Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Chiara PuroLuce    12/06/2021    4 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Nonononononooo, fermatiiiiiiii!»

Susie era stravolta, sfinita, completamente ko. Kohana aveva una forza tremenda e spesso era lei, Susie, che veniva trascinata qua e là durante le loro passeggiate.
Quando era arrivato l’avviso di convocazione della Nazionale per una riunione urgente, Susie aveva deciso di accompagnare Cliff e Sandy a Tokyo. Voleva rivedere le sue amiche che le erano mancate terribilmente, anche se non era da molto tempo che si era trasferita a Nagasaki. Aveva chiamato Patty per riferirle del suo arrivo al seguito dei due ragazzi e lei l’aveva invitata a soggiornare da lei e Amy per tutto il tempo.       
Sì, avrebbe potuto lasciarla a casa con nonna Maeko che la sua Kohana adorava, ma lei voleva presentarla agli amici e poi, a dirla tutta, quella stupenda palla di pelo era diventata in poco tempo la sua guardia del corpo e non la lasciava quasi mai.
Prendersi cura della cagnolona con Cliff era bellissimo, anche se lui – fedele alla sua stupida promessa – si era limitato solo a quello e aveva snobbato qualsiasi suo tentativo di seduzione. Dannazione.
A nulla erano valsi i suoi trucchetti per farlo capitolare. Farsi trovare mezza nuda quando sapeva che era il suo turno per portarla a fare una passeggiata; presentarsi ad aprigli la porta avvolta in un telo dopo una brevissima doccia e con ancora i capelli bagnati; inciampare “accidentalmente” addosso a lui; sfiorarlo mentre gli parlava. Niente, quel ragazzo aveva una resistenza stoica e non cedeva a nessuna provocazione. Certo, lo vedeva arrossire a più non posso, lo sentiva balbettare, lo coglieva a guardarla con lussuria, ma niente oltre a quello. Testardo.

 
«Mi scusi. È ancora cucciola e… Kohana, lascia stare la valigetta del signore. Perdoni, è così curiosa e così esuberante. Chiedo scusa.»

Anche se Kohana aveva tre anni, per lei era una cucciola e tale sarebbe rimasta per sempre. Con quante persone si era già dovuta scusare dopo averle travolte trascinata da quella saetta pelosa? Aveva perso il conto e per fortuna ora erano giunte davanti alla palazzina di Patty. Certo che era proprio bella, wow.
 
«Sentimi bene tu» disse rivolta alla sua cucciolotta che la fissava adorante «ora ti comporterai bene, intese? Oggi conoscerai le amiche di mamma e domani rivedrai Cliff, quindi… fa la brava o ti riporto subito a casa.»

Kohana uggiolò in risposta e lei, soddisfatta, le fece una carezza ed entrò. Pochi minuti dopo arrivarono all’ultimo piano e suonò il campanello. Fu quando sentì Mister Wow gracchiare che si ricordò che le sue amiche non erano sole e che c’era anche Oscar il micione con loro. Oddio, che guaio… e adesso? Si era completamente dimenticata di loro e Kohana era imprevedibile con gli altri animali.
 
«Apriti sesamo!» sentì dire all’Ara giallo/blu. (Alì Babà e i quaranta ladroni)
 
«Mister Wow fa silenzio. Ma stamattina che ti prende, non stai zitto un attimo. Mi piacerebbe tanto sapere perché fai così» lo riprese la voce di Patty e Susie si ritrovò a sorridere.

«Che ci volete fare: io so' io, e voi non siete un cazzo!» (Il Marchese del Grillo)

«Mister Wow, insomma, contegno. Ti devi sempre fare riconoscere?»

Quando l’amica aprì la porta, Susie era ormai ridotta e una risata incontrollabile.
 
«Susie, finalmente sei arrivata e… questa palla di pelo stupenda chi è?» Le disse abbassandosi al livello della sua Shiba Inu.

«Lei è Kohana, è mia e… di Cliff» rispose lei arrossendo. «Scusa se mi sono presentata in anticipo, ma grazie alla forza smisurata di Kohana al guinzaglio sono arrivata in zona prima del previsto e ne ho approfittato. Disturbo?»

«Ma scherzi? Entra, forza» le rispose accarezzando la testona di Kohana che aveva iniziato a scodinzolare. «Se sei preoccupata per Oscar e questo maleducato qua, non devi. Il primo sta dormendo sul mio letto e non lo svegliano nemmeno le cannonate. Il secondo è talmente preso dalla sua vaschetta per il bagno con tanto di rubinetto che non vede nient’altro. Guarda tu stessa.»

In effetti, una volta entrata, Susie vide Mister Wow a mollo in una bella vaschetta di plastica blu con tanto di palma finta e rubinetto giallo dal quale scendeva dell’acqua che lui spruzzava ovunque con le sue grandi ali.
 
«Geniale, vero? Ha lo stesso principio di una fontana, l’acqua viene riciclata ogni volta che scende dallo scarico. Si diverte come un matto e si stanca talmente tanto che dopo crolla addormentato per almeno tutto il pomeriggio. Sono appena dieci minuti che è lì sotto, e non la smetterà prima di una mezz’ora.»

«Incredibile, ma guarda come si diverte.»

«Adora farsi il bagnetto. Ah, ovviamente stasera festeggiamo, non si discute. Dov’è il tuo bagaglio?»

«Ho il cambio nello zainetto» le disse girandosi per mostrarglielo «è molto più pratico che portarsi dietro un borsone anche se piccolo. Ma… sei sola?» Le chiese poi non vedendo Amy in giro.

«Sì, Amy è uscita qualche ora fa e ne avrà per un po’, sai… sta lavorando per Steff. Sì, è incredibile, ma è così. È uscita talmente di fretta da casa che ha dimenticato di fare i biscotti al limone che mi aveva promesso, uffa. Ma ora ti spiegherò tutto. Però prima devi dirmi una cosa… ti trovi bene dove ti ha portata Eve?»

«Benone, grazie. Sai… vivo nella palazzina della famiglia Yuma» buttò lì e vide l’amica spalancare gli occhi.

«Yuma? Oddio, non dirmi che il tuo vicino misterioso e insopportabile è Cliff» e quando la vide annuire, continuò «oddio, Susie, stai bene? Ma come ha potuto, Eve, farti una cosa del genere. Ah, ma appena la sento, giuro che le tiro il collo via cellulare.»

«In realtà mi sento amata e bene accetta. Sono tutti così meravigliosi con me e poi adoro nonna Maeko. Certo, Cliff è esasperante a volte, ma ho capito perché mi tratta sempre così male… perché mi desidera, ma pensa di non essere degno di me e quindi fa di tutto per starmi alla larga. Però quando si lascia andare e mi stringe e mi bacia e mi tocca… ah, Patty, mi ripaga di tutte le arrabbiature che mi fa prendere. E poi mi ha regalato lui Kohana e mi aiuta a gestirla.»

Susie, a quelle parole, vide Patty sbarrare gli occhi e la bocca. Ops, doveva averla sconvolta e infatti le sue parole successive confermarono ciò.
 
«Ti bacia? Cliff… ti bacia? Oddio.»

«E molto bene anche» rincarò la dose lei «ci sa fare con quelle labbra, ma è anche un tale testardo. Si è messo in testa che deve starmi alla larga perché gli faccio perdere il senno e lui non vuole perché crede di non meritarmi. Io lo provoco e lui mi sfugge. Però poi mi regala Kohana per proteggermi quando lui non può esserci. Dio, che ragazzo contorto che è.»

«In effetti… e poi dicono che siamo noi quelle complicate. Finalmente si è deciso a farsi avanti, era ora. E adesso, mia cara amica, visto che lui sembra essersi bloccato… devi essere tu a prendere l’iniziativa.»

«Ma l’ho fatto, non sai quante volte. Niente, mi respinge e io sto impazzendo dal desiderio e dalla frustrazione.»

E poi le raccontò, per filo e per segno, dei suoi patetici tentativi seduttivi conclusi tutti in clamorosi fiaschi colossali.
 
«Non immaginavo fosse più ottuso di Holly» le disse l’amica una volta concluso il racconto «ma, a questo punto, ti rimangono due strade da prendere con lui.»

«Davvero? E quali sarebbero?»

«Semplicissimo. La prima è farsi trovare nuda a letto, dopo averlo attirato in camera tua con l’inganno o, meglio ancora, farsi trovare nel suo di letto, la seconda è farlo ingelosire.»

«Che… che cosa dovrei fare? Che… che hai detto?» Urlò lei diventando di tutti i colori. «Brava e così se adesso mi scappa – ma almeno riesco a sfiorarlo – poi mi resterà a miglia di distanza e non farà nulla per impedire che l’ipotetico rivale mi porti via da lui. A proposito, a chi stai pensando?»

E lì Patty scoppiò a ridere così forte che Kohana iniziò a guardarla con la testa piegata di lato e persino Mister Wow smise di lavarsi per girarsi verso di lei. Poi, l’amica prese il cellulare e le mostrò una foto ricevuta poco prima che lei arrivasse da Holly. Come, come?
 
«Diaz? Ma se sta in Argentina e poi scusa, figurati se quello lì – bello com’è – potrebbe mai interessarsi a me anche solo per finta.»

«Ah, ma allora è vero che non lo sai» e al suo sguardo confuso, specificò «quel ragazzo ti desidera, Susie. Colpo di fulmine. E Cliff – a detta di Holly che era presente – gli ha intimato di girare al largo da te. Ma lui ha promesso che sarebbe tornato, per te. Questo è successo subito dopo la rivincita disputata con l’Argentina al campo del ritiro.»

«Stai scherzando?»

«Affatto, ruba cuori.»

Diaz? Juan Diaz interessato a lei? Era uno scherzo, vero? Ma da come Patty la stava guardando, a quanto pare era una cosa reale. Incredibile. Avrebbe dovuto andarne fiera o esserne lusingata, ma… non poteva, lei amava Cliff.
 
«Se accettassi il tuo piano e mi fingessi interessata a Diaz… dici che Cliff uscirà allo scoperto?»

«Bè, non posso esserne certa, ma dal suo atteggiamento potrai capire molte cose e scoprire se ne vale la pena di struggersi per lui.»

«Ormai lo conosco, Patty. Non si esporrà mai pubblicamente. E poi… ma che cappero ci fa qua, Diaz? Ormai il campionato è finito.»

«Sì, ma…»

E poi le spiegò quello che Holly le aveva riferito brevemente al telefono poco prima che lei arrivasse. Incredibile. Ma alla Federazione Calcio erano impazziti, o cosa? Chissà come l’aveva presa Cliff. Doveva telefonargli. Ufficialmente per fargli sapere che era arrivata sana e salva da Patty e che ci sarebbe rimasta fino alla loro partenza come da accordi e poi ufficiosamente per vedere se si sarebbe confidato con lei su questa novità o meno.
 
«Pattyyyy, sono tornata, ho finito il sopralluogo prima del previsto e… oh, mio, Dio.»

La voce di Amy la raggiunse di spalle e, poco dopo, si ritrovò schiacciata contro l’amica che si dichiarava entusiasta di averla con loro fino al giorno dopo. Era bello avere delle amiche sincere.
 
«Awww e così lo ami davvero e vuoi farglielo capire.»

Questo fu quello che disse la sua amica Amy dopo essere stata messa al corrente degli ultimi sviluppi. Appena aveva notato Kohana le aveva fatto mille complimenti e carezze e così ora, quella traditrice pelosa, era in sua adorazione.
 
«Non esattamente, Amy. Lui lo sa che lo amo, gliel’ho detto e dimostrato spesso. Io voglio che sia lui a capirlo e ad ammetterlo.»

«Gelosia. Devi farlo ingelosire. Fingi di avere un ammiratore segreto e mandati mazzi di fiori con bigliettini ambigui. Assicurati che sia nei paraggi e poi rispondi a finte telefonate del misterioso ragazzo e sii molto sdolcinata. Che c’è… nei film funziona sempre» concluse Amy sentendosi fissata. «Alla fine il tipo si ingelosisce di brutto, si dichiara e così vissero tutti felici e contenti, insieme per sempre» specifico poi, sospirando.

«Eccome no. In una casa perfetta, con figli perfetti, animali perfetti, senza mai un capello fuori posto, il sorriso perenne in faccia e lo sguardo stralunato così tanto dal presunto amore perfetto che neanche un tossico stra fatto di crack potrà mai avercelo pur impegnandosi. Cazzo Amy, tutti quei film d’amore che vedi ti hanno proprio rovinata» le disse Patty.

«Sempre cinica tu, vero?» Le rispose quella.

«Sempre meglio che essere irreale» replicò lei facendole la linguaccia.

Quelle due erano uno spasso. Ma come avevano fatto a nascondere la loro amicizia a tutti per più di un decennio? Erano tanto diverse quanto amiche.
 
«Em… grazie per i consigli ragazze, ma prima ci devo pensare un po’ su. Amy, a quanto pare non è necessario fingere un ammiratore segreto. Stando a quello che mi ha detto Patty, non dovrò cercare lontano il tizio, visto che è appena tornato in Giappone colui che, sempre secondo lei, ha una cotta per me.»

«Davvero? Oh, perfetto. E chi sarebbe?»

E quando lei e Patty misero al corrente Amy sul ritorno di un certo bel calciatore argentino, lei saltò letteralmente dall’eccitazione.
 
«Susie, è lui. Non può essere altrimenti. Se già Cliff si è scontrato con Diaz a causa tua, significa che lo vede come una minaccia e che già la gelosia lo sta corrodendo piano piano. Tu devi solo alimentarla e vedrai che si getterà ai tuoi piedi in poco tempo.»

«Amy, ammiro molto questo tuo lato romantico e sognatore, davvero, ma… non so proprio come potrebbe accadere. Voglio dire, se neanche presentarmi semi nuda davanti a lui – con solo un asciugamano striminzito e bagnato addosso – l’ha convinto che lo voglio… non credo proprio che possa riuscirci l’accettare il corteggiamento di Diaz.»

E adesso perché se ne stavano zitte? Susie le fissò a turno e le vide guardarla a bocca aperta con gli occhi ridotti a piattini. Ok, forse quello non doveva rivelarlo, ma le era sembrato il modo migliore per fare capire loro fino a che punto si era spinta ed era disperata.
Poi Patty corse alla porta, l’aprì e urlò talmente forte che i timpani presero a vibrarle.
 
«Vaneeeeeeeesiaaaaaaaaaaaaa!»
 
 
 
 

Che… che cosa dovrei fare? Quella riunione era stata assurda e pazzesca. Ma cosa si erano fumati i dirigenti della Federazione Calcio? Cliff non riusciva a crederci e – a giudicare dagli sguardi di tutta la Nazionale – neanche i suoi amici. Il non essere il solo a essere sconvolto, era stranamente tranquillizzante.

 
«Che stronzata colossale» esordì Mark sbattendo il pugno sul tavolo e attirando l’attenzione di tutti, dirigenti e allenatori compresi. «Ma si può sapere quando avete ideato questo piano assurdo?»

«Lenders, si sieda e si calmi. Le devo ricordare dove si trova?» lo riprese un tizio col taccuino, un segretario, forse?

«Volete anche sentirvi dire che siete dei geni per poi prostrarmi ai vostri piedi? No, non lo farò mai, semplicemente perché non vedo l’utilità di questo esperimento come l’avete chiamato voi.»

«Ha ragione Mark» esordì il capitano «è assurda una cosa del genere. Che senso ha sfiancarci di allenamenti, progettare nuovi tiri, migliorarci sempre di più… per poi rivelare i nostri segreti agli avversari?»

«E solo perché vi siete messi in testa questa assurda idea. No, non l’accetto» saltò su un Benji infuriato.

«E tu… Yuma, non hai niente da dire? Non è da te rimanere in silenzio»

Diaz. Quell’essere irritante era tornato e la cosa non gli faceva piacere. Certo, si trovava in Giappone per quell’insensato progetto calcistico, ma lui sapeva bene che non era solo per quello che l’argentino era lì.
 
«Dico che piuttosto che lavorare con te, mi metto in ferie fino all’inizio del prossimo campionato.»

Aveva detto quella frase a voce talmente alta e carica di odio, che tutti si girarono a fissarlo con sconcerto.
 
«Oh, andiamo. Hai paura che ti umili in campo? Non ci penso neanche, dobbiamo collaborare, hai sentito i capi. Saremo compagni di squadra, ma non ti senti felice all’idea di potere imparare qualcosa da me?»

«Mi sentirei felice solo se potessi conciarti per le feste, quello sì che sarebbe bellissimo… Diaz. E dai su, solo qualche dente e il naso» gli disse facendo scoccare le dita.

«Yuma!» Lo riprese il presidente per poi rivolgersi a tutti. «Capisco che fino a oggi siete sempre stati avversari, ma così è stato deciso e non si torna indietro.»

«Io con questo qui non ci lavoro, chiaro? Prima di prendere una decisione del genere, dovevate consultarci. In fondo siamo noi quelli coinvolti in prima linea mentre voi ve ne state belli freschi e riposati nel vostro palchetto privato a guardarci sgobbare in campo. Ma come vi siete permessi di scavalcarci così» li accusò.

Oh, sì, potevano guardarlo male quanto volevano, ma quella era la realtà. Quei tizi in giacca a cravatta – che probabilmente avevano sempre conosciuto il calcio dal di fuori – non lo avrebbero trattato come un burattino.
Nazionale Unica Asiatica contro Nazionale Unica Europea.
Ma si poteva essere più stupidi? I migliori giocatori asiatici, uniti contro i loro omonimi europei. Due partite – andata, ritorno – per decretare quale fosse la potenza calcistica migliore al mondo. Una collaborazione tra Giappone, Cina, Argentina, Cile, Uruguay, Arabia Saudita che avrebbero affrontato i campioni di Italia, Germania, Spagna, Svezia, Francia e Brasile.
Per l’occasione – oltre a loro – alla riunione erano stati invitati anche i loro rivali storici, a partire da quell’odioso di Diaz e il suo sorrisetto da schiaffi e le rispettive Nazionali.

 
«Capisco il vostro sconcerto ragazzi» intervenne il signor Pearson «è comprensibile come la vostra rabbia. Purtroppo, avete ragione. Dovevate essere consultati, ma ai capi questo non interessa, non come il loro riscontro monetario» bloccò le loro proteste sul nascere e poi continuò. «È inutile che neghiate la vigliaccata che avete fatto alle loro spalle, io vi avevo avvisati che non era corretto – e come me anche Gamo e Turner – agire in questo modo, ma voi avete fatto spallucce. Ora non si può più tornare indietro e bisogna darsi da fare per vincere queste due partite.»

«Ragazzi» disse Gamo «con il vostro livello, sono sicuro che la spunterete. Certo, i vostri tiri ormai famosi non verranno utilizzati – questo per evitare di svelare troppo sulla loro esecuzione – ma ne metterete a punto di nuovi. La prima partita avverrà tra due mesi a partire da oggi e la seconda dopo altri due mesi. Quindi non rientrerete nelle vostre squadre fino a che questo progetto non sarà concluso, abbiamo già il loro benestare. È un periodo lungo, ce ne rendiamo conto, ma necessario per prepararsi al meglio. In questo modo avrete tutto il tempo per non ammazzarvi sul campo e trovare l’affiatamento giusto per collaborare tra voi.»

«Il primo incontro verrà disputato a Tokyo, il secondo ad Amburgo» intervenne mister Turner. «Alloggerete tutti alla sede di Nankatzu dalla settimana prossima. Domani mattina saremo tutti impegnati in una riunione fiume per iniziare a mettere giù i primi passi tecnici, poi sarete liberi fino alle otto del mattino successivo, dove inizierete a fare sul serio. Quindi vi consiglio di passare quel tempo con le vostre famiglie e di salutarli per bene, perché per un bel po’ non li rivedrete dal vivo. Mi sono spiegato?»

«Certo, mister Turner!» Urlarono tutti in coro.

«Posso farvi una domanda?» A parlare era stato Julian. «Cosa succede se entrambe vinciamo una partita? Voglio dire, qui si tratta di decidere la Nazionale Unica più forte al mondo… ma in quel caso non si saprebbe mai essendoci un pareggio.»

Ah, Julian e la sua logica a caldo. Gli aveva sempre apprezzato questo suo lato sia in campo che fuori.
 
«Se accadesse – ma noi ci auguriamo di no – verrà svolta una terza partita e, in caso di pareggio, si andrà ai supplementari prima e ai rigori dopo. E si terrà a un mese di distanza dall’ultima, in un luogo neutro ancora da scegliere» gli rispose il Signor Pearson.

Dannazione. Ci mancava solo quello.
 
«E… perché siamo qua tutti in questa mega riunione?» Chiese Tom.

«Perché in questa prima settimana, disputerete delle partite eliminatorie tra tutti voi di 30’ ciascuna. Noi valuteremo chi di voi convocare ufficialmente in questo modo e i vincitori, saranno coloro che andranno a comporre la squadra finale. A loro è già stato spiegato tutto in patria, ma ci tenevamo fossero tutti presenti oggi» spiegò Mister Gamo.

Dio, che casino. Quasi quasi avrebbe giocato da cani per potere essere esonerato ed evitare che Diaz incontrasse nuovamente Susie. Ehi, un momento, cosa?
 
«E, in tutto questo tempo e in questo vostro delirio calcistico, le manager sono contemplate?» Chiese fingendosi interessato solo in parte.

«Dobbiamo ancora decidere su questo e lo faremo sulla base di quello che ci diranno loro appena le contatteremo nella giornata di domani. Durante questa settimana alloggerete tutti nell’hotel qua a fianco e utilizzeremo lo stadio come sede delle eliminatorie. Una volta formata la squadra ci si trasferirà a Nankatzu. Ci rivedremo a cena tra un paio d’ore, ragazzi» disse il signor Pearson e la riunione fu sciolta.

Dannazione doppia. Così non andava. Se Susie avesse accettato… oddio, non voleva neanche pensarci. Non voleva? No, casomai non doveva pensarci. Quell’idiota di Diaz l’avrebbe sicuramente sedotta e lei l’avrebbe lasciato fare perché lui… lui… oddio, che tale idiota che era.
Resistere a quella mini dea della seduzione era stato arduo e c’erano state volte che ne avrebbe volentieri approfittato, ma… era meglio così. Sbuffò.

 
«Che sospirone!»

Nel caos che seguì a quell’incontro, Diaz riuscì ad avvicinarlo.
 
«Gira al largo, Juan Diaz, non è giornata.»

«Ah, ma come sei maleducato. Così non va. Siamo stati tutti presi alla sprovvista. Un po' di solidarietà non guasterebbe.»

«Ma stai parlando sul serio? Ahahah, buona questa. Dimmi, quei tizi che se ne sono appena andati ti hanno passato un po’ di quello che si fumano, vero?»

«No, a quanto pare se la tengono per loro.»

Ecco, e con quella frase aveva guadagnato qualche punto.
 
«Dimmi un po’, tu. Dove hai lasciato quella bellezza in miniatura sempre sorridente? Susie, un nome così musicale quanto dolce come lei. E chi se la scorda una così. Aspetta, era una delle manager della Nazionale se non erro. Puoi nasconderla quanto vuoi, ma qualcosa mi dice che la rivedrò spesso e non solo lei perché, se non ricordo male, erano in quattro. Ah, non ci resta che sperare vengano reintegrate presto. Non ti dispiace se le chiedo di uscire con me, giusto?»

E con quest’altra frase li aveva persi tutti.
 
«Sei qui per assecondare il folle piano dei cravattari di poco fa, vedi di concentrarti su quello, chiaro? Niente distrazioni, niente ragazze sexy.»

«Sexy, dici? Mh, interessante. Sei geloso… Yuma?»

Non rispondere, non reagire Cliff o potresti fargli molto male. E perché poi dovresti? Tu non sei geloso di Susie, vero? No, non lo sei!, pensò pur sapendo di mentire a se stesso.
 
«Credi quello che vuoi, non mi importa. Ma tu, lei, non la tocchi neanche con un dito, intesi?»

Poi se ne andò lasciandolo solo e raggiungendo i suoi amici per l’assegnazione delle camere. La risata dell’argentino nelle orecchie. Prima o poi gliel’avrebbe spenta come quel suo sorriso da ebete, era una promessa a se stesso.
Per i successivi mesi – ammesso e non concesso che superasse le selezioni – si sarebbe ritrovato compagno di squadra di quel damerino. Ma ci poteva essere punizione più brutta?
Era vero, Susie era tutto quello che aveva detto Diaz e molto di più, ma nessuno – nessuno! – a parte lui, l’avrebbe mai saputo. Lei era off limits, soprattutto per quel libertino straniero.
La sua unica speranza per tenerlo separato da lei, era che le manager non accettassero di assecondare i tizi della Federazione. In caso contrario… già, in caso contrario…
L’indomani l’avrebbe raggiunta con Holly e Julian dalle loro innamorate per aggiornarla e per tastare il terreno. E se per tutto quel tempo gli avesse mentito e si fosse invaghita dell’argentino? No, impossibile, quella ragazzina non era il tipo da prendere in giro il prossimo. Però Diaz sapeva essere fin troppo affascinante con il sesso femminile e questa era una cosa che a lui, Clifford Yuma, mancava da sempre.
Oddio che guaio. E adesso che… che cosa dovrei fare?, si disse lasciandosi cadere su un divanetto e prendendosi la testa tra le mani, più confuso che mai.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Chiara PuroLuce