'è tempo da perdere.

Velocemente spostò le coperte e mise i piedi per terra. Non appena provò ad alzarsi, un capogiro le fece perdere l'equilibrio.

Avendo ancora le dita intrecciate a quelle di Roman, con facilità intercettò il suo corpo, impedendole di cadere.

"Calma, non avere fretta, prima devi riposarti" miracolosamente si ritrovò seduta sulle sue gambe, le braccia le avvolgevano le spalle, facendola sentire protetta.

È qui che voglio stare.

I corpi combaciavano perfettamente, come due pezzi dello stesso puzzle.

L’orecchio aderiva al suo petto, in direzione del cuore, era in grado di percepire i suoi battiti.

Per qualche secondo rimase così, immobile, ad ascoltarli. Roman non disse nulla, rimase lì fermo a cullarla tra le sue braccia.

Il senso di protezione che provò fu indescrivibile. Tanto che iniziò a temere il momento in cui l’avrebbe lasciata andare.

Quella giornata era stata un inferno per lei.

Si era sentita arrabbiata, frustrata, gelosa, inadeguata e abbandonata. E di tutte quelle emozioni, aveva difficoltà sia a gestirle che a comunicarle, in primis al suo compagno.

Farlo in tutto e per tutto, avrebbe significato dovergli confessare il suo più grande segreto ed essere pronta all’eventualità di lasciarlo andare.

Quel pensiero la spinse ad aggrapparsi al suo maglione nero, intrappolò un lembo dell’indumento nel pugno, tenendosi ancorata a lui il più possibile.

“Navimal havisah, balkali la” in una lingua sconosciuta, Roman le sussurrò quelle parole tra i capelli. Naturalmente non conosceva il significato della frase, ma il tono con cui la aveva pronunciata era inequivocabile.

Alzò la testa, incontrando i suoi occhi color miele pieni di amore.

Aveva anche lei lo stesso sguardo quando lo guardava?

Assomigliava a quel tipo di amore incondizionato che aveva cercato per tutta la vita.

Prima da sua madre e poi dalle persone intorno a lei.

Solo in quel momento, perdendosi nell’adorazione del suo sguardo, capì che era proprio quel tipo di amore, il suo amore, che aveva sempre desiderato.

“Mia ragazza coraggiosa, sono qui” tradusse lui, interpretando il suo silenzio.

Qualsiasi cosa accada?

Segnò lei, dopo aver lasciato andare la presa sul maglione.

Una sensazione di vertigine la pervase.

La mano di Roman risalì dal braccio fino alla base collo, circondandoglielo completamente. Avvicinò le labbra alla sua fronte, indugiando poi sugli zigomi, pericolosamente vicino alle sue labbra.

“Un giorno le bacerò tutte” disse riferendosi alle lentiggini, tra un bacio e l’altro.

La passione che li aveva travolti all’asilo era scomparsa, lasciando il posto alla tenerezza e alla morbidezza delle sue labbra.

Eileen distese le mani sul petto di Roman, assorbendo la sua forza vibrante, percependo la solidità della sua figura e il battito del suo grande cuore.

Il suo porto sicuro.

Doveva solo trovare il modo di tornarci.

E restarci. 




Buonasera a tutti/e!

In queste due settimane di assenza, non vi ho assolutamente dimenticati, anzi. Siete stati constantemente nei miei pensieri. Ho riflettuto a lungo sul futuro dei personaggi, cercando di immedesimarmi completamente e mettermi nei loro panni, per continuare ad offrirvi, in futuro, una storia di qualità. Proprio per questo motivo, per ora, aggiornerò una domenica sì e una no, in modo da riuscire a scrivere capitoli lunghi e 'sostanziosi'. 
Questo capitolo l'ho scritto a pezzi, non tutto d'un fiato come mi succede di solito. Ho avuto bisogno di tempo per elaborare nel modo giusto l'evoluzione del rapporto tra i protagonisti, comprese le loro emozioni. Spero che vi sia piaciuto e che sia valsa la pena aspettare. 

Un grosso abbraccio, alla prossima!

Helen
  
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