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Autore: Herm_periwinkle    15/06/2021    4 recensioni
Draco ed Hermione si sono sempre odiati ed insultati, finché una punizione li porterà a scoprire che, alla fine, non sono poi così diversi.
Il quinto anno sarà particolarmente turbolento quando si ritroveranno ad essere vittima di una maledizione.
Riusciranno a uscirne illesi o rischieranno di morire perché non riusciranno a spezzarla? Soprattutto, saranno in grado di mettere a tacere le voci malevole che girano su di loro?
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-Dal capitolo 10-
Hermione prese coraggio e gli pose la domanda che da giorni gli ronzava in testa "Ehi Malfoy" alzò lo sguardo verso di lui, fino a guardarlo fisso negli occhi "Volevo chiederti... noi, insomma..."
"Sputa il rospo, Granger"
"Ci odiamo?"
-Dal capitolo 29-
Poi all'improvviso, sentì un urlo sovrastare il ringhio della bestia. "Non azzardare a farti ammazzare, bastardo di un Malfoy!"
Era la voce di Potter.
Malfoy si chiese se non fosse già morto.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Cinque anni dopo la fine della guerra –


“Hermione, ti va di venire a cena da noi questa sera?” chiese Ginny all’amica. “Io ed Harry avevamo intenzione di lasciare James a mia madre. Verranno anche Neville e Luna e hanno detto che porteranno un loro collega. Sembra essere una persona per bene e molto intelligente, sarà di buona compagnia.”
Hermione rise di fronte a quello che era l’ennesimo tentativo della sua migliore amica di farla accasare. L’ultima volta si era lasciata incastrare ed era finita ad ascoltare per tutta la sera i deliri di un tipo che credeva fermamente nella divinazione. “Non ti arrendi proprio mai, eh? Lo sai che a me andrebbe benissimo stare solamente con voi e con il piccolo James. Non cerco l’amore, dico davvero” rispose sorridendo e finendo di sistemare le ultime scartoffie.
“Ma ormai sono passati due anni da quando ti sei lasciata con Ron. Hai anche tu il diritto di conoscere persone nuove. Io vorrei solo vederti felice.”
Hermione sorrise. “Ginny, ma io sono felice. Ho te ed Harry, il piccolo James e il nuovo bimbo che stiamo aspettando tutti” le rispose, accarezzando con delicatezza il ventre tondo dell’amica. “E poi il lavoro mi toglie moltissimo tempo e mi dà tutte le soddisfazioni che cerco.”
“Ma sono passati anni dalla tua relazione con Ron e non sei più uscita con nessuno. Non pensi sia ora di rimettersi in gioco?”
“Penso proprio di no. Se sto da sola è perché voglio starci e no, la relazione con Ron non mi ha lasciato traumi irrisolti” disse, precedendo le parole dell’amica. “Sul serio, Ginny, non ti devi preoccupare per me” continuò sorridendo. “Ora vai da Harry, lo stai facendo aspettare già da un quarto d’ora.” la esortò Hermione.
La rossa non sembrava molto convinta, ma il peso del pancione la fece desistere dall’aspettare ulteriormente in piedi. “Non fare tardi” raccomandò all’amica prima di uscire.
Hermione sorrise, seguendo con lo sguardo la rossa che se ne andava a passo lento.
Si lasciò sfuggire un profondo sospiro, appoggiando la schiena alla sedia e stropicciandosi gli occhi con un gesto stanco. Nonostante si sforzasse di fingere che andasse tutto bene era esausta, sommersa dal lavoro e da una vita che sembrava riservarle nient’altro se non una solitudine sempre maggiore. Per quanto Ginny si sforzasse di non lasciarla mai sola, era inevitabile che le due amiche si allontanassero ogni giorno di più. Ginny aveva una famiglia di cui occuparsi, mentre Hermione era completamente assorbita dal suo lavoro da Auror. In qualche modo, la scelta di lavorare così tanto era stata compiuta nel tentativo di ignorare la solitudine che spesso la attenagliava.
A volte, quando la sera tardi tornava a casa e non trovava nessuno ad accoglierla, la malinconia si faceva strada sinuosa nel suo petto. Le mancavano i tempi ad Hogwarts, in cui era sempre circondata da persone e non passava mai un singolo giorno da sola, costretta a prendersi cura di Harry e Ron per evitare che finissero nei guai. Le mancavano perfino le chiacchiere fastidiose di Lavanda e di Calì.
Durante la notte, ormai sempre più frequentemente, sognava mani pallide e ossute che la accarezzavano con delicatezza, capelli sottili che le solleticavano il collo, labbra fine che la ricoprivano di baci. Spesso si risvegliava con una guancia coperta da una lacrima perlacea e solitaria. Non sapeva dire da dove provenisse quella tristezza, né perché fosse tormentata dal sogno di mani che non aveva mai toccato. Non erano le mani di Ron, callose e affusolate, né quelle di Victor, possenti e ruvide al tatto. La delicatezza con cui la toccavano sembravano riportarle alla mente la sensazione di un amore da fiaba, che tuttavia era ben sicura di non aver mai vissuto.
In qualche modo, però, quelle mani fantasma le impedivano di provare ad avere una relazione con uomini che le davano costantemente l’impressione di essere sciapi e privi di magia, nonostante le loro bacchette. Aveva la sensazione di aver già conosciuto l’amore e di non poterlo trovare in nessuno sguardo all’infuori di quello avvolto dalla nebbia nei suoi sogni.
Scosse la testa, cercando di darsi un contegno. Non era quello il momento adatto per lasciarsi andare alle malinconie, aveva tutta la sera per farlo.
Infilò dentro alla borsa un paio di documenti che avrebbe analizzato quella sera, dal momento che il caso sulle fatture alle automobili babbane si stava rivelando più spinoso del previsto, e, dopo aver chiuso a chiave tutti i cassetti della sua scrivania, si avviò all’uscita.
I corridoi del Ministero erano vuoti e i suoi passi risuonavano forti e limpidi nel silenzio della sera.
Controllò l’orologio che portava al polso e dopo aver visto l’orario affrettò il passo.
“Aspetti!” esclamò all’uomo in ascensore, che mise una mano sui sensori per impedire alle porte di chiudersi. Era una mano pallida e sottile, notò Hermione sorpresa.
“Grazie” disse, sistemandosi la giacca. “Anche lei si trattiene fino a tardi?” domandò poi, sollevando lo sguardo sul suo interlocutore.
L’uomo arrossì appena, passandosi una mano ingioiellata tra i capelli. “C’è molto lavoro da fare” rispose imbarazzato.
Hermione ci mise qualche secondo per riconoscerlo. “Malfoy!” esclamò, non sapendo bene come sentirsi a riguardo. Sapeva che durante la guerra aveva fatto il doppio gioco e gli era anche grata per non averla tradita al Maniero, quando era stata catturata insieme a Ron ed Harry, ma questo non cancellava le efferatezze che aveva commesso.
“Chiamami Draco, siamo colleghi” rispose, rivolgendole un sorriso tirato.
“Oh, certo, tu chiamami pure Hermione” rispose la ragazza imbarazzata, mentre il silenzio calava tra di loro.
Draco le rivolse un sorriso tirato e fece scorrere lo sguardo sul volto della ragazza. Hermione rimase colpita dalla tristezza che sprigionavano quegli occhi grigi. Un brivido freddo le corse lungo la spina dorsale, ma non seppe dire a cosa fosse dovuto, dal momento che l’interno del ministero era ben riscaldato.
L’ascensore con uno scampanellio segnalò il loro arrivo al piano terra. Hermione si infilò il cappotto e il cappello, avvolgendo poi una pesante sciarpa attorno al collo. Le temperature erano scese notevolmente negli ultimi giorni e l’inverno stava cominciando ad essere pungente.
Draco aprì il portone e la lasciò passare per prima. Hermione rimase molto sorpresa dalla sua cavalleria, in passato tra loro due non c’era mai stato nemmeno uno scambio di parole come persone civili, mai avrebbe immaginato che un giorno lui sarebbe perfino stato educato.
Fuori era già buio e la pioggia batteva insistente. Hermione frugò con frenesia all’interno della borsa e non riuscì a trattenere un sospiro.
“Qualcosa non va?” le chiese Draco, vedendola tornare all’interno dell’edificio.
“Ho dimenticato l’ombrello, credo che aspetterò dentro finché non spiova”
“Ti posso accompagnare io, se vuoi. Il mio ombrello è abbastanza grande per due” rispose il ragazzo, aprendo un ampio ombrello nero dal manico argentato e facendole spazio sotto di esso.
“Non ti preoccupare, non è un problema per me aspettare” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Per me non è un problema accompagnarti. Anzi, mi sentirei in colpa a lasciarti qui” insistette lui. Hermione, seppur un po’ riluttante, accettò. Non era lo stesso ragazzo che aveva conosciuto ad Hogwarts quello che aveva di fronte, ma un uomo dall’aria matura e distinta e lo sguardo spezzato di chi aveva perso qualcuno di importante.
“Guidami tu” disse lui con semplicità, seguendo il passo di Hermione.
“Sono almeno venti minuti a piedi” continuò Hermione, ancora non del tutto sicura di poter approfittare della sua disponibilità. “Sei sicuro non sia un problema?”
“Non ti preoccupare, non ho nessuno che mi aspetta a casa” rispose lui. Hermione non fu in grado di capire se nel suo tono di voce ci fosse tristezza dovuta alla sua solitudine o no.
Camminarono in silenzio per dieci minuti abbondanti, poi Hermione decise di rompere il ghiaccio. “Da quanto lavori qui? Non mi sembra di averti mai visto.”
“Da tre anni e mezzo” rispose lui. “Mi occupo di spezzare le maledizioni oscure rimaste dalla guerra.”
Hermione sentì il volto diventarle bordeaux. Avevano lavorato nello stesso edificio- e nello stesso settore!- per anni e lei non se ne era mai resa conto.
“Perdonami, non ci aveva mai fatto caso… io…” provò a giustificarsi, ma Draco la interruppe con un sorriso. “Sei sempre immersa di lavoro, non ti biasimo per non avermi notato.”
“Mi sento comunque in imbarazzo. Tra l’altro, non ti ho mai ringraziato per quella volta al Malfoy Manor. Avrei sempre voluto farlo, ma non l’ho fatto.”
“Era il minimo che potessi fare per voi. So che abbiamo avuto un passato burrascoso, ma non vi ho mai odiato. Invidiato, quello sì, ma odiato mai” disse con uno sguardo ardente che Hermione non seppe riconoscere. Sembrava che la questione gli stesse particolarmente a cuore, ma non seppe dire perché. Forse era il suo modo per riscattarsi dalle scelte sbagliate che aveva compiuto nel corso della sua vita.
“Siamo arrivati” disse Hermione, fermandosi davanti ad una palazzina a tre piani. “Ti ringrazio per avermi accompagnata.”
“Non c’è di che. Ci vediamo a lavoro allora” le disse, curvando le labbra fine nell’ormai noto sorriso triste. “Buona serata.”
Hermione vide allontanarsi le sue spalle che sembravano sopportare un immenso peso.
“Malfo- cioè, Draco, aspetta!” lo richiamò Hermione, senza sapere neppure lei da dove le fosse venuta quella folle idea. “Vuoi fermarti per cena? Nemmeno io ho nessuno che mi aspetta” disse, prima di avere il tempo di cambiare idea.
Lo sguardo di Draco sembrò illuminarsi. “Sicura che non disturbo?” domandò con la voce tremolante.
Hermione annuì vigorosamente. “Vieni, entra” gli disse, facendogli cenno con la mano.
Le labbra di Draco si schiusero in un sorriso, mostrando dei denti bianchi e perfettamente allineati. Questa volta il suo sorriso non celava altro che pura felicità.
 
 

ciao a tutti!
Ho pensato e ripensato milioni di volte a come terminare questa storia. Ho cambiato idea e ho riscritto il finale, ho scritto dal punto di vista di Draco, l'ho seguito durante tutta la guerra, ma in qualche modo mi sembrava di starmi perdendo. facendo così la storia diventava troppo lunga e forse ripetitiva.
Un loro incontro e il recupero della memoria da parte di Hermione mi sembrava una scena inutile, non mi soddisfaceva per niente. 
Alla fine ho optato per un finale aperto come questo, spero che la scelta non vi dispiaccia troppo. 
Ho fatto del mio meglio, spero sia abbastanza. 
Io credo nel filo rosso del destino e quando due persone devono stare insieme in qualche modo riusciranno a trovarsi.
Vi ringrazio per avermi seguita fino a qui, per me è un grandissimo traguardo aver completato questa storia, ad essere sincera non credevo ci sarei mai riuscita.
Un grande abbraccio a tutti voi.
Grazie ancora di tutto, non ce l'avrei mai fatta senza il vostro sostegno <3
   
 
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