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Autore: _justabibliophile_    05/07/2021    1 recensioni
«Se osi anche solo fare l'idiota, mettermi in imbarazzo o spaventare gli studenti, hai finito di vivere.» sibila affiancandomi, mentre i primini finiscono di raccogliersi all'inizio delle scale. «Cerca di essere meno James Potter, per una buona volta.»
«Non mi dire che mi hai preso per un bambino.» rido divertito, perché effettivamente "bambino" è uno degli insulti che Evans preferisce rivolgermi all'incirca da sette anni a questa parte. «Sarò impeccabile, dolcezza.»
Ed è qui che mi rendo conto che Evans e io abbiamo indugiato un secondo di troppo nella nostra muta guerra di sguardi, mentre davanti a noi c'è una decina di ragazzini che ci osserva con gli occhi spalancati e vigili, rivolgendoci timidi sorrisi e occhiate eloquenti. Perfetto, che lo spettacolo abbia inizio.
«Ciao a tutti e benvenuti a Hogwarts. Il mio nome è Lily Evans, mentre lui è...»
«James Charlus Potter, Caposcuola, Capitano della squadra di Quidditch nonché futuro marito della qui presente Lily Evans.»
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Colloportus.

Potter ha evidentemente pensato che il mio ultimo primo giorno di scuola dovesse essere inaugurato nel modo migliore possibile, dal momento che mi ha costretta a una maratona interminabile per tutta la Torre Grifondoro. Mi ha concesso venti secondi di vantaggio, questo devo riconoscerglielo, se non fosse che in totale l'inseguimento è durato appena due minuti. Ripeto, due minuti.

Ha schivato con un'abilità impressionante tutte le fatture Gambemolli da me scagliate, mi ha raggiunta, superata e si è ripreso quel suo dannato Boccino d'Oro in un tempo record. Indubbiamente gli allenamenti di Quidditch gli sono serviti a qualcosa, oppure davvero l'attaccamento viscerale nei confronti di quell'affarino dorato supera qualunque altro sentimento. Sono comunque più propensa per la seconda opzione.

«Allora Lily, com'è andata la prima notte al Castello senza le tue meravigliose amiche?»

Sorrido in automatico non appena sento la voce di Alice, sollevando lo sguardo dal mio libro di Pozioni e staccando la schiena dalla parete della Sala Comune vicino alla quale le stavo aspettando.

«Di quali meravigliose amiche staresti parlando?» domando beffardamente, sfoderando un mezzo ghigno divertito e facendo scorrere l'indice tra le pagine del volume per non perdere il segno.

«Solo di me, naturalmente. Che poi sarei la tua preferita.»

«Non dirlo neanche per scherzo, Marlene. Sappiamo tutti che non c'è competizione.»

«E, di grazia, cosa te lo fa pensare?»

Marlene adesso assottiglia gli occhi e lancia ad Alice uno sguardo di fuoco, mentre io scuoto la testa, chiaramente divertita dall'ennesimo siparietto delle mie amiche.

«Se dico che siete entrambe le mie preferite la fate finita?»

«Saggia decisione.»

Continuiamo a parlare di quanto sia traumatizzante svegliarsi così presto dopo un'intera estate trascorsa a non fare nulla durante tutto il tragitto che ci separa dalla Sala Grande, pronte a cominciare il nostro effettivo primo giorno di lezione.

La notte appena trascorsa è stata decisamente interminabile. Sono riuscita a prendere sonno solo tardi e la mia fedele sveglia è suonata ancora prima che potessi rendermi conto di essermi effettivamente addormentata. Ero piena di pensieri, di dubbi e incertezze, non solo riguardanti quello che sarà il mio ultimo anno scolastico qui a Hogwarts.

In principio, le parole di Potter di ieri sera mi hanno turbata e non poco. Perché sì, è stato proprio lui a richiedere tra noi due una sorta di tregua. Tregua. Il mio interrogativo, sostanzialmente, è uno solo: sarà vero? Potter sarà veramente diventato più maturo come sembra volermi far credere, oppure le sue sono solo finzioni per farmi abbassare la guardia e potermi, in questo modo, infliggere un ennesimo colpo basso?

Sebbene questo sia un argomento che mi inquieta parecchio, la mia mente è stata occupata anche da altri pensieri non di poco conto, talmente asfissianti da farmi girare e rigirare nel letto in preda allo sconforto.

Temo il mondo che mi aspetta là fuori, l'idea di crescere, di affrontare a spada tratta quegli ostacoli che, come so per certo, mi accompagneranno ancora a lungo. Ma soprattutto ho paura di doverlo fare da sola, ed è un pensiero così scioccamente infantile che fatico persino ad ammetterlo a me stessa.

Sono io quella ragazza che urla al mondo di non aver bisogno di niente e di nessuno, di bastarsi da sé, di essere forte abbastanza da poter difendere la sua famiglia contro ogni minaccia. Ma sono sempre io quella che la notte, quando è da sola e di distrazioni non ne ha più, si ritrova a fissare il soffitto con le lacrime agli occhi e il bisogno di urlare.

Se chiudo le palpebre, rivedo nella mia mente lo sguardo carico d'odio di mia sorella e le sue labbra sottili, mentre mi sussurra che è colpa mia se sono costretti a vivere con la paura che quella setta di fanatici di cui per sbaglio sono venuti a conoscenza possa attaccare anche loro. Rivedo mia mamma che sorride e scuote la testa, mentre mi dice che non devo preoccuparmi e che se la caveranno - come hanno sempre fatto, come faranno sempre. Rivedo mio padre che mi accarezza i capelli e le prova tutte pur di tranquillizzarmi, dicendomi quanto si fidi ciecamente di me e quanto sia fiero dell'equilibrio che riesco a trovare sempre e comunque tra il Mondo Magico e quello babbano.

E poi rivedo me stessa, mentre mi chiudo la porta di casa alle spalle e giuro su ciò che ho di più prezioso al mondo che sì, questa è anche la mia guerra e io sono pronta a combatterePer me e per loro.

«Sono davvero invidiosa del fatto che tu abbia una Sala Comune tutta tua.» constata nuovamente Alice, cercando forsennatamente di aggiustarsi la coda spettinata.

«Forse è proprio questa la parte migliore dell'essere Caposcuola.» confermo a mia volta, sorridendo con aria sfacciata. «Intendo il fatto di non dover sopportare ogni mattina voi e tutte le vostre manie.»

«Pensa che paradiso: niente code di un'ora per il bagno, niente odore di Magismalti di Alice dappertutto, niente foto di Frank Longbottom appiccicate alle pareti...» asserisce Marlene, tenendo il conto sulle dita di tutti i vantaggi a cui non avevo assolutamente pensato.

«E poi niente divise da Quidditch sparse per la stanza, niente reggiseni appesi come bandiere alla maniglia della porta e, pensate un po', niente lamentele continue di Marlene!» prosegue Alice, facendoci scoppiare definitivamente a ridere.

«Se devo essere sincera, credo di essere io l'unica coinquilina che a Lily possa davvero mancare.»

La frase che arriva dritta alle nostre orecchie ha il potere di farci bloccare all'istante, mentre io percepisco il sangue ghiacciarmisi nelle vene. Sono fermamente convinta che l'agitazione che riesco a leggere negli occhi di Marlene ed Alice sia speculare alla mia, quando lentamente ci voltiamo tutte e tre verso la parte di corridoio da cui proviene quella voce.

«Mary?» si arrischia a domandare Marlene e io sono internamente grata del fatto che almeno lei riesca ancora ad articolare qualche parola di senso compiuto. Dalla mia parte, invece, non posso ignorare quel bruciore alla gola dovuto al groppo che si è formato proprio in quel preciso punto del mio corpo.

La ragazza davanti a noi stira le labbra in quello che un tempo sarebbe stato un sorriso luminoso, ma dal quale oggi non traspare altro che un ostentato buonumore che, chiaramente, non le appartiene.

«In carne e ossa. A meno che io non sia qui appositamente per rimpiazzare Nick-Quasi-Senza-Testa, ecco. In quel caso dovrei essere abbastanza trasparente, ma l'ultima volta che mi sono guardata allo specchio mi sembrava di avere ancora una consistenza piuttosto...umana

Mary MacDonald. La mia dolce e sarcastica Mary, la stessa ragazza che non vedevo da prima della fine dello scorso anno, quando le ripetute angherie di Mulciber miste alla notizia dell'uccisione dei suoi genitori e di suo fratello - Babbani che si trovavano semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato - l'hanno devastata a tal punto da indurla a lasciare momentaneamente Hogwarts, ad anno scolastico non ancora terminato.

Perdere la propria intera famiglia in un battito di ciglia è forse lo scenario peggiore che qualunque adolescente possa immaginare, ma naturalmente la vicenda ha toccato me in prima persona considerando che io e Mary siamo entrambe Nate Babbane ed è stato solo un fortuito caso se, al posto della sua famiglia, quella presa di mira non sia stata la mia.

Inutile dire che a nulla sono serviti i nostri ripetuti tentativi di tenderle una mano e starle vicino.

Mary è semplicemente crollata pezzo dopo pezzo, spegnendosi poco alla volta come una vecchia candela e lasciandosi sopraffare da un dolore troppo grande da gestire per una diciassettenne che vede strapparsi da davanti agli occhi tutto ciò che ha di più prezioso al mondo. Cercarla quest'estate è stato totalmente inutile, ogni lettera scritta era destinata a restare senza risposta e non averla scorta ieri mattina alla stazione di King's Cross ci ha semplicemente fatto pensare che nemmeno quest'anno l'avremmo rivista, che avremmo dovuto fare ancora i conti con il vuoto causato dall'assenza del quarto anello del gruppo, della nostra colonna portante. Evidentemente ci sbagliavamo.

«Cosa...cosa ci fai qui?» domanda Alice, l'espressione sconvolta che rispecchia perfettamente la mia e gli occhi che non smettono di vagare sulla sagoma della ragazza di fronte a noi.

«Sono qui per frequentare il mio ultimo anno scolastico, come voi.» replica lei con una scrollata di spalle e un lieve sorriso. «Non sono venuta ieri a King's Cross perché la mia...la mia nuova famiglia aveva concordato con Silente di farmi arrivare direttamente a Hogwarts. Sapete, per evitare occhiate indiscrete e questo genere di cose che non amo particolarmente.»

«Avresti potuto dircelo. Avresti potuto...dovuto rispondere alle nostre lettere, per Godric! Credi davvero che nessuna di noi sia rimasta in pensiero per te in tutti questi mesi? Credi forse che la vita per noi sia...sia andata avanti semplicemente così, come se nulla fosse?»

E lo so che non dovrei rinfacciarglielo, lo so benissimo, ma Mary è sul serio la mia migliore amica e il fatto di non aver avuto notizie da parte sua per tutto questo tempo mi ha semplicemente logorata in un modo che è impossibile da spiegare a parole.

«Lo so Lily, lo so. Non pensare che per me sia facile piombare qua all'improvviso e pretendere che a voi sia andato bene il mio silenzio.» risponde pacatamente, lisciandosi la cravatta rossa e oro e facendo il possibile per evitare i nostri occhi. «Avrei dovuto lasciarvi aperto uno spiraglio e permettervi di entrare in tutta questa faccenda.»

«Avremmo potuto aiutarti, se solo ce lo avessi concesso.»

Mary sorride ancora più dolcemente alle parole di Alice, in un modo che è al tempo stesso talmente malinconico da fare male.

«È troppo tardi, adesso?»

Sgrano gli occhi di fronte all'assurdità della sua domanda, ma è Marlene a battermi sul tempo e a prendere la parola.

«Pensi veramente che esista una tempistica per certe cose?»

«Penso solo di aver bisogno delle mie migliori amiche ora più che mai.» Mary sospira, racimolando tutto il suo coraggio e puntando finalmente lo sguardo su di noi. «E credetemi se vi dico che non è per debolezza, per un'eccessiva fragilità o per...»

«E anche se fosse? E se anche per una volta volessi essere fragile?» Muovo un passo nella sua direzione, posizionandomi esattamente di fronte a lei e tenendo gli occhi ostinatamente fissi nei suoi. «Esistono persone con cui ci si può concedere il lusso di essere deboli, Mary. Persone che possono sul serio aiutarti a tornare a essere forte come un tempo.»

Sospira di nuovo, gli occhi che si riempiono di lacrime ma che finalmente trovano il coraggio di restare puntati nei miei.

«Io ho solo bisogno che voi ci siate adesso, nulla di più. Non...non per consolarmi o quant'altro, perché ho pianto abbastanza e non voglio farlo più.»

«Avevamo promesso che ci saremmo sempre state le une per le altre, Mary. Non credere che le cose siano cambiate.» replica Lene, con la classica durezza che la contraddistingue ma che cela in realtà una dolcezza disarmante.

«E io prometto di non allontanarvi più da me, per nessun motivo al mondo. È solo che ora ho bisogno di voi più che mai per...» Sospira e si interrompe, serrando improvvisamente le palpebre come se parlare le costasse uno sforzo disumano. «Per rimettere insieme i pezzi

Le sue parole mi arrivano come una pugnalata in pieno petto, ed è adesso che mi domando come possa la mia migliore amica, la ragazza che adesso appare solo lo spettro della Mary MacDonald che era un tempo, pensare che noi tre possiamo lasciarla crollare definitivamente senza nemmeno provare, quantomeno a modo nostro, a rimettere insieme i suoi pezzi.

«Mary...»

«Cosa diamine aspetti ad abbracciarci?»

Sono grata del fatto che ancora una volta Marlene abbia salvato il discorso e abbia impedito ad Alice, decisamente la più emotiva tra noi quattro, di scoppiare in lacrime. E così appena un secondo dopo Mary sorride apertamente, fiondandosi tra le nostre braccia come se non aspettasse di fare altro da quando è piombata di fronte a noi.

Stringere il suo corpo minuto mi sembra un'utopia, mentre le accarezzo i capelli che adesso sono più corti di venti centimetri buoni rispetto a giugno. Ed è qui in mezzo al corridoio, avvinghiate tutte e quattro, che capisco che Mary non ha la minima intenzione di affrontare il discorso della sua famiglia, ma che invece anche lei si merita adesso quel piccolo stralcio di normalità che le è dovuto.

«Allora Lily, a quanto ho capito ci hai definitivamente abbandonate.» È lei stessa a interrompere l'abbraccio dopo un tempo non quantificabile, fissando le sue iridi brillanti nelle mie. «Quando hai intenzione di farmi vedere la tua nuova Sala Comune?»

«Quando vuoi, ma non pensare di invaderla di carte di Api Frizzole come al solito.»

«Non c'è problema, mi basta colonizzare il tuo armadio con i miei vestiti. Merlino, ho saputo che hai un bagno tutto tuo!»

«Come se fosse questo il dettaglio più importante da sottolineare.» trilla Marlene con voce estasiata, dandole una lieve gomitata per richiamare la sua attenzione. «La sai l'ultima?»

Mi volto verso di lei, inarcando un sopracciglio e osservandola mentre si arrotola una ciocca corvina attorno a un dito.

«Stupiscimi.»

«La nostra piccola e innocente Lily sta sperimentando la convivenza con James Potter!»

Maledizione.

«Ancora con questa storia?» urlo esasperata, alzando gli occhi al cielo e aumentando il passo, mentre le altre scoppiano a ridere. «Io e Potter condividiamo a malapena una Sala Comune, non stiamo sperimentando nessunissima convivenza. Diamine, non fatemici nemmeno pensare!»

Si scambiano tutte e tre uno sguardo complice che non mi sfugge, mentre una serie di sorrisi maliziosi e assolutamente inopportuni fa la comparsa sulle loro labbra.

«Lo dici come se fosse una disgrazia.» ride Alice, prendendomi sottobraccio e recuperando istantaneamente la sua solita euforia.

«Forse perché è una disgrazia?»

Solo Merlino sa quanto Alice Prewett abbia una passione smodata per le storie romantiche con rose, cuoricini e quant'altro. Beh, ecco, forse le sfugge un particolare: tra me e Potter non ci sarà alcuna storia romantica, figuriamoci se potrà esistere un lieto fine. Andiamo, di che cosa stiamo parlando?

È dal nostro secondo anno che non fa altro che ripetermi in continuazione la stessa solfa, che prevede frasi e frecciatine del tipo "Tu e James finirete per stare insieme, puoi starne certa!". Non ho molte certezze nella vita, questo lo riconosco, ma quello che so di sicuro è che non potrò mai, e dico mai, stare con quell'idiota di dimensioni spropositate. Insomma, non sono così masochista come si può pensare.

«Dai, non fare la melodrammatica.» mi rimbecca Mary, attaccandosi all'altro braccio e ghignando in maniera fin troppo eloquente. Ottimo, sono definitivamente circondata. «Non hai idea di quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto. Pensa che sogno, vedere James il mattino appena sveglio...»

«James che torna da un allenamento di Quidditch con tanto di capelli post-doccia...»

«James concentrato sui compiti...»

Vorrei far notare ad Alice che Potter non fa i compiti di nessuna materia all'incirca dal secondo anno, ma la successiva affermazione di Marlene mi fa veramente perdere la voglia di aprire bocca.

«James che gira per la stanza senza maglietta...»

«La vuoi finire?» sbuffo decisamente contrariata, cercando di sovrastare le loro risate. «Comunque, parlo con tutte e tre: dovreste davvero mettervi il cuore in pace. Questo è il nostro ultimo anno, per Godric! Volete lasciarmi stare almeno per questi mesi?»

«Proprio perché è il nostro ultimo anno non dobbiamo perdere tempo.» stabilisce Marlene, superandomi e cominciando a camminare all'indietro per non perdere il contatto visivo con me.

Non so se Merlino abbia inviato sulla Terra queste tre ragazze che si spacciano per le mie migliori amiche unicamente con l'obiettivo di rendere la mia vita un inferno, ma nel caso ci terrei a dirgli che sta riuscendo perfettamente nel suo intento.

«Non ho intenzione di ascoltarvi, qualunque cosa abbiate in mente.» affermo con sicurezza, trascinandomele dietro e facendo il possibile per cambiare discorso. «È già una fortuna che io non l'abbia incrociato questa mattina in Sala Comune.»

«Perché, adesso lui dov'è?»

Se fossi più accorta e vigile e se prestassi più attenzione a quelle che sono le mie sensazioni, probabilmente mi renderei conto che sarebbe bene ascoltare quel campanello d'allarme che continua a martellarmi nelle orecchie e che fa comparire nella mia testa un solo, infausto presagio: Potter sta combinando qualcosa.

«Non ne ho idea, Mary.» borbotto tra me e me. «Non ne ho davvero idea.»

***

«Sono convinto del fatto che Prongs dovrebbe dormire per sempre. Insomma, guardatelo: è così adorabile e sorprendentemente rilassato quando non apre bocca.»

«Adorabile? Sta sbavando sul cuscino, se non te ne fossi accorto.»

«E poi i suoi capelli sono...strani, in un certo senso. Intendo più del normale. E se consideriamo che il suo normale è, di per sé, già anormale...»

«Sono proprio indecenti, Wormy, puoi dirlo. Tanto non ti sente.»

Sono quasi indotto a credere che i bisbigli che giungono dritti alle mie orecchie provengano dai miei migliori amici, ed effettivamente ci sono tanti motivi che mi spingono a pensarlo. In realtà ce ne sono altrettanti che mi inducono a sostenere il contrario, primo fra tutti il fatto che nessuno dei Malandrini oserebbe mai dire qualcosa sui miei capelli in mia presenza. A meno che non voglia ritrovarsi appeso a testa in giù per la Torre di Astronomia, chiaramente. Nudo perlopiù.

«Dovremmo svegliarlo. Sapete, le lezioni e questo genere di cose che si fanno il primo giorno di scuola.»

«Le lezioni e questo genere di cose noiose che si fanno il primo giorno di scuola.» Ecco, questa assomiglia incredibilmente alla voce di Padfoot. «Io propongo di starcene tutto il giorno qui a vedere se James parla ancora di Evans nel sonno.»

«Oppure potremmo svegliarlo con...una canzone, sì! Prongs adora la musica.»

Se questa fosse la realtà e questa fosse davvero la voce di Peter, probabilmente correrei ai ripari al più presto. Ma si tratta di un semplice sogno, dunque non ho da temere per l'incolumità del mio udito. No?

«Questa, Pete, è un'idea sublime. Canto io però.»

«Fai di nuovo "Yellow Submarine"! A James piace un sacco quella band babbana.»

«Non mi convince, Wormy, con i Beatles il risveglio è decisamente troppo dolce. Prongs ha bisogno di qualcosa di più incisivo, di martellante, di...»

«Gli AC/DC. Vai con Gli AC/DC.»

Nel fantastico sogno che sto facendo sono appena scoppiato a ridere. Perché quella che ho sentito poco fa era precisamente la voce di Remus, ma non solo. Era la voce di Remus che suggeriva a Sirius da quale gruppo rock babbano attingere una canzone con cui svegliarmi. Questa è un'utopia, non c'è che dire.

«Come, prego?» sento domandare da Padfoot, la voce incredula che rispecchia perfettamente anche il mio stato d'animo.

«Ti ho detto di cantare qualcosa degli AC/DC.»

«Di tua spontanea volontà.»

«Per davvero.» Remus sospira e, anche se ho gli occhi chiusi, non faccio fatica a immaginarlo scuotere la testa e sfoderare un broncio colpevole. «Non posso credere di averlo fatto sul serio.»

«Ed è esattamente per questo motivo che il mio cuore è tuo, Remus Lupin.»

«Ragazzi.» Peter sta perdendo la pazienza, lo sento dal tono di voce esasperato che ha ora, e la cosa non può che essere maledettamente esilarante. «Mi rincresce disturbarvi, ma stiamo perdendo la concentrazione. C'è ancora un esemplare di Prongs da svegliare, qui.»

Qualcosa mi fa presupporre che non si tratti di un sogno. Bene, questa è una delle classiche situazioni in cui devo riflettere al più presto su cosa sia meglio fare. Se fingessi ancora di dormire, passerei indubbiamente tutta la giornata qui al caldo: una piacevole mattinata con me, me stesso ed io. Se mi alzassi, sarei costretto ad affrontare due lunghissime ore di Incantesimi e la mia voglia di farlo è attualmente pari a zero.

Non c'è competizione, insomma.

Elemento però da non trascurare: se non mi alzo subito, la McGranitt verrà a sapere che ho saltato il primo giorno di lezione e mi ucciderà direttamente con le sue morbide manine di fata. O di strega, dipende da come vogliamo metterla.

Ma il letto continua a essere così caldo...

«See me riiiide out of the sunset
On your colour TV screeeen...»

Fantastico: decisione presa.

«CI SONO, SONO SVEGLIO!» urlo istantaneamente, alzando le mani in segno di resa, sollevandomi di scatto dal letto...e dando una testata a Sirius, chiaramente. È davvero questo il risveglio che mi merito? «Maledizione Padfoot, non so se siano peggio i tuoi acuti di prima mattina o l'impatto con quella testa dura che ti ritrovi.»

«Vacci piano con gli insulti, Bon Scott sarebbe fiero di me.» lo sento biascicare mentre si massaggia la fronte, con un tono incredibilmente offeso. E l'offeso dovrei essere io, tanto per precisare. «E la mia testa non è dura, per inciso. È la testa più morbida che esista, vero Moony?»

«Non è come se passassi le mie giornate a tastarti la testa, ecco.»

Sbuffo e mi scosto pigramente le coperte di dosso, afferrando gli occhiali che Remus mi sta porgendo. O almeno, credo sia Remus: in questo istante potrebbe persino essere Lumacorno in intimo e io comunque riuscirei a non vedere un accidenti.

«Grazie Moony.»

«Sono Peter, Prongs.»

Appunto.

«Ma sì, certo. Sei dimagrito, sai?»

«Hai finito di blaterare? Ho delle cose importantissime da dirti e tu non mi stai degnando della dovuta considerazione.»

Ecco che Sirius parte in quarta, cercando in tutti i modi di riportare la mia attenzione sulla sua persona. Quando dico in tutti i modi, intendo che ha iniziato a saltare sul mio letto nella speranza di farmi rimbalzare e naturalmente cadere a terra.

Allora io dico, davvero, va bene tutto: tollero anche questa strana abitudine di Padfoot secondo cui, non appena spalanco le palpebre per dare il buongiorno al mondo - o a quella cosa sfocata che c'è al suo posto - devo già essere assolutamente pronto e reattivo a qualunque sua proposta. Questo, come dicevo, posso ancora sopportarlo.

Ma che lui entri senza preavviso nella mia nuova stanza, proprio mentre sto sognando Evans che dichiara di essere segretamente innamorata di me dal primo giorno in cui mi ha visto...

Un attimo.

«Ragazzi.» Quando mi rivolgo con questo tono a tutti e tre vuol dire che c'è davvero qualcosa che non va. «Come diamine siete entrati nella mia Sala Comune senza parola d'ordine?»

Lo sguardo saturo di panico che si scambiano è davvero esemplare e giuro che, se non fossi in questa situazione, probabilmente scoppierei a ridere.

«Oh beh, la McGranitt aveva bisogno di...»

«È stata Evans che...»

«Ma ce l'hai detta tu ieri, Prongs!»

Va bene, ragioniamo.

Se la McGranitt avesse bisogno di me per qualunque cosa, è un dato di fatto che non manderebbe mai uno dei Malandrini a chiamarmi. Credo le sia bastata quella volta al quarto anno, in cui Sirius venne a cercarmi per una questione urgentissima su richiesta della stessa professoressa, finendo poi per dimenticarsene e trascinarmi così nelle Cucine a seguito di un attacco di fame improvvisa. E non ho mai saputo che cosa mi volesse dire la McGranitt, per inciso.

Evans, fino a prova contraria, non direbbe la nostra parola d'ordine ai Malandrini nemmeno se sottoposta alle peggiori delle torture. Quella ragazza ha talmente paura che possiamo distruggere ogni cosa da aver persino proposto a sir William di cambiare parola d'accesso e tenermi all'oscuro di tutto, quindi figuriamoci se lei di sua spontanea volontà potrebbe mai essere così clemente da confidarla a Sirius o a Peter. Sono piuttosto certo che non la direbbe nemmeno a Remus.

In quanto a me, sono sicuro al cento per cento del fatto che dalla mia bocca non sia mai uscita la nostra parola d'ordine. Avevo intenzione di dirla ai Malandrini, chiaramente, ma ieri sono stato talmente preso dall'inseguire Evans e il mio Boccino da essermene del tutto dimenticato.

Dunque, scartando tutte le possibili opzioni, ne rimane una sola: stanno mentendo. E nessuno può mentire a James Potter, figuriamoci se possono farlo i suoi migliori amici.

«E va bene, sir William è cieco.» È Moony a cedere per primo, sbuffando e scuotendo la testa. «Non ce la faccio a mentirti se mi guardi in questo modo.»

«E con questo?»

«E con questo, James, ho usato quella cosa meravigliosa chiamata magia per far diventare la mia voce come quella della McGranitt. Una voce piuttosto infuriata, se vogliamo dirla tutta, tanto che quello stupido quadro ha avuto paura che volessimo riportarlo nelle Cucine e ci ha lasciati passare.» mi illumina subito Sirius con aria incredibilmente annoiata, impaziente di passare a discorsi che evidentemente lo divertono di più. «La mia spiegazione ti soddisfa?»

Questa è esattamente una di quelle situazioni in cui una persona normale si dovrebbe arrabbiare con il proprio migliore amico. Insomma, ha invaso la mia stanza senza il mio permesso, ha infranto regole su regole, mi ha mentito e, cosa ben più grave, mi ha svegliato dal mio dolce sonno. Solo che non posso che guardarlo con ammirazione sempre crescente, perché Sirius ha davvero questa innata abilità nell'inventare i piani più brillanti in un nanosecondo ed io, nonostante tutto, non posso fare a meno di complimentarmi con lui.

«Padfoot, è geniale.» scandisco, mentre Sirius ghigna compiaciuto e Remus si sbatte teatralmente una mano in faccia. «Sono strabiliato, per davvero. L'allievo ha finalmente superato il maestro.»

«Sono sempre stato io il maestro, Prongs. Ricordatelo.»

«Possiamo dare quella notizia a James? Muoio dalla voglia di vedere la sua faccia quando gli dirai tutto!» esclama Peter con impazienza, facendo scorrere gli occhietti acquosi prima su di me e poi su Sirius.

«Sì, e magari in maniera sintetica. Un ritardo alla prima ora di lezione del primo giorno non è esattamente il modo in cui vorrei cominciare l'anno.» borbotta Remus, cominciando a misurare la stanza con ampie falcate nell'attesa che Sirius si decida a parlare.

Quest'ultimo si sistema infatti meglio sul mio letto, fissando le iridi chiare nelle mie e trasmettendomi una palese trepidazione.

«Hai intenzione di dire qualcosa?» domando, aggrottando la fronte e reprimendo uno sbadiglio.

«Va bene Prongs, partiamo dalle basi: questo è il nostro ultimo anno a Hogwarts, giusto?»

Maledizione, adesso comincia a raccontare dettaglio per dettaglio. Questo è uno dei principali difetti di Padfoot: ogni volta che deve dirmi qualunque cosa, la sua narrazione parte esattamente dall'alba dei tempi, per poi perdersi in inutili precisazioni che lo fanno solamente divagare e perdere il filo del discorso. Ogni santa volta.

«Fino a prova contraria.» lo assecondo, infilandomi velocemente la maglia del pigiama che avevo perso da qualche parte tra le coperte.

«E questo, mio caro James, implica la necessità - ma che dico, il dovere - di inaugurarlo nel modo migliore possibile. E il modo migliore non può che essere memorabile, chiaramente.» precisa, facendo degli ampi gesti con le braccia che mettono ancora di più in luce quel lato drammatico che lo contraddistingue. «Facendo qualcosa che rimanga per sempre negli annali di Hogwarts.»

Attende giusto qualche secondo tanto per aumentare la suspense - insomma, è Sirius che sta parlando ed è comunque praticamente impossibile prevedere ciò che uscirà dalla sua bocca - prima di sorridere con aria incredibilmente cospiratrice e farmi presagire solo il peggio.

«Questo qualcosa sarebbe?»

«Sarebbe una festa epica, Prongs. Venerdì sera.» annuncia con il massimo orgoglio, gonfiando il petto come se mi stesse rivelando il segreto del secolo. «Proprio nel luogo sacro che appartiene ai due rispettabilissimi Capiscuola Grifondoro.»

Ed è con un sorriso altrettanto divertito che non posso fare a meno di battergli il cinque e pensare che sì, forse l'allievo ha per davvero superato il maestro.

***

Quattro giorni dopo.

«È molto semplice la domanda, signorina McKinnon: le sto chiedendo gli ingredienti basilari del Distillato della Morte Vivente, la stessa pozione su cui mi sono soffermato per parecchie settimane lo scorso anno.»

Credo sia all'incirca la settima volta che Lumacorno sta facendo la stessa domanda a Marlene, e per la settima volta quest'ultima lo sta fissando con il sorriso più innocente del mondo e uno sguardo ai limiti del ridicolo. Insomma, lo so che il venerdì è per davvero il giorno più pesante della settimana, ma - proprio come dice il professore - stiamo lavorando su questa pozione più o meno dalla fine dello scorso anno e il fatto che lei cada così dalle nuvole è l'ennesima, lampante prova di quanto sia negata in questa materia.

«E io le sto dicendo che non me li ricordo, professore.» replica Lene al mio fianco, con tono affabile e cordiale e con un sorriso angelico che stona così tanto se indossato da lei. Diamine, la sua espressione è talmente divertente che sto combattendo contro me stessa pur di non scoppiare a ridere seduta stante. «Dovrebbe apprezzare sul serio la mia sincerità.»

Lumacorno sospira sommessamente, scuotendo la testa con disappunto e voltandosi verso il resto della classe. È davvero troppo buono per arrabbiarsi sul serio e fare una scenata contro la mia amica.

«Qualcun altro vuole rispondere?»

È lampante agli occhi di tutti che il suo qualcun altro sia in realtà strettamente rivolto a due delle persone presenti nella stanza, vale a dire a me e a Severus. Perché sì, per quanto possa amare questa materia, c'è comunque un dettaglio che mi fa desiderare ogni volta che le due ore volino letteralmente: il fatto di trascorrerle in compagnia dei Serpeverde, ergo condividendo la stessa aria di Piton e dei suoi nuovi amici.

Tutta questa situazione fa così tremendamente male che io impiego tutte le mie forze pur di non crollare e mantenere invece la mia aria imperturbabile, anche se chi mi conosce sa perfettamente quali siano le emozioni contrastanti che si agitano nel mio cuore. Se da una parte infatti Severus mi manca da morire, dall'altra so per certo che il modo in cui mi ha chiamata quel maledetto giorno di due anni fa non ha giustificazioni ed è assolutamente imperdonabile.

E io sono del tutto in grado di farcela senza di lui. In fondo sono ancora viva e questa ne è la prova più lampante.

La mia mano scatta verso l'alto ancora prima che qualcun altro possa precedermi e l'espressione di Lumacorno si fa decisamente più rilassata, non appena incrocia il mio sguardo.

«Sì, signorina Evans?»

«Indovini un po' chi è arrivato a migliorare la sua monotona e noiosissima giornata, professore!»

Generalmente odio con tutta me stessa essere interrotta mentre parlo, davvero, è una delle cose che meno tollero al mondo e che più mi fanno andare fuori di testa. Se poi a interrompermi è quell'idiota di Black, è inutile specificare che il fastidio che percepisco quadruplica letteralmente.

Quest'ultimo spalanca infatti la porta con enfasi, entrando baldanzoso in classe seguito dalla solita processione: Remus, lo sguardo basso e vagamente mortificato, l'unico che si degna di mormorare brevi parole di scuse; Minus, sorprendentemente sveglio e particolarmente euforico per essere appena le nove di mattina. E naturalmente chiude la fila lui, l'immancabile Potter, accompagnato dal suo sorriso sfacciato e per nulla turbato dall'essere entrato in classe con ben quarantadue minuti di ritardo.

Si sussegue tutto così in fretta che nemmeno mi ricordo di abbassare la mano che tengo ancora sollevata per prendere la parola. Così, mentre Black fa il suo teatrale ingresso e mi passa accanto, non esita a battermi il cinque con la massima naturalezza possibile, suscitando la risata del suo fedele compagno di vita e, automaticamente, suscitando anche la mia folle voglia di prendere le loro teste e sbatterle allegramente l'una contro l'altra.

«Black, Lupin, Minus e Potter.» elenca Lumacorno in maniera quasi macchinale, per nulla sorpreso di vederli arrivare tutti insieme. «Cosa vi ha spinto a decidere di migliorare la mia monotona e noiosissima giornata proprio adesso?»

«Di solito la prima ora è quella dedicata alla parte teorica, no?» spiega brevemente Black, prendendo posto insieme a Potter nel banco esattamente dietro il mio. È evidente che oggi vogliono essere affatturati con ogni fibra del loro corpo, non c'è altra spiegazione. «Come ben sa, io sono decisamente più incline ad applicarmi nella pratica.»

«Se preferisce glielo spiego metaforicamente, professore. Una lezione di Pozioni è un po' come provarci con una ragazza.» comincia Potter con noncuranza, suscitando varie risate. Leggo chiaramente dallo sguardo affranto di Lumacorno che vorrebbe perdere all'istante l'eccellente udito che ha e, onestamente, nemmeno lo biasimo. «La teoria richiede tempo e concentrazione, certo, ma poi finisce per confonderti. La soluzione è buttarsi subito sulla pratica.»

«Ma certo, infatti questa tua teoria ti ha sempre portato grandi successi. Non è vero?»

Solo troppo tardi mi accorgo di aver espresso i miei pensieri ad alta voce, ma ecco, questo è un difetto che mi accompagna praticamente da sempre: non riesco a trattenermi dal dire quello che mi passa per la testa. Purtroppo dare voce alle mie riflessioni in un momento di silenzio tombale non è proprio il massimo, specialmente quando gli occhi di tutti i presenti sono posati su di me.

Marlene al mio fianco scoppia a ridere e non si cura nemmeno di nasconderlo, contagiando in questo modo anche la maggior parte dei presenti, mentre Alice e Mary, dai banchi davanti al mio, si voltano verso di me e mi rivolgono un'occhiata piuttosto divertita. In quanto a Potter, ecco, non so descrivere perfettamente la sua attuale espressione: mi sta guardando con la fronte aggrottata e un mezzo sorriso, mentre i suoi occhi nocciola non accennano a spostarsi dalla mia figura.

Maledetta me, ma maledetta soprattutto la mia incapacità di rimanere in silenzio di fronte alle buffonaggini che escono dalla sua bocca.

***

Evans ha appena risposto per le rime ad una mia battuta e, nonostante io mi sforzi di non darci peso, non posso proprio ignorare il fatto che lei si sia sentita automaticamente chiamata in causa dalle mie parole. Credo che nemmeno Sirius ne sia in grado, dal momento che ha appena gettato la testa all'indietro ed è esploso nella sua solita risata sguaiata.

«Se ti riferisci a te stessa, Evans, non preoccuparti.» replico con tranquillità, mentre la confusione continua a regnare nell'aula di Pozioni. «Sono certo che in un modo o nell'altro quest'anno ti farò ricredere.»

Capisco perfettamente di averla messa in imbarazzo e se non arrossisce è davvero un miracolo divino, ma lei è talmente orgogliosa che non interromperebbe il contatto visivo con me nemmeno sotto tortura. Nel frattempo Lumacorno sospira affranto, scuotendo la testa e sforzandosi di continuare la sua lezione.

«Venti punti in meno a Grifondoro.»

Nessuno sembra essere particolarmente toccato da questa sua affermazione, perché sappiamo benissimo che Evans sarà in grado di recuperare tutti i punti persi rispondendo ad una sola domanda nel corso dei prossimi minuti. E poi, parliamoci chiaramente: sono Caposcuola, chi meglio di me può togliere punti alle altre Case per pura vendetta e per far trionfare Grifondoro alla fine dell'anno?

«Non abbiamo dimenticato nulla, vero?» mi domanda Remus, sedendosi al mio fianco e sporgendosi subito oltre la spalla di Evans per copiare tutti gli appunti presi da lei prima del nostro arrivo.

«Figurati Moony, abbiamo controllato la lista un sacco di volte. Al limite c'è ancora tempo oggi pomeriggio per le ultime cose.» replico, senza nemmeno curarmi di fingere di prestare attenzione alla lezione. «Gli allenamenti di Quidditch partono dalla prossima settimana, quindi ho la giornata completamente libera.»

Il motivo del nostro così palese ritardo è stata, per l'appunto, una velocissima scappatella a Hogsmeade. Nessuno si è accorto di nulla, chiaramente, perché la maggior parte degli studenti nemmeno immagina che possano esistere decine di passaggi segreti che conducono direttamente a Mielandia o ai Tre Manici di Scopa, per fare qualche esempio.

Ovviamente la maggior parte degli studenti non siamo noi Malandrini, che non a caso abbiamo scoperto innumerevoli cunicoli e passaggi sotterranei quando avevamo appena dodici anni.

Così questa mattina siamo appunto andati nel famoso villaggio magico a prendere tutte le scorte che molto carinamente - nonché illecitamente - Rosmerta ci fa avere. È davvero una fortuna il fatto di essere così amici di quella ragazza, perché durante queste occasioni è proprio lei che ci rifornisce di tutto ciò di cui abbiamo bisogno e che di solito, neanche a dirlo, non potrebbe nemmeno varcare la soglia del Castello.

Ma quella di questa sera, non a caso, sarà la festa migliore che si sia mai vista a Hogwarts negli ultimi anni.

«Avete già detto qualcosa a Lily?» chiede cautamente Moony, che per la prima volta non ha fatto troppe storie una volta sentita la proposta di Sirius. 

«Stai scherzando?» domando con una risata. «Se scoprisse qualcosa ci lancerebbe contro un Avada Kedavra a tempo zero. O ci toglierebbe trecento punti, viste le sue priorità.»

«James, stasera ci sarà tutta la Torre Grifondoro.» Remus si volta definitivamente verso di me, posando la piuma con cui stava scrivendo e rivolgendomi uno sguardo eloquente. «E ti ricordo che quella stanza non è solo tua. Non puoi pensare veramente che Lily non si accorga di una festa che viene data a due passi dal suo letto.»

«Anche Evans verrà, infatti.»

«Cosa te lo fa pensare?»

«Alice mi ha detto che oggi la convincerà.» rispondo con una scrollata di spalle, ma in effetti dirlo ad alta voce lo fa sembrare decisamente meno convincente di come suonava nella mia testa. «Sono ragazze, Moony: useranno ricatti, psicologia inversa, minacce e tutte quelle cose in cui sono formidabili.»

«Oh, ma davvero?» chiede, inarcando un sopracciglio con scetticismo e sfoderando un mezzo sorriso che mi affretto a ricambiare.

«Ma certo. Conosci quel famoso detto, no?» domando, mentre i miei occhi si spostano sul profilo della rossa in questione che, con la testa appoggiata su un palmo, sta seguendo svogliatamente un rimprovero di Lumacorno. «Se Evans non va alla festa, la festa va da Evans.»

***

È tutto il giorno che il campanello d'allarme che da sempre abita il mio cervello continua a ripetermi che c'è qualcosa che non va. Insomma, sono sempre stata perfettamente in grado di cogliere i segnali nascosti nei comportamenti delle mie migliori amiche e quello di oggi lo è a tutti gli effetti: sono tutte e tre davvero strane.

Sedute sotto le fronde di un grosso abete, a goderci ancora il vento fresco dei primi di settembre che si respira nel cortile di Hogwarts, stiamo ascoltando attentamente Alice e i suoi sproloqui sui vestiti che non sembrano mai essere sufficienti e sulla sua periodica necessità di rinnovare il guardaroba. In genere questi non sono discorsi particolarmente inusuali, lo ammetto, infatti ciò che mi stupisce è un altro dettaglio: Marlene e Mary sono incredibilmente attente e la stessa Alice parla con una lieve nota di euforia nella voce che non mi sfugge.

«Non posso rimettere quel vestito blu, è lo stesso che ho usato per l'ultima festa dello scorso anno.» sta per l'appunto dicendo un'ennesima volta, sbuffando e giocherellando con un filo d'erba.

«Se vuoi posso prestarti la mia gonna rossa, quando l'hai provata ti stava davvero benissimo.»

«Stai scherzando, Mary? Il rosso è perfetto per la tua pelle.»

«Vi ricordate il vestito nero che mi ha regalato Marcus Spinnet a maggio?» domanda Marlene, appoggiando la testa sulle mie gambe e ottenendo un cenno di assenso dalle altre due. «Devo metterlo per forza questa sera. E poi mi avvicinerò a Emily Brown, la sua nuova ragazza, e dirò a voce sufficientemente alta che Spinnet doveva persino farsi aiutare a tirare giù la cerniera che c'è sulla schiena.»

«Ti hanno mai detto che sei perfida, Lene?»

Vorrei davvero provare a seguire il loro discorso, ma sono sempre più convinta che ci sia qualcosa che mi sfugge e la cosa non può che innervosirmi enormemente.

«È tutto molto bello, davvero, ma questi piani malvagi esattamente a cosa si riferiscono?» domando per l'appunto, perché il fatto di essere l'unica a non capire un accidenti mi snerva abbastanza.

Le ragazze si scambiano una breve occhiata, finché Alice non si volta verso di me e sfodera il sorriso più angelico del suo vasto repertorio. Ma se pensa che io possa cascarci, oh, è totalmente fuori strada.

«Ma come, Lily? Stiamo parlando della festa!»

«La festa?» chiedo, ancora più sconcertata di prima. «Quale festa?»

«Quella di stasera.»

«Un attimo, un attimo solo.» comincio, spostando lo sguardo su Mary e aggrottando la fronte. «Sei arrivata un giorno dopo di noi e sei già a conoscenza dell'esistenza di una festa?»

«Certo.»

«Di cui io non sapevo nulla.»

Le feste mi sono sempre piaciute, questo è doveroso ammetterlo, tanto che non penso di averne mai saltata una tra tutte quelle organizzate a Hogwarts. Certo, c'è da dire che negli ultimi due anni in cui sono stata Prefetto molte di loro si sono concluse con delle sfuriate epiche contro Potter o Black a causa della troppa confusione che rischia sempre di farci scoprire dalla McGranitt o dei troppi alcolici portati e fatti circolare anche tra i più piccoli. Ma mai prima d'ora le mie amiche hanno osato tenermi all'oscuro di una delle suddette serate.

«Te lo stiamo dicendo ora, Lily, e posso spiegarti il motivo di questo ritardo.» continua Alice con la massima sincerità. «Avevamo paura che potessi arrabbiarti come solo tu sai fare, ma è solo perché...»

«Non mi pare di essermela mai presa per una festa.» la interrompo, palesemente piccata.

«Perché infatti non c'è mai stata nessuna festa nella tua Sala Comune prima di stasera.» conclude spiccia Marlene, sollevandosi dalle mie gambe.

«Nella mia cosa?!»

«Ed è qui che sbagli, Lene.» la corregge Alice con un sorriso sincero che mi fa solo presagire il peggio. E infatti, preciso come un orologio svizzero, il peggio in questione arriva subito. «La festa è stata organizzata da James e la Sala Comune è di entrambi. Quindi sarà nella loro Sala Comune personale.»

Non penso di aver capito bene.

Non voglio aver capito bene.

***

«Più in alto Prongs, se riesci. Moony, le casse di Firewhisky le hai tu? I dischi sono da quella parte Frank, sì.»

Non so esattamente se esista una regola universalmente valida secondo la quale, ogni volta che dobbiamo fare un minimo di sforzo fisico, Sirius non muove mai un dito. E in effetti se ne sta lì, seduto sul divano della mia Sala Comune, a dirigere il lavoro sporco che io, Remus, Peter e Frank siamo costretti a sobbarcarci. Perché è vero che essere eccezionale in Trasfigurazione comporta molti vantaggi - la palese benevolenza della McGranitt ne è un esempio, anche se lei si ostina a non ammetterlo - ma al tempo stesso implica il fatto di essere sfruttato nelle occasioni più disparate. Come la festa di stasera, per esempio.

«Padfoot, se non alzi il culo entro tre secondi giuro su Merlino che questo divano cadrà sulla tua testa.» scandisco minacciosamente, mentre con la bacchetta faccio levitare l'oggetto incriminato sopra di lui, per poi spostarlo e trasfigurarlo in un perfetto tavolo.

«Gli incantesimi insonorizzanti non si fanno da soli, sai.» mi dà man forte Remus, mentre Peter viene accidentalmente colpito sulla testa da un candelabro che Frank stava cercando a sua volta di spostare. «Nel caso in cui non sapessi come occupare il tuo prezioso tempo.»

«Grazie del pensiero, Moony, ma sono a posto così.» risponde beffardamente il mio migliore amico - che a breve non lo sarà più, se continua a non darsi da fare - ghignando e incrociando le braccia dietro la testa. «Andiamo, sapete benissimo che la coordinazione è importante. E io sono il coordinatore per eccellenza, pensavo fosse chiaro.»

«Hai notizie di Lily?» cambia improvvisamente discorso Peter, posando in automatico lo sguardo su di me in un modo che mi turba. Come se poi io sapessi nel dettaglio in quale posto si trova Evans a qualunque ora del giorno e della notte, ma per favore.

«Subito dopo pranzo eravamo insieme alla riunione con i Prefetti, poi l'ho vista andare in Biblioteca a dare ripetizioni a una Tassorosso del quarto anno e poi credo che Marlene l'abbia rapita e portata chissà dove, prima che potesse accorgersi del deposito di alcolici che è diventata la sua stanza.» rispondo velocemente, passandomi una mano tra i capelli. «Ma no, perché diamine dovrei avere sue notizie?»

Li vedo scambiarsi tutti e quattro uno sguardo eloquente che non mi sfugge, ma decido per il mio bene di ignorarli e di non addentrarmi ulteriormente in discorsi che certamente finirebbero per mettermi a disagio.

«Io so solo che Alice è in cortile, probabilmente saranno insieme.» ci comunica Frank con una scrollata di spalle. «Se così fosse, a quest'ora le avrà già detto della festa.»

«Ergo, tra poco la vedremo entrare qui e Schiantarci senza pietà.» conclude Remus.

Trascorrono circa due secondi in cui tutti e cinque ci scambiamo un rapido sguardo, probabilmente figurando nelle nostre menti un assai possibile scenario apocalittico post-scenata-di-Evans, prima di scrollare le spalle e tornare alle nostre occupazioni.

«Sapete, credo che sia arrivato il momento di pensare ad un piano B.» dichiara ad un tratto Sirius, assottigliando gli occhi come per concentrarsi ma senza ancora accennare ad alzare il suo nobile fondoschiena dal divano.

«Non abbiamo nemmeno un piano A, Padfoot.» lo riporto subito con i piedi per terra, voltandomi verso di lui con un sopracciglio inarcato.

«Io sono il Re dei piani, James, e tu hai decisamente troppa poca fiducia in noi. E comunque, mi riferivo al pericolo Evans: dobbiamo trovare il modo perfetto per far filare liscia la festa anche senza la sua approvazione.»

«Se la conosco almeno un po', sono sicuro che diventerà peggio di una Banshee non appena metterà piede qua dentro. E se la prenderà con me, oh sì che se la prenderà con me, proprio io che le avevo giurato di tenervi d'occhio e di impedire che...»

«Moony, Moony, Moony...quante volte ti devo dire di non agitarti e di fidarti delle nostre capacità? La festa si farà eccome e la colpa, se mai ce ne fosse una, non è certo da imputare a te.» cerco di tranquillizzarlo, dandogli una pacca amichevole sulla schiena. «In fondo la Sala Comune è di tutti e due, di conseguenza non ha più potere decisionale di me.»

«Ma è di Evans che stiamo parlando. Lei ha potere decisionale ovunque

«Peter, così non sei d'aiuto.» commenta Frank con una risata. «Ti ricordi che fino a prova contraria Lily ha un cuore, sì?»

Sono sul punto di aprire bocca e dire che questa famigerata prova contraria potrei presentargliela proprio io, visto e considerato che l'ultima volta che Evans ha dimostrato al sottoscritto di avere un cuore è stata sei anni fa, quando mi ha lasciato la sua fetta di crostata alle fragole per colazione - solo perché Sirius aveva fatto finire sopra parte della sua miracolosa saliva e lei era troppo disgustata per continuare a mangiare, come ho scoperto in un secondo tempo - ma è esattamente la voce concitata di Padfoot a battermi sul tempo.

«Fermi tutti.» esclama per l'appunto, alzandosi di scatto dal divano e portandosi le mani alle tempie in un vago tentativo di ragionare. 

«Hai avuto un'illuminazione? Perché mancano solo due ore alla festa, se contiamo anche la cena di mezzo, quindi un'idea lampo è proprio quello che ci servirebbe.»

«Infatti Moony, ho avuto precisamente un'illuminazione. Preparatevi ragazzi, credo che questo sia il piano più geniale che abbiate mai sentito nelle vostre miserabili vite.»

Ecco la frase che Sirius è solito pronunciare ogni volta che ci propone qualcosa di potenzialmente pericoloso o che va contro le regole. L'ultima volta in cui ho sentito queste parole uscire dalla sua bocca è stata probabilmente quest'estate, quando era fermamente convinto del fatto che non ci fosse piano più geniale che trasformarsi in Padfoot e andare a rubare il cibo che la nostra vicina di casa, la signora Hunt, lascia sempre sullo zerbino di casa nel caso in cui il suo adorabile barboncino, che spesso trascorre le giornate a crogiolarsi al sole, abbia voglia di un rapido spuntino.

Ma Padfoot non è certamente un barboncino con il pedigree e il suo livello di pulizia è spesso pari a quello di un senzatetto, dunque lo spavento che ha colto la mia vicina quando si è vista piombare sulla soglia un enorme randagio spelacchiato è stato sinceramente esemplare. Quello di Sirius, dunque, non è stato di certo un piano geniale e il suo sedere se lo ricorda molto bene: l'impatto con la padella della signora Hunt non è stato affatto una cosa da poco.

Dunque il nostro settimo anno è iniziato da appena una settimana, Sirius è già tornato a ripetere questa dannata frase che implica piani geniali che si riveleranno essere dei totali fallimenti e la sua intenzione sembra essere unicamente quella di infrangere quante più regole scolastiche possibili. E questo, sostanzialmente, è il primo punto della lunga lista di motivi per cui è lui il mio migliore amico.

«Lavoriamo su questa festa da quattro giorni, non possiamo tirarci indietro proprio adesso. Nemmeno per Evans.» Annuiamo tutti con foga di fronte al suo discorso, lasciando che continui. «E allora la soluzione resta una sola: se lei creerà problemi, non ci resterà che metterla in pausa per qualche ora.»

«In pausa?» domando ridendo, perché adesso nella mia mente ho l'immagine raccapricciante di Evans in versione bambola assassina e io che premo qualche pulsante a caso per farla stare in silenzio.

«Precisamente, ragazzi. Ho in mente il piano perfetto per noi.»

***

«Sei ancora arrabbiata?»

Ignoro volutamente la domanda di Mary, continuando imperterrita a mangiare il mio pasticcio di carne e senza dare la benché minima impressione di aver sentito la sua voce. Per tutta risposta, scuote la testa e rivolge uno sguardo d'intesa alle altre due.

«Frank, tesoro, potresti chiedere a Lily se è ancora arrabbiata con noi?» domanda Alice con un sorriso zuccheroso.

Frank alza lo sguardo dalla sua cena, per poi rivolgere un'occhiata stranita alla sua ragazza e voltarsi in seguito verso di me. Uomo saggio: ha capito anche lui che in queste situazioni è meglio non farsi troppe domande.

«Lily, Alice chiede se sei ancora arrabbiata con loro.»

«Di' pure ad Alice che non sono affatto arrabbiata con loro e chiedile cosa glielo fa pensare.» rispondo con freddezza, visibilmente contrariata.

Dopo aver saputo ciò che Potter e i suoi amici stanno combinando alle mie spalle, la mia prima reazione sarebbe stata sicuramente violenta. È stato necessario l'intervento di tutte e tre le mie migliori amiche per fermarmi dall'affatturarli all'istante, per l'appunto. Ma poi, dopo una più accurata analisi, mi sono dovuta ricredere e ho ragionato come meglio ho potuto: se i Malandrini - soprattutto Potter e Black - mi vedessero in preda alla rabbia, per loro sarebbe solo un'immensa gioia, dunque non ha assolutamente senso concedere loro questa soddisfazione e farmi vedere mentre sbraito senza pietà.

Andrò a quella dannata festa, fingerò di divertirmi, lancerò qualche frecciatina a Remus solo per il gusto di vederlo andare nel panico e, se ne avrò voglia, farò ubriacare Potter talmente tanto da fargli dimenticare il suo nome e lo lascerò al suo compare Black in preda ai conati di vomito.

Non fa una piega, il mio piano malvagio.

«Lily dice che non è arrabbiata e chiede cosa ti fa pensare che possa esserlo.»

È che una serata in cui staccare semplicemente la spina è esattamente ciò di cui avrei bisogno, lo ammetto, ma Potter non doveva permettersi di architettare tutto alle mie spalle e questo, in sintesi, è il motivo Numero Uno per cui al momento sono sinceramente furiosa.

«Di' a Lily che innanzitutto l'ho capito dal suo tono, per non parlare del suo sguardo, della sua espressione, della sua...»

«Ho sempre questa espressione, se non l'avessi mai notato.» osservo aspramente, interrompendo lo sproloquio di Alice.

«Oh, finalmente ci ha parlato!»

Sbuffo con rassegnazione di fronte alla constatazione di Mary, scuotendo la testa e pensando a quanto le mie migliori amiche siano incorreggibili. Mi è praticamente impossibile rimanere arrabbiata con loro, però è davvero esilarante questa situazione e tenerle un po' sulle spine, in fondo, mi diverte.

«Bene, adesso che ci degni della tua attenzione possiamo dirti che tra cinque minuti esatti dobbiamo correre nella nostra stanza a prepararci.» dice sbrigativamente Marlene, controllando sul suo polso un orologio che nemmeno esiste. «Quindi vedi di finire in fretta la tua cena, Lily Evans, perché abbiamo un paio di vestiti da proporti.»

«Perché si vede dalla tua faccia che anche tu muori dalla voglia di un po' di sano divertimento.»

«Se pensi che io abbia seriamente intenzione di farla passare liscia a Potter, Mac, evidentemente è perché...»

«Ho ragione?»

Il sorriso divertito di Mary è veramente snervante, penso, mentre lancio una rapida occhiata al settore del tavolo che solitamente è occupato dai Malandrini e che al momento è insolitamente vuoto. C'era da aspettarselo, comunque.

Spero quantomeno che questa sera Black ci risparmi il suo solito spogliarello.

***

«Festa strepitosa, James!»

«Sapevo che avremmo potuto contare su di te per una serata di inizio anno come si deve!»

«Wow, ma come avete fatto a trovare tutto questo Firewhisky?»

«Posso usare il tuo bagno, sì?»

«Capitano, questa Sala Comune è talmente grande che potremmo fare qui le riunioni della squadra, invece di usare quello spogliatoio che puzza di sudore e calzini sporchi!»

Credo davvero che Sirius abbia qualche problema con i numeri. "Una decina di persone, solo i pochi eletti" era stata la sua primissima risposta alla mia domanda circa il numero di invitati previsto e, di fronte alla mia risata, aveva persino osato offendersi e accusarmi di non prenderlo mai sul serio. Ma ecco, l'esperienza insegna e in fondo non sono nemmeno così sorpreso di vedere arrivare pressoché tutti gli studenti Grifondoro, Corvonero e Tassorosso dal quinto anno in su. C'è anche qualche intruso Serpeverde, come al solito, ma finché sono così innocui non c'è motivo di rispedirli sottoterra.

Fortunatamente gli incantesimi di Moony sono riusciti alla perfezione, così non dovremmo avere problemi di spazio né preoccuparci troppo se la voce di Gene Simmons, come sta succedendo al momento, viene amplificata esageratamente intorno a noi.
La cena è finita appena un'ora fa e tutte queste persone si sono già catapultate nella nostra Sala Comune, dunque mi chiedo cosa succederà quando arriverà Evans e vedrà come è ridotta questa stanza.

Non ho ancora visto Alice né le altre, per questo non ho la più pallida idea di quella che sarà la reazione della rossa. In ogni caso, Sirius è stato abile a prevedere il peggio: non ha voluto spiegarmi nel dettaglio il piano che ha elaborato, ma assecondarlo a priori è certamente cosa buona e giusta, nonostante Remus gli abbia categoricamente imposto di non fare cose stupide. Non so se la sua trovata sia stupida, anche se un buon ottantacinque per cento di probabilità c'è, ma sono sicuro che divertente lo sarà sul serio.

Ma non importa, perché questa sarà la festa di inizio anno più memorabile della storia di Hogwarts: la musica è partita già da un bel pezzo e Sirius con lei. Era prevedibile, in ogni caso. Credo che abbia esagerato un tantino nel correggere il succo di zucca con del Firewhisky, ma tanto è lui quello che anche stasera perderà la dignità, non di certo io. Perlomeno, non è nei miei piani farlo. 

Saluto ancora svariate persone che nemmeno credo di conoscere, prima di avvicinarmi all'ingresso della Sala Comune e ignorare la voce dentro la mia testa che continua a ripetermi che, nonostante tutto, sto seriamente morendo dalla voglia di vederla. Cerco di dirmi che i miei occhi sono fissi sulla porta solo perché non voglio perdermi la faccia che farà quando vedrà il caos che regna sovrano, ma la verità è che in fondo nemmeno mi importa della sua reazione.

Poi la vedo arrivare, l'ira nel suo sguardo neanche lontanamente paragonabile a quella che immaginavo, e capisco una volta per tutte che non è un caso se il mio cuore ha appena fatto una capriola. Non è per il vestito blu che ha addosso e che lascia scoperte le sue gambe in una maniera che avrebbe già fatto andare in iperventilazione il James di quattordici anni. Non è per il modo in cui i capelli le incorniciano il volto, non è per il broncio offeso che ha sulle labbra e nemmeno per quegli occhi troppo grandi e troppo verdi che mi mandano in palla il cervello.

È semplicemente perché è lei, perché è lei e nessun'altra, e anche se a giudicare dal suo sguardo a breve potrei essere un uomo morto, non riesco a non pensare nonostante tutto a come faccia ad essere così incredibilmente bella anche quando è arrabbiata.

***

Ma eccolo, il pagliaccio, eccolo che mi aspetta proprio davanti all'ingresso, con quella sua solita aria strafottente e uno stupido sorriso che cancellerei dalla sua faccia a suon di Schiantesimi. Dal modo in cui mi guarda sembra che non aspetti altro che vedermi urlare e impazzire da un momento all'altro, ma Merlino possa tagliarmi la lingua se gli darò questa soddisfazione. Devo stare calma, non farmi prendere dalla rabbia e pensare che non importa se lui è qua a pochi centimetri da me, con una spalla appoggiata a una parete e le mani affondate nelle tasche: magari questa volta non mi darà fastidio e mi lascerà in pace, evitando di punzecchiarmi come al solito in nome della nostra apparente tregua.

«Evans!» Speranza vana, constato mentalmente alzando gli occhi al cielo. «Non mi aspettavo di vederti così presto.»

«Ho bisogno di essere annunciata da qualcuno per poter entrare nella mia Sala Comune, Potter?» insinuo con un tono tagliente che spero sia sufficiente a farlo evaporare nel nulla. Ma no, eccolo ancora qui a ronzarmi intorno, ostinato e testardo come solo lui sa essere.

«Non sei il tipo di ragazza che ama arrivare in ritardo, vero?»

«E a te cosa dovrebbe importare?»

«No, sai, per regolarmi sui tempi di attesa al nostro matrimonio. A quanto pare non mi farai aspettare troppo all'altare e la cosa non può che rincuorarmi.»

A volte sul serio arrivo a chiedermi se nella sua testa ci sia un vero cervello o, come sono più propensa a pensare, semplice segatura.

«Sarò puntuale solo al tuo funerale, Potter.» ribatto senza mezzi termini, superandolo con una spallata molto matura.

Ottimo, tutto sta piano piano andando al suo posto. Siamo appena arrivati ed Alice è già avvinghiata a Frank in un angolo della stanza, tanto che a stento riesco a capire dove finisca la bocca della mia amica e cominci quella del suo ragazzo. Marlene è corsa dal suo fidato complice Black blaterando qualcosa circa la netta corrispondenza tra il colore del rossetto da lei perso recentemente e le spesse strisce scarlatte che troneggiano sulle guance di Sirius, mentre Mary si è catapultata verso il tavolo in fondo a quella che una volta era la mia accogliente Sala Comune e mi ci gioco il calderone che anche stasera, come ad ogni festa, esagererà con il Firewhisky e si ritroverà chiusa in bagno prima di quanto immagini.

E Potter è ancora al mio fianco, imperterrito.

Godric, era così maledettamente scontato che in un modo o nell'altro mi avrebbe fatto perdere la pazienza già la prima settimana di scuola. Al diavolo la tregua apparente, Potter ci gode davvero a farmi innervosire e tutto quello che voglio adesso è affatturarlo.

Devo decisamente rilassarmi.

Afferro il bicchiere che fino a un secondo fa stava reggendo un Tassorosso del sesto anno, svuotandolo tutto d'un sorso e lasciando che il bruciore del suo contenuto mi invada gola e stomaco, prima di schiaffarglielo nuovamente in mano come se nulla fosse. 

«Vacci piano con quella roba, Sirius ci è andato giù pesante con tutti gli alcolici che ha portato.»

«Meglio, Potter.» replico con voce roca non appena recupero l'uso della parola. «Desidero ubriacarmi e dimenticare te e questa stupida festa il più in fretta possibile.»

«Non credo sia sufficiente qualche goccia di Firewhisky a farti dimenticare di me, Evans.» dichiara l'idiota, appoggiandosi con una spalla alla parete accanto a me e incrociando le braccia al petto, in una posa che evidentemente trova seducente ma che a me, in verità, non fa che ricordare quanto sarebbe bello prenderlo a schiaffi. «Non ti è piaciuta la sorpresa?»

«Meravigliosa Potter, davvero. Una festa degna del tuo nome.» commento sarcasticamente, incrociando a mia volta le braccia e assottigliando gli occhi nella posa più intimidatoria che possiedo. «Sarebbe un vero peccato se domani mi lasciassi sfuggire qualcosa in presenza della McGranitt, no?»

Vedo i suoi occhi tingersi di una lieve sfumatura di preoccupazione, come se sapesse perfettamente cosa mi passa per la testa e avesse già intuito ogni mia singola mossa.

«Non oserai...»

«Cosa non devo osare, Potter?»

Spero vivamente di incutergli timore con la mia aria vagamente minacciosa, ma ecco che di nuovo il suo mezzo sorriso si amplia ancora di più e io mi ritrovo inesorabilmente a volerlo picchiare. Ancora.

***

Evans cerca davvero di farmi paura e, sebbene Peter al mio posto avrebbe già urlato scatenando il panico, io cerco di rimanere immobile. È che si è avvicinata a me e nemmeno se n'è accorta. È che devo fare il possibile per placare quello strano groviglio che adesso si è agitato nel mio stomaco. È che adesso ci separano così pochi centimetri che basterebbe un solo passo per coronare quello che è il mio sogno di una vita.

Ma i suoi occhi sono ancora freddi, il suo sguardo mi sta quasi urlando di starle lontano e io mi ripeto che non voglio tutto questo. Non in questo modo.

Poi mi ricordo delle sue parole, della vaga minaccia nel suo tono e improvvisamente mi torna in mente l'idea di Padfoot. So che è una mossa azzardata, ma in situazioni come queste vale il mantra ora o mai più e se lui ha davvero un piano funzionale, beh, devo assolutamente approfittarne.

«Oi, Sirius!» urlo verso l'altro lato della stanza, facendomi miracolosamente sentire dal mio migliore amico che, barcollando, corre verso di me.

«Jaaames! Merlino, ma cos'hai in testa?» Si appoggia a peso morto sulla mia spalla e assume all'istante un'aria particolarmente preoccupata, prima di scoppiare a ridere e scuotere il capo. «Nah, nulla di nuovo. Sono solo i tuoi capelli.»

Sento la risata di Evans dritta nelle mie orecchie, così mi volto verso di lei con un sopracciglio inarcato e di nuovo percepisco quella dannata capriola che mi fa contorcere lo stomaco.

«Credo sia la cosa più intelligente che tu abbia mai detto, Black. Che è tutto dire.»

«Guarda che ce n'è anche per te, Carota

«Sirius, per favore, resta concentrato.»

Cerco con questa frase di fargli comprendere che è arrivato il momento di mettere in atto quello che lui stesso ha organizzato, ma Padfoot sembra per davvero essere in un universo a parte e, dannazione, è più iperattivo di un bambino. E poi non so come succeda, ma con la rapidità degna di un Cercatore infila una mano nella tasca dei miei pantaloni e comincia a tastare ogni centimetro libero di stoffa che incontra.

«Padfoot, ti prego, queste cose si fanno in privato.»

«Merlino, dovreste essere espulsi da Hogwarts per atti osceni in luogo pubblico.» commenta Evans scuotendo la testa, mentre io continuo a dimenarmi per scollarmi il mio migliore amico di dosso.

«Non lo sto palpeggiando, se è questo che pensi.» borbotta Sirius tra sé e sé, ma è così chiaro che il suo intento era proprio quello di toccarmi. «Dove diamine hai lasciato la tua bacchetta?»

Mi blocco di scatto anche io, cominciando a mia volta a toccare il mio maglione e i miei pantaloni per scovare l'oggetto incriminato e che, al momento, sembra essere davvero scomparso.

«È una scena raccapricciante.»

Sposto lo sguardo su Evans e non posso che darle ragione, perché Sirius mi sta ancora palpando e io mi sto dimenando come un ossesso, dunque l'occhiata sconcertata che ci sta rivolgendo è assolutamente comprensibile.

Però non se n'è ancora andata.

«Penso di averla dimenticata sul letto in camera.» dichiaro con tono arrendevole, sbuffando e maledicendomi per la memoria piuttosto scarsa che mi ritrovo.

«Prongs, maledizione, come è possibile che tu la perda ogni volta?» Su una scala da uno a dieci, penso che il fatto di farmi rimproverare da Sirius anche quando è ubriaco raggiunga a mani basse il livello undici di ridicolaggine. «Non importa, non voglio sentire nessuna risposta. Può benissimo accompagnarti Evans a recuperarla, perché non esiste che tu rimanga tutta la sera senza bacchetta.»

«Prego?» si intromette la rossa, probabilmente accorgendosi di essere stata chiamata in causa.

«Forza Evans, non fingere che il fatto di andartene nella stanza di James non ti compiaccia. E poi non è come se avessi di meglio da fare, al momento.»

«Perché diamine dovrebbe...»

Evans non fa nemmeno in tempo a finire la frase, perché subito Sirius la afferra per un polso e comincia a tirarla verso l'angolo in cui si trova la mia camera.

«Datti una mossa, rossa.»

«Sono io adesso a non trovare la mia bacchetta!» si lamenta Evans, guardandosi forsennatamente intorno e lanciandomi un'occhiata di fuoco non appena nota che sono scoppiato a ridere. «E non osare aiutarmi a cercarla, Black. Io non mi faccio palpeggiare come Potter.»

«Sono una donna di facili costumi.» spiego con un sorriso, seguendoli e arrivando davanti alla porta della mia stanza.

«...e potrai approfittarne per vedere la luna. Sai, Evans, questa sera è uno spocchio perfetto in cielo e sicuramente James sarà felicissimo di assistere a questo spettacolo molto romantico insieme a te.» sta intanto blaterando Sirius, che adesso ha finalmente finito di trascinare Evans per tutta la Sala Comune.

«Ho seriamente paura di entrare disarmata nella stanza di Potter.» la sento mormorare, mentre si sporge leggermente in avanti per guardare al di là dello spiraglio da cui si intravede il mio letto. «Ma ti assecondo solo perché sei ubriaco, Black, e perché so che anche il tuo amico qui non vede l'ora che tu smetta di parlare.»

Mi sforzo di ridere, ma nel frattempo mi accosto a Sirius e cerco il suo sguardo: il modo in cui si sta comportando è troppo strano ed è capace di lasciare spiazzato persino me.

«Cos'hai in mente?» provo a domandargli in un sussurro, ma lui sembra non avermi sentito o, come sono più propenso a pensare, mi sta palesemente ignorando. «Sono un gentiluomo, Padfoot: non posso recuperare la mia bacchetta e Schiantare Evans, che invece è disarmata.»

«Sei un idiota.» dichiara per tutta risposta, nella maniera breve e concisa che solo lui possiede, prima di posare la mano sulla maniglia e spalancare la porta per farci entrare. «Beh ragazzi, cosa state aspettando?»

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Lily è la prima a fare il suo ingresso nella camera di James, ostentando quella sicurezza che la accompagna davvero ovunque. Segue il proprietario della stanza, sul cui volto aleggia ancora un'espressione decisamente sconcertata. Non è che importi chissà quanto la sua confusione, comunque: adesso c'è Lily Evans accanto a lui, dunque tutto il resto perde completamente di significato.

«Allora?» domanda appunto lei, guardandosi intorno e facendo qualche passo in avanti. «Dove diavolo è la tua bacchetta?»

James si volta verso il suo migliore amico, sperando che un cenno della testa o uno sguardo possano fargli capire che cosa diamine deve fare, ma lui si limita a lanciargli un'ultima occhiata eloquente prima di richiudersi violentemente la porta alle spalle.

«Colloportus

Il sussurro del maggiore dei Black è quasi impercettibile mentre blocca la serratura, costringendo in questo modo James e Lily ad una breve convivenza forzata: esattamente come prevedeva il suo folle piano fin dall'inizio.

«Sei pazzo.» afferma Marlene, piombando al suo fianco e regalandogli uno sguardo divertito.

«Un giorno mi ringrazieranno.» spiega laconicamente lui, stringendo tra le dita la bacchetta di James e osservando quella di Lily che, invece, giace nelle mani della sua migliore amica. «Sarò sinceramente offeso se non chiameranno il loro primo figlio come il sottoscritto.»

 

   
 
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