Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Severa Crouch    04/07/2021    3 recensioni
Hogwarts. 2021. Ci sono giochi che sono pericolosi.
Il Torneo Tremaghi sembra esigere, anche questa volta, il suo tributo di sangue, come impareranno Louis Weasley e James Sirius Potter. I giochi di potere rischieranno di far precipitare il mondo magico in una partita a scacchi, come scopriranno Teddy Lupin e Roland Lestrange. I sentimenti, tuttavia, sono il gioco più pericoloso che si possa giocare e sarà una lezione appresa da Scorpius, Rose e Albus. Infine, ci sono giochi innocenti che rischiano di trasformarsi in tragedia. Chiedete agli Scamander.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6 – Il torneo Tremaghi

 

 

 

Hogwarts, 30 ottobre 2021

 

Tra le mani di Albus, i capelli di Scorpius hanno la consistenza della seta e il profumo leggero del talco. Le labbra sottili lo cercano, avide, e Albus non si sottrae, ricambia quei baci, altrettanto famelico, eccitato. Le loro mani stringono i corpi, si sfiorano e Albus sente il controllo venire meno.

È come una pentola a pressione, di quelle che usa Harry per cucinare, come uno degli alambicchi della professoressa McMillan, si sente come quello che ha usato Frederiks, durante una lezione di Pozioni, quando doveva estrarre il vapore e invece ha dimenticato di aprire la valvola e una fanghiglia grigia è esplosa a impiastricciare tutte le uniformi di chi era intorno a lui.

Albus si sente come quell’alambicco mentre Scorpius lo guarda malizioso e gli mordicchia le labbra promettendogli molta felicità. Albus sente che è troppo e, improvvisamente, è tutto bagnato. Scorpius getta la testa all’indietro e ride divertito.

Quando Albus sbatte le palpebre e riapre gli occhi, non c’è Scorpius, non c’è neppure la Stamberga Strillante che era intorno a loro, solo il morbido del materasso e la penombra ovattata del suo baldacchino. C’è sempre la sensazione di bagnato e Albus si lascia sfuggire, con la voce ancora impastata dal sonno, “Oh, dannazione…”

Si porta una mano sugli occhi e si rende conto che stava dormendo, che sognava di baciare Scorpius, o forse era Rose, in quel momento non riesce più a ricordare i dettagli del sogno, sono svaniti, diventati fumosi. Resta solo la sensazione di bagnato tra le gambe.

Albus allunga la mano sul comodino per recuperare la bacchetta e far sparire le tracce del disastro che ha combinato. Ma come è possibile sporcarsi tanto per uno stupido sogno? Ha la bacchetta in mano e la coperta sollevata quando le tende del baldacchino vengono aperte bruscamente.

“Allora era veramente il rumore della tua bacchetta,” esclama Scorpius.

Albus arrossisce e abbassa d’istinto la coperta, come a nascondere quanto c’è al di sotto. Il suo sguardo si sofferma sul corpo di Scorpius, sui fianchi avvolti nel telo, i capelli chiari ancora bagnati e le guance ancora accaldate dalla doccia. Albus lo osserva in silenzio, imbarazzato, non può muoversi, non conciato in quel modo, non con quello che – dannazione – sta tornando a sentire. Rose lo ha baciato e lui ha sognato Scorpius, crede di essere sul punto di impazzire. Forse è già pazzo.

“Albus, sbrigati!” esclama Scorpius mentre inizia a raccontargli i progetti per la giornata, le tappe a Hogsmeade, il giro con gli studenti di Durmstrang, finché non si ferma e gli dice: “Non mi guardare così, lo so che non l’hai fatto apposta. Non devi sentirti in imbarazzo.”

Albus sgrana gli occhi confuso. Come fa a sapere? È così evidente? Sente il viso in fiamme ma non può alzarsi perché non è nelle condizioni di arrivare in bagno senza che gli altri notino le condizioni in cui versa. Già immagina le battute sulla bacchetta di Potter così dice solo: “Mi dai due minuti?”

“Oh, sì!” esclama Scorpius, allegro, va verso il baule alla ricerca della biancheria, si sfila il telo incurante della presenza degli altri, come è sempre stato da quando erano al primo anno. Salazar, perché allora adesso sembra tutto così diverso? Perché adesso Albus sente il pigiama andargli stretto, perché gli serve un’incredibile forza di volontà per staccare gli occhi di dosso dalle natiche di Scorpius?

“Tergeo,” mormora sotto le coperte, il pigiama torna pulito, il disastro che quel sogno ha provocato è scomparso, resta solo l’erezione con cui deve combattere. Si alza di colpo, afferra telo, pantaloni, maglietta e felpa, li appallottola davanti a sé noncurante, corre in bagno fingendosi in ritardo e si infila dentro la doccia. Chiuso nel cubicolo, si libera del pigiama, dell’intimo e si accorge troppo tardi di essere finito con i calzini nel piatto della doccia ancora bagnato.

“Merlino, aiutami tu…” implora mentre appallottola i calzini e li lancia fuori dal cubicolo. Si fa la doccia, fredda, freddissima, poi calda, bollente, infine tiepida per poi trovare la temperatura giusta, insaponarsi e riuscire a eliminare le tracce di quel sogno sconvolgente.

Quando esce dalla doccia, Albus Severus Potter è una persona nuova: pulita, profumata, allegra e soprattutto in grado di camminare senza sentirsi in imbarazzo. Non ha idea di cosa gli stia succedendo, ma si è promesso che nulla potrà incrinare la sua amicizia con Scorpius, né Rose né i sogni assurdi che gli possono capitare. Sorride al suo migliore amico e scendono in Sala Grande per fare colazione mentre continuano a discutere sul modo migliore per spiegare a uno studente di Durmstrang il fascino di una gita a Hogsmeade.

Ritrovano Olag ed Einar intenti a fare colazione con pane nero, burro e aringhe affumicate.

“La preside deve aver fatto personalizzare il menu della colazione in vostro onore!” esclama Albus osservando il piatto di Olag. La sua tazza è piena di latte aromatizzato alla cannella. Albus si domanda come si faccia a passare dal sapore salato e forte dell’aringa affumicata alla dolcezza del latte con la cannella. Si versa il tè, lo macchia con un po’ di latte e riempie il piatto con uova, bacon e un po’ di fagioli.

“La vostra colazione è impegnativa!” esclama Olag, i cui capelli biondi sono intrecciati ai lati in complicate treccine. Qualsiasi studente di Hogwarts che provasse a imitare una simile acconciatura finirebbe per essere preso in giro, ma lui non sembra affatto una ragazzina, nonostante i capelli sottili e gli occhi chiari. Olag ha uno sguardo attento e sarcastico, la lingua affilata e si scambia battute con Einar e gli altri studenti di Durmstrang.

“Dunque oggi faremo una gita, vero?” domanda.

“Esatto, andremo a Hogsmeade, uno dei rari villaggi interamente magici di Inghilterra. Sorge proprio vicino la scuola ed è famoso per Mielandia, il più grande negozio di dolci magici di tutto il Regno Unito!”

“Sì, e poi c’è la Stamberga Strillante, una casa infestata dai fantasmi, e la bottega degli scherzi di Zonko, e il negozio di Quidditch!” esclama Scorpius allegro.

“E si beve anche?” domanda Einar dopo aver mandato giù la tazza di latte in un sorso solo.

“Sì, certo, ai Tre Manici di Scopa! Vi divertirete un sacco, voi avete un villaggio vicino la vostra scuola?”

“Sì, ma è complicato arrivarci, perché la stagione delle nevi non permette di lasciare la scuola molto facilmente. Le gite le facciamo solo in primavera, quando si sciolgono i ghiacci, ma in compenso la nostra scuola ha un pub dove la sera gli studenti maggiorenni possono ritrovarsi a bere e organizzare feste.”

“Wow!” esclamano in coro. Albus si avvicina ad Olag e gli sussurra: “Anche da noi si organizzano delle feste, ma sono clandestine… Ogni casa ha il suo esperto di feste, magari riusciamo a organizzarne una e invitarvi.”

“Non credo che ce lo permetterebbero, il preside Krum è molto severo, ma chissà, magari riusciamo ad approfittare del fatto che è distratto dal vostro ministro.” Olag fa l’occhiolino facendo un cenno della testa verso il tavolo dei professori. Albus e Scorpius girano la testa in sincrono, in modo così palese da attirare l’attenzione di Hermione che interrompe la conversazione con Krum e li osserva. Sorridono entrambi e salutano agitando la mano mentre Olag ed Einar ridono tra di loro.

Albus sta finendo l’ultimo pezzo di bacon quando Scorpius gli da una gomitata, indica il tavolo di Grifondoro. Rose sta parlando con il cugino di Lestrange, sorridono e scherzano tra loro. “Ma non c’è la partita?” si domanda Scorpius.

Albus gli indica Frederiks, anche lui non indossa l’uniforme di Quidditch e la cosa sembra sospetta. “Yann, ma la partita?”

“Da quando ti interessa il Quidditch, Potter?” domanda con il suo solito tono irritante, ma gli concede una spiegazione: “È stata spostata a domani, una richiesta della preside, così possiamo accompagnare gli studenti a Hogsmeade e domani intrattenerli con il Quidditch.”

“Sai cosa significa?” domanda Albus a Scorpius mentre un bruciore allo stomaco inizia a innervosirlo. Non aspetta nemmeno la risposta di Scorpius, si alza e attraversa la Sala Grande, passa davanti il tavolo dei professori, supera incurante quello di Tassorosso e Corvonero e arriva diritto da Rose. Sorride e le dice: “Yann mi ha detto che il Quidditch è stato rinviato, io e Scorpius mostriamo Hogsmeade agli studenti di Durmstrang ti va di unirti?”

Rose sorride, imbarazzata, mentre James lo raggiunge e inizia a scompigliargli i capelli, lo afferra di spalle e spiega a una ragazza bionda: “E questo è l’altro fratello, ha la stessa età di Cyrille…” La ragazza bionda annuisce e lo saluta, gli porge la mano e gli dice in un inglese impeccabile: “Philomène Lestrange, molto piacere.”

Albus sente di odiare i Lestrange. Cosa vogliono?

“Allora?” domanda a Rose, impaziente di portarla via da quel tavolo.

“Ehm… Albus, mi dispiace molto, ma non posso, la professoressa Robins ci ha chiesto di mostrare Hogsmeade agli studenti di Beauxbatons, Cyrille e Adrien sono del nostro anno e io e Polly facciamo loro compagnia.”

Cyrille lo guarda con un ghigno strafottente sul volto e Albus sente di odiarlo, desidera solo prenderlo a pugni. “E Karl?” domanda.

“Viene anche lui!” esclama Rose allegra, “Karl e William vengono con noi, naturalmente! Sarà divertente! Magari ci vedremo ai Tre Manici di Scopa, che ne pensi? Cyrille e Adrien ci stanno raccontando cose incredibili su Beauxbatons, sembra un posto meraviglioso!”

Albus non ne può più di sentire quel nome sulle labbra di Rose, quel tono entusiasta e il modo in cui saltella eccitata. Cyrille ridacchia e Albus si sente stretto tra il desiderio di prendere a pugni quel bellimbusto – sapendo che probabilmente ne uscirebbe sconfitto – e vomitare. Se il buongiorno si vede dal mattino, Albus inizia a credere che quella sensazione di disagio e insofferenza se la porterà per il resto della giornata. Batte in ritirata, sorride a Rose e le dice: “Ci vediamo ai Tre Manici di Scopa, allora, Olag ed Einar ci stanno aspettando. Buon giro a Hogsmeade.”

Scorpius l’osserva con l’espressione curiosa e le sopracciglia alzate. Albus è furioso, dice solo: “Io lo ammazzo prima della fine del Torneo, quello lì se continua ad essere così felice di stare con Rose.”

“Beh, anche lei sembra molto felice di stare con lui,” osserva Scorpius.

“Ma non eri innamorato di lei?” domanda Albus, “da che parte stai?”

“Da quella di Rose…” sospira Scorpius con un sorriso da beota sul volto. Oramai è senza speranze, sospira Albus.

 

 

***

 

 

Rose e Polly seguono Karl e William, intenti a chiacchierare tra di loro della partita dell’indomani contro Serpeverde. Per un attimo Rose ha temuto di dover rinunciare all’uscita a Hogsmeade, ma la richiesta della preside è stata più che ragionevole e tutti hanno accettato di buon grado. Eccetto Ruth Baston, lei è l’unica imbronciata. Il loro capitano aveva investito così tanto su quell’amichevole, la prima partita di quel non-campionato che avrebbe permesso a Grifondoro di tornare a volare, e quando era pronta a scendere in campo si è vista differire il momento. Adesso Andrew McLaggen, il suo fidanzato, cerca di tirarle su il morale, mentre Louis e James la prendono in giro.

Karl ferma una carrozza che viene occupata da loro sei: Polly e Rose, Cyrille e Adrien, Karl e William. Lungo il percorso chiacchierano, Cyrille esclama divertito: “Carina l’idea dei Thestral!”

“Come fai a sapere che sono dei Thestral?” domanda Karl aggrottando le sopracciglia. Cyrille fa un ghigno divertito, le rivolge uno sguardo fugace e Rose ha la sensazione che lui le abbia fatto l’occhiolino. “Quale altra creatura invisibile potrebbe trainare una carrozza? Dubito che siano dei Demiguise giganti…”

Polly ridacchia, seguita da Adrien, e Rose ha la sensazione che la sua migliore amica si sia appena dimenticata delle sue mire su James, che sia caduta vittima del fascino francese. Lo capisce, perché Cyrille la guarda in un modo che le fa scombussolare lo stomaco. È sfrontato, sprezzante del pericolo, audace, molto più di Karl. Non gli interessa recitare la parte del bravo ragazzo, anche se Rose crede che lo sia, sotto sotto, ricorda Rabastan, sa quanto i Purosangue siano tutta forma.

“Sei tu quella sveglia della coppia, vero?” le sussurra in un orecchio e Rose nasconde il sorriso voltandosi verso il finestrino. Non capisce che cosa le stia accadendo.

Forse dovrebbe lasciare Karl, forse tutta la confusione è dovuta alla sua insoddisfazione con Karl, chiunque è meglio di Karl. Nel giro di un mese ha baciato Scorpius durante le loro ronde, lo scorso pomeriggio ha baciato persino Albus e nemmeno lei capisce cosa le sia preso mentre stringeva a sé il corpo di suo cugino e baciava le sue labbra con un desiderio di cui non si credeva capace di provare. Polly, poi, ha iniziato a prenderla in giro dalla scorsa sera, quando l’ha sorpresa a flirtare con Cyrille, o così sosteneva lei.

All’arrivo a Hogsmeade mentre scende dalla carrozza, Cyrille le porge la mano per aiutarla a scendere come Karl non ha mai fatto nella loro relazione. Se ne accorge, perché non è stupido, Rose lo vede rimanere con lo sguardo perplesso, le si avvicina ingelosito e le sussurra: “Non credevo che apprezzassi questi gesti.”

“Sì, se sono disinteressati,” gli risponde Rose.

“Se lui è disinteressato, io sono il preside,” sussurra Karl, “Godric quanto sei ingenua a volte…”

Rose alza gli occhi al cielo, scorge uno sguardo divertito di Cyrille e lei gli risponde con un sorriso imbarazzato. Non si perde d’animo ed è decisa a non farsi rovinare la giornata da Karl, o da Albus, o da chicchessia. Scorge Albus e Scorpius scendere da una carrozza circondati dagli studenti di Durmstrang. Non la vedono, ma lei sente lo stomaco torcersi e stringersi un po’ mentre lo sguardo si sofferma sui profili di Albus e Scorpius intenti a parlarsi e sorridersi. Una parte di lei vorrebbe essere lì con loro e quasi non ricorda perché ha detto di no ad Albus, prima, in Sala Grande.

“Tutto bene?” le domanda Cyrille sfiorandola con il gomito. Rose annuisce e sorride. Come le ha insegnato Hermione, deve essere gentile e ospitale, lei è la figlia del Ministro della Magia e deve dare l’esempio dell’accoglienza e dell’apertura di Hogwarts e del mondo magico inglese ai maghi e le streghe del resto del mondo. Così, allontana lo sguardo da Albus e Scorpius e guida Cyrille e Adrien da Zonko, alla ricerca di scherzi. Il negozio è più affollato del solito e tra i corridoi scorge Albus, si ritrovano per un attimo tra gli scaffali, lontani dai rispettivi gruppi.

“Dobbiamo parlare,” le dice Albus, impaziente come al solito. Scorpius si guarda intorno e annuisce: “Rose, noi rischiamo di impazzire.”

“Lo so, sto impazzendo anch’io. Anzi, forse sono già pazza,” confessa.

“Rose!” La voce di Cyrille la richiama e sente Albus mormorare: “Io lo ammazzo quello!”

“Albus…” sospira paziente.

“Non mi piace, Rose, non mi piace come ti guarda, come se fossi una cosa sua.”

“Non essere sciocco, è arrivato ieri, chi lo conosce, e poi so badare a me stessa.”

“Ma se hai appena detto che sei impazzita!” protesta Albus, allunga la mano e le loro dita si intrecciano. Scorpius è lì e Rose allunga la mano verso di lui. “Stai attenta, Rose,” le sussurra Malfoy. Rose stringe le mani di entrambi e li rassicura. Non vuole parlare della pressione che sente addosso, di quanto sua madre abbia investito per la riuscita di quel Torneo. Annuisce e raggiunge i francesi, Cyrille ha comprato delle Caccabombe e progetta di fare uno scherzo agli amici di sua sorella.

“Hanno sempre la puzza sotto il naso, per una volta sarà in senso letterale,” scoppia a ridere, seguito da Polly, Karl e William. Adrien si asciuga una lacrima e si lancia in un’imitazione delle loro sorelle. È quando entrano ai Tre Manici di Scopa che Rose sente la testa girare.

“Tua madre è il Ministro della Magia, giusto?” le domanda Cyrille indicando Hermione che oltre la finestra dei Tre Manici di Scopa la si vede intenta a bere una Burrobirra con Harry, Ginny e Viktor Krum. “Sono molto amici, lei e Krum, vero?” le domanda malizioso. Rose lo fulmina con lo sguardo e si limita alla risposta ufficiale: “Lo spirito del Torneo è favorire la Cooperazione Magica Internazionale.”

“E a lei piace molto cooperare, no? È questo che ha detto anche a te?” le domanda.

“Ma cosa vuoi, Lestrange? Perché sei così interessato a mia madre? Sei uno di quelli che mi rivolge la parola perché sono la figlia del Ministro?”

Cyrille scoppia a ridere, divertito: “Ma va, non hai idea del casino che scoppierebbe in casa mia se saltasse fuori che sono uscito a Hogsmeade con la figlia del Ministro Granger!”

“Senti anche tu la pressione familiare?” gli domanda incuriosita.

Cyrille infila le mani in tasca e le rivolge uno dei suoi sguardi indecifrabili, gli occhi azzurri sotto il ciuffo castano sembrano volerle leggere dentro, l’aria da sbruffone vacilla per un attimo e Rose sembra scorgere le fragilità che nasconde dietro la facciata.

“Tu non hai idea di cosa voglia dire essere l’unico Lestrange maschio, in perenne competizione con i cugini inglesi… So cosa significa avere ragazze che ti guardano per il cognome che porti, altre che ti schifano per lo stesso motivo.”

Camminano fianco a fianco e Rose si sente compresa dagli sguardi di Cyrille, c’è una sintonia simile a quella che prova con Albus e Scorpius, di quelle per le quali il silenzio è più che sufficiente.

“Andiamo a bere, altrimenti il tuo ragazzo si farà strane idee,” le sussurra mentre le fa strada verso l’ingresso dei Tre Manici di Scopa. Cyrille l’accompagna a un tavolo. Karl scivola al suo fianco e le impone un bacio sulla guancia e né a lei né a Cyrille è sfuggito il modo in cui si è fermato a salutare Hermione quando è entrato. Lo sguardo sarcastico che le rivolge Lestrange sembra pungerla sul vivo, come se si fosse lasciata incantare da uno più attento a piacere a sua madre che alla sua fidanzata. Rose preferisce fissare la Burrobirra, concentrarsi su Polly e il modo in cui riesce a flirtare contemporaneamente con William e con Adrien.

Dall’altra parte del locale, Albus e Scorpius ridono insieme agli studenti di Durmstrang. Albus ride alle battute di una bellissima ragazza bionda e Rose sente lo stomaco stringersi nella morsa della gelosia. Cosa ci fa lì con quei francesi? Perché deve ascoltare Lestrange e Garnier che parlano di quanto è diversa la Francia, che raccontano di com’è avere un club dei duellanti e altre cose che interessano Karl e William e persino Polly Chapman che ride ad ogni battuta.

Rose si scambia sguardi fugaci con Cyrille che le sorride sfrontato e non risparmia battute caustiche a Karl, strappando qualche risata a Rose, finché non decide di congedarsi per raggiungere i cugini inglesi che lo osservano increduli. Rose lo vede andare via e lo osserva mentre minimizza alle domande dei cugini: “Ma con chi eri?” Cyrille si volge verso Rose e le rivolge uno sguardo complice, solleva le sopracciglia a dimostrazione che quanto le aveva detto era vero. Rose ricambia il sorriso e abbassa lo sguardo, torna a concentrarsi su Karl, Polly, William e Adrien che è rimasto insieme a loro.

 

 

***

 

 

Tornare in Inghilterra si era rivelato asfissiante. Da quando aveva messo piede nella sua vecchia scuola, Rabastan era stato costretto a sopportare le chiacchiere del Ministro Granger, il terzo grado di suo fratello Roddie, e persino le domande risentite di Frida Larsson che, improvvisamente, sembrava essersi ricordata di lui. Forse aveva sentito qualcosa sulla famiglia Lestrange, forse lo aveva visto parlare con il Ministro della magia. Non lo sapeva, nemmeno gli interessava in quel momento.

Lasciò Roddie alle prese con Flint e Lupin. Non voleva essere coinvolto nella gestione della sicurezza del Torneo, intorno a lui c’era un nervosismo che non gli piaceva e che gli ricordava perché era fuggito da quei posti. In Inghilterra mancava l’aria, adesso ricordava perché era corso alla ricerca di posti e spazi in cui poter respirare. Quel rientro non era andato come se lo era immaginato, non c’era allegria, suo fratello sembrava solo sollevato, come se avesse qualcuno in più su cui contare, non come se fosse felice di vederlo.

Rabastan però aveva altri progetti per quella permanenza e quel giorno a Hogsmeade aveva l’appuntamento che sogna da una vita intera: Rolf Scamander è arrivato al villaggio magico proprio per incontrarlo. Finalmente riescono a vedersi di persona dopo la lunga corrispondenza che si sono scambiati nell’ultimo anno. Lo riconosce subito, con i capelli rossicci che incorniciano vivaci occhi chiari e un viso pieno di lentiggini. Rolf è alto e dinoccolato e agita una mano non appena lo riconosce.

“È un piacere incontrarla,” esordisce Rabastan, emozionato.

“Dammi del tu, Rabastan, siamo colleghi. Non capita tutti i giorni di conoscere una promessa della Magizoologia, persino mia moglie era curiosa di incontrarti.” Accanto a Rolf è seduta una donna dai lunghi capelli biondi e l’espressione serena, si guarda intorno sorridente come se vedesse qualcosa che non è di quel mondo. “È un piacere incontrarti, ma hai la testa piena di Nargilli, dovresti fare attenzione!”

Rabastan scuote la testa. Ha letto delle ricerche di Luna Lovegood su questi Nargilli, il fatto che nessuno li abbia visti non significa che non esistano. A lungo l’esistenza dei Thestral e dei Demiguise è stata ignorata.

“Sai come liberare la testa da queste creature?” le domanda.

Luna Lovegood è una delle eroine del mondo magico: durante la guerra è stata sotto sequestro dei Malfoy e ha aiutato gli studenti di Hogwarts a resistere al regime dei Carrow, nelle interviste ha sempre riferito che ogni sua azione è stata compiuta per aiutare i suoi amici. La vita che ha scelto dopo la fine della guerra dimostra la differenza con Potter, Granger e i Weasley. I Lovegood sono Purosangue, come gli Scamander, un po’ alternativi, e non politicamente esposti. Del padre si dice che andasse in giro con il simbolo di Grindelwald, mentre la figlia girava con collane fatte con i tappi di Burrobirra, come quella che sta facendo in quel momento mentre raccoglie i tappi dalle tre bottiglie sul tavolo e li unisce con un filo.

“Ecco,” gli dice porgendogli quella strana collana, “contro i Nargilli. Al momento è l’unica cosa che funziona.”

Rabastan è colpito e raramente gli è capitato che qualcuno si attivasse così velocemente per aiutarlo. “Grazie,” le risponde mentre accetta quel dono e lo indossa. Rolf gli sorride e aggiunge: “Non ci crederai mai ma funziona.”

Non sa se sia l’effetto dei tappi, se effettivamente i Nargilli esistono e si stanno allontanando dalla sua testa, ma in quel momento l’oppressione che provava prima, tutto quel fastidio, sembrano scomparire e il buonumore torna a fare capolino. Certo, forse è solamente merito del fatto che è ai Tre Manici di Scopa a chiacchierare di creature magiche con Rolf Scamander, che gli racconta di suo nonno Newt e gli chiede, realmente interessato, ai viaggi che ha fatto, alle creature incredibili che ha incontrato in Oriente e in Australia.

Rabastan racconta di quando si è trovato di fronte un Petardo Cinese e ha pensato a suo nonno materno, Edward Turner, che era un appassionato di draghi e che lui non ha mai conosciuto. Sarebbe stato bello compiere un viaggio insieme a suo nonno, la mamma gliene ha sempre parlato bene, a differenza di quanto gli ha raccontato della nonna.

“Gli studi di Turner sul sangue di Drago sono famosi tra i Guaritori del San Mungo,” osserva svagata Luna, “ho letto un libro sulle sue teorie e i viaggi che ha compiuto con il suo migliore amico, OB, non ha mai detto chi fosse.”

“Credo che ora si possa dire, visto che di quella famiglia non è sopravvissuto nessuno. Mia mamma mi ha raccontato che il nonno era molto amico di Orion Black.”

“Oh, Harry era così triste quando è morto Sirius,” sospira Luna prima di tornare a prendere un sorso di Burrobirra. La loro chiacchierata prosegue sulla via di Hogwarts, gli spiegano che i loro figli sono studenti del primo anno e che vorrebbero loro fare una sorpresa.

“Sono due gemelli molto vivaci,” gli spiega Rolf camminando con le mani nelle tasche del mantello e un sorriso divertito. Li vedono rincorrere uno Snaso sui prati della scuola e Rabastan ridacchia divertito per quella scena che gli ricorda i giochi con Roland e Orion.

“Lysander!” lo chiama Rolf, “Lorcan!”

“Sorpresa!” esclama allegra Luna e Rabastan si sente di troppo in quella riunione di famiglia. Ricorda quando i suoi genitori sono andati a trovarli perché chiamati dalla Preside.

“Mamma! Papà!” I due bambini corrono verso di loro e non appena lo notano iniziano a domandare: “Chi sei?”

“Rabastan Lestrange, molto piacere.”

“Ricordate il libro sui viaggi intorno al mondo che vi ho letto?” domanda Rolf sorridente, i due gemelli annuiscono in sincrono e Lorcan si lascia andare a un giudizio: “Sì, quello che ha accarezzato il Serpecorno in Cina? È il mio preferito!” Rolf annuisce e Rabastan sorride incredulo. È sempre stato in viaggio e poi a Durmstrang, non ha mai incontrato i suoi lettori e ha solo letto le lettere che il suo editore gli ha trasmesso. Vedere i sorrisi entusiasti di quei due ragazzini che saltellano eccitati dall’incontro, lo riempiono di una gioia inaspettata e sente che, forse, anche in Inghilterra potrebbe trovare un suo posto.

“A me piace la storia sull’Occamy! Voglio vederne uno!”

“Allora l’India è il posto giusto,” gli dice Rabastan, “Ma al momento è un po’ pericoloso andarci, bisogna avere i M.A.G.O., io non sarei sopravvissuto a certi incontri se avessi avuto solo i G.U.F.O.”

“Sentito, ragazzi? Dovete studiare! E non farmi scrivere dalla Preside!” esclamò Rolf, Luna alzò gli occhi al cielo e aggiunse serafica: “La Preside ci scrive perché violano il coprifuoco, non per i risultati scolastici.” Rabastan non riusciva a immaginare sua madre tanto serena nel sapere che lui e i suoi fratelli violassero il coprifuoco. Quando era capitato erano fioccate punizioni e ramanzine. Sì, la mamma era sempre stata molto amorevole, ma anche decisamente severa ed esigente, un po’ come la Preside McGranitt.

Lo Snaso si agitava tra le braccia di uno dei due e sfuggì alla presa.

“Tod!” esclamarono in coro i gemelli e corsero dietro l’animale. Rolf e Luna li osservarono un po’, lo Snaso però sembrava intenzionato a non farsi riacciuffare. Rabastan provò a richiamarlo con un incantesimo di Appello, ma l’animale deviava i colpi, intenzionato a rimanere libero.

“Rolf, sta andando verso la Foresta Proibita!” disse Luna seguendo i figli con lo sguardo. I coniugi Scamander corsero in direzione dei figli seguiti da Rabastan. “Dovremmo trovare un modo per attirare lo Snaso verso di noi.”

“Ah, Tod è furbo! Non si fida molto, sa che rischia una ramanzina!” disse Rolf mentre raggiungeva i figli. Si chinò verso il gemello che indossava una maglietta azzurra e gli domandò: “Dov’è andato?”

“Lysander, torna indietro!” esclamò Luna in direzione del gemello con indosso una maglietta gialla che si stava avventurando tra gli alberi della Foresta Proibita. Rabastan lo raggiunse ed entrambi iniziarono a chiamare “Tod!” mentre camminavano tra gli alberi. “Stammi vicino, Lysander,” gli sussurrò Rabastan, “la Foresta Proibita può essere un posto pericoloso. Tieni la bacchetta a portata di mano.” Il ragazzino annuì e piagnucolò preoccupato: “Spero che non accada nulla a Tod!” Rabastan gli fece cenno di far silenzio e di ascoltare i suoni della foresta.

“Depulso!” allontanò delle piccole Acromantule che si stavano avvicinando troppo a Lysander, lanciò contro degli Schiantesimi e le vide fuggire a nascondersi. Fece cenno al ragazzo di seguirlo, si nascosero dietro un tronco e gli sussurrò: “Ho avuto un’idea!” Infilò una mano sotto la giacca e recuperò la collana di tappi di Burrobirra che gli aveva regalato Luna, puntò contro la bacchetta e colorò i tappi in oro. “Sai fare Lumos?”

Lysander annuì sorridendo e prese la bacchetta. Rabastan allungò il braccio con i tappi che erano diventati completamente d’oro e fece cenno di praticare l’incantesimo. Lysander gli restituì un sorriso divertito e sussurrò: “Lumos!”

Un fascio di luce uscì dalla bacchetta e investì la collana che iniziò a scintillare al buio, Rabastan l’agitò lasciando che il luccichio si diffondesse intorno a loro. Nel buio del sottobosco non riusciva a vedere lo Snaso, ma sentiva che non era lontano, il rumore delle sue zampette divenne sempre più evidente man mano che i tappi iniziarono a tintinnare tra loro. Poi, Rabastan sentì tirare e quando lui e Lysander si sporsero dal tronco videro Tod appeso alla collana. Rabastan lo Pietrificò e guidò Lysander fuori dalla Foresta Proibita.

Trovarono Rolf, Luna e Lorcan preoccupati mentre avanzavano verso loro sorridenti e felici di aver recuperato lo Snaso.

“Abbiamo visto le Acromantule!” esclamò Lysander al fratello che aveva uno sguardo incredulo e deluso. “Perché non mi avete lasciato andare?” protestò, “Non è giusto! Lysander ha visto le Acromantule e io no!”

“Lysander ha rischiato di diventare il pranzo delle Acromantule,” lo corresse Rabastan. “Non è un posto dove due del primo anno possono andare. Dovrete diventare maghi più esperti di così!”

“Sentito?” disse Rolf, “Non lo diciamo solo noi che siamo vecchi!”

“Ho letto tutti i libri scritti dai vostri genitori! Dovreste essere orgogliosi dei genitori che avete! Quando sarete grandi potrete girare per il mondo!”

“Sì, sì, sempre quando saremo grandi! Siamo già grandi!” protestò Lorcan mentre prendeva lo Snaso, puntava contro la bacchetta ed esclamava “Reinnerva!” Lo Snaso tornò ad agitarsi. “Scusa Tod! Ti riporto da Hagrid,” mormorò deluso.

Rabastan accompagnò gli Scamander da Hagrid e rimasero a chiacchierare nella vecchia capanna del Guardiacaccia. Sebbene fossero anni che Hagrid insegnava come professore di Cura e Custodia delle Creature Magiche, non aveva mai voluto né un’aula né una stanza all’interno del castello, preferendo continuare a vivere nella sua vecchia casa, occupandosi del suo orto di zucche e degli animali della Foresta Proibita. Era stato lui a consigliargli di leggere i libri di Luna e Rolf Scamander e gli aveva aperto un mondo con la prospettiva di viaggiare. Rimasero a chiacchierare fino a quando non fu l’ora di tornare al castello. Rabastan accompagnò gli Scamander nella Sala Grande per la cena mentre lui raggiungeva i colleghi di Durmstrang.

Viktor Krum lo accolse con un sorriso: “Tutto bene?”

Rabastan annuì e raccontò ai colleghi del suo colloquio con Luna e Rolf Scamander, del giro nella Foresta Proibita e delle chiacchiere con Hagrid.

“Ho dei bei ricordi di questo posto,” gli confessò Krum, Rabastan sorrise e sospirò. Lui non poteva dire lo stesso. Tornò a sentire quel senso di oppressione e soffocamento e si domandò se non fossero i Nargilli di cui parlava Luna, finché aveva indossato quella strana collana di tappi di Burrobirra era stato benissimo.

Percorse con lo sguardo il tavolo dei Tassorosso e individuò Lysander, tra i Corvonero c’era Lorcan intento a parlottare con un suo compagno di Casa. Tra i Grifondoro, invece, erano seduti i suoi cugini con alcuni studenti di Beauxbatons, divisi tra il tavolo dei Grifondoro e quello dei Corvonero. Tassorosso e Serpeverde, invece, ospitavano gli studenti di Durmstrang. Individuò Olag intento a parlare con Scorpius Malfoy e Albus Potter. Non gli piaceva, così come non gli piaceva che Cyrille e Philomène stessero con i Potter e i Weasley dall’altra parte della stanza.

Intercettò lo sguardo di suo fratello impegnato ad annoiarsi tra i ministeriali ed entrambi annuirono. Era impossibile non avere gli stessi pensieri.

La preside si alzò, mettendo fine al loro dialogo muto e invitò il preside Krum, la preside Maxime e il ministro Granger a seguirla oltre il tavolo degli insegnanti.

“Abbiamo qua il Ministro della Magia in persona e i presidi delle due scuole concorrenti per dare inizio formale al Torneo Tremaghi!”

Applausi eccitati corsero lungo i tavoli delle quattro Case, Rabastan osservò gli sguardi degli studenti provando a immaginare chi potessero essere i campioni delle tre scuole. Osservò Olag e Aalina i favoriti di Durmstrang, poi spostò lo sguardo su Philomène che, pareva, avesse ottime chance di diventare campionessa, anche se lei non lo credeva possibile. Hogwarts, invece, rimaneva un mistero indecifrabile per lui e sperava che non vincesse.

Hermione Granger agitò la bacchetta e il Calice di Fuoco comparve tra lei e la Preside placando il chiacchiericcio frenetico ed eccitato che animava la Sala Grande.

 

 

***

 

 

James tamburellava nervosamente le dita sul tavolo.

“Paura, Potter?” gli domandò sottovoce la Baston. James ridacchiò e si limitò a risponderle: “Ti piacerebbe, Baston.” Louis li richiamò al silenzio e una gomitata nel fianco di James arrivò da Philomène, seduta alla sua destra. Andrew si lasciò andare a una risatina prima di posare un braccio intorno alle spalle di Ruth e tornare a prestare attenzione a Hermione. James vide l’amico rimanere bloccato con un piede sulla panca, fermo nell’atto di voltarsi e con lo sguardo perso in un punto dietro di James. Il sorriso che aveva sul volto fece alzare gli occhi al cielo a James che prese un cucchiaio e lo trasformò in una catapulta, l’armò con un cavoletto di Bruxelles zuppo di salsa al burro e prese la mira. Andrew era perso nella contemplazione di Ginny, James puntò e centrò il bersaglio con la stessa precisione con cui infilava la Pluffa negli anelli.

“Ma sei scemo?” protestò Andrew ripulendo gli occhiali.

Sì, aveva proprio un’ottima mira, Philomène ridacchiava divertita. James si sporse verso Andrew e gli disse sottovoce: “E tu sei il solito, smettila di fissare mia madre, è inquietante!”

Ruth diede un pizzicotto ad Andrew e lo costrinse a voltarsi verso la Preside che stava parlando dell’importanza della Cooperazione Magica Internazionale insieme ai presidi delle altre due scuole.

Andrew provò a girarsi e James lo minacciò con un altro colpo di cavoletti, finiti quelli sarebbe passato ai piselli, alle patate e le carote, finché Andrew non avesse imparato la lezione o gli elfi domestici avessero fatto scomparire i piatti.

Aveva sospirato quando era saltato fuori che la Gazzetta del Profeta aveva incaricato sua madre, la più importante Caporedattrice sportiva, di seguire il Torneo Tremaghi. La mamma era felice di aver soffiato il posto alla perfida Rita Skeeter. James, però, quasi quasi preferiva Rita che almeno non trasformava Andrew in un idiota. Certo, anche lui era rimasto in silenzio, intimidito, la prima volta che aveva incontrato il suo idolo del Quidditch, Oliver Baston, ma poi si era ripreso, Andrew, invece, si imbambolava ogni volta che Ginny compariva, anche se James doveva ammettere che la situazione era migliorata negli ultimi anni.

“Come sapete, il Torneo è aperto solo agli studenti che hanno compiuto i sedici anni. Ho tracciato personalmente una linea dell’età per impedire a chiunque abbia meno di sedici anni e non sia uno studente delle tre scuole iscritte, di inserire il proprio nome. Non provate a fare i furbi, il Calice di Fuoco se ne accorgerebbe!” li avvertì la Preside mentre intorno a loro il chiacchiericcio eccitato degli studenti riprendeva.

Accanto a James i francesi avevano iniziato a parlare fittamente. Philomène mostrava al suo ragazzo Eric il Calice di Fuoco. Tutti loro presero un pezzo di pergamena e iniziarono a scrivere il proprio nome. James si scambiò uno sguardo con Louis e gli disse: “Non lasceremo i francesi senza avversari, vero?”

Suo cugino gli restituì un sorriso obliquo e uno sguardo complice: “Sarebbe scortese da parte nostra, senza contare che io sono mezzo francese!”

Andrew tornò a voltarsi verso di loro, si sfregò le mani mentre porgeva pezzetti di pergamena a tutti loro e si sfregava le mani con gli occhi azzurri che si alternavano tra tutti loro, pronti a cogliere le reazioni e prendere in giro il primo che avesse avuto qualche ripensamento.

“È l’ora della verità, quindi? Non ve la prenderete se verrò selezionato, vero?” domandò curioso.

“Perché dovremmo? È un calice protetto dalla magia, mica siamo nel mondo della fantascienza!” obiettò Louis che alzò le sopracciglia e gli disse: “Non hai nessuna chance, puoi fare sogni tranquilli.”

“Non puoi saperlo,” obiettò Andrew, puntò il dito verso James aggiungendo, “Nemmeno tu puoi saperlo! Non date il posto per scontato solo perché i vostri genitori erano campioni Tremaghi.”

James scrollò le spalle, simulò indifferenza mentre scriveva il proprio nome sulla pergamena. Chiuse il biglietto, si alzò fingendosi incurante degli sguardi di tutti gli altri studenti. In verità, era ansioso, sentiva di dover fare come e meglio di suo padre, di essere il degno erede di Harry Potter, l’uomo che ha sconfitto Lord Voldemort e Campione Tremaghi di Hogwarts. Come non poteva non sentire tutta la pressione che aveva addosso? Tirò fuori un sorriso sfrontato mentre guardava zia Hermione, si passò una mano tra i capelli e li scompigliò, come ogni volta in cui era nervoso, notò il nervosismo di sua madre che, tuttavia, ordinò al suo fotografo di immortalare il momento. Rivolse un sorriso a sua madre, come quando le disubbidiva da bambino, mentre portava la mano e il bigliettino verso il Calice di Fuoco e poi lo lasciò cadere all’interno. I compagni di scuola scoppiarono in un applauso e lui simulò un inchino, come dopo le vittorie a Quidditch e mentre tornava al tavolo si diede il cinque con Louis.

I loro sguardi si incrociarono per qualche istante, gli occhi nocciola di James si soffermarono su quelli azzurri di Louis augurandosi “che vinca il migliore”. Si erano allenati insieme e nessuna competizione li avrebbe mai separati. Fece la stessa identica cosa con Andrew, Ruth, Sarah. Osservò i francesi, supportati dai compagni di scuola e la delegazione di Durmstrang.

Philomène si muoveva con un’eleganza e una grazia che James non aveva mai visto nelle sue compagne di classe. Il suo sguardo seguì la silhouette, la gonna di seta leggera dell’uniforme di Beauxbatons accompagnava i movimenti del corpo della ragazza facendola sembrare una creatura incantevole. Portava i lunghi capelli biondi sciolti, con solo alcune ciocche fermate dietro la nuca da un nastro dello stesso colore dell’uniforme. La osservò esitare un attimo, scambiarsi uno sguardo con la sua Preside, annuire decisa e lasciare andare il biglietto nel Calice di Fuoco. Quando si voltò, Philomène Lestrange cercò lo sguardo di Eric, il suo ragazzo, e poi quello di Nadine e Jean Paul, dovevano essere un gruppo molto unito, proprio come lui, Louis, Andrew, Sarah e Ruth. Avvicinandosi al tavolo, Philomène lo sorprese con lo sguardo ancora fisso su di lei, i loro occhi si incrociarono e si scambiarono un sorriso mentre lei prendeva posto accanto a lui.

“Agitata?” le domandò, “Ti ho vista esitare.”

“Non ho paura del torneo, Potter, solo di deludere le aspettative di chi da per scontato che verrò scelta,” gli disse. Teneva lo sguardo fisso davanti a lei, il volto alto e un sorrisetto compiaciuto. “Hai esitato anche tu, Potter,” gli disse poi, colpendolo per lo spirito di osservazione.

“Tu non hai tua madre che ti osserva,” le rispose. James la imitò, continuò a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, intento ad osservare gli studenti di Durmstrang con le loro uniformi scure, gli stivali lucidi e i capelli biondissimi che marciavano verso il Calice di Fuoco e lasciavano cadere dentro i loro nomi.

Si sorprese quando Matthew Turpin di Corvonero si alzò dal tavolo per consegnare il biglietto con il suo nome. Sbuffò divertito e lanciò un’occhiata obliqua ad Anne che aveva fatto tante storie affinché lui non si iscrivesse e ora Turpin gliel’aveva fatta sotto il naso. Forse era vero che i Corvonero erano più furbi. Non si era più rivolto la parola con Anne, limitandosi a cenni cortesi di saluto perché era il figlio di Harry Potter e doveva dare l’esempio, e purtroppo erano compagni di Casa. James chiuse gli occhi per un istante e si immaginò Campione Tremaghi, immaginò Anne che lo guardava ammirata e gli chiedeva scusa per averlo fatto soffrire. La gomitata di Louis e la risatina di Philomène lo risvegliarono, James aprì gli occhi e trovò Andrew con un ghigno compiaciuto pronto a dirgli: “Buongiorno, principessa!” Si voltò verso i francesi e spiegò loro: “Finisce sempre in queste condizioni quando vede la sua ex.”

“Oh, povero Potter!” lo presero in giro le studentesse di Beauxbatons, Louis annuì, “sì, povero Potter, se qualcuna di voi fosse così magnanima da consolarlo e restituircelo sano di mente, sono certo che sarebbe un passo fondamentale per la cooperazione magica internazionale.”

Le ragazze scoppiarono a ridere, seguite dai ragazzi, mentre Cyrille e Adrien continuavano a parlare con Rose e Polly in un modo che iniziò a non piacere a James. Forse Albus aveva ragione ad essere infastidito da quegli atteggiamenti, James avrebbe dovuto scambiare due parole con sua cugina. Dopo tutto, era il cugino maggiore e doveva controllare gli altri. Si voltò alla ricerca di Lily e Hugo e sorrise nel vederli chiacchierare con i loro compagni di scuola. Sapere che Lily non sarebbe mai stata sola, che lei e Hugo erano inseparabili gli dava sollievo, anche perché il prossimo anno lui non ci sarebbe stato più e Albus… beh… Albus era troppo preso dal suo dramma personale di Potter Serpeverde da poter immaginare che altri avessero dei problemi. Però è stato il primo ad accorgersi di Rose, suggerì una vocina del suo cervello.

“Il mondo magico ha affrontato molte sfide negli ultimi anni,” disse Hermione, “il Ministero della Magia britannico vuole impegnarsi per favorire la Cooperazione Magica Internazionale e rendere questi mesi di soggiorno nel nostro paese un momento prezioso per coltivare amicizie e creare legami che dureranno nel tempo. Ci saranno tre prove in cui i Campioni selezionati dovranno dare dimostrazione di grande padronanza delle arti magiche, chi riuscirà ad aggiudicarsi la Coppa Tremaghi vincerà un premio di mille Galeoni e porterà gloria alla propria scuola! Se non ci sono altri candidati, possiamo dichiarare ufficialmente aperto il Torneo Tremaghi!”

La Sala Grande era immersa in un profondo silenzio che sapeva di attesa. La Preside, Minerva McGranitt, si scambiò uno sguardo con il Ministro della Magia e gli altri presidi, agitò la bacchetta e il Calice di Fuoco sputò il primo bigliettino. La Preside lo afferrò e lo passò al Ministro della Magia che lesse ad alta voce: “Il campione Tremaghi per l’Istituto di Arti Magiche di Durmstrang è… Olag Huggorm!”

Un applauso e delle risate si levò dal tavolo dei Serpeverde e quello dei Tassorosso dove erano distribuiti gli studenti di Durmstrang. James allungò il collo, il campione era il ragazzo biondo con le treccine amico di Albus e Scorpius. Avrebbe potuto chiedere a loro che tipo fosse. Rabastan Lestrange e Viktor Krum annuivano soddisfatti per la selezione e guidavano il ragazzo in un’altra sala.

Il Calice di Fuoco espulse un secondo bigliettino, anche questo volò tra le mani della McGranitt che lo lesse e lo passò al Ministro della Magia. Hermione schiarì leggermente la voce e lesse: “Il campione Tremaghi per l’Accademia di Magia di Beauxbatons è… Mademoiselle Philomène Lestrange!”

Philomène si alzò e raggiunse la sua Preside, l’immensa Madame Maxime, sorrideva e camminava con grazia ed eleganza. I loro sguardi si incrociarono per un istante e poi lei venne condotta da Madame Maxime nella stessa stanza in cui era stato condotto il campione di Durmstrang, Olag Huggorm.

Il terzo bigliettino venne espulso dal Calice di Fuoco, la preside lo afferrò, lo lesse e nuovamente lo porse al Ministro della Magia che lo aprì e cercò di dissimulare la sorpresa. James sentiva Louis fremere per l’attesa, dentro di sé il cuore batteva forte.

“Il Campione Tremaghi per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è… Louis Weasley!”

James accusò il colpo. Aveva promesso che sarebbe rimasto vicino a Louis, sapeva che suo cugino era in gamba, che forse il Calice di Fuoco aveva selezionato realmente il più forte. Così gli sorrise, diede una pacca sulla spalla e lo strinse a sé. “Ti aspettiamo in sala comune,” gli sussurrò nell’orecchio e lo vide andare verso la preside e seguirlo nella stanza con gli altri campioni.

Nella calca di studenti che defluivano verso l’uscita, James riuscì a raggiungere Albus ancora seduto al tavolo di Serpeverde con Scorpius.

“Ehi!”

“È inutile ammassarsi, tra poco potremo andare senza attendere,” gli spiegò il fratello.

“Senza attendere in piedi, stai attendendo comunque anche se sei seduto a tavola,” osservò. Albus socchiuse gli occhi verdi e lo fissò intensamente come se fosse stato disturbato da qualcosa di importantissimo. “Cosa vuoi James? Sei rimasto male per non essere diventato il Campione di Hogwarts?”

“Sì, un po’ sì,” ammise James.

“Papà sarà solo contento. Sai che sono mesi che scrive lettere sul fatto che non devi partecipare. Magari la McGranitt ha stregato il Calice di Fuoco che accettava tutti i candidati sopra i sedici anni tranne James Sirius Potter.”

James ridacchiò: “Papà non farebbe mai una cosa del genere.”

“Ne sei sicuro? Hai visto cosa ha fatto quando io e Scorpius abbiamo preso la Giratempo lo scorso anno?”

“Ci credo, voi due avete violato una marea di leggi magiche e per di più avete aiutato la figlia di Voldemort. Mi sembra il minimo che papà fosse un po’ arrabbiato,” disse, poi si ricordò che non doveva perdere tempo con Albus, altrimenti lui sarebbe andato via senza dargli l’informazione di cui aveva bisogno. Albus aveva sempre paura che lui volesse impicciarsi nei suoi affari o che lo spiasse per conto dei loro genitori, così alzava una cortina di fumo per distrarlo e poi fuggiva, con il tipico atteggiamento dei Serpeverde.

“Sono venuto qui per chiedervi che tipo è il campione di Durmstrang.”

“Olag!” esclamò Scorpius allegro, “Beh, è un tipo simpatico, molto alla mano. Ama duellare, bere birra. Lo sai che a Durmstrang hanno un pub dentro la scuola dove organizzano feste?”

James mise insieme quelle informazioni e poi domandò: “Se doveste sapere qualcosa di lui, punti di forza, di debolezza, venitemeli a dire, magari aiuterà Louis.”

“Non vedo in che modo, non è un duello di magia, Louis dovrà affrontare delle prove,” obiettò Albus. La Sala Grande, nel frattempo, si era svuotata e loro iniziarono ad andare verso l’uscita. “Beh, non si sa mai, sono informazioni che potrebbero tornare utili, cerca di pensare in modo strategico e, per una volta, aiuta qualcuno della tua famiglia.” James si pentì immediatamente della frase che gli era sfuggita, Albus sgranò gli occhi e incassò il colpo, offeso, tirò dietro di sé Scorpius borbottando qualcosa che James non riuscì a cogliere. Il mi dispiace gli rimase sulla punta della lingua, mentre una parte di sé gli suggeriva che non doveva sentirsi affatto dispiaciuto, che quello che aveva detto ad Albus era assolutamente vero, perché Malfoy veniva sempre prima di tutti.

Un’altra voce, però, gli diceva che Malfoy veniva prima perché c’era stato un tempo in cui lui e Louis e Andrew avevano esagerato con gli scherzi al Potter-Serpeverde e James era stato il primo a contribuire a scavare un solco tra lui e suo fratello. Aveva assistito all’allontanamento di Albus, alla sua chiusura a riccio impotente e incapace di fare qualcosa per colmare il divario che li separava.

Non era solo una questione di Smistamento, James lo aveva capito con il tempo. Non era mai stato un problema essere amico di Teddy quando era in Tassorosso. Gli Scamander, uno in Corvonero e l’altro in Tassorosso, giocavano continuamente con Lily e Hugo in Grifondoro.

Albus si era rinchiuso nei sotterranei di Serpeverde rivendicando una sua diversità dagli altri: serio, riflessivo, detestava il Quidditch e preferiva leggere, al punto che James si era domandato come fosse possibile che il figlio di una campionessa di Quidditch e del più giovane Cercatore di Hogwarts fosse uscito in quel modo. In un primo momento si era detto che Albus si comportasse in quel modo per farsi accettare dai compagni di Serpeverde, ma poi, quando è saltato fuori quanto fosse impopolare nella sua Casa e lui e Scorpius fossero soli, al punto da essere ingannati dalla figlia di Voldemort, James si era sentito in colpa e aveva chiesto a sua madre se avesse potuto fare di più per evitare che Albus si sentisse così debole. Non lo era, James lo sapeva quanto in gamba fosse suo fratello e detestava il pensiero che lui pensasse di non valere abbastanza.

Aveva iniziato a incamminarsi verso la torre di Grifondoro immerso nei suoi pensieri quando sentì un’imprecazione. Si avvicinò a quella voce che si lamentava e sembrava in difficoltà, probabilmente qualcuno aveva messo il piede nel gradino ingannevole ed era rimasto bloccato. Arrivò alle scale di legno e vide una ragazza di Beauxbatons che si lamentava.

“Aspetta, ti aiuto io!” le disse raggiungendola. “Questo gradino tende a cedere!”

“Perché non lo riparate, allora?” La ragazza afferrò la mano di James, lui l’aiutò a liberare il piede e quando lei alzò il viso vide che era Philomène Lestrange. Alzò le sopracciglia sorpreso: “Il tuo torneo non inizia sotto i migliori auspici.”

Sbuffò. James vide che aveva gli occhi arrossati e lei gli sorrideva nervosamente.

“I tuoi compagni non ti aspettano per festeggiarti?” le domandò. “Hai cambiato idea?”

Gli occhi azzurri, cristallini, di Philomène lo fulminarono, James quasi indietreggiò e rischiò di finire incastrato nel gradino se un qualche meccanismo automatico non fosse entrato in funzione e avesse imposto al suo piede di saltarlo.

“Non puoi capire.”

James sorrise ironico: “Cosa? La pressione sociale? Stai parlando con il primogenito di Harry Potter, domani la Gazzetta del Profeta titolerà che sono stato battuto da mio cugino.”

“Non lo farà perché tua madre è l’inviata del giornale. Credi che non sia venuta appositamente?” Philomène sistemò le pieghe della gonna dell’uniforme e si sedette su un gradino. “Ho bisogno di stare un po’ per conto mio prima di vedere i miei compagni di scuola.”

James le porse una mano, la invitò a salire di qualche gradino e si sedettero a metà della rampa di scala. Philomène lo guardava incuriosita e lui le spiegò: “Alle scale piace cambiare, se ti siedi troppo in basso rischi di perdere l’equilibrio e cadere.”

Non fece in tempo a sedersi che la scala iniziò a muoversi e James afferrò la mano di Philomène e l’aiutò a sedersi accanto a lui. “Come sei finita incastrata?” le domandò per cambiare argomento.

“Stavo cercando il bagno. Mi hanno detto che il bagno delle ragazze è al terzo piano.”

James ridacchio al pensiero dello scherzo che le avevano fatto. “Quel bagno è fuori uso ed è infestato da un fantasma piuttosto fastidioso,” le spiegò, “credo che qualcuno ti volesse fare uno scherzo. Il bagno più vicino è nell’atrio dietro le clessidre con i punti delle Case.”

Philomène alzò gli occhi al cielo e scosse la testa: “Molto divertente, dovevo immaginarlo che provassero a boicottare la campionessa di Beauxbatons.”

“Magari anche Louis si sarebbe perso a Beauxbatons…” convenne James.

“È impossibile, basta sapere che l’ala est è delle ragazze e quella ovest dei ragazzi e al centro ci sono le aule e le sale comuni. È molto semplice orientarsi nella nostra Accademia.”

“Non avete le Case?”

“No, siamo tutti insieme, divisi per anni, ogni anno ha il suo piano.” Seguì un silenzio fatto di stanchezza, James cercava di trovare un argomento di conversazione. La scala tornò al suo posto e Philomène si alzò e gli porse la mano: “Grazie, Potter, sei il primo che mi ha fatto dimenticare per un istante il Torneo.”

“Quando vuoi, anche il giorno della prova,” le disse ridacchiando. “Sai raggiungere i tuoi compagni?” Philomène annuì: “Buonanotte, Potter.”

“Buonanotte, Lestrange.”

Quando oltrepassò il buco nel ritratto della Signora Grassa, James Sirius Potter si sentiva molto più leggero e il suo sorriso si allargò nel vedere Louis e Andrew che lo aspettavano con le Burrobirre pronte da stappare, mentre i festeggiamenti per la proclamazione di Louis stavano scemando.

“Dove eri finito, James?”

Si passò una mano tra i capelli e assunse il suo sorriso complice: “Ero al lavoro per te, cuginetto.” Afferrò la bottiglia di Burrobirra e si lasciò cadere sul divano di velluto rosso davanti il camino. Allungò un braccio per circondare le spalle di Louis e gli disse: “Albus conosce il campione di Durmstrang, sono stati insieme a Hogsmeade. Così, mi sono trattenuto con lui a chiedergli che tipo fosse, mi ha detto solo che gli piace la birra ed è molto bravo a duellare.”

“Olag è un tipo a posto, alla mano,” concesse Louis. “Non credo che ci saranno scorrettezze da nessuna parte.”

“Suvvia, Louis, non essere ingenuo! Certo che ci saranno scorrettezze, la Lestrange mi ha fatto capire che Madame Maxime ha preparato la delegazione per partecipare al Torneo. Da noi ci hanno caricato di compiti e basta! Nessuno ci ha dato lezioni private di duello o di incantesimi! Le loro scuole li hanno preparati, a noi la Preside ha solo concesso un’aula studio per le esercitazioni. Tra l’altro, mentre tornavo ho trovato Philomène con il piede incastrato nel gradino.”

Andrew scoppiò a ridere: “Sul serio? È salita veramente fino al terzo piano?”

“Sei stato tu?”

“No, è stata Lily! Quando saprà che è rimasta incastrata con il piede nel gradino ingannevole morirà dal ridere!”

“Dovremmo essere gentili con gli studenti delle altre scuole, non hai sentito il Ministro della Magia,” sospirò James. Sapere che sua sorella era l’autrice di quello scherzo lo metteva in difficoltà se solo si fosse saputo. Insomma, che esempio avrebbe dato?

Louis esclamò ironico: “Oh, sì, James, abbiamo capito quanto tu voglia essere gentile con la Lestrange, abbiamo sentito tutti la vostra intesa.”

“Ma cosa dici?” Erano i soliti maliziosi. Non si poteva parlare con una ragazza carina – fidanzata – che subito quei malpensanti traevano conclusioni – errate – affrettate. Louis gli diede una gomitata e quando James si voltò verso di lui per protestare, il cugino indicò Anne, ancora seduta su una poltrona, intenta a fingere di leggere un libro, continuò con un sorriso obliquo sul volto: “Dico che lei ti fa gli occhi dolci, tu le sorridi e lei arrossisce, mi pare evidente cosa significhi.”

Andrew prese un sorso di Burrobirra e allungò i piedi sul tavolino, allentò il nodo della cravatta rosso e oro e aggiunse complice: “Potter, contiamo su di te per distrarre il nemico. Mi raccomando, spionaggio, boicottaggio, vai e colpisci!”

James scoppiò a ridere, il tentativo di ingelosire Anne stava andando incredibilmente bene, la osservava sottecchi irrigidirsi sulla poltrona e fingere di voltare pagina. Era fissa su quella pagina da minuti interi, stava leggendo quel romanzetto romantico nemmeno fosse Aritmanzia. Si scambiò uno sguardo complice con il cugino e l’amico e disse ad alta voce: “Allora dovrò ringraziare Lily, visto che l’ho aiutata a liberare il piede e abbiamo chiacchierato un po’ sulle scale, sapete, mentre si spostavano, e lei è andata via ringraziandomi per averle fatto dimenticare il Torneo.”

Andrew alzò le mani al cielo esclamando: “Ooooh! È questo il Potter che vogliamo! Vai e colpisci!” Ci fu un tintinnare di bottiglie di vetro, risate tra loro tre, svaccati sul divano e James sentì allontanarsi il dispiacere per non essere stato nominato Campione di Hogwarts. Si voltò verso Louis e gli disse: “Se i professori non ti aiuteranno, lo faremo noi! Impiegheremo ogni momento per farti arrivare preparato alla prima prova.”

 

 

 

Da quando la Gazzetta del Profeta aveva paventato il ritorno dei Mangiamorte intorno a sé si era creato il vuoto e convincere i suoi contatti che no, non c’erano nuovi Mangiamorte o, per lo meno, i Lestrange non ne sapevano niente, aveva reso tutti i traffici molto più complicati.

Roland si calò il cappuccio sul volto prima di addentrarsi dentro i vicoli di Nocturn Alley. Schivò una vecchia megera puzzolente che chiedeva l’elemosina, superò uno stregone che apriva il mantello per esibire pezzi di artigli di drago di dubbia qualità, si infilò in una bettola e andò dritto al bancone per chiedere un bicchiere di Firewhisky.

“Novità, Lestrange?”

“Brutte, Thicknesse, molto brutte.”

Theo era il figlio del Ministro più odiato degli ultimi anni. Certo, suo padre era stato controllato dall’Imperius imposta da Corban Yaxley, ma questo non era bastato a giustificare la crisi politica e personale che era seguita alla fine della guerra. Quando la maledizione era scomparsa e il processo era iniziato, il vecchio Pius non aveva retto nell’apprendere cosa avesse fatto il suo governo e in un momento di disperazione e sconforto si era tolto la vita. I Thicknesse erano stati lasciati ai margini della società, Theo a quei tempi si era a Hogwarts e dopo i M.A.G.O. nessuno si era detto disposto ad assumerlo, così era finito nell’unico posto in cui gli emarginati del mondo magico potevano trovare un posto: Notturn Alley.

Roland si lasciò cadere sullo sgabello e si sporse verso il barista per bisbigliare: “Ho bisogno di parlare con chi-sai-tu”.

“Deve essere qualcosa della massima importanza.”

“Lo è. Non ho mai visto qualcosa di simile e, fidati, ne ho viste cose.”

Theo continuò a pulire il bancone e annuì impercettibilmente tenendo i suoi occhi scuri fissi verso un punto alle spalle di Roland. Due energumeni che sembravano l’incrocio tra un Ghermidore e un Troll lo affiancarono al bancone. Entrambi avevano i volti coperti da folte barbe scure e sopracciglia cespugliose che rendevano il volto simile a quello di un Demiguise molto brutto. “Seguici,” disse uno con l’alito che sapeva di vodka incendiaria. Roland alzò gli occhi al cielo, fece un cenno di ringraziamento a Theo e si avviò dietro i due Troll con la bacchetta ben salda nella tasca del mantello.

Superarono due stanze piene di avventori, una in cui delle ragazze cercavano di sedurre i malcapitati e, infine, salirono una rampa di scale al termine della quale dovette far esaminare la bacchetta e attraversare una cascata cancella incantesimi prima di entrare nella stanza in cui l’avrebbe ricevuto.

Non veniva in quel posto da molto tempo, si sentì un po’ a disagio. Ne aveva parlato anche con suo padre ed entrambi avevano convenuto che questa fosse l’unica strada possibile per venirne a capo. La porta laccata verde, con un pomello argenteo su cui era inciso un serpente, scattò e gli venne fatto cenno di entrare.

“Roland Lestrange, cosa ti porta qui?”

Roland fece un inchino: “Cose poco piacevoli e decisamente insolite, mia signora.”

“Vieni avanti, fatti vedere.”

Roland tolse il cappuccio e lasciò che la luce tremolante di una candela illuminasse il suo volto. “Ah, tutto tuo padre.”

“I miei genitori le mandano i saluti.”

“Hai detto che era qualcosa di urgente o dobbiamo perdere tempo in convenevoli?” Lady Mulciber, un tempo conosciuta come Eloise Rosier, lo riprese severamente, la voce si era trasformata nel corso degli anni, da squillante era diventata rauca e nessuno aveva mai capito se tale trasformazione fosse dovuta al fumo o al fatto che quando Jago Mulciber venne arrestato dopo la battaglia di Hogwarts lei urlò di dolore così tanto da consumare le corde vocali. Adesso portava avanti gli affari di famiglia, meglio di quanto avessero mai fatto i Mulciber, con la serietà e l’affidabilità dei Rosier.

“Ho bisogno di sapere chi c’è dietro questi animali maledetti.”

“Sono solo omicidi, Lestrange.”

“No, purtroppo non sono solo omicidi.” Roland consegnò la fiala contenente il ricordo di quanto aveva vissuto a casa di Thorfinn. “Verranno da tutti noi.”

“Sono venuti anche dagli Avery e dai Nott,” aggiunse la donna intrecciando le dita cariche di anelli. Sedeva dietro la scrivania con una lunga veste da strega nera e innumerevoli collane appese al collo. I capelli bianchi erano raccolti in uno stretto chignon – proprio come era solita portarli anche sua mamma – e lo osservava attraverso delle lenti a mezzaluna cerchiate d’argento. Sulla scrivania, accanto alla bacchetta, vi erano diversi coltelli d’argento e il bacile di un Pensatoio. Lady Mulciber versò la fiala nel bacile e controllò il ricordo.

“Sta andando verso nord,” disse fra sé e sé.

“Chi?” domandò Roland incuriosito dal sapere chi ci fosse dietro quei fenomeni inspiegabili.

“Non te lo so dire, Lestrange, ma questi fenomeni si sono verificati a sud, dalla Cornovaglia. Hanno colpito alcuni parenti dei Nott, poi sono giunti da voi, hanno proseguito verso il Wiltshire e sono andati dai Malfoy, hanno ucciso gli animali degli Avery e così facendo hanno continuato a salire. Rowle è colui che è più a nord, mi sembra evidente dove stiano andando.” Si guardarono negli occhi per qualche secondo e poi Roland annuì: “Hogwarts.”

La donna annuì: “Dove tutti gli occhi del mondo magico sono puntati.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Il Torneo Tremaghi è ufficialmente iniziato. Abbiamo i campioni delle tre scuole (il povero James è rimasto un po’ male per non essere stato selezionato ma si sta consolando velocemente).

Nel prossimo capitolo ci sarà la pesa delle bacchette e proveremo a seguire il Torneo da tre prospettive diverse: Philomène ci mostrerà il punto di vista dei concorrenti, James la preparazione e il sostegno della Casa e delle squadre, mentre Rabastan ci mostrerà l’organizzazione dal lato dei professori.

Spero di riuscire ad aggiornare presto!

Un abbraccio,

Sev

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch