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Autore: Greenleaf    12/06/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15
 
 
La mattina seguente Eldihen si svegliò allarmata. Sfilò via le coperte dal  suo corpo, rimanendo sdraiata sul letto a guardare il soffitto sopra di lei. I capelli le ricaddero sul cuscino, li spostò, ripensando a Legolas, alle parole che si erano detti ed anche a Nihil. Il sogno che aveva avuto lo scorso pomeriggio era stato bizzarro. Si passò distrattamente una mano sul viso, inalando il fresco profumo proveniente dalle lenzuola che la avvolgevano. Fece per alzarsi ma si bloccò notando di avere una macchiolina sul dorso della mano sinistra. Stranita si chiese come avesse fatto a procurarsi quel segno che, di tanto in tanto le faceva anche male.
 
“Ah non dovrei allarmarmi per un neo. Il taglio sulla coscia sta guarendo, che potrà mai essere questa macchia? Nulla di che” disse tra sé e sé posando i piedi sul pavimento. Fortunatamente la spada non si trovava più in camera sua. Eowyn l’aveva portata via come richiesto.
 
Si alzò dal letto, vestendosi velocemente. Indossò gli stessi abiti del giorno precedente. Era pronta ad affrontare una nuova giornata, sperando di rimanere serena, nonostante i pensieri che attanagliavano di continuo il suo cuore, anche nei momenti più tranquilli. Uscì dalla camera senza rimuginare. Si trovò nel corridoio, immersa dalla luce proveniente dall’unica finestra presente. Osservò distrattamente le domestiche che si muovevano freneticamente, entrare ed uscire dalle camere, con i volti particolarmente allegri. Era stupita di trovarle felici, solitamente le donne in quel palazzo non erano gioiose come in quel momento.
 
Incuriosita avanzò, raggiungendo un’anziana signora. La fermò prima che se ne andasse con una cesta in mano piena di coperte, ed altri indumenti probabilmente destinati al lavaggio “Ma come mai questo via vai? “ chiese sistemando la cintura dorata sulla vita.
 
Il viso della donna era particolarmente amichevole. Eldihen ammirò le rughe vicino agli occhi e la bocca, le macchioline sulla pelle, ed il suo sguardo dolce, segnato dall’esperienza “Stasera ci sarà una grande festa mia signora, è da ieri che cuciniamo ed ancora non abbiamo finito” rispose frettolosamente sorridendole, per poi scappare via da Eldihen.
 
L’elfa sorrise studiando l’anziana signora entrare in un’altra camera. Era svelta e agile per la sua età.
 
 L’idea della festa la rallegrò, spazzando le sensazioni negative assaporate al burrascoso risveglio. Guardò l’androne decorato, le possenti colonne in legno intagliate a mano e, le sfumature dorate dei capitelli, chiedendosi in quell’istante che fine avesse fatto il suo amato Legolas. Si erano lasciati male il giorno prima, ancora ricordava i suoi occhi tormentati. Gli mancò. Rivedeva il suo volto in ogni punto, persino nelle bandiere appese ai muri. Avrebbe tanto voluto incontrarlo. Spinta dal desiderio alzò la sua gonna, raggiungendo svelta la camera dove l’arciere riposava, bloccandosi dinanzi la porta dei ragazzi. Guardò la maniglia in metallo, l’entrata era semiaperta. Lanciò un’occhiata veloce e furtiva,  notando che non vi era nessuno: c’erano delle coperte e dei vestiti sparsi disordinatamente lungo il pavimento, i letti erano in disordine e le lenzuola aggrovigliate. Appoggiò la mano al legno della porta, decidendo di intrufolarsi in camera, con la speranza di trovare Legolas.
 
La stanza era molto più grande della sua. Rimase immobile di fronte al letto di Gandalf, ricordando della vicenda dell’arco e del conseguente allontanamento di Legolas. Quel giaciglio le rievocò nella mente molti ricordi, ne fu travolta. Sbatté le ciglia ripetutamente, costringendosi a rimanere serena, non avrebbe dovuto farsi trascinare dagli eventi passati.
 
Eldihen camminò sul tappeto di morbida pelliccia simile al suo, evitando di calpestare i vestiti a terra. Si guardò attorno smarrita, accorgendosi di Gimli solo in quel momento. Il nano era seduto in un angolo, assorto nei suoi pensieri. Il suo viso dai lineamenti marcati era assente, stava contemplando qualcosa in particolare, l’elfa interessata aguzzò la vista, scorgendo tre fili di capelli dorati. Spiazzata dalla scena gli si avvicinò,  lentamente, oltrepassando le coperte ed i letti disfatti, fino a raggiungere l’angolino in cui era comodamente seduto.
 
Lui non si voltò, era immobile, affascinato guardava la luce dei capelli che stringeva in mano, come se avesse una gemma antica e preziosa. Si girò quei fili tra le dita sospirando pesantemente. Eldihen si inginocchiò affiancandolo. Provò ad agitare una mano davanti ai suoi occhi, era divertita, non aveva mai visto l’amico così assorto, tanto da ignorare la sua presenza, eppure si era accomodata vicino a lui.
 
“Buongiorno mio caro amico!” proferì meravigliata scorgendo i suoi occhi sorpresi,  dopo innumerevoli richiami.
 
Gimli stupito sobbalzò, mugugnando parole incomprensibili. Guardò Eldihen spiazzato, nascondendo nella propria armatura i capelli che poco fa stringeva in mano. Arrossì leggermente. Abbassò il volto come se lo avessero scoperto a rubare “Buongiorno sì! Ma da quant’è che sei qui ragazza?” chiese leggermente irritato, degnandola finalmente di uno sguardo.
 
“Beh non da molto, sono entrata perché pensavo…”
 
“Si lo so che volevi Legolas, ma lui non è qui. E’ fuori a dare il cambio ai soldati. Ci sarà una festa stasera e sono tutti indaffarati” spiegò velocemente facendo finta di nulla, come se non fosse stato sorpreso a guardare i capelli di dama Galadriel.
 
“Va bene, tranquillo, ma dimmi un po’…” Eldihen alzò le sopracciglia esibendo un espressione curiosa quanto buffa. Fissò Gimli a lungo, senza continuare la frase, mettendolo a disagio. Era come se gli stesse chiedendo del suo comportamento, attraverso un’occhiata invadente che Gimli abilmente evitò.
 
“Che c’è?” rispose stringendo i pugni, imbarazzato dallo sguardo di Eldihen.
 
“Lo sai cosa voglio sapere! Di chi erano i capelli che stavi guardando? Non pensavo che fossi innamorato, ma a quanto pare c’è una nana ad aspettarti” asserì con voce sognante e divertita, gustandosi il volto di Gimli andare a fuoco
 
 “Nessuna nana!” asserì secco irrigidendosi.
 
“Ma di chi erano i capelli?” Eldihen piegò il viso, osservando Gimli mentre corrugava la fronte e le faceva segno di spostarsi.
 
“Di nessuno!”
 
“Se non mi dici di chi sono quei tre capelli che guardavi poco fa, giuro che vado da Legolas e spiffero tutto!” lo minacciò pungendolo nel vivo, così che Gimli sollevò il viso spalancando i suoi occhi castani.
 
“Non lo faresti”
 
“E va bene, mi sa che dovrò…” fece per alzarsi, ma Gimli l’afferrò dal polso facendola accomodare sul pavimento in cui si trovavano.
 
“E va bene ragazzina pettegola!” sospirò esitante prima di confessare il nome di colei che gli aveva rubato il cuore “Gala…driel” parlò a bassa voce. Si grattò il naso imbarazzato, affondando la testa dentro la barba ramata.
 
“Non ho capito mica”
 
 “Galadriel, Lady Galadriel” spiegò meglio, alzando la voce in modo che Eldihen comprendesse, anche se si pentì presto, scorgendo l’espressione di stupore che si stagliò sul suo volto.
 
“Ma va! Mi vuoi prendere in giro forse?” gli diede una piccola pacca sulla spalla, prendendo ciò che aveva sentito come una battuta. Si fermò considerando l’espressione seria di Gimli, i suoi occhi erano pieni di vergogna “Oh cielo, ma non scherzi!” esclamò impressionata, scostando velocemente i capelli dal volto con un gesto veloce.
 
“Un nano non scherza su certe cose” asserì leggermente oltraggiato.
 
“E perché ti ha donato i capelli?” in mezzo a tutte le domande che aveva in testa quella le uscì spontanea dalla bocca.
 
“E perché ? Chi ti ha dato i capelli? Ahhh basta ragazza stai sfidando la mia pazienza!” Gimli si coprì il volto con le mani, incapace di reggere la situazione, troppo scomoda per un nano come lui. Desiderò scomparire in quell’esatto momento, volatilizzarsi, lasciando Eldihen sola con le sue curiosità “Io non sono mai venuto a chiederti perché guardi Legolas, o perché lo hai sbaciucchiato al fosso di Helm prima della battaglia, quindi ricambia il favore. Non voglio più sentire queste domande idiote!” innervosito alzò il timbro della voce, facendo spalancare la bocca ad Eldihen che avvampò, come se avessero acceso vicino a lei un falò.
 
“Sta zitto, ma che dici?” gli tappò la bocca “Io non ho sbaciucchiato nessuno, e tu non devi gridare queste cose come se non fosse niente!” lanciò uno sguardo alla porta. Fortunatamente erano soli. Arrossì vistosamente, avvertendo un forte calore alle guancie.
 
“Si ahaha come se io non fossi stato là” confessò beccandosi un occhiata truce da parte di Eldihen.
 
“E menomale che i nani non facevano la spia!” dichiarò leggermente sdegnata da quella rivelazione. Allungò un broncio, tastando il pavimento freddo sotto di sé.
 
“Infatti io sono passato per caso” precisò Gimli, inarcando le folte sopracciglia rosse.
 
“E va bene” respirò profondamente chiudendo le palpebre. Avrebbe dovuto calmarsi per non rischiare di impazzire.
 
Gimli trattenne un risolino “Colpita ed affondata” dichiarò felice di aver messo alle strette la fanciulla “Volevi mettermi in imbarazzo ed adesso sei rossa come un peperone, ben ti sta!” liberò una fragorosa ristata prendendola in giro.
 
“Certo che sei incorreggibile” si appoggiò alla parete insieme a Gimli, portando le gambe al torace. Osservò la finestra di fronte a lei, rimanendo per qualche istante in silenzio, contemplando il cielo azzurro  che rallegrava quella giornata speciale. Sospirò, percependo su di sé gli occhi dell’amico. La sua barba le irritò la pelle, si scostò, girandosi più volte per rispondere ai suoi sguardi curiosi “Anch’io ho ricevuto un regalo da Nihil” confessò un po’ preoccupata catturando completamente l’attenzione di Gimli.
 
“Sul serio?” il nano si spostò sul pavimento, molto interessato in merito a quella confessione.
 
“Si ma…” Eldihen sembrava perplessa, si guardò in giro accertandosi che fossero soli, anche se attorno c’erano solo coperte e letti. Sospirò pronta a rivelare ogni cosa all’amico “Legolas appena l’ha saputo si è arrabbiato, quindi io sono rimasta in silenzio, anche se ho scoperto una cosa molto grave riguardo a Nihil” era un peso troppo grande da portare, magari confrontandosi con Gimli sarebbe riuscita ad abbattere le sue incertezze.
 
“E cosa?” domandò Gimli, lisciandosi la lunga barba ramata.
 
“Gimli” gli posò una mano sulla spalla, stringendola con forza. I suoi occhi erano divenuti seri, rabbuiati da mille incertezze “Legolas non deve saperne di questa storia, è già molto turbato. Prometti di non dirlo a nessuno!” risuonò come una supplica più che una richiesta.
 
“I nani non fanno la spia!” se ne uscì con un sorriso amichevole, accarezzandole la mano con uno sguardo pieno di ammirazione. Non l’avrebbe mai tradita.
 
“Ho scoperto che l’attacco degli orchi, quello che mi ha fatta scappare, è stato progettato da lui. E’ stato lui ad ordinare agli orchi di uccidere la mia gente” la sua voce era completamente mutata. Triste ed assorta. Eldihen abbassò le palpebre pensierosa “Se Legolas lo venisse a sapere…” non lo avrebbe mai perdonato, già lo detestava, ma Eldihen in cuor suo sapeva che Nihil era una vittima quanto lei. Avrebbe tanto voluto far cambiare opinione all’elfo.
 
 “Sul serio!?” Gimli spalancò la bocca, alzandosi dal pavimento “Quel disgraziato! Ha fatto bene Legolas a imprigionarlo ad Isengard. E’ un lurido fetente” arrabbiato dalla notizia appena appresa, Gimli iniziò ad insultare Nihil nella sua lingua, lasciando Eldihen confusa.
 
Si rialzò anche lei da terra, sistemandosi la gonna “Legolas lo ha imprigionato dentro Isengard?” chiese sorpresa Eldihen.
 
“Si!” confermò Gimli.
 
“Io non ne sapevo niente. Certo che è molto deciso” ripensò inevitabilmente al dialogo con Legolas, e alla richiesta di tornare a Gran Burrone. Provò paura e preoccupazione. Non avrebbe voluto andarsene, ed anche se l’argomento non era inerente con il loro dialogo ne parlò a Gimli “A me invece ha detto di volermi allontanare da Rohan, dice che vuole sfruttare il tempo a sua disposizione per farmi partire”
 
“E dove vuole mandarti?” domandò Gimli incuriosito, mettendo da parte la questione con Nihil.
 
“Ad Imladris, ma io non voglio andarmene Gimli. Non posso scappare dai problemi continuamente, voglio stargli accanto, anzi, voglio starvi accanto” sospirò pesantemente, al solo pensiero si apriva un vuoto all’altezza dello stomaco, in grado di risucchiare tutti i momenti felici vissuti insieme “Io non vi lascerò. Basta scappare” aveva gli occhi che brillavano di determinazione, provava amore per ognuno di loro, oltre che per Legolas. Era difficile abbandonare ogni cosa, non lo avrebbe mai fatto, lo aveva promesso a se stessa, non avrebbe potuto ignorare la minaccia che si avvicinava, nascondendosi. Non sarebbe mai più scappata.
 
“Lui  lo fa perché ti ama ed è preoccupato, lo posso capire” meditò Gimli muovendo gli occhi su un punto impreciso del viso di Eldihen.
 
“Ed io? Anche io lo amo e sono anch’io preoccupata, ma non per questo gli ho detto di ritrarsi dalla battaglia, di deporre le armi e starmi accanto. Pensi che per me non sia stata straziante quella notte rinchiusa in una caverna? Sono morta di paura Gimli” rivelò mostrandogli tutto il rammarico che portava dentro il cuore. I suoi occhi in quel momento erano come un libro aperto, Gimli lesse sconforto e preoccupazione.
 
“Cosa vuoi ragazza?” sapeva già che lo avrebbe trascinato in quella faccenda, tanto valeva chiederle cosa avesse in testa.
 
“Gimli cerca di convincerlo a non farmi partire”
 
“Impossibile, se non ha dato ascolto a te, immagina a me!” affermò gesticolando con le mani.
 
“Ed allora uniremo le nostre forze” era decisa, i suoi occhi brillarono come due pietre preziose.
 
“Cos’hai in mente?”
 
“Vedrai” gli fece un cenno con il mento, rimanendo molto vaga.
 
 
 
 
Legolas era di guardia, con l’arco in mano, in piedi al margine del piazzale fuori del palazzo.  I soldati erano impegnati a controllare ed aiutare le persone di Rohan. Ognuno nel suo piccolo aveva contribuito per preparare la festa.
 
Sotto il sole cocente di mezzogiorno, degli uomini si avvicinarono alle porte del reggia, trasportando ben ventisette fusti di birra. L’elfo impressionato volse lo sguardo ai barili, pensando tra sé e sé che quella notte sarebbe stata indimenticabile.
 
Dalle case usciva  il profumo del pane e di dolci. Legolas con un sorriso tra le labbra ammirò il fumo disperdersi all’aria, sopra il cielo azzurro sulla sua testa. Si riparò all’ombra della tettoia. Pensò ad Eldihen, non la vedeva dallo scorso pomeriggio, doveva ammettere che ne sentiva la mancanza. Lei probabilmente era offesa  per la richiesta che le aveva fatto. In cuor suo provò sofferenza e nostalgia a separarsi da lei, ma la paura di perderla era più grande di ogni altro sentimento. L’unica soluzione per salvarla dalla crudeltà della guerra sarebbe stata quella di inviarla ad Imladris. Si sarebbero ritrovati una volta sconfitto Sauron, sempre se sarebbero riusciti a vincere. Un altro pensiero che lo tormentò.
 
Rimase vicino ad una colonna, guardava i tetti sotto i suoi occhi, ignorando la presenza di Eldihen e di Gimli dietro di sé. La ragazza fece cenno al nano di camminare lentamente, guardando le spalle di Legolas. Il suo cuore riprese a battere, acceso dal forte amore che provava per l’elfo. Gli si avvicinò lentamente, Legolas si voltò, percependo i passi pesanti di Gimli, trovandosi dietro di sé, il volto raggiante di Eldihen. All’improvviso i pensieri scomparvero dalla sua mente. La guardò, felice di vederla.
 
“Buongiorno” sorrise Eldihen osservandolo mentre lui si girava. I loro corpi erano vicini, Eldihen indietreggiò di poco, leggermente imbarazzata. Ogni volta che stava insieme a lui si sentiva pervasa da strane sensazioni. La sua mente non era in grado di ragionare di fronte il volto serafico di Legolas.
 
“Speravo di vederti” toccò i suoi capelli allontanandoli dal suo volto.                                                                              
 “Ma davvero?” chiese Eldihen coprendosi gli occhi, accecata da un raggio di sole. Legolas le strinse con estrema dolcezza il polso, avvicinandola a sé.
 
“Rimani qui, non prende il sole” le accarezzò i morbidi capelli fermando le sue mani sul collo. Eldihen incantata gli dedicò un sorriso, guardando le sue labbra. Non avrebbe potuto ignorarlo, anche se lui le aveva detto di andare via. Lo amava troppo per rimanere impassibile di fronte ai suoi occhi.
 
Legolas provò le medesime sensazioni. Lasciandosi trasportare dai loro sguardi scese ad accarezzarle le braccia. Solo il vento passò tra i loro volti, ma nemmeno lo scrosciare delle foglie riuscì a distrarli, né i rumori della servitù. Erano attratti da un richiamo che non poteva essere udito da altri se non da loro due, che si guardavano sotto il manto celeste del cielo.
 
Gimli rimase immobile per qualche istante, fingendo un colpo di tosse per attirare l’attenzione dei ragazzi. Si sentiva di troppo in quel momento, avrebbe voluto andare via ma Eldihen aveva insistito, minacciando di sbandierare ai quattro venti la scena che aveva visto quella mattina, quando lui assorto  contemplava i capelli di Galadriel “Avete finito di fissarvi come due polli?” chiese rude, disinteressandosi dell’occhiataccia che gli lanciò Eldihen.
 
Legolas accennò un sorriso divertito, osservando Gimli ed Eldihen, notando con stupore il rossore presente sulle sue guance “Gimli sei venuto a darmi il cambio?” domandò ironicamente Legolas posando una mano sul fianco della ragazza.
 
“Si andate pure a sbaci… “ si bloccò incenerito dagli occhi di Eldihen che erano più taglienti della sua ascia “ehm volevo dire, no, eravamo di passaggio io ed Eldihen ti abbiamo visto” recitò la parte assegnategli a memoria, gustando l’espressione soddisfatta nel volto della ragazza che lo lodò con uno sguardo carico di ammirazione.
 
“E dove stavate andando?” chiese Legolas salendo con la mano sul corpo della fanciulla. Si fermò sulla vita sottile, incoraggiandola a parlare.
 
 “Ad allenarci. Sai non sono poi così tanto male a combattere, ma vieni, sediamoci sui gradini, voglio riposare un po’” afferrò con decisione la sua mano trascinandolo lungo le scalinate ”Gimli cammina!” ordinò facendo cenno di seguirli.
 
Si sedettero sul primo gradino, sotto lo sguardo curioso della gente che li fissava da sotto le scale. Eldihen era in mezzo a Legolas e Gimli. Li guardò, contemplando le loro armature. Legolas le stringeva ancora la mano sulle sue ginocchia, il nano scocciato roteò gli occhi al cielo farfugliando qualcosa di incomprensibile riguardante gli stupidi giochetti di Eldihen.
 
Eldihen aveva  pensato che se Gimli avesse detto a Legolas della sua finta bravura a combattere, forse avrebbe avuto una minima possibilità a rimanere a Rohan. Non voleva assolutamente andarsene, avrebbe fatto carte false per rimanere lì.
 
“Ed allora Gimli!” lanciò un’occhiata al nano. Immaginava già cosa gli avesse detto Eldihen, si spostò per avvicinarsi, ma la ragazza seduta a suo fianco lo immobilizzò con due dita sul torace.
 
“Perché non guardi me” percorse con le dita  la curva poco pronunciata degli addominali. Era incantata dalla bellezza di Legolas. Sfiorò la tunica verde fermandosi all’altezza del collo, lasciando una scia calda lungo il corpo dell’elfo.
 
Legolas ammaliato scrutò le sue mani. Le intrappolò, baciandole con amore. Eldihen avvertì la morbidezza delle sua pelle, desiderando di poter provare quella sensazione sulle sue labbra “Perché tu potresti ingannarmi” proferì Legolas non lasciandole le mani “Gimli” lo richiamò.
 
“Io ed Eldihen abbiamo pensato di allenarci” non era tanto convinto mentre parlava, sbadigliò studiando in lontananza le guardie che aiutavano le donne a trasportare teglie piene di gustose leccornie.
 
Eldihen notando la distrazione di Gimli gli tirò una gomitata “Gimli ha detto che non sarò coinvolta nella guerra, non c’è da preoccuparsi, posso rimanere tranquillamente con voi, vero Gimli?”
 
“Mh”  rispose con un mugugno disinteressato. La sua attenzione era rivolta ad un caciotta di formaggio nelle mani di una anziana signora.
 
“Non mi sembra tanto convinto” Legolas le fece cenno di avvicinarsi, raggiungendo il suo orecchio.
 
“Mh...” Eldihen a suo malgrado annuì, lanciando un’altra gomitata a Gimli che ormai si trovava lontano da loro “Beh starà pensando sicuramente ai cape ….”
 
“Guarda tu questa ragazzina!” si lamentò drizzando la schiena “Si comunque. Qualunque cosa ti abbia detto ha ragione lei. Sì! ” sentenziò deconcentrandosi.
 
“Non ti è poi molto d’aiuto, Gimli” constatò Legolas vedendola impacciata. Era divertito dalla scenetta che aveva architettato, ma Eldihen non demorse, gli si avvicinò fino a sfiorargli il naso. Quella era una vera e propria lotta, e lei non avrebbe perso. Accettando il fatto che Gimli era con la testa da tutt’altra parte, sfoderò le sue armi migliori, convinta di poter convincere l’elfo utilizzando alcune tecniche un po’ particolari, ma efficaci.
 
“E tu vorresti lasciarmi andare via?” sussurrò a pochi millimetri dalle labbra di Legolas. Si avvicinò talmente tanto che, un singolo movimento da parte di uno loro due avrebbe fatto incontrare inesorabilmente le loro labbra. Eldihen lo sapeva, Legolas anche, entrambi percepivano il respiro dell’altro sul proprio viso, disarmati dinanzi ai loro cuori che battevano.
 
“Lo faccio per il tuo bene” desiderò ardentemente baciarla su quelle scale, sulle labbra che tanto lo provocavano, disinteressandosi di Gimli e della gente intorno a loro.
 
“E riuscirai a starmi lontano?” convinta di averlo in pugno, Eldihen osò sfiorargli la pelle nuda del collo, facendolo avvicinare a sé come una falena attratta dalla luce di una lanterna.
 
“Sarà un sacrificio che dovrò fare!” dichiarò approssimandosi alle labbra turgide di Eldihen. Già ne avvertiva il sapore e la morbidezza, incantato dal suo inconfondibile profumo.
 
Eldihen in quel momento di pura attrazione, prese atto che niente avrebbe potuto smuovere Legolas dalle sue strane idee. Si alzò velocemente dal gradino in cui era seduta, scrollando le spalle. Era scoraggiata. Cos’avrebbe potuto fare per fargli cambiare idea? Proprio non lo sapeva.
 
Legolas, dopo che Eldihen si era allontanata, bloccò il suo bacio, trovandosi davanti la faccia rugosa di Gimli che lo guardava di sottecchi, completamente confuso e destabilizzato dalla vicinanza del suo amico. Si distanziò strisciando sulla pietra fredda, per raggiungerne il margine della scala “Ma che ti prende Legolas?” chiese preoccupato vedendolo voltare il viso.
 
“Sai che ti dico? Se è un sacrificio che dovrai fare, accontentati di baciare Gimli, infondo per te è facile rinunciare a me!” incrociò le braccia sotto il seno, arricciando un broncio delusa.
 
“Ma sei pazza? Un nano che bacia un elfo” agitò il capo posando le mani sul pavimento in pietra “Sarei lo zimbello di tutti” disse Gimli in tono conclusivo.
 
Legolas si rialzò da terra, sollevando le palpebre per osservare Eldihen che a sua volta lo guardava, ferma sul quarto gradino. I capelli le danzavano al passaggio del vento. Il giovane le si avvicinò, con un’espressione indecifrabile. Si fermò davanti al suo viso, vedendo mutare l’espressione del volto di lei. Era sorpresa, non comprendeva cosa volesse fare Legolas e, quando lui le cinse la vita con le mani stringendola contro il suo corpo, Eldihen sgranò gli occhi sorpresa, sentendosi avvampare.
 
Legolas senza preavviso la baciò come desiderava fare già pochi istanti prima, accogliendola tra le sue braccia. Le accarezzò la schiena, sentendola rabbrividire. Il suo sapore era dolce e le sue labbra soffici come velluto. Si allontanò dal viso per guardare la sua espressione stordita. Non si aspettava di essere baciata in quel modo di fronte a Gimli che come lei, avvampò.
 
 “Questo bacio era mio e me lo son preso, non mi accontento, voglio solo te” le sussurrò lasciandola di stucco “E se desideri avere lezioni di scherma o cose simili, sarò io il tuo maestro, basta chiedere” le sorrise, pensando che fosse un bene per Eldihen
 
 
 
Pipino sospirò. Si trovava seduto su una sedia, davanti ad un piatto di patate e pollo. Erano rimasti insieme a Gimli, Eldihen ed a Gandalf a gustarsi le pietanze che uscivano dalla cucina, sordi ai richiami delle domestiche che li rimproveravano, dicendogli che il cibo doveva rimanere sul tavolo intatto per la serata.
 
“Ma lascia perdere Pipino. Il cibo della contea è molto più buono!” Merry afferrò un pezzo di torta alle mele, divorandola in un solo boccone.
 
Eldihen divertita li osservò, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai due. Gimli era annoiato invece, stanco di ascoltare le loro conversazioni.
 
Eowyn sorrise, ascoltando distrattamente i discorsi dei due piccoli Hobbit. Era passata dalla sala per contemplare le piccole lanterne poste sui capitelli, adornati da deliziosi fiori bianchi. Rimase immobile appoggiata ad un pilastro, sotto la luce bianca del sole che penetrava dalle finestre in alto.
 
“Dammi un pezzo Merry” lo richiamò Pipino tirando le maniche del cappotto che indossava l’amico.
 
“Te lo passo sotto banco, prendi” afferrò una fetta di torta porgendola furtivamente a Pipino che assai contento la gustò, leccandosi le dita.
 
“Hai ragione il cibo della contea è migliore” commentò dopo aver mangiato una patata dal piatto fumante sopra il tavolo “passami una melanzana Merry”
 
“No, ci sgrideranno se continui così!” lo riprese l’amico lanciandogli uno sguardo di rimprovero. In realtà anche lui si stava trattenendo, il profumo dei piatti lo invitava a trasgredire ai richiami ricevuti.
 
“Ma solo una!” insistette Pipino con tono supplichevole.
 
“E va bene, ma poi basta!” Merry prese una melanzana grigliata dal vassoio vicino ad Eldihen e la porse a Pipino. Era scocciato dal comportamento dell’amico, se avesse continuato a mangiare sicuramente non sarebbe rimasto niente per la festa. Eppure sul tavolo vi erano tantissime pietanze: verdure grigliate, birra, vino, pesce e torte di ogni genere. Gimli assaporò le costolette di maiale, sotto lo sguardo curioso di Eldihen che lo fissava senza dir nulla, assorbita da quella scena comica.
 
“Ma quindi stasera si balla anche?” chiese Pipino giocherellando con bretelle. Tirò l’elastico fino a farlo tornare a suo posto.
 
“Sì, e si beve anche!” Gimli lanciò uno sguardo ad Eldihen che scrutava i tavoli opposti al loro: erano tutti agghindati con delle lunghe tovaglie bianche e dei grossi barili di birra.
 
“Sapete ballare?” domandò curiosa l’elfa.
 
“Sì”
 
“No” risposero entrambi all’unisono, guardandosi negli occhi.
 
“Ma ci sono le patatine fritte?” Pipino sgranò gli occhi verdognoli, fissando Gandalf che a sua volta lo guardava annoiato.
 
“Sì Pipino” rispose lo stregone sistemandosi il mantello bianco.
 
“E i pomodori?” continuò con tono interessato. Avrebbe voluto avere l’elenco completo di tutti i piatti. Se fosse stato possibile sarebbe andato in cucina per assaggiare il cibo offerto dalla casa di Rohan.
 
“Penso di sì” sentenziò Gandalf roteando gli occhi al cielo.
 
“E la salsiccia?”
 
“Sì Pipino, ci sarà sicuramente!” lo stregone era scocciato, Eldihen trattenne una risata.
 
“E i fuochi d’artificio?” domandò alzando un dito al cielo, per simulare il movimento dei razzi.
 
“No Pipino!” Gandalf chiuse gli occhi sospirando. Era stanco di tutte le domande del ragazzo, rispondeva distrattamente, senza dargli molta importanza.
 
“C’era d’aspettarselo… Gandalf sta diventando uno spilorcio!” disse facendo ridere Eldihen. Pipino afferrò un boccale di birra, disinteressandosi dello sguardo truce che gli rivolse lo stregone.
 
“Peregrino Tuc, hai forse dimenticato che sono presente e che stavi parlando con me?” chiese lasciandolo senza parole.
 
Il piccolo Hobbit allontanò dalle labbra il boccale di birra. Quel commento gli era uscito involontariamente dalla bocca, ma ora, realmente pentito ed impaurito dallo sguardo dello stregone, appoggiò il bicchiere sul tavolo, balbettando scuse poco udibili.
 
 “E dove li prendo i fuochi d’artificio? Magari potrei trasformarti in una fontanella luminosa e farti saltare in aria, almeno saresti più utile e non domanderesti cose così sciocche!”
 
“Trasformarmi… in una fontanella?” impaurito sgranò gli occhi, pensando alle conseguenze delle sue parole.
 
Gandalf si alzò dalla sedia, avvicinandosi ai due piccoli amici. Si fermò, tirando le orecchie a Pipino. Eldihen li guardò divertita. Lo stregone si comportava proprio come un padre nei confronti di Pipino, riprendendolo senza cattiveria “Fila a pelare le patate”
 
“E va bene” accettò l’incarico corrugando il viso in un’espressione di dolore.
 
“Io andrò fuori a sgranchirmi le ossa” fece per girarsi, appoggiandosi al lungo bastone.
 
“Gandalf!” Eldihen si alzò dal tavolo, seguendo Gandalf sotto lo sguardo sorpreso di Gimli che le era accanto.
 
“Dimmi figliola” increspò la fronte, esaminando il volto impensierito di Eldihen.
 
“Vorrei seguirti, se posso”
 
“Ma certo, andiamo!” le fece strada portandola fuor dal palazzo.
 
 
 
Anche quella giornata stava per concludersi. Eldihen si accomodò su una panca fuori, seduta vicino allo stregone. Prima di parlare lisciò i capelli nervosamente, contemplando il bellissimo cielo azzurro e le case davanti ai suoi occhi.
 
“Gandalf io ho detto della spada a Legolas” confessò intimorita. Sperava di non essere rimproverata. Guardò il profilo dello stregone, le rughe sugli occhi e sulla fronte. Sembrava tranquillo.
 
“Immaginavo” incrociò il suo sguardo, notando la preoccupazione nel volto della ragazza. Era rigida, respirava velocemente, come se volesse accumulare l’aria presente nei suoi polmoni, per alleggerire il peso dei suoi pensieri.
 
“In realtà vorrei chiederti di riprendertela. Vedo cose strane e mi sento un po’ agitata” ammise stringendo con le dita la panca su cui era seduta.
 
“Cosa hai visto?” domandò Gandalf sorpreso.
 
“La lama è nera ai miei occhi. Ho sentito la voce della spada dentro la mia testa, mi raccontava di Nihil e nel mio cuore ho avvertito una sofferenza mai provata, era il suo dolore Gandalf. L’ho visto in un campo di battaglia mentre stringeva il padre morto” chiuse gli occhi per annullare i ricordi raccapriccianti ed il volto addolorato di Nihil.
 
“Capisco” agitò il capo, posandole con delicatezza una mano sulla spalla “ma non temere ragazza mia. Hai una percezione assai particolare della magia, non devi preoccupartene. Sei abile!”
 
“No Gandalf. Tu sicuramente lo sapevi che avrei incontrato Nihil di nuovo, ma io non ho usato la spada per ferirlo, io non ci sono riuscita. Ho semplicemente messo l’elsa nella sua mano. Non so perché ma ha avuto un effetto strano. E’ stato come ripulito dal male che aveva dentro il suo cuore” guardò le piastrelle polverose a terra, per poi risalire sulla gonna di seta. Sospirò infelicemente “Sono una frana. Ho fallito perché non so combattere, non so fare nulla” strinse il viso tra le mani, colpendo Gandalf che le scostò teneramente una ciocca di capelli.
 
“Eldihen secondo me hai fatto molto” lo stregone strinse la spalla della ragazza con ammirazione, infondendole tutta la forza che le serviva per risollevarsi dall’angoscia che l’aveva costretta a rimanere al buio. “Una spada non si usa per uccidere, ma per salvare una vita. E tu hai dimostrato di avere una grande sensibilità. Nessun altro a posto tuo avrebbe aiutato Nihil e, nella sua semplicità, il tuo è stato un grande gesto. Sarebbe stato molto più facile ucciderlo che aiutarlo, in molti avrebbero scelto la via più semplice” la sua voce era profonda e vibrante, quasi come un balsamo per la ferita dentro il petto di Eldihen.
 
Pensò a Legolas e ai suoi amici. Loro a differenza sua stavano combattendo per la Terra di Mezzo e se il suo amato elfo le aveva detto di andare via, era perché lei non avrebbe potuto affrontare la guerra. I suoi occhi si inumidirono, appannandole la vista “Mi sento molto… d’intralcio in questa storia, sono una semplicissima ragazza trascinata in qualcosa di veramente grande e non so che fare, sbaglio continuamente. Non so cosa tu veda in me Gandalf, ma io mi sento invisibile” abbassò la testa contro il muro alle sue spalle, respirando a rilento la fresca brezza proveniente dalla campagna. Serrò le palpebre, ricacciando le lacrime dagli occhi. Era vero il fatto di Nihil, lei l’aveva aiutato, mostrando grande pietà per lui, ma in quel momento critico non avrebbe potuto essere d’aiuto. La sua utilità era ben poca.
 
“Spesso nei piccoli gesti si nascondono grandi sentimenti. Apri gli occhi” con tono deciso Gandalf le tirò la mano, vedendola riaprire le palpebre spaesata.
 
Eldihen lo fissò, per poi seguire con lo sguardo la mano dello stregone che le stava indicando una piccola casetta sotto il palazzo, immersa nel prato verde, in mezzo ad una collinetta di paglia. C’erano dei bambini seduti a terra. Le loro madri stendevano i panni sorridendo, mentre un piccolo cagnolino bianco abbaiava dinanzi la porta di casa, graffiando il legno con le zampette
 
“Cosa vedi?” studiò il viso di Eldihen che portando più attenzione assottigliò le palpebre, per scorgere un qualcosa di particolare.
 
 “Ci sono dei bimbi e le loro madri penso” non comprese bene cosa volesse dirle lo stregone ma, trovò pace a guardare quella scena, ascoltando le risate dei ragazzini che si erano alzati per correre lungo il sentiero.
 
“E poi là cosa c’è?” Gandalf le fece un piccolo cenno con il mento indicandole il panificio di fronte.
 
 “Il fornaio che impasta il pane” osservò le mani dell’uomo ricoperte di farina. Era un ragazzo giovane. Sembrava felice mentre infornava la pasta cruda all’interno di un forno a legna. Non era molto distante da loro. Lo vide porgere un pezzo di pane ai bambini. Eldihen sorrise intenerita “Il profumo è buonissimo” commentò. Il sole  si nascose dietro i monti, lasciando la città immersa nella penombra.
 
“Loro sono persone semplici, proprio come te!” la voce di Gandalf le scaldò l’animo.
 
Una lacrima cadde involontariamente dalle sue ciglia, rigandole le guance fredde. Si sentì piccola sotto le mani del bianco stregone, udendo la sua voce calda ed amichevole. Era come trovarsi a casa, a Gran Burrone, con i suoi genitori. Un senso di pace la travolse completamente, spazzando via il profondo senso di angoscia che aveva provato.
 
“Noi lottiamo per la gente semplice, perché vedi Eldihen, la bellezza della vita sta nelle piccole cose, nella sorriso di quella madre che guarda i suoi bambini, nelle loro risate e nella bontà di quell’uomo che ogni giorno impasta il pane”
 
“E’ vero” annuì con un cenno di capo. Non distolse lo sguardo dalle figure sotto le scale, osservando l’ampia distesa di paglia, le case in legno ed il fumo che usciva dai camini.
 
“Penso che tu, con la tua semplicità abbia ottenuto una grande conquista” le fece l’occhiolino in modo scherzoso. Eldihen comprese subito a chi si stava riferendo Gandalf e sorrise, lasciando definitivamente i cattivi pensieri da parte. Legolas era il sole della sua vita. Il loro amore era nato dentro i loro cuori con spontaneità, da uno sguardo, dal tocco delle loro mani, e dalla paura di rimanere lontani. Era un fiore sbocciato tra le avversità.¹
 
“Non bisogna per forza essere grandi eroi” continuò tirando fuori dal mantello l’immancabile pipa di legno “Poi sei abbastanza perspicace. Sei sopravvissuta ad un brutto incantesimo, ed hai aiutato Nihil” la vide più rilassata, così continuò, per spiegarle il curioso aneddoto della spada “Non pensavo che tu percepissi il male accumulato dalla lama, ma non aver paura, è un semplice oggetto, che contiene tutta la magia di Saruman e parte dei ricordi di Nihil”
 
“Ma io sento quei ricordi” spiegò rattristita, pensando a quando si era alzata e dell’incontro con Legolas. Non immaginava minimamente che la lacrima dentro di sé la legava all’elfo “Io sono preoccupata Gandalf, vorrei tanto poter aiutare, ma Legolas vuole mandarmi via ed io non voglio assolutamente lasciarlo” confessò in quel momento di sfogo guardando il volto di Gandalf, i suoi occhi che si muovevano come a ricercare nello sguardo di Eldihen i timori che nascondeva.
 
“Fa quello che ti dice il cuore e non aver paura della spada. Sono convinto che ciò che hai visto ti aiuterà” rispose vago facendole intuire alcune cose che sarebbero potute accadere.
 
Eldihen arricciò le labbra in una smorfia di incomprensione, volgendo lo sguardo ai bambini che giocavano e alle donne in attesa di entrare a palazzo.
 
 
 
 
I canti risuonavano dentro la sala, seguiti dalle risate allegre degli uomini di Rohan che festeggiavano la vittoria al Fosso di Helm. Le perdite erano state molte, re Thèoden aveva dedicato la serata ai morti che avevano combattuto per proteggere la città e tutti i cavalieri brindarono in onore dei loro compagni. Merry e Pipino danzavano allegramente sui tavoli, incitati dalla gente che gioiosamente gli battevano le mani, seguendo il ritmo della briosa canzone, senza però conoscerne le parole. Non mancarono i vassoi pieni di cibo, il buon vino e i barili colmi di birra dorata.
 
Eowyn osservò divertita l’espressione di Eldihen che si voltava per guardare ogni cosa. Le donne erano riunite nei tavoli e festose sfoggiavano dei vestiti colorati e dei gioielli vistosi. Si sbalordì, pensando a quanto fosse cambiato il palazzo dal giorno in cui era arrivata. Sul fuoco scoppiettante vi era una griglia piena di carne e verdura, l’elfa si avvicinò per ammirare la crosticina che si era formata sui peperoni. Chiuse gli occhi percependo l’invitante profumo, era affamata. Prese un piatto di riso, assaggiandone distrattamente il contenuto, mentre con gli occhi cercava Legolas. Eowyn rendendosene conto la lasciò, per raggiungere Aragorn. Non avrebbe voluto trattenerla, inoltre desiderava da un po’ parlare con il ramingo.
 
Eldihen osservò l’amica, per poi notare il giovane principe parlare con tre uomini. Si appoggiò ad una colonna cercando di leggergli il labiale. Non comprese praticamente nulla, vide Legolas donare una lettera senza comprenderne il motivo. I bambini correvano avanti e indietro e più volte gli uomini le avevano coperto la visuale, fermandosi proprio davanti a lei. Sbuffò, nascondendosi dietro il pilastro. Avrebbe tanto voluto conoscere le parole che l’elfo aveva scambiato con quei tre ragazzi. Era particolarmente serio, le sembrò che l’argomento fosse importante dal modo in cui discuteva.
Desiderosa di avvicinarsi ai suoi amici che bevevano beatamente in compagnia di Eomer, fratello di Eowyn, Eldihen posò il piatto su un tavolo, lasciando delle anziane signore sorprese. Era agitata e lei non poteva immaginare quanto si notasse da fuori.
 
“Eldihen niente panico, adesso vai da lui e gli parli tranquillamente!” osservò il suo lungo vestito, leggermente imbarazzata dalla profonda scollatura che lasciava intravedere parte del seno. Aveva indossato la collana di Nihil visto che si sposava perfettamente col dorato della stoffa.
 
Camminò in mezzo alla folla, ignorando lo sguardo di alcuni uomini che parevano apprezzare il suo abito e le curve del suo corpo. Si bloccò imbarazzata raggiungendo Legolas. Si fermò osservando i vecchi signori che bevevano direttamente dal barile. Una scena disgustosa ma esilarante. Morse violentemente il labbro inferiore guardando la tunica argentata dell’elfo, ricamata sulle maniche e sulle spalle. Era bellissimo. I suoi capelli erano raccolti dalla classica treccia. Eldihen si avvicinò fino  ad annullare le distanze, finse un colpo di tosse, ma non bastò per attirare la sua attenzione. Gli uomini urlavano troppo.
 
“Legolas” lo richiamò piegando il suo braccio.
 
Quando l’arciere biondo si voltò, lasciando sul tavolo il boccale di birra che aveva in mano, spalancò la bocca dallo stupore, i suoi occhi brillarono  come se avesse davanti il sole, anche se era notte, trovandosi Eldihen come non l’aveva mai vista prima: I suoi capelli erano semiraccolti da due deliziose trecce, dal quale fuoriuscivano delle ciocche ondulate che scendevano lunghissime fino ai fianchi. Indossava un abito di raso oro, molto luminoso e aderente, con una scollatura profonda a forma di cuore che le lasciava le spalle scoperte. I suoi occhi cerulei erano accessi dalla luce della collana che indossava. Era la gemma di Nihil.
 
Rimase spiazzato, senza parole. Gimli invece, fischiò apprezzando il bell’aspetto dell’amica. Era sbronzo, seduto su una sedia con ben sedici boccali di birra sul tavolo “Ma come brilli Eldihen. Sembri una stella, ma non sarai un po’ nuda? si vede tutta la pelle qua davanti!” parlò con la classica voce di chi si era pesantemente ubriacato. Travolto da un improvviso singhiozzo si accasciò sul tavolo, stringendo tra le mani i bicchieri che si era scolato.
 
Eldihen arrossì, lanciando uno sguardo a Legolas che continuava a studiarla senza togliergli gli occhi di dosso.
 
Gli era difficile allontanarsi, per un momento gli sembrò che la confusione fosse sparita. Il volto radioso di Eldihen catturò completamente i suoi sensi, ed anche se appariva composto, in cuor suo avvertì un brivido caldo “Sei bellissima” l’apprezzò, facendole abbassare il volto dall’imbarazzo.
 
“Spero non ti dispiaccia…” indicò la collana al suo collo. Anche lei era ammaliata dal fisico atletico di Legolas che era enfatizzato dalla camicia argentata.
 
“Assolutamente” le prese la mano, avvicinandola gelosamente a sé, in modo che gli uomini che la guardavano, comprendessero attraverso quel gesto, della loro relazione “Siediti” le porse la sedia, facendola accomodare vicino a tre anziane signore. L’affiancò, ammirandola ancora una volta. Eldihen si sentì toccata dalla sua occhiata.
 
“Non pensavo di vederti con questo abito” confessò soffermandosi sulla scollatura, per poi sollevare gli occhi.
 
“Mi sta male?” domandò Eldihen avvicinandosi alla sua sedia, in modo da sentirlo più vicino.
 
“No. E’ molto… scoperto. Mi hai decisamente sorpreso” confessò senza però risultare indiscreto o sfrontato. Era gentile.
 
Eldihen gli sorrise sfiorandogli il braccio “Quindi ti piace?” domandò in trepidante attesa di conoscere il suo giudizio.
 
Legolas sogghignò, per poi girarsi. Si avvicinò pericolosamente al suo volto, in direzione delle labbra, lasciando Eldihen incantata, curvò la trattoria raggiungendo il suo orecchio, divertito dal vederla così imbarazzata “Si, anche se certe cose preferirei vederle solo io” si riferì alla scollatura, ma non si dimostrò possessivo.
 
“Eowyn ha insistito dicendomi di indossarlo. Era l’unico vestito che mi calzava bene, sono troppo magra e… non riuscivo a trovare qualcosa da mettere per la serata e….” parlava agitando le mani, stregata dal viso di Legolas, dalle sopracciglia che delineavano il taglio degli occhi. Perché si sentiva così in imbarazzo? Soprattutto dinanzi la pelle del collo scoperta di lui. Intravide gli addominali dalla leggera scollatura trattenuta da una spilla argento.
 
 Legolas le posò il bracciò sulla sedia, cingendole in tal modo le spalle.
 
 “Anche tu sei affascinante” disse disarmata Eldihen, guardando la linea del suo viso e, le labbra che si incurvarono in un sorrisetto soddisfatto “Scusa, non intendevo dire che…” i suoi occhi ricaddero nuovamente sul suo petto “Mi sento imbarazzata” confessò mostrandogli la sua espressione impacciata.
 
Decisamente divertito dalla vista delle sue guance rosse, Legolas le sfiorò il mento gentilmente, in una lieve carezza, concedendole una lunga occhiata piena di sentimento, alla quale Eldihen rispose senza parlare, o distogliere lo sguardo da lui. Erano entrambi presi a studiarsi, da ignorare completamente lo sguardo attento delle tre donne sedute vicino a loro che si gustavano la scena mangiando da una grossa ciotola in metallo dei semi di girasole.
 
“Oh ma che bella coppia innamorata” commentò una donna dai mossi capelli biondi.
 
Eldihen si girò sorridente, curiosa di conoscere il volto della sconosciuta. Era paffuta, indossava un abito ametista, ed uno scialle di lana sulle spalle.
 
“Che gentile signora” rispose avvampando. Strinse il ginocchio di Legolas, percependo il suo braccio dietro la testa.
 
“E siete sposati?” continuò spettegolando con le sue amiche. Gli uomini intorno a loro ascoltavano passivamente la conversazione, continuando a bere birra in compagnia di Eomer, che in silenzio osservava Eldihen.
 
Il calore del fuoco in mezzo alla sala li raggiunse, riscaldandoli ed illuminando il bancone ricco di pietanze.
 
“No” mosse la testa Eldihen, lanciando un’occhiata a Legolas.
 
“E quando vi siete conosciuti ragazza?”domandò una donna molto più anziana dai capelli bianchi.
 
“E’ da un mese circa”
 
“Oh che carini!” commentarono tutte in coro, facendo scuotere la testa ai loro mariti seduti al tavolo “E’ bello vedere una coppia così affiatata. Sembra che niente possa dividervi da come vi guardate”
 
“In realtà signora…” prendendo la palla al balzo, Eldihen accavallò le gambe appoggiando il capo sul braccio di Legolas che seguiva il discorso passivamente, senza pronunciare parola “Lui vorrebbe mandarmi via per paura della guerra. Non saremo così uniti infondo” punzecchiò Legolas facendolo sorridere. Quelle signore erano capitate a fagiolo. L’elfo si limitò a voltare il viso, girandosi distrattamente una ciocca di capelli della giovane tra le dita, senza mutare espressione.
 
“Oh ma come?” la donna si strinse nello scialle, aggrottando il volto in un’espressione meravigliata.
 
“Eh, non lo so nemmeno io!” Eldihen lanciò uno sguardo all’elfo vedendolo sorridere sempre di più. Ma possibile che si divertiva così tanto a vederla indignata? “Vuole sfruttare il periodo di momentanea pace per mandarmi via” comunicò senza rancore, ma con un pizzico di allegria nella voce, in modo da non offendere Legolas. Voleva solo fargli capire che non condivideva la sua idea.
 
“Ma no, due innamorati dovrebbero stare vicini!” La signora guardò le compagne portandosi sconvolta una mano al petto.
 
“Se vai via portati pure mia moglie!” urlò un uomo dall’altra parte del tavolo, riempiendo il suo boccale di spumeggiante birra di malto. Aveva i capelli grigi ed un volto allegro. Rosso in viso peggio di Gimli.
 
La donna bionda gli lanciò uno sguardo pieno di rimprovero, portando la sua attenzione ad Eldihen “Non dovrebbe lasciarti andare” continuò alzando il mento.
 
Legolas in tutta quella discussione continuava a giocare con i capelli di lei, lanciando di tanto in tanto uno sguardo al suo profilo perfetto. Seguì la linea precisa del naso, per fermarsi alle labbra serrate di Eldihen. Era contenta di aver trovato una sostenitrice.
 
“Dice giusto lei cara signora. In realtà io non voglio andarmene, infondo voi donne di Rohan rimarrete qui, perché non posso fare lo stesso io?” si girò verso Legolas che continuava a sorridere, in attesa di conoscere l’esito del discorso.
 
“In realtà dovreste sfruttare questo tempo per rimanere insieme” serrò le palpebre annuendo con la testa, come ad avvalorare il suo pensiero.
 
“E quello che penso anch’io!” Eldihen concordando alzò un dito, sorridendo con soddisfazione “Hai sentito amore mio?” si girò verso Legolas, incrociando il suo sguardo gentile.
 
“Si, sto ascoltando” rispose lisciandole i capelli, sembrava più preso dalla morbida chioma che dal loro dialogo.
 
“La guerra è pericolosa si! Ma in questo frangente dovreste rimare uniti. Fare l’amore dalla mattina alla sera, godendovi ogni momento insieme” sgranocchiò un seme di girasole offrendolo alle sue compagne, ignara del profondo imbarazzo che pervase Eldihen. Le sue guance erano rosse. Non si voltò, rimanendo spiazzata da quell’osservazione, con le mani avvinghiate saldamente ad un ginocchio. 
 
Percepì gli occhi divertiti di Legolas su di sé. Sorrideva senza contegno, felice di vederla impacciata di fronte a quella risposta. Le si avvicinò all’orecchio, sfiorando la pelle nuda con le dita “Hai sentito amore mio?” la sua voce era divertita e lo stesso tempo calda, come se volesse suggerirle di prendere in considerazione la proposta della donna “Sembra proprio che nessuno ti sia  d’aiuto oggi” disse allontanandosi dal suo collo.
 
“Ma cara signora, non esageriamo!” Eldihen deglutì avvampando con Legolas vicino. Guardò il povero Gimli che si era addormentato sul tavolo, in mezzo alle molliche di pane e ad un vassoio di formaggio.
 
“E che c’è di male figliola. Dovreste approfittarne” le altre donne concordarono, esprimendosi liberamente senza ritegno. Eldihen si grattò la testa, avvampando sempre di più, mentre Legolas divertito le accarezzava i capelli.
 
La situazione degenerò, poiché le signore iniziarono a parlare di figli e dei dolori del parto, consigliando più volte ad Eldihen di concedersi a Legolas. Era molto imbarazzata. Rimase in silenzio, non riuscendo a rispondere ai loro commenti. Era un po’ tesa, a disagio. Sospirò spostandosi i ciuffi con le mani. Se l’era proprio cercata. Pregò i Valar che quelle donne terminassero di parlare. Non riuscì a  tranquillizzarsi, a tutto ciò si aggiunse il rumore dei piatti e delle posate, seguito dalle fragorose risate delle persone. Le sarebbe esploso il cuore da un momento all’altro, ne era certa.
 
Legolas notando la sua agitazione le accarezzò i capelli con molta dolcezza, guardandola teneramente, non più divertito come poco fa. Comprese il suo stato d’animo da un solo sguardo e volendo confortarla, per farla sentire a proprio agio, la strinse maggiormente, avvicinandola al suo petto in un abbraccio caldo e protettivo “Stai tranquilla” la sua voce era gentile e dolce, come i suoi occhi ed il modo in cui la stava accarezzando.
 
“Sono un po’ pettegole” si appoggiò alla spalla dell’elfo, strusciando il volto contro la camicia di raso. Si sentì protetta da quell’abbraccio. Posò le mani sul suo petto, isolandosi dai rumori della sala.
 
“Penso che non ti sia rimasta la voglia di parlare dei nostri discorsi in giro”
 
“Non lo farò mai più!” rispose impressionata, ricordando la vergogna che aveva provato.
 
Legolas le baciò dolcemente la fronte, accarezzandola con amore.
 
“Ma posso sapere di cosa parlavi prima con quegli uomini? Ti ho visto sai, eri serio” alzò il volto per incontrare il suo sguardo. Legolas si irrigidì di colpo, distogliendo gli occhi dal viso incuriosito di Eldihen.
 
Le prese una mano e la baciò, rimanendo distante con lo sguardo “Lascia perdere… voglio rimanere con te senza pensare a nulla” rispose stringendola con desiderio. La lasciò nel dubbio, anche se le sue carezze riuscirono a strapparle un sorriso dalle labbra.
 
Legolas continuò ad accarezzarle il dorso della mano, fissando incuriosito la piccola macchia che si estendeva vicino alle nocche. Ma cos’era? Era convinto che prima non ci fosse stata. Passò le dita sulla pelle di Eldihen e, catturato dai suoi sguardi si distrasse, ignorando la minaccia che cresceva nel corpo dell’elfa.
 




 
​¹ Era un fiore sbocciato tra le avversità = citazione Mulan


Note dell’autrice:


Buonasera ragazzi! Come va? Ok oggi non sono stata così in ritardo come la scorsa volta, dai. Finalmente questi due piccioncini si godono un po’ di pace prima della guerra. Penso di conoscere il cap a memoria xD l’avrò riletto dieci volte… spero sia piaciuto, lo so che non c’è stata azione, arriverà
Come sempre voglio ringraziare tutti coloro che leggono e mi sostengono, la mia beta che corregge e, in particolare 
Elfa001 e White_wolf53 alle quali dedico il capitolo interamente <3 per ringraziarle della loro gentilezza e del sostegno, siete due tesori, vi mando un grosso bacione, le vostre recensioni sempre presenti negli ultimi cap mi hanno dato la voglia di aggiornare, grazie ;)
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di sabato
Detto ciò vi saluto, buonanotte
 
 
 
 
  
   
 
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