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Autore: Chiara PuroLuce    27/06/2021    4 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Finalmente siete arrivati. Benvenuti a tutti, vecchi e nuovi acquisti. Vi concedo trenta minuti per sistemare le vostre cose, ambientarvi e poi raggiungerci al campo» mister Gamo fece per andarsene, ma poi ci ripensò e tornò sui suoi passi, solo per aggiungere «grazie per la vostra disponibilità. Lo so che non è stato facile per nessuno di voi, assecondarci, ma l’avete fatto e questo conta molto per tutti noi» e poi si defilò per davvero, lanciando uno sguardo ambiguo a una tizia che lo fissava con insistenza.

Lo strano gruppo sorrise mesto a quel veloce saluto. Lasciarono una di loro a curiosare in giro e si diressero nell’area notte.
Lei, nominata il loro capo indiscusso, aiutò i nuovi arrivi a sistemarsi nel loro alloggio e a prendere visione del loro luogo di lavoro per i mesi successivi e gli diede appuntamento nell’atrio di lì a dieci minuti. Poi, dopo essere tornata nella stanza che da sempre condivideva con le altre, si lanciò sul letto e sgambettò urlante come una bimba la mattina di Natale alla vista del gioco tanto desiderato. Dopo qualche sguardo confuso, le amiche le sorrisero raggianti e si affrettarono a calarsi nel loro ruolo. Avevano un lavoro da svolgere, non c’era tempo da perdere in sentimentalismi e così – dopo un veloce gesto di incoraggiamento con le loro mani sovrapposte e poi lanciate in aria – si affrettarono a prepararsi.
 
 
 


 
«Pausa!» Urlò loro mister Turner, sconvolgendoli.

Pausa? E che diamine significava. L’ora del pranzo era ancora lontana, erano appena passate le 10.30 del mattino e gli allenamenti erano in pieno svolgimento.
Dopo la scoperta del giorno prima – ovvero delle difficoltà della squadra europea – si erano tutti dati una calmata e avevano iniziato a collaborare, cercando di comprendersi al meglio. Alcuni dicevano che era stato merito del suo discorso, ma Holly non la vedeva così.
Stava ancora cercando di capirci qualcosa – e a giudicare dagli sguardi confusi anche i suoi amici e il resto della squadra – quando…
Wofff, wofff, woff e una saetta canina nera e bianca entrò in campo dirigendosi dritta dritta addosso a Clifford che – preso alla sprovvista – fu gettato a terra e sovrastato dal festante cane, facendolo ridere.

 
«Kohana, ma che… ok, adesso piantala. Smettila ho detto» ma quella non desisteva facendo ridere tutti «A cuccia!» Le ordinò con tono perentorio e finalmente la cagnolona si bloccò e si sedette di fianco a lui. «Ma che diamine ci fa qui, tu, non dovresti essere a Nagasaki con… oh, no. Nonononono… non è possibile» concluse poi con fare sconsolato.

Holly stava ancora ridendo di quella scenetta inconsueta, quando si sentì sbalzare in avanti e una voce ben nota gli perforò i timpani.
 
«Capitano, oh mio capitano!»

«Mister Wow? Ma che caz… ti sapevo con la nonna.»

«Nessun posto è bello come casa mia.» (Il mago di Oz)
 
«Mi mancavano le tue frasi, sai bellezza pennuta?» Gli disse lisciandogli il piumaggio del dorso. «Ma… ma se tu sei qui, allora questo vuole dire che anche…»

Si guardò in giro frenetico, mentre tutti gli si facevano attorno attirati dall’Ara Giallo Blu.  E poi la vide… a bordo campo e non solo lei. Che cooosa? Ma era uno scherzo?
 
«Ragazzi, venite tutti qua. Abbiamo un annuncio da farvi» urlò loro mister Gamo.

Un annuncio? Holly guardò meglio il gruppo che stazionava di fianco agli allenatori e agli interpreti e sbattè gli occhi, incredulo.
C’erano, in ordine da sinistra: Patty, Amy, Eveline, Susie, Jenny, Maki, il vichingo con altri quattro ragazzi che non conosceva, Vanesia e un bambino. Un bambino?

 
«E lui chi sarebbe» disse Bruce indicando il piccolo «una nuova recluta?»

«Mister, capisco che ha detto che servirebbe qualcuno di più giovane tra di noi, ma così ha esagerato però» disse Benji a mister Gamo, scatenando risate generali.

«Fate poco gli spiritosi, adesso Turner vi spiegherà tutto.»

Ecco, bravi, spiegateci tutto che sono curioso. Oh, mio, Dio com’è bella. Devo scusarmi con lei, ora, adesso, subito e poi…
 
«Niente da fare, quando il vostro amico qui guarda Patty, si perde» sentì dire una voce. «Oliver, sveglia, su» e una mano schioccò davanti ai suoi occhi facendolo sobbalzare.

«Che… ma che… ci fate tutti qua» chiese dopo essersi ripreso. «Vanesia? Hai deciso che vuoi entrare in squadra anche tu?»

«Ah, ah, ah, sei spiritoso, davvero. Ma no, anche se devo ammettere che è una tentazione niente male e parecchio interessante» disse poi squadrando tutti con sguardo profondo che fece arrossire e sbigottire più di uno di loro, persino gli stranieri. «Stamattina ho visto una combriccola uscire dalla palazzina con dei borsoni e volevo capire cosa stesse succedendo, così ho fatto la sfacciata e gliel’ho chiesto. Adoro le gite di gruppo. E poi Patty mi ha detto che Nozomi ha chiesto di vedermi, così mi sono unita a loro e ne ho approfittato. Solo la curiosità mi ha spinta a seguirli qua da voi. Che dire, ho fatto bene. Ma ora devo lasciarvi, con mio sommo dispiacere. A presto, cari e…» aggiunse infine guardando mister Gamo che si irrigidì e indietreggiò un poco «è stato un vero piacere conoscerla» gli strizzò l’occhio e poi se ne andò.

Che coooosaaaaa? Holly guardò il mister che sembrava sconvolto e perplesso. Che avesse capito chi si era trovato davanti a fargli delle avance? Ops.
 
«Mister, ha fatto conquiste» esordì Bruce.

«Quella donna ha qualcosa che non mi convince. Per tutto il tempo che voi ci avete messo a prepararvi» disse lui guardando i nuovi arrivati «lei ha girovagato qua attorno e mi continuava a fissare da lontano e non so perché, ma quello sguardo ha qualcosa di inquietante.»

«Io non la chiamerei conquista, Bruce, a meno che lei non abbia cambiato gusti, mister» gli disse una Patty senza mezzi termini. «Vanesia ha l’aspetto di una bellissima donna nera, ma le assicuro che non lo è, proprio no.»

Un minuto di silenzio accolse quelle parole e anche i traduttori non seppero che dire, lasciando molti calciatori nell’incertezza di quello che era accaduto. Poi esplose il caos cui lo stesso mister mise fine, prima di andarsi a riprendere in ufficio scuotendo la testa.
 
«Ho bisogno di stare solo per un po’. Turner, pensaci tu a loro. Credo che mi stia venendo un forte mal di testa, molto forte.»

«Oh, oh, forse non dovevo dirlo?»

«Patty, sei tremenda. Gli hai dato il colpo di grazia e non solo a lui» l’interruppe Mark guardandosi in giro e notando i volti sconvolti dei suoi amici. «Ma ora fammi capire se non sono impazzito e se non devo andare da un otorino… Vanesia è un uomo?»

«Era un uomo, Mark, era. Ora è… è una bomba sexy, simpaticissima e alla mano. Ed è grazie a lei se io ho potuto essere qua con voi, da oggi e per tutta la durata di questo strano esperimento.»
 
Come, come? Cos’era quella storia? A lui risultava che Vanesia fosse una… massaggiatrice e una sessuologa., come avrebbe mai potuto aiutare Patty al punto da farla allontanare da La Palazzina Fiorita. Holly era confuso.
 
«Bene, visto che il mio… em, collega, non è in forma in questo momento… vi darò io le spiegazioni» esordì Jeff Turner. «Come sapete, la Federazione Calcio Giapponese ha contattato le nostre vecchie man…»

«Ehi, piano con le parole. Vecchie a chi?» Lo bloccò Patty con veemenza spalleggiata dalle altre manager e facendo ridere tutti.

«Em… sì, ok, volevo dire… storiche manager» si corresse guardandola prima di proseguire «per chiedere loro di assisterci in questa nuova avventura. Loro, inizialmente si erano defilate. Ognuna aveva le sue ragioni, più che valide, ovvio, ma non hanno resistito a lungo e così ci hanno contattato qualche giorno fa.»

«Esatto» intervenne Amy «e abbiamo deciso di fare entrambe le cose. Ovviamente la priorità andrà alla squadra e nel tempo libero ci dedicheremo al resto. All’inizio non sarà semplice, ma si sa… noi donne abbiamo una marcia in più e quindi ci adatteremo presto a questo nuovo stile di vita, se pur provvisorio.»
 
Ma erano impazzite? Holly era basito e come lui i suoi amici che iniziarono a protestare.
 
«E come pensate di fare? Qui dentro è un delirio, non è semplice comunicare e spesso capita che non ci capiamo e persino in campo combiniamo guai» disse loro Julian. «Amy, mi hai detto che vuoi aiutare Steff qui con il suo progetto e cavoli, non me ne intendo di arredamenti d’interni e robe varie, ma non deve essere semplice. Già di suo sarà un lavoro che ti porterà via un sacco di tempo e di energie, come puoi anche solo pensare di riuscire anche a gestire noi.»

«Bè, caro, grazie per la fiducia» gli rispose con ironia «ma non ti devi preoccupare per me, non sono fatta di porcellana. So quali sono i miei limiti e questo grazie a Patty che in questi anni mi è sempre stata vicina e consigliata e incoraggiata. Non avrei mai proposto una cosa del genere se mi fossi valutata non all’altezza di quello che mi aspetta.»
 
Certo che Amy era proprio cambiata. Era ammirevole la sua devozione nell’amicizia con Patty e invidiabile.
 
«E tu, amore mio» chiese lui a Patty «come potrai mai conciliare tutto? Hai detto che Vanesia è pronta a darti una mano, ma come?»

«Ho sistemato tutto, non devi preoccuparti per me, hai già troppi pensieri per la testa senza aggiungerne altri» gli rispose deludendolo. «Sappi solo che quella donna ha mille risorse e un master in amministrazione condominiale, il che non guasta in questo caso. A quanto pare, prima della sua nuova vita era un noioso uomo d’affari e gestiva con successo diverse palazzine, condomini e uffici a Tokyo e più precisamente a Ginza. Poi… puf, un bel giorno ha capito che doveva darci un taglio – in tutti i sensi oserei dire, ah ah ah – e l’ha fatto. Ora è quella che è, ma il passato non si rinnega e lei ne va fiera. La nonna lo sapeva ed è stata lei a farmelo sapere. Ed è per questo motivo che ora Vanesia sta andando a trovarla. Io collaborerò con lei nei momenti liberi. Il corso che volevo seguire, aspetterà e poi potrò sempre farlo più avanti.»
 
Pazzesco, Holly non riusciva a crederci. Patty era lì e aveva messo in stand by il corso per lui – no, correzione – per loro. Dio, quanto l’amava.
Oh sì, dolcezza, potrai anche passare il tuo tempo libero al telefono con Vanesia, ma ti prometto che non sarà tutto. Buona parte sarai impegnata con me. È una promessa questa!, si disse.
 
«Io invece sto pensando di lasciare la squadra di Softball» intervenne Maki facendo sussultare Mark dalla sorpresa. «Ora che abbiamo vinto anche il nostro di campionato, sento che è arrivato il momento di voltare pagina e di mettermi dall’altro lato, come allenatrice. Molte mie compagne hanno già lasciato la squadra per seguire altre carriere e le nuove reclute sono tutte troppo giovani per me. Le allenerò, ma per farlo al meglio dovrò studiare anche molta teoria e non solo pratica e comunque non inizierò prima del prossimo campionato quindi… ho portato con me il necessario per studiare. Impiegherò questi mesi a farlo, una volta terminati i miei compiti giornalieri con voi» concluse girandosi e mostrando uno zainetto assai pieno a giudicare da come le pendeva sulla schiena.

«Ah, tocca a me?» Esordì Jenny notando che le amiche la fissavano per incoraggiarla. «Bè, io non ho grandi aspettative come tutte loro, sono sempre stata una tipa piuttosto calma e riflessiva. Non ho grandi ambizioni, ma… potrei aiutarvi in molti modi. Sono molto brava con ago e filo quindi… venite pure da me in caso vi servisse. Non avevo accettato solo perché non volevo essere da sola, ma quando ho saputo che le altre ci sarebbero state, ho cambiato idea volentieri» disse arrossendo.

«Scommetto che ora è il mio turno. Bè, la farò semplice. L’asilo dove lavoro è stato chiuso per lavori strutturali molto seri e prima di sei mesi non si riapre. Se si riapre. Vi è andata bene, perché fino alla settimana scorsa non si erano riscontrati problemi e invece poi – all’improvviso – un guasto all’impianto elettrico ha spinto la direzione alla chiusura totale. Doveva essere un intervento semplice, ma sappiamo tutti come vanno certe cose e così si è scoperto che tutto l’edificio non è a norma e che i proprietari avevano mentito su certi visti sulla sicurezza. Sinceramente, sto pensando di aprirne uno mio, piccolo, ma funzionale e le mie colleghe si sono già prenotate per lavorarci.»
 
A quelle parole Holly vide Bruce prima sbiancare e poi arrabbiarsi, infine lo vide sorridere al sogno della sua innamorata.
 
«Non resto che io» intervenne Susie, guardando un Clifford nervoso. «Sono un’assistente sociale e mi occupo di bambini orfani, ospitati sia in strutture apposite che in case famiglie» confessò. «Dovevo iniziare il mio nuovo impiego a Nagasaki da qui a poco, ma alla fine la collega che doveva andarsene subito e che dovevo sostituire, ha rimandato la partenza per cause familiari e si tratterrà ancora per qualche tempo. Quello necessario per rompervi le scatole insomma. Così, ho molto tempo libero da impiegare in qualche modo e mi sono detta, perché non rendermi utile con quegli impiastri di amici che mi ritrovo?»

«Che pensiero gentile» le rispose un sarcastico Cliff «è solo per questo che sei qui, vero? E dimmi, come mai ti sei trascinata dietro anche Ennosuke?»

«Perché voleva vedere dove il suo nuovo eroe si allenasse – ti ricordo la promessa che gli hai fatto già che ci sono – e perché ora è una mia responsabilità e dove vado io, viene anche lui» gli rispose sfidandolo con lo sguardo prima di aggiungere, con fare diabolico. «E poi ho sentito che questa volta ci sono elementi nuovi tra le nostre solite fila ed ero curiosa di conoscerli. Wow, sono tanto bravi quanto belli? Ciao a tutti» disse poi rivolta al nuovo gruppo, agitando la mano in segno di saluto e sorridendo loro.
 
Cavoli, li aveva conquistati tutti in meno di due minuti a vedere i larghi sorrisi apparsi sui volti dei nuovi arrivati. Di sicuro non avevano capito una parola, ma una bella ragazza sorridente che li salutava, era difficile da ignorare. Povero Cliff.
 
«Ma benvenuta. Confesso che ho accettato questa situazione solo per poterti rivedere» le disse Diaz, avvicinandosi e prendendole le mani. «L’avevo promesso che sarei tornato e infatti eccomi qua. Ci sono rimasto parecchio male quando non ti ho vista, ma ora ci rifaremo del tempo perduto» concluse poi strizzandole l’occhio.
 
Con la coda dell’occhio Holly vide Clifford fremere di rabbia, davvero… povero amico.
 
«Bene, ci conto» gli rispose lei «mi farebbe piacere. A patto che tu dia priorità alla squadra.»
 
Oh, no, quello non andava bene. Le cose si mettevano male e non solo per Cliff, ma anche per lo spirito di squadra. Perché se prima già quei due si mal sopportavano, ora…
 
«Buona Kohana» lo sentì dire sottovoce alla cagnolona che stava ringhiando piano a Diaz «non piace neanche a me, ma per ora tienilo d’occhio e – se si avvicinasse troppo a Susie – sai cosa devi fare.»
 
Come, come? Stava dando disposizioni alla Shiba Inu che condivideva con Susie di attaccare Diaz in caso le desse fastidio? E lei sembrava capirlo, incredibile. Improvvisamente il bambino – Ennosuke se non ricordava male – era corso dal loro difensore e l’aveva preso per mano, distraendolo dal duo che continuava a flirtare.
 
«Quello lì non mi piace» gli disse riferito all’argentino.

«Hai ragione, neanche a me. Aiuterai Kohana a fare la guardia a Susie, vero?»

«Certo. Ho otto anni, sono grande io» rispose quello tutto orgoglioso.

«E bravo il nostro Eno, vieni con me, ometto. Ti ho promesso qualche tiro e visto che siamo in pausa…» e poi lo portò in mezzo al campo.
 
E mentre il suo amico si dedicava alla piccola recluta sotto gli sguardi divertiti di tutti, lui vide Susie gettare uno sguardo a Cliff per poi prendere Diaz sotto braccio – dopo essersi assicurata di essere vista da lui -- e fargli gli occhi dolci.
Ah, dunque era così che stavano le cose? Holly era basito e divertito allo stesso tempo e ora, era curioso più che mai di scoprire il vincitore alla conquista del cuore di Susie.
 
 


 
«Certo che voi siete strani forti» esordì Pascal, amico e compagno di squadra di Diaz.

«Con voi non ci si annoia mai» rincarò la dose in un giapponese stentato Mark Owairan, il capitano della nazionale araba.

«Animali, un bambino, belle ragazze. Se l’avessi saputo prima avrei proposto io una squadra mista» anche un divertito Galvan, difensore argentino, volle partecipare alla discussione.

«Wenn ich zurückkomme, möchte ich dem Trainer auch einige Manager zur Unterstützung der Nationalmannschaft vorschlagen.» (Quando torno voglio proporre anche io, al mister, delle manager a supporto della nazionale.) Intervenne uno Xiao ammirato.

«Ja, freund, aber fügsamer als wir, sonst wirst du es bald bereuen.» (Sì, amico, ma più docili delle nostre o lo rimpiangerai presto.) Gli rispose Benji per poi tradurre sottovoce agli amici che iniziarono a ridere.

«Che cosa hai dettoooo?»
 
Sfortunatamente per il loro sggk, Patty aveva sentito benissimo la traduzione e si era portata accanto a lui con le braccia appoggiate ai fianchi e uno sguardo battagliero che, da solo, avrebbe fatto paura anche a un vampiro.
 
«Hab jetzt verstanden was ich meinte, oder?» (Capito ora cosa intendevo, vero?) Disse poi rivolto al cinese e quello si affrettò ad annuire mentre indietreggiava piano.
 
Quella scenetta provocò grandi risate – era facilmente capibile da tutti anche senza traduzioni – e mister Turner ringraziò che le manager avessero accettato di aiutarli, sicuramente avevano contribuito allo spirito di squadra.
 



 
«Patty, scusa, ma… perché loro sono qui?» Chiese Bruce indicando i cinque ragazzi rimasti ai margini.
 
Ah, giusto, si era quasi dimenticata de L’Allegra Brigata di Steff. Quasi.
 
«Bè, dovrete pur mangiare qualcosa di sostanzioso, no? Insomma, noi non siamo abituate a cucinare per così tante persone, ma loro sì e, attualmente…»

«Essendo ancora senza lavoro e in procinto di metterci in proprio, abbiamo molto tempo libero» s’intromise Steffen «così, si è deciso di aiutarvi. Ovviamente d’accordo con i tipi della Federazione e i vostri allenatori. Diciamo solo che è un accordo con benefici, per entrambi.»

«Benefici?» Intervenne Holly. «Vuoi dire che oltre che averti tra i piedi tutto il giorno, tutti i giorni per mesi… ne trarrai anche qualcosa di buono? E dimmi, la tua Miki, è d’accordo a saperti con Patty e, ovviamente, con tutti noi?»

«Innanzitutto, non è la mia Miki – è un tipo duro, tosto, quella – dannazione e chi l’avrebbe mai immaginato. Per ora siamo solo amici.»

«Anche lì, con benefici» intervenne Patty facendolo arrossire e provocando risatine dal suo gruppo di colleghi amici. «Prova a negarlo se ne hai il coraggio. Vi ho visti e molto bene anche. Sul pianerottolo, due giorni fa.»

«Non si spia dal buco della serratura!» L’ammonì quello con veemenza. «E comunque…» disse cercando di riprendere il discorso.

«Senti chi parla» l’ammonirono lui e Patty insieme per poi arrossire di colpo.

«E comunqueeeee… l’accordo è questo. Noi cuciniamo per questo vostro strampalato gruppo multiculturale e loro, i vostri capi, ci fanno pubblicità gratuita. Così, da una piccola agenzia di catering, potremo aspirare a molto di più… se andrà tutto bene.»

«Già» intervenne una Amy eccitata con gli occhi lucidi di gioia «e di conseguenza – visto che sarò io a seguire i lavori di ristrutturazione interna dei loro locali – ne beneficerò di riflesso. E che cazzo, non potevo chiedere di meglio. E tutto solo per avere accettato di aiutarli con poco profitto, spinta dalla nostra amicizia. Che culo, vero?»
 
Patty notò i suoi amici strabuzzare gli occhi. Eh, sì, ormai Amy non era più la piccola, timida e indifesa ragazzina che aveva conosciuto. Negli anni era cresciuta e – grazie a lei – sbocciata. Ormai infilava qualche parolaccia nei discorsi con disinvoltura. All’inizio la cosa la faceva ridere, ma ora ci si era abituata. Holly e Julian ci avevano messo del tempo, ma erano riusciti ad accettare questo cambiamento. Ora toccava al resto della squadra.
Bene, era ora di levare le tende e iniziare a darsi da fare. Avevano interrotto gli allenamenti anche per troppo tempo e la cosa non le piaceva per nulla.
 
«Bene, bene. Vedo che si batte la fiacca» disse indicandoli tutti con l’indice puntato «vi ricordo che tra circa due mesi dovrete battere la Nazionale Unica Europea. È così che pensate di farlo? Perdendovi in chiacchiere come vecchie pettegole? Noi penseremo alle retrovie, ma voi dovete darci sotto in campo. Sarà un lavoro collettivo con un unico obiettivo comune e cascasse il mondo voi vincerete o vi giuro che ve la farò pagare cara, e non ci andrò giù leggera, chiaro sì o chiaro sì?»
 
Bè, il suo discorso doveva avere fatto effetto perché – dopo che i traduttori avevano balbettato le sue minacce, facendo sbiancare i giocatori stranieri e dopo che lei si era ripresa Mister Wow dalla spalla di Holly dove era rimasto per tutto il tempo – corsero tutti in campo e non persero tempo a mettersi sotto.
 
«Grazie, Patty. Sono contento che alla fine tu abbia accettato. Ci sei mancata in questo periodo. Solo tu riesci a mettergli addosso fifa e voglia di vincere allo stesso tempo e in una sola frase. Spero che lo farai spesso, con tutti.»
 
Patty sussultò a quelle parole. Non aveva sentito arrivare mister Gamo. Anche lei era felice di essere lì e di essere utile per la squadra.
Le rimaneva solo una cosa da fare. Chiarire con Holly. Maggie aveva ragione, suo figlio non era più arrabbiato con lei, l’aveva percepito nei suoi sguardi. E così decise. Quella sera, avrebbe braccato il suo Holly e gli avrebbe dimostrato cosa significasse per lei.
   
 
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