Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    08/07/2021    9 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero interi giorni senza che nulla cambiasse. Hanji e Armin studiavano il perimetro e i vari punti strategici di Marley. Le possibili vie di fuga e le principali linee d'attacco. Ormai era quasi certo che il comandante volesse tutti loro preparati e perfettamente coordinati per un eventuale attacco fulmineo e più invasivo possibile.

Levi ascoltava in silenzio, il suo ruolo in quella storia sembrava ancora una volta legato a doppio filo con quello di Zeke. La cosa lo disgustava, ma si sarebbe lo stesso prestato a quella farsa. Stabilito il suo compito però decise di tenersi il più lontano possibile da ulteriori riunioni e discussioni al riguardo.

Il silenzio che precedeva quella snervante attesa era fatto di dubbi, angoscia e tensione. Sembravano vivere tutti in perenne bilico come dei funamboli aspettando di capire quale fosse il momento giusto per saltare.

"Sarà proprio necessario agire in questo modo comandante?" Armin pose quella domanda pur conoscendo già la risposta, eppure il suo animo esigeva una conferma che non tardò ad arrivare.

"Direi di sì. Le flotte di Marley sono numerose, dobbiamo abbatterle se non vogliamo trovarcele addosso. Ognuno di voi dovrà mantenere la posizione stabilita. Io coordinerò il tutto per portarvi via da lì prima che possano organizzare una qualche controffensiva. Ci serviremo di Onyankopon per guidare il dirigibile."

Sembrava tutto studiato nei minimi particolari, ma Armin sapeva che c'era dell'altro. "Gli altri sanno già cosa fare. A questo punto non resta che parlare con Mikasa." le parole sembrarono morirgli in gola.

"Lo so. Ho mandato Flock a chiamarla, ma voglio che tu sia presente."

"Sono qui per questo comandante."

Guardarono entrambi le varie carte sparse sulla scrivania. Per un attimo Armin rabbrividì immaginando la scia di morte e distruzione che si sarebbero lasciati alle spalle. Poi un tenue ma deciso colpo alla porta anticipò l'arrivo di Mikasa.


"Comandante Hanji mi ha mandata a chiamare?"

"Sì, accomodati Mikasa, dobbiamo discutere di alcune cose."

La ragazza entrò e i suoi occhi incrociarono subito quelli apprensivi di Armin. "Siediti ti prego..."

"Preferisco restare in piedi comandante."

Hanji cercò di non lasciarsi prendere dalla tensione, mai come in quel momento avrebbe desiderato la vicinanza di Moblit a sostenerla.
"Ormai sia tu che gli altri avrete compreso che l'intero Corpo di Ricerca si sta preparando per un attacco a sorpresa contro Marley. Il tutto è fissato tra due giorni. Agiremo di sera servendoci dell'appoggio di Yelena e Zeke che si trovano sul posto. Ognuno di voi ha già ricevuto un preciso piano d'attacco. Eren ci ha spiegato chiaramente come intende agire, e tra le varie cose ha posto una precisa condizione..." Mikasa era rimasta immobile e in silenzio, sentiva addosso un freddo improvviso che le impedì qualsiasi reazione. 
"... Eren vuole che ad affiancarlo in battaglia sia tu. Ciò significa che sarai in prima linea e agirai al suo segnale. Gli altri vi copriranno le spalle, ma a conti fatti sarete soli davanti al nemico."

Hanji concluse d'un fiato ciò che aveva da dire aspettando che Armin aggiungesse qualcosa in modo da poter sondare lo stato d'animo della ragazza.

"Mi sta chiedendo se voglio farlo comandante Hanji?"

"In un certo senso sì Mikasa, è mio dovere metterti al corrente del rischio che corri. I marleyani posseggono armi molto potenti, per quanto tu possa essere forte sei pur sempre un essere umano. Non ti obbligherò a fare nulla che tu non..."

"Accetto comandante. Non è un problema per me, non sarebbe la prima volta che affronto un nemico da sola faccia a faccia."

Hanji rimase spiazzata, sapeva che non avrebbe rifiutato, eppure in cuor suo sperava di far vacillare almeno un po' le sue convinzioni.

"Mikasa non sei obbligata, possiamo trovare un altro modo per coprire le spalle a Eren, senza per questo gettarti allo sbaraglio." Armin sentì che doveva intervenire, se non altro per dare man forte ad Hanji che già sapeva per certo non avrebbe ottenuto risultati.

"Proteggere Eren è compito mio. E se lui ha voluto espressamente me è perché sa che sono l'unica che può farlo. Non c'è margine di discussione, sarà così e basta."

"Ma Mikasa io..."

"Armin!" non servì aggiungere altro, i suoi occhi taglienti non avrebbero ammesso repliche. Il ragazzo abbassò la testa in segno di resa, almeno potevano dire di averci provato.

"Comandante Hanji cosa ne pensa il capitano del piano proposto da Eren?" la domanda di Armin era legittima, si aspettava infatti di trovare anche lui lì con loro per discutere dei dettagli, invece Levi sembrava essersi dileguato nel nulla.

Hanji si sistemò gli occhiali tirando un sospiro vagamente rassegnato. "Levi sa già tutto. Ha detto che era inutile che lui presenziasse perché sapeva per certo cosa avrebbe risposto Mikasa. Sapete com'è fatto quando è convinto di qualcosa."

Sì, Mikasa lo sapeva bene, però fu solo in quell'istante che comprese realmente il senso di quegli atteggiamenti nei suoi confronti. Lui sapeva, sentiva che Eren l'avrebbe chiamata a battersi per lui, a rischiare la vita in un attacco del tutto avventato, e voleva cercare di impedirglielo. Quando aveva capito che non sarebbe riuscito a farla desistere aveva preferito tirarsene fuori.

"Non ha importanza comandante, sono io a decidere per me stessa. E a me va bene così." rispose

Non seppe il perché ma quelle parole proprio non convinsero Hanji. Sapeva che Mikasa era molto combattuta tra ciò che provava e quello che riteneva giusto fare, e sapeva bene che quei dubbi erano stati fortemente alimentati dal comportamento di Levi.

"A questo punto credo non ci siano più sospesi. Domani ci sarà la prova del nuovo equipaggiamento, stabiliremo gli ultimi dettagli e poi potremo partire." I ragazzi annuirono scambiandosi un fugace sguardo. 
"Adesso potete andare, ritenetevi liberi per stasera."

"Grazie comandante." Salutarono sugli attenti e si diressero verso l'uscita.

"Ah... Mikasa, la torretta di guardia vediamo di lasciarla vuota per questa sera. Non ti farà male farti una bella dormita, così farai stare tranquillo anche qualcun altro." un sorriso accompagnò le parole del comandante provocando un certo imbarazzo nella ragazza.

"Sissignore!" rispose, dileguandosi fuori da quella stanza seguita a ruota da Armin.

 

La tensione sembrò sciogliersi all'improvviso lasciando il posto ad una nuova consapevolezza, presto l'avrebbe rivisto. Non avevano importanza le circostanze, né l'attacco a Marley o il pericolo che avrebbe corso. Sarebbero stati di nuovo l'uno di fronte all'altro e lei avrebbe ritrovato il suo Eren.

La voce di Armin la distolse dai quei pensieri.

"La signorina Hanji ha ragione Mikasa..."

"Eh... di che parli?" chiese con sguardo assente.

"Devi riposarti, hai l'aria troppo stanca, e adesso più che mai devi essere lucida."

"Tranquillo Armin ho recepito il messaggio." Stava per tornare nella sua stanza pronta a riprendere il filo interrotto dei suoi pensieri, quando lui aggiunse qualcosa.

"In verità... credo che abbia ragione anche sul resto sai, dovresti tenere più in considerazione chi si preoccupa per te. Ma penso che tu questo già lo sappia, non è così?” avrebbe preferito non aggiungesse altro, anche se il suo silenzio diede comunque una tenue conferma a quelle parole.

“Comunque sia... ti auguro una serena notte, Mikasa.”

 

                                                                                                                                ***

Non erano previsti compiti da eseguire quella mattina, si sarebbero radunati tutti nel cortile centrale e sarebbe stato dato loro il nuovo equipaggiamento da provare autonomamente. Così Mikasa poté dedicarsi con più calma al suo allenamento mattutino che servì a scaricare tutta la tensione accumulata del giorno precedente. Aveva seguito gli ordini di Hanji restando in camera sua a riposare, anche se i risultati furono comunque scarsi. Ormai non sapeva più come fosse chiudere gli occhi e dormire senza che immagini orribili assalissero la sua mente.

Terminò l'ultima serie di flessioni e si diresse in cucina desiderosa di dissetarsi e riprendere fiato. Si avventò su di una brocca appoggiata ad uno scaffale riempendola in fretta e portandola alla bocca. Il suo corpo, che sentiva bruciare dall'interno, emise un fremito quando l'acqua fresca cominciò lentamente a raffreddarlo. Finalmente la ragazza rilassò i muscoli sedendosi su una sedia e gettando la testa all'indietro.

Aveva bisogno di raccogliere le idee, di convincersi che sarebbe andato tutto bene, che le cose sarebbero tornate ad avere un senso nel momento in cui l'avrebbe rivisto. Sì, sarebbe andata così. 
La porta della cucina lentamente si aprì annunciando l'arrivo di qualcuno. Non ci fece troppo caso, rimanendo con le braccia a penzoloni in una posa scomposta e disordinata.

"Sei tu Niccolò, sei venuto per preparare la colazione. Scusami se ho invaso il tuo spa..." sollevò la testa per guardare il suo interlocutore e si ritrovò ad incrociare due occhi affilati che la squadravano dalla testa ai piedi con le braccia incrociate.

"Guarda che non sei in una taverna, cerca di assumere una postura un po' meno da selvaggia, se ti riesce."

Per poco Mikasa non cadde dalla sedia nel tentativo di mettersi dritta. 
"Ma che diavolo ci fai nelle cucine a quest'ora?" si sentì in imbarazzo come una ragazzina appena sorpresa nel fare qualcosa di losco. Si era ritagliata quel momento di solitudine per starsene in pace. Immaginava che lui non si sarebbe fatto vedere prima della partenza, così come aveva fatto il giorno precedente, e invece era di nuovo di fronte a lei. Sentiva il suo sguardo addosso che le impediva di comportarsi con naturalezza. Nonostante l'evidente disagio della ragazza Levi continuò a tenere gli occhi puntati su di lei.

"Mi sembra evidente... sono venuto a preparmi un tè visto che qui ormai va per la maggiore quella robaccia scura dall'odore pungente."

Si avvicinò ai fornelli prendendo un bollitore per riscaldare l'acqua. Mikasa rimase in silenzio alle sue spalle, notando i suoi movimenti lenti e accurati, nulla a che vedere con l'irruenza che traspariva durante gli scontri contro i giganti. Questa strana dicotomia le provocò un'insana curiosità.

"Hai intenzione di rimanere lì a fissarmi ancora per molto?" eccolo nuovamente esordire con una delle sue solite provocazioni, Mikasa si sentì colta in flagrante.

"Non ti stavo fissando."

"Certo che lo stavi facendo, ma non ha importanza. Comunque è meglio che tu vada a farti una doccia prima di raffreddarti troppo." Finalmente smise di armeggiare con tazze e filtri e si voltò di nuovo a guardarla.

"È quello che stavo per fare. Allora... tolgo il disturbo."

Si mosse velocemente a testa bassa, togliersi da quella situazione di disagio era ciò che voleva. Si sentiva quasi in colpa, come se implicitamente gli avesse fatto un torto. Gli atteggiamenti di Levi la rendevano inquieta, aveva quel modo tutto suo di osservarla con quello sguardo affilato che sembrava volerle entrare dritto nella mente. E lei questo non lo avrebbe mai permesso a nessuno.

"Ackerman..." la chiamò con un tono di voce tanto flebile quanto risoluto. Ma non fu questo a trattenerla sul posto, bensì la stretta della sua mano attorno al braccio. Si mosse così velocemente che non riuscì nemmeno a vederlo. Un attimo prima era accanto al bollitore dell'acqua, e quello dopo praticamente di fronte a lei. Si guardarono in silenzio per diversi secondi. Di nuovo quel contatto ravvicinato le provocò un senso latente di familiarità, di sinergia, come se riuscisse a vedere se stessa attraverso i suoi occhi. 
"... non fare i tuoi soliti colpi di testa, rimani concentrata e all'erta. Sarai sotto tiro di cecchini esperti, il movimento tridimensionale potrebbe non bastare a salvarti." strinse la presa sul suo braccio come se volesse imprimere maggiore forza a quell'avvertimento.

"Non sono più una novellina capitano, saprò cavarmela te lo assicuro." quelle parole invece di rassicurarlo servirono solo ad innervosirlo ulteriormente.

"Queste cazzate puoi rifilarle a Armin o Hanji di certo non a me."

"È la verità!" stavolta fu lei ad imporsi alzando il tono di voce.

"Stronzate! Tu hai una paura fottuta ma non lo ammetteresti mai." la sua voce era maledettamente graffiante. La fece sentire sminuita e sottovalutata, e questo era inaccettabile per lei. Si divincolò dalla sua stretta serrando la bocca per la rabbia.

"Non mi hanno fermata i giganti e non lo faranno di certo i proiettili dei marleyani. Proteggerò Eren e lo riporterò a casa."

Levi sospirò poggiando la schiena contro la credenza che aveva alle spalle. 
"Non è dei marleyani che hai paura, so bene che anche cento di loro non potrebbero torcerti un capello. Tu hai paura di scoprire... che non è rimasto più nulla della persona per la quale stai rischiando la vita. In fondo sai che c'è questo rischio, lo hai sempre saputo, ma una parte di te spera ancora di sbagliarsi. E io spero per te che tu abbia ragione."

Era rimasta in silenzio, lo stupore e la spietata verità di quelle parole la lasciarono come paralizzata. Sentì un calore improvviso lungo le guance, stava piangendo... senza neanche accorgersene. Levi distese lo sguardo, non era quella la reazione che desiderava provocarle. Provò ad avvicinarsi ma lei si tirò indietro terrorizzata stavolta.

"Sta lontano da me! Non avvicinarti, non dire più niente, non voglio starti a sentire. Non ti permetto di avere la presunzione di sapere ciò penso o che provo. Il fatto che abbiamo lo stesso cognome non significa che puoi arrogarti il diritto di giudicarmi. Tu non mi conosci, ma soprattutto non conosci Eren."

Levi azzardò nuovamente qualche passo nella sua direzione. "E tu invece... credi di conoscerlo davvero?"

Forse un tempo avrebbe risposto di sì senza esitazioni, ma adesso cosa avrebbe potuto dirgli. Le parole le morirono in gola. Doveva uscire da quella stanza prima di commettere qualche imprudenza. Doveva prendere aria prima di soffocare definitivamente. 
"Va all'inferno Levi!" digrignò tra i denti sbattendo la porta alle sue spalle e rompendo il silenzio ovattato che si era creato intorno a loro.

 

Levi tornò accanto al bollitore versando nella tazzina l'acqua ormai fin troppo bollente. Attese che l'odore del tè gli calmasse i sensi. Si sedette al tavolo rilassando le spalle e corrucciando la fronte.

"Ho fatto proprio un bel casino..." disse tra sé, sprofondando il viso tra le mani.

 

                                                                                                                                 ***

Il sole stava scomparendo lentamente lasciando il posto ai colori rossastri del tramonto. Mikasa indossò con estrema lentezza la nuova uniforme che aderiva come un guanto al suo corpo scolpito. Strinse con forza le cinghie del movimento tridimensionale e raccolse, esitando, la sciarpa rossa riposta sul letto. Il giorno che precedette quella partenza fu strano per tutti loro. Sapevano, pur senza parlare, che stavano segnando una linea di confine tra ciò che erano e quello che sarebbero diventati da quel momento in avanti. Mikasa si era nuovamente chiusa in un silenzio ermetico e rabbioso. Nessuno osava rivolgerle la parola, e il comandante Hanji non poté non notare il gelo palpabile che intercorreva tra lei e Levi.

Avrebbe voluto indagare meglio cercando di distendere gli animi, ma la situazione non lo permetteva. Ciò che adesso premeva a tutti era ritornare sani e salvi, e possibilmente senza perdite, a Paradis.

Il momento della partenza era finalmente arrivato, tutto era pronto, eppure Mikasa sembrava esitare nel dover lasciare la sua stanza. Sentiva che qualcosa in lei era cambiato, lentamente ma inesorabilmente. Forse era accaduto senza che neanche se ne accorgesse, eppure sentiva come se dentro qualcosa stesse per cedere, spezzandosi irrimediabilmente. Ciò avrebbe significato dover nuovamente ricominciare, stavolta però da sola.

Un repentino bussare alla porta la distolse dai suoi pensieri.

"Ehi Mikasa siamo pronti, manchi solo tu, forza andiamo..." Jean fece capolino nella stanza scomparendo un attimo dopo aver terminato di parlare.

C'era un gran movimento in giro, se ne accorse solo in quel momento. Raccolse le ultime cose chiuse gli occhi e finalmente lasciò la stanza.

 

Mezz'ora dopo il dirigibile che li trasportava stava lasciando Paradis in direzione di Marley. Arrivati in prossimità del loro obbiettivo avrebbero proseguito lanciandosi con il movimento tridimensionale in modo da coglierli di sorpresa. Hanji stava dando le ultime disposizioni alla squadra. Mikasa decise che ne aveva abbastanza di ascoltare tattiche e spiegazioni così si allontanò dal gruppo. Si richiuse la porta della sala comandi alle spalle e voltandosi si ritrovò faccia a faccia con Levi.

Si scrutarono a vicenda per un tempo che sembrò infinito, nessuno dei due avrebbe ceduto abbassando lo sguardo. Solo che stravolta quella risoluta e perspicace fu lei, notando nell'uomo che le stava di fronte una certa apprensione negli occhi che tremavano in modo impercettibile.

Si mosse veloce superandolo di qualche passo. Non aveva la forza mentale in quel momento di affrontare l'ennesima discussione, e sperò che lo stesso valesse per lui.

"Mikasa, ricordati che la mia posizione non sarà molto distante dalla vostra. Se sarà necessario interverrò per darvi supporto, quindi cerca di non strafare come al solito." le parlò senza neanche voltarsi, e lei lo ascoltò facendo altrettanto.

"Non sarà necessario il tuo intervento..."

"Questo è un ordine, non un suggerimento. Quindi rispetta le disposizioni di un tuo diretto superiore. Ci siamo intesi?" la interruppe all'istante, cercando di dare un tono perentorio alla sua voce.

Mikasa ebbe l'impressione di essere tornata una semplice cadetta alle prime armi. Per un attimo le tornò alla mente quel giorno nel bosco quando inseguivano il gigante femmina. Il furore della battaglia, la paura di perdere Eren la resero avventata esponendola come facile preda del nemico. Non aveva ascoltato gli ordini di Levi, come sempre, è aveva rischiato di farsi ammazzare. Se lei e Eren erano sopravvissuti quella volta, lo dovevano soltanto a lui. Inconsciamente ricordò di non averlo mai ringraziato e la cosa la fece sentire stranamente in colpa.

Non era quello però il momento per lasciarsi andare ai ricordi o futili schermaglie, neanche lui l'avrebbe permesso. Così si limitò a rispondere come le riusciva meglio fare, da ineccepibile soldato qual era.

"Agli ordini capitano Levi." lui registrò in un luogo della sua mente quella risposta formale, tenendo serbato per sé ciò che avrebbe voluto aggiungere.

L'arrivo di Hanji che spalancò la porta fu il momento esatto in cui seppero che non avrebbero più potuto tirarsi indietro ma solo avanzare.

"Ragazzi ci siamo, è il momento di cominciare a prendere posizione. Andate!"

Solo in quell'attimo i loro sguardi si incrociarono di nuovo, voltati entrambi nella stessa direzione. Occhi affilati, famelici e agguerriti, occhi di cacciatori spietati, di chi aveva fatto propria l'arte di uccidere e la condanna di sopravvivere al costante rimorso. Muscoli tesi e armi in pugno, erano in perfetta simbiosi. Due macchine da guerra il cui reciproco e costante tormento era l'unica cosa che li tenesse ancorati a quell'assurda esistenza.





Ben ritrovati a coloro che ancora stanno seguendo questa long. La scorsa settimana il capitolo è stato più breve del solito, ma c'è un motivo. Mi serviva il momento giusto per spezzare e introdurre così, questa settimana, l'ultima parte che riguarda questo arco narrativo della storia. Da qui in avanti sappiamo bene come sono andate le cose quindi sarebbe ripetitivo che io le descrivessi nuovamente, anche perchè vanno già benissimo come le ha trattate l'autore originale. 
Dalla prossima settimana ci sarà una sorta di "time skip" e da lì in avanti, fatta eccezione per alcuni fatti, la storia seguirà la mia linea narrativa. Chi sono i protagonisti penso l'abbiate ampiamente capito, così come ho ceracto di evidenzare i loro rapporti e le differenze che intercorrono. Spero di continuare ad appassionarvi e ad incentivare il vostro interesse. Grazie infinite e arrivederci a giovedì prossimo.

 

 

 

   
 
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